CULTURA

Sergio Camellini : ”Il bene che è in noi, è la fonte limpida che sgorga spontanea alla quale attingere, per conseguire il meglio che ci manca. ”

Date: 28 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Sergio Camellini   OPERA OMNIA II edizione   Recensione di Enzo Concardi

Articolo di Marina Donnarumma e recensione.

È VIVERE, SEI TU


La felicità
cercala in un sorriso,
nel prolungamento
dell’ombra
d’un fiore,
nella semplicità
della natura,
nella mancanza
di dolore,
è solo quella
che sei in grado
di comprendere;
è vivere, sei tu


BIO-BIBLIOGRAFIA


Sergio Camellini è nato a Sassuolo (Mo), vive a Modena; è
psicologo clinico. Studioso di arte povera della civiltà contadina e dei mestieri, fin da piccolo si è soffermato a rimirare i
lavoratori dei campi e gli artigiani nelle botteghe: calzolai, fabbri, ceramisti, sarti, fornai, mostrando interesse per tutti coloro
che erano dotati di autentica creatività. Ha poi fondato sull’Appennino modenese un “Museo d’Arte Povera della Civiltà
Contadina”, mondo da cui ha tratto l’ispirazione poetica.
Ha pubblicato varie raccolte di poesie tra cui: Nel corpo un
soffio dell’anima, pillole di pensieri e poesie (2013), Rivoli di
pensiero sulla carta (Ed. Pagine, Roma 2013), Poesia sei tu
(SD Collezioni Editoriali, Vibo Valentia 2014), Il pianeta
delle nuvole rosa (SD Collezioni Editoriali, Vibo Valentia
2014), La pagina della vita (in Alcyone 2000 – Quaderni di
poesia e di studi letterari, n°7, Guido Miano Editore, Milano
2014), La mia penna traccia linee di libertà (Ed. Pagine, Roma
2015), Bagliori (Ursini edizioni, Catanzaro 2015), Un sogno
con le ali (Vitale Edizioni, Sanremo 2016), So di essere (Edizioni Progetto Cultura, Roma 2016), Tenero è l’amore (Guido
Miano Editore, Milano 2017), Ponte dei sogni – Most snova
(tradotto e diffuso in Serbia, 2017), Opera Omnia (Guido
Miano Editore, prima edizione, Milano 2018), Tra le righe del
pensiero (Edizioni Progetto Cultura, Roma 2018), Il canto
delle Muse (Guido Miano Editore, Milano 2019), Madre natura è vita (Aletti Editore, Villanova di Guidonia 2019), Viadante dei sogni (Dantebus Edizioni, Roma 2020), S’accende
una luce (Il Convivio Editore, Castiglione di Sicilia 2020), Lasciami di te un’emozione (Ed. Pagine, Roma 2021), I colori
della fantasia (Guido Miano Editore, Milano 2021), Ascolto i
181
silenzi (Consulta libri e progetti, Reggio Emilia 2021), Pillole
di emozioni (Edizioni Progetto Cultura, Roma 2022). Ha inoltre curato la pubblicazione del libro d’arte Torpedo e la ballerina (Edizioni Sigem, Modena 2021) di Roberto Muzzarelli.
La sua attività letteraria è trattata nelle opere pubblicate da
questa Casa Editrice: Alcyone 2000 – Quaderni di poesia e di
studi letterari, n°9, 2016; Dizionario Autori Italiani Contemporanei, quinta edizione del 2017; Contributi per la Storia
della Letteratura Italiana. Dal secondo Novecento ai giorni
nostri, quarto volume, terza edizione, 2020.
Splash Museum di Sassuolo (Mo): “Panchina del poeta” dedicata.

UOMO, DOVE SEI ?
Eri presente:
abitudini e gusti,
costumi e strutture,
cultura,
idee creative,
modi di essere
di pensare
di amare,
conoscenze e sentimenti.
Ora latiti:
ove il gravoso
retaggio infruttifero
del passato,
divenuto
bagaglio archeologico, t’adombra.
Uomo,
dove sei ? Sergio Camellini

«Non perdo di vista
me stesso,
né m’avvilisco
nonostante le avversità.

