NOSTALGIA, di Miriam Maria Santucci

NOSTALGIA 🍂

Sono tornata a sedermi sulla siepe
dietro il muro della vecchia fonte.
L’acqua non sgorga più da lungo tempo
e i rovi s’intrecciano e fanno capanna.
Io ci sto sotto rannicchiata a pensare…
L’acqua sgorgava,
quando venivo qui,
e i rovi erano più radi,
e tu c’eri ancora.
Ora non esisti più
ed io sono tornata a sedermi sulla siepe.
Qui, dove annullavo ogni immagine,
sono venuta a cercarti…
Ma i rovi s’intrecciano intorno a me
e graffiano le mie carni,
e l’acqua non sgorga più,
da lungo tempo…

#MiriamMariaSantucci

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I suoi temi sono stati amore, guerra, morte e li ha trattati attraverso una scrittura essenziale, pulita, diretta: la scrittrice Rosetta Loy ci lascia a 91 anni,Gabriella Paci

Era una scrittrice della generazione degli anni 30 insieme a Umberto Eco e Gesualdo Bufalino, che forse non tutti hanno conosciuto bene.

Rosetta Loy, nome con cui è conosciuta, deve questo cognome al matrimonio con Beppe loy,fratello del celebre regista Nanni Loy con il quale  si sposo’ nel 1955 e dal quale ebbe ben quattro figli e con cui restò fino alla morte di lui avvenuta nel 1981.

Nacque Rosetta Provera il 15 maggio del 1931 da una ricca famiglia borghese che non osteggiò le leggi razziali,forse perché non ben informata sull’argomento

Lei scriverà invece “La parola ebreo” nel 1977 in cui si paragona addirittura ad Anna Frank, rilevando tuttavia un destino ben diverso e cercando di sensibilizzare i giovani verso tematiche così delicate e controverse.

Rosetta era l’ultima di quattro figli di un ingegnere piemontese e di una impiegata romana e già a soli nove anni scrisse un racconto, per poi manifestare la sua inclinazione alla scrittura a venticinque anni,anche se fu nel 1974 che apparve la sua prima pubblicazione .

I romanzi seguenti furono ben accolti dalla critica e premiati in prestigiosi concorsi letterari,come : Premio Viareggio Répaci, Campiello, Città di Catanzaro, Rapallo e Montalcino; Premio Grinzane Cavour ( per la narrativa italiana); Premio Bagutta, Premio Brancati, Premio Rhegium Julii; ed altri.

 Tradotti  tutti in lingua francese e in altre lingue ,lei stessa tradusse per Einaudi “Scrittori tradotti da scrittori “ dal francese.

Fu molto amata da i francesi,tanto che i fratelli Dardenne le titolarono un film “Rosetta”

Pubblicata dalla casa editrice  Einaudi e poi passata alla   Mondadori,deve la sua fama al romanzo storico “Le strade di polvere “ e al romanzo semi-biografico “Sogni d’inverno”

Si mantenne continuando a pubblicare libri, a rilasciare interviste ed essere presente nel panorama culturale. Dal 2007  fu nella giuria del Premio Grinzane Cavour, carica da cui si dimise , con altri giurati, nel 2009.

Tra i suoi 14  romanzi, l’ultimo del 2018, è “Cesare”,dedicato ad un uomo importante sia sul piano fisico che intellettuale che lei frequentò quando era sposata, il critico Cesare  Garboli, ma che non volle sposare una volta divenuta vedova.

Altri romanzi particolarmente celebri sono  stati “La bicicletta, Cioccolata da Hanselmann””Nero è l’albero dei ricordi,azzurra l’aria” ”Cuori infranti”

Morta  a Roma nella sua casa il 2 ottobre 2022 a 91 anni, per un infarto, ne ha dato l’annuncio la figlia Margherita sui social con queste parole :”Le strade di polvere, La parola ebreo, Cioccolata da Hanselmann, La prima mano, Gli anni tra cane e lupo…sono i tuoi titoli che ho più amato, che il viaggio ti sia lieve

I funerali di Rosetta Loy si terranno martedì a Roma alle 10,30 nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, Grottarossa. La scrittrice sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese dove è ambientato Le strade di Polvere.

