John Keats, poeta dalla grande sfortuna in vita e dalla immensa (e meritata) fortuna postuma. Moltissimi poeti moderni (se hanno vasti orizzonti culturali) e sicuramente tutti i parolieri delle canzoni devono tantissimo a Keats. È veramente difficile, oggi, leggere o ascoltare dei versi che non contengano qualcosa che non sia precedentemente passato per Keats, che non si richiami in qualche modo a qualche opera di Keats.Il rapporto tra Keats e l’amore fu sempre molto tormentato. Il poeta era un ragazzo atletico (almeno finché la salute non si deteriorò) e attraente, ma molto piccolo di statura (152 cm), fatto che gli provocava non pochi complessi di inferiorità. Non si sa molto della sua vita sentimentale fino alla primavera del 1817, quando fece la conoscenza di una ragazza di talento e appassionata lettrice, Isabella Jones, per la quale concepì una profonda passione che fu anche corrisposta, i biografi pensano che questo rapporto sia andato parecchio oltre la semplice attrazione platonica. Anche se successivamente i due finirono per allontanarsi, non si dimenticarono mai, tanto che la Jones fu tra le prime persone a ricevere la notizia della scomparsa di Keats. Il grande amore nella vita di Keats fu, però, come abbiamo accennato, Fanny Brawne, nata nel 1800, che il poeta incontrò per la prima volta alla fine del 1818. Nonostante tutti i problemi che si abbatterono su Keats, fino all’ultimo, entrambi sperarono di potersi sposare. Sembra tuttavia che il loro rapporto non sia stato mai consumato e che lo struggimento per l’impossibilità di vivere pienamente il suo amore per Fanny sia stato tra le cause principali che deteriorarono la salute di Keats (il poeta irlandese William Butler Yeats, premio Nobel nel 1923, che idolatrava Keats, gli dedicò una poesia in cui lo pianse morto “il cuore e i sensi inappagati”). La vicenda umana di Keats è caratterizzata sicuramente dalla malasorte ma anche da non poche scelte sbagliate, per non parlare delle circostanze in cui il poeta fu deliberatamente danneggiato da qualcuno.
Insomma, pagò il conto della sua generosità e della sua devozione agli affetti.

Su amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
più casta di quella d’una suora
che per sé sola i dolci vespri canta,
quando la campana risuona –
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
freddo come un’alba di penitenza,
suora crudele di San Cupido
devota ai giorni d’astinenza –
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
tinte di corallo insegnano meno gioia
dei coralli del mare –
mai che s’imbroncino di baci –
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
non stringe chi teneramente la stringe;
è morta come quella d’una statua
mentre la mia brucia di passione –
Su amami davvero!
*Quanta meravigliosa passione! Che mi ami lo dici ma l’amore non è fatto solo di parole per quanto importanti e bellissime. L’amore vero esige baci, carezze, la celebrazione nella più assoluta comunione di corpo e spirito che legano due anime che si appartengono.