So chi sono,
so di essere,
so d’occupare
un posto quaggiù.

Voglio percorrere,
anche in salita,
quest’irto e affascinante
progetto di vita.

Certo che sì, è tutto mio,
allorché sempre
strettamente comunicante
con l’altrui realtà.

Se scrivo
è perché non so far altro:
per questo vivo
e per null’altro». (Sergio Camellini)

Sergio Camellini lo psicologo clinico dalle parole semplici, l’osservatore dell’umiltà. delle cose semplici, delle cose genuine, un linguaggio diretto che ti arriva profondamente.
Le sue poesie non fanno giri di parole difficili, ma è un dialogo aperto con l’uomo, con se stesso, con la natura, con tutto ciò che stimola emozioni. Sergio Camellini le emozioni le conosce, ci ha lavorato una vita, dopo una vita a scavare negli altri, a capire, ha cominciato a farlo con se stesso. Si è seduto ed ha scritto e non si è fermato, lui ha un animo gentile, i suoi sogni hanno ali, guarda dentro se stesso per non perdersi e la sua poesia vola in ogni angolo e ogni angolo diventa poesia. Sergio Camellini che nelle sue poesie vuole essere un piromane d’amore, una fiamma accesa, un uomo che si indigna davanti agli ultimi, ai soprusi, alla violenza, tutto scritto con delicatezza, direi tenerezza. Ogni tema trattato sviscerando il suo essere sensibile e anche sofferente per le ingiustizie. Nella sua carriera di psicologo clinico ha affrontato molti mostri, terrore, sofferenza, dolore, poi salvezza? Qualche volta si, qualche volta no, ma lui nonostante tutto ci crede nella vita, nell’amore, fatalistico nei confronti dell’ uomo? Forse! e chi non lo è!
Mi colpisce di lui, il senso di rispetto che ha per tutto, la sua ricerca dell’uomo in quanto tale!
L’amore delicato, tenero nei confronti delle donne, Camellini è il frutto della sua esperienza, finalmente si è seduto e scrivere poesia, è la sua psicoterapia.

CULTURA

Anselmo Pagani presenta:” l’Autoritratto con girasole”

Date: 24 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Anselmo Pagani.

A mezzo busto e con lo sguardo rivolto verso l’osservatore, come a richiamarne l’attenzione, Antoon Van Dyck si auto-ritrae con indosso un’elegante blusa di raso rosso, mentre con la mano sinistra solleva la pesante catena d’oro che gli cinge le spalle a sottolineare la sua condizione d’agiatezza economica, e con la destra indica il girasole che ha da poco finito di dipingere.

Simbolo di fedeltà, perché collegato al mito di Clizia, questo fiore, oltre ad assumere significati amorosi, negli stemmi nobiliari olandesi e inglesi indicava la fedeltà al sovrano.

Ignorando a chi fosse dedicato, non sappiamo se l’artista l’avesse dipinto per una donna o per Carlo I d’Inghilterra, per il quale nel 1633, anno della sua realizzazione, stava lavorando.

Certo è che questo autoritratto, per originalità della composizione e uso dei colori, figura fra i capolavori del fiammingo Antoon Van Dyck, nato ad Anversa il 22 marzo del 1599.

Col nostro Paese il maestro ebbe un feeling particolare perché nell’arco della sua breve vita trascorse in Italia circa sei anni, spostandosi fra Genova, Roma, Bologna, Venezia, Firenze e Palermo, per poi trasferirsi a Londra al servizio di Carlo I.

I Fiamminghi infatti, popolo laborioso che ha costruito il proprio benessere sui commerci e i traffici marittimi, sono sempre stati aperti al mondo in un proficuo interscambio non solo di merci, ma anche di idee, mode e cultura, in un quadro di generale tolleranza impregnata d’ideali calvinisti e improntata alla valorizzazione dell’essenziale, oltre che al fastidio per l’ostentazione fine a se stessa.

In quest’ottica non meravigliano gli stretti legami che in quel periodo li univano a coloro che in Italia rappresentavano un po’ i loro “gemelli”, seppure di parte cattolica: i Genovesi, anch’essi da sempre dediti al commercio ed ai traffici marittimi, laboriosi, austeri e poco propensi agli sperperi.

