INAMMISSIBILE SCONFITTA, di Silvia De Angelis

INAMMISSIBILE SCONFITTA

Morde ferocemente lo stinco

sconfinato oltre misura

nel rimbalzo d’una lacerante sconfitta.

Fauci sanguinolente

motivate dal lividore cupo

accendono inaudite morsure

intransigenti al barlume d’uno scacco.

Beffarde ritualità espressive

assiemate a fantocci di crudeltà

nuotano controcorrente in mantelli di rancore

masticando avidi bocconi

nella lingua forsennata.

@Silvia De Angelis

https://deangelisilvia.blogspot.com/

STRAPIOMBO D’AMORE, di Silvia De Angelis

Quando il calpestìo del silenzio

si fa forte nei pensieri

mi impiglio

nel cosmo del tuo sguardo

disperso nel rumore alieno della vita

Ne odi l’increspare denso

senza farne tacere

l’andirivieni insoluto

Vorrei esserti rondine

allora

tracciando un semicerchio d’autunno

Scivolare poi sul tuo bavero chiuso

per sussurrarti d’ali

dolcemente tese

alla convulsa ricerca

d’uno strapiombo d’amore

@Silvia De Angelis

Postato 17th December 2016 da silvia de angelis

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Libri: Scorci di vita, di Rosa Maria Chiarello

Giuseppe Di Benedetto (Illustratore)

Le Mezzelane Casa Editrice, 2020

Attimi di vita vissuta; l’amore, il dolore per la fine di un amore, la dolcezza dei ricordi, la consapevolezza del tempo che passa, lo sguardo volto alle brutture del mondo sono i temi essenziali della silloge “Scorci di vita”. La solitudine dei giorni scandisce il tempo di un’anima tormentata che anela all’infinito, che s’innalza oltre il cielo, che vive di piccole cose e che, nonostante tutto, è nell’amore che affoga il suo pianto quando i fantasmi del passato le fanno compagnia. Un passato doloroso, la ricerca di una stasi in cui, nonostante tutto, la poetessa resta abbagliata davanti al manifesto del creato e riesce a svegliarsi dal torpore del sonno e vivere di quel sole tiepido che ancor riscalda. Non si abbatte, la speranza riempie i suoi giorni ed è proprio dalla sofferenza che ricomincia la ricerca di nuove linfe che possano alimentare l’essenza del vivere.

Libri: L’attesa di Rosa Maria Chiariello

Grazie Alfredo Sant’Angelo

Ciao, ti scrivo le mie modeste riflessioni sul tuo libro.

L’ultima opera, “L’attesa…”, di Rosa Maria Chiarello mi è piaciuta molto. Nella prima parte si evince la conferma della sua bravura a scrivere versi. Le poesie ci catturano e ci allietano l’animo e come scrive lei “i ricordi riemergono e le emozioni prendono il sopravvento”. Con una forza naturale e garbata i suoi versi ci accompagnano nei ricordi e ci conducono verso l’orizzonte in cerca di un approdo dove riparare per non farci piegare dal destino che a volte può essere ingrato. Rosa María trasforma le memorie che riaffiorano in parole che compongono versi che ci giungono come immagini con delicata attenzione .

Nella seconda parte scopriamo la vena narrativa di Rosa Maria, dove riesce con lo stesso stile garbato a raccontarci della vita in tutte le sue sfaccettature. I racconti si leggono con passione e ci conducono sempre verso quell’orizzonte cui l’autrice anela, verso quell’approdo che sta oltre il nostro sguardo.

Un abbraccio!

Maschere e volti, di Rosa Maria Chiariello

Maschere e volti

Mi aggiro fra occulti fantasmi

imbellettati di sarcasmo e ipocrisia

Finzione guida i passi,

mostra volti finti.

Si sta vicini

in questo mondo

e mai insieme.

La maschera dell’indifferenza

si appoggia alla solitudine

perdendo il contatto con l’altro.

Togli la maschera,

mostra il tuo volto,

nel gioco delle parti,

le tue unghia affilate

uccidono i fratelli.

Mostra chi sei,

non ti celare.

Si è alzato il sipario,

nel teatro della vita,

le maschere oscurano

i volti dell’indecenza.

Rosa Maria Chiarello

Tutti i diritti riservati

Dipinto di Nicoletta Militello

Writers Foundation Capital e Writers International Edition- Grecia presentano gli scrittori del mondo

Irene Doura-Kavadia presenta l’autore Joan Josep Barcelo

Foto : Irene Doura-Kavadia scrittrice e poetessa

INCONTRO CON L’ AUTORE : Joan Josep Barcelo

Writers Capital Foundation in associazione con Writers International Edition, Grecia.

30 Ottobre 2022 ore 17.30 (Grecia) / 16.30 (Italia-Spagna) / 15.30 (Portogallo)

La Writers Capital International Foundation invita la vostra gentile presenza durante il programma MEET THE AUTHOR che si terrà domenica 30 ottobre 2022 via Zoom. L’autore ospite della sessione è Joan Josep Barceló.

Biografia
Joan Josep Barceló i Bauçà (Palma di Maiorca – Spagna, 1953). Ha studiato lettere e scienze all’Università di Barcellona, Isole Baleari, Madrid e Londra. Durante la sua carriera ha esplorato vari campi della cultura, tra cui la letteratura, il pensiero e le arti. È autore di numerosi libri di poesia in catalano e italiano, ha ricevuto importanti riconoscimenti e premi internazionali nella sua carriera letteraria. Sviluppa uno stile caratterizzato dal surrealismo e dall’astrazione, con richiami a un mondo onirico e mitico, spirituale e carnale, alla ricerca di un concetto rivoluzionario che ne approfondisca i criteri filosofici e scientifici. La sua poesia si connette con l’arte visiva e la performance, mostrando nuovi concetti e stili di comprensione della letteratura, offrendoci di entrare in un mondo che unisce le scienze sociali e scientifiche in un unico corpo verbale e artistico. Nel campo del pensiero e della ricerca, ci introduce a nuovi concetti del rapporto tra filosofia nel corso della storia e come affrontare il presente e il futuro, analizzando l’evoluzione dell’uomo attraverso i secoli e come entrare in un nuovo mondo tecnologico significhi che molti concetti devono essere rivisti di fronte all’attuale cambio di paradigma. Oltre al mondo letterario, come artista plastico e visivo, le sue opere pittoriche mostrano un legame tra materiali naturali e sintetici, con la creazione di opere incorniciate nell’arte contemporanea, ha esposto in diverse mostre collettive, dove poesia e arte si fondono sempre. Siamo di fronte a un artista-poeta poliedrico che comprende il mondo che lo circonda come un tutto indivisibile che deve essere una guida per l’uomo di oggi per entrare nel futuro.

