
Incedono
su cadenze di giorni
spietate identità di mente
Varcano il confine
di logiche designate
sconcertando
d’irreparabile
il solco di vite
ignare d’un fato temerario
al di là dello sguardo
d’occhi mandorlati
@Silvia De Angelis
Un affascinante percorso sotterraneo nella Roma dell’età imperiale, vero e proprio centro nevralgico della vita culturale e politica dell’Urbe. A due passi dal Foro di Traiano, durante i lavori di scavo e riqualificazione del 2005, tra i cinque e i sette metri al di sotto del cinquecentesco Palazzo Valentini, viene alla luce una straordinaria area archeologica costituita da due dimore patrizie risalenti al IV secolo d.C., dotate di un’area termale privata, e appartenenti a influenti famiglie dell’epoca. Nel corso dei secoli, l’aspetto originario delle sale è stato modificato da muri medievali e rinascimentali che, comunque, consentono di ricostruire un importante tassello della topografia antica di questa zona. L’area delle terme private, inoltre, era piena di detriti dovuti al crollo del piano superiore, dovuto forse a un terremoto avvenuto nel 538 d.C. Sono presenti, infatti, delle fratture orizzontali nelle lastre marmoree e delle tracce di un incendio scatenatosi probabilmente dopo il sisma. Attraverso l’accurata ricostruzione multimediale e alla computer grafica curate da Piero Angela, Paco Lanciano e da un’équipe di tecnici ed esperti, oggi è possibile rivivere la magnificenza delle Domus, appartenute alle nobili famiglie romane che vi avevano stabilito la propria dimora. Le strutture murarie, gli ambienti, le terme, le decorazioni e gli arredi, rinascono e accompagnano il visitatore in un suggestivo viaggio virtuale all’interno della Roma imperiale. L’installazione di una pavimentazione trasparente gli permette, inoltre, di camminare come sospeso su questo straordinario sito e, attraverso dei giochi di luce, ricostruzioni virtuali, effetti grafici e filmati, di ammirare i suoi ambienti immergendosi completamente nell’atmosfera dell’antica Roma. La visita inizia dal complesso termale delle Piccole Terme di Traiano, nella cui piscina centrale i padroni di casa potevano rilassarsi dopo la palestra. Le piscine erano dotate di impianto idrico privato, un lusso che solo i cittadini più abbienti potevano permettersi. Si prosegue entrando nel laconicum, una sauna in cui la temperatura raggiungeva i 50 gradi, grazie a una fornace alimentata dalla legna bruciata dagli schiavi. Le altre vasche delle terme: il calidarium, il tepidarium e il frigidarium, erano utilizzati per adattare il corpo ai diversi livelli di calore. Nel frigidarium è stata rinvenuta la testa marmorea della dea Minerva risalente al I secolo d.C. che costituiva già un’antichità per l’epoca. Dalle terme si accede direttamente alla casa patrizia e in uno dei suoi salotti la cui pavimentazione e le pareti sono rivestite di pregiati marmi policromi. Dalla rimozione dei detriti utilizzati per riempire il terreno prima della costruzione di Palazzo Valentini è emersa una porzione di strada romana in basolato del I secolo d.C. composta da grandi blocchi di pietra spessi 30 centimetri e del peso variabile tra i 50 e i 300 kg. Nella stessa area sono state rinvenute anche due statue romane. Una scala monumentale portava al piano superiore della domus dove si trovavano delle camere da letto di dimensioni piuttosto contenute. Le domus erano dotate anche di una biblioteca per lo studio e la lettura dei papiri, nonché di