Così la prima tappa che il giovane Van Dyck fece durante il “Grand Tour” fu proprio Genova, dove sbarcò nel 1621 nel bel mezzo del “Secolo d’Oro” di questa città, che in quel periodo riuscì a sopravanzare per ricchezza e cultura la Firenze del secolo precedente.

Qui si mise al servizio delle famiglie del patriziato cittadino, nomi come gli Spinola, gli Adorno, i Doria, i Durazzo, i Lomellini e soprattutto i Brignole-Sale, per i quali realizzò i ritratti dei personaggi più importanti.

Molti di questi meravigliosi dipinti si trovano ancora in città e possono essere ammirati all’interno di quella straordinaria serie di Palazzi che impreziosiscono i due lati dell’attuale via Garibaldi formando la cosiddetta lista dei “Rolli”, Patrimonio dell’Umanità.

Il nostro si spostò poi a Roma dove realizzò il bellissimo ritratto del Card. Guido Bentivoglio, protettore della folta comunità fiamminga di Roma, e poi ancora a Bologna, Venezia, Firenze

e Mantova, luoghi in cui ebbe modo di ammirare quadri di Tiziano, Caravaggio, Paolo Veronese, Guercino e di chissà quanti altri artisti ancora, facendone tesoro per la propria arte.

Infine fece tappa a Palermo dove, oltre a realizzare il quadro di “Santa Rosalia incoronata dagli Angeli”, ebbe la straordinaria possibilità d’incontrare l’ultra-novantenne pittrice Sofonisba Anguissola, di cui ci lasciò un intimo ritratto eseguito a carboncino.

L’esperienza italiana gli permise d’imporsi a livello europeo come apprezzato ritrattista, tant’è che negli anni seguenti lavorò prima per la Regina di Francia Maria de Medici, e poi per Carlo I d’Inghilterra, di cui divenne il pittore di corte, trasferendosi a Londra dove sarebbe morto ancora giovane il 9 dicembre del 1641.

Fu sepolto nella londinese Basilica di San Paolo, in una tomba purtroppo andata persa in quello che, un paio di decenni più tardi , sarebbe stato il grande incendio di Londra.

Accompagna questo scritto l’”Autoritratto con girasole”, di Antoon Van Dyck, 1633, collezione privata del Duca di Westminster.

(Testo di Anselmo Pagani)

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Articolo di Anselmo Pagani

CULTURA

Marco Conti: lo scrittore con la voglia di scrivere.

Date: 24 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 marzo 2023

Mi piace definire questo scrittore con il titolo di un suo libro ”L’ anima non si arrende”. Marco Conti l’osservatore, l’uomo che scrive come un fiume in piena. Scrive dovunque, nelle pause dal lavoro, nelle file degli uffici, negli ascensori, lui nuota nelle sue parole, un mare di pensieri che lui sviluppa forsennatamente, senza darsi tregua. Vive intensamente nel suo aspetto poliedrico, dedicandosi anima e corpo a tutto ciò che fa parte della sua vita. Marco Conti scrittore, un uomo vulcanico, intenso in ogni cosa che fa. Le difficoltà della vita lo hanno fatto diventare anche più profondo, una persona che cammina con la propria anima, la sua anima che non si arrende, ma travolgente. Marco Conti investigatore dei moti delle emozioni, nei suoi libri esprime personaggi controversi e lui è in ognuno di loro. Il mondo dell’editoria una jungla malata, non sappiamo più distinguere, non abbiamo il discernimento e gli editori non sono più a caccia, ma di scoop. Non si vive di scrittura ,si vive di normalità, di pagine che prendono forma solo per l’amore di farlo, oggi come oggi chi scrive lo fa per amore assoluto, non per il proprio tornaconto. Leggiamo Marco Conti, scrittore, uomo dalle mille sfumature, della fatica del vivere, leggiamolo attraverso i suoi occhi entusiasti, le parole che lui ama tanto. Lui è uno, che sul serio, non si arrende.