Incontra autori contemporanei da tutto il mondo attraverso il programma “Meet The Author” della Writers Capital Foundation che sarà presente sul World Wide Web e su varie pagine di social media,

Offerto da Writers Capital International Foundation wcifcentral@gmail.com

In associazione con Writers International Edition, Grecia
http://www.writersedition.com

Bibliografía in Italiano

il desiderio è la scintilla del fuoco. Kimerik Ed.. 2016 (Ed. italiano/lombardo)
un attimo di tenerezza. Kimerik Ed. 2017
chiavi di persistenza. Aletti Editore. 2017
collegamenti covalenti. Aletti Editore. 2017
de sang – di sangue. Il Convivio Editore. 2018 (Ed. catalano/italiano)
grembo. Leonida Edizioni. 2019
elettronegatività. Il Convivio Editore. 2019 (Ed. catalano/italiano)
drømmeøya. Eugraphìa. 2020. (Ed. catalano/italiano)
parassiti della memoria – paràsits de la memòria. Le Mezzelane Casa Editrice. 2020 (Ed. catalano/italiano)  
non devo morire oggi. Edizioni Setteponti. 2021
alla periferia del cerchio – en perifèria del cercle. Il Convivio Editore. 2021 (Ed. catalano/italiano)
perché? Il mio nome è coco. Edizioni Setteponti. 2022   
OMNISCIENT. Filippo Papa (photography) & Joan J. Barceló i Bauçà (poetry). Edizioni Setteponti. 2022 
                                      (Edizione italiano/inglese)


WRITERS EDITION
MEET THE AUTHOR

JOAN JOSEP BARCELO
Poetry and Art. Concepts of communication through literature and art in poetic and visual language.

Writers Capital Foundation in association with Writers International Edition, Greece.
October 30, 2022 at 05.30 PM (Greece) / 04.30 PM (Italy-Spain-France) / 03.30 PM (Portugal)

BIOGRAPHY
Joan Josep Barceló i Bauçà (Palma de Mallorca – Spain, 1953). He studied literature and science at the University of Barcelona, ​​the Balearic Islands, Madrid and London. Throughout his career he has explored various fields of culture, including literature, thought and the arts. He is the author of numerous books of poetry in Catalan and Italian, having received important awards and international recognition in his literary career. He develops a style characterized by surrealism and abstraction, with references to a dreamlike and mythical, spiritual and carnal world, in search of a revolutionary concept that deepens the philosophical and scientific criteria. His poetry connects with visual art and performance, showing new concepts and styles of understanding literature, offering us to enter a world that unites the social and scientific sciences in a single verbal and artistic body. In the field of thought and research, it introduces us to new concepts of the relationship between philosophy in the course of history and how to face the present and the future, analysing the evolution of man through the centuries and how entering a new technological world means that many concepts must be revised in the face of the current paradigm shift. In addition to the literary world, as a plastic and visual artist, his pictorial works show a connection between natural and synthetic materials, with the creation of pieces framed in contemporary art, he has exhibited in several group exhibitions, where poetry and art always merge. We are facing a multifaceted artist-poet who understands the world around him as an indivisible whole that must be a guide for the man of today to enter the future.

Bibliography in Catalan

una mar de tempestes dins la nit. Editorial Cort. 2010
emergència sobtada. El Petit Editor. 2016
nòmades. Documenta Balear Edicions. 2017
carn crua. Adia Edicions. 2018
svalbard. Adia Edicions. 2018
Poesia Bloom. Adia Edicions. 2018
suïcidi màfic. El Cep i la Nansa Edicions. 2019
INRI. Edicions Saldonar. 2022

👇👇👇

http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/10/27/autori-dal-mondo-presentati-dalla-writers-capital-foundation-e-writers-international-edition-grecia/

Writers Capital Foundation e Writers International Edition – Grecia presentano gli scrittori del mondo

Vane domande

Photo by Alex Azabache on Pexels.com

Vane domande.

Cosa scrutano quegli occhi all’orizzonte?

Il rosso cupo di incerto tramonto?

O, forse, il brulicare di solitudini sparse?

Oh, le palme delle tue mani arse

a lasciare orme tra salsedine e sabbia

o a scaldarsi nel ricordo di carezze consunte.

Avverti ancora il soffio di antiche presenze?

O i tuoi occhi lacrimano d’altre assenze?

Oh, che vuoto di vane domande!

Me le pone la pelle porosa al tuo vento

Perché, pur lontano,

un’onda lunga di tristezza io sento.

Indicibile

stellare

Tra il diaframma e il cuore

Photo by Puwadon Sang-ngern on Pexels.com

Tra il diaframma e il cuore.

Scivolano, scivolano le tue care parole

ed io le inseguo come fa la Luna col Sole.

Rotazione di un dire che di te m’affabula

quali bagliori di tua pelle e di quel che ti circonda.

Ed io ti leggo, sonoro come un’onda,

nel vibrato dei miei gravi tra il diaframma e il cuore.

Non so come chiamare

questo inseguire le tue rifrangenze,

scorie d’amore, di sentimento emergenze

Indicibile

stellare

Di tua fragilità

Photo by Xenia Bunina on Pexels.com

Di tua fragilità.

