Dall’Argentina : Alicia Antonia Muñoz Verri presenta lo scrittore Luis Ferrarassi

Alicia Antonia Muñoz Verri Ambasciatrice Universale della Pace e Luis Ferrarassi scrittore argentino

Alicia Antonia Muñoz Verri, Guainy, Ambasciatrice Universale della Pace, presenta Luis Ferrarassi, scrittore argentino, degno di essere conosciuto. Di seguito breve biografia e l’ultimo libro pubblicato.

RECENSIONE BIOGRAFICA
Luis Ferrarassi, nato nella città di Córdoba nel 1985 e arrivato a Río Gallegos, Santa Cruz nel 2007.
Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti locali, provinciali e nazionali.
Ha pubblicato il suo primo libro, “Ruinas del alma” (racconti) nel 2009 seguito da un premio e del romanzo illustrato “The Holy Cross of Ice” nel 2017  ottenendo un altro premio. Erano ambedue rappresentanti di
Santa Cruz alla Fiera Internazionale del Libro di Buenos Aires.
Nel 2020 ha lanciato il suo terzo libro in formato digitale dal titolo “La città, dopo…”, di storie e storie brevi.
Alcuni suoi racconti sono stati selezionati per far parte di quattro antologie: “100
uomini contro la violenza di genere” (2016, Edizioni Macedonia); “I libri di Charlie” (2018,
Palazzo della Cultura della provincia di San Luis) e “L’alba d’autore” e “Racconti nascosti” (2020, Editoriale Dunken).
Tra il 2012 e il 2014 ha pubblicato diversi racconti sulla pagina “Literasur”, di Chubut. Partecipa alla rivista letteraria La Rama e dal 2017 ad oggi insegna laboratori di narrativa.
Nel 2021 è stato rappresentante di Santa Cruz nel ciclo Patagonia Lee.
Nel 2022 pubblica il suo quarto libro “La tempesta è domani” di racconti e micro-storie che è accompagnato da un gioco educativo con immagini realizzate dall’artista grafico Nippur. Anche questo libro è stato selezionato per rappresentare Santa Cruz alla Fiera Internazionale del Libro di Buenos Aires.

SINOSSI DEL LIBRO
“La tempesta è domani” è un libro composto da ventiquattro racconti e nove microstorie del genere fantasy.
È attraversato da atmosfere che popolano la vita di ogni persona, dal dolore all’orrore, passando per le stagioni di tempesta e di giustizia che ci fanno chiedere informazioni sui creatori di tali destinazioni. È la coniugazione di tempeste esterne,
quelle che si vedono dall’altra parte della finestra: gli sbalzi climatici, i venti feroci
della zona della Patagonia, le nevicate, la pioggia e la grandine e le tempeste interne, con le quali dobbiamo combattere ogni giorno, quelle emotive.
Il libro è accompagnato da una busta con tredici immagini che servono per giocare
didattica: tredici storie hanno un riquadro in cui il lettore può incollare le immagini secondo alla storia alla quale corrispondono. In questo modo il lettore non è solo colui che legge, ma anche colui che partecipa attivamente al libro come opera unica.


Si dice di Luis Ferrarassi: Che è una persona tenace, uno scrittore che non misura lo sforzo per far conoscere la sua opera. Vive nel sud dell’Argentina, circondato da laghi trasparenti e montagne bellissime, la sua passione è la scrittura. Il suo romanzo “La tempesta è domani” merita un riconoscimento internazionale. 
Guainy

Traduzione dall’idioma spagnolo all’italiano a cura di Elisa Mascia

Alicia Antonia Muñoz Verri, Guainy, Embajadora Universal de la Paz, presenta a Luis Ferrarassi, escritor argentino, digno de ser conocido.
A continuación se muestra una breve biografía y el último libro publicado.

RESEÑA BIOGRÁFICA
Luis Ferrarassi, nacido en la ciudad de Córdoba en 1985 y arribado a Río Gallegos, Santa Cruz en
2007, ha obtenido varios premios y reconocimientos locales, provinciales y nacionales.
Publicó su primer libro, “Ruinas del alma” (cuentos) en 2009 producto de un premio y la novela
ilustrada “La Santa Cruz de Hielo” en 2017 a raíz de otro premio. Ambos fueron representantes de
Santa Cruz en la Feria Internacional del Libro de Buenos Aires.
En 2020, lanzó su tercer libro en formato digital titulado “La ciudad, después…”, de cuentos y
microrrelatos.
Algunos de sus cuentos fueron seleccionados para formar parte de cuatro antologías: “100
hombres contra la violencia de género” (2016, Macedonia Ediciones); “Los libros de Charlie” (2018,
Palacio Cultural de la provincia de San Luis) y “Aurora de autor” y “Cuentos escondidos” (2020,
Editorial Dunken).
Entre el 2012 y el 2014 publicó varios cuentos en la página “Literasur”, de Chubut. Participa en la
revista literaria La Rama y desde el 2017 a la fecha, dicta talleres de narrativa.
En 2021 fue representante de Santa Cruz en el ciclo Patagonia Lee.
En 2022 publicó su cuarto libro “La tempestad es mañana” de cuentos y microrrelatos que está
acompañado por un juego didáctico con imágenes realizadas por el artista gráfico Nippur. También
este libro fue seleccionado para representar a Santa Cruz en la Feria Internacional del Libro de
Buenos Aires.

SINÓPSIS DEL LIBRO
“La tempestad es mañana” es un libro compuesto por veinticuatro cuentos y nueve microrrelatos
del género fantástico. Está atravesado por atmósferas que pueblan la vida de cualquier persona,
desde el dolor hasta el horror, pasando por estaciones tempestuosas y de justicia que nos hacen
preguntar por los hacedores de tales destinos. Es la conjugación de las tempestades externas,
aquellas que se ven del otro lado de la ventana: los bruscos cambios de climas, los vientos feroces
de la zona patagónica, la nevada, la lluvia y el granizo y las tempestades internas, con las que
debemos luchar cada día, las emocionales.
El libro está acompañado por un sobre con trece imágenes que sirven para jugar un juego
didáctico: trece cuentos tienen un recuadro en el que el lector puede pegar las imágenes según
corresponda al cuento. De este modo, el lector no es solo quien lee, sino también quien participa
activamente del libro como una sola obra.