Rosetta Loy in un recente scatto

Senza Titolo — Cipriano Gentilino

Fummo fazzoletti rossi di donne ossute, falce, martello e coppole unte, coccarde e lotta continua, Pirandello sogghignava sotterraneo dalle finestre del liceo popolare e a cento passi i Pasolini morivano, fummo folli morti scontenuti * e sogni evaporati nei lettini ztl , fummo sbuffi di umanità prima di questa alba di rimpianti inutili. © Cipriano […]

Senza Titolo — Cipriano Gentilino

SUL NAVIGLIO Si UCCIDE COSÌ, Alessandro Reali

Pagg. 272 coll. I Tascabili Noir € 13,90 Isbn 9788869436352

“Ma sono sicuro di avere a che fare con una donna che se ne fregava altamente del giudizio altrui e della morale corrente. Doveva essere coraggiosa e scaltra, forse cattiva, egoista e avvilita. Era consapevole di poter contare sul suo aspetto fisico e lo sfruttava a proprio vantaggio spudoratamente

In una notte di nebbia, a Milano, viene brutalmente assassinata una donna. È la moglie del barbiere di Porta Ticinese, Tista Brambilla, un uomo abitudinario e meticoloso, con una sorella livorosa e un figlio di primo letto con amicizie poco raccomandabili. Il commissario Caronte, in un freddo e nebbioso novembre, si ritrova a indagare sul Naviglio milanese, alla ricerca di un assassino spietato (che presto tornerà a colpire), concentrandosi sulla famiglia della vittima. L’inchiesta, però, con il succedersi degli eventi lo porterà a scoprire trame inaspettate, tra mafiosi in soggiorno obbligato, giovani prostitute dalla doppia vita, borghesi apparentemente irreprensibili, ex poliziotti alcolizzati, avvocati equivoci, papponi arroganti e picchiatori professionisti.

Alessandro Reali

Alessandro Reali è nato a Pavia il 4 febbraio 1966. Per Fratelli Frilli Editori ha già pubblicato Fitte nebbie. La prima indagine di Sambuco & Dell’Oro (2012 III ed.), La morte scherza sul Ticino. La seconda indagine di Sambuco & Dell’Oro (2013 II ed.), Risaia crudele. Quei giorni dell’inverno del ’45 (2014), Sambuco e il segreto di viale Loreto. La nuova indagine di Sambuco & Dell’Oro (2014), Ritorno a Pavia. Un altro Natale per Sambuco & Dell’Oro (2015), La Bestia di Sannazzaro. Lomellina, inverno di guerra 1917 (2016), Ultima notte in Oltrepò (2016), Il fantasma di San Michele (2017), Pavia sporca estate (2018), La ragazza che sorrideva sempre (2019), La matta di Milano (2020), Blues delle risaie d’autunno (2020), Il giallo della valigia di Piazzale Lodi (2021) e Dalle finestre del Borgo (2022). Per Ticinum Editore ha pubblicato la raccolta di racconti Il diavolo del Ticino (2017).

mail: alessandroreali66@gmail.com 

facebook.com/alessandro.reali.3194 

E io qui

E io qui

Avevamo attese appese al soffitto
occhi nudi per strada. In bilico
al margine di un materasso
acchiappavamo un’idea che sfuggiva.
Chissà se avrai mai chiesto
alle albe luminose
dove andassero al tramonto
ad inseguirsi
tra i sogni che noi abbiamo perso
sudando gli spicci per fingere una cena
recitando la felicità in prosa ché durasse.
Era una ninnananna cantata sorridendo
con un dito a rassicurare un palmo di latte.
L’arrancare la vita ha stancato le caviglie
nessun dente a masticarne gloria
e serve a poco ora
il volantino delle offerte
per risarcire un destino.
Dimenticare la password
per chiudere col mondo
che disconosce ciò che è andato
tra solchi
e palpebre cadenti che non voglio vedere
come fossi allo specchio
deformante delle giostre
che sa mentire.
Il livido di labbra, scarpe più strette
un altro vestito sgualcito
la macchia coperta col borotalco
notti di zanzare e sudore
e il ticchettio di un rubinetto
a solcare ancora un tunnel
e ad aspettare.
Ci sono carte a cifre infinite
telegiornali che grondano di pene.
Avevamo blaterato promesse assonanti
abusato di rime
distorcendo le parole
seduti, sognanti col polpaccio sotto il culo
utopia dei vent’anni
-ribaltare il mondo come fosse un calzino-
intagliandolo ad angolo
per formare un trapezio di vita.
Dove ci porta la schiuma del mare
se non allo schianto?
I pensieri affollano il cervello
e non mi lasciano stare.
La stessa canzone aggrappata alle pareti
che di fiele rincorre i ricordi. E io qui
forse pazza ad invidiare la morte
e il suo pallore senza lotta.