Oh diafana, quanto potente, creatura!

Seppur d’ombra permane il tuo segno

questo mio povero corpo se ne fa regno.

L’incarnato del tuo dire

richiama un mesto sorriso

soglia d’accesso al tuo caro viso.

Di tua fragilità mi prende la forza

pelle d’angelo ne è la scorza,

pelle pallida di velluto vibrante,

perdizione di tatto ai sensi

della mia mano che ti cerca, vagante.

Indicibile

stellare

Gli alberi del nord, di Marco Boschetto. Il blog di Roberto Lovacchini

Gli alberi del nord

 ROBERTO IOVACCHINI

Titolo: Gli alberi del nord
Autore: Marco Bosonetto
Editore: Bandini + Castoldi
 
Pietro Gastaldi è un commissario di polizia, è in ferie, è stanco di lavorare e vorrebbe andare in pensione prima possibile. Ma accade qualcosa di grave, tre ragazze vengono trovate impiccate sul fiume Po. La scoperta è di un barcaiolo che ha subito sporto denuncia. Una delle ragazze riesce a salvarsi aggrappandosi al cadavere di una delle sfortunate compagne. Gastaldi è un uomo concreto, esperto, cerca la verità e non soluzioni di comodo per la stampa o per tener buona l’opinione pubblica. Le indagini sono orientate verso il mondo della prostituzione, ma Gastaldi sente che quella non è la strada giusta e cerca altrove, insieme ai suoi fidi collaboratori, in silenzio, lontano dai riflettori. La ragazza salvata ha uno strano segno sulle guance, la figlia archeologa trova una pista che potrebbe essere decisiva per scoprire i colpevoli.
Il libro racconta una storia dolorosa, del degrado sociale che stiamo vivendo in questo periodo, ma lancia anche qualche segnale di speranza. La vicenda è ambientata a Piacenza, con il fiume Po protagonista assoluto insieme alla nebbia, fonte di tanti disagi ma capace di creare quelle atmosfere rarefatte tipiche di tante mattine, piene di fascino e di mistero. Una storia tra il giallo ed il noir che tratta temi di grande importanza sociale, come il razzismo, la prostituzione, le condizioni delle donne immigrate, sfruttate e derubate di tutto, dalla dignità al diritto alla speranza, ma anche la crisi economica, le aziende che chiudono e lasciano a casa tante persone che non hanno più di come vivere. Se molti soffrono per la situazione economica, altri diventano sempre più ricchi, potenti ed arroganti, si sentono in diritto di comprare tutto, anche chi non ne vuole sapere di essere corrotto. Marco Bosonetto è riuscito a trattare temi delicati mantenendo un misurato distacco dalle vicende, con una scrittura diretta, efficace, molto adatta alla storia.

Il mistero della carrozza n.12, di Paolo Navi. Il blog di Roberto Lovacchini

Il mistero della carrozza n.12

 ROBERTO IOVACCHINI

Titolo. Il mistero della carrozza n.12

Autore: Paolo Navi

Editore: Newton Compton

Un romanzo che si presenta come un thriller di tipo tradizionale, con evidenti riferimenti ed omaggi a due opere di Agatha Christie. Il protagonista è Giovanni, un professore universitario di economia, che è di ritorno da Monaco dove ha ritirato un premio prestigioso. Resta bloccato all’aeroporto per una violenta tempesta di neve. I voli sono tutti cancellati, impossibile per gli aerei atterrare e decollare. Giovanni deve tornare a casa a tutti i costi, sua moglie ha organizzato la cena di compleanno a cui lui non può mancare. L’unica possibilità per Giovanni sembra essere prendere un treno che partirà in pochi minuti. Giovanni prenota e acquista il biglietto con il cellulare, si reca alla stazione e sale sul treno. Il viaggio si prospetta scomodo ma date le circostanze c’è poco da lamentarsi. Dopo qualche ora di viaggio, nei pressi di Innsbruck, il treno viene investito da una violenta valanga di neve, tutti i vagoni vengono spazzati via, solo il vagone n.12 si salva. Con Giovanni restano in vita altre sette persone. Per i superstiti inizia una avventura incredibile, dovranno affrontare la neve, il freddo gelido ed un micidiale killer che vuole uccidere tutti i sopravvissuti. Giovanni si trova al centro di un incubo che cambierà la sua vita per sempre, in modo imprevedibile. Paolo Navi scrive in modo netto, senza fronzoli, diretto e molto efficace. La trama è sorprendente, con un avvio lento, poi l’incidente, la lotta per la sopravvivenza, l’attesa per i soccorsi, la sequenza di omicidi. La storia acquista ritmo, gli eventi incalzano, la situazione precipita in un baratro che sembra non finire mai. Nel finale tutto cambia e Giovanni si troverà a fare i conti con sé stesso e con la propria vita, trovando il coraggio per fare quello che non avrebbe mai creduto di essere capace di fare. Un libro che offre molto di più di quello che lascia intendere dalla copertina e dalle note di presentazione.

In forma di essere umano, di Riccardo Gazzaniga.

Il blog di Roberto Lovacchini

 ROBERTO IOVACCHINI

Titolo: In forma di essere umano

Autore: Riccardo Gazzaniga

Editore: Rizzoli

Argentina, 1960. Adolf Eichmann è un ex ufficiale delle SS che ha trovato rifugio in Argentina partendo in nave da Genova. Eichmann ha cambiato identità, vive nella penombra, in modo semplice al limite della povertà, con la costante paura di essere scoperto.

Zvi Aharoni è un agente del Mossad, è alla ricerca di nazisti in fuga, ha Eichmann nel mirino. Non vede l’ora di smascherarlo e di consegnarlo alla giustizia israeliana.

