“Chanson d’automne ” (“Canzone d’autunno”) è una poesia di Paul Verlaine (1844–1896), uno dei più conosciuti in lingua francese . È incluso nella prima raccolta di Verlaine, Poèmes saturniens , pubblicata nel 1866 (vedi 1866 in poesia ). La poesia fa parte della sezione “Paysages tristes” (“Paesaggi tristi”) della raccolta. Nella seconda guerra mondiale i versi del poema furono usati per inviare messaggi dallo Special Operations Executive (SOE) alla Resistenza francese sui tempi dell’imminente invasione della Normandia . Il poema molto musicale dà l’effetto monotono di un violino. All’età di 22 anni, Verlaine usa il simbolismo dell’autunno nella poesia per descrivere una triste visione dell’invecchiamento. In preparazione per l’operazione Overlord , Radio Londres della BBC aveva segnalato alla Resistenza francese con i versi di apertura del poema di Verlaine del 1866 “Chanson d’Automne” che dovevano indicare l’inizio delle operazioni del D-Day sotto il comando delle Operazioni speciali Esecutivo.
NAPOLI
Canzone d’autunno
I lunghi singhiozzi Dei violini Dell’autunno Feriscono il mio cuore Di un languore Monotono.
Tutto soffocante E livido, quando Suona l’ora, Mi ricordo Dei giorni vecchi E piango
Ed io me ne vado Per il vento malvagio Che mi porta Di qua, di là, Simile alla Foglia morta.
Chanson d’automne Les sanglots longs Des violons De l’automne Blessent mon coeur D’une langueur Monotone.
Tout suffocant Et blême, quand Sonne l’heure, Je me souviens Des jours anciens Et je pleure
Et je m’en vais Au vent mauvais Qui m’emporte Deçà, delà, Pareil à la Feuille morte.
Paul Verlaine
Ed io me ne vado di qua e di là,simile ad una foglia morta. Versi e metafore struggenti. Una poesia particolare,con una storia singolare, di tempi tristi dove l’autunno è sinonimo di morte, di perdita. Temi ricorrenti per i poeti decadenti, con la loro visione noir della vita.
Antonio Riccardi (1962) poeta, scrittore e critico letterario.
Entrando nell’erba matta tra le macchine che affiorano sentono il corpo immenso meccanico e sepolto forse di un automa. Nel sistema organico delle macchine ogni macchina è con l’altra in proporzione per numero, volume, velocità. Da sole o a gruppi o in più gruppi sono perfette quanto più perfetto è il meccanismo primo e non l’uomo a guidare i passaggi della materia prima. Sarà vero che le piante sono case, memorie senza nervi o segni di evoluzioni biologiche? E sarà vero che certi animali conoscono del mondo la semplice illusione?
raccoglie i fiori del destino e prende posizione davanti a una lacuna nelle nostre ossa, per questo l’inchiostro con cui scrive è la densità della porta divelta la gloria della tasca vuota
la mia assenza ora è inquieta, non vuole essere costante fa lo sgambetto alle ali degli angeli
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ed ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni ucraine, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.
Siamo e saremo sempre dalla parte della popolazione civile, delle vittime della guerra in Ucraina e dei pacifisti russi che si battono per porre fine all’aggressione militare.
Questa guerra va fermata subito e va cercata una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali che dimostrino la volontà di cercare una soluzione politica alla crisi.
Occorre invece che il nostro paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro.
Bisogna fermare l’escalation militare. Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione. Non c’è nessuna guerra da vincere: noi invece vogliamo vincere la pace, facendo tacere le armi e portando al tavolo del negoziato i rappresentanti del governo ucraino, di quello russo, delle istituzioni internazionali.
La popolazione italiana, nonostante sia sottoposta a una massiccia propaganda, continua ad essere contraria al coinvolgimento italiano nella guerra e a chiedere che si facciano passi concreti da parte del nostro governo e dell’Unione Europea perché sia ripresa con urgenza la strada dei negoziati.
Questo sentimento maggioritario nel paese è offuscato dai media mainstream ed è non rappresentato nel Parlamento. Occorre dargli voce perché possa aiutare il Governo a cambiare politica ed imboccare una strada diversa da quella attuale.
Per questo – a otto mesi dall’inizio della guerra – promuoviamo una nuova giornata nazionale di mobilitazione per la pace con iniziative in tutto il Paese per ribadire:TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO!
La settimana sul disarmo indetta dalle Nazioni Unite, è preceduta quest’anno da una serie di manifestazioni in Europa il 21, 22, 23 ottobre promosse da Europe for peace, una rete di associazioni che in Italia fa riferimento a Rete pace e disarmo, Sbilanciamoci e #StopTheWarNow.
L’appello,riportato in fondo, chiede un immediato cessate il fuoco, che si aprano negoziati e che l’ONU indica una conferenza internazionale di pace. Venerdì 21 ottobre a Casale Monferrato, ANPI, CGIL, CISL e UIL invitano la cittadinanza a partecipare alla manifestazione che sarà in Piazza Mazzini dalle 16.30 alle 19.