Se dice de Luis Ferrarassi: Qué es un tesonero, un escritor que no mide el esfuerzo, para dar a conocer su obra. Vive en el Sur de Argentina, en medio de lagos transparentes y bellas montañas, su pasión es la escritura. Su  novela ” La tempestad es mañana” merece el reconocimiento internacional.
Guainy

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Luis Ferrarassi scrittore argentino

Alicia Antonia Muñoz Verri – Guainy e Luis Ferrarassi, scrittore dall’Argentina

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PRIMO INCONTRO, di Stefano Polo

Come posso dimenticare
il primo giorno che ti incontrai…
Il mio cuore palpitava
ero emozionato come un bambino
al primo giorno di scuola
mi sentivo smarrito nei tuoi occhi
così dolci
che hanno sciolto il ghiaccio nel tempo
Amore quando parlo con te
mi smarrisco nel tempo
hai spazzato via tutti i miei tremori
ora sono solo dolci rumori…
Il primo giorno che ti incontrai
Rimarrà impresso nel mio cuore
mio dolce amore…

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il mio amore , di Stefano Polo

Il mio amore

Il mio amore mi fa sognare

ridere, piangere…

E’ come un arcobaleno che sorride ai miei occhi

mai stanchi del suo viso

cosi splendente come un’aurora

al mattino

é come un battito del cuore all’infinito

che fa eco nel mio animo.

Il mio amore mi porta su nel sole

dove non esiste il buio

solo luce e dolci pensieri…

Il mio amore mi guarda

e penetra dentro me

e guarda il mio cuore mai

sazio di lei…

Il mio amore è come una rosa

che cresce dentro me

e mette delle radici

piene di sentimento e calore…

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Che strano mondo…

Che strano mondo…

Che strano mondo è questo!

Capitola in confusa mestizia

ed è il tramonto del vero

tra fantasmi cerei d’oscena ingiustizia.

Che strano mondo è questo!

Concede, in pasto crudo,

il corpo dei suoi figli

nella melassa appiccicosa

di un richiamo d’aiuto senza appigli.

Ballerini del non senso danzano in piroetta

su corpi estenuati e smunti

da speranza disillusa consunti.

Che strano mondo è questo!

Ho coltivato, nel mio tempo, germogli

per affidarli a questo deserto brullo.

D’onesta conoscenza tracciammo il cammino,

li ho abbandonati al crudele sguardo del vicino.

In altro giro e in altro tempo

si capovolga questo mondo

è andato fuori di sesto girando in tondo.

Indicibile

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Prometeica illusione

Prometeica illusione.

Perché parlare di te, Vita,

come se altro fossi

da quel che toccano le mie dita?

Sono accidente di Vita, io,

come lo sono di morte,

e magari coinvolgo pure sorella Sorte.

Oh griglie infauste d’ogni catalogo!

Emergenze di salvataggio

contro l’antico panico selvaggio.

Va detto chiaro quel che è,

o meglio, non è…

Null’altro che un Caos invadente,

primigenio e persistente

e noi, con antica prometeica illusione,

giochiamo a dipingerlo di ragione.

Non ci resta che assaporare,

con doviziosa vaghezza,

quel che, per istinto, chiamiamo bellezza

prima che il Caos vi soffi

la sua brutale e oscena brezza.

Indicibile

stellare

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Infiniti frattempo

Infiniti frattempo.

Bello è rifugiarsi, sai,

in quell altrove dove tu ci sei.

Non è memoria

è spazio accanto,

cielo d’altro cosmo ch’io canto.

Da tempo ho inteso,

oh, l’ho inteso bene…

che se leggo il mio andare in prima e poi

son solo pene…

Son tratti, invece per stringhe d’altri piani

di mondi così vicini…così lontani.

Ecco, scrivo,

in curvatura di spazio/tempo,

nella cavità interstellare

di infiniti frattempo.

Indicibile
stellare

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Ed è fiamma

Ed è fiamma.

Oh. non si piega al silenzio il mio respiro,

si fa fiato d’amore ch’io sospiro

chiama al gioco d’amplesso,

vivido, rorido sfrenato sesso.

Si fa richiamo di vellutato tatto

cosmo soffuso di pelli a contatto

ed è fiamma…

Drago di malizia perverso

che nulla al piacere dà per perso.

Ed è questo che sostanzia ora il mio verso.

ndicibile

stellare

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La guerra in #Ucraina, seppur grave e dolorosa, non ci deve far dimenticare i drammi che avvengono nel Mediterraneo e le sfide comuni che dobbiamo affrontare, di Giuliano Pisapia

Giuliano Pisapia

La guerra in #Ucraina, seppur grave e dolorosa, non ci deve far dimenticare i drammi che avvengono nel Mediterraneo e le sfide comuni che dobbiamo affrontare.

Oggi la Commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha finalmente approvato a larga maggioranza un importante documento sulla precaria situazione in #Libia.

Il testo, di cui sono stato relatore, rimette al centro della nostra azione politica in Libia il rispetto dei principi democratici, dei #dirittiumani e dello Stato di diritto. Da troppo tempo in Libia i Diritti sono ferocemente calpestati, la società civile è brutalmente repressa e chi attraversa i confini libici in cerca di un futuro migliore viene torturato, violentato e incarcerato in campi di detenzione dove è negato ogni diritto.

Proprio per questo, nel testo approvato, si chiede espressamente che l’#UnioneEuropea nomini al più presto un Rappresentante speciale dell’Ue per la Libia che sostenga attivamente il processo di riconciliazione nazionale libico il cui presupposto deve essere il ritiro di tutti i gruppi armati e delle forze straniere, nonché l’elaborazione di una Costituzione democratica e lo svolgimento di elezioni libere ed eque, monitorate da missioni elettorali #ONU e #UE.

Le libertà fondamentali devono essere pienamente garantite, chi ha subito gravi violazioni deve finalmente ottenere giustizia e la pena di morte deve essere abolita.

Nel testo approvato dalla Commissione #AFET vengono anche trattati il problema gravissimo delle mine e della proliferazione delle armi, i diritti delle donne e dei minori, nonché la situazione nei vergognosi campi di detenzione.

Dobbiamo essere più ambiziosi sul tema migratorio. Tutti gli Stati membri, nessuno escluso, dovranno garantire che sia le attività di ricerca e soccorso sia quelle di sbarco e accoglienza non siano più responsabilità solo dei Paesi meridionali ma facciano parte di un progetto equamente condiviso.

Un primo, importante, passo in avanti è stato fatto. Il #ParlamentoEuropeo discuterà e voterà questo testo nella plenaria di novembre. Se, come auspichiamo, sarà approvato dal Parlamento, la #CommissioneEuropea e il #ConsiglioEuropeo dovranno anch’essi dimostrare di voler cambiare passo e non deludere le aspettative del popolo libico.