Ho sonno

@nella

Favole: “ JECHY LA FORMICA EVOLUTA “, Rosa Cozzi

Buongiorno !…

Per grandi e piccini, le favole più belle !…

“ JECHY LA FORMICA EVOLUTA “

In un prato fuori città , davanti a una bella casa rosa, c’era un albero di betulla, che nei giorni d’autunno incominciava a spogliarsi delle sue foglie come tanti altri alberi.

Ma questo albero ospitava da sempre una colonia di formiche operose, che con le loro zampine salivano e scendevano ininterrottamente giorno e notte per il suo tronco, portando sopra il loro dorso cibarie e facendo scorte per quando il gelido inverno sarebbe arrivato, impedendo di stare fuori casa ad ogni creatura.

In questa colonia c’era Jechy una bella formichina con due occhioni dalle ciglia molto lunghe e dai modi molto aggraziati.

Era una sognatrice, e sarebbe diventata un essere molto importante, ed era per questo che tutti i suoi amici la prendevano in giro.

Lei avrebbe voluto volare, e pensava sempre di escogitare il modo in cui poterlo fare.

Un giorno era seduta sull’unica foglia rimasta in cima all’albero, e pensierosa sospirava dietro il suo sogno, ammirando dall’alto il mondo sottostante, vedeva tante cose nuove, un cane che rincorreva un gatto, una gallina che raspava e tirava fuori dalla terra un lombrico con il suo becco, e pensò che se fosse stata sulla terra avrebbe fatto la fine di quel povero lombrico, e vide anche in lontananza un piccolo ruscello con la sua acqua cristallina che scorreva verso il mare.

Passava ore e ore a guardare il mondo, senza muovere una zampina per dare un aiuto e non si rendeva conto che gli altri dovevano faticare anche per lei.

Ad un tratto una folata di vento scosse forte forte i rami dell’albero , sembrava che fosse passato un uragano, e con forza si aggrappò ai bordi della grande foglia per non cadere.

Ma il vento persistette a soffiare, ed ecco che la foglia si staccò, e volteggiando nell’aria come un paracadute . Dapprima Jechy pensò che sarebbe precipitata e si sarebbe fatta molto male, ma la foglia continuò a volteggiare e lei stupita esclamò : << Sto volandooooo >> !…

Jechy un pochino spaventata ma non troppo, dondolava sempre aggrappata alla foglia, incominciava ad avere la testa che le girava e lo stomaco in subbuglio, anche perché le era caduta sulla testa una lunga paglia.

Gira che ti gira, dondola che ti dondola, finalmente la foglia si adagiò sull’acqua del ruscello, e la forza dell’acqua che scorreva veloce incominciò a trainare la foglia.

Jechy la formica ancora tutta stordita , e scombussolata da questa strana avventura , piano piano riacquistò la sua baldanza, e sentendosi pronta incominciò a navigare, servendosi della lunga paglia per remare.

Naviga che ti naviga, rema che ti rema, si ritrovo in una piccola rientranza dove l’acqua sembrava stagnare, Jechy pagaiando si accostò al bordo, e con un balzo approdò sull’erba.

Ed ecco che era diventata in una sola volta aviatrice volando nell’aria sulla foglia, e allo stesso tempo pirata sull’acqua.

Incominciò a lisciarsi e pulirsi le zampine, per farsi ammirare dagli amici, e pensava : << chissà quanta invidia ho suscitato >> !.