Eichmann è stato un ufficiale delle SS potente e devoto alla causa, ha provocato la morte di milioni di ebrei, elaborando nuovi metodi di eliminazione, per risparmiare tempo, per incrementare giorno dopo giorno il numero di ebrei eliminati, come un manager d’industria, che ottimizza e migliora i processi, per aumentare l’efficienza, a vantaggio degli azionisti. Il libro racconta la sua vita da ufficiale, gli ordini che riceveva, la fredda determinazione con cui li eseguiva, il funzionamento dei campi di concentramento, dove zelanti e ottusi militari commettevano crimini orrendi convinti che fossero solo esecutori di ordini e quindi esenti da colpe.

La vita passata di Eichmann e quella attuale da fuggitivo, sono raccontate con grande efficacia, evidenziando i pensieri, le ambizioni, la fredda cattiveria, la consapevolezza della fine che avrebbe fatto se la giustizia avesse messo le mani su di lui.

Anche Zvi Aharoni viene raccontato con i suoi pensieri, la determinazione con cui dà la caccia ad Eichmann, la grande pressione fatta sui suoi capi per finanziare le ricerche e l’operazione di arresto. Un libro mai indulgente sul passato ed il presente di Eichmann, che pur mostrando nella sua seconda vita argentina alcuni aspetti umani inediti della sua personalità, non ha mai avuto il minimo pentimento per le sue colpe. Il libro racconta l’oscenità del nazismo in modo originale, riuscendo ad esprimerne tutto l’orrore senza giudicare, suscitando nel lettore dubbi e domande.

Due volte

Nella mia poesia

Nella mia poesia

Due volte

Ho lasciato decidere alla vita,
e ho perso.
Ho perso quando non ho impuntato i piedi al suolo. Quando non ho studiato.
Ho perso quando ho indossato le scarpe più grandi.
Quando mi sono innamorata non di me stessa.
Quando ho pianto.
Ho perso in ogni modo e in ogni dove.
Quando ho scritto e ho pensato.
Quando volevo essere e non sono stata. Quando non ho ascoltato.
Quando mi hai deriso per strada e ti ho risposto, per questo ho perso.
Ho perso nella vita e non c’è dubbio.
Ho perso con me stessa ma ci ho provato.
E sì, ho perso quando ho resistito
all’urlo, alla rabbia, ai piatti rotti, ai pugni contro il muro. Alle lacrime di mia madre, alla sua mente vaga, alla mia inerme forza. Ho perso quando non me ne sono andata.
Quando avrei dovuto, voluto e ho rinunciato, quando sono stata niente. Ho perso troppe volte
non me ne importa.

“Per ogni fiore incolto io, forse ho perso
per quello specchio dove vedevo ciò che ancora odio.
Due volte sono stata un guanto,
grembo;
due volte ho ammirato il mio perdono.
Due volte sono stata artista, pittore, poeta, e di successo. Due volte ho saputo amare il solo per sempre che esiste al mondo;
e non sarai tu a dirlo, lo so per certo

@nella

Ho la danza nel cuore

Nella mia poesia

Nella mia poesia

Ho la danza nel cuore

Io sono quella persona
che ancora guarda il cielo
aspettando una meteora
e la sua scia luminosa.
Quella che sfoglia le margherite
quella che bara
che finge di perdere il conto.
Quella sono io
matta che sorride alle offese
che saltella nelle campane
disegnate sul nero dell’asfalto
quella immobile quando conti fino a tre
e non sta in equilibrio
quella che perde
quella che ascolta.
Quella
che resta in disparte
in silenzio, o che urla
senza vie di mezzo.
Quella che
non ha voce in capitolo
ombra dei lampioni
riva del mare, luce all’alba.
Il bicchiere mezzo pieno
il digrigno dei denti
le spalle al tempo
lacrima nascosta.
Il verde dell’aurora.
Uno spettacolo. Il controsenso.
Non parlerò in pubblico
non leggerò ciò che scrivo
ho la danza nel cuore
ma non so ballare

@nella

Un bel cappotto

Un bel cappotto

Certe volte, ho i pensieri tra i lampioni, le mani nelle tasche che giocano con i buchi, le spalle stringono un “vabbè così doveva andare” e gli occhi brillano di “grazie”. E lo so, lo so che posso sembrare scema, col coltello tra le labbra a cercare di cantare canzonette la domenica mattina mentre l’olio salta sotto il pomodoro. Certe volte i lampioni sono spenti, le mani non hanno più buchi da cercare, rivoltano le tasche. Non passano i rimpianti tra le scapole, le braccia e i palmi e io, ad occhi chiusi rallento il respiro, mi abbraccio e mi metto a ballare, perché la vita certe volte è più leggera tra le spighe d’oro, sopra un libro giallo o sotto le campane, e si sa per i matti ogni cosa ha colore, ogni illogica parola, ora o frase. Certe volte, si ha addosso un bel cappotto, un garofano all’occhiello. All’occorrenza è quanto basta a zittire il mondo

@nella 

Nella mia poesia

Spirits of the Night, sijo

Spirits of the Night, sijo

I’ve written my first sijo… and I admit it was a bit intimidating. There is a rhythm that I’m not sure I found. 

The idea is to write this sijo in three lines with a 3-4-4-4 grouping pattern in the first line; the second line echoes the 3-4-4-4 grouping with more details, and the third line is 3-5-4-4. I struggled with the line pattern, so I broke this down into syllables of 16-14-15, for around (45) 44-46 syllables. 

I’ll have to work with this form some more to perfect it. Notice the punctuation and capitalization—this Korean form differs greatly from the Japanese forms.

This is for #TankaTuesday and for the Wombwell Rainbow’s form which is the sijo.

© Lisa Fox, Felt Mansion
On dark moonless nights, star-shine unveils purple daytime forest shade.
Shadow trees, leaf-whisper in song. In dreams, I dance alone.
Deep sky reflects my soul-spirit, loneliness, my chaperone.

© Colleen M. Chesebro

Halloween is almost here!

New Moon Soup, haibun

MY POETRY

New Moon Soup, haibun

Today, the October new moon pays homage to a solar eclipse. There is an intensity in the air, and things feel unstable and shaky in our world. When these uncertain energies surface, I make New Moon soup. 

