Stanca di sognare, ho trovato questo angolo di solitudine in mezzo a terre e oceani, tutti e due, traballanti, in mezzo a tutto ciò, ci siamo noi, esseri umani, nel bene oppure nel male.
«I have a dream» come disse nel suo discorso tenuto da Martin Luther King Jr. il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington.
Tragico verso tratto da una lirica premonitrice di Karin Boye (Göteborg, 1900 – Alingsås, 1941), poetessa e critica letteraria svedese morta suicida a soli 41 anni.
Foto: Francesco Ungaro. Foto di portata: Jeff Nissen
Le stelle
Ora è finita. Ora mi sveglio.
Ed è quieto e facile l’andare, quando non c’è più niente da attendere e niente da sopportare.
Oro rosso ieri, foglia secca oggi. Domani non ci sarà niente.
Ma stelle ardono in silenzio come prima stanotte, nello spazio intorno.
Ora voglio regalare me stessa, così non mi resterà alcuna briciola.
Dite, stelle, volete ricevere un’anima che non possiede tesori?
Presso di voi è libertà senza difetto lontana la pace dell’eternità.
Non vide forse mai il cielo vuoto, chi dette a voi il suo sogno e la sua lotta.
Salva
Il mondo scorre da fango, vuoto lo riempie. Ferite, che il giorno ha aperto, si chiudono, quando è sera.
Calma, calma inclino il capo a una santa visione, il tuo ricordo che indugia. Tempio; rifugio; purificazione; santuario mio!
Sulle tue scale lontana la tenebra, salva, serena come un bimbo mi addormento.
La breve esistenza della Boye, divenuta celebre grazie al romanzo distopico 'Kallocaina', che anticipava l'avvento dello Stato mondiale raccontato da Orwell in '1984', è marcata in modo drammatico dalla scoperta della sua omosessualità all'età di 18 anni. La donna vivrà sempre con tormento questo orientamento affettivo, condannato all'epoca dalla Legge e dalla morale comune della sua nazione.
Nel '32 si trasferisce a Berlino, dove convive con la compagna Margot Hanel, e decide di curare una profonda depressione con la psicoanalisi. Invano: come aveva previsto nel suo diario lo stesso terapeuta, la poetessa si toglierà la vita, seppur diversi anni dopo.
*Valeria Consoli: laureata in Letteratura Moderna e Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sulla scrittrice Fausta Cialente.
(Fate clik nel titolo ” Sono sorda” , vi porta al post personale).
Siccome tocca una corda molto sensibile e a me, vicina voglio condividere con voi tutti questo appello, non solo per sensibilizzare, ma per tendere una mano solida e concreta a chi ha bisogno.
Perciò, mi auguro con tutto il cuore, che questo mio post non sia invano. (Contattate pure me o l’interessata in primis). Grazie mille!
Se qualcuno è disponibile a contribuire al crowdfunding per Evaporata, sarei lieta di ricevere le vostre collaborazioni. Pensavo se fosse possibile partire con una base di € 20, poi qualsiasi somma è più che gradita.
Siate tutti i benvenuti!!, di Frida la loka, Lombardia.
Foto: Francesco Ungaro ( Pexels), Foto di portata: Isaac García ( Pexels)
La giostra è aperta!
Care amiche, cari amici, conoscenti vari e soprattutto quelli che non lo sono affatto!!!, (per voi, faccio uno strappo alla regola).
L'ingresso è gratuito, ma c'è purtroppo una piccola regola, solo una, chi entra non potrà uscire finché non ha sperimentato l'adrenalina di ogni passatempo o svago che dir si voglia.
Perciò, requisiti indispensabili; coraggio, tenacia e resistenza con una buona dose di (auto)ironia.
Avrete diversi privilegi, i quali vi serviranno a interagire meglio sui diversi ruoli, secondo la situazione proposta, considerate che non tutte saranno gradite, altre addirittura disgustose, beh! sarà parte della vostra "experience", direi, indimenticabile.