una grande cucina. Il salone della seconda domus presenta uno straordinario pavimento a mosaico con disegni geometrici e floreali, in seguito tagliato in due dal muro cinquecentesco del palazzo. Per realizzarlo ci sono volute circa mezzo milione di tessere e centinaia di migliaia di tasselli. Un altro mosaico si trova nella stanza adiacente che probabilmente esibiva un colonnato che si apriva verso giardini della casa. Il materiale di risulta degli scavi è organizzato in una piccola esposizione museale e contribuisce a tracciare usi e costumi delle varie epoche attraversate dall’edificio. Il percorso di visita culmina in un grande plastico ricostruttivo dell’area in età romana e delle fasi attraversate da Palazzo Valentini, grazie al quale il visitatore può rivivere il contesto urbano dell’epoca con le sue stratificazioni storiche. Le foto sono di proprietà dell’Amministrazione della Città Metropolitana di Roma Capitale(WEB)
Peduncoli reclinati sull’orma d’una cromatica potestà rinascono su fiori di carta. Orgia di pennelli talentuosi coricati su logica ansante d’un immaginoso fragile donano essenzialità al respiro. Luce ritrovata nella severità del buio proietta ciocche di colore capaci sminuire l’orma di paura rifugiata nel pozzo nero dopo la caduta a picco nel sogno… @Silvia De Angelis
Come tornai da la Madon-dell’-Orto
Co cquer pizzicarolo de la scesta,
Aggnede poi cor mannataro storto
Ar Cimiterio suo che cc’è la festa.
Ner guardà cqueli schertri io me sò accorto
D’una gran cosa, e sta gran cosa è cquesta:
Che ll’omo vivo come ll’omo morto
Ha una testa de morto in de la testa.
E ho scuperto accusí cche o bbelli, o bbrutti,
O ppréncipi, o vvassalli, o mmonziggnori,
Sta testa che ddich’io sce ll’hanno tutti.
Duncue, ar monno, e li bboni e li cattivi,
Li matti, li somari e li dottori
Sò stati morti prima d’èsse vivi.
Roma, 10 dicembre 1832
Notevole chiazza bianca a sfiorare la gorgia e setoso manto oscuro come la pece sensibilizzano i tratti d’un solitario mustelìde. Son solchi spogli in desertiche pianure e rocce accidentate in curvature montuose ad accentuare iridi accese della faina nell’impatto controluce. La dimenticanza del giorno nel blu di notti mute pone predilezione a feroci agguati nel balzo repentino alla nuca della preda suggendone il sangue mentre l’orizzonte di cielo e terra mescolati si fa invisibile @Silvia De Angelis
S’appressano volatili
enigmatiche tracce d’energia
plesso di biscrome intonate
nel pensiero fluttuante
veicolato da dita di vento
Soggioga a forza
il fraintendere d’un gemito lieve
molto insistente
in un’aura che riluce
sbalordita da una realtà
spinta oltre la saggezza dello sguardo
@Silvia De Angelis
Nel tuo pensiero
che valica orme di neve
hai catturato
un virtuosismo
rasente l’emozione
scaturita
in me
quando mi perdo nei tuoi occhi
Sguardo nudo
nella lacrima
scesa prematura
in cui s’avverano
solo sogni accantonati
sulla smania di passate verità
dove la realtà
non ha mai chiesto resa
@Silvia De Angelis
Parla il palmo
d’ingredienti a venire.
Mediatore d’un vincolo
ove s’incrociano linee
nell’estuario d’una premonizione
smania d’un balbettio.
Geografia rampicante e instabile
nel cesello d’incroci
flessibili
nel rituale che sbricioli il nirvana
non manifesto
ma giocoliere di grovigli
nell’astrazione d’un evento
sulla mano….
@Silvia De Angelis
In bilico
sulla destrezza del lustro
pone strofe emancipate
nate da una placenta originaria
che ha lasciato eco di memorie.