Once a month, I clean out the refrigerator, much like I empty the things from my heart that no longer serve me. In the back bins, I find carrots, kale, and pungent red onions. Chop, chop, chop. Into the pot of chicken broth, they go. Leftover chicken is the secret ingredient. For me, soup always heals the ills of the world. 

the autumn new moon
dark skies reveal secret truths
find comfort in soup

© Colleen M. Chesebro

Many thanks to Mich at dVerse for the Haibun Monday prompt: soup.

Vezzi linguistici, di Giovanni Mainato

IL BLOG DI GIOVANNI MAINATO

Vezzi linguistici

Postato il  di Giovanni Mainato

Quanto sono fastidiose quelle espressioni che si diffondono come una moda!

Ricordate? Qualche tempo fa si era diffusa la moda di un attimino: un attimino qui, un attimino lì… la nostra vita si era riempita di attimini.

Più recentemente è scoppiata la moda del piuttosto che usato al posto di oppure: “in vacanza si può andare al mare piuttosto che in montagna”, “mangio una pera piuttosto che una mela”, “ascolto Malgioglio piuttosto che i Pooh”, ecc. ecc.

E ce ne sarebbero tanti altri. Non sono forse fastidiosi i cioè a ripetizione di alcuni giovinastri o i come dire di persone che vogliono sembrare colte e non lo sono?

Poi è anche vero che ognuno ha le sue antipatie. Io per esempio detesto tutti quelli che usano parole come econdiper. I gusti sono gusti.

che guevara

Birth To Birth…#poetry

Birth To Birth…#poetry

Posted on  by Jane Aguiar

One day on a foggy 
new moon morning 
she felt a familiar soul 
calling her 
by singing a known song 
and she got up and released 
her husband’s silken embrace 
and walked unconsciously 
behind a figury soul 

The figury soul was 
very familiar to her 
and so was the voice

She reached to the figury soul 
as some power 
was taking over her mind 
and walked with the figury soul 
until they reached the place 
where they both breathed their last 
in the last birth

Souls from previous lives 
were eager to meet 
in this life too 
as if the relationship 
from birth to birth 
continued through the ages

Copyright ©️ 2022 Jane Aguiar

Written in response to:what-do-you-see-155 by Sadje 

Thank you for reading!

Stay Blessed! 

Dark Spell… #prosepoetry #haibun #ekphrastic-poem

Dark Spell… #prosepoetry #haibun #ekphrastic-poem

Posted on  by Jane Aguiar

where dawn meets the dusk
my arms outstretched for a hug
became straight line 

Kir stretches out his arms to embrace Zhenya passionately

With the help of a dark spell, she forces him to love her again but she chants the wrong spell and stops the fountain, the flow of water and time.

the season’s image
reflection in calm water
like soul’s mirror image

He deceives her in love but she loves him deeply 
After learning that she will be the mother of his child, she wants him back 
She meets a Yogini and learns a dark spell interestingly

In the wedding ceremony of the lovers, 
she recites, ‘I am yours and you are mine’ 
Thinks that her best friend and her groom are true lovers 

She steps down and falls. 
The groom helps her, though it disrupts their wedding
As she chants, her lover re-enters her life only to shower love like heavy rainfall 

He is so engrossed in love that he is not even aware of the child
Loves only and does not allow to take care of the baby
Finally, bored and panicked, she becomes wild

Plans to kill him and an accident occurs 
Even after he dies, his soul yearns 
to become forever hers

Amo” I love you!
love deeply from head to toe
dark spell, drowns me in you

Copyright ©️2022 Jane Aguiar 

Pic Credit: Dark spell 

Written in response to:

what-do-you-see-156 by Sadje 

tankatuesday-poetry-challenge-no-294-10-18-22-ekphrastic-photoprompt by Colleen 

w3-prompt-25-weave-written-weekly by David 

” Amo” means boss. She becomes the boss as she rules his soul.

 I tried to write idyll haibun for #tankatuesday-syllabic-poetry (one prose and one haiku) according to the rule, the title should connect to the poem.

Thank you for reading!

Stay Blessed! 

Poetry: But no one improves… Published at Gobblers/ Masticadores

#Poetry: But no one improves… Published at Gobblers/ Masticadores.

Posted on  by Jane Aguiar

I’m delighted to announce that my poetry is published at Gobblers/Masticadores//Editores: Manuela Timofte/J re Crivello.

I thank Mr. J re Crivello, Director and founder of Gobblers/Masticadores and his team.

Here is my poem:

But no one improves…#Poetry

In this world of humans, 
humanity needs support. 
A helping hand should be extended, 
not selfishness.

The pat on the back 
has disappeared somewhere. 
Curses are easily received now, 
humanity itself is dead.

I would be honored if you Visit here and
read the rest of my poetry.

Copyright ©️ 2022 Jane Aguiar 

Thank you so much for reading!

Stay Blessed! 

IN MONFERRATO VENDEMMIA ANTICIPATA E OTTIMA ANNATA DA GRANDI VINI di Silvia Gario

QUEST’ANNO LA VENDEMMIA IN MONFERRATO, COME IN TUTTO IL RESTO DEL PIEMONTE, SARA’ ANTICIPATA DI ALMENO 15 GIORNI.
L’ANNO 2022 VERRA’ RICORDATO COME L’ANNO DELLA RIVOLUZIONE VENDEMMIALE.
IL PROFILO QUALITATIVO SARA’ ELEVATO.

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Mentre in Franciacorta (con Pinot Nero e Chardonnay) ed in Sicilia (con il Grillo, uva autoctona) hanno già cominciato a raccogliere, la vendemmia Piemontese quest’anno partirà presumibilmente a Ferragosto. Tra i filari del territorio, costellati di uve bianche e nere, non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione, vigneti compresi e del grande caldo: nottate afose e temperature elevate che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di ‘respiro’ climatico con il tradizionale sbalzo termico.