Potrete fruire di maschere, (disporrete dun'ampia varietà di scelta), giacché noterete che nel percorso ci saranno contesti nei quali, sé avrete indossato la maschera con un sorriso stampato su di essa, il resto vedrà in voi una persona allegra e che in apparenza si gode la giostra, concludendo col ragionamento che poi alla fine, non è tanto male. Qualcun'altra, porterà con sé, la maschera della malinconia, che parla da sola, siccome la stragrande maggioranza sarà impegnata ad altro (non preoccupatevi!), passerete inosservati.
Noterete che la maschera con le labbra verso il basso, con gesto di tristezza, non la prenderà quasi nessuno, non sia il caso di far intravedere agli altri i propri stati emozionali...
Infine, avrete (eccezionalmente), l'opportunità di assaggiare il vero senso delle vertigini, quelle che vi metteranno un disagio unico e inspiegabile, sembrerà che il battito cardiaco acellera e il tutto viene a mancare, le gambe tremerano e ogni senso non sarà più in grado di avere il proprio controllo, e penserete, - è il momento di dire basta!!
Beh, vi do una notizia, non sarete in grado di uscirne, a questo punto, non sarete voi a decidere. Vi ricordate "Jumanji"? Quel gioco che prende vita e finché non si fa come da regolamento, non se ne esce.
Probabilmente più d'uno penserà che sta avendo un attacco di panico, tranquilli sono soltanto le vertigini, (le qualli vi faranno forse pentirvi d'aver accettato, a tal punto di rimettere tutti i tramezzini).
La giostra avrà presso le vostre anime e sarà lei a gestirvi.
Allora! Se sarete stati alla altezza e, come consigliato all'inizio: portasti con voi tenacia, resistenza, coraggio, vorrà dire che avrete trascorso solo delle poche ore, d'una sola giornata, delle vostre vite in questa giostra, la mia.
Cosa avete vinto? Nulla...
Semmai, avrete capito per un istante, come ci si sente, vivere gli alti e bassi di questa sciagurata e miserabile giostra chiamata vita...
Fonte: foto, National Geographic Rappresentazione del Tramonto del sole al tempio di Hathor. Secondo quanto narrato da un antico mito, la dea Nut (dea del cielo), ingoiava Ra, dio del sole ogni sera e lo partoriva la mattina dopo in un eterno ciclo di morte e rinascita.
Desidererei fortemente che l'essere umano fosse fatto soltanto d'anima spirito volatile,
libero di andar dove porta l'aria fresca d'autunno, cambiar rotta quando arriva il bramare del sole
Astro torrido d'estate, ed aquitirsi sotto un tronco spoglio d'inverno.
Che la carne non sia tale Nemmeno le ossa...
Che il tramonto fosse una cosa passeggera Indolente, senza paure, incertezze frustrazioni.
Che ci fosse soltanto leggerezza e pace dove riposare quando vi è stanchezza.
Ma non tutte le anime sono uguali... Non ambisco ciclo eterno Desidererei soltanto libertà di scelta.
Questi versi, gli scrissi come noterete nel 2021, allora non facevo parte del grupo di scrittori e bloggers per i blogs di Pier Carlo Lava, (alessandria.today/ alessandriaonline.com), quindi, mi fa piacere di condividerli con voi.
Hai il fiuto di mostrarti quando meno te l'aspetti Giri in torno assediando calma, languida, furba.
Che trovi la gagliardia quando vedi mollezza La tenerezza non è concessa, ma basterebbe uno sguardo aggraziato per tornare dell'oblio.
La fitta nebbia accentua la tua posente figura, Ma a mala pena lascia veder il tuo profondo.
Il soffio del vento giocherella oggi sei quì, domani ti allontani, Ma chi a paura da chi?
Che scompari con la tramontana e pronto sei qui con lo scirocco.
Saudade... oggi sei qui soltanto l'anima; ma soltanto lo spirito potrà dirimere farti entrare o meno.