MARCO CONTI SI RACCONTA


La passione per la scrittura, ha per me origini lontane. Fin da bambino amavo scrivere e mi affascinavano gli scrittori quelli veri, quelli che immaginavo perennemente seduti davanti alla macchina da scrivere, con una pipa in bocca e la testa immersa nei propri pensieri, nelle proprie idee. Ho scritto anche un libro, avrò avuto al massimo 10 anni. Per me è un cimelio da cui non mi sono più separato.
Crescendo, ho dovuto dare sfogo a questa mia insistente idea di scrivere, di pianificare un vero e proprio romanzo e di portarlo finalmente a termine. Da allora non ho più smesso, trovo ispirazione anche da certi capolavori. Ad esempio
Ad esempio Woody Allen che adoro, è un’altra mia grande fonte di ispirazione: nei suoi film, trovo sempre qualcosa su cui riflettere oltre a quel grande gusto di abbinamento fra fotografia, musica e storia che secondo me non ha eguali. In uno dei miei libri c’è un po’ tutto questo e c’è anche una parte di me

La mia intervista a MARCO CONTI

  • Dietro ogni scrittore c’è un uomo, unico nella propria identità di persona. Marco Conti chi è?

Quello che penso di essere è una persona molto vera che guarda la realtà, si può dire che una cosa che mi piace fare è osservare come si comporta la gente, come come girano le cose insomma e da questo trarne sempre spunto, ritengo anche di essere una persona che ha avuto i suoi bei bei colpi di scena pesanti, ma ho sempre cercato di trarne un messaggio positivo, mi danno fastidio le persone che danno tutto per scontato e che sia sempre tutto negativo eccetera. Ti faccio un esempio banalissimo. Ho sempre sentito parlare male dell’Italia tutto va tutto sempre tutto storto sempre tutto uno schifo eccetera. Quando è capitato a mio figlio mi sono reso conto che tutto il percorso che ha fatto, non ho tolto di tasca un euro e ne ha fatte veramente tante . E quindi dico queste cose,ma chi ne parla? Nessuno. E in più abbiamo una struttura qui a Bergamo che è veramente l’eccellenza. E anche di questo non si sente parlare, senti più la gente che critica tutto ecco, io non non sono così. Io cerco sempre di tirar fuori il buono da da tutto, ecco.

  • Da quando scrivi? Come hai scoperto la tua vena letteraria?

Si può dire che scrivo da sempre infatti sul mio blog, ho anche pubblicato il mio primo romanzo che ho scritto in quarta elementare con tanto di commenti della maestra E non ho non ho mai mollato . All’ età fra i sedici e i diciassette anni avevo in testa tutt’altro, ero più improntato a uscire con gli amici eccetera, quindi diciamo che l’ho un po’ abbandonato. Però una volta che mi sono sistemato, sposato, ho ricominciato a tempo pieno a scrivere, io scrivo spesso, giornalmente, la parola giusta è avere bisogno di farlo, ogni giorno scrivo qualunque cosa mi accada ,ogni giorno scrivo. Non ho scritto una sola parola, nel periodo in cui ero piegato dal dolore per quello che stava succedendo alla mia famiglia, non mi staccherò mai da questa passione , non ho bisogno di cose particolari o di guadagnarci , io scrivo perché ho bisogno di scrivere.

  • Quando hai scritto il primo libro a cosa ti sei ispirato? Quale storie preferisci raccontare?

Il mio primo libro è” in equilibrio sopra la follia ”, l’ispirazione è arrivata da una frase di una delle più belle canzoni di Vasco Rossi , a cui mi sono ispirato …la vita è un brivido che vola via è tutto un equilibrio sopra la follia… in questa frase c’è la vita, il bello è il brutto dalla vita, Vasco Rossi veramente è uno di quei cantanti le cui canzoni si può dire che sono la colonna sonora della mia vita, nel senso che ogni periodo della mia vita, i ricordi sono legati a una canzone di Vasco Rossi, quando l’ho ascoltata la prima volta è stata un’esplosione , per me, una frase potentissima e mi ha fatto riflettere su tante cose quindi sono arrivato a questo primo romanzo, che per assurdo è l’unico che ho ancora nel cassetto e su Amazon, ma da rivedere. Ho avuto una prima brutta avventura con un editore a pagamento con questo mio primo libro. Forse il migliore di quelli che ho scritto fino adesso è” l’anima non si arrende” forse anche più interessante perchè venuto fuori da una riflessione sugli scrittori che scrivono solo per fare cassa.