Il 22 ottobre, ad Alessandria, in piazzetta della Lega, alle 17 ci sarà un presidio promosso dal coordinamento Alessandria per la pace, di cui fanno parte diverse associazioni: Associazione Verso il Kurdistan, Associazione per la pace e la nonviolenza, Rete Radié Resch, APS SineLimes, ICS Ets, Emergency, Equazione, Laboratorio Synthesis, Città Futura, Human Art, Refugees Welcome, Cambalache, Casa di Quartiere, L’ulivo e il libro, Cooperativa Azimut, Coompany, Me.dea contro la violenza sulle donne,Tessere le identità, Laboratorio Perla Nera, Assefa, persone a titolo individuale.
Alla manifestazione hanno già aderito: ANPI, ACLI, Associazione il Colibrì, CGIL, ISRAL, Libera, Possibile, ma l’elenco potrebbe continuare nei prossimi giorni.
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Antonio Padovano, autore prolifico e di rara qualità, con questa commedia ci riporta magistralmente in un mondo contadino di primo acchito meridionale, ma in realtà appartenente a ogni angolo d’Italia decenni e decenni fa. È un tuffo nel passato che fa bene al cuore e alla mente. È la testimonianza di come eravamo noi tutti, di come erano tutti gli italiani, sfruttati e sfruttatori, schiavi e signori. Questo mio commento potrà sembrare ad alcuni celebrativo ed elogiativo, ma queste mie parole sono state tutte soppesate e non sono altro che un semplice atto di stima nei confronti di un autore, che non si è mai venduto, che è sempre riuscito a mantenere fedele a sé stesso, pur rinnovandosi sempre e non esaurendo mai la sua vena creativa. La scena è unica. Tutto inizia con nove zappatori, ma non tutti prenderanno la parola. Padovano con quest’opera dà parola agli umili, agli umiliati e gli offesi. Non si perde in preamboli. I dialoghi sono fitti e si leggono tutti d’un fiato. L’opera è emozionante, coinvolgente, scatena empatia e risonanze interiori, seppur l’autore non indugi mai in facili nostalgie e/o sentimentalismi strappalacrime e ricattatori. Il libro non è mai noioso, non è un concione per così dire, ma è sempre pregnante, significativo. Il microcosmo descritto è una realtà lontana nel tempo, appartiene a una concezione della vita assai diversa da quella odierna, eppure quanta partecipazione umana c’è in questo libro per i poveri zappatori! Il grande punto di forza di Padovano è che mette in scena senza alcuna ombra di opportunismo ma facendo una scelta controcorrente il dramma nudo e crudo delle classi subalterne quando molti altri rappresentano la borghesia o si perdono nell’insensatezza della vita, nell’inquietudine esistenziale, nel teatro dell’assurdo, avulso dai veri problemi della vita. Ciò dimostra quanto lo scrittore sia alieno da ogni compromesso col potere e dalle mode culturali. Lo scrittore ci ricorda quando i nostri avi emigravano in America, si imbarcavano sulle navi, andavano a cercare fortuna anche in Germania, quando prendevano le terre in affitto e guadagnavano una miseria, quando i sindacalisti erano visti come ruffiani e i preti come ladri, quando gli zappatori davano sempre la colpa al loro capetto (l’antiere), che era un povero cristo come loro, messo in mezzo tra l’incudine degli altri lavoratori e il martello dei padroni. Allora c’era una netta suddivisione tra cafoni e galantuomini. I contadini faticavano tutti i giorni e vivevano di stenti. Come riassume egregiamente Padovano: “Stanziano aiuti, fanno riforme, ma non approvano mai la legge che dà le terre a chi le fatica”. La regia di Padovano è davvero sapiente. Lo studio del linguaggio è attentissimo e molto scrupoloso. Ogni parola è ponderata. La nominazione ha una precisione chirurgica. Il dosaggio per imbastire una commedia come si deve è quello giusto: una diglossia ben calibrata, un uso di vocaboli dialettali parsimonioso, mai eccessivo e comprensibile ai più perché intuibili dal contesto, una dialettica mai improvvisata e nemmeno mai artefatta. È un’opera questa da leggere a poco a poco e con calma, da gustarsi a piccole dosi perché dietro un’apparente semplicità (mai lasciarsi ingannare dalle apparenze) si celano un lavoro paziente, certosino e un grande talento autentico, cristallino.
L’indagine incrociata ha portato buoni frutti, ed è quello che la coppia di investigatori si aspettava, sicuri che il caso della morte del professore di matematica sia di facile lettura e, salvo imprevisti, di veloce risoluzione. Talmente scontato da lasciare perplessi.
– Per me il collega del professore trovato morto non me la racconta giusta – afferma Ted, seduto sulla panchina dinanzi al plesso scolastico.
– Nemmeno il padre del ragazzo – replica Parker, seduto a fianco dell’amico. – Tutto troppo facile. –
– Cosa vuoi dire? –
– Quello che pensi anche tu. –
– Che la polizia scioglierà il rebus quanto prima. –
– Già. Perché la moglie del defunto professore ha voluto affidarci il caso ancor prima di attendere l’esito delle indagini della polizia? –
– Forse perché siamo più solerti – osserva con un sorriso, Ted.
