Parli. Dici: il carattere di oggi non è
uno scheletro uscito dall’armadio. E nemmeno io.
Quella poesia sull’ananas, quella
sulla mente che non è mai soddisfatta,
quella sull’eroe credibile, quell’altra
sull’estate, non sono ciò che pensano gli scheletri.
mi domando ho vissuto una vita da scheletro
come un miscredente della realtà,
concittadino di tutte le ossa al mondo?
Ora, qui, la neve che avevo scordato diventa
parte di una realtà prima, parte di
un apprezzamento della realtà
e con ciò un’elevazione come se andassi via
con qualcosa che potessi toccare, toccare a fondo.
Eppure nulla è stato cambiato se non ciò che è
irreale, come se nulla fosse cambiato affatto.