Così, se si fino all’anno scorso si vendemmiava da inizio settembre, come facevano i nostri nonni ad inizio secolo, quest’anno invece è l’anno della rivoluzione. Anche perché “la vite, che abitualmente non soffre la carenza idrica, potrebbe invece accusare problemi se non dovessero intervenire precipitazioni. I problemi sono legati ai picchi di calore, che potrebbero provocare l’appassimento degli acini sulla pianta prima della maturazione”.

Una vendemmia più bassa nei numeri, ma di grande profilo qualitativo. È questa la stima a proposito dei vigneti del Monferrato, con uve sane e senza particolari criticità malgrado la gelata di aprile.

Lo stato sanitario delle uve è molto soddisfacente. Per ora i grappoli sani, con un bilanciamento ottimo tra acidità e tenore alcolico, promettono belle sorprese.

“Ottima qualità, gradazione buona, bucce delle uve spesse: sono questi i caratteri che spiccano dalla vendemmia di quest’anno” (dall’analisi del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

Foto di jacqueline macou da Pixabay

“Una qualità eccellente che ci lascia prevedere un’evoluzione in cantina di alto livello, in linea con quella degli ultimi anni. Il grande caldo di quest’anno, però, ci mette in guardia sul futuro: stagione dopo stagione, i cambiamenti climatici sono sempre più percepibili, in particolare in agricoltura, e questo deve portarci a riflettere sul tema delle irrigazioni in vigna.”

Secondo l’Osservatorio Geofisico di Unimore, l’estate 2022, cominciata di fatto già a maggio, è molto simile a quella del 2003 di 19 anni fa. Anche allora, infatti, il caldo che caratterizzò la stagione fu definito ‘Hyperestremo’.

Anche Il Professor Claudio Cassardo, del dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Torino, ha presentato un’interessante analisi sulle differenze tra l’estate 2003, storicamente riconosciuta come caldissima, e quella del 2022 che stiamo affrontando: “si nota la fortissima anomalia pluviometrica negativa di quest’anno. – scrive Cassardo – Il 2003 fu l’anno dell’estate caldissima, il cui record stagionale ancora resiste in molte località piemontesi. Le prime ondate di calore iniziarono a maggio e sono visibili nell’andamento della temperatura massima, ma sostanzialmente – a livello termico – le due annate per ora si sono equivalse.” La differenza però la fanno le differenti precipitazioni.

Ricordiamo tutti che il 2003 è stata un’ottima annata vinicola, perciò in Monferrato siamo pronti a produrre anche quest’anno vini d’eccellenza.

Western e Mafia: Un sistema corrotto come il nostro, un sistema che genera territori da Far West, di Marco Candida

Western e Mafia

Un sistema corrotto come il nostro, un sistema che genera territori da Far West

26 OTTOBRE 2022, 

MARCO CANDIDA

Corrado Cattani nel film "La piovra"

Corrado Cattani nel film “La piovra”

Dopo aver visto Corrado Cattani in azione nello sceneggiato televisivo “La piovra”, incentrato sulla lotta a Cosa Nostra, Giovanni Falcone commentò: “Un bel western… ma la realtà è altra cosa”. Domandiamoci se western e mafia non si assomiglino e basta, ma siano quasi la stessa cosa. E ciò per dipanare la matassa intorno a uno dei fenomeni italiani più misteriosi in tema di cinema: come mai, in Italia, si è assistito al proliferare di una cosi copiosa produzione di film di genere western? Che c’azzecca il western in Italy? Abbiamo importato di tutto dagli Stati Uniti… Eppure, non contenti di John Wayne, il western ce lo siamo fabbricati in casa, negli studi di Cinecittà. Perché non abbiamo fatto la stessa cosa con la fantascienza alla Star Trek, ad esempio? O con le detective stories alla Simon&Simon o Beretta, tanto per dire? O con i film, tanto per continuare a dire, di arti marziali alla Kung Fu – se si eccettua Il ragazzo dal chimono d’oro, un Karate Kid in salsa alla bologna con Kim Rossi Stuart? Perché con i western e solo con i western? I western sono un prodotto tutto americano. Si ambientano in lande esotiche e in un contesto storico molto differente dal nostro. Allora, come mai? Forse perché come suggerisce Quentin Tarantino in C’era una volta… a Hollywood: “I western italiani sono una farsa del cazzo”? Tutto qui? Si tratta solo di uno spernacchio? Certo, l’americanizzazione, la conosciamo. Mangiare l’hamburger, bere la Coca Cola, aggrottare la fronte come Clint Eastwood… Le conosciamo, queste cagate. Tutti le abbiamo fatte. E poi, un conto è dire: “Dottor Sulu a rapporto”. Un conto: “Pietro, Paolo, Virginio a rapporto”. Fa ridere. Non si sa perché, ma fa ridere. In più, riguardo al proliferare dei western in Italy, c’è il fenomeno Tex. 

Il clamoroso successo di Tex ha asfaltato la via per il western cinematografico a là italienne; ma questa argomentazione sa molto di serpente che si attorciglia su sé stesso. Un successo commerciale potrebbe non avere specifiche ragioni. Certe cose piacciono e basta. Sfondano e basta. Lo stesso potrebbe valere per Tex e gli spaghetti western. Tuttavia, evidenti sono le similitudini tra film western e film su Cosa Nostra – Nostra per modo di dire, perché “mia”, tanto per fare esempi, non lo è senz’altro. Pertanto, è giusto farsi qualche domanda su come mai per tanti anni le nostre orecchie abbiano risuonato dei colpi di pistola nel corso di furibonde sparatorie all’interno di saloon alla texana facendo un rumore soporifero simile a quello di una corsa automobilistica domenicale delle quattro del pomeriggio protagonisti Prost, Alboreto e Niki Lauda. Mieeeeooonnnn! Forse c’è qualcosa di più, degli effetti dell’americanizzazione – comunque, da non sottovalutarsi. Qualcosa sotto. Un messaggio sottotraccia. 

