C onsegna di parole
O ltre la linea d’ascolto
L anguiscono il perimetro della mente
L imitato a profonde ideologie
O fferte dall’interlocutore
Q uieto nell’elargizione d’un concetto
U manamente utile
I ntinto nella consapevolezza
O pzione che non può tradire…
@Silvia De Angelis
A metà ottocento ,poco fuori dalle mura di Firenze è un mondo contadino fatto di case coloniche,renaioli e contadini,lavandaie e tessitrici domestiche. Proprio la zona Piagentina dà vita a una scuola di pittori conosciuti con il nome di “Macchiaioli”; artisti che dipingono la realtà locale attraverso l’uso della luce e che da Piagentina msi diramano a Venezia,La Spezia, Castiglioncello .
Il termine “Macchiaioli” apparve nella “Gazzetta del popolo”nel 1862 e il cronista voleva indicare con questo nome un modo nuovo di fare pittura, fuori dai canoni tradizionali, in modo realista,facendo tuttavia delle “macchie. “ Ovvio che il termine era dispregiativo e derivava da “darsi alla macchia””essere fuggitivo” insomma .
Del resto, il sostenitore del movimento, Diego Martelli, aveva sostenuto che “la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colori e per chiaroscuro,si volle ottenere la realizzazione della realtà attraverso toni di colore,per macchie,insomma” distruggendo quasi il disegno come era la tradizione accademica per sostituirlo con il colore come elemento dominante.
Martelli nel suo discorso fa riferimento a quanto veniva detto nel “Caffè Michelangelo” di Firenze in via Cavour tra il 1855 e il 1866 quando, al suo interno discutevano animatamente Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giovanni Fattori, Adriano Cecioni, Cristiano Banti ma anche i veneti Vincenzo Cabianca,Fedrico Zandomeneghi,il ferrarese Giovanni Boldini,il romagnolo Silvestro Lega ,il pesarese Vito D’Ancona .
Tra i sostenitori,oltre al già citato Martelli, troviamo il poeta Giosuè Carducci.Oggi delle due stanze del Caffè, al numero 21, resta una targa a testimoniare la presenza di un luogo che ha dato ospitalità a celebri artistiche volevano liberarsi dalle pedanterie accademiche per esprimere la libertà ,compresa quella della patria, attraverso una forma d’arte che avvicinasse il popolo. Non a caso tra i dipinti più conosciuti troviamo “Cucitrici di camicie rosse” e” 26 aprile 1959 “ dove una donna cuce una bandiera tricolore di Odoardo Borrani che celebrano in pieno il Risorgimento italiano.
Negli anni 70 con il trasferimento di artisti a Parigi o la loro scomparsa,il gruppo si sfalda e nuovi movimenti rivelano altre sensibilità artistiche ma i “Macchiaioli” eserciteranno suggestioni su vari registi come Garrone che per il suo film “Pinocchio” sceglie sfondi che fanno pensare alla luce e ai colori usati da questi,o Scorzese che ne “L’età dell’innocenza “inserisce un dipinto di Fattori o ancora Luchino Visconti che in “Senso” inquadra più opere dei Macchiaioli.
Oltre 130 le opere dei “Macchiaioli “ in mostra a Pisa dall’8 ottobre fino al 23 Febbraio 2023 nel Palazzo Blu, provenienti da collezioni private e da istituzioni museali .
Presentazione del libro “La Monferrina – Storia del ballo che conquistò l’Europa” di Giuliano Grasso con la partecipazione di Enzo G. Conti dell’Associazione Culturale Trata Birata
Sabato 22 ottobre ore 17:00 presso l’auditorium del Museo della Gambarina
piazza della Gambarina 1 – Alessandria
ingresso gratuito
Sul finire del XVIII secolo un nuovo ballo di gruppo irrompe nei saloni dell’alta società dove regnava il poliedrico repertorio delle Contradanze. Dapprima affermatasi come danza di gran moda a Milano e a Venezia, nel giro di pochissimi anni la Monferrina compie un vero e proprio exploit andando a conquistare le sale e i teatri di Parigi, Londra, Monaco e Vienna, trovando un posto di primo piano in ogni programma di ballo.
Per tutto il primo quarto dell’Ottocento, al seguito delle guarnigioni napoleoniche, raggiunge le maggiori località del nord Italia dove decine di musicisti di fama, ma anche semplici amatori, si cimentano nella composizione di nuove melodie per i teatri, le feste e i carnevali.
Già alla fine del secolo però, incalzata dai nuovi balli di coppia provenienti dal centro Europa, la sua stella si spegne lentamente e agli esordi del Novecento la Monferrina è ormai estromessa dalle sale cittadine, restando in auge solo nel repertorio popolare di alcune località di montagna.
Qui gli studiosi di folklore, impegnati nella riscoperta dei balli di tradizione, la ritroveranno ancora vitale sui monti della Val d’Aosta, della Savoia e delle Quattro Province, nei balli a palchetto del Piemonte, fra le comunità venete dell’Istria e nelle feste della Derobée in Bretagna.
Il libro traccia la storia di queste peregrinazioni fra luoghi e culture attraverso decine di testimonianze, cronache e documenti d’epoca.
Edizione bilingue italiano/spasgnolo. In molte occasioni le cose migliori sorgono nel modo più inaspettato, in modo semplice e senza pretese. Ed è proprio così che, in un incontro poetico dedicato agli emarginati, è nata l’idea nella quale sei poetesse, unendo legami e ponti tra l’Italia e la Spagna hanno deciso di far ascoltare le loro voci nelle gole silenziate, oppresse e svantaggiate di molte persone attraverso le loro Parole per la Vita, parole vive che viaggiano in ogni angolo del pianeta, vive perché stimolano lo spirito, combinano emozioni e sentimenti e crescono nella speranza.Per questo abbiamo dato vita a questo libro i cui profitti andranno alla ONG Otromundoesposible con lo scopo di aiutare i bambini affetti da malattie rare sostenendo la loro ricerca; sono piccoli granelli di sabbia che daranno sostegno a quelle manine che esigono una vita più dignitosa.
“L’arpa incantata”. Bellezza e armonia del Creato per un messaggio d’amore La natura che culla i ricordi della fanciullezza, che viaggia tra passato e presente, offre nei versi di Attilio Muscolino, poeta originario di Merano (Bolzano), un fluido scorrere del tempo, un insieme di profonde meditazioni filosofiche che testimoniano un grande amore per il Creato e il Creatore. L’opera dell’autore, che vive a Bolzano, si intitola “L’arpa incantata” ed è pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «È stato il ricordo del “L’arpa birmana”, film di Kon Ichicawa del 1966, – racconta Muscolino -, già dirigente amministrativo nelle Pubbliche Amministrazioni – a suggerire il titolo alla silloge. Il vibrato della cetra, dal suono ieratico, morbido, pensoso, consolatorio, talora teneramente elegiaco nel ricordo d’una patria lontana o degli affetti perduti, è in quel film, con le sue immagini sonorizzate, e nei versi, resi viventi e trasfigurati dalla lettura ad alta voce, riaffermazione dell’uomo nella sua essenza più profonda, quale irradia e s’impone dall’immoto e infinito silenzio».
«Il poeta Attilio Muscolino – scrive nella Prefazione Hafez Haidar, candidato, negli anni scorsi, al Nobel per la Pace e per la Letteratura – ama incondizionatamente madre natura, scrigno dei suoi sogni, delle sue brame e dei suoi sentimenti, musa dei suoi versi, ispiratrice delle sue riflessioni e delle sue immaginazioni. In essa cerca la quiete e la pace e trova la spinta per spiccare il volo verso le alte mete del pensiero e la forza per catturare le stelle e le alte comete».
I versi si ispirano alla realtà fenomenica in tutti i suoi aspetti, mai dimenticando che, come per la filosofia greca, l’evento che dà colore all’esistenza e, quindi, avente valenza comportamentale, è la morte. La morte intesa non come un precipitare nel nulla, ma come elemento armonico nell’Essere. «Le mie poesie, storia d’una coscienza e delle sue meditazioni, – spiega l’autore – sono state disposte secondo un itinerario che porta, prima, ad un giudizio di credibilità verso il Verbo che era in principio e, poi, trattano della fede nel Cristo». E, nell’opera, la religione riveste un ruolo catartico. «La fede – afferma il poeta, candidato Maestro di scacchi e presidente emerito di un Circolo bolzanino – è l’atto d’accettazione d’un assunto, non per intrinseca evidenza o diretta conoscenza, ma per l’autorità d’una o più testimonianze ritenute sufficientemente valide. In particolare, la fede cristiana si materializza in un atteggiamento di fiducia in Gesù, quale portatore d’un divino mistero, e nell’accettazione della sua parola: poiché in lui il Verbo si è fatto carne. Ne consegue, per ogni credente, l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio, che non mente, né può mentire». E, su questo aspetto, si sofferma anche don Paolo Renner, nella Postfazione. «Le liriche di Attilio – scrive il professore ordinario di Scienze della religione e teologia fondamentale presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone, nonché direttore dell’Istituto De Pace Fidei di Bressanone e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bolzano – rappresentano in tal modo anche una sorta di terapia complementare. Ci guariscono dalla fretta, dalla volgarità, dalla prepotenza, per riaffidarci a rapporti garbati e delicati con quanto e quanti ci circondano e intessono momenti essenziali del nostro cammino vitale».
I versi trasudano, in maniera armonica, bellezza e bontà. E’ questo che il poeta vuole far emergere negli aspetti stilistici delle sue liriche. «Il poeta è un piccolo artigiano che scava in sé stesso alla ricerca di frasi armoniche, da cui irradino minuzzoli di bellezza. Se vuole essere poeta veramente può avere un solo stile, o meglio stilema, il suo». E, a proposito di bellezza e ricerca di armonia, alcune poesie sono arricchite dalla presenza di illustrazioni, a cura del Maestro Giorgio Trevisan. «Pragmaticamente parlando – sostiene l’autore – la bellezza è percezione, o più precisamente, appercezione d’incantevoli sensazioni pervenute dall’osservazione fenomenica. Diamo perciò – mi sono detto – spazio anche all’arte della pittura, oltre che a quella della poesia». E’ un messaggio di fede l’opera di Muscolino. Ma non solo. E’ voce del paradigma umano. E’ un messaggio d’amore. «Imparate ad amare ed amate. Credenti e non credenti. Quando la vita terrena comincia ad appassirsi, dolci restano solamente i ricordi dei nostri atti d’amore e gli zampilli di questa limpida fonte che le residue forze permettono».
Già, è una cosa insolita che nel breve tempo di qualche giorno in cui ci si conosce, una collaboratrice domestica venga invitata a cena dal suo datore di lavoro, non uno qualsiasi, ma uno scrittore di fama internazionale. Ma evidentemente sia Giovanni che Valeria non sono fatti per le cose ordinarie e c’è da scommettere che se ne vedranno delle belle. Lo scrittore non sta nella pelle, è ansioso come un ragazzino alle prese con la sua prima uscita con la ragazza dei suoi sogni. Non gli era mai successo di essere fortemente attratto da una donna, nonostante le innumerevoli opportunità avute nella vita. Forse è solo curiosità, desiderio di conoscere a fondo un personaggio affascinante e misterioso al tempo stesso. È quello che Giovanni si propone di fare, iniziando proprio dalla serata che si appresta a trascorrere insieme a Valeria, la sua collaboratrice domestica.
DIARIO 15 OTTOBRE 2022 Sospesi su un passato che a volte ritorna, il presente da vivere alla meno peggio, con il futuro incerto all’ orizzonte noi abbassiamo la guardia nelle strettoie di un delirio. Le ruote della ragione stridono come granelli di sabbia nel nostro ingranaggio vitale e noi non ci prendiamo più per mano. Ma niente resta fermo, tutto si muove per energia propria. Ogni sera un giorno muore, dopo ogni notte un altro giorno nasce. In mezzo ci siamo noi e il mondo. Oh come forse sarebbe bello sedersi comodi e osservare il mondo con l’ indifferenza propria degli occhi di un gatto. Vivere la vita come viene, un prendere o lasciare con saggezza, fare la conta dei momenti che nella vita veramente contano e mandare a fanculo tutto il resto. VINCENZO POLLINZI – Ottobre 2022 Foto mia di un incontro per caso.
Domenica 9 ottobre, nella splendida località Valcava sita nel Comune di Torre dè Busi (BG), si è svolta la terza edizione dog trail trofeo Spirito Libero, gara CSEN, organizzata dall’ASD dog trail canicross Lecchese.
Il primo uomo a tagliare il traguardo è Marco Mangialavori col suo impagabile Filippo. I due si sono comportati da grandissimi campioni facendo il vuoto assoluto dietro di loro.
La prima donna Jenny Andreola, grande campionessa, è arrivata insieme agli uomini accompagnata dall’esuberante Holly.
Hanno inoltre gareggiato tre meravigliosi cani meticci, con i loro due zampe, provenienti dallo stesso canile, il Canile di Colzate sito nel Comune di Colzate in valle Seriana nella bergamasca.
Isacco Ghidotti con Dinga, arrivati terzi assoluti al traguardo, (la madrina di Dinga sono io perché l’ha adottata tramite me).
Tre cani felici perché svolgono attività col loro compagno di vita fra monti, laghi, mare, fiumi, con sole, pioggia, acqua, neve, vento, e aria pura.
Cani che accompagnano il loro amico ovunque, che si adattano a qualsiasi situazione, che hanno il cuore e i polmoni da atleta. Cani che hanno zampe robuste e per restare in tema “Spirito Libero”.
Tutti i bau e anche i due zampe sono stati fotografati dal fotografo Fabio Carissimi.