Immagine di Frida la Loka
Si è soliti tradurre il termine saudade con ”nostalgia” ma in realtà rappresenta un concetto più complesso…La saudade è anche difficile da spiegare ma non bisogna necessariamente essere brasiliani per capirla: non è solamente nostalgia, tristezza e malinconia ripensando a momenti che vorremmo rivivere; la saudade è un misto di tutto questo con l’aggiunta di una forte speranza che da forza e energia per lottare in modo tale da rivivere certi posti, persone e sensazioni.
Chi non sente più saudade vuol dire che non ha più voglia di vivere; la saudade è positiva, è un regalo per la nostra anima e il nostro cuore…bisogna viverla nel miglior modo possibile conservandola e alimentando il desiderio di ”MATAR A SAUDADE!”. (havengrid.com)
Mentre un cielo blue è trafitto dalle bianche lische di pesce, fine, scaltre, lacerando in mille pezzi lo spazio
Il silenzio; sempre accanto, compagno fedele dirompe tanti dei mie crocicchi; E io, osservo il mare lassù.
Mi distraggo, inizio a gioccherellare con il pensiero in una mano, e il fumo che sale E non posso, non voglio Giocare con la tasca della mia camicia...
Uno degli angoli è scucito, non ho voglia di ripararlo, -ma il cuore?, penso. Chissà; lasciasse sfuggire qualche pezzetto!... Infine; non sarebbe male un pò di pace per il mio animo turbato.
Oh! Quanta voglia di urlare a fin non posso! Mi chiedo, - cosa ho nella mia piccola tasca ? - il cuore?, pazzia? O resta solo il fondo da raschiare?... briciole.
Conosciuto come Carlos Gardel. Quando si parla di Gardel si parla di tango, e in parte dell'Argentina.
Nasce in Francia nel 1890 ma arriva in Argentina da bambino, diventando uno dei simboli più amati, ammirati e rispettati degli argentini.
Gardel, cresciuto nel quartiere Abasto di Buenos Aires, dove si trovava il Mercato Centrale di Frutta e Verdura, proprio lì, di fanciulla età, inizia a essere riconosciuto per il suo canto e da quel momento in poi la sua fama comincia a trascendere.
Nell'anno 1902, diventa un macchinista al teatro La Victoria, inizia ad ascoltare diversi cantanti di zarzuela e d'opera; e nel 1911 forma un duo con "El Oriental" José Razzano, (dopo un presunto duello musicale tra i due).
Nel 1912 registra 15 canzoni per la Columbia Records, solo con la chitarra come strumento. Tra i successi della sua compilation eccelle con il brano "Sos mi tirador plateao", che diventa molto popolare.
Nel 1917 divenne il primo cantante ufficiale di tango, quando presenta in anteprima la canzone di tango intitolata “Mi noche triste”, collaborando con quel tango che era solo musica senza parole. Nello stesso anno gira e presenta in anteprima il suo primo film, "Flor de durazno", e inizia la sua fase di registrazione con José Razzano, con l'etichetta Disco Nacional e la canzone "Cantar eterno".
Negli anni '20 porta il tango in Europa, facendolo conoscere in Spagna e Francia; ed è nel 1925 che si separa da El Oriental.
L'anno successivo l'uomo dei capelli scuri torna in Argentina e inizia a dedicarsi alla fonografia, diventando una figura famosa in Argentina, Uruguay e in diversi paesi europei negli anni '30.
Nel corso della sua carriera, la casa cinematografica Paramount Pictures Corporation chiama Carlos Gardel a recitare in quattro film, girati a Joinville, in Francia, conquistando così il mercato degli Stati Uniti, dove registra dischi, canta in radio e gira films di grande successo che accresce la sua fama in tutta l'America.
Poco dopo Carlos incontra il collaboratore, poeta e giornalista Alfredo Le Pera, con il quale scrive molti tanghi, tra cui i famosi "Mi Buenos Aires Querido", "Volver" e "El Día Que Me Quieras", tra gli altri.
Sebbene sia riconosciuto per i suoi tanghi, Gardel si è distinto in più di settecento registrazioni, non solo di tanghi; ma anche musica folk come milonghe, zambas, rancheras, melodie, stili, ecc.
