CULTURA

Anselmo Pagani: “In viaggio con Erodoto”

Date: 21 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Anselmo Pagani 21 Marzo 2023

“In viaggio con Erodoto” ci è andato per davvero il polacco Ryszard Kapuscinski, autore del libro omonimo, quando negli anni ’50 del secolo scorso fu inviato prima in India e poi in Cina per scrivere un reportage giornalistico su quei Paesi allora ancora avvolti dal mistero.

Di fronte a tanti disagi, sorprese e difficoltà interpretative di culture, lingue e mondi così diversi dal suo, Kapuscinski trovò conforto e ispirazione – per l’appunto – nell’unico libro che si era portato appresso: le “Storie” di Erodoto, viaggiatore attento ed appassionato che, in anticipo di quasi due millenni e mezzo su di lui, aveva a sua volta esplorato Paesi distanti e sconosciuti quali l’Egitto, la Libia e la Persia, meticolosamente appuntando tutto ciò che vedeva o gli veniva raccontato.

Seppure in modo inconsapevole però, “in viaggio con Erodoto” ci andiamo anche noi appassionati di storia, quando ci immergiamo nella lettura di qualche bella biografia o di un saggio che ci parla dei grandi del passato, delle loro imprese e dei loro mondi.

Infatti Erodoto di Alicarnasso, secondo la definizione che ne diede Cicerone, della storia fu il “Padre”, tanto da aver usato per primo questo termine nella sua accezione etimologica.

Il sostantivo greco “ιστορία” (in latino “historia”), che ha la stessa radice del verbo “ὁράω” (vedere), si può tradurre in italiano come “ricerca”, il risultato cioè di un “andare a vedere, informarsi”, come l’etimo stesso della parola suggerisce.

Nato fra il 490 e il 480 a.C. ad Alicarnasso, città-stato greca sulla costa sud occidentale della Carnia, regione dell’odierna Turchia anatolica, Erodoto fu contemporaneo del sofista Protagora e del poeta tragico Sofocle.

Costretto a fuggire dalla sua città natale per essersi schierato contro il tiranno locale Ligdami, si trasferì dapprima sull’isola di Samo per poi dedicarsi ai viaggi durante i quali lui, uomo curioso e tollerante, iniziò ad annotare tutto ciò che vedeva ed udiva, diventando un reporter ante litteram.

Frutto di questo lavoro furono le “Storie”, suddivise dai filologi alessandrini in 9 libri, ognuno dei quali avente una tematica specifica: il primo, per esempio, è dedicato alla Lidia e alle immense ricchezze del suo re Creso, il secondo all’Egitto, mentre gli ultimi narrano i vari episodi delle guerre fra Greci e Persiani, fra cui uno spazio importante occupa la drammatica ricostruzione della battaglie delle Termopili, Maratona e Salamina.

Col suo bel greco ionico, Erodoto ci prende per mano, accompagnandoci in un’epopea fatta di grandi condottieri ed eroi, ma anche traditori e pusillanimi, e questo affinché, come da lui stesso affermato nel Proemio della sua opera, “le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate, né le grandi e meravigliose gesta così dei Greci, come dei Barbari rimangano senza gloria”.

Giusto precisare che il termine “barbari”, usato da lui, non aveva nessuna accezione negativa, ma indicava soltanto coloro che, agli orecchi dei greci, parlavano una lingua incomprensibile, un indecifrabile “bar-bar”.

Come ogni storico che si rispetti Erodoto, dopo averci fatto accomodare in prima fila, ci invita ad assistere all’esposizione delle sue ricerche (ἱστορίης ἀπόδεξις) obiettive e documentate, lasciando a noi però il compito di valutarle per formarci la nostra personale opinione.

(Testo di Anselmo Pagani)

Articolo di Anselmo Pagani 21 marzo 2023

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