– No, non mi convince – replica Parker. – O forse hai ragione … –
– A cosa pensi? –
– Non lo so, la cosa non mi è ancora del tutto chiara … –
Alessandria:E’ autunno ma la situazione meteo è drammatica, il rischio è che ripartano le fioriture
Clima: non cadono le foglie, ci sono le zanzare e nei campi è allarme siccità
Le piante non sono entrate nella fase di riposo vegetativo, gravi ripercussioni sulle produzioni
Non cadono le foglie dalle piante che per il caldo non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione ma in giro ci sono ancora mosche e zanzare, ancora particolarmente aggressive, a testimoniare un autunno bollente che ha fatto scattare di nuovo l’allarme siccità.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione del gran caldo anomalo registrato anche in Alessandria e provincia, in un 2022 che si classifica, fino ad ora, come il più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 gradi) rispetto alla media storica.
“Oltre a bloccare la normale caduta autunnale delle foglie, l’allungamento della fase vegetativa delle piante rischia addirittura di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile forte abbassamento delle temperature. Fatto ancora più grave è che le gemme che fioriranno anticipatamente, destinate a gelare, verranno a mancare in primavera, diminuendo il potenziale produttivo delle coltivazioni e quindi il raccolto. Ma nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo. Inoltre, se l’inverno non dovesse essere sufficientemente freddo, aumenterebbe il numero di insetti svernanti che riescono a sopravvivere e si presenterebbero più numerosi e dannosi in primavera”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Il caldo record e la mancanza di pioggia hanno fatto addirittura scattare l’allarme siccità fuori stagione. Le piogge delle scorse settimane non sono state sufficienti pertanto gli imprenditori agricoli stanno intervenendo con irrigazioni supplementari decisamente fuori stagione, per non compromettere i raccolti.
“Le condizioni metereologiche quasi estive all’inizio dell’autunno, la cosiddetta ottobrata, non sono un fenomeno raro, anche se meno frequente nel territorio alessandrino, ma quest’anno si inseriscono in una quadro generale che conferma la tendenza al cambiamento climatico che si manifesta con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed stati gelo, nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua, grandinate e siccità ma anche con l’arrivo di insetti alieni che colpiscono le colture con un danno complessivo nelle campagne stimato in 14 miliardi in un decennio”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
Inoltre, le fioriture anomale, fuori periodo, non procurano danni ‘solo’ alla campagna e ai raccolti ma causano anche problemi alle persone allergiche ai pollini, provocando allergie e raffreddori non previsti.
“Risonanze”. Un’esplosione di emozioni amplificate
Una continua ricerca dell’unicità tra dualismi e culture, in una vita caratterizzata da scienza e umanesimo. E’ l’opera della scrittrice Cristina Acciaro, originaria di Portocannone (Campobasso), un antico borgo del Molise di etnia e lingua arbëreshë, a dare questo segno tangibile di ricerca monolitica ma multisfaccettata. “Risonanze” è il titolo del libro pubblicato nella collana “I Diamanti” della Aletti Editore, in cui pagina dopo pagina, poesia dopo poesia, proprio come in una stanza, riecheggia un’unità che sa di armonia. E la vita dell’autrice, diplomata al Liceo classico ma laureata in Fisica, prima docente e poi dirigente scolastico, sembra essere lo specchio di questi valori, in cui la poesia è la costante del bello. Mutuato dalla fisica – come spiega l’autrice stessa – è anche il titolo dell’opera. «E’ di buon auspicio per raggiungere la massima diffusione e far vibrare l’anima del lettore per una esplosione di emozioni, proprio come un’onda modifica la sua ampiezza in crescendo durante il fenomeno della risonanza».
La prefazione del libro è affidata al poeta, figlio d’arte, Alessandro Quasimodo. «Abbiamo l’impressione che i colori, le immagini, offerti dalla natura, siano eco esponenziale dell’animo umano. I versi brevi e l’utilizzo dell’enjambement sono indice della ricerca di un ritmo scandito nell’intento di isolare ogni singolo vocabolo e di valorizzare il significante». L’opera è suddivisa in cinque sezioni: Io e il mare; I luoghi del cuore; La festa di maggio; Il tempo… scivola; Tempi moderni. I temi più ispiratori dei versi sono l’amore e la bellezza. «L’amore in senso lato – precisa la Acciaro -, per la famiglia, per il mio uomo, per i luoghi frequentati che fanno da scenografia ai ricordi, per la natura, in particolare per il mare, che fin da bambina ho contemplato, riconoscendo in esso, non solo uno spettacolo unico al mondo ma anche l’immagine dell’ignoto dell’infinito che catalizza i pensieri. Un simbolo di coraggio, curiosità, sapienza e conoscenza».