Alla faccia di chi sostiene che il dog trail e il canicross sono una violenza per il proprio “quattrozampeeunacoda”.
Venite durante le nostre gare, le nostre passeggiate, i nostri ritrovi, a conoscere queste splendide discipline. Siamo presenti in quasi tutta Italia. Sulla pagina e sui siti della CSEN cinofilia, dove potrete conoscere tanti altri sport legati al mondo della cinofilia, sulla pagina canicross CSEN troverete tute le informazioni necessarie per raggiungerci ovunque.
Un appuntamento molto importante si terrà all’Abbazia di Mirasole, a Opera (Mi), domenica 13 novembre dalle 10:30 alle 12:00 circa. Chi vorrà potrà provare accompagnati dai nostri atleti della Nazionale Italiana.
Le attrezzature per la prova saranno messe a disposizione dall’organizzazione.
L’evento sarà presentato dall’atleta Katia Franzese.
Ci saranno: un tecnico di 1° livello e Giudice Canicross CSEN e membro dello Staff di Canicross Italia CSEN (Ente, non ASD).
Simone Ciuffo: tecnico di 1° livello e Giudice Canicross CSEN e Presidente Canicross Italia CSEN.
Franco Quercia: Responsabile Nazionale Canicross e membro dello Staff di Canicross Italia CSEN.
Sarà presente Maria Turra con le sue Footbike per far provare il Dog Scooter.
Poesie dal catalano all’italiano con Joan Josep Barcelo
Traduzione delle poesie di poeti catalani Pere Gomila – Pol Pagès – Sergi García Lorente – Toni Clapes a cura di Joan Josep Barcelo
Traduccions de poetes catalans Joan Josep Barceló
Pere Gomila
LA MIRADA
Cau una pluja persistent sobre la pols dels dies.
Ho saps i estrenys, gelós, el liquen de les hores, com si poguessis encara retenir la lluïssor dels seus ulls clars, aquell perfum del color de la móra retinguda entre els llavis.
Perceps el vol esquiu, la traïdoria de l’ocell negre de l’oblit en el cel del capvespre.
I quan omples la copa amb el vi de la set, contemples la ressaca de les fulles caigudes lentament del brancatge caduc de la memòria, com cau la pluja persistent sobre la pols dels dies.
LO SGUARDO
Cade una pioggia persistente sulla polvere dei giorni.
Lo sai e stringi, geloso, il lichene delle ore, come se potessi trattenere ancora il luccichio dai suoi occhi chiari, quel profumo del colore della mora trattenuta tra le labbra.
Percepisci il volo sfuggente, il tradimento dell’uccello nero dell’oblio nel cielo della sera.
E quando riempi la coppa col vino della sete, contempli la sbornia delle foglie cadute lentamente dalle fronde caduche della memoria, come cade la pioggia persistente sulla polvere dei giorni.
Pol Pagès Bonnín
XVIII
Sincronia, en el procés d’embriaguesa. Desfent l’après, entès com a objecte d’estupefacció. Sense aterrar, perquè el vol esdevé port.
XVIII
Sincronia, nel processo di ubriachezza. Disfacendo quanto imparato, capito come oggetto di stupefazione. Senza atterrare, perché il volo diventa porto.
PLOR DE PLATA
Que tornin les terres trepitjades sense seny als meus peus, com tremolen vells retrats que viuen als meus ulls, de la mà dels teus impol·luts moviments camino al solc, al sol em cremo en somni sóc i torno sol.
PIANTO D’ARGENTO
Che tornino le terre calpestate senza senso ai miei piedi, come tremano vecchi ritratti che vivono nei miei occhi, dalla mano dei tuoi impolluti movimenti cammino nel solco, al sole mi brucio in sogno sono e torno da solo.
Sempre arrelats a terra, lluïm l’ombra de la coneixença, que es belluga, acaronada pel vent.
Sempre radicati nella terra, splendiamo l’ombra della conoscenza, che si muove, accarezzata dal vento.
Sergi Garcia Lorente
Ara, un prec de ventrilòquia accsmulla aquesta boca que massacra la puresa. I els morts, erògens i interfectes, s’esguimben carn avall erotitzant la llum amb què la pell es droga, esquitxada, ja per sempre, a les finestres closes del meu cos.
Ora, una preghiera di ventriloquia accarezza questa bocca che massacra la purezza. E i morti, erogeni e interfetti, erodendo la carne erotizzando la luce con cui si droga la pelle, schizzato, per sempre, nelle finestre chiuse del mio corpo.
(fragment)
Toni Clapés
XII
Allí on la llum de la tardor trem quan la foscor comença a rosegar la calç blanca de la murada,
allí és on cal cercar les paraules i els silencis per dir, per dir-te.
La bellesa és el poema no escrit —a penes percebut— que comença a habitar-te.
XII
Lì dove trema la luce dell’autunno quando il buio comincia a rosicchiare la calce bianca del muro,
ecco dove guardare le parole e i silenzi a dire, a dirti.
La bellezza è la poesia non scritta – appena percepita- che comincia ad abitarti.
VI
Dus tot el dolor del temps imprès en les línies de la mà, caminant.
A la vella sendera no hi trobaràs remeis tan sols àngels invisibles que barren el pas, a sol ponent.
La llum retalla el serrat d’enllà — reprodueix el so del pensament.
(I quina deu ser l’onomatopeia del silenci?)
VI
Porti tutto il dolore del tempo stampato sulle linee della mano, camminando.
Sul vecchio sentiero non troverai rimedi solo angeli invisibili che barrano il passo, al sole che tramonta.
La luce ritaglia il colle dall’aldilà – riproduce il suono del pensiero.
(E quale deve essere l’onomatopea del silenzio?)
són ogres en un espai obert? són silencis imaginats? són el desafiant urc d’un record? són les busques d’un temps perdut? són figuracions d’una reflexió abstracta – l’endins del pensament? són el que no són?
sono orchi in uno spazio aperto? sono silenzi immaginati? sono la sfidante boria di un ricordo? sono le briciole di un tempo perso? sono figurazioni di una riflessione astratta – l’interno del pensiero? sono quello che non sono?
El traç ressegueix els límits del no-res, descriu l’espai on habita: indret deshabitat.
Traça aquest traç que ets: únic. Llegir i ser llegit.
Gest, vertígen encerclat: pura imatge.
Il tratto ripercorre i confini del nulla, descrive lo spazio in cui vive: paraggio disabitato
Traccia questo tratto che sei: unico. Leggere ed essere letto.
Gesto, vertigine accerchiata: pura immagine.
La flor que voreja el camí només existeix quan tu la veus: el seu color és pur reflex d’una mirada —si la mires.
Més forta que tu en la seva fragilitat, dura tan sols un dia: llavis de cendra, llavis de foc.
El temps s’acaba.
Il fiore che costeggia il cammino esiste solo quando lo vedi: il suo colore è puro riflesso di uno sguardo -se lo guardi.
Più forte di te nella sua fragilità, dura solo un giorno: labbra di cenere, labbra di fuoco.
Il tempo finisce.
LLETRES BÀRBARES Traduccions de poetes catalans (5) / Traduzioni di poeti catalani (5) Joan Josep Barcelo
Pere Gomila – Pol Pagès – Sergi García Lorente – Toni Clapes
Il modo del web è una fioritura continua di scrittori e poeti, chi più ne ha, più ne metta. Una jungla infinita dove tutti si improvvisano scrittori, anche chi scrittore non lo è proprio. Tutti pubblicano, in self publishing, tutti possono diventare editori e la ricerca del talento? Beh, quello non esiste più. Quindi un minestrone, dove è impossibile distinguere il merito, da chi non ha merito. Alla fine c’è un businness, anche in tutto ciò, ed è difficile emergere, anche per chi il talento ce l’ha! Gli editori, quelli di una volta dove sono? Ma anche loro, poverini, tempestati da migliaia di scrittori come fanno a leggerli tutti? Non li leggono. Eppure in tutta questo uragano di scrittori, capita di leggere parole che ti incantano, perchè sono parole dell’anima e allora pensi che c’è ancora speranza. Io amo la poesia e quindi parlerò di chi scrive poesia, chi fa ciò non si appella con tale altisonante nome, è semplicemtente una persona che pesca nelle emozioni, scrive sentimenti, moti d’animo, amore, disperazione, sofferenza, gioia, allegria, insomma un caleidoscopio di sensazioni. Vero che la poesia è di nicchia, ma piano piano sta entrando nelle nostre abitudini e attitudini mentali. Imma Paradiso, già il nome è tutto un programma, già si ha l’impressione che sia destinata a scrivere o comunque un nome che è già una firma. Io che guardo in giro, sono rimasta colpita dalla sua freschezza zampillante, dai suoi versi del cuore, dal suo modo di essere attraverso ciò che scrive. Se avverti qualcosa dentro di te, quando leggi, vuol dire che ciò che leggi, non è solo lettura, ma è sbirciare nel profondo. Questo mi piace molto di Imma Paradiso, ritengo inoltre che sia una brava scrittrice dialettale. C’é molta cura in ciò che scrive, il napoletano è scritto come deve essere scritto. Una cura che è frutto di studio e di ricerca, come la sua evoluzione, nel senso che dimostra nei testi una certa maturità differenti dall’inizio. Consiglio a tutti di leggerla, molto profonda, mai a caso, racconta sempre una storia di se. Io le ho chiesto tre poesie, ed espressamente due in dialetto, per l’accuratezza del testo e la passione che esprime. Imma ha fatto della poesia il suo mondo, un mondo che ti salva la vita. Un mondo lieve, sensibile, delicato, un mondo di trascendenza, dove il suo ” Io” si identifica con le sue parole. Imma è la sua poesia.
Una piccola biografia di Imma – Imma una tua biografia per conoscerti meglio-
Mi chiamo Imma Paradiso, ho 52 anni e vivo ad Acerra in provincia di Napoli. Sono sposata ed ho un meraviglioso figlio di 22 anni. Ho un diploma di maestra elementare e da anni faccio doposcuola ai bimbi che adoro forse perché io stessa mi rispecchio in loro, eterna Alice in questo Mondo delle Meraviglie che è quello della poesia. Da ragazzina prediligevo la prosa, mi cimentavo nei racconti e alcuni mi sono stati pubblicati in una rivista nazionale. Ora ho trovato la vera dimensione nei versi ed è una continua scoperta.
Una domanda di prassi, ma sarei curiosa di sapere, quando hai cominciato a scrivere-
Quando ho cominciato a scrivere…direi quando non l’ho mai fatto? Da adolescente, ero una ragazzina timida, molto chiusa, già nel mio mondo, avevo 12/13 anni e mio nonno mi regalò una macchina da scrivere e ci passavo intere domeniche.
Quindi da quello che dici, è sempre stata la tua passione.
Penso che si nasce già con un’anima poetica, leggevo tantissimo e “Piccole donne” fu la mia rivelazione…mi immedesimavo in Jo e ero risoluta a diventare una scrittrice.
–Quindi a un certo punto della tua vita, hai fatto una scelta e cioè abbandonare la prosa, perchè?-
Ho abbandonato la prosa con un taglio netto e totale. Parecchi scrittori si sono dilettati nei due sensi ma alla fine è come dividersi fra due amanti, col tempo uno di loro ti diventa indifferente, non ti suscita più niente. Per molto tempo inseguivo il mio sogno ma i versi riempivano le pagine del mio diario. I racconti nascevano dalla fantasia e venivano inviati alle case editrici, le poesie esprimevano le inquietudini del mio animo e nascevano nel buio della mia stanza, quasi in segreto…la poesia richiede maturità, raggiungere la consapevolezza di sé e quando questo è avvenuto ho trovato la mia vera vocazione.
Quale è il tema più ricorrente nelle tue poesie?-
Amo affrontare più temi nelle poesie, cerco di non fossilizzarmi né essere monotematica, certo l’Amore è il sentimento cardine un po’ per tutti ma la poesia è anche una grande arma sociale, deve emozionate ma anche fare riflettere.
_So che scrivi in vernacolo, anche.
Sono napoletana quindi il dialetto è il mio patrimonio culturale, tra parlare e scrivere c’è una grande differenza. È difficile grammaticalmente, quindi più che altro è per questo che mi cimento poco anche per una sorte di pudore verso i grandi nomi della poetica napoletana. Ci sono momenti in cui però questo desiderio è prioritario perché niente come il mio dialetto riesce ad esprimere in pochi versi la passione, il fuoco di certe emozioni, come dico io la carnalità che coinvolge subito chi legge.
_ Grazie Imma, per questa intervista, è sempre un piacere leggerti. Vorrei aggiungere per i lettori che Imma Paradiso, condivide un interessante rubrica dove parla di poeti famosi, pubblica una loro poesiae commenta, direi in modo acuto ed intelligente. Condivide in gruppi letterari come ad esempio ”rinascimento poetico”
Imma é la sua poesia
Vulesse sta ‘ngoppa ‘a nu scoglio a riva ‘e mare, io sulo, quanno ‘o cielo ‘e niro e sta pe’ chiovere. Vulesse sta vicino ‘o mare quann’è arraggiato, se sbatte, s’arravota comme ‘e pienziere ca’ tengo dinto ‘a chistu core. Me vulesse ‘nfonnere sotto ‘o schiaffo ‘e l’onne, accussì nun se capesse si ‘e gocce ca’ me scorrono ‘ngoppa ‘a faccia songo acqua ‘e mare ‘o lacreme.
Vorrei stare su uno scoglio in riva al mare, da sola, quando il cielo è nuvoloso e minaccia pioggia. Vorrei stare vicino al mare quando è arrabbiato, agitato, tempestoso come i pensieri che ho dentro il cuore. Mi vorrei bagnare sotto lo schiaffo delle onde, così non si capirebbe se le gocce che mi scorrono sulla faccia sono acqua di mare o lacrime.