È l'anno 1935 che Carlos Gardel, insieme ad Alfredo Le Pera e ad altri suoi musicisti, muore nella collisione di due aeroplani in procinto di decollare sulla pista dell'aeroporto Enrique Olaya Herrera nella città di Medellín, in Colombia.
Il distinto e molto apprezzato Gardel era allora nel pieno della sua carriera, impegnato a fare un gran tour in tutta l'America Latina, e milioni di suoi ammiratori lo piansero.
Fonte: Crisholm Larsson. El Tango a Broadway (anni ’30) Titolo inglese: El Tango en Broadway ID manifesto: CL83830 Categoria: Film Progettista: Paciarotti Anno: anni ’30 Attore/regista: Carlos Gardel, Trini Ramos, Vicente Padula, Suzanne Dulier, Manuel Peluffo, dir. Louis J.Gasnier Studio cinematografico: Exito Paese: argentino Paese del film: argentino / americano
La storia e il significato di “The House Of The Rising Sun”
Faciamo un salto nel passato, scopriamo la sua storia e il suo significato.
Quando nel 1963 Eric Burdon si unì agli Alan Price Rhythm & Blues Combo, band fondata dal tastierista Alan Price, quest’ultimo pensò bene di mutarne presto il nome in The Animals per via delle loro performance selvagge.
Il gruppo, così ribattezzato, fu attivo fino al 1966 e faceva parte della cerchia dei rappresentanti della british invasion assieme a Beatles, Who, Rolling Stones e Kinks.
Ma gli Animals divennero noti al grande pubblico soprattutto grazie al singolo The House of the Rising Sun.
The House of the Rising Sun (detta anche Rising Sun Blues) è una ballata folk statunitense risalente alla prima metà dell’Ottocento.
La versione che gli Animals ne fecero nel 1964 è quella più famosa: all’epoca svettò nelle classifiche di Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Finlandia e Canada, e fu anche una antiwar song, ovvero una delle canzoni più amate sia dai soldati americani sul fronte del Vietnam, che dai ragazzi che sul «fronte interno» combattevano contro quella guerra.
Uno studioso di folklore, Alan Lomax, scrisse che la melodia del brano era stata presa da una ballata tradizionale inglese (probabilmente Matty Groves risalente al Seicento) e che il testo era stato scritto da Georgia Turner e Bert Martin, una coppia di abitanti del Kentucky. Nella canzone, ambientata a New Orleans, si parla di una casa chiusa, la Casa del sole nascente (“House of the Rising Sun”) e di ragazze perdute, le prostitute di Storyville, l’antico quartiere a luci rosse di New Orleans conosciuto anche come «The District», esistente tra il 1897 (quando il sindaco Sidney Story lo istituì per difendere il «decoro» della città, estirpando la prostituzione dalle strade) ed il 1917, quando un’ondata moralizzatrice partita dai vertici dell’Esercito ne determinò la chiusura. Alcuni ritengono che la casa sia esistita realmente e che fosse presieduta da una maîtresse di origini francesi chiamata Marianne Le Soleil Levant, dal cui cognome (o forse soprannome) sembra essere derivata la denominazione della casa.
Oh mother tell your children Not to do what I have done Spend your life in sin and misery In the house of the rising sun
Quella maschile parla di un ragazzo proveniente da una famiglia problematica e pentito di aver passato la sua vita nel peccato e nella infelicità frequentando la “Casa del sole nascente”; quella femminile, invece, parla di una ragazza pentita di essere entrata nel giro della prostituzione e costretta a rimanere in quella casa per poter vivere.
La versione femminile la ritroviamo nel repertorio di Joan Baez.
Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse. Abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.
George Orwell
Las masas nunca se levantan espontáneamente, y nunca se levantan porque están oprimidas. En realidad, hasta que no se les permite hacer comparaciones, ni siquiera se dan cuenta de que están oprimidos. Abandonados a sí mismos, generación tras generación, siglo tras siglo, seguirán trabajando, generando y muriendo, privados no sólo de cualquier impulso de rebeldía, sino también de la capacidad de comprender que el mundo también podría ser diferente de lo que es.