Mai come in questa fase così delicata per l’#Europa dobbiamo mostrare al mondo la forza e il primato dei nostri valori e dei nostri principi, è il momento di non restare indifferenti e agire.

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IL LUPO E LA LUNA, Teresa Tropiano

IL LUPO E LA LUNA

Nelle notti senza stelle

tra misteri e sospiri

bramano linfa umana

licantropi e vampiri

aggirandosi guardinghi

a cacciar prede da sbranare.

Un latrato s’ode da lontano

e fuggono spauriti gli spettri

quando spunta dal colle

la luna d’argento

che fa capolino tra le nubi

sospinte dal vento.

Ulula il lupo

audace e fiero

e regna nell’universo

senza scettro

né corona

ma detiene, sovrano,

il potere dell’amore.

Teresa Tropiano

Dolce notte

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Lei prega ogni sera, Anna Narmi

Lei prega ogni sera

al principio dell’albera

col viso dentro un mantello lontano,

le sue corone dentro la terra

due piccole culle fiorite nell’ombra

di mani minuscole

aperte a grembo;

il più sacro murmure degli acconsento,

che non muta e non cela il profondo pudore

di chi domanda al freddo il buon sole.

Che il cuore sia caverna

o l’asse di una danza

risplende di ginocchia che nutrono l’inverno

e se scrivi ginocchia

o benedetto

stai bisbigliando una sola parola.

Amina Narimi

Immagine Antonella Schiralli

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LA VERDE VALLE, Mirella Ester Pennone Masi

LA VERDE VALLE
Amo il giorno e i suoi colori.
È un sogno la mia verde valle
Che è tutto un mólcere d’erbe
Vi fluiscono fiumi e torrentelli.
Talora fra le rive e le sterpaglie
Nascono gli orti, ai più, segreti.
E poi d’improvviso in una notte
Di Primavera sboccia il pesco.
D’estate c’è una poesia di voli,
Le risaie rispecchiano le stelle
Come dentro un quadro antico
Che nessun pittore può imitare:
Regina è la Natura inebriante!
Oh, come sarebbe ancora bello
Se ci fossi anche tu nella fiaba
Dentro un tramonto d’amaranto,
Invece c’è soltanto la nostalgia
Che rimbomba ed è un’agonia.
*
THE GREEN VALLEY
I love the day and its colors.
It’s a dream, my green valley
That’s all a mole of herbs
Rivers and streams flow,
Sometimes between the banks and the pits
Most of the orchards are born, secrets.
And suddenly in one night
Of spring the peach blossoms.
In the summer there is a poem of flights,
The rice fields mirror the stars
Like inside an ancient picture
No painter can imitate:
Queen is the Inebriating Nature!
Oh, how cool she would be
If there were you in the fairy tale
Inside an amaranth sunset,
Instead, there is only nostalgia
That rumbling and it’s an agony.
@Mirella Ester Pennone Masi 15 ottobre 2020
( dedicata a mia sorella Terry)

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UN GIORNO TU E IL SOLE, Mirella Ester Pennone Masi

UN GIORNO TU E IL SOLE

Tornerà sempre il sole e la nebbia,

Tu immagina quel cielo dove è chiaro,

Lo so, l’inverno noioso fa rabbia

Ma un giorno rivedrai il mare ed il faro.

Ti piacerà quell’onda e il sale amaro,

Rincorrerai la brezza che albeggia,

Sboccerai fiore bello quanto raro,

E di luce splenderai sulla sabbia.

Salmastro è quel sapore, e mareggia

Adesso il freddo vento è troppo avaro,

Intanto brilla, passa e m’acciglia.

Già so, con me raggiungerai quel faro

Che ci ammanta alettando e volteggia

Lo spegnerà la pioggia e un vento ignaro.

La vita è sempre un fiore di roccia,

È lo stesso respiro dolceamaro

Che disfa la mia chioma con rabbia!

ester@mirella MP – 14/10/2013

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Marco Piemonte, quando la foto ti emoziona e ti sorprende: quando la fotografia diventa un quadro. 4° ed ultima parte

Marco Piemonte, quando la foto ti emoziona e ti sorprende: quando la fotografia diventa un quadro. 4° ed ultima parte.

Date: 15 ottobre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma Iris G. DM. Roma 15 ottobre 2022

Marco PIemonte

Abbiate cura di incontrare chi non sta nel mezzo. Cercate gli esseri estremi, i deliri, gli incanti. Franco Arminio

Tutti gli incontri che si fanno o si cercano sono conoscenze reciproche, se lo fai in modo gratuito e generoso, ogni persona ti lascerà qualcosa di prezioso di se. Prima di raccontarvi di lui, perchè è notevole, vorrei io dire qualcosa di Marco Piemonte. E stato come dire, un incontro poetico, nel senso che le sue foto nei testi di uno splendido poeta romanesco. Foto rigorosamente in bianco e nero e le stesse, pura poesia.

Può capitare, sulla tua strada, la porta del Paradiso. Basta un istante, per riconoscere la luce, un attimo dopo, potrebbe essere troppo tardi. Iris G. DM. Foto di Marco Piemonte


Marco Piemonte ha vinto il ” best photos of the year nel Las Vegas contest” nel 1998. Nel 2003 espone all’Art Gallery di Chicago, nella Gallery of fashion di Sidney. Ha collaborato e collabora con Burberry’s, Prada e tanti altri marchi famosi come Gucci, Calzedonia, e tanti altri, e le sue foto su riviste come Cosmopolitan, Max e Life, National Geographic, insomma un elenco lungo. Su google trovi poco e niente di Marco Piemonte, lui un uomo schivo, dedito alla sua passione che non è solo lavoro, ma la sua vita. Marco Piemonte è un bravissimo fotografo di moda e poche attrici mancano all’appello, Jennifer Aniston , Charlize Theron, Danni De Vito, tantissimi altri.

The last bench

Marco Piemonte photographer ©


Lui è un uomo d’arte, lui immortala gli istanti, questi istanti diventano poesia. Ama il bianco e nero, le sue foto hanno quell’atmosfera magica degli anni quaranta, Humphrey Bogart, Lauren Bacall, non so perchè, ma è come ritornare indietro in quell’atmosfere fumos

Se non balli sotto la pioggia, allora prova a saltare. Iris G. DM Foto di Marco Piemonte

e, dove si amava appassionatamente, o si viveva appassionatamente. Lui fotografa il tempo, lo manipola e tu vorresti entrare nelle sue foto, senza chiedere permesso.