Imma Paradiso
Fatte cchiù vicino, te voglio da’ ‘nu vase doce, azzeccuso, ca te fa vòllere ‘o sangue dint’e vene e murì a poco a poco.
Fatte cchiù vicino, te voglio guardà dint’all’uocchie, pecchè accussì facimm’ammore senza manco ce tuccà.
Fatte cchiù vicino, t’accarezzo chianu chianu ‘e capille, ‘a faccia comme si te vedesse p’a primma vota.
E resto accussì, senza parole.
Fatti più vicino, ti voglio dare un bacio dolce, appassionato, che ti farà bollire il sangue nelle vene e morire poco a poco.
Fatti più vicino, ti voglio guardare negli occhi, perché così facciamo l’amore senza nemmeno toccarci.
Fatti più vicino, ti accarezzo piano piano i capelli, la faccia, come se ti vedessi per la prima volta.
E resto così senza parole.
Imma Paradiso
C’È CHI NON FA RUMORE
Quanta dignità nel lavoro onesto di una vita intera. C’è chi non fa rumore mentre il tempo scorre. Sa cos’è il dovere, spende gli anni e sé stesso senza clamori. Quanta dignità in quei visi segnati, in quelle mani operose. Vite semplici, di poche parole, dove è grande il cuore che si perde nella malinconia dei giorni passati. Hanno la saggezza negli occhi stanchi e quando cala la sera, amano fissare il cielo.
Io mi definisco un esploratrice delle parole, per scovare chi mi affascina svolgo una vera e propria caccia. Ecco che un giorno incappo in una persona deliziosa e brillante, Elena MIlani. Mi colpiscono i suoi versi insoliti, efficaci, originali. Perchè il suo modo di scrivere è diverso e vivace. Elena con una semplicità unica è capace di sfornare poesie a profusione. Lei è la poetessa della porta accanto, la scrittrice del fiore raccolto, delle faccende da svolgere, della corsa per fare la spesa, insomma del quotidiano ed è un piacere leggerla. Semplice, luminosa, come la sua personalità, appare sempre gioiosa. Anche capace di affrontare problemi come la morte, il dolore, la gioia, l’amore, colpendo nel segno con il suo stile semplice, senza artefizi, umile. Umile si, ma direi brava e originale. Le sue poesie sono come lei, la quotidianità della sua vita, i suoi umori, ciò che le accade, o di bello o di brutto, di triste, doloroso, o gioioso. Elena che viaggia, Elena che balla, Elena che dorme, Elena che ama i gatti. La sua vita è una profusione di parole che ci regala, direi quasi danzanti. Una donna nello stesso tempo discreta e solare. Tutte le sue belle poesie e filastrocche, solo sulla sua home, che la rispecchia in tutto e per tutto. Lei dice di non avere una grande cultura, io dico che ha un grande cuore e le sue poesie meritano, meritano davvero. Personalmente la definisco uno scroscio d’acqua fresco e argentino. Una caratteristica che la distingue è la sua solarità, il suo sorriso, la sua voglia di godere la vita, dalle cose più semplici.
Elena Milani è un ruscello di montagna, acqua limpida, fresca e zampillante. Allora è il momento di tirarmi indietro e di presentarvela: Elena Milani.
Mi chiamo Elena Milani ,ho 58 anni e vivo in una piccola frazioncina sull’appennino Tosco Emiliano, dove sono nata. Sono mamma di due ragazzi adulti e nonna orgogliosa di due nipoti. Ho interrotto la scuola al termine del secondo anno dell’istituto magistrale, perché stavo diventando mamma proprio all’età di 16 anni e mezzo e fu la prima decisione importante della mia vita quella di creare una famiglia col ragazzo che amavo fin da quando ero bambina. All’età di 24 anni abbiamo deciso di avere un secondo bambino. Furono anni pieni di amore e di immensi sacrifici, eravamo soli, noi con la nostra famiglia, senza aiuti e parecchi dispiaceri dal mondo circostante. Io ,per aiutare l’economia familiare ho lavorato come colf par time per poter seguire anche i miei figli e all’età di 31 anni, in seguito ad un corso specifico, sono diventata assistente di base ,in seguito operatore socio sanitario ed ho lavorato in diverse strutture per anziani e disabili adulti e anche presso i loro domicili. Ho sempre scritto quaderni e diari con i miei pensieri che non si limitavano ad essere cronaca del giorno, ma mi rendevo conto che si spingevano in profondità, ogni tanto, come da bambina, mi usciva una sorta di poesia. Ho sofferto tanto la solitudine, perché la mia famiglia di origine ha avuto un percorso travagliato e mio marito ha lavorato sempre come montatore meccanico esterno ,viaggiando per il mondo e lì, la lettura e la scrittura sono state le mie amiche più fedeli e vicine. All’età di 50 anni ,qualcosa è cambiato in me, i figli oramai adulti ed indipendenti, un’economia familiare più serena, è stato allora che ho deciso di smettere di lavorare e cominciare a seguire mio marito in diversi viaggi, nel frattempo sono entrata nel mondo di Facebook trovando una sorta di visibilità ed un piccolo corteo di orecchie disposte ad ascoltarmi. Questa è stata una spinta importante per me, finalmente avevo più tempo per me ed una sorta di compagnia virtuale con cui condividere la mia passione. Man mano che sono entrata nel mondo di Facebook, ho trovato la strada della poesia, tanti poeti, tanta gente come me che ama scrivere e molti incoraggiamenti, soprattutto l’accoglienza del mio lato affettuoso sempre generosamente ricambiato. Pian piano, leggendo gli altri e le poesie di autori importanti che proponevano, ho un pò migliorato il mio modo di scrivere, che rimane naturalmente semplice, senza alcuna pretesa. Io parlo di me, di ciò che mi arriva da fuori, del mio mondo interiore, di cicatrici e speranze ,di desiderio di amore universale, il tutto con la voce di una bambina che non ha studiato e che scrive per comunicare.
Elena hai detto che scrivi da sempre o quasi? Quando hai scoperto questo bisogno?
Da quando ero piccolina, sentivo di essere predisposta alla scrittura, me lo fece notare il maestro e, anche alle scuole medie, venivo premiata per la forma ed i contenuti dei miei temi. Quando diventai madre, molto giovane, mi resi conto di avere la necessità di continuare a scrivere un diario, e i miei diari li conservo tutti. Lì c’è una Elena che soffriva dentro un bocciolo.
Tu sostieni che le tue poesie nascono senza studio, io invece ritengo che tu abbia un talento innato a prescindere da ciò che hai studiato. Per migliorarti come tu dici, hai letto, ti sei informata, continui a farlo?
Non so rispondere, certamente l’attenzione al mondo circostante, l’ascolto del cuore di persone che ho fortuna di incontrare, qualche lettura vengono incontro al mio desiderio di scrivere, ma il mio scrivere non è premeditato.
Elena donna com’è?
Elena donna è semplice esteriormente, complessa intimamente come tutte le donne controverse, ma consapevoli.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto? se ne hai?
Il mio sogno nel cassetto è uno. Assaporare la fortuna di essere in questo mondo, avere per gli anni a venire la serenità che so si meritare ,godere della mia casa e crescere l’esperienza di vita attraverso il viaggio. Arrivare alla meta ringraziando.
Cosa ti piacerebbe avvenisse per le tue poesie, o ti basta il web?
Io credo che quando non ci sarò più, i miei figli propagheranno il mio ricordo, sarò ricordata con dolcezza.
Elena tu scrivi molto, direi moltissimo, come fai a scrivere anche cinque, sei poesie al giorno?
Ho periodi più proficui, altri meno, a volte sembra che scrivo tanto, perché pubblico ricordi o condivido altri poeti. ,non faccio molto caso alla quantità, scrivo spinta da un desiderio ,o bisogno, ma non tutto è poesia.
A me piace il tuo modo di scrivere, esce immediato, subito comprensibile, anche molto profondo.
Io ti leggo e certe volte rimango impressionata dalla quantità di poesie che scrivi, vuol dire che sei attenta a tutto ciò che ti circonda, e tutto fonte di ispirazione. grazie
Metti in salvo il sasso prima della radice, l’albero è nella memoria dei semi, sta fra le meraviglie del creato, è nel reclamo degli uccelli, dell’ombra, nel digiuno del fuoco, il sasso è tacciato di infamia, è nel corredo delle lapidazioni, è d’inciampo, scarto nelle fondamenta, cippo dell’uomo anonimo, ma mai dimentica un nome inciso. Elena Milani
Scelsi il rossetto più brillante la mattina del mio funerale,
ero due cose insieme
le mie labbra erano già livide e gli angoli così piegati in basso che quasi parevo tradire una volta per tutte le mie rose carnose, i miei nidi senza sfratti, i mari amati in cartolina,
ero due cose insieme
mi feci vestire di bianco come una sposa,una zagara
ero due cose insieme
la sottoveste aveva uno strappo fra l’inguine ed il fianco, non avevo mai voluto ricucire nulla per non tradire nessuna memoria e per portare altrove le mie due cose insieme. Elena Milani
Raramente le mie due anime coincidono, è capitato nella lontananza dagli sguardi ed occasionalmente, dentro il mio precipizio visitato dall’euforia. Elena Milani
Incappai per caso, nel mio girovagando, in questa poetessa, di cui avevo un timore reverenziale. Il perchè, è subito detto, scriveva cose bellissime e di grande forza. Poi scopri che, oltre che scrivere, dipinge magnificamente e fa sculture che io definisco, esse stesse poetiche. Sono poesia scolpita con le mani. Il suo stesso nome, di origini nobili, mi incutevano soggezione, poi non capivo come una artista come lei a 360 gradi, sempre nel sottobosco degli sconosciuti. Allora ti ricordi di una citazione di Charles Bukowski – nati cosi, in un posto dove le masse trasformano i cretini, in eroi di successo-. I grandi li trovi, basta saperli cercare, basta saperli leggere. Siamo in una società dove diventano qualcuno, quel qualcuno, non è, li spacciamo per grandi, senza che ne abbiano la grandezza. Rita Frasca Odorizzi è una grande donna, sensibile, umana, forte, temeraria, combattiva, le sue opere? invece di stare nelle mostre, nei musei, seppellite in cantina, in grosse panche, bellezze di cui non potremo godere. Con il tempo, poi facemmo amicizia, un accento toscano, simpatica, dolce, semplice e con una grande grinta. Rita Frasca Odorizzi, vive, come lei stessa dice , in un cammeo di Monti in Chianti, frazione del comune di Gaiole, provincia di Siena. Un piccolo gioiello tra colline di olivi, vigneti, alberi di fichi ovunque e anche ciliegi, giardini, orti. La sua è una zona di vini nobili e importanti. Ecco io la definirei un sangiovese purosangue, in purezza, i cui tratti significativi si esprimono a 360 gradi, riflesso di nuances uniche. Rita una ,, super tuscan,, Un paragone, secondo me, che le calza a pennello. Nella sua vita ha anche disegnato etichette dei vini, che sono esportati in tutto il mondo. Potrei raccontare molti aneddoti a tale proposito, un giorno mi riservo di farle una video intervista. Scrive su fb a suo nome, e ha una pagina che si chiama ,, la macchina del tempo,,. Un artista completa, grande, potente, umile. Un cuore generoso, e io vorrei ammirare le sue opere, come degnamente merita, in bella vista dove tutti possano apprezzare. Leggere le sue poesie, toccare le sue sculture e immergermi nella bellezza dei suoi quadri.
E dire signori e signore…vi presento Rita Frasca Oderizi!
intanto la sua biografia.
Rita Frasca Odorizzi, è una Pittrice, Scultrice e Poetessa Fiorentina. È un’Artista Italiana, Contemporanea, nata nel 1941 a Firenze, che dal 1976 vive nel Chianti insieme ai suoi amatissimi e numerosi A-mici Gatti. Autodidatta, ha esposto per la prima volta all’età di 32 anni a Scandicci, in occasione del premio di pittura “Scandicci Arte”, suscitando subito consensi favorevoli. Nel ’76, si è trasferita nel Chianti, uscendo dal circuito delle gallerie, ma continuando per qualche tempo a esporre in occasione di eventi culturali e mostre personali, (Tavarnelle Val di Pesa, Panzano, Gaiole in Chianti, Castello di Meleto, Rocca di Castagnoli, Castelnuovo Berardenga, Siena, San Gimignano). Da oltre 40 anni, Ofrì, dipinge ad olio e crea sculture in terracotta, con tecniche classiche e personali.Ha iniziato con quadri figurativi e come ritrattista, evolvendo lentamente verso l’arte astratta. La necessità di cercare sempre nuove possibilità di espressione, l’ha portata a sperimentare anche nel campo del disegno (con la sanguigna, il carboncino e la china), della marmorizzazione, del vetro, fino alla creazione di grandi tele batik o all’utilizzo di muffe e terre colorate sia per i quadri che per le sculture. Da più di 10 anni Ofrì scrive anche Poesie, che l’hanno portata a creare e pubblicare una Serie di Illustrazioni e Dipinti, chiamata l’Alfabeto dell’Intero. Si è specializzata nelle Corto Poesie con le quali ha vinto vari premi.
Uno dei quadri della trilogia azzurra
Un curriculum di tutto rispetto, sarebbe stato logico che fosse conosciuta ed apprezzata, ma questa società, stranamente funziona a rovescio.
Rita quando è nata il tuo amore per la scrittura?
L’amore per la scrittura, è nata a 13 anni. A 17 anni ho cominciato a dipingere, a 35 anni ho cominciato a scolpire in terracotta e cemento. Praticamente da sempre scrivo, anche se quasi subito ci ho unito la pittura.