Si guardò intorno, ma non vide nessuno dei suoi amici con cui raccontare la sua strabiliante epopea, constatò con rammarico che si era stancata molto e pensò che questa avventura doveva condividerla con altri se voleva divertirsi.

Allora s’incamminò sempre speranzosa di arrivare a ritrovare la sua casa.

E si ripromise di cambiare il suo comportamento verso i suoi simili.

Sarebbe diventata una brava formichina e avrebbe lavorato molto a fare scorte anche per gli altri, l’unione fa la forza.

A stare da soli non c’era gusto, la vita é bella se si sa stare in compagnia. La solitudine rende tristi e toglie il sorriso . . .

di Rosa Cozzi

da “ LE DIECI FAVOLE PIU’ BELLE

DL.1941/ 633

I nonni, gli angeli custodi di ogni famiglia, Cinzia Perrone – Autrice

I nonni, gli angeli custodi di ogni famiglia

“Celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”. Con questo scopo, nel 2005, è stata istituita in Italia, con una legge apposta, la Festa dei Nonni, che ricorre ogni anno in una data molto speciale, quella del 2 ottobre, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra gli ‘Angeli custodi’. I nonni infatti, nella vita quotidiana, per i nipoti e le famiglie sono, dei veri e propri ‘angeli custodi’.

I nonni sono il nostro passato, aiutano la famiglia nella crescita dei nipoti, rappresentano un bagaglio di esperienze, saggezza, valori e consigli che trasmettono alle generazioni future. “Ecco 10mila lire, ma non sprecarle”, “Mangia ancora un poco”, “Copriti, che fa freddo!”, “Ai miei tempi…”. Innegabile non avere nelle orecchie queste frasi. Quante volte le abbiamo sentite dai nostri nonni? Non c’è un numero preciso, certamente tante. Quello che è sicuro è che chiunque, riascoltandole, nella vita ha provato le 500leggendole.

I nonni spesso riescono ad avere confidenza con i nipoti più dei genitori, che certamente coccolano e viziano di più, per troppa bontà. Le nonne regalano poi deliziosi piatti di una volta, che sanno fare solo loro: la torta, la crostata, le tagliatelle, i ravioli.

“La generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco”, diceva lo scrittore John Steinbeck.

Un tesoro familiare preziosissimo per piccoli e grandi, sempre pronti ad aiutare moralmente e anche economicamente la famiglia. Gentili, affettuosi, generosi, inclini ad ascoltare, accontentare e curare tutti i mali con la dolce medicina dei

baci e delle carezze. Per tutto quello che fanno, forse una giornata speciale per celebrarli non basta: ogni giorno in realtà andrebbero festeggiati.

Non ci resta quindi che dire: tanti auguri nonni e nonne!

STORIA A DUE, di Silvia De Angelis

Si prova una specie di malessere interiore quando una persona ci delude profondamente e in quel preciso istante, ci si rende conto, di quanto siano distanti da noi quei pensieri  affettivi che pensavamo fossero saldi e duraturi nel tempo….

Una riflessione più acuta fa comprendere quanto gli intenti di ognuno di noi siano diversi ed è perfettamente inutile, talvolta, credere che ci sia una meta comune da raggiungere insieme…

La frequentazione, e le parole dette nel tempo ci hanno tratto in inganno, facendoci approdare su una linea mentale non esatta, o perlomeno non corrispondente ad una realtà interiore assai soggettiva, e non supportata, da quei ritagli di tempo in cui ci si è dedicati gli uni agli altri con devozione e passione.

Alla base di tutto credo che ci sia un’interpretazione anomala d’un rapporto, fra uomo e donna, in cui l’uno trascina con sé retaggi del passato e l’altra ha una visione più aperta e attuale di quanto possa richiedere un tessuto d’amore…

In ogni caso, quando accadono di questi eventi, ci si tempra di un valido spessore d’animo e nelle stagioni a venire diffidenza e, in parte, una sorta di indifferenza, fluttuano in modo invisibile nell’espansione d’ una storia a due….