No Word for this world

Marco Piemonte photographer ©

Magari solo per accompagnare o seguire quel qualcuno che si allontana, da solo sotto la pioggia, sul ponte di Brooklin. Le sue foto sono pitture in chiaro scuro, dove spesso viene adoperato il carboncino,
e vorresti una parete tutta cosi. Perchè lui gli istanti li rende immortali, magici, atmosfere, nonostante tutto, calde, enigmatiche. Le sue foto raccontano, Marco Piemonte, non dice di se, parlano le sue foto, le sue emozioni in bianco e nero e se a colori, i colori caldi ,ocra, atmosfere gialle, luminose. La macchina fotografica è il prolungamento della sua anima, delle sue intuizioni, che lo fanno restare ore sotto la pioggia per un solo scatto magico.

The Rain waiter
The black and Life collection
Marco Piemonte photographer ©


In una pozzanghera lui fotografa la porta del paradiso, gioca con le luci, mani che raccontano, sensazioni emotive in un semplice trucco da clown. Ogni foto una storia, una storia in una foto, una panchina, un lampione, una scarpetta da punta, una scala senza destinazione…

The light
Marco Piemonte photographer ©


Cosa so di Marco Piemonte? in realtà nulla, ma lui è ciò che è dietro l’obbiettivo, immenso , profondo nella sua arte, si svela foto dopo foto e cosi racconta di se.
Marco Piemonte un romano metà italiano, metà di origine scozzese, un connubio di uomo artista, ma anche di visioni forti, selvagge, tradizionali.

Sotto la luce dei lampioni la pioggia e le strade sono d’oro. Iris G. DM. Fotografia di Marco Piemonte


Nella sua vita, è stato un pò di tutto, attore, cantante, per poi approdare all’arte fotografica, per cui ha un naturale talento. I grandi fotografi, vedono dove gli altri non guardano, loro guardano cose che a noi sfuggono. La fotografia è pura emozione, come una musica, una poesia, un balletto, un opera d’arte. Nelle sue foto io sento Louis Amstrong, Frank Sinatra, Gene Kelly che balla e canta ” singing in the rain”. Quindi ha importanza chi sia lui? Ammiriamo le sue foto, cosi lo scopriamo!

Marco Piemonte,discreto, timido, riservato, le sue foto sono lui, lui è le sue foto. Lui è un cacciatore di istanti a cui spara una foto.
Il grande Bresson dice ”fotografare è trattenere il respiro, quando tutte le facoltà convergono per catturare la realtà fugace, E in quel preciso momento che padroneggiare un immagine diventa una grande gioia fisica e intellettuale”. La mia ultima citazione è per Marco Piemonte, per la sua predilezione nel bianco e nero.
Il colore dedrammatizza…il bianco e nero è più carico di sensi. ( Jean Baudrillard).

A una goccia ho parlato di te, non ha mantenuto il segreto, ora tutta la pioggia , mormora il tuo nome. Dal web. Foto di Marco Piemonte


Il bianco e nero una scatola che puoi aprire per vedere l’infinità dei colori che contiene.
” Io sono quello che scatto, ogni volta mi immedesimo, la foto è l’istante, l’universo di un film. Devo sempre cogliere quell’inquadratura che mi permetta di attraversare il tempo, di finalizzare lo scatto in qualcosa di godibile e non banale, c’è poesia e fantasia in ogni momento e situazione della giornata. La mia foto è cresciuta con me. ”Marco Piemonte.

  • Sono incantata da queste parole, il suo talento, è un talento del cuore, un artista degli attimi, che lui rende eterni.
Una foto non si scatta, si crea ( Ansel Adams). Foto di Marco Piemonte
È sempre tempo per un libro
Marco Piemonte photographer ©
London
The ballet collection
Marco Piemonte photographer ©
Good book,
Good night.
Marco Piemonte photographer ©
La malinconia è un fatto di solitudine. Iris G. DM. Marco Piemonte photographer ©
Certe volte si è soli non per scelta. Iris G. DM. Marco Piemonte photographer ©
Quando non si hanno più le forze per lottare, non c’è modo di rialzarsi, è lì che il sapore della sconfitta quasi diventa una gioia perché sai che non dovrai più combattere.
Jonathan Markus

Marco Piemonte photographer ©
Escape from the world

Marco Piemonte photographer ©
Hearts
Marco Piemonte photographer ©

Marco Piemonte fotografo dell’anima, ovvero quando la fotografia diventa un quadro. Presentazione 1° parte https://alessandria.today/2022/10/10/marco-piemonte-fotografo-dellanima-ovvero-quando-la-fotografia-diventa-un-quadro-presentazione-1-parte/

Marco Piemonte l’intervista: fotografo dell’anima, ovvero quando la fotografia diventa un quadro e i figli del vento. I Tuareg, gli uomini blu, e i colori del deserto. 2° parte https://alessandria.today/2022/10/12/marco-piemonte-lintervista-fotografo-dellanima-ovvero-quando-la-fotografia-diventa-un-quadro-e-i-figli-del-vento-i-tuareg-gli-uomini-blu-e-i-colori-del-deserto-2-parte/

Marco Piemonte,cinema e moda, shooting fotografico: quando la fotografia diventa un quadro. 3°parte. https://alessandria.today/2022/10/14/marco-piemontecinema-e-moda-shooting-fotografico-quando-la-fotografia-diventa-un-quadro-3parte/

Tutte le foto gentilmente concesse da Marco Piemonte. Artista straordinario, che ringrazio.

Helmut Newton disse – il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia.

Articolo di Marina Donnarumma. Iris G. DM. Roma 15 ottobre 2022

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Poesia e cibo, a tavola nel Medioevo

Nel Medioevo, durante un banchetto, i convitati erano sistemati normalmente disposti a U, su lungo tavolo centrale e le due ali laterali con una rigida gerarchia di posti e contiguità.Ogni portata era servita in contemporanea a tutti gli invitati, secondo un rigoroso ordine di servizi che si succedevano.

NAPOLI

Generalmente le tavole più signorili dovevano offrire uno o due servizi di apertura, con frutta e verdure; a seguire i brodetti e le zuppe, anche a base di ravioli e lasagne in brodo. La frutta era servita all’inizio del banchetto
Dopo i primi venivano serviti i bolliti, per preparare gli stomaci al piatto forte ovvero all’arrosto di selvaggina di penna con corredi di salse, sostituito dal pesce se imposto dal calendario liturgico.

