Nel Medioevo, durante un banchetto, i convitati erano sistemati normalmente disposti a U, su lungo tavolo centrale e le due ali laterali con una rigida gerarchia di posti e contiguità.Ogni portata era servita in contemporanea a tutti gli invitati, secondo un rigoroso ordine di servizi che si succedevano.

Generalmente le tavole più signorili dovevano offrire uno o due servizi di apertura, con frutta e verdure; a seguire i brodetti e le zuppe, anche a base di ravioli e lasagne in brodo. La frutta era servita all’inizio del banchetto
Dopo i primi venivano serviti i bolliti, per preparare gli stomaci al piatto forte ovvero all’arrosto di selvaggina di penna con corredi di salse, sostituito dal pesce se imposto dal calendario liturgico.
Dopo i secondi, si procedeva con altri due o tre servizi di chiusura a base di formaggi, torte e pasticci, dolci e vini liquorosi ed in ultimo spezie candite per aiutare la digestione per chi fosse riuscito a non perdere i sensi nel frattempo. A coordinare il tutto c’era la figura dello Scalco, ruolo chiave di responsabile del corretto taglio e porzionamento delle vivande, accompagnato da una “brigata di sala” composta da coppieri, vivandieri, servitori.
Immancabili i portatori di bacili per le mani, dal momento che era obbligatorio per il gentiluomo e la dama lavarsi le mani prima e durante il pasto. Il comportamento dei partecipanti al banchetto medievale doveva essere gentile, educato, signorile.
Si mangiava, e spesso si beveva, a coppie, condividendo lo stesso calice e utilizzando lo stesso piatto: molto frequentemente, nei tempi più antichi in particolare, il piatto era in realtà una grossa e spessa fetta di pane. Bianco e raffinato ovviamente! Poco dopo il mille, la musica profana, incominciò ad arricchirsi, soprattutto in Francia, per merito di poeti musicisti. Questi artisti erano nobili, feudatari, cavalieri e anche dame, comunque sempre personaggi della corte che non facevano i musicista di mestiere, ma si dilettavano a comporre canzoni da cantare durante qualche festa. Gli argomenti trattati dai trovatori e dai giullari erano naturalmente vari, ma soprattutto essi cantavano l’amore; un amore che aveva sempre i connotati della passione ideale, sublime, esclusiva, nei confronti di una donna che possedeva tutte le virtù e arrivava perciò a rendere più buono, più valoroso, più serio l’uomo che l’amava.La grandiosità di certi banchetti medievali e poi rinascimentali, arrivava probabilmente fino ai complessi musicali composti da numerosi elementi con strumenti a corda, a fiato, a tastiera e percussivi.
DANTE ALLA CORTE DEL RE ROBERTO
(Novella LXXI Sercambi)
Dante giunse alla corte di Napoli vestito con neglicenza, come “soleano li poeti fare”. Era ora di pranzo e, a causa del suo abbigliamento, fu messo in coda di tavola. Dato che aveva fame mangiò lo stesso, ma appena terminato il pasto lasciò la città. Il re, confuso per aver trattato male il grande poeta, gli inviò un messaggio e l’invitò nuovamente a corte. Stavolta Dante si presentò a pranzo riccamente vestito, per cui il re lo fece mettere in capo della prima mensa. Il servizio era appena iniziato quando il poeta cominciò a roversciare cibi e vini sui suoi abiti. Al re che, stupefatto, gli chiedeva i motivi del suo atteggiamento, rispose: “Santa corona, io cognosco che quel grande onore ch’è ora fatto, avete fatto a’ panni e pertanto io ho voluto che i panni godano le vivande aparecchiate. E che sia vero, vi dico io non ho ora men di senno che allora quando prima ci fui, che in coda di taula fui asettato, e questo fue perch’io ero malvestito. Et ora con quel senno avea son ritornato ben vestito e m’avete fatto stare in capo di taula.”
*Che bel caratterino il nostro Sommo Poeta, certo negligente il comportamento del re a non informarsi dell’importanza dei suoi ospiti affidandosi all’apparenza di un’ipocrita etichetta. Sottile e coraggioso l’ultimo atto di questo divertente raffronto dove alla fine il re si scusò sottomettendosi al valore del letterato e sorvolando sull’impertinenza del gesto.
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