Quando scrivi lo fai sempre per un impulso emotivo?
Scrivo sempre per un impulso emotivo, sono molto emotiva. Ora mi dedico alla poesia, come ho quasi sempre fatto nella mia vita.
So che la tua vita è stata molto movimentata e sofferta, ci sarebbe tanto da dire, una vita da artista, direi.
Io avrei tanto piacere di farlo, lo faremo più in là in una video intervista. adesso lascerò che le tue opere parlino per te.
scultura di Rita Frasca OderizziSorellanza di Rita Frasca Oderizziun opera d’arte l’etichetta realizzata da Rita Frasca Oderizzi
Preludio temporale
Ti osservo creatura, mentre dal tuo rifugio tiepido nasci e maledici lo strappo dal luogo, utero temporale della storia, ,dove il tuo respiro è un preludio all’Immensità, che farà strame di reietti ,
Ritafrascaodorizzi cattivi esempi..
Divina armonia
Pascoliano, muti, in questo silenzio che ci protegge, cortina fumogena che fa desiderare d’esser pietra, tra i moti del cuore, e dolci come l’amore che fa pace con il cielo che ci azzurra del suo diafano tremore, candore, di allucinata follia nella divina intensità dell’anima. Siamo alone di luna tormentata dal delirio di riconoscerci amanti del nostro destino, in un fato che ci accompagna, leggeri come l’amicizia che ci lega alle stelle, alla terra, all’acqua, al vento.. Noi mortali, forti, come la vita, che scorre in noi, nelle nostre vene, viscere, come affluenti del Divino fluire del tempo, nel Tempio dello Spirito infante.
Ritafrascaodorizzi
Paura..
Non ho paura del vento che mi scuote fino alle radici, o del tempo che mi trapassa: sono una virgola, un punto interrogativo, un punto a capo di nuovo, con furore, nel paradiso dei sensi..
Come al solito sono una vagabonda del web, giro scalza, con i tacchi, volo, corro, rallento, leggo, mi fermo, assaporo, scappo e incappo in una poetessa dolcissima come il suo nome, Grazia Riballo. Un nome come le sue poesie, iridescenti come bolle di sapone, che salgono in alto e quando meno te lo aspetti si aprono in mille colori. Una donna timida, molto! Riservata, molto! Ma come tutte le persone che fanno fatica ad aprirsi, la sua anima nasconde una visione in technicolor delle emozioni. Dalla sua penna escono emozioni che non ti aspetteresti, ma ne prendi nota e ne rimani meravigliata. Lei vive in una bellissima campagna del canavese, raccoglie ciliegie dai suoi alberi e parole dal suo cuore. Mi sento onorata da questa intervista, perchè lei è chiusa a bocciolo, ma una volta aperta è un profumo.
Grazia Riballo
Ogni volta che parlo di un poeta, sono emozionata, le parole producono effetti clamorosi e io le bevo, le assaporo, le gusto. Leggere le poesie di Grazia significa assaporare le parole e la sua anima da eterna adolescente. I poeti non invecchiano mai, hanno l’ elisir di eterna giovinezza, hanno la peculiarità di avere, per sempre, la freschezza della vita, nel piacere, nell’amore, nel dolore.
Grazia Riballo è una scrittrice che dona di se, professoressa di lettere in pensione, penso che i suoi allievi abbiano ricevuto al di là del livello scolastico, perchè lei sa costruire e donare con le sue parole.
Una piccola biografia.
Sono nata in Sicilia, in un paese i cui fondatori volevano farne una ” Nuova Gerusalemme”, tanto erano amanti di Cristo. Dopo essermi laureata in Materie Letterarie, mi sono trasferita a Torino, dove vivo attualmente, per insegnare nelle scuole medie, cercando di dare il meglio. Fornita di una fervida immaginazione e creatività, da sempre ho dato voce alle mie emozioni, scrivendo solo per me. Dal 2017 ho iniziato a farlo pubblicamente, come libero sfogo, superando la mia timidezza. Da quel momento non sono riuscita a fermarmi. Amante della natura, mi soffermo sullo spettacolo che offre, soprattutto quello del Canavese dove mi reco spesso e lì nella pace scrivo… scrivo. Appassionata di fotografia, mi piace riprendere quello che mi colpisce… il che può essere tutto Oggi, in pensione, mi godo la famiglia.
Hai iniziato a scrivere per te, poi cosa è accaduto per farti uscire dal guscio e regalarci le tue splendide poesie?
Ho iniziato a scrivere pubblicamente quando ho realizzato varie forme di ingiustizia, perpetrate verso i più deboli. Non che prima non sapessi, ma non sono più riuscita a sopportarlo e così ho scritto una lettera aperta su un quotidiano. Inizialmente gli scritti vertevano su aspetti sociali( caporalato, discriminazione, guerra…); successivamente ho diretto la mia attenzione sulla natura e sulla sua bellezza, anche se i temi affrontati sono vari.
Tu sei insegnante in pensione, hai mai letto le tue poesie ai tuoi studenti?
Sì, come insegnante di Lettere, ho cercato di stimolare i ragazzi, di farli riflettere. Ho iniziato con aforismi, massime…il che li ha portati a comprendere il messaggio di poeti e scrittori presi in esame.
I ragazzi a scuola non amano la poesia e sinceramente pure io la detestavo, secondo te perché?
A mio parere, per gustare testi poetici, è necessario un coinvolgimento emotivo e la giusta scelta; importante risulta essere l’ ascolto, grande mezzo di concentrazione. L’ ascolto di canzoni, vicine al loro mondo, può essere utile per avvicinarli a testi diversi.
Ora che hai tempo ti dedichi molto alla scrittura?
Avendo del tempo ed essendo fornita di fervida immaginazione, posso scrivere di tutto. Può essere un oggetto qualsiasi e persino forme avverbiali, interiezioni…A volte mi piace scrivere brevi racconti di vita quotidiana.
I poeti sono sognatori, non smettono mai di farlo, altrimenti non scriverebbero, tu cosa ne pensi?
Non ho pretese, non amo essere al centro dell’ attenzione. Mi piacerebbe essere solamente amata per quella che sono. Il mio sogno? quello di tanti: un mondo di pace e bellezza.
Tu cosa sogni?
Sì, certo i poeti sognano! Sognano un mondo ideale, di amore e bellezza, che poi è la vita stessa. Senza poesia, la vita sarebbe arida e priva di fantasia! Aiuta a superare incertezze e paure
Lo sconosciuto
Gli occhi bassi
sul viso un sorriso
andava…andava
lungo la strada
pareva un gigante
tanto era alto
ma magro… magro
come una lama
andava l’ uomo
lungo la strada
a piccoli passi
sempre in quel posto
aveva in mano
una piccola scatola
contava… contava
solo cerinI
ancora oggi
mi chiedo il perché
non ho risposte…
forse la mente
( G. Riballo)
Parole
Parole… parole… al mondo di oggi rompono i timpani per tanto rimbombo come tempesta di vento… di mare… fanno rumore e non solo rumore con voce potente dire vorrei di stare a sentire la povera gente amare lacrime su visi disfatti case in rovina lutti in famiglia parole… parole… solo parole forte clamore tanti misfatti… tante parole. Grazia Riballo
Lei Amava il mare il sole d’ agosto quando la sabbia era di fuoco bruciava… bruciava… nessuna paura il cielo spruzzava colori nell’ acqua di gran mistero era avvolta la rena di pietre e conchiglie come tesoro sempre in cerca guardava la spuma che molto dolce baciava i suoi piedi era felice non era certezza era felice non lo sapeva. Grazia Riballo
Dopo un’ abbondante pausa estiva ritorna la mia rubrica ” del poeta sconosciuto. Non che io abbia smesso di cercare, ma capita di doversi fermare per mille motivi. Questa ricerca delle parole ”parole di altri poeti” mi affascina. Mi rendo conto che alcuni scrittori hanno una tale ricchezza interiore! La donano attraverso i loro scritti, il loro sentire. Puoi parlare dello stesso argomento, ma sentirlo in modo diverso. Migliaia di secoli di poesia, tesori inestimabili di parole, ed ecco ognuno racconta di se, le sue storie, le sue emozioni. Certo la poesia intima è sempre esistita, Saffo, Catullo, ma molti poeti narravano anche di storia, come Alessandro Manzoni nel ”Cinque Maggio ”, di esempi tantissimi. Poi con l’avvento dei social e in particolare di fb, tutti a scrivere, purtroppo anche chi non lo sa fare! Ormai una jungla dove è difficile farsi strada, se non a colpi di machete! Gli editori non ti guardano, cestinano anche cose valide, se non sei molto social, poi la poesia è di nicchia! Invece la poesia ridà le emozioni in questo mondo arido, ed è terapeutica. Il dolce infinito sentire dell’anima, del dolore, della gioia, e delle mille sfumature della vita. Quindi io scavo, cerco, e alla fine trovi chi non vuol farsi notare, ma splende di luce propria, sto parlando di Milena Lauro Patrizi. Una donna silenziosa, discreta, che legge molto anche di altri, e pensa di essere da meno. La sua è una poesia profonda, sviscerata, intensa, lei si riconosce spirito e carne, in un eterna lotta, che poi è la lotta di ogni persona pensante.
Spirituale e Carnale
“Spirituale e carnale
sono io
nel delirio del mio essere
il disvelarsi di una follia
essenza incarnata
di donna e di te
che sa affrettare
il passo e fuggire
da processioni d’ipocrisia
sguardi che sussurrano
e dita che puntano
Spirituale e carnale
sono io
un canto di congiunzione
tra sentimento e ragione
assonanze di emozioni
tentazione e opposizione
moralità e passione
viandante di notte stellate
da mistiche elevazioni
Dolce e amara
miele e fiele
estasi e preghiera
fuoco e sangue
brividi e vene
imperfetta
e sfrontatamente
sincera
Con questo spirito
ti venero e ti adoro
con questa carne
fortemente ti amo
tu sei la mia musica
la mia poesia
Il mio centro
il traguardo
il finale punto
Spirituale e carnale
sono io
e non ho meriti né colpe
per tutto questo amore
che mi porto dentro”
Milena Lauro
La sua poesia, è una poesia intima, spirituale, come la sua vita, una vita non facile, come quella di tutti noi, ma predomina con i suoi valori, l’amore, l’amore per la famiglia, per Dio. Oggi è lecito essere atei, agnostici, buddisti, musulmani ma guai essere diversi da tutto ciò! Di lei ho un ritratto delicato, dolce, ma forte deciso, coraggioso e le sue poesie sono molto belle, le definirei ‘ il mondo di Milena”, anche se lei non si definisce all’altezza, io direi che non solo lo è, ma supera l’altezza e va oltre. Leggetela è veramente brava!
Maria Maddalena dipinto di Denise Daffara
Milena Lauro, nata a Roma dove attualmente risiede. Sposata e madre di un ragazzo 26 anni e una ragazza di 20 anni. Ha frequentato l’istituto tecnico femminile di analista chimica “Armando Dìaz”. Ha lavorato come impiegata 15 anni nel negozio di arte sacra “Ghezzi”, esperienza significativa che le ha permesso di arricchirsi spiritualmente e culturalmente.
Da quando scrivi?
Fin dai primi anni dell’infanzia ho sempre manifestato un”indole timida e particolarmente introversa; trovavo difficile esprimere le mie emozioni ed è così che quando imparai a scrivere trovai finalmente “il mio mondo”. La poesia mi aiutava dunque a concretizzare ció che sentivo e a sentirmi parte di qualcosa, anche se frutto della mia stessa immaginazione. Questo mio mondo fantastico, misto di realtà e sogno, mi ha sempre accompagnato nei vari stadi della vita fino all’età adulta. Per me esso è stato e continua ad essere un’importante fonte di consolazione che mi ha sostenuto nell’affrontare i drammi e le prove alle quali la vita mi ha messo dinnanzi.
Scrivi a caso o sotto l’impulso di un episodio o di un’emozione che ti spinge a farlo?
No, io non scrivo mai a caso. Ho sempre bisogno di una fonte di ispirazione o comunque di uno stimolo, che sia positivo o negativo, tangibile o intangibile. Come ho già spiegato, spesso sono i drammi e le difficoltà che mi spingono ad esternare ció che sento e tale forma espressiva mi aiuta anche ad affrontare queste situazioni difficili. Inoltre, sono una persona molto credente e fin da bambina sento un forte “legame spirituale” con il Creatore. Leggendo le mie poesie ci si rende facilmente conto di questo aspetto religioso e dentro di me ho la certezza che un simile “dono” sia semplicemente il frutto del mio amore per Lui, mia più grande fonte di ispirazione.
Per te cosa significa scrivere?
Ho già risposto in parte a questa domanda, ma proverò ad approfondire tale aspetto. Quando scrivo mi sento di connettermi sia alla mia anima che a una sorta di “sfera celeste”. È come un vero e proprio viaggio spirituale che mi permette di “toccare con mano” i miei sentimenti e le mie sensazioni, fortemente legate all’ispirazione divina.
Tanti di noi scrivono e hanno un progetto, tu ce l’hai?
Onestamente, non ho mai avuto grandi progetti e credo che queste mia insicurezza sia dovuta a vari fattori che spiegheró di seguito. In primis, vi è l’aspetto caratteriale che purtroppo mi ha frenato più volte dall’intraprendere qualsiasi tipo di progetto. Poi, vi è l’aspetto che riguarda l’istruzione personale. Sfortunatamente, in età adolescenziale fui travolta da vari problemi personali che non mi permisero di completare gli studi. Questo fatto ha creato in me un senso di insicurezza, inferiorità, inadeguatezza e forte vergogna che ha perseguitato e tormentato la mia esistenza. Dunque anche la mia mancata educazione ha sempre troncato ogni iniziativa sul nascere. Ora, in età adulta, sto cercando di superare questi limiti condividendo “la voce della mia anima”. Oltre questo, ho intenzione di creare una raccolta di poesia per lasciarla ai miei figli, una parte di me vorrebbe pubblicarla una volta terminato, ma riguardo a questo ancora non ho preso una decisione definitiva.