Dopo i secondi, si procedeva con altri due o tre servizi di chiusura a base di formaggi, torte e pasticci, dolci e vini liquorosi ed in ultimo spezie candite per aiutare la digestione per chi fosse riuscito a non perdere i sensi nel frattempo. A coordinare il tutto c’era la figura dello Scalco, ruolo chiave di responsabile del corretto taglio e porzionamento delle vivande, accompagnato da una “brigata di sala” composta da coppieri, vivandieri, servitori.

Immancabili i portatori di bacili per le mani, dal momento che era obbligatorio per il gentiluomo e la dama lavarsi le mani prima e durante il pasto. Il comportamento dei partecipanti al banchetto medievale doveva essere gentile, educato, signorile.

Si mangiava, e spesso si beveva, a coppie, condividendo lo stesso calice e utilizzando lo stesso piatto: molto frequentemente, nei tempi più antichi in particolare, il piatto era in realtà una grossa e spessa fetta di pane. Bianco e raffinato ovviamente! Poco dopo il mille, la musica profana, incominciò ad arricchirsi, soprattutto in Francia, per merito di poeti musicisti. Questi artisti erano nobili, feudatari, cavalieri e anche dame, comunque sempre personaggi della corte che non facevano i musicista di mestiere, ma si dilettavano a comporre canzoni da cantare durante qualche festa. Gli argomenti trattati dai trovatori e dai giullari erano naturalmente vari, ma soprattutto essi cantavano l’amore; un amore che aveva sempre i connotati della passione ideale, sublime, esclusiva, nei confronti di una donna che possedeva tutte le virtù e arrivava perciò a rendere più buono, più valoroso, più serio l’uomo che l’amava.La grandiosità di certi banchetti medievali e poi rinascimentali, arrivava probabilmente fino ai complessi musicali composti da numerosi elementi con strumenti a corda, a fiato, a tastiera e percussivi.

DANTE ALLA CORTE DEL RE ROBERTO
(Novella LXXI Sercambi)

Dante giunse alla corte di Napoli vestito con neglicenza, come “soleano li poeti fare”. Era ora di pranzo e, a causa del suo abbigliamento, fu messo in coda di tavola. Dato che aveva fame mangiò lo stesso, ma appena terminato il pasto lasciò la città. Il re, confuso per aver trattato male il grande poeta, gli inviò un messaggio e l’invitò nuovamente a corte. Stavolta Dante si presentò a pranzo riccamente vestito, per cui il re lo fece mettere in capo della prima mensa. Il servizio era appena iniziato quando il poeta cominciò a roversciare cibi e vini sui suoi abiti. Al re che, stupefatto, gli chiedeva i motivi del suo atteggiamento, rispose: “Santa corona, io cognosco che quel grande onore ch’è ora fatto, avete fatto a’ panni e pertanto io ho voluto che i panni godano le vivande aparecchiate. E che sia vero, vi dico io non ho ora men di senno che allora quando prima ci fui, che in coda di taula fui asettato, e questo fue perch’io ero malvestito. Et ora con quel senno avea son ritornato ben vestito e m’avete fatto stare in capo di taula.”

*Che bel caratterino il nostro Sommo Poeta, certo negligente il comportamento del re a non informarsi dell’importanza dei suoi ospiti affidandosi all’apparenza di un’ipocrita etichetta. Sottile e coraggioso l’ultimo atto di questo divertente raffronto dove alla fine il re si scusò sottomettendosi al valore del letterato e sorvolando sull’impertinenza del gesto.

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Per poesia e musica, evento al Conservatorio

PER POESIA E MUSICA
Tavola rotonda
Conservatorio Vivaldi di Alessandria
Giovedì 20 Ottobre 2022 ore 17,00
Si tornerà a parlare di musica e poesia, come già ripetutamente in Biennale si fece negli anni passati, questa volta nella prestigiosa sede del Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria.

Erano gli anni ’80 del Novecento, quando la Biennale di Poesia intraprese un’esplorazione del tema, soprattutto in direzione della canzone d’autore e della più estesa oralità poetica. È doveroso ricordare, a questo proposito, l’opera svolta dal compianto Giancarlo Bertolino con il Club “Tenco” di Sanremo, ancora presenti allora due mitiche figure come quelle di Amilcare Rambaldi e di “Bigi”, collaborazioni che portarono in Città i maggiori nomi del cantautorato italiano. Sicuramente fu un ramo di attività che non si sarebbe dovuto abbandonare… ma si sa che Alessandria è piuttosto brava a trascurare le opportunità culturali che le si offrono. Eppure, sarebbe bastato attendere ed ecco, per iniziativa del direttore Giovanni Gioanola e della professoressa Lina Maria Ugolini del Conservatorio “Vivaldi”, questa proposta di approfondimento con momenti di ascolto e di esecuzione cui, nella prossima primavera, farà seguito un concerto su testi di importanti poeti contemporanei affidati a compositori, studenti e docenti, dell’Istituto musicale alessandrino.
Il pomeriggio di giovedì 20 Ottobre sarà anche l’occasione per presentare la neonata Biennale Italiana di Poesia fra le Arti (BIPA), cui la Biennale alessandrina cederà, per il futuro, il testimone per quanto riguarda le iniziative di maggior rilievo sul piano nazionale e internazionale, dopo esserne stata, in un anno di gestazione, promotrice e ideatrice insieme ad altre realtà culturali (Piacenza, Bologna, Modena, Cremona).
Si procederà – ma si auspica su più larga scala – su quella strada che fu da sempre l’ambizioso progetto della Biennale di Poesia di Alessandria: avvicinare la poesia alle arti, in primis musica/teatro/arti visive e, nello specifico della musica e del canto di poesia, proprio Alessandria e il suo Conservatorio potrebbero divenire polo privilegiato nell’avventura che si sta aprendo con la nuova Biennale.
L’appuntamento si svilupperà attraverso tre riflessioni sul rapporto tra poesia e musica (di Lina Maria Ugolini, membro del Conservatorio, e dei poeti Mauro Ferrari, Presidente della neonata Biennale e Francesco Macciò) cui seguiranno un Intermezzo musicale a cura di Roberto Berziero, una riflessione sulla Biennale di poesia di Alessandria a cura di Aldino Leoni, e un momento musicale a cura di Serafina Carpari, Danela Desana, Mario Martinengo del “Gruppo dell’Incanto”.

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MENTRE SI FA SERA, di Silvia De Angelis

Nei giorni dipinti d’azzurro

basta un tuo cenno

nello sguardo ondivago

per un voltarmi obliquo

fino a sfiorare i sensi ancora sopiti

sull’orlo d’un vago plenilunio.