Leonardo Sciascia diceva: “Il problema non è stabilire cosa sia mafia, ma stabilire cosa mafia non è”. Tutto potrebbe essere ricompreso nello schema mafioso. Il romanzo storico di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi (di cui abbiamo parlato in modo non banale nell’articolo presente negli archivi di Meer “Il tracciato della Tradizione”), il capostipite di ogni romanzo italiano presente, passato e futuro, ad esempio, presenta un classico schema da storia di mafia. Nel Seicento un prepotente, protettore di una cittadella, s’incapriccia di una fanciulla, e sono guai per tutti. Persino nel scegliere l’espressione che apre le danze, nel romanzo, al dramma, il Manzoni (che la lingua italiana, la nostra lingua, inventò di mano in mano che scriveva le vicende di Renzo e Lucia) pare scegliere un costrutto vagamente siciliota: “Questo matrimonio non s’ha da fare. Né ora né mai”. Basta aggiungerci un “Minghia”, e sembra la più classica intimidazione mafiosa in terra sicula (terra straordinaria, ma teatro, anche per luogo comune, di storie di mafia): “Questo matrimonio non s’ha da fare. Né ora né mai. Minghia. E ch’avevi capito?”. 

La storia di mafia è soprattutto: difesa del territorio. Territorio in senso geografico, ma territorio inteso anche come area di interessi. Da qui nascono lo scontro tra famiglie o lo scontro tra gang: comunque, scontro a fuoco, guerra senza quartiere. Con ammazzamenti, squartamenti. Macchine che saltano. Agguati. Queste le storie di mafia. Non basta lo spostamento di materiale illecito (traffico d’armi o di sostanze stupefacenti e via discorrendo). Una storia di mafia presuppone un conflitto tra fazioni contrapposte e spargimento di sangue. Non è mero documentario su come avvenga una truffa. E’ ovvio che se Renzo e Lucia, su consiglio di Agnese, non se la fossero battuti dal paesello sotto il dominio di Don Rodrigo, Dio solo sa cosa sarebbe potuto accadere. Quindi, I Promessi Sposi stessi si fondano sul tentativo da parte di Renzo e Lucia di non vivere una storia di prevaricazione simile a quella mafiosa: nel romanzo è dato per scontato che resistere significherebbe spargimento di sangue, pericolo di vita. Certo, se Renzo fosse stato uno spadaccino o un pistolero alla Clint Eastwood, e il romanzo fosse stato scritto non da Manzoni, ma da Alexandre Dumas, tanto per dire, probabilmente la storia dei Promessi Sposi sarebbe tutta diversa. Lucia sarebbe stata accoppata e Renzo, sciabola ad armacollo, magari con l’aiuto di Padre Cristoforo, avrebbe dato l’assalto al fortilizio di Don Rodrigo. Ma Renzo era un umile operaio, e tutte queste cose nemmeno lo sfiorano, se non giusto per fare un po’ di teatro difronte alla sua bella. Bisogna fuggire. Chiuso. Su questo non c’è discussione. In fondo, nei Promessi Sposi c’è una punta dell’animo pusillanime di Don Abbondio in tutti i personaggi. Ma perché l’Italia è un po’ così. 

Poi, ci sono gli eroi. E questi eroi sono praticamente pistoleri da film western. Cowboy del cinema. Ecco perché Giovanni Falcone ne aveva ben donde a esprimersi nei confronti del commissario Cattani come si era espresso. Perché gli italiani non sono eroi. E per far interpretare il Capitano Bellodi nel film Il Giorno della Civetta, tratto dal capolavoro di Leonardo Sciascia, fu chiamato il cowboy italiano per antonomasia (assieme a Giuliano Gemma e Terence Hill) Franco Nero affiancato dalla lady degli spaghetti western all’italiana per eccellenza Claudia Cardinale. L’analisi semiotica di queste scelte porta a una conclusione grande come una casa: i western sono storie di mafia en travesti. Lo sono sempre state e sempre lo saranno. Esattamente come il film della coppia di comici Franco e Ciccio “Due mafiosi nel Far West” afferma senza mezzi termini pur facendosi scudo di un contesto di comicità. 

Per un pugno di dollari (il miglior film western di Sergio Leone) di Sergio Leone è ambientato in una cittadina dove due famiglie si fronteggiano e l’arrivo di un pistolero le metterà una contro l’altra facendole sterminare. E l’antagonista è Gian Maria Volonté. Attore di numerosi film basati su fatti di cronaca nera. Nel paese si commerciano armi e alcol. Una famiglia si occupa di armi. L’altra di alcol. Ma quando ci sono due padroni uno è sempre di troppo. E nel mezzo un pistolero, che vuole arricchirsi. Il pistolero di Per un pugno di dollari fa la parte dello sceriffo. Fa la parte di un capitano delle Forze dell’Ordine deciso a non allinearsi all’atmosfera di omertà e aquiescenza dei suoi predecessori. Appunto, come afferma Falcone: “Solo un bel film western… ma la realtà è altra”. 

I film western parlano delle nostre terre. Delle nostre questioni. Non smettono di farlo, benché l’ambientazione sia esotica. Ecco perché ne sono stati sfornati, in passato, a decine e decine. Perché c’entrano con un sistema corrotto come il nostro, un sistema che genera territori da Far West.

Alessandria: Il Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta”

Alessandria: Il Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta” è uno dei più importanti musei della provincia di Alessandria.StoriaIl museo etnografico “C’era una Volta” di Alessandria è collocato all’interno di una caserma risalente al 1700 detta “Gambarina Vecchia”, di proprietà del Comune. L’area espositiva si articola su due piani e misura circa 1600 metri quadrati.

Al piano terra, sfruttando l’architettura a campate delle ex scuderie, è stato ricavato un suggestivo percorso composto da ambientazioni che riproducono i principali momenti della vita pubblica e privata nella società contadina a cavallo fra Ottocento e Novecento.