Sei una brava scrittrice, molto profonda,ti leggo tra le righe e leggo questa sorta di te che non vuoi fare vedere, ti occulti. In tutti noi regnano storie
io abito nella zona universitaria di Tor Vergata. Sinceramente mi sento un animo tormentato da fattori e preoccupazioni sia esterni che interni, quindi no non mi definisco serena. Tuttavia, vorrei tanto esserlo e diventarlo è il mio fine primo. Il mio concetto di felicità lo definisco così “vivere in pace, lontano da ogni male e angoscia, esprimere sè stessi con sincerità e spontaneità senza temere niente e nessuno.” Io mi definisco come una donna semplice, devota ai valori tradizionali quali la famiglia, ma assetata di sapere e conoscenza. Infatti amo la lettura e fare approfondimenti sui miei interessi.
Altra domanda, che ne pensi di tutte queste persone che scrivono?
Le rispetto e in generale le sento vicine a me in quanto utilizziamo la stessa forma espressiva. Per alcuni in particolare provo una sincera ammirazione e per me sono dei modelli da seguire.
Milena Lauro Patrizi, leggetela, una vera scoperta. Le sue poesie delicate, gentili, piena di sentimenti, tutti da scoprire.
È LO STUPORE
“È lo stupore che mi salva mi plasma in varchi estesi di serenità e pienezza mi fonde in spiragli temporali di gioia spalancandomi valichi in un’esplosione di pace incanto e bellezza facendomi parte di infinito impercettibile e sconfinato particella di cielo amalgama di terra e pulviscolo di stelle energia nell’universo senso di totalità in un istante nell’immensità perduto
È lo stupore che mi salva da questa vita violata dall’ingiustizia da tutte le brutture e le disarmonie dal cuore profanato della sua dolcezza ed è stupore il versante sull’amore che perseguo passo dopo passo amore grande smisurato senza limiti quello creatore che mi fa amare gli altri e me stessa con tutta la passione e la compassione con tanta tenerezza
“Io sono palpiti di tenerezza e la mia vocazione è amare resina di olibano che arde
aromi diffusi che si consumano dietro una celata bellezza
Sono fugaci fantasie e armoniose immagini svelate in semplicità e grazia una rosa di un giardino sempre in fiore candela incessantemente accesa
Sono effluvio del vivere persa dentro ad un amore linfa di corteccia testimone di misteri divini rivelati nello spettacolo dell’aurora boreale di un cuore scenario di un divampante fuoco e dimora di passioni ignote
Sono impastata di versi e di rime di sorrisi che nascondono il dolore musica e canti sinfonie dal sacro inebriate la mia anima è di vento e di sole e sono albore nel chiarore del mattino un esplosione di luce in nuvole bianche di schiuma
“Irrequieta per riflesso divino per passione orgoglio e fierezza sopraffatta dal silenzio mi smarrisco in un fondo di tristezza
Ho messo un fermaglio alle mie ali perché non spicchino più voli di parole da dedicare a questo amore che non siano stucchevoli e banali
China sui miei fianchi esausta indifesa stremata con eleganza come una danzatrice in scena sui passi finali di una danza
Mi inchino e non mi aspetto niente resto muta deglutisco raggomitolata su un altopiano lunare grigio e opalescente trangugio prosodia irregolare di versi e non mi illudo se penso che la metrica non serve per te che sei il mio canto libero e sei ovunque che mi travolgi come un uragano di fiori e ti sento nel concerto del vento
La poetessa e scrittrice Grazia Fresu è una nuova autrice di Alessandria today
di Pier Carlo Lava
Alessandria today: Sono particolarmente lieto di informare la poetessa e scrittrice Grazia Fresu è una nuova autrice della redazione di Alessandria today, alcuni suoi post sono già stati online, ora presentiamo la sua biografia e un intervista a cura di Barbara Gabriella Renzi: A grazia do a nome della regione il benvenuto fra noi e nell’attesa d leggere altri suoi post gli auguro buon lavoro.
Grazia Fresu note biografiche
Nata a La Maddalena, Sardegna, dottore in Lettere e Filosofia all’ Università “La Sapienza” di Roma, si è specializzata in Storia del teatro e dello spettacolo. In Italia e in Argentina ha lavorato per molti anni come docente, drammaturga, regista e attrice, guidando anche laboratori di drammatizzazione e scrittura scenica. Dal 1998 al 2005 ha svolto la sua attività a Buenos Aires nel campo dell’educazione e della promozione culturale. Dal 2008 insegna Letteratura e Critica letteraria all’Università Nazionale di Cuyo, a Mendoza, Argentina.
I suoi testi critici sono stati presentati in Congressi, Università, Biblioteche e pubblicati in varie riviste e atti di congressi sia in Italia che in Argentina.
Come poetessa, ha pubblicato quattro sillogi poetiche: “Canto diSheherazade”, Ed. Il giornale dei poeti, Roma 1996, presentato alla Fiera del libro di Torino del 1997; e “Dal mio cuore al miotempo” che ha vinto in Italia nel 2009 il primo premio nazionale “L’Autore”, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Maremmi- Firenze Libri; “Come ti canto, vita?”, Ed. Bastogi, Roma 2013; “L’amore addosso”, Ed. Bastogi, Roma 2017.
Le sue poesia e i suoi racconti sono pubblicati: 100 Poesie d’amore, Ed. Oscar Mondadori; Poesie d’amore, poeti italiani del terzo millennio, Ed. Libreria Croce; La pace in fiamme, Ed.Exosphere ; Voci nell’aria, Ed.Exosphere ; Non uccidete Caino, Ed. Writer ; Veglia, Ed.Independently published ; Il corpo, l’Eros, Ed. Giuliano Landolfi; Molti nomi ha l’esilio, Ed. Kanaga; ed altri.
Suoi testi poetici sono presenti in riviste letterarie argentine come Boca de Sapo, Zeugma, Gramma e in testi per l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua.
Le sue opere teatrali, tra le quali Turandot, Minotauro, Oplà Medioevo, L’Italia s’è desta, ‘O sole mio, piccole storie di emigrazione, Passo a due, Compadritos y Malenas, sono andate in scena, alcune anche con la sua regia, in Italia e in Argentina.
Collabora con varie riviste online, tra cui L’Ideale, con una sua rubrica di cultura e società “Sguardi d’altrove”, La macchina sognante e il Magazine Cinque colonne nella Terza pagina.
INTERVISTA DI BARBARA GABRIELLA RENZI A GRAZIA FRESU
1.Ti potresti presentare?
In una mia poesia mi definisco come una donna di isole e di città . Perché questi due tipi di territorio non solo ambientale ma anche culturale e sociale hanno fatto di me ciò che sono. Sono una figlia d’isola, La Maddalena, arcipelago nelle Bocche di Bonifacio, cresciuta lì fino all’adolescenza, da lì vengono le immagini della mia scrittura, il Mediterraneo mare di esperienze, miti e oggi anche immagine di dolore per le tante vite perdute nelle sue acque, lì stanno i colori, i profumi, le rocce, le maree, le barche, i marinai che nella mia poesia si fanno metafore evidenti per raccontare la vita, la mia e di altri, e il mondo. Mio padre era marinaio, un uomo retto, schivo, di una generosità infinita. Mia madre una donna bellissima, dolce e volitiva allo stesso tempo, narratrice di storie magiche che hanno popolato la mia infanzia di personaggi e luoghi indimenticati. Compagna dei miei giochi e della mia crescita è stata mia sorella Anna, anche lei scrittrice e pur nelle nostre diversità, che sono un valore aggiunto alla nostra esperienza di sorellanza, la vita non ci ha mai gettato ai lati opposti della barricata. Ai miei sedici anni la famiglia si è trasferita a Roma dove ho frequentato l’ultimo anno di liceo e poi l’Università laureandomi in Lettere moderne e appassionandomi ben presto al teatro e alla politica, vissuti all’interno di un gruppo chiamato Spazio Zero, all’avanguardia nella ricerca teatrale e nella militanza politica, un’epoca formativa, di studi, esperienze, incontri. Per anni ho insegnato materie letterarie, prima ai confini con l’Abruzzo, ad Arsoli, e poi a Bagni di Tivoli alle porte di Roma e infine in città. Credo di essere nata per insegnare, lavoro che mi ha gratificato moltissimo e ricompensato di tutte le energie in esso riposte. A Roma ho anche pubblicato il mio primo libro di poesie Il canto di Sheherazade, dedicato interamente alle donne e ai loro talenti.
Così come l’isola è per me lo spazio del corpo e delle sensazioni, dei sensi allertati dalla bellezza che sempre ti circonda, Roma, tra teatri, laboratori, biblioteche, lezioni universitarie, conferenze, mostre, letture, incontri con personaggi staordinari e amicizie che durano ancor oggi, è lo spazio della mente dove le idee si sono formate e consolidate.
2:Dove hai vissuto?
Mi considero una persona con tre patrie: la mia isola patria del corpo, Roma patria della mente e Buenos Aires patria dell’anima. A un certo punto della mia vita quando tutto era già stato guadagnato, lavoro, stima, famiglia, amicizie, ho sentito il bisogno di rimettermi in discussione, così ho fatto il Concorso del Ministero degli Affari Esteri per insegnare all’estero. Ho scelto lo spagnolo come lingua e l’America Latina come destino, un amore di vecchia data da quando negli anni ’70 la mia casa ha ospitato giovani fuggiti dalle dittature argentina e cilena, aggiunto alla passione per la letteratura e la poesia in lingua spagnola. A quindici anni mi regalarono un libro di poesie di Pablo Neruda in spagnolo, lingua che allora non conoscevo e con il testo a fronte. Ci ho passato giornate intere sopra per cercare di carpire il segreto di quei versi così musicali e densi di significati.
Il mio primo mandato ministeriale durato sette anni si è svolto a Buenos Aires dove a parte l’insegnamento ho curato eventi culturali per il Consolato italiano, organizzato laboratori di scrittura scenica e drammatizzazione e ho portato alcune mie opere in scena al Teatro Coliseo, uno dei più importanti della città. La città mi ha subito affascinato, adagiata come una signora misteriosa e accogliente sulle rive di un fiume che sembra mare, colta, cosmopolita, stimolante. Qui ho vissuto esperienze spirituali nuove per cui la considero la mia patria dell’anima. Il secondo mandato si è svolto a Mendoza dove ancora vivo. Ho insegnato all’Università nazionale di Cuyo varie materie, come fonetica e fonologia, letteratura, critica letteraria ed altre nel corso degli anni. La scelsi perché in questa università aveva insegnato Julio Cortazar, scrittore che amo. Anche a Mendoza ho continuato la mia attività di drammaturga e regista mettendo in scena varie opere sia in italiano che in spagnolo. Durante questo mio periodo sudamericano ho pubblicato in Italia altre tre raccolte poetiche (Dal mio cuore al mio tempo, che ha vinto il Premio L’Autore della Maremmi-Firenze Libri, pubblicato dalla stessa casa editrice; Come ti canto, vita?, edizioni Bastogi; L’amore addosso, edizioni Bastogi; ho inoltre collaborato e collaboro a antologie e riviste letterarie sia italiane che argentine.
3. Quando hai iniziato a scrivere?
La mia prima poesia la scrissi a 11 anni, versi di una bambina allora timida e introversa che si sentiva diversa dalle sue coetane e non ne amava molto la compagnia, niente di ciò che interessava loro interessava me. Stavo ore chiusa nella mia stanza tra i miei libri e i miei quaderni di note, mia madre doveva obbligarmi a uscire. Quando lo racconto oggi ai miei amici, sparsi per il mondo e che non mi hanno conosciuto all’epoca, non possono credere che dietro la donna di oggi socievole e facile ai contatti umani ci sia nascosta ancora quella bambina. Questi primi versi andarono perduti con gli altri del mio primo quaderno di poesie scritte dagli 11 ai 14 anni, scomparso durante il trasloco dall’isola al Continente. Ricordo ancora la sensazione di felicità e di panico che mi prese in quei primi versi, lo sentii subito come un dono e insieme come una grande responsabilità. Da allora non ho mai smesso di scrivere. Più tardi si sono aggiunti racconti, testi teatrali, due romanzi, ma la poesia resta il mio canale previlegiato di espressione. Posso scrivere versi ovunque, nell’anticamera di un dottore, sul tram, in fila alle poste, negli intervalli di tempo all’Università, su uno scoglio, non c’è luogo che mi sia estraneo quando le parole mi si formano nella mente insieme come ritmo e contenuto. Nella successiva revisione cambio molto poco, a volte nulla, come se tutto il travaglio creativo avvenisse segretamente in me e la poesia uscisse solo quando le parole sono quelle giuste.