@Silvia De Angelis

La festa dei nonni

Oggi 2 ottobre giornata degli angeli e la festa dei nonni,un giusto binomio. È una ricorrenza civile diffusa in alcune aree del mondo, celebrata in onore della figura dei nonni e della loro influenza sociale. Tale ricorrenza non è festeggiata in tutto il mondo nello stesso giorno. In gran parte dei paesi l’evento è festeggiato nel mese di settembre o di ottobre. L’Italia è sempre più un paese fondato sui nonni. Sono 12 milioni. Uno è a Palazzo Chigi e con il passaggio di consegne fra poche settimana rientrerà nel ruolo. «Torno a fare il nonno, arrivederci» ha detto Mario Draghi. I suoi nipoti sono bambini, ma ci sono nipoti cresciuti che non perdono occasione di ringraziare chi li ha aiutati a diventare grandi e lo faranno anche oggi nella Festa dei nonni. Portatori di saggezza e di una sapienza antiche, i nonni rappresentano per tutti un punto di riferimento insostituibile nella crescita e nell’educazione personale, una fonte inesauribile di consigli, storie, conforto, dolcezza e affetto che non smettono mai di dispensare a tutti i nipoti. Poiché sono figure insostituibili nella vita di tutti, anche nell’età adulta il ricordo dei nonni rimane indelebile ed è sempre il primo a cui guarda con nostalgia quando si pensa alla propria infanzia e adolescenza. Per celebrare anche istituzionalmente l’importanza dei nonni, dal 2005 con la legge 159 del 31 luglio 2005 emanata dal Parlamento italiano, in Italia è stata ufficialmente istituita la giornata nazionale dei nonni che ricorre il 2 Ottobre di ogni anno.

NAPOLI

Alla nonna

D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume, accanto al tavolino.
Io imparavo la storia sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino
per sentir narrar la favoletta
del Drago Azzurro e del Guerrier Moschino.
E quando il sonno proprio mi vinceva
m’accompagnavi fino alla mia stanza
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.
Agli occhi chiusi allor mi sorrideva
in mezzo ai fiori una gioconda danza
di sonni dolci, splendidi e fugaci.

(Gabriele d’Annunzio)

*Auguri a tutti i nostri Angeli senza ali che stravedono per i loro nipotini, ieri come oggi. Magari i nonni moderni non indossano cuffiette e non fanno la calza ma vanno in palestra, stanno sui social e si fanno dei selfie ma l’amore non conosce tempo ed è identico in tutte le epoche.

Il poeta “il cui nome fu scritto sull’Acqua”

John Keats, poeta dalla grande sfortuna in vita e dalla immensa (e meritata) fortuna postuma. Moltissimi poeti moderni (se hanno vasti orizzonti culturali) e sicuramente tutti i parolieri delle canzoni devono tantissimo a Keats. È veramente difficile, oggi, leggere o ascoltare dei versi che non contengano qualcosa che non sia precedentemente passato per Keats, che non si richiami in qualche modo a qualche opera di Keats.Il rapporto tra Keats e l’amore fu sempre molto tormentato. Il poeta era un ragazzo atletico (almeno finché la salute non si deteriorò) e attraente, ma molto piccolo di statura (152 cm), fatto che gli provocava non pochi complessi di inferiorità. Non si sa molto della sua vita sentimentale fino alla primavera del 1817, quando fece la conoscenza di una ragazza di talento e appassionata lettrice, Isabella Jones, per la quale concepì una profonda passione che fu anche corrisposta, i biografi pensano che questo rapporto sia andato parecchio oltre la semplice attrazione platonica. Anche se successivamente i due finirono per allontanarsi, non si dimenticarono mai, tanto che la Jones fu tra le prime persone a ricevere la notizia della scomparsa di Keats. Il grande amore nella vita di Keats fu, però, come abbiamo accennato, Fanny Brawne, nata nel 1800, che il poeta incontrò per la prima volta alla fine del 1818. Nonostante tutti i problemi che si abbatterono su Keats, fino all’ultimo, entrambi sperarono di potersi sposare. Sembra tuttavia che il loro rapporto non sia stato mai consumato e che lo struggimento per l’impossibilità di vivere pienamente il suo amore per Fanny sia stato tra le cause principali che deteriorarono la salute di Keats (il poeta irlandese William Butler Yeats, premio Nobel nel 1923, che idolatrava Keats, gli dedicò una poesia in cui lo pianse morto “il cuore e i sensi inappagati”). La vicenda umana di Keats è caratterizzata sicuramente dalla malasorte ma anche da non poche scelte sbagliate, per non parlare delle circostanze in cui il poeta fu deliberatamente danneggiato da qualcuno.
Insomma, pagò il conto della sua generosità e della sua devozione agli affetti.