  • Marco, tu lavori, hai una famiglia, hai anche qualche hobbyes ? Come fai a conciliare tutto?

il mio hobby è la scrittura non ne ho altri perché già quello mi occupa tutto il poco anzi pochissimo tempo libero che ho fra lavoro e famiglia. Ovviamente leggo anche molto…ma quello lo faccio di notte

  • Praticamente non dormi mai o molto poco. Mi hai raccontato un brutto momento della tua vita, vorrei che mi specificassi come è cambiata la tua visione sulla vita.

Mi ha cambiato molto. La mia visione della vita diciamo che è limitata al presente. Se prima stavo a farmi mille progetti per il futuro, ora preferisco concentrare le mie energie sul presente godendomi ciò che ho di buono. Il 2020 mi ha aperto gli occhi. Non sono più la persona che ero e se da una parte ho perso qualcosa, dall’altro l’ho guadagnato perché so bene quali sono le cose che contano e vado avanti per la mia strada senza pensare a cosa pensano gli altri di me.

  • Il tuo difetto più grande, sincero però!

Cerco di dare sempre il 101 per cento in tutto quello che faccio. Non sono mai soddisfatto e faccio parecchia autocritica…forse troppa. Non so contare fino a due: quando mi arrabbio esplodo e dove colpisco colpisco. Però so anche chiedere scusa.

  • Oggi per uno scrittore, anzi per chi sa scrivere, è veramente difficile, questo perchè il web è pieno di persone che non lo sa fare, il mondo dell’editoria pensa solo a fare cassa con qualche nome famoso. Vorrei la tua opinione.

Molto deluso dell’editoria . Per noi esordienti quasi sconosciuti c’è ben poco spazio. Ora ho riposto le mie speranze negli editori con cui sto pubblicando uno dei quali in particolare è della mia città…speriamo.

  • Nel nostro paese si legge pochissimo, come ovvieresti a questo problema?

Mi piacerebbe che venissero sensibilizzati di più i bambini e i ragazzi con iniziative che li spingano a leggere. Con i miei figli lo faccio. Sono loro il futuro.

  • Se ti identificassi con un personaggio di un libro, chi vorresti essere?

Mi identifico sotto alcuni punti di vista col protagonista de “L’anima non si arrende” perché si aggrappa alla sua passione per dare un senso alla sua vita è perché alla fine è una persona che sa dare una seconda possibilità a chi sbaglia…io lo vedo come segno di forza!

  • Il libro del cuore di Marco Conti è ” l’anima non si arrende”, c’è poco o tanto di lui? Sicuramente leggerlo sarà una scoperta.

L’ANIMA NON SI ARRENDE.
Una lettera, un improvviso tuffo nel passato per Matteo; scrittore di successo abbandonato da Sabrina e dall’ispirazione, che accetta l’invito dello zio Nicola: recarsi a Parigi per ascoltare le ragioni della sua sparizione, avvenuta quando Matteo era ancora bambino. Il viaggio a Parigi sarà l’occasione per riallacciare i rapporti col fratello Francesco e per riconciliarsi con il passato. Ad aspettarlo non sarà però Nicola, ma una scoperta inquietante. Emma, la sua compagna di viaggio, gli stravolge la vita; scompare, ma (forse) non per sempre…

Pagina Marco Conti Autore Facebook:

https://www.facebook.com/marcoautoreconti/?locale=it_IT

Blog:

marcoscrive.wordpress.com

Canale Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UChColl4nidDvTYqb_QF9XfA

Book Trailer e link per acquisto di “tre giorni poi sarà per sempre”:

Book Trailer e link per acquisto de “L’anima non si arrende”:

Istagram:

@marcocontiautore

Twitter:

@marcoautoretwit

Marco Conti lo scrittore che ama e crede nella parola scritta, direi che questa citazione di Ennio Flaiano lo definisca ulteriormente.

Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.
(Ennio Flaiano).