4. Quando scrivi?
Scrivo ogni volta che qualcosa, dentro o fuori di me, chiede prepotentemente una voce. Può essere un ricordo, un’emozione, un’immagine, un suono che mi colpisce e diventa irrefrenabile e a volte persino fastidioso se non lo traduco in parole. Amo profondamente e da sempre la lettura e a volte le parole nascono in controcanto alle parole d’altri, un dialogo tra me lettore e lo scrittore o poeta che sto leggendo. Ricordo di aver fatto questo per la prima volta intorno ai diciotto anni. Avevo appena letto Il silenzio del mare di Vercors e mi aveva colpito il suo protagonista, un ufficiale nazista, uomo di vasta cultura e di modi gentili, che nella Francia occupata si ospitava a casa di una famiglia locale e lì la ragazza che vi viveva portava avanti la sua resistenza senza mai rivolgergli la parola. Presi penna e foglio e scrissi una lettera al personaggio dell’ufficiale che conservo ancora. Credo sia stato un ottimo esercizio di scrittura. In un’altra occasione, per esempio, stavo spiegando in classe la scoperta archeologica della città di Mohenjo-daro, costruita sulle rive del fiume Indo durante l’Età del bronzo e di colpo ho avuto come una visione della città ancora viva e di un dravida che si muoveva per le sue strade. Chiesi scusa agli studenti, mi sedetti e in dieci minuti scrissi la mia visione in poesia. Poi ripresi a far lezione. A volte ho bisogno di lasciar sedimentare i sentimenti e le idee e a volte no. Ultimamente mi stimolano moltissimo le immagini, quadri o foto che casualmente cadono sotto la mia attenzione e i diversi luoghi che ho visitato e che visito. Mi piace molto scrivere di notte, quando un silenzio assoluto mi circonda e il mondo esterno non mi esige più niente. Quello è il tempo per me dove mi ascolto e mi racconto.
5. Cos’è per te l’amore riferendosi ai tuoi versi?
Per me l’amore ha a che vedere con il modo di affrontare la vita. Se la vita ti interessa, ti appassiona, nonostante le sue difficoltà e le sue pene, l’amore è ciò che ti guida come essere umano a vivere e esprimere questa passione che è fatta di curiosità, interesse, dedizione, piacere, bellezza e allora la vivi e la canti questa vita amando te stessa, gli altri che sono a te vicini, i genitori, i fratelli, gli amici, nel mio caso anche i miei studenti, gli amanti, i mariti, e gli altri lontani in quel luogo di scelte dove hai deciso di collocarti e di impegnarti, per me gli ultimi, gli umiliati, gli offesi, gli sfruttati, chiunque la società schiacci con le sue regole infami, chiunque lotti per la giustizia sociale e la propria dignità e libertà umana, e poi l’amore per le donne ancora faticosamente alla ricerca del posto che compete loro nella società, e l’amore per la natura, le cose, la storia degli uomini. Le mie poesie cantano spessissimo l’amore per un uomo, l’ultimo libro è tutto dedicato a una persona molto importante per me, ma toccano anche il tema dell’amicizia, credo sia la forma d’amore più nobile che esista e per ciò che mi riguarda un amore che non mi ha mai deluso, e toccano temi di impegno civile con una carica di partecipazione e d’amore che gli anni non hanno spento.
6. Spiegare la propria poesia: La gente strana, Il mormorare della vita
Mi chiedi di chiarirti i versi delle mie poesie La gente strana e Il mormorare della vita. Premetto che non amo spiegare i versi, né miei nè di altri. Non ho mai chiesto ai miei studenti da fare una versione in prosa. Il segreto di una poesia, per me, sta in una corretta e espressiva lettura dei versi e in un commento di tipo estetico che però non può fare l’autore ma un docente o un critico che esamini quei versi. Posso di queste poesie dirti i concetti che le sottendono ma che non sono la poesia, se non le idee a monte e queste idee non potranno mai dirti quello che la poesia nel suo linguaggio polisemico e per questo naturalmente ambiguo ti dice. Io posso dirti ciò che volevo dire ma mai veramente ciò che ho detto. L’accumularsi delle interpretazioni allarga lo spazio semantico della poesia che assume significato non solo nei concetti ma anche nella sonorità dei suoi versi.
La gente strana di cui parlo nella poesia sono i non conformisti, quelli capaci di gesti incompresi agli altri, quelli che scelgono la strada difficile e la percorrono fino in fondo, che trovano la bellezza ovunque sia, in un tango, in un amore, nella luna, nel volto di un altro, gente generosa che coltiva utopie, che legge, che studia, che non ha paura del diverso, dello sconosciuto, che rende il mondo un luogo vivo, vibrante di sogni e intenzioni, “gente strana che quando muore/lascia il suo profumo nel mondo”, perché da quel mondo ha strappato ogni grigiore.
Il mormorare della vita è quello che senti quando ti plachi e ascolti e cerchi un luogo di pace, allora si assopisce il grido, lo stridore, la dissonanza, tutto diventa armonioso, tutto e tutti parlano un linguaggio comune, misterioso che non ha bisogno né di domande né di risposte, i sensi si saziano di violini, di rose, di mare e gli uomini non sono più assetati cultori della fretta, in cerca di mete irraggiungibili, ma danzano leggeri come spiriti eletti. Se almeno per un momento hai potuto vivere questo, allora hai sentito certamente il mormorare della vita, ossia il pacato sillabare con cui la vita ti insegna il suo senso più profondo.
7. Hai nuovi progetti?
Ho due nuovi progetti ai quali sto lavorando da qualche anno. Uno è un libro in spagnolo, che in seguito vorrei pubblicare anche in Italia, dove attraverso cronache, racconti e poesie ripercorro i miei vent’anni di esperienza argentina. È un canto d’amore e d’omaggio a questa terra che mi ha dato tanto e mi ha costruito un’identità multiple come persona e come scrittrice permettendomi di vedere le cose sotto un doppio angolo, un’identità migrante a cui tengo molto e che mi permette di scrivere nei due idiomi, elaborando un linguaggio “altro” dove l’italiano e lo spagnolo vicendevolmente e coscientemente si contaminano, mantenendo la dignità delle due lingue e insieme creandone una terza che delle due si nutre. Sappiamo che ogni lingua è anche un mondo di cuture e esperienze e viaggiare tra questi due mondi, come faccio ormai da anni, mi consente una dimensione umana e culturale cui non saprei più rinunciare.
L’altro progetto è una raccolta poetica incentrata soprattutto sulla mia poesia civile. Il mondo in questi ultimi anni ci ha dato purtroppo infinite occasioni per alzare un grido contro “l’inferno” che ci circonda, per dirlo con le parole di Italo Calvino. Il tacere di fronte a tutto questo, l’ignavia di non prendere parte non mi appartiene. Credo che la poesia, oltre che linguaggio, sperimentazione, bellezza, sfida, espressione dell’io lirico del poeta, debba anche essere la voce che si innalza a difendere la dignità umana.
Alessandria today è lieta di presentare la biografia della scrittrice e poetessa Monica Pasero, della quale in seguito pubblicheremo in esclusiva per il blog anche un intervista, per ora ecco la sua:
Biografia: Monica Pasero, nasce il 24 febbraio 1973, vive a Dronero in provincia di Cuneo. Inizia il suo percorso letterario nel 2009. A oggi ha al suo attivo dodici pubblicazioni tra narrativa e poetica.
E come diceva sempre mia nonna (Non disponibile)
Lungo viaggio verso il ritorno, (Narrativa Gruppo Edicom)
L’abbandono, (Narrativa Gruppo Edicom)
Scritto tra le pagine del fato, (Narrativa You can print Edizioni)
Leggenda di un amore eterno (Non disponibile)
Messaggi dalla storia, (Narrativa You can print Edizioni)
Le avventure di Lillo il coccodrillo, (Narrativa You can print Edizioni)
Oltrefiaba, ( Narrativa You can print Edizioni)
La Mia Venezia, (Narrativa You can print Edizioni)
Thyrrell e Ilve Messaggeri dal Cielo, (Narrativa You can Print Edizioni)
SILLOGI POETICHE : I miei sogni di carta, (Ebook Amazon.it)
Alchimia, (E.E.E esordienti ebook)
Ha tenuto in questi ultimi anni, visto i suoi libri di narrativa per ragazzi, alcune lezioni nelle scuole secondarie sull’importanza del sogno e della memoria storica. Alcuni suoi brani, poesie e aforismi sono inseriti in diverse antologie. Negli anni ha avuto esperienze nel mondo editoriale, lavorando free per alcune Case Editrici. È stata curatrice di diverse uscite editoriali e ha collaborato, con i suoi testi, per due cataloghi d’arte. Ha introdotto il Catalogo d’ arte di Fabrizio Gavatorta (Pittore delle Ombre).
Una sua recensione è presente nel catalogo d’arte dell’artista internazionale Ester Crocetta.
-La poesia non è figlia di un dio minore. La poesia è per tutti. Io mi propongo di dare forma con i versi alle mie emozioni, che derivano da momenti di vita vissuta, ma anche da problemi sociali, quali la fuga delle nostre” menti” migliori all’estero, il maltrattamento delle donne, il fenomeno dilagante dei clandestini e dei rifugiati dai paesi nordafricani. Nei miei versi c’è anche il ricordo, le dolci nostalgie di ”momenti indimenticabili.- Sandra Mirabella.
La mia prefazione inizia con queste belle parole di Sandra che anticipano il suo essere donna e scrittrice e non solo. Sandra è molto brava anche nelle note descrittive della natura e del suo amore verso il mare.
Lei dice- C’è aria buona e da qui non si vede il caos del mondo-
Da un volto normale al dolore, il dolore è vestito da normalità, al mondo appariamo normali, il vero essere devastato dentro di noi.
Le sue poesie sono di impatto e fortemente emotive, talvolta le parole crude, un insieme altamente emozionale.
Una donna modesta, umile, ma dalla grande personalità.
le sue poesie di una potenza straordinaria, è anche pittrice e per questo da una definizione straordinaria, di altri tempi – sono stata a bottega, presso un famoso pittore siracusano: Oreste Puzzo-. Ha una pagina personale su fb, dove scrive e ci delizia con le sue poesie, ”Gocce di mare”.
la mia casa è in alto vicino al nido delle rondini, sono loro ad insegnarmi la libertà del volo- Meravigliose parole, perchè è lei che insegna a noi, parole profonde come tutto ciò che scrive, e allora ti domandi, come può una persona simile, di tale bravura, intelligenza, sensibilità, nascosta in questo sottobosco di poeti sconosciuti? Uno degli enigmi di questo universo, ti domandi come possono passare inosservate tali persone! Io nel web cerco persone, l’anima della gente. La prima volta che ho letto una sua poesia, nella mia corsa, ho fatto una frenata per non perderla. Leggetela, lei ci regala se stessa, il suo sublime profondo.
La tua Biografia cara Sandra.
-Sono Sandra Mirabella, nata a Catania nel 1953, nei primi anni della mia vita ho vissuto in un piccolo borgo marinaro di questa città: Ognina, mi riempivo gli occhi della Bellezza del mare, guardavo con occhi curiosi i pescatori tornare dalla pesca, o riparare le loro reti distese al bordo della strada, sin da piccola ho avvertito forte il desiderio ed il piacere di leggere, leggevo ogni cosa, i libri di narrativa per bambini o gli articoli dei giornali in cui veniva avvolto il pesce comprato al mercato, andavo alle elementari ed ero un’alunna interessata ed appassionata.
Un giorno alla radio nello spazio dedicato ai ragazzi fu indetto un concorso nazionale; “E adesso continua tu” si doveva dare un finale ad una storia iniziata lasciata a metà, partecipai senza alcun intento di vincere, solo per il piacere di finire quella narrazione a modo mio. Tempo dopo mi chiamò la dirigente della Scuola e mi comunico felice che avevo vinto “Il microfonino d’argento” il premio in palio per il finale più bello. Fu da allora che cominciò la mia avventura nel mondo della scrittura, (Comprendo l’importanza della gratificazione per un bambino, a volte può segnargli una Vita) scrivevo di tutto, racconti, fiabe, poesie e considerazioni personali.
All’età di dieci anni la mia famiglia a causa del lavoro di mio padre, maresciallo di Pubblica Sicurezza, venne trasferita a Siracusa, fu un trauma per me, sradicata dalle mie amicizie, dalle figure parentali, nonni e zie che mi avevano circondato di affetto, faticai parecchio ad ambientarmi, a causa di questo disagio non riuscivo a vedere la Bellezza della città in cui vivevo. Mi diplomai all’istituto magistrale e mi iscrissi all’Università a Catania alla facoltà di Filosofia e Pedagogia.
Mi sposai molto giovane a 19 anni, nel frattempo superai un concorso per l’insegnamento alla Scuola Primaria, mi appassionai molto al mio lavoro che svolgo ancora adesso con Amore e dedizione. Ho avuto due figli che sono la mia Gioia. Amo anche dipingere e sono stata “a bottega“ presso un famoso pittore siracusano: Oreste Puzzo. Scrivo di ogni cosa, narrativa racconti, ma soprattutto la Poesia è il genere che amo di più. Spero sempre di poter continuare a scrivere finché ne avrò la forza, per raccontare la mia Anima; un angolino dove tutti possano ritrovarsi, la voglia di farlo quella non mi mancherà mai, almeno lo spero.
-Sei un artista completa, perché dipingi, quale soggetti ti appassionano di più? Sei mai stata gratificata in questa tua passione?
Amo dipingere perché oltre alle parole mi piace descrivere le meraviglie intorno a noi con i colori. Amo il colore che il pennello striscia sulla tela e trasferisce le mie emozioni su quel bianco abbagliante . Spesso ho fatto mostre collettive e partecipato a estemporanee . Ho avuto molte gratificazioni , ho vinto parecchie volte , poi ho deciso di non partecipare più a concorsi Sono molto timida e ogni volta per me è uno stress emotivo non amo stare al centro dell’attenzione.
Scrivi sempre sotto l’impulso di un emozione? La vera Sandra come è?