-Pierre Auguste Renoir, Innamorati

Su amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
più casta di quella d’una suora
che per sé sola i dolci vespri canta,
quando la campana risuona –

Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
freddo come un’alba di penitenza,
suora crudele di San Cupido
devota ai giorni d’astinenza –

Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
tinte di corallo insegnano meno gioia
dei coralli del mare –
mai che s’imbroncino di baci –

Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
non stringe chi teneramente la stringe;
è morta come quella d’una statua
mentre la mia brucia di passione –

Su amami davvero!

*Quanta meravigliosa passione! Che mi ami lo dici ma l’amore non è fatto solo di parole per quanto importanti e bellissime. L’amore vero esige baci, carezze, la celebrazione nella più assoluta comunione di corpo e spirito che legano due anime che si appartengono.

Giornata mondiale del caffè 2022

La Giornata internazionale del caffè (International Coffee Day) è la festa che celebra in ogni paese del mondo non solo la bontà di questa nera bevanda, ma tutta la filiera produttiva che permette di fare arrivare il caffè nelle nostre case e nei nostri bar preferiti. La data di nascita di questa festa è abbastanza recente: la prima data ufficiale è stata quella del 1 ottobre 2015, come concordato dall’International Coffee Organization, e fu lanciata a Milano con una serie di eventi dedicati al mondo del caffè durante Expo 2015. Ogni anno la Giornata internazionale del caffè ha un tema diverso. Quello di quest’anno è dedicato ai giovani che in tutto il mondo dedicano la propria vita al caffè.

NAPOLI

Eduardo De Filippo è stato un vero Maestro di drammaturgia, un genio in grado di raccontare Napoli e l’Italia intera attraverso le sue commedie. Quando un pezzo di storia s’incontra con un’altra espressione culturale della città, in questo caso il caffè, la magia è assicurata. La scena più famosa in merito è di certo il monologo del caffè presente nella commedia “Questi Fantasmi!”, capolavoro del 1945.
Il monologo è la perfetta sintesi della cultura napoletana del caffè, del suo valore simbolico, rituale e quotidiano, della gioia e della felicità uniche che da esso derivano. Riportiamo ora il famoso monologo, da leggere e gustare accompagnato da una deliziosa tazzina di caffè.

“…A noialtri napoletani, toglierci questo poco di sfogo fuori al balcone… Io, per esempio, a tutto rinunzierei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con mani. Questa è una macchinetta per quattro tazze, ma se ne possono ricavare pure sei, e se le tazze sono piccole pure otto per gli amici… il caffè costa così caro… Mia moglie non mi onora queste cose, non le capisce. glie non mi onora queste cose, non le capisce. È molto più giovane di me, sapete, e la nuova generazione ha perduto queste abitudini che, secondo me, sotto un certo punto di vista sono la poesia della vita; perché, oltre a farvi occupare il tempo, vi danno pure una certa serenità di spirito. Neh, scusate, chi mai potrebbe prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo… con la stessa cura. Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere esperienze e non trascuro niente… Sul becco… lo vedete il becco? (Prende la macchinetta in mano e indica il becco della caffettiera) Qua, professore, dove guardate? Questo… Vi piace sempre di scherzare…. No, no… scherzate pure… Sul becco io ci metto questo coppitello di carta… Pare niente, questo coppitello ha la sua funzione… E già, perché il fumo denso del primo caffè che scorre, che poi e il più carico, non si disperde. Come pure, professo’, prima di colare l’acqua, che bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno, prima di colarla dicevo, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata, piccolo segreto! In modo che, nel momento della colata qua, in pieno bollore, già si aromatizza per conto suo. Professo’ voi pure vi divertite qualche volta, perché, spesso, vi vedo fare al vostro balcone a fare la stessa funzione. E io pure. Anzi, siccome, come vi ho detto, mia moglie non collabora, me lo tosto da me… Pure voi, professo’? E fate bene… Perché, quella, poi, è la cosa più difficile: indovinare il punto giusto di cottura, il colore… A manto di monaco… Color manto di monaco. È una grande soddisfazione ed evito pure di prendermi collera, perché se, per una dannata combinazione, per una mossa sbagliata, sapete… ve scappa ‘a mano o’ piezz’ ‘e coppa, s’aunisce a chello ‘e sotto, se mmesca posa e ccafè… insomma, viene una zoza… siccome l’ho fatto con le mie mani e nun m’ ‘a pozzo piglia’ cu nisciuno, mi convinco che è buono e me lo bevo lo stesso. Professo’, è passato. State servito? Grazie. (Beve) Caspita, chesto è cafè… è ciucculata. Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina presa tranquillamente qui fuori… con un simpatico dirimpettaio…”