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 marzo 2023

CULTURA

Anselmo Pagani: “In viaggio con Erodoto”

Date: 21 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Anselmo Pagani 21 Marzo 2023

“In viaggio con Erodoto” ci è andato per davvero il polacco Ryszard Kapuscinski, autore del libro omonimo, quando negli anni ’50 del secolo scorso fu inviato prima in India e poi in Cina per scrivere un reportage giornalistico su quei Paesi allora ancora avvolti dal mistero.

Di fronte a tanti disagi, sorprese e difficoltà interpretative di culture, lingue e mondi così diversi dal suo, Kapuscinski trovò conforto e ispirazione – per l’appunto – nell’unico libro che si era portato appresso: le “Storie” di Erodoto, viaggiatore attento ed appassionato che, in anticipo di quasi due millenni e mezzo su di lui, aveva a sua volta esplorato Paesi distanti e sconosciuti quali l’Egitto, la Libia e la Persia, meticolosamente appuntando tutto ciò che vedeva o gli veniva raccontato.

Seppure in modo inconsapevole però, “in viaggio con Erodoto” ci andiamo anche noi appassionati di storia, quando ci immergiamo nella lettura di qualche bella biografia o di un saggio che ci parla dei grandi del passato, delle loro imprese e dei loro mondi.

Infatti Erodoto di Alicarnasso, secondo la definizione che ne diede Cicerone, della storia fu il “Padre”, tanto da aver usato per primo questo termine nella sua accezione etimologica.

Il sostantivo greco “ιστορία” (in latino “historia”), che ha la stessa radice del verbo “ὁράω” (vedere), si può tradurre in italiano come “ricerca”, il risultato cioè di un “andare a vedere, informarsi”, come l’etimo stesso della parola suggerisce.

Nato fra il 490 e il 480 a.C. ad Alicarnasso, città-stato greca sulla costa sud occidentale della Carnia, regione dell’odierna Turchia anatolica, Erodoto fu contemporaneo del sofista Protagora e del poeta tragico Sofocle.

Costretto a fuggire dalla sua città natale per essersi schierato contro il tiranno locale Ligdami, si trasferì dapprima sull’isola di Samo per poi dedicarsi ai viaggi durante i quali lui, uomo curioso e tollerante, iniziò ad annotare tutto ciò che vedeva ed udiva, diventando un reporter ante litteram.

Frutto di questo lavoro furono le “Storie”, suddivise dai filologi alessandrini in 9 libri, ognuno dei quali avente una tematica specifica: il primo, per esempio, è dedicato alla Lidia e alle immense ricchezze del suo re Creso, il secondo all’Egitto, mentre gli ultimi narrano i vari episodi delle guerre fra Greci e Persiani, fra cui uno spazio importante occupa la drammatica ricostruzione della battaglie delle Termopili, Maratona e Salamina.

Col suo bel greco ionico, Erodoto ci prende per mano, accompagnandoci in un’epopea fatta di grandi condottieri ed eroi, ma anche traditori e pusillanimi, e questo affinché, come da lui stesso affermato nel Proemio della sua opera, “le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate, né le grandi e meravigliose gesta così dei Greci, come dei Barbari rimangano senza gloria”.

Giusto precisare che il termine “barbari”, usato da lui, non aveva nessuna accezione negativa, ma indicava soltanto coloro che, agli orecchi dei greci, parlavano una lingua incomprensibile, un indecifrabile “bar-bar”.

Come ogni storico che si rispetti Erodoto, dopo averci fatto accomodare in prima fila, ci invita ad assistere all’esposizione delle sue ricerche (ἱστορίης ἀπόδεξις) obiettive e documentate, lasciando a noi però il compito di valutarle per formarci la nostra personale opinione.

(Testo di Anselmo Pagani)

Articolo di Anselmo Pagani 21 marzo 2023

CULTURA

Iris G. DM: il colore della poesia

Date: 20 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

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Se è lecito che io ti parli,

allora lo farò.

mi guarderò intorno!

Quei bottoni gialli ti dicono, è primavera!

Quel vento gentile ci sfiora, come una carezza!

Lo so, tu sai che è arrivato il tempo per cambiare.

Ti prendo per mano, lasciati guidare!

Sai, io sono quella polvere dell