Io scrivo con le mani che profumano di detersivo per i piatti, scrivo solo per rileggermi un po’ , scrivo parole che penso gentili, che possano essere carezza in una realtà che carezza non è. Scrivo tra un pensiero e l’altro, tra un giorno di lavoro ed il “ Cosa faccio per cena ? “ “ C’è il pane? Nooo , vado a comprarlo…” scrivo tra una cosa e l’altra , parole che vengono dal cuore, di getto, senza limature di alcun genere, solo pensieri che mi piace scrivere sotto forma di versi , ma oggi non è di moda è cosa antica, meglio il gossip. Non chiamatemi poeta , perché mi sento presa in giro, scrivo anche per farmi compagnia … mi fa molto piacere un apprezzamento, un “ BUONGIORNO “ e ringrazio sempre di cuore chi ha un minuto per leggere un mio pensiero, qualche parola che vuole solo essere riflessione ed a volte sorriso.
-Cosa pensi della metrica, visto che molti criticano il verso libero?
La metrica non è garanzia di buona poesia, spesso chi rispetta la metrica scrive poesie fredde che non emozionano per nulla.
Tu non partecipi mai a concorsi, perchè?
Sai Marina non mi piace mettermi in competizione forse questo è un mio pregio oppure un difetto non lo so.
-Io penso che nel tuo modo di scrivere ci siano solo pregi, e tu ci emozioni sempre. Grazie Sandra Mirabella. Articolo di Iris G. DM
Poesie
La mia casa è in alto vicino al nido delle rondini, sono loro ad insegnarmi la libertà del volo
l’apertura delle ali il planare col vento incontro al sole,
come far scivolare la gioia nelle vene e il senso della Primavera sulla pelle.
Ho imparato che posso arrivare dove voglio nello spazio e nel tempo,
c’è una voce Divina nel loro grido
e m’incanta semplicemente essere qui adesso.
Sandra Mirabella
Tocco il cielo in una linea sottile di confine tempesta e serenità sulle scogliere della ragione.
Lui non sa di me io invece so di lui
m’innamoro delle sue tempeste che spezzano e incrinano
poi al raggio sopravvivono con scintillio di gocce dai sassi bagnati
e scrivono di una storia antica come corse di altri tempi a inzaccherarsi le scarpe in piccoli laghi di memoria
di risate gioiose di allegrezza fugace che adesso mi pesa sul cuore.
M’innamoro del cielo e in lui vivo.
Sandra Mirabella
Gli equilibri sono rotti la pace lontana mentre mastico i miei umori ribelli riconto gli anni dei sassi nella loro vita oltre l’eternita’.
Rannicchiata nella mia ombra di conchiglia non ho più occhi non ho più mani sono un corpo senza materia come in un viaggio astrale, eppure ricordo antichi istanti di bellezza.
Torna l’odore di salsedine e il suono dell’acqua chi si avvicina e si allontana in un eterno continuo.
Quindi ho deciso di vivere di darmi ancora una possibilità e trasformare in libertà questo magico mormorio di stelle lontane.
Io nel web cerco scrittori che mi emozionano, mi accorgo spesso che i fiori più belli e profumati appartengono a persone sconosciute, non apprezzate per quello che meritano. Manuela Floris, solo il nome ti fa pensare a uno splendido bouquet di fiori, poi come se il suo nome uscisse da un flauto traverso, tanto è la sua armonia. Le sue poesie sono profonde, un anima sensibile, delicata, dentro un mondo insondabile. con un non so che di misterioso, inafferabile, emozionante. Mi sono commossa più di qualche volta leggendole. Comunicare le proprie emozioni attraverso le parole non è facile, ma chiunque riesca possiede un cuore e un anima che arrivano dove altri non riusciranno mai. Manuela è giovanissima, è nata a Napoli il 18 dicembre del 1995, come dice lei stessa, non potrebbe mai vivere lontana dalla sua città, l’ama moltissimo.” la città più bella del mondo ” cosi dice Manuela. Sono D’accordo con lei, Napoli è bellissima e come diceva Pino Daniele ”Napoli è mille colori ”. Ha un diploma di liceo artistico, laurea triennale all’accademia, e ora sta cercando di portare a termine la specialistica. Una ragazza che difende molto la sua privacy, ma a noi interessa conoscerla come poetessa e le sue poesie parlano di lei, basta ascoltarle. Manuela quindi nasce artista, prima pittrice, i suoi soggetti preferiti le Madonne e rielabora grandi pittori in modo personale. Manuela è moto attiva nei social con un gruppo di poesia che si chiama ”I sogni del cuore e la musica dell’anima” su fb. Il gruppo è un giardino fiorito come lei, in poco tempo ha realizzato l’adesione di più di mille membri. Che dire? il suo gruppo profuma di dolcezza, rose e gelsomini.
Manuela per me è una grande gioia che tu mi abbia permesso di scrivere di te su ” Alessandria Today”. Ti farò delle domande, anche per far capire che il tuo talento è assolutamente naturale ed incredibile. Tu quindi nasci come pittrice, quando hai scoperto la passione della poesia? cosa ci dici?
Mi chiamo Manuela Floris. Ho avuto la fortuna di nascere a Napoli, la città più bella del mondo. Ho 26 anni e ho frequentato il liceo artistico della mia città! Poi ho conseguito con successo la laurea triennale, in attesa di poter frequentare la specialistica in arti grafiche! Coraggiosamente, mi sono creata imprenditrice di me stessa: infatti, ho aperto un laboratorio artistico di Arte e ceramica. Due anni ricchi di soddisfazioni e non avevo ancora in tasca il mio titolo accademico! Ero proprio alle stelle. Il mio laboratorio artistico si chiamava (chipeus art) e tutte le mie opere sono firmate così. Amo l’arte in tutte le sue forme. Approdata ai social qualche anno fa, scrissi una piccola poesia… Fu così che iniziai a sognare di scrivere poesie, ma non mi sono mai reputata una poetessa. Scrivo per amore ciò che portò nel cuore, come quando dipingo le mie Madonne. E infine, ho trovato anche degli amici che mi spronano per il meglio quando mi vedono in difficoltà, perché per me sono fonte di grande amore ed enorme gioia! Eh si, una margherita è stata la mia prima fonte di ispirazione, m’ama non m’ama.
Manuela Floris ama i soggetti religiosi, il suo bellissimo Cristo
Manuela esprimi le tue emozioni sia nella pittura, che nella poesia, quale è la differenza?
Esattamente nasco come pittrice su qualsiasi supporto ed essendo di Napoli … spesso ho usato la pietra lavica per le mie opere. La poesia ti permette di far confluire i sentimenti più profondi e portarli a tutti. La pittura non sempre riesce in questo intento.
Tu hai un gruppo, i sogni nel cuore, la musica nell’anima, hai più di mille iscritti, quindi hai fatto un buon lavoro, che ne pensi dei gruppi in genere?
Io amo e trasmetto amore era la finalità che mi ponevo. Non un gruppo di svago ma qualcosa che fosse dono di se! Spero di essere riuscita nel mio bisogno di dare amore! ne ho raccolto tanto. Gli altri gruppi non saprei. Questo era il mio sogno!.
Manuela è stato bellissimo parlare con te, un anima pura e dolce.
Le poesie di Manuela raccontano di se, leggendole capiamo chi essa sia.
TIRAMI A TE
Ma forse penso, non sono nata, mai. Sono l’ombra dei miei desideri Nati per non durare… sto aspettando… cosa? La vita la sabbia lentamente scivola nel mio corpo, galleggia nell’olio della nascita… nella grande placenta cosmica. Tieni un capo del filo, con l’altro capo in mano io correrò nel mondo. Tra i sogni in volo tra cielo e mare tra buio e luce È se dovessi perdermi tu mammina mia, tira e riportami a te.
NON CERCARMI
Quando io non sarò più non cercarmi nella terra o in un sepolcro.
Cercami nelle onde del mare. nel fluire delle stagioni. nella dolce primavera dai suoi mille colori nell’ estati tra le spighe di grano e i papaveri in fiore. Nel dolce autunno , tra le foglie che cadono , tra i nuovi colori e nuovi frutti.
Cercami nell inverno sulle vette innevate dei monti Dove le aquile hanno il loro regno.
Cercami nel canto dell’usignolo nel fruscio del vento che stormisce tra le foglie. e se non dovessi trovarmi, cercami nei colori dei miei dipinti e nei poveri versi delle mie poesie.
Sarò sempre un inno di gioia, tra un aurora e un tramonto e ci sarà sempre il vento che ti porterà una mia carezza.
IL TUO VOLTO
Ho rimirato attonita il tuo volto e ho visto il mio peccato in te svanire il rimorso di un mondo ora sconvolto che mentre muore già non può morire.
Respiro a fondo senza avere la luce contro l’oscurità ove c’è il male ma ho sentito il dolore mio che adduce nell’anima e la voglia che ora vale …
Le tue ferite adesso son le mie perdonami se non ti ho corrisposto questo tuo grande amore d’armonie non merito il tuo sacrificio imposto …
… né il tuo dolore, ma amami lo stesso son qui in ginocchio, imploro il tuo perdono dammi il tuo sole in fede o anche un riflesso per questa nostra Vita avuta in Dono.
Le poesie di Manuela si leggono socchiudendo gli occhi e lasciate cadere direttamente nell’anima.
Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero
Allerta smog nelle 13 città italiane al centro della campagna Clean Cities: da gennaio a inizio ottobre 2022 codice rosso per Torino, Milano, Padova. Giallo per Parma, Bergamo, Roma e Bologna. Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMS
L’appello di Legambiente al prossimo nuovo Governo: “Seguire i piani del Mims per decarbonizzare i trasporti. Per città più sostenibili e pulite si potenzino i servizi e mezzi green alternativi alle auto private e si implementino trasporti e zone a basse emissioni”
In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica. In questi primi dieci mesi del 2022 suona già il primo campanello d’allarme per inquinamento atmosferico. Livelli degli inquinanti off-limits, traffico congestionato e misure antismog insufficienti sono ormai una situazione di “malessere generale” che rischia di peggiorare con l’avvio della stagione autunnale-invernale. È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato da Legambiente che, nell’ambito della campagna Clean Cities, fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana. Per quanto riguarda il PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra. Nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo). Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2:l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.
Un quadro, in sintesi, davvero preoccupante, visto che – ribadisce Legambiente – è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno – rendendo l’Italia suscettibile a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre). Da non trascurare anche l’impatto sulla salute: l’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto del continente europeo. Secondo le ultime stime dell’EEA (Agenzia europea ambiente), il 17% dei morti per inquinamento in Europa è infatti italiano (uno su 6). Per diminuire gli impatti sulla salute, e sull’ambiente, l’Europa ha fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050 (il Piano d’azione “Verso Emissioni Zero”) con la proposta intermedia di ridurre le emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 2005) entro il 2030. Ma per raggiungere tale scopo, secondo l’associazione ambientalista per liberare le città dallo smog occorre potenziare servizi e mezzi green alternativi alle auto private e implementare trasporti e zone a basse emissioni, come già predisposto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Inoltre, l’Italia deve accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani che sono la principale causa d’inquinamento nelle nostre città. Fondamentale sarà dunque l’integrazione tra le strategie europee, nazionali e regionali.
“Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021. È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.
“È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. “Tornano finalmente in alcune città i limiti alla circolazione per i veicoli più inquinanti – come i diesel Euro4, o, a Milano, gli Euro5 – vecchi, comunque, di 12 anni i primi e tra i 7 e gli 11 i secondi. Ma la sfida per le città italiane sarà l’incremento dell’offerta di servizi di trasporto pubblico e di mobilità condivisa elettrica per tutti, anche per chi abita in periferia. In Italia abbiamo più auto che patenti, con un quarto delle metropolitane, dei tram e dei bus elettrici d’Europa. Colmare questo divariosarà il compito delle 9 città italiane che aderiscono all’obiettivo ‘Carbon Neutral’ al 2030, condiviso con 100 città europee. Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bergamo, Padova, Parma, Prato non possono fallire, sono la nostra avanguardia”.
“A distanza di una settimana dal nostro appello sull’emergenza smog nel bacino padano, si ribadisce la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale affinché la qualità dell’aria diventi una priorità per le amministrazioni. Torino è già in codice rosso con per il numero di sforamenti di PM10 consentiti in un anno (69 su 35 consentiti) È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”
Focus sulle politiche di mobilità. Infine, il report Mal’aria 2022 – edizione autunnale contiene anche un focus su ZTL, LEZ, offerta del trasporto rapido di massa e sugli investimenti nel settore previsti dal PNRR. Analizzate 15 città italiane: Roma, Torino, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Parma, Genova, Firenze, Prato, Napoli, Pescara, Bari, Cagliari e Catania. Quello che emerge, in sintesi, è che l’offerta del trasporto rapido di massa (treni, metropolitane, tramvie, filovie) rasenta la sufficienza nella maggioranza dei casi. Spesso insufficienti, per estensione ed efficacia, anche le misure di limitazioni al traffico e alla circolazione dei veicoli inquinanti.
Verso una mobilità pulita. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti: la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il Pnrr che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;Trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di Mobility a as Service);l’implementazione delle Ztl (Zone a traffico limitato), ma soprattutto di Lez (Low emission zone) e Zez (Zero emission zone), seguendo il modello di Londra, Amsterdam, Parigi, Bruxelles o Anversa. La campagna per liberare le città dall’inquinamento. Il Dossier Mal’aria ricade nell’ambito della Clean Cities Campaign alla sua III edizione. Un’iniziativa sostenuta da Legambiente insieme ad una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.
Viene, sfrontata come sempre davanti agli occhi miei viene a mostrar la verità che io mi ostino a non vedere quella che scoloro, e ricoloro con i colori miei quella che è una bugia, quella che non è lei. Intanto aspetto sempre il giorno che verrà un po’ meno vera e un po’ bugiarda come non è lei ma con in mano una bugia quella che le metto in mano fatta con i colori miei.