La conoscenza unilaterale tra voi e me si sviluppa abbastanza bene.
So cosa sono foglia, petalo, spiga, stelo, pigna, e cosa vi accade in aprile, e cosa in dicembre.
Benché la mia curiosità non sia reciproca, su alcune di voi mi chino apposta, e verso altre alzo il capo.
Ho dei nomi da darvi: acero, bardana, epatica, erica, ginepro, vischio, nontiscordardimé, ma voi per me non ne avete nessuno.
Viaggiamo insieme. E quando si viaggia insieme si conversa, ci si scambiano osservazioni almeno sul tempo, o sulle stazioni superate in velocità.
Non mancherebbero argomenti, molto ci unisce.
La stessa stella ci tiene nella sua portata. Gettiamo ombre basate sulle stesse leggi. Cerchiamo di sapere qualcosa, ognuno a suo modo, e ciò che non sappiamo, anch’esso ci accomuna.
Io spiegherò come posso, ma voi chiedete: che significa guardare con gli occhi, perché mi batte il cuore e perché il mio corpo non ha radici.
Ma come rispondere a domande non fatte, se per giunta si è qualcuno che per voi è a tal punto nessuno.
Epìfite, boschetti, prati e giuncheti – tutto ciò che vi dico è un monologo e non siete voi che lo ascoltate.
Parlare con voi è necessario e impossibile. Urgente in questa vita frettolosa e rimandato a mai.
Wislawa Szymborska: 2 luglio 1923 – 1 febbraio 2012, è stata una poetessa polacca, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1996. Arguta, sensibile, ironica: la poesia della Szymborska vive delle piccole cose di ogni giorno e al contempo riesce a toccare temi universali e profondissimi. Amava le piccole realtà quotidiane, le coincidenze, la natura in tutte le sue forme. E aveva un dono, raro anche nei poeti più affermati: sapeva restituire la meraviglia e lo stupore per ogni avvenimento umano.
Pablo Neruda con la moglie Maryka Antonieta Hagenaar.
“Mi chiamo Malva. Il nome è stata un’idea di mio padre, il grande poeta Pablo Neruda. Ma non l’ha mai pronunciato in pubblico”.
Quando si fa il nome di Pablo Neruda, lo si associa subito a un personaggio pubblicamente riconosciuto molto attivo nel campo politico, al contempo nel campo delle lettere, Premio Nobel per la letteratura nel '71. Spesso si parla della sua magnifica lirica e ben poco della sua vita personale.
Oggi lo faremo; d'una vicenda, una di tante in particolare, questa.
Ci farà riflettere s'un Neruda uomo, uno di tanti, e Neruda poeta, politico, uomo esitoso e brillante.
Inizia così il romanzo Malva della scrittrice e storica olandese Hagar Peeter, oltre ad essere poetessa pluripremiata, è anche una storica. Per un decennio ha seguito le tracce della figlia di Neruda. Ha trasformato l’indagine nel suo primo romanzo, un monologo con la voce di Malva nel ruolo di piccola inquisitrice:
"Perché tu, poeta degli oppressi, paladino della giustizia, mi hai espulso dalla tua vita? Perché sono fragile? Perché affetta di idrocefalia? Papà, perché mi hai abbandonata?". Neruda nelle sue memorie Confesso che ho vissuto, pubblicate postume nel 1974, non fa alcuna menzione dell’esistenza di una figlia sofferente. Un segreto custodito da ben 70 anni.
Nel tribunale immaginario del romanzo lei è parte e giudice. Con una prosa cristallina chiede giustizia usando un’arma identica a quella paterna, la poesia. La sua giuria popolare sono i lettori.