Abbassate le ciglia

colme di sobria resistenza

scivolo su una costellazione d’amore

nel vibrato d’un sospiro

combaciato a un soffio di laguna

mentre si fa sera.

@Silvia De Angelis

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NON PIANGERE MILANO, Augusta Del Corso

NON PIANGERE MILANO

Milano scusami…

scusami se non ti riconosco

se in questi anni anche tu

come le donne hai mutato il tuo look

se penso a quanto t’ho odiato

per i tuoi ingorghi di nebbie,

per quei cieli grigi che raramente son belli.

Milano non ti resta che piangere

sulla tua ricchezza senza gioia

sui tuoi luminosi caffè

frequentati da ricchi in fuoriserie

sui tuoi attici folti di luci soffuse

che un tempo erano lampadine

appese ad un cordone sotto il tetto.

Milano non ti resta che piangere

sulle tue piazze un tempo tanto amate

e decantate da Stendhal e d’altri amici miei

e la “Madunina” era una canzone di Bracchi e Danzi.

Milano non ti resta che piangere

sui tuoi cortili settecenteschi

distrutti per far spazio ai grattacieli,

sulle tue chiese nascoste dalle case,

sul tuo “Giurati” sconsacrato,

sulle tue case insanguinate

nell’agosto del ’43

e mai più riconsacrate.

Milano non ti resta che piangere

se la tua bellezza ormai

è fatta soltanto di luci abbaglianti,

di torri d’acciaio, di nebbia

e di giornate grigie.

Non piangere se solo questa

è la tua bellezza,

se i tuoi vecchi caffè di via Brera

e la ragnatela di vicoli scuri

intorno a Corso Roma sono scomparsi.

Altri caffè sono sorti, altre strade

e altri uomini ora vi camminano.

Non piangere Milano

se le tue vecchie case di ringhiera

non ci sono più

e oggi per chi arriva da lontano

potresti essere San Francisco,

Parigi o Francoforte.

Non piangere Milano

se nessuno ricorda più

il tuo vecchio Trianon,

se il Santa Tecla ha cancellato

il Carcano e gli urlatori

uccidono ogni giorno

fino il ricordo delle Polke

nei vecchi trani di periferia.

Non piangere Milano

se non posso più amarti

se non hai più i miei vent’anni

se non c’è più la latteria

dove prendevo caffellatte e pane

in fretta per tornare a ragionare

ancora di poesia.

Compagni

cari compagni d’allora

compagni di Brera e Corso Roma

perché non abbiamo più vent’anni!

Di questo Milano devi piangere…

perché i nostri vent’anni erano i tuoi.

Eri con noi quando uscivamo la sera

per incontrarci con gli amici in un caffè

e poi per i viali di Città Studi

a cantare e a ragionar d’amore.

Per questo che non c’è più devi piangere

perché non puoi averci dimenticati Milano

è questo che siamo ancora, un intrico

di ricordi, di amici e di anni fuggiti

e questo cielo un tempo alto e bello

e queste pietre e catene che un giorno

furono alberi e viali luminosi.

Augusta Elena Del Corso

10 Ottobre 2022

Diritti Riservati

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VOCE DAL SEN FUGGITA, Augusta Del Corso

VOCE DAL SEN FUGGITA

Ho ancora il tuo sapore

sulle labbra

ho ancora dentro

il calore del tuo corpo

ho ancora nella mente

quelle due parole

non potendo tu nell’estasi

mentire

ho ancora in me la pena

dell’ora fuggita troppo presto,

ma quando ti dico

che questo continuo

timore di perderti

può rendere vano

il gigante d’amore

ch’è’nato tra noi

tu sorridi e forse

non comprendi.

Augusta Elena Del Corso

13 Ottobre 2022

Diritti Riservati-

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Una sorta di naufragio, di Federico Sirianni

Dal blog https://parolelibere.blog/2022/10/15/una-sorta-di-naufragio/

di Federico Sirianni

N. di R. – “questa è una canzone” di un cantautore poco conosciuto ascoltato al circolo CCP (Comitato Culture e Popoli) di Ceriale. Non è solo la musica, ma il contenuto ad alto tasso di poesia dei racconti immaginati da questo autore con buona voce e anche con ottima sintonia nei brevi dialoghi gentilmente espressa. Il suo V disco.

Le nuvole di ghiaccio rinfrescavano la sera

Mentre un cielo lucidato col bitume di Giudea

Stillava goccia a goccia nell’aria più leggera

Un senso di sollievo e il ricordo di una antica malattia

La terra del libero arbitrio era un deserto di conchiglie

E di un deserto non si vede mai la fine

Ma se io avessi previsto tutto questo non avrei lasciato figli

A camminare su pezzi di vetro fra le rovine

L’alchimista delle contraddizioni le spargeva sulla battigia

Per confondere le acque e inquinare il mare

Mentre i penultimi affondavano l’arca degli ultimi

E si sentivano già terzultimi guardandola affondare

Non c’erano combattenti a opporre resistenza

E i sogni si sognavano a vicenda

Nelle città deserte, nell’insonnia, nella castità

Quando un opinione diventa storia e un’idiozia verità

I roghi erano pronti in via degli Asini

Per chi ha potuto salutare in diciassette lingue le stelle

Chi ha venduto il suo teatro con il sipario e gli attori

Chi ha creduto negli aruspici e nelle case editrici

Chi ha inciso iscrizioni sulle meridiane

Per chi tra l’immondizia, i pensieri dei morti, una risacca di spine

Ha cercato un istmo di bellezza con il fiuto del cane

I politici e gli scienziati si fondevano in un solo Golem

Che calpestava i templi e la Bibblioteca di Babele

Gli ospedali scontravano l’iceberg come quel 14 di aprile

in cui non ci fu scampo né per Achab né per Ismaele

La gente solidale si dava una mano a spostare l’aria

Bruciando le coperte dei senza fissa dimora

Dev’essere senz’altro una sorta di naufragio

Quando da vecchi ci si arrabbia e ci si indigna per qualcosa ancora

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‘O pate – Eduardo De Filippo, Augusta Del Corso

‘O pate – Eduardo De Filippo.

Pe tutta ‘a vita st’ommo te sta accanto,

e tu, a stiente, t’accuorge che sta llà,

p’’e figlie fa ‘e tutto, e nun se vanta,

e soffre spisso senza mai parlà.

E comme a S. Giuseppe, zitto e muto,

s’abbraccia ‘a croce e fa ‘o vulere ‘e Dio:

fatica, prega e resta scanusciuto,

e quanno chiagne…chiagne, te dich’io!