C’è tanto cuore, dunque. Ci sono i luoghi. C’è il pensiero. L’amore. Ma anche dolore. Solitudine. Inquietudine, incomunicabilità, prostituzione. Tutti i malesseri che attanagliano la società, a cui, appunto, è dedicata l’ultima sezione del libro. Il tutto che scorre in un tempo, moderno, che scivola… tra “il sacro e il profano”, tra “la festa di maggio” – a cui è dedicata la sezione di cinque poesie – e il 2 novembre”, in un animo rasserenato ma inquieto. «Considero la bellezza – afferma l’autrice – una sintonia tra apparenza e essenza, una inequivocabile manifestazione del bene, connessa con il senso di sacralità che scaturisce da una visione etica in cui bello e buono, grazia e moralità si intrecciano». Anche la memoria e il ricordo è strettamente connesso al concetto di bellezza, essendo testimonianza della insensatezza di azioni storiche, quali le guerre, e il cui ricordo deve essere mantenuto, per non ripetere gli errori del passato. Ciò che emerge dalle liriche è un continuo dualismo tra contraddizioni e stati d’animo differenti. Dualismo che caratterizza la vita dell’autrice, tra cultura umanistica e scientifica. «Sono figlia del mio tempo – afferma Cristina Acciaro -. Ho indossato e indosso maschere nel tentativo di costruire la mia felicità, con perseveranza e ironia inseguo gli obiettivi da raggiungere. In me stati d’animo differenti si rincorrono con moto armonico, rinasco e muoio ogni volta in un ciclo che si ripete e da cui traggo forza per nuove esperienze». Nessuna delle due, dunque, prevale. «La cultura è una sola, quella scientifica e quella umanistica sono due facce della stessa medaglia, perché coinvolge in entrambi i casi attività del pensiero.
Non ci sono strutture gerarchiche, a volte prevale l’una a volte l’altra, dipende dai casi. Il mio pensiero si muove all’interno dell’amore e della bellezza, caratteristiche che ritrovo in entrambe le culture». E, paradossalmente, la contraddizione, o meglio il superamento di essa, rappresentano una condizione fondamentale per raggiungere l’armonia. «Per ottenere la pace è necessario trovare un equilibrio. Questo si può fare attraverso un percorso di introspezione, superando le contraddizioni che si sono impossessate della nostra anima». La poesia, ma in generale tutte le arti, rappresenta un “isola felice” e può svolgere un’azione antagonista contro il dilagare della superficialità e dell’apatia. «E’ un simposio di emozioni e di idee condivise, può avere un’azione di denuncia con funzione educatrice e sociale». Il “vissuto” e, dunque, la realtà è ciò che sta alla base della scrittura. «Avere la pace interiore significa avere un animo puro che non conosce o ha
rifiutato sentimenti malevoli verso sé stessi e verso i suoi simili, un animo in cui trovano posto l’amore, la fratellanza e il perdono». Gli elementi stilistici rispecchiano la musicalità tipica delle liriche, raramente in rima; spesso versi sciolti, in endecasillabi e settenari, a cui si mescola, a volte, qualche verso libero più lungo o più corto degli altri. Poesie scritte di getto e, poi, migliorate attraverso una ricerca lessicale e metrica che, però, non le stravolge come qualcosa di artefatto. Le parole vengono usate come un pennello su tela per descrivere le sfumature percettive dell’anima. E, come nel fenomeno della risonanza, le emozioni diventano vibrazioni amplificate.
Presentazione degli ospiti partecipanti al Festival di Punta del Este Uruguay
Altri due artisti ospiti del Decimo Festival Internazionale della Canzone Punta del Este Uruguay.
Il Festival della Canzone di Punta del Este Uruguay ha ospiti internazionali. Si svolge per 3 giorni consecutivi e al termine del 3° giorno viene annunciato il vincitore. Anche il voto virtuale viene considerato, tramite Instagram e Facebook, sulle sue pagine il 24/25/26 ottobre p.v.
Afferma Guainy: “È una festa meravigliosa, di fratellanza e talento, dove l’Arte, nel formato della “Musica” è presente, per il piacere di tutti, nella cornice di un bellissimo ambiente “Naturale” Spa tradizionale, ampiamente riconosciuta nel mondo com’è Punta del Este Uruguay. Vi auguriamo con tanto amore, tanto successo e felicità. Ringrazio sinceramente Dyricel per tutte le informazioni fornite e per il suo impegno profuso. È nata a Panama, ma è innamorata di Punta del Este, della sua gente e dei suoi incredibili paesaggi.
ADIB MELGEN Portorico
Biografia ADIB MELGEN Nato e cresciuto a San Juan, Porto Rico, da madre portoricana e padre dominicano di origini libanesi. Fin dall’infanzia è stato legato al mondo della musica, sin da quando suo padre è stato membro fondatore del gruppo musicale caraibico “Con Conjunto Quisqueya”, portandolo così ad immergersi nei suoni e nei colori della buona musica.