Così ci ricorda che i genitori, Maryka Antonieta Hagenaar, di origine olandese, e Pablo Neruda si erano sposati nel cuore dell’Indonesia, sull’isola di Giava, dove il poeta era console onorario nel 1930. Evoca la sua nascita a Madrid, nella cosiddetta “Casa de las Flores”, piena di gerani e luce, Ci farà riflettere s'un Neruda uomo, uno di tanti, e Neruda poeta, politico, uomo esitoso.
Ma per il poeta cileno la nascita di una figlia malata e deforme (secondo la sua stessa descrizione) era fuori da ogni suo calcolo.
[...]In questo tribunale letterario ci sono altre aggravanti: Negli archivi olandesi ho trovato poi anche tracce ben più drammatiche: la tessera di detenzione di Marika nel campo di transito nazista di Westerbork (lo stesso di Anna Frank), paradossalmente detenuta per essere sposata con uno straniero. Neruda era un diplomatico ma aveva proibito ai collaboratori di dare a sua moglie un passaporto cileno per fuggire dall’Olanda occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, dopo la morte della bambina" dice Hagar Peeters.
Nel giugno 1934, Neruda pubblica "Residencia en la tierra" e incontra l'argentina Delia del Carril, affiliata al Partito Comunista Francese, la famosa Formichina. Delia ha 20 anni più di lui e la storia d'amore sarà istantanea. Nell'agosto del 1934 (Maruca, com'era chiamata da Neruda), la moglie, partorì Malva.
Con un flash, rievoca i bombardamenti della guerra civile spagnola del 1936. Suo padre che la accompagna ad imbarcarsi insieme alla madre su un treno diretto a L’Aia. Sarà l’ultima volta che lo vede.
Neruda scrive all’amante del momento, di essersi liberato di un peso.
Riconosce che suo padre era un idolo della sinistra internazionale, perseguitato dalla destra che — tra le altre accuse — avrebbe voluto processarlo per bigamia. In Messico sposò in seconde nozze Delia del Carril, senza aver divorziato né informato sua madre, Maryka Antonieta. Un mese dopo la sua nascita, Neruda scrive all'amica argentina Sara Tornú(con la quale ha anche avuto dei rapporti sentimentali): "Mia figlia, o come la chiamo io, è un essere assolutamente ridicolo, una specie di punto e virgola, una vampiretta di tre chili". L'8 novembre si separò da Maryka e quel giorno abbandonò Malva.
Fugge con La Hormiguita a Parigi e inizia il segreto dell'abbandono di Malva, coperto per anni con la complicità della confraternita letteraria latinoamericana e del Partito comunista cileno, che ha anche nascosto abusi e maltrattamenti di decine di donne. Tutto è per Pablo Neruda.
Tuttavia, Malva è orgogliosa del padre: ha 5 anni, sente e capisce ma non può parlare. Nel suo corpo esile, cresce solo la testa. Guarda il mondo da una carrozzina in legno. È il 1939, anno della grande impresa umanitaria guidata da Pablo Neruda che riuscì a salvare 2 mila spagnoli antifranchisti rifugiati in Francia. Tra loro 250 bambini, alcuni della stessa età di Malva. Mobilitò donazioni in tutta Europa per noleggiare e riparare una nave, la Winnipeg, dove li imbarcò perché potessero iniziare una nuova vita in Cile. Due piccole mani applaudono l’eroismo di questo padre che incarna l’avanguardia poetica e politica. Ma perché a me non hai dato una seconda possibilità?
Maryka si avvicina a una chiesa a L'Aia, dove trova un asilo nido per Malva. Lì sarà assistita dalla coppia di sposi Hendrik Julsing e Gerdina Sierks. Neruda non risponderà mai alle suppliche della moglie abbandonata, di mandargli 100 dollari al mese.