Si pure tene ‘mpietto nu dolore,

‘o stesso, p’a fatica, esce ‘a matina;

p’ ‘a famiglia, è ‘nu martire d’ammore,

all’ufficio, a ‘o negozio o all’officina.

Te vò bene e t’ ‘o dice quasi maje,

te fa l’elogio, si nun staje presente;

te vase ‘nfronte quanno a durmi’ staje;

pe ‘na carezza, gode veramente.

Si te richiama, ‘o ffa pe vero amore;

pe te dà gioia, soffre tutt’e ppene;

e ogni ghiuorno se consuma ‘o core

si tu nun studie o lasce ‘a via d”o bbene.

Ogni anno isso cammina assai chiù llento,

s’arrappa ‘a pelle, e cagnano ‘e capille,

si tu ’o staje a ssentì, ‘o faje cuntento

pecchè è pate, è viecchio i è piccerillo.

Salutalo quanno jésce e quanno tuorne,

e falle quacche vota ‘na carezza:

t’accuorge ampressa ca te gira attuorno,

suspiruso e te fa ‘na tenerezza.

‘O bbene che fa ‘o pate l’annasconne,

pecchè è ommo…e ll’ommo accussì fa:

quanno ‘o figlio se sceta ‘a dint’ ‘o suonno,

quanno sposa e addeventa isso Papà.

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L’ARNIA GIGANTESCA DEL, di Rebecca Lena

L’ARNIA GIGANTESCA DEL

 · di Rebecca Lena

Dunque mi è caduto il libro là dentro. Ma il suo volo mi ha lasciato un lieve desiderio di precipitare al contrario dentro l’infinito, cosa che, in verità, mi è successa davvero, o quasi, l’8 Agosto 2017.

8 Agosto 2017. Dormo profondamente. Ecco che compare, credo, un luogo. Le pareti che lo delimitano sono lontane, centinaia di pareti che definiscono una geometria inconcepibile; quando voglio raggiungerne una quella diventa immediatamente vicina. Non saprei dire chi si muove per prima. L’aria intorno è una foschia luminosa, a tratti grigia, come minacciata da lontani temporali di grafite.

Sono consapevole che questo è il luogo in cui è possibile rifugiarsi per risolvere un problema, un dubbio o semplicemente per riflettere in modo profondo. Non è raro infatti trovare qualcuno ritto in piedi nella nebbia, immobile come una statua, ad occhi spalancati. 

Qua gli uomini entrano in una meditazione profondissima. Talvolta a coppie, uno di fronte all’altro, per discutere a lungo senza parole.

Questo spazio non è reale perché vi si accede solo attraverso la dimensione del sogno. Ed io ne sono consapevole: sono qui perché sto sognando, dentro ad un sogno.

Cammino adagio fino a raggiungere una parete che appare bucata, una finestra buia? No, un quadro. Forse.

Il soggetto è rettangolare, logorato, come una porzione di cielo grigio. 

Accosto gli occhi alla tela e le pupille si dilatano. I contorni dello spazio si sfaldano, la ghiera del fuoco sugli occhi è frantumata.

La schiuma dell’aria mi sembra vibrare, tutto il mondo onirico trasalisce e quel brivido è un rumore solido dentro alle mie orecchie: adesso mi fa pensare ad una fusione casuale tra un phon e un aspirapolvere atterrati su Nettuno.

Vengo trascinata lentamente, o forse la parete e il quadro si avvicinano, comincio a penetrare le fibre incartapecorite dell’infinito nulla. E d’un tratto mi sovvengono parole di vaste vertigini intorno al vuoto, il movimento di un oceano fermo intorno al buco del nulla, profondissima ansia quieta. 

L’attrazione verso il quadro-finestra è irresistibile, sono consapevole che se non interrompo il flusso che dai miei occhi si dirige verso le linee fitte, microscopiche (mi ricordano dei cromosomi esposti a disseccare davanti a Dio), mi ritroverò perduta per sempre, là dentro; dentro la mia stessa cavità cosciente di niente che si proietta in me da quel foro, senza più possibilità di svegliarmi o tornare alla realtà. 

Non so infine come abbia fatto ad evitare la caduta con irreversibile dissoluzione, sono pur sveglia e viva adesso, così pare. Credo che il sogno si sia interrotto senza un vero e proprio finale.

Cosa ci fosse nel quadro-finestra ancora non mi è chiaro. La morte forse, può essere composta di tali segni e di tale rumore che risucchia i pensieri fra i minuscoli spazi vuoti? Oppure era un vortice immobile di potenziali combinazioni cromosomiche di qualunque cosa? O un irresistibile baratro di caos, di resti atrofizzati della memoria, che non si possono leggere né ordinare ma solamente comprendere col risveglio dal sogno della vita?

Insomma, io quel luogo – quel suono – lo avevo dimenticato, ne avevo scordata la frequenza, finché non è sgusciata fuori di nuovo, nel tremore ronzante di un libro che cade e cade all’infinito. Forse era davvero una finestra, quel buco, sull’arnia gigantesca del 

[non so ancora qual è quest’ultima parola]


Racconti della Controra è disponibile:

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FUGA, di Rebecca Lena

FUGA

 · di Rebecca Lena · in Racconti. ·

Fiutare una traccia di parole non scritte. 

L’odore di solchi – futuri e remoti – scuce il capo fin sopra le nubi, a inseguire scie, abbandonate le membra laggiù, in attesa. Si fa mongolfiera quel volto fuggito, intanto il vento leviga il mondo e non se ne cura. 

Si salpa più in alto, dove le crepe del tempo sbuffano lampi e sillabe chiare. Si immerge il volto, le fessure stridono e le vocali inquiete urtano la pelle con un formicolio d’oro, ancora larve di suono.

Saziano subito, e non serve masticare o riformulare, basta ingoiare senza pretesa di controllo, i segni si mescolano nel gorgoglio del palato e si fanno sillabe, parole e discorsi e pensiero, e il pensiero si inebria e perde il senso della comodità o del conforto, si fa denso di testura e poi implode, ancora, con perdita di massa delle parole, – nuovamente – sillabe, vocali, segni, e infine nullità assoluta, elettrica, sospesa nel movimento ellittico di qualcosa, che non so affatto, che forse è l’essere in vita; il vivere stesso: l’inspiegabile maelstrom nero senza alcun desiderio di sosta. 

Così l’involucro di pelle si fa teso, turgido e incosciente, per poi collassare, perdere lo sguardo fra le pieghe, e di nuovo: ancora ripido respiro di follie. É polmone di bellezza, elastico.