*Solo Eduardo poteva descrivere in un modo così poeticamente perfetto la semplice operazione di farsi una tazzina di caffè e per i napoletani è una bevanda sacra, irrinunciabile.

Attrice dei sogni, Franco Bonvini

Attrice dei sogni

 franco bonvini  Pensieri  25 settembre 2022

Forse è una maga, forse una fata
o solo la donna che l’ha sognata
giovane, vecchia oppur bambina
o forse solo una vecchia bambina
nata dall’onda come sirena
ardita sì ma non oscena.
Sirena di lago dall’acqua sorge e la coda brilla
forse è la gonna che di monete d’oro scintilla
gonna gitana che segue le forme
così che chi la guarda mai più non dorme
e gira la gonna ai venti del lago
e s’alza e s’abbassa per il suo mago.
Forse è una maga, forse una fata
forse son solo nuvole con la forma amata
capelli nel cielo del lago argentato
l’occhio ne è appagato e abbacinato
resta però il sogno, l’incantatrice
forse è una maga, forse dei sogni l’attrice.
Attrice sì ma protagonista
che dietro alle quinte si sta preparando alla vista.

Memorie, Franco Bonvini

Memorie

 franco bonvini  Pensieri  29 settembre 2022

Se ne sta lì, dove comincia il prato, un vecchio cancello arrugginito
solo i pilastri a ricordare quel che è stato, le mura inesistenti, il recinto solo dagli alberi definito.
Le case intorno fan paura e forse serviva solo a rinchiudere chi ci abitava
ora gli alberi avanzano, a riprendersi il prato, a coprire tutto per farne un segreto
resteranno solo le tracce di quel che è stato, come tanti specchi, nella memoria dei vecchi.
E negli specchi il sogno è vero, come il dolore che sente, anche se non c’ero
e proprio lì, dove comincia il prato, scende la luce a trattenere il passato.

Venere dalle mille pose, Franco Bonvini

Venere dalle mille pose

 franco bonvini  Pensieri  29 settembre 2022 1 Minute

Quella statua,
quella che dal suo piedistallo mostra seni marmorei
quella che hai fotografato mille volte
girandole attorno
per mille uniche pose.
Quella che hai desiderato si muovesse
e sollevasse un po’ i seni, verso il cielo
reclinando il capo.
L’ hai filmata, 25, 30, o anche a 60 pose al secondo
e tutte uniche e inamovibili.
Poi un giorno, o notte, lo fa
scende sinuosa dal suo piedestallo e lo fa,
tutto quello che avevi già sognato fa.
La mattina dopo ti svegli e aspetti sera
(e la sera non arriva mai).

Memorie d’ottobre, Franco Bonvini

Memorie d’ottobre

 franco bonvini  Pensieri  1 ottobre 2022 

Non ricordo la neve
ricordo il sole, e il lago, i monti
qualche giorno uggioso e umido di pioggia
i sentieri in salita quando con piedi che non erano i miei
quando ero alto più di mio padre.
Eppure non ricordo la neve.
Ricordo l’acqua, e la piazza allagata, le passerelle
gli schizzi che faceva la biciclettina attraversandola
e mamma che diceva va minga trop in là.
E poi i cortili, le soffitte, i giardini
i primi giringiro solo in esplorazione, o fuga
ma non la neve
eppure deve esser nevicato a volte.
Di bianco ricordo i narcisi, e le nuvole
c’era sempre un falchetto che le attraversava
di rosso le macchinine a pedali in attesa di una corsa sull’acqua.
E io giù a guardare, come ora, ancora
e con quegli occhi vedere quello che più non c’è.