Attorno a Malva ci sono altri bambini, compagni di gioco e sofferenza. Si diverte con altri figli abbandonati da personaggi celebri, impegnati a migliorare l’umanità. Come Lucia, la figlia schizofrenica dello scrittore James Joyce. O Daniel, secondogenito del drammaturgo Arthur Miller, affetto da sindrome di Down. L’autore di Uno sguardo dal ponte ed Erano tutti miei figli si era battuto contro la guerra del Vietnam definendosi “la coscienza dell’America”. Lui, uno dei mariti della divina Marilyn Monroe, quando con la grande fotografa e prima photoreporter dell’agenzia Magnum Inge Morath ebbe un figlio imperfetto, lo nascose per 40 anni. Malva menziona anche Edward, primogenito del Nobel per la fisica Albert: ricoverato e dimenticato in una clinica psichiatrica di Zurigo fino all’ultimo dei suoi giorni.
Maryka vive in pensioni e lavora su quello che trova per mantenere Malva, prega Neruda di mandarle dei soldi per darle da mangiare: «Spenderò fino all'ultimo centesimo per spedire questa lettera». La figlia del premio Nobel per la letteratura morì all'età di 8 anni il 2 marzo 1943 a Gouda.
Neruda, che incarna l'avanguardia poetica, l'intellettuale militante calamita per il socialismo in Sud America, negò loro anche il salvacondotto per lo scambio di cittadini che li avrebbe salvati da un'Europa impantanata nelle fatiche della seconda guerra mondiale.
La piccola Malva non è citata nelle sue memorie né vi è un verso a lei dedicato. Ma il cinismo di Neruda è palpabile in “Canto a las madres de los milicianos muertos” dove finge un affetto che contrasta con l'abbandono che ha fatto provare a Maryka e a sua figlia.
Fonti: Mary Villalobos (Reppublica) Hagar Peeter, scrittrice, storica. http://viaggiatiriignoranti.it https://www.uchile.cl Foto di portata: Casa de las flores, España.
Il tango è nato sulle rive del Río de la Plata nelle città portuali di Buenos Aires, Argentina e Montevideo, Uruguay, alla fine del 1800. È cresciuto gradualmente fino a diventare una miscela unica di persone e tradizioni musicali che sono cresciute allo stesso tempo . In quel momento, le città portuali hanno ricevuto grandi ondate di immigrazione mentre crescevano rapidamente. Man mano che la popolazione diventava più diversificata, gli stili musicali argentini e uruguaiani (che erano in realtà un mix di musica locale indigena e spagnola) furono affiancati da una vasta gamma di influenze che vanno dal candombe africano e dall'habanera ispano-cubana al valzer europeo, polka, chotis , mazurka e flamenco e dando vita a nuovi generi musicali: prima la milonga e poi il tango.
Ebbe inizio con le classi urbane inferiori, inclusi schiavi, immigrati e classi povere e operaie. La musica e la danza iniziarono a prendere forma nelle strade e nelle case popolari, dove molte persone vivevano insieme in quartieri con aree comuni per socializzare. Il quartiere La Boda di Buenos Aires è stato uno dei luoghi in cui il tango ha brillato di più. All'inizio, questa danza sensuale era famosa nei bordelli, sebbene fosse ballata tra due uomini. In ogni caso il tango aveva una pessima reputazione ed era disprezzato dalle classi superiori.
Tutto questo cambio dopo l'inizio del XX secolo, quando le prime copie del tango scritto hanno viaggiato attraverso l'Atlantico. Il tango divenne molto popolare in Europa dopo la prima guerra mondiale, soprattutto a Parigi, e anche la borghesia cominciò a ballarlo. Da quando la cultura parigina ed europea cominciò ad essere esaltata dalle classi alte di Buenos Aires, il tango iniziò ad essere visto in modo diverso, quindi, un genere che fino ad allora era stato considerato volgare, era stato abbracciato dalla popolazione in generale.
Per quanto riguarda la musica stessa, i primi tanghi erano puramente strumentali. Le prime band di tango erano composte da strumenti portatili: flauti, chitarre e violini; ma questa configurazione si è evoluta nella tipica orchestra, che comprende violini, pianoforte, contrabbasso e fisarmoniche. La fisarmonica, inventata in Germania e portata in Argentina da immigrati europei, divenne lo strumento del tango per eccellenza alla fine del XIX secolo. I cantanti di tango non sono apparsi fino all'inizio del XX secolo, quando hanno iniziato a inserire testi nella musica, incluso il lunfardo: parole gergali molto specifiche influenzate dalle lingue degli immigrati, in particolare l'italiano, che hanno iniziato a far parte dello spagnolo parlato a Buenos Aires.