I segni si fanno schioppi come funi in tempesta, i sibili, intima gelosia, sono incagliati nella gola che ha paura di pronunciare. Niente si deve pronunciare, tutto è ostaggio dei denti e della lingua e guai a lasciarli andare. Leggere senza leggere, tutto è traccia di ciò che ancora non è stato scritto, a labbra serrate, mai mescolare le corde vocali. Il silenzio è più ebbro.

Ma il piacere si conclude, l’imprevisto timore – la ragione – di aver perso l’ultima cima, quella che riconduce l’errante in volo al corpo-àncora, ritto e immobile, dove il vento lima le cose del suolo. Si torna indietro a fatica, la pelle del volto di nuovo grave. 

Lento e traumatico è il ritorno al corpo.

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L’ESSERE E IL SENTIRE I NEMBI, di Rebecca Lena

L’ESSERE E IL SENTIRE I NEMBI

 · di Rebecca Lena · in Racconti. ·

Il mio modo di sentire è diversamente reale. 

Ci sono nembi che incedono come croste del cielo e non si può far nulla che non sia amarli, d’orrore. E l’orrore, che non è paura, ha una sfumatura d’attrazione sensuale spesso incompresa; somiglia ad un prurito interiore per metà soddisfatto dalla vista, o meglio, dalla contemplazione lontana. (Col diminuire della distanza allora l’orrore diventa paura.)

Così sono i nembi della percezione: cupi e frastagliati, titanicamente bellissimi. E remoti.

Potrebbero squarciarsi nel momento più inaspettato, vomitando un oceano di viscere sul fragore della realtà, ma indugiano sempre, guardano, passano oltre; anche l’ombra, più grave di quel che pare, mi compiace lo sguardo levigando il suolo senza muovere alcuna foglia.

I miei occhi, macroscopici, si illuminano come perle, offerte in dono nel boato della loro lentezza. Eppure sono i soli – gli occhi calamita per nembi – tutto è spento intorno e per il mondo intero il cielo pare sgombro di assurdità.

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Casale Monferrato: Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi: appuntamento di ottobre

Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi: appuntamento del 21 ottobre

Laboratori, storie e letture aspettando Halloween

Aspettando Halloween, tornano gli appuntamenti della Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi Emanuele Luzzati di Casale Monferrato con numerose iniziative per i giovani della città, e non solo.

Venerdì 21 ottobre alle ore 17,00, infine, il Collettivo Teatrale proporrà nuovamente E se sugli alberi crescessero scarpe?, racconti animati di storie che crescono sui rami e che basta staccarle, lucidarle e… attendere che svelino i loro segreti. Un’iniziativa del ciclo Nati per leggere con i raccontastorie già in programma nel mese di settembre ma rimandato.

Durante il mese di ottobre ci saranno anche una serie di appuntamenti dedicati alle scuole, come Favoleggiando, girovagando, con le ex insegnanti volontarie dell’Auser di Casale Monferratoper promuovere e incentivare la lettura, Libri in viaggio, con la consegna di un trolley di libri direttamente nelle sedi scolastiche, o Bas – Biblioteca A Spasso, con la consegna di libri di argomenti a tema per la didattica delle insegnanti.

La partecipazione a tutti gli incontri e attività è gratuita. I materiali necessari ai laboratori saranno forniti dalla biblioteca. Per aderire alle iniziative è obbligatoria la prenotazione all’indirizzo biblioluzzati@comune.casalemonferrato.al.it o ai numeri telefonici 0142-444302 / 444308 / 444297.

Si ricorda che con il mese di ottobre la Biblioteca Luzzati cambierà orario e sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 15,00 alle 18,00 e il sabato dalle 9,00 alle 12,00.

Castello del Monferrato. Quarta di copertina: sabato 15 si presenta il libro di Stefano Fracchia

Quarta di copertina: sabato 15 si presenta il libro di Stefano Fracchia

Alle ore 16 nel cortile del Castello del Monferrato si parlerà di In arti e in spirito

Sabato 15 ottobre ritorna Quarta di copertina, la rassegna letteraria organizzatadall’Assessorato alla Cultura per far conoscere e scoprire scrittori e libri del panorama locale, regionale e nazionale.

L’appuntamento è per le ore 16,00 nel cortile del Castello del Monferrato con Stefano Fracchia che presenterà il suo libro In armi e in spirito – L’incanto cavalleresco tra mito, storia e realtà, edito da Edizioni della Goccia.

Come ha spiegato l’autore: «Quando mi apprestai a scrivere questo libro non sapevo se sarebbe stato un saggio o un romanzo, sicuramente volevo che fosse il resoconto di una vita trascorsa coltivando un sentimento che poco a poco è diventato ragione della vita stessa, tale da permeare ogni aspetto della personalità: la ricerca dell’ideale Cavalleresco. Queste pagine, quindi, sono nate con l’intento di raccontare ai lettori, giovani e meno giovani, la passione volta alla ricerca di quell’incanto Cavalleresco che ancora nel terzo millennio può riscaldare il cuore di una società in parte smarrita».

Nato a Casale Monferrato, Stefano Fracchia dal 1995 si occupa di ricostruzioni e rievocazioni storiche medievali, collaborando con enti privati e pubblici, in particolare con il settore della pubblica istruzione. È curatore di esposizioni e ambientazioni medievali in varie dimore storiche. Appassionato e studioso del periodo storico compreso tra l’XI e il XV secolo, le sue ricerche sono rivolte in particolare alla figura del Cavaliere feudale e alle vicende del Marchesato di Monferrato. Oltre a praticare e insegnare scherma antica, è fondatore dell’Ordine della Lancia, del quale è maestro d’armi e condottiero col nome di Stefano di Monferrato.

La presentazione rientra tra le iniziative della mostra I Marchesi di Monferrato di ferro vestiti allestita nel Torrione Sud Est del Castello del Monferrato fino al 23 ottobre e aperta il sabato e la domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00.

AMORE CLANDESTINO, Silvia De Angelis

AMORE CLANDESTINO

Senza occhi

quei ritrovi clandestini

nella cattedrale

che si sposa a bacche rosse

Nell’aroma selvatico

di fogge istintuali

e sull’apice d’un’emozione

s’assapora il motivo altisonante

d’un richiamo voluttuoso d’esistenza

vaporoso

su fianchi modellati

da gestualità dolcissime

rarefatte nei fumenti di mughetto

da un involucro segreto

da tenere in silenzio

nella cecità d’un’impressione

@Silvia De Angelis