Fin da bambino era affascinato dalla canzone e incoraggiava le persone con la musica. Durante gli studi in Economia aziendale presso l’Università di Porto Rico, ha fatto parte del Coro dell’Università dove ha partecipato a vari festival canori; in seguito ha partecipato al Laboratorio di Teatro Lirico di Ateneo, intraprende gli studi universitari in teatro e musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Al Conservatorio di musica di Porto Rico, ha studiato canto popolare nell’ambito del programma Varietà artistiche, oltre ad essere stato allievo privato del maestro Carlo de la Cima, cantautore peruviano di fama internazionale e primo finalista al Festival OTI del 1992.
Nel 2010 ha collaborato al progetto Ora Tambó del maestro di batteria Itsvan Dely e della cantante colombiana Leonor Dely insieme ad altri cantanti, prodotto da KC Porter, Insignia Records.
Nell’ottobre 2016 ha partecipato all’inaugurazione del Tempio Bahá’í tenutasi presso la Movistar Arena di Santiago del Cile, facendo parte del coro composto da cantanti bahá’í di tutto il mondo, evento in cui si è esibito vivi una canzone per più di 5.000 persone. Adib Melgen continua a collaborare, attraverso la Fede Bahá’í, a progetti culturali di trasformazione sociale per la pace e l’unità, rivolti a vari gruppi e comunità sociali.
Nell’ambito del suo lavoro artistico dentro e fuori il paese, Melgen ha collaborato con musicisti e cantanti dei più diversi generi popolari, portando la sua proposta musicale a spazi e pubblici diversi. È attraverso questo lavoro, che colpisce per la sua partecipazione al Festival della Canzone di Punta del Este, Uruguay (2017), un’esperienza che si distingue quando afferma che, “senza dubbio, il Festival della Canzone non promuove solo il miglior musical e valori culturali dei nostri Paesi, se non che mi ha aiutato a rafforzare i legami di fratellanza e di amicizia”. Per questo, nel 2020, all’inizio della pandemia di Covid-19, e con il desiderio di portare gioia e speranza ove possibile, collabora con un gruppo di musicisti e cantanti nati dalla famiglia del Festival, portando il suo tema musicale “In un unico world”, che ha brillato come finalista nella Settima Edizione.
Adib Melgen M. sta attualmente lavorando duramente alla compilation di alcune sue canzoni, che faranno parte del suo nuovo album (EP) intitolato “En un Solo Mundo”.
Per questa edizione del Festival Internazionale della Canzone di Punta del Este 2022 brillerà come artista ospite e farà parte della giuria che determinerà il vincitore di quest’anno.
HEAVY PAPI Portorico
Repubblica Dominicana – File:Flag of the Dominican Republic.svg – Wikimedia Commons
Biografia HEAVY PAPI
Joaquín Castillo “Heavy Papi” è un artista di successo di merengue, reggaeton e hip hop, che mette in risalto il suo ritmo fresco e sensazionale che fa vibrare le persone.
È nato a Santo Domingo, Repubblica Dominicana e attualmente vive nella città di Miami, in Florida.
Grazie alla sua grande passione per la musica latina e americana, inizia a fare musica rap in inglese e spagnolo e a cantare il merengue, che è il genere che lo contraddistingue.
È riconosciuto come un grande artista nel mondo dello spettacolo, anche grazie a collaborazioni musicali con altri grandi artisti.
Si è trasferito negli Stati Uniti in giovane età e ha iniziato rapidamente a lavorare come modello e attore in programmi televisivi come Sabados Gigante, Despierta América e El Show de Caliente. Il 9 dicembre 2021 ha ricevuto un grande riconoscimento per la sua carriera all’Hispanic Celebrities Award, che si è tenuto a Miami.
Heavy Papi continua ad ampliare la sua musica dopo il successo ottenuto in America Latina con il tema musicale ‘BELLA CIAO’. La sua canzone “LA LLAMADA DE MI EX” sta suonando molto forte nelle stazioni radio degli Stati Uniti, della Repubblica Dominicana, Porto Rico e di tutta l’America Centrale, così come i suoi primi successi come VAMOS A BEBER e YO SOY TU TIGRE.
Los artistas invitados en el Décimo Festival internacional de la Canción Punta del Este Uruguay.
El Festival de la * Canción de Punta del Este Uruguay* cuenta con invitados internacionales. Se realiza durante 3 días consecutivos, al cierre del 3er día, se da a conocer el tema ganador. Se considera también el voto virtual, por Instagram y fecebook, en las páginas del mismo. Los días 24/25/26 de octubre. “Es una fiesta maravillosa, de camaradería y talento, dónde el Arte, en el formato de ” La Música” se hace presente, para placer de todos , en el marco de un bello entorno ” Natural” Balneario tradicional, ampliamente reconocido en el mundo., Cómo es Punta del Este Uruguay. Les deseamos con mucho amor, mucho éxito y felicidad. Agradezco con el corazón a Dyricel por toda la información entregada y si amorosa predisposición. Ella es nacida en Panamá, pero enamorada de Punta del Este, su gente y sus increíbles paisajes.” Guainy
ADIB MELGEN Puerto Rico
Biografía ADIB MELGEN Nacido y criado en San Juan, Puerto Rico de madre puertorriqueña y padre dominicano de raíces libanesas. Desde su infancia ha estado ligado al mundo de la música, ya que su padre fue miembro fundador de la agrupación musical caribeña el “Conjunto Quisqueya”, llevándolo así a estar sumergido en sonidos y colores de la buena música.