La prima generazione di musicisti di tango, che suonò dalla fine del XIX secolo agli anni '20, era la cosiddetta Guardia Vieja. Crearono l'identità e la struttura del tango come genere musicale e iniziarono a utilizzare la tipica orchestra. Alcuni dei nomi più famosi in quel momento erano Francisco Canaro, Roberto Firpo e Ángel Villoldo. Divennero famose canzoni come El Entrerriano, Unión Cívica, La morocha, El Choclo o La Cumparsita.
La prima apparizione in scena di Carlos Gardel fu come cantante di tango nel 1917, quando cantò Mi Noche Triste. Il leggendario Gardel è noto per aver inventato la canzone del tango e la sua famosa voce ha avuto un ruolo enorme nella divulgazione del tango. Andò da solista nel 1925 e divenne una star internazionale fino alla sua tragica morte in un incidente aereo nel 1935. Alcune delle sue canzoni più famose furono Volver, Por una cabeza, Mano a Mano, Adiós Muchachos e Mi Buenos Aires querido.
Gardel e la comparsa della canzone del tango segnarono il passaggio tra la Guardia Vieja e la Guardia Nueva, che durò dal 1917/1920 fino al 1955 (gli studiosi di tango differiscono sulle date). Julio de Caro, Carlos Gardel, Sofía Bozán, Aníbal Troilo, Rodolfo Biaggi, Carlos di Sarli, Roberto Goyeneche e Francisco Lomuto sono i rappresentanti di questa generazione. L'ultima parte di questo periodo, quando il tango era già famoso ovunque, fu chiamata L'età dell'oro, e coincise con un importante momento politico con la nascita del peronismo in Argentina negli anni '40.
I club di tango iniziarono a chiudere uno dopo l'altro negli anni '60 e '70, quando la musica rock raggiunse i cuori e le menti degli amanti della musica di tutto il mondo, così il tango fu allontanato dai riflettori. Un artista di tango, virtuoso compositore e fisarmonicista di nome Astor Piazolla, ha reagito reinventando il genere, creando un nuovo tipo di tango chiamato nuevo tango, influenzato dal jazz e da altri stili. Molti puristi hanno criticato Piazolla dicendo che aveva ucciso il tango, ma oggi Piazolla è riconosciuto come uno dei più famosi artisti di tango e uno dei più importanti compositori del XX secolo.
La questione giunse a tal punto che Papa Pio X condannò questo ballo. Inoltre, fu censurato dai governi militari argentini.
Dietro; tutto è un mistero Lo si percepisce nell'aria densa La brezza spettina dolci e affascinanti chiome Mentre il silenzio abbonda
Un paradiso racchiuso Tranne che per gli uccelli Grandi stormi Disegnano maestose coreografie Precipitando in paradiso Si fiondano, decisi
Fraseggi da lontano si avvicinano suoni accattivanti, Annunciano il loro ritorno quasi un jazz Melodie uscite in armonici ritmi Sull'erba, sui fusti, sulle coppe trovano il mana, banchetto celebrativo
Finalmente sono qui, ancora una volta L'orologio determina il tempo, come in una danza A ciclo continuo Cieli blu coloreranno arcobaleni! E ancora un giorno saremo felici
Gandalf: finita? No, il viaggio non finisce qui...la morte è soltanto un'altra vita. Dovremo prenderla tutti. La grande cortina di pioggia di questo mondo si apre, e tutto si trasforma in vetro argentato. E poi lo vidi...
Pipino: cosa, Gandalf? Vidi cosa?
Gandalf: bianche sponde e al di là di queste, un verde paesaggio sotto una lesta aurora.
Pipino: beh, non é così male! Gandalf: no. Non lo è...