Giravolta, Franco Bonvini

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Giravolta

 franco bonvini  Pensieri  1 ottobre 2022

Di alcune parole mi piace il suono
di bocce degli angeli, come tuono
di altre il colore, che cambia ogni stagione
come bosco, verde, bianco o arancione.
D’altre il profumo, anche se mai sentito
come Sogno, come il suo dibiancovestito.
E ancora buio e luce e ombra
tracce e orme e un Sogno in penombra.
Anche pioggia mi piace, disegnata a matita
che se capovolgi il foglio va pure in salita
e gambe al cielo, nella giravolta
guardala bene com’è disinvolta.

On the road again, Franco Bonvini

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On the road again

 franco bonvini  Pensieri  25 settembre 2022 1 Minute

Il sabato era giorno di festa
c’era il mercato lungo le mura.
Delle bancarelle ricordo quelle dei giochi e quello della Silvana
e poi c’ erano i chioschetti delle caramelle
ci si andava per la spesa o per un abitino nuovo
che la sera tornava papà
ma c’ era sempre qualcosa anche per me.
Sta chi tacà, la diseva
stammi vicino, diceva.
Così, appena posso, prendo la bici e ci torno lungo le mura,
adesso che so la strada
Sun chi, ghe disi,
sono qui,
al chioschetto per un panino e un tè al limone
son qui in bellavista e non mi nascondo più.
Ah, quelle bancarelle lungo le mura
cavalletti di legno e assi vecchie
e un telo sopra per esporre la mercanzia
sotto era un rifugio dove nessuno ti trova più
e poi il telo scendeva a terra solo dalla parte della strada
dall’altra c’erano le gambe della Silvana
con quelle mutandine un pò larghe che pareva si potesse sbirciarci dentro
e non sapevo neanche perchè..
non era vero che nessuno ti trovava più
il vigile mi trovava sempre e mi riaccompagnava a casa
mamma ormai lo sapeva e non andava più su e giù lungo le mura
mi aspettava a casa per una bella ramanzina.
Ma ormai è tardi.
Sono troppo grande per starci sotto alle bancarelle
e mi ritrovo a ripetere son qui come dei bimbi una filastrocca
sono qui, non andare più avanti e indietro
e a volte credo pure che i fioretti servano
e che è tutta quest’aria che fa lacrimare gli occhi ai vecchi.
Nessuno però arriva mai qui dove sono
così riprendo la bici e torno a casa
che ormai la so la strada.

Maggionuovo, Franco Bonvini

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Maggionuovo

 franco bonvini  Pensieri  28 settembre 2022 1 Minute

Farà di nuovo maggio questo è sicuro
torneranno di nuovo i fiori ai monti e l’erba ai prati
ciondoleranno i maggiociondoli
e le lupe appena uscite dall’inverno allatteranno i cuccioli al seno eterno della vita
andranno a caccia, di cibo e di lupi
e noi per niente eterni aspettiamo un mese qualunque
fosse anche d’inverno
fosse solo un maggiociondolo spoglio
o un timido germoglio
le lupe nella neve
come qualcosa da disegnare sopra a un foglio
o sopra alle nuvole, nello specchio nel lago.

Resta con me, Franco Bonvini

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Resta con me

 franco bonvini  Pensieri  29 settembre 2022 1 Minute

Questo mondo è un colabrodo
pieno di falle da dove mi vedi vivere.
Come anomalie di pixel nel cielo
e negli spazi tra le cose che sfumano in altre.
Da lì mi si vede dormirti al fianco nella luce chiara del mattino
mi si vede guardarti alzare nuda
ancheggiare un po’ nella cornice e alzare le braccia al sole
mi si vede alzare e accostarti il corpo
e con le mani sulle spalle accompagnarti alla gioia, la nostra.
Così resta con me quando farà buio e non si vedrà il cielo.
Resta con me, in quel mondo sovrapposto al mio, fino alla luce chiara del mattino.