Non si è mai uomini a tempo pieno, ognuno lo è in misura maggiore o minore, per così dire occasionalmente, per quella parte di umanità che riesce ad agguantare e di cui riesce a farsi carico. Talvolta lo è-ed è la volta più bella- involontariamente. Quando questo accade, è la meraviglia del creato che si rende visibile.
tra le mura scorre il desiderio sulla coda della lucertola
Federico ha deciso di prendersi un periodo di riposo dal suo estenuante lavoro d’agente segreto, o per meglio dire di vera e propria spia, che svolge alla DIA.
E’ stanchissimo di dover intraprendere missioni pericolose, anche se molto ben retribuite ….e poi quel continuo “giramondo” che non dà tregua, è stressantissimo.
Ebbene si, ogni tanto rilassarsi fa bene, riposare e vivere l’andare di vita, da un’ottica completamente diversa.
La compagna di Federico (Penelope) è una bella ragazza, che svolge il lavoro di interprete, presso l’aeroporto di Malpensa, ed è felicissima che “il suo uomo” abbia deciso di dedicarle maggior tempo e attenzione.
In una calda sera d’agosto, i due si trovano in un elegante ristorante alla moda, gustando un piatto tipico del locale, quando improvvisamente, un losco individuo, si avvicina, al loro tavolo, intimando di seguirlo con la minaccia d’un’arma.
Presi alla sprovvista, i due fidanzati, si vedono costretti ad ubbidire a quell’insulso ordine che li conduce, poi, all’interno d’un autovettura, che sfreccia a tutta velocità.
Si ritrovano storditi, e imbavagliati in uno scantinato semibuio. Un tavolo vicino a loro, con una brocca d’acqua irraggiungibile, aumenta la loro sete.
Federico fa di tutto per tranquillizzare, con sguardi e qualche mormorio, la ragazza, visibilmente impaurita dall’imprevista situazione che li ha coinvolti.
L’uomo suppone, che alla base del loro rapimento, vi sia una futura contrattazione per un evolutissimo computer, in grado di percepire anticipatamente lo sviluppo, nel corpo umano, di qualsiasi malattia o virus.
Federico, a un tratto, sente lo scandire di passi e cerca di far rumore, battendo con forza i piedi in terra ed ecco introdursi, da una minuscola grata, una piccola mano.
Il nostro protagonista cerca di fare ancora più rumore, e gli appare lo sguardo
d’un bambino. Con tutta la sua disperazione, l’uomo, prova a mostrare di essere legato, e cerca di avvicinarsi alla sua compagna, per far capire al piccolo, che sono in due ad essere prigionieri.
Trascorre qualche altro giorno, ma non succede nulla e la speranza che il bambino possa aver dato un qualsiasi allarme, vanifica nel nulla.
La fortuna sembra girare dalla parte dei nostri prigionieri, infatti Federico sente un rumore greve sul pavimento….è un coltello precipitato dallo spiraglio da cui entra anche la luce del giorno. Velocissimo, l’uomo, fa di tutto per afferrarlo, e dopo qualche sforzo, andato a male, riesce nel suo faticoso intento.
Riesce a liberare sé stesso, e la sua compagna, e dopo aver segato i perni della grata, quasi consumata della finestra, riesce a penetrarvi e a sgattaiolare all’aria aperta.
I due fuggono all’impazzata, senza rendersi ne anche conto, della località in cui si trovano, ma nei pressi trovano un taxi e dànno le indicazioni per tornare a casa.
Il conducente dell’auto, purtroppo, sembra avere altre intenzioni…infatti, minacciandoli, con un’arma, intima loro di scendere, e li conduce in un seminterrato.
Appare loro un tipo poco raccomandabile, che interroga Federico sull’esistenza,
di quel certo server, in grado di captare in anticipo l’esistenza di malattia e dove
esso sia reperibile. Inaspettatamente Penelope spruzza lo spray al peperoncino
sui due uomini, che, storditi cadono a terra, e nostri prigionieri riescono ancora
a darsi alla fuga.
Finalmente dopo le varie peripezie la coppia riesce a raggiungere l’abitazione
di Federico, che stanchissimo invita la compagna, a riposare, dopo le spiacevoli
disavventure.
Il mattino seguente, il nostro agente segreto, sbigottito, non trova la presenza
di Penelope, e dopo averla cercata per l’intero appartamento, nota che è stata
aperta la cassaforte, contenente i carteggi segreti sulla costituzione del
nuovo server sulle malattie.
Furioso si reca a casa della donna, ma di lei non vi sono tracce. D’istinto si reca
all’aeroporto per vedere se Penelope, è in attesa di prendere un volo, e fuggire
verso la Russia che la ripagherà profumatamente in cambio dei preziosi dati.
Alle informazioni dell’aeroporto gli viene comunicato che la donna ha preso un
volo per Pietroburgo qualche ora prima…
Purtroppo gli studiosi, e i tecnici, si vedranno costretti e rielaborare completamente i presupposti, e tutti gli elementi relativi alla costruzione di quella sofisticata macchina, perché l’aereo, ove viaggiava Penelope, è stato vittima di un attentato ed è precipitato nell’oceano.
@Silvia De Angelis
Novi lIgure: CONVEGNO E MOSTRA NEL 140° ANNIVERSARIO DELLA MORTE
Novi d’Autore ricorda Gianfrancesco Capurro
La rassegna culturale Novi d’Autore prosegue con un omaggio a Gianfrancesco Capurro nel 140° anniversario della sua morte. Il sacerdote novese, figura di spicco dell’Ottocento novese in ambito culturale e sociale e autore, tra le altre cose, dell’alfabeto figurato conosciuto come “Sistema Capurro” che tanto contribuì all’alfabetizzazione dell’epoca, sarà oggetto di un convegno che si terrà venerdì 21 ottobre, a partire dalleore 9,45, presso la Biblioteca Civica di via Marconi, 66.
Ad aprire l’incontro, dal titolo “L’attualità del pensiero di Don Gianfrancesco Capurro”, sarà il Commissario Straordinario del Comune di Novi Ligure, Dott. Paolo Ponta. Seguiranno le relazioni “Capurro Sacerdote dell’800” di Don Paolo Padrini (Segretario del Vescovo di Tortona, Mons. Guido Marini), “L’impegno sociale dei cattolici” di Mario Scotti (già Direttore del Centro Studi Nazionale Cisl di Firenze) e “Amantissimo dell’illustrazione di mia patria” Gianfrancesco Capurro e Libarna, a cura dell’archeologa Marica Venturino. Chiuderà il convegno “Era nato a Novi” di Lorenzo Robbiano, scrittore e studioso di storia locale, autore di una biografia di Capurro pubblicata recentemente per Edizioni Epoké.
Al termine, presso l’Auditorium del Centro Culturale Capurro, verrà inaugurata una mostra che vedrà esposti importanti documenti e atti depositati presso l’Archivio Storico Comunale e che sarà visitabile dal 21 ottobre al 12 novembre 2022,in orario di apertura della Biblioteca.
Tra i vari “pezzi” in esposizione, l’atto ufficiale redatto dallo stato civile francese che indica il 17 novembre 1810 come data di nascita (anziché quella del 16 giugno riportata finora nelle biografie), il verbale del Consiglio Comunale del 1° maggio 1879 che assegna al sacerdote novese il Diploma di benemerenza per il suo impegno nell’alfabetizzazione e i fascicoli originali delle “Memorie e documenti per servire alla storia della Città e Provincia di Novi”, una delle sue opere maggiori, pubblicata nel 1855.
Infine, a Serravalle Scrivia venerdì 21 e sabato 22 ottobre (dalle ore 15 alle 18) presso la Sala Museale di Libarna (Palazzo Municipale di via Berthoud, 49) si svolgeranno delle visite guidate alla collezione archeologica di Gianfrancesco Capurro. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Comune di Serravalle Scrivia e l’Associazione Culturale Libarna Arteventi.
Per informazioni:
Centro Comunale di Cultura “G. Capurro” Via G. Marconi, 66 – 15067 Novi Ligure
Le catacombe sono delle gallerie sotterranee che furono utilizzate per vari secoli come luoghi di sepoltura. Tali costruzioni iniziarono a edificarsi a partire dalII secolo fino al V secolo, per accogliere al suo interno le salme di pagani, ebrei e dei primi cristiani.
La storia delle catacombe
I cristiani non apprezzavano la tradizione pagana di cremare i corpi dei defunti e, pertanto, per risolvere il problema della mancanza di spazio e l’alto costo della terra, decisero di creare questi vasti cimiteri sotterranei. Le catacombe disponevano di numerosissime gallerie sotterranee,che formano autentici labirinti, lunghi vari chilometri,con varie file di nicchie rettangolari. I cadaveri, avvolti nelle lenzuola, venivano adagiati nelle loro nicchie, che successivamente si chiudevano con lapidi di marmo o, più spesso, con l’argilla. Sulla lastra si incideva il nome del defunto, accompagnato da un simbolo cristiano. La legge romana dell’epoca proibiva la sepoltura in città e perciò tutte le catacombe erano costruite al di fuori della Urbe. Questi luoghi isolati e nascosti divennero il rifugio perfetto in cui i cristiani potevano seppellire i loro cari, utilizzando liberamente i propri simboli religiosi.
La fine delle persecuzioni
Con la firma dell’Editto di Milano (noto anche come l’Editto di Costantino) nel 313 terminò la persecuzione dei cristiani e, di conseguenza, si iniziò ad acquisire terreni per la costruzione di chiese, senza temere che tali proprietà fossero confiscate. Malgrado ciò, le catacombe continuarono ad utilizzarsi come cimiteri fino al V secolo. Durante le invasioni barbariche del VIII secolo, le catacombe soffrirono continui saccheggi e i papi decisero di trasferire le reliquie sopravvissute nelle chiese della città. Successivamente, alcune catacombe furono completamente abbandonate e caddero nell’oblioper vari secoli.
A Roma ci sono più di sessanta catacombe, con cento chilometri di gallerie sotterranee, dove si trovano numerosissime tombe. Attualmente ne sono aperte al aperte al pubblico soltanto cinque:
Catacombe di San Sebastiano (Via Appia Antica, 136): Lunghe 12 chilometri, queste catacombe prendono nome da San Sebastiano, un soldato che divenne martire per essersi convertito al Cristianesimo. Insieme a quelle di San Callisto, sono le migliori catacombe che si possono visitare al giorno d’oggi. Aperte dal lunedì al sabato, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00.
Catacombe di San Callisto (Via Appia Antica, 126): Con una rete di gallerie lunghe più di 20 chilometri, le tombe di San Callisto furono il luogo di sepoltura di 16 pontefici e di decine di martiri cristiani. Aperte dla giovedì al martedì, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00.
Catacombe di Priscilla (Via Salaria, 430): Conservano alcuni affreschi molto importanti per la storia dell’arte, come le prime raffigurazioni della Vergine Maria. Aperte dal martedì alla domenica, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00.
Catacombe di Domitilla (Via delle Sette Chiese, 280): Scoperte nel 1593, queste catacombe di oltre 15 chilometri prendono il nome dalla nipote di Vespasiano. Aperte dal mercoledì al lunedì, dalle ore 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00.
Catacombe di Sant’Agnese (Via Nomentana, 349): Sant’Agnese, una martire cristiana, fu sepolta in queste catacombe che successivamente presero il suo nome. Aperte dalle ore 9:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 18:00; chiuse la domenica mattina e il lunedì pomeriggio.
Raggiungere le catacombe
Vi sono diversi modi di arrivare alle catacombe:
Tour: prenotare una visita guidata è la maniera più facile di raggiungere e visitare le catacombe e i monumenti della Via Appia.
Autobus pubblico: anche se è il modo più economico di arrivare, perderete molto tempo per raggiungere le catacombe. Le linee 118 e 218 portano fino a San Calisto e a San Sebastiano, e le linee 218 e 716 fino a Domitilla.
Taxi: il prezzo del tragitto e la difficoltà di trovare un taxi per tornare a Roma, lo rendono un mezzo poco conveniente.
Passeggiare all’interno di Roma
Le catacombe romane sono una visita più che speciale, in cui si possono vedere i resti funerari in sepolture costruite molti secoli fa. È interessante percorrere gli oscuri e umidi corridoi, dove ci sono, oltre alle nicchie, alcune iscrizioni con i nomi dei defunti. Nelle catacombe si trovano vari spazi preposti ad accogliere i più piccoli, per l’alta mortalità infantile dell’epoca, ma anche alcune grandifosse per seppellire intere famiglie. Nella visita guidata, inclusa nel prezzo del biglietto, una guida vi racconterà dati interessanti sulle catacombe e sull’epoca in cui si costruirono ed utilizzarono.(WEB)
Non è per vederla che si va per quelle strade è per cercarla nelle cose che ha visto per vedere con gli occhi i silenzi che ha sentito vedere le nuvole rade avvolgere i sassi della Grigna da dentro le stesse nuvole perchè l’ anima rimane tra i sassi dei muri nei ciottoli delle mulattiere e ti trovi a cercarne uno che ha guardato non un altro. Poi, passate le case e gli archi le fontane e le statue scoprire che continuano quelle mulattiere come sentieri tra i prati, verso i boschi e sono pieni di radici e terra scura e rifugi e non capisci perchè era così tremendo guardare il cielo. Ci dev’ essere un indicibile segreto che pesa su tutte le cose qui attorno e non lo sa nemmeno la tabaccaia del paese allegramente sdentata e sorridente. ntanto piove a terra come nebbia fine Lei è eternamente qui qui e più su su dove crescono i mughetti. -e i ciclamini-