Le diverse “finestre sul passato” ripropongono il momento della nascita, i giochi, la scuola, la cucina, la camera da letto, la stanza del corredo e l’evento delle nozze. Una particolare sezione è dedicata alle due guerre mondiali con oggetti, armi e suppellettili provenienti in larga misura dalla guerra 1915-1918. La sezione dedicata ai lavori propone attrezzi e suppellettili appartenenti ai diversi laboratori artigianali (ciabattino, fabbro, falegname) e alle varie fasi della produzione agricola.

Inoltre, di fronte ad ogni sezione sono collocate vetrine contenenti collezioni di oggetti relativi all’aspetto rappresentato nella scena prospiciente.Al piano superiore è possibile ammirare l’allestimento di un’aula scolastica datata agli anni ’30 e quello della biblioteca contenente libri risalenti a inizio ‘800. Completano il settore etnografico una vasta collezione di bambole e giocattoli di varie epoche e le vetrine che espongono aspetti di Alessandria quale città produttiva nell’arco di un secolo.

Collezione Il museo raccoglie oggetti inerenti alla civiltà contadina della piana circostante la città e materiale relativo a vecchie industrie locali ormai scomparse. Di recente sta riorganizzando il proprio archivio fotografico. Le foto vanno dagli antichi dagherrotipi della metà dell’Ottocento, sino a foto anni ’60 ed oltre: un insieme di grande interesse.

Il dolore di un distacco di Dorothy Parker

Dorothy Parker, nata Dorothy Rothschild (1893 – 1967), è stata una scrittrice, poetessa e giornalista statunitense, nota anche con i diminutivi di Dot o Dottie.

almerighi

Il dolore di un distacco
non è altro che il taglio di un rasoio su una vena.
Se sopravvivi ci penserai persino con sentimento:
e così diventerà un taglio nell’anima.
La prima ferita si rimarginerà,
la seconda sanguinerà per sempre.

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Lucia Triolo: ricucio

Non voglio barattare la terra
col cielo,
oggetti noti,
disperazioni care,
la fuga della domanda
nel bianco degli occhi.

Ricucio l’ieri e l’oggi col domani
io qui che vivo il prima e il dopo di ogni istante
e a ciò che manca dico: aspetta
e a quel suono che 
mi cerca e 
che fa male di bellezza
non rispondo mai 
perché morrei.

Lascio la ferita aperta,
da lì passa la terra col suo orrore,
col suo amore.
Lo sai vero?

C’è un’innocenza di cui vendicarsi
per questo sono qui.

Uomini senza donne, di Haruki Murakami

Libri e autori di ieri e di oggi

di Luciana Benotto

Haruki Murakami

Penso che  la maggior parte dei lettori conosca questo autore giapponese, visto che è stato tradotto  in circa cinquanta lingue, i suoi libri hanno venduto milioni di copie e ha ricevuto numerosi premi letterari. Ultimamente di lui ho letto Uomini senza donne, una raccolta di sette racconti in cui, per l’appunto, i protagonisti rimangono soli senza donne. Non so se sarete d’accordo con me, ma vi esprimo la mia personale opinione e, chissà, che non vi venga voglia di sfogliare le pagine di questo libro che vi condurrà in un mondo un poco diverso dal nostro.

In  Drive my car

il dialogo tra l’attore Kafuku e la guidatrice silenziosa Misaki, porta a galla il tradimento della sua defunta moglie e il ricordo di aver voluto conoscere l’ultimo dei suoi amanti, il quale in un bar, gli aveva raccontato tutto, obnubilato dai fumi dell’alcool. La sorta di familiarità che nasce tra i due, visto la condivisione della stessa donna, mette in luce un carattere maschile che non so sino a che punto sarebbe possibile nella nostra mentalità occidentale. 

Anche in  Yesterday 

c’è questa sorta di scambio e di condivisione di una giovane donna, tra un ragazzotto strampalato che modifica le parole di questa famosissima canzone e il suo amico del cuore che poi, non osa mettersi con lei. Il descrivere i sogni, tipico dei racconti della Yoshimoto, l’ho ritrovato anche qui in quello in cui la ragazza da condividere narra il suo sulla luna di ghiaccio; così come il ricordo di vite precedenti nel racconto Shahrazād in cui una madre di famiglia divenuta l’amante di un uomo che non si sa perché rinchiuso in casa, gli rivela che un tempo era stata una lampreda. Credo che questo rientri nel mondo fiabesco giapponese, con le credenze di quel paese. 

Mi ha colpito Organo indipendente

Che ha per protagonista un brillante medico playboy che si lascia morire di fame per amore di una donna che alla fine abbandona il marito e lui medesimo, tanto che il titolo indica che l’organo indipendente che solo le donne hanno, è quello di saper mentire con naturalezza. 

Bello  Kino, inserito in un’ambientazione notturna sfumata, col personaggio misterioso dell’uomo solitario che, presumo, sia un kami che lo protegge; e anche la donna bellissima e il gatto che porta clientela nel bar devono essere qualcosa di simile: degli spiriti buoni, mentre i serpenti sono qualcosa di fastidioso. Nella cultura scintoista essi rappresentano il cambiamento, per via della pelle che mutano, e qui l’autore, con la loro presenza, forse ha trovato la scusa per spingere il protagonista a viaggiare spostandosi spesso, alla ricerca di se stesso. Chissà. 

In  Samsa innamorato Murakami, inverte la situazione del protagonista del racconto di Kafka, mutandolo in un uomo, forse a significare la fatica del vivere, che si invaghisce di una ragazza gobba. La denuncia all’invasione dei carri armati sovietici a Praga potrebbe suggerisce che lo sconvolgimento politico ricade sempre sugli esseri umani che debbono per forza di cose subire un cambiamento nelle loro esistenze. Se pensiamo al nostro presente, l’invasione è quella della Csi contro l’Ucraina, che sta cambiando molte cose. 

Nell’ultima storia che dà il titolo al libro, Uomini senza donne,si scopre che essi sono coloro che, profondamente innamorati, vengono abbandonati di punto in bianco. 

 Insomma, uomini e donne sono due mondi diversi: loro non capiscono del tutto noi e noi non capiamo del tutto loro.