S’atteggia
la mano dissonante
a ricercate enfasi
manifeste d’un trovatore
che in realtà sia inabile di trovare nell’universo
un pegno
nei giri di non solo amore
@Silvia De Angelis
Riscoprirti ora
quando una dolcissima inerzia
interferisca
sull’intento di sempre
Circostanziale
ora
quel tuo aspetto famoso
inaspettatamente
lascia fraintendere
un che di fascinoso e occulto
che giochi
sul gheriglio di commozione
forse in letargo da qualche tempo
S’amplia la visura
d’un pregiudizio antico
votato sullo schiudersi di labbra
non più barcollanti
ma assai decise
in un sentiero bagnato
in cui mosto vermiglio
sciolga una densità prediletta
alla sua rinascita….
@Silvia De Angelis
Inaspettata fanfara rumoreggiante su davanzale aperto alle fauci del giorno. Sancisce una volontà diversa dal crisma motivato nell’attimo. Consapevolezze e ironie si scambiano inusuali ritmi alla ricerca d’un talento dolce/amaro stupefacente. Disegnerà bocci di magnolia cangianti nel retrovia del pensiero divenuto crepitio d’umore come disfatta d’un dolo… @Silvia De Angelis
Una serie di persone sconosciute, in una metropoli che si muove compulsivamente, nelle giornate colme di impegni, di tutti i generi, ai quali attenersi con la migliore precisione.
I contatti, fra esseri umani, sono sempre più sporadici, nelle città super abitate e in cui il modo più veloce, per sentirsi, è quello dei messaggi sul telefonino.
Da quando si è diffuso l’uso del web, le persone si guardano negli occhi e si toccano meno, lasciando trapelare le loro sensazioni su strumenti altamente tecnologici, ormai, alla portata di tutti.
Forse sono una romantica, ma preferivo i tempi addietro, quando ci si parlava fra simili e attraverso un contatto, prettamente umano, ci si scambiavano punti di vista ed emozioni, a volte indimenticabili.
Inoltre, in quest’epoca, è tutto velocizzato, come se fossimo degli automi, alle prese con una continua corsa, per il raggiungimento di una qualsiasi cosa della vita.
In strada si cammina con sospetto, molto guardinghi, per paura di essere scippati, o di essere avvicinati da qualcuno che abbia reconditi scopi, pericolosi per noi.
Decisamente non è un bel vivere, ancorati principalmente ad amicizie di vecchia data, che sappiano trasmetterci sicurezza o, in alternativa, avere conoscenze superficiali con cui argomentare in modo
generico, senza far trapelare la parte più genuina di noi.
Mi auguro che la situazione possa evolversi al meglio, ritornando a momenti di solidarietà, fra la gente, e fiducia gli uni negli altri, anche diminuendo episodi spiacevoli, e violenti, che talvolta ci dànno un senso
di grande ansia interiore.
@Silvia De Angelis
Uno strapiombo sale in verticale
nella realtà ripetitiva
di vene nel cosmo.
Saggiano il lividore
d’una collettività dispersa in frantumi
nel respiro ansimante.
Scema un sogno di vita
nella luce artefatta
d’una natura boicottata
portatatrice d’insubordinate ceneri
come d’antichi riti
trapassati….
@Silvia De Angelis
Sterzo su evolute trazioni del presente lasciando scivolare nessi scomodi al respiro nel risveglio d’una luce fioca. Svuotata di conforto supero incognite gravose nella bocca che aggiunge respiri all’ugola vogliosa d’un canto originale. Dita impalpabili si muovono a sorreggere codici svelati nelle mani solide sognanti carichi di fiducia oltre segrete tane. @Silvia De Angelis
Con dolcezza
apro le mani
le appoggio
sul silenzio imperante
d’un attimo sfacciato
Trapela dalle sue fessure
un manto di fascinosa solitudine
S’inarca
nel profondo
come le onde del mare
sussurrando di velate creste
intarsiate di scirocco
Immersione azzurra
nella smania d’un respiro solitario
che risorge
e lascia scivolare
ombre dagli occhi
nel blu d’inviolato amore
e sagace inganno
@Silvia De Angelis