Desde pequeño estuvo fascinado por la canción y animar a la gente con la música. Mientras cursaba su carrera de Administración de Empresas en la Universidad de Puerto Rico, formó parte del Coro Universitario donde participó en varios festivales de la canción; posteriormente participó en el taller de Teatro Lírico Universitario, mientras cursaba estudios sub-graduados en drama y música en la facultad de Humanidades. En el Conservatorio de Música de Puerto Rico, estudió canto popular bajo el programa Variedades Artísticas, además de haber sido estudiante particular del maestro Carlo de la Cima, cantautor peruano de renombre internacional y primer finalista del Festival OTI 1992.
En el 2010 colaboró en el proyecto Ora Tambó del maestro de los tambores Itsvan Dely y la cantante Leonor Dely de Colombia junto a otros cantantes, producido por KC Porter, Insignia Records.
En octubre del 2016 participó en la inauguración del Templo Bahá’í celebrada en el Movistar Arena en Santiago de Chile, sirviendo como parte del coro integrado por cantantes bahá’ís de todas partes del mundo, evento en el que interpretó en vivo una canción para más de 5,000 personas. Adib Melgen continúa colaborando, a través de la Fe Bahá’í, en proyectos culturales de transformación social para la paz y la unidad, dirigidos a diversos grupos sociales y comunidades.
Como parte de su trabajo artístico dentro y fuera del país, Melgen ha colaborado con músicos y cantantes de los más diversos géneros populares llevando su propuesta musical a distintos espacios y audiencias. Es a través de dicha labor, que impresiona por su participación en el Festival de la Canción Punta del Este, Uruguay (2017), experiencia que destaca cuando afirma que, “sin lugar a dudas, el Festival de la Canción, no sólo promueve los mejores valores musicales y culturales de nuestros países, si no que me ha servido para estrechar lazos de compañerismo y amistad.” De ahí que en el año 2020, en los inicios de la pandemia del Covid-19, y con el deseo de llevar alegría y esperanza allí donde se pudiera, colabora con un colectivo de músicos y cantantes nacidos de la familia del Festival, aportando su tema musical “En un solo mundo”, el cual brilló como finalista en la Séptima Edición.
Actualmente Adib Melgen M. trabaja intensamente en la recopilación de algunos de sus temas musicales, los cuales formarán parte de su nuevo álbum (EP) titulado “En un Solo Mundo”.
Para esta edición del Festival Internacional de la Canción Punta del Este 2022, brillará como artista invitado y será parte del jurado que determinará al ganador de este año.
HEAVY PAPI Puerto Rico
República Dominicana – File:Flag of the Dominican Republic.svg – Wikimedia Commons
Biografía HEAVY PAPI Joaquín Castillo “Heavy Papi” es un exitoso artista de merengue, reggaetón y hip hop, destacando su ritmo fresco y sensacional que pone a las personas a vibrar.
Nació en Santo Domingo, República Dominicana y actualmente está radicado en la ciudad de Miami, Florida.
Debido a su gran pasión por la música latina y la música Americana, comienza a hacer música rap en inglés y en español y cantar merengue que es el género que lo que lo distingue.
Es reconocido como un gran artista en el mundo del entretenimiento, también con colaboraciones musicales con otros grandes artistas.
Se muda a los Estados Unidos a corta edad y rápidamente comienza a trabajar como modelo y actor en programas de televisión como Sábados Gigante, Despierta América y El Show de Caliente.
El 9 de diciembre de 2021 recibió un gran reconocimiento por su trayectoria en los Hispanic Celebrities Award, que fue celebrado en Miami.
Heavy Papi sigue expandiendo su música después del éxito obtenido en Latinoamérica con el tema musical ‘BELLA CIAO”. Su canción ‘LA LLAMADA DE MI EX’ se encuentra sonando con mucha fuerza en las emisoras de Estados Unidos, República Dominicana, Puerto Rico y toda Centroamérica al igual que sus primeros éxitos como son VAMOS A BEBER y YO SOY TU TIGRE
Antonio Padovano, autore prolifico e di rara qualità, con questa commedia ci riporta magistralmente in un mondo contadino di primo acchito meridionale, ma in realtà appartenente a ogni angolo d’Italia decenni e decenni fa. È un tuffo nel passato che fa bene al cuore e alla mente. È la testimonianza di come eravamo noi tutti, di come erano tutti gli italiani, sfruttati e sfruttatori, schiavi e signori. Questo mio commento potrà sembrare ad alcuni celebrativo ed elogiativo, ma queste mie parole sono state tutte soppesate e non sono altro che un semplice atto di stima nei confronti di un autore, che non si è mai venduto, che è sempre riuscito a mantenere fedele a sé stesso, pur rinnovandosi sempre e non esaurendo mai la sua vena creativa. La scena è unica. Tutto inizia con nove zappatori, ma non tutti prenderanno la parola. Padovano con quest’opera dà parola agli umili, agli umiliati e gli offesi. Non si perde in preamboli. I dialoghi sono fitti e si leggono tutti d’un fiato. L’opera è emozionante, coinvolgente, scatena empatia e risonanze interiori, seppur l’autore non indugi mai in facili nostalgie e/o sentimentalismi strappalacrime e ricattatori. Il libro non è mai noioso, non è un concione per così dire, ma è sempre pregnante, significativo. Il microcosmo descritto è una realtà lontana nel tempo, appartiene a una concezione della vita assai diversa da quella odierna, eppure quanta partecipazione umana c’è in questo libro per i poveri zappatori! Il grande punto di forza di Padovano è che mette in scena senza alcuna ombra di opportunismo ma facendo una scelta controcorrente il dramma nudo e crudo delle classi subalterne quando molti altri rappresentano la borghesia o si perdono nell’insensatezza della vita, nell’inquietudine esistenziale, nel teatro dell’assurdo, avulso dai veri problemi della vita. Ciò dimostra quanto lo scrittore sia alieno da ogni compromesso col potere e dalle mode culturali. Lo scrittore ci ricorda quando i nostri avi emigravano in America, si imbarcavano sulle navi, andavano a cercare fortuna anche in Germania, quando prendevano le terre in affitto e guadagnavano una miseria, quando i sindacalisti erano visti come ruffiani e i preti come ladri, quando gli zappatori davano sempre la colpa al loro capetto (l’antiere), che era un povero cristo come loro, messo in mezzo tra l’incudine degli altri lavoratori e il martello dei padroni. Allora c’era una netta suddivisione tra cafoni e galantuomini. I contadini faticavano tutti i giorni e vivevano di stenti. Come riassume egregiamente Padovano: “Stanziano aiuti, fanno riforme, ma non approvano mai la legge che dà le terre a chi le fatica”. La regia di Padovano è davvero sapiente. Lo studio del linguaggio è attentissimo e molto scrupoloso. Ogni parola è ponderata. La nominazione ha una precisione chirurgica. Il dosaggio per imbastire una commedia come si deve è quello giusto: una diglossia ben calibrata, un uso di vocaboli dialettali parsimonioso, mai eccessivo e comprensibile ai più perché intuibili dal contesto, una dialettica mai improvvisata e nemmeno mai artefatta. È un’opera questa da leggere a poco a poco e con calma, da gustarsi a piccole dosi perché dietro un’apparente semplicità (mai lasciarsi ingannare dalle apparenze) si celano un lavoro paziente, certosino e un grande talento autentico, cristallino.
Abrí la segunda carta de Margherita Re, estaba fechada en Paesana, en agosto de 1924. Casi en los días que se marchaban sus dos hijas. Esta vez la letra era ligera, rápida como si mostrara una furia ante la vida desde aquella aldea al borde de Los alpes.
“Dos de mis hijas se marchan a América, estamos en el año 1924 y aún las mujeres no podemos votar. Una frase del Papa Pio X en 1905 nos ha condenado y lo dice todo: «no electoras, no diputada, porque todavía hay demasiada confusión para los hombres en el Parlamento. La mujer no debe votar, sino votar por un alto ideal del bien humano […]. Dios nos proteja del feminismo político”.
Y el fascismo no pienso que lo hará ya jamás, no nos dará los derechos que nos corresponden ¿qué será de la vida de María, la única hija que me queda aquí?” Margherita Re.
“Quieren más que sus brazos, sus lomos”(1) La frase de Teresa Re flotaba en el ambiente. La última charla con su hermana Domenica mostraba esa dificultad para convencerla que marcharan. Quedaban pocos días para su boda y ese si de su hermana ya cerrado y con reparos, llevo a Teresa a caminar por la senda que veía desde hace años ir a Domenica. ¿Qué habría detrás de esa gruta? Teresa 8 años más joven que ella, escuchaba radio, le gustaba estar al tanto de las noticias y sabía que el gobierno de Mussolini recortaría los salarios a las mujeres un 50% en las fábricas. Ellas dos bajaban caminando hasta Paesana a trabajar a una de ellas. Nada bueno venía con este gobierno.
“Nos quieren para tener más hijos” —se repetía. La frase la usaba una compañera del trabajo. Hasta que llego la carta de Chiafredo y luego de Antonio Re y convinieron en casarse.
¿Casarse con un primo? Ya no le torturaba esta idea. Ya no le molestaba más que esta continúa insistencia en que las mujeres debían estar en su casa, tener hijos, y casarse muy jóvenes. ¿Y si cerraban la emigración? Y si, Mussolini ¿no dejaba a nadie salir? Pero su futuro marido había llegado hace dos días con otros dos. Tres mujeres se casarían y una cuarta Domenica se marcharía con ellas. América por más difícil que fuera no la imaginaba como una tierra de tan solo mujeres para traer hijos por orden del Estado.
Sus ojos grises se toparon con otros del mismo color. No lo había visto. Salió de su ensimismamiento. Era un lobo, mayor, le miraba fuera de la cueva. ¿Hasta aquí venia mi hermana estos años? Saco unos caramelos de su falda y se los dio. Aquel goloso unto su mano con la lengua.
¿Qué hacer? —dijo en voz alta, como si su compañero comprendiera su idioma. El lobo movió la cola y con su pata arrastro el barro que se formaba con el agua que caía de la cueva y marco una redonda, luego atravesó con la pata uniendo la parte alta con la baja.
¡El mundo es redondo! —exclamó Teresa. Esa era la clave, donde vivieras, tu vida sería una práctica de amor. No quedaban dudas, decidió despedir a su amigo pero antes canto una suave canción en piamontés
¿Dónde has estado? —pregunto Domenica. Teresa prefirió mantener el secreto de su hermana. Y puso la radio. Un parte de las noticias les helo la sangre: hoy 16 de agosto, en Roma han encontrado el cadáver descompuesto de Matteotti. Una mezcla de indignación y miedo recorre el país (1).
Decidí abrir la tercera carta de Margherita. Era triste, de cierta desazón, fechada en 1930. Solo tres líneas:
“Hoy han aprobado los fascistas la ley del Uroxidio. Con ella cualquier marido con ganas de revancha le permite castigar a su mujer. Mis dos hijas están bien y casadas con dos maridos que las aman, pero, sé que ya no las volveré a ver”. Margherita Re.
(2) Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 de mayo de 1885–Roma, 10 de junio de 1924) fue un político socialistaitaliano, famoso por su firme oposición al fascismo italiano incluso después de que Benito Mussolini tomara el poder tras la Marcha sobre Roma, para lo cual Matteotti aprovechó su condición de parlamentario a fin de denunciar la violencia del régimen y su manipulación de las elecciones. Matteotti fue secuestrado el 10 de junio de 1924 en Roma, y semanas después se encontró su cadáver en estado de descomposición (el 16 de agosto). Se sabe que fueron militantes fascistas los que lo secuestraron y asesinaron, pero nunca se demostró que fuera el mismo Benito Mussolini quien ordenara su muerte. Tras la Segunda Guerra Mundial y la caída del fascismo, Matteotti fue homenajeado como político luchador que, a pesar de su intimidación por las camisas negras, nunca calló su deseo de democracia.
A los 8 años leí La Biblia (una espléndida colección de mi abuela de 10 tomos ilustrada) pero no me hice religioso, luego El Quijote y una biblioteca entera propiedad de mi Tia Estela que devore en mi exilio. Mis padres se habían divorciado y mi alimento espiritual era la rutina del colegio (¡que horrible repetir sandeces!) y mis dos abuelas italianas que me sumergían en relatos sobre las vidas paralelas de sus familias en Los Alpes. Del colegio solo tengo un record Guinness, me enviaron a izar la bandera en un mástil de casi 100 metros y rompí el alambre que elevaba el símbolo patrio, desde aquel día… sigue sin solución el déficit de bandera.
Durante aquel exilio mi única amiga era mi prima hermana Monica, escritora igual y soñadora. Bueno yo soñador y ella escritora.
Siempre pensé que sería escritor, lo que ocurre es que viví extraviado hasta los 50 años. Fui ayudante de albañil, vendedor de tonterías varias, guardia urbano, agricultor de temporada, friegaplatos, modelo de desnudos para dibujantes, traficante en pequeña escala de la Mafia griega, profesor de El Capital de Carlos Marx muy joven en la Universidad, empresario y profesor de niños y jóvenes en mi trabajo actual.
Y el extravío durante aquellos años me llevo de regreso a mi cualidad intima, contar y escribir historias como lo hacían mis abuelas y pensar sobre la sociedad y desvelar sus artificios ideológicos. Con lo cual… he regresado a la pasión que nunca abandone.
Y les invito a juzgarme por esa esencia, personal, efímera, sutil, ambivalente y compartir mi oficio de cultivo de la inteligencia y la memoria.
Si alguien es responsable de este avatar, diríjanse a mis dos abuelas: Francesca & Domenica
Con immenso piacere annuncio che da oggi potete trovare negli store online la mia prima raccolta poetica ” L’Odore Dell’Anima” in formato epub.
40 poesie scritte e curate negli ultimi dieci anni che ho pensato fosse giunto il momento di dare alla luce.Sinossi
“Raccolta poetica che si focalizza sulle note introspettive che prendono forma sul palcoscenico dell’anima. All’apparenza ombrose, brillano di luce propria se attraversate da uno sguardo profondo. Tra alti e bassi, si muovono nel bizzarro spettacolo della vita in cui il bene e il male, il piacere e il dolore si uniscono in un intreccio indissolubile su cui si fonda l’essenza dell’animo umano.“
L’anima è la protagonista principale della raccolta, che attraverso varie tematiche, emerge dal mare sepolto che ogni essere umano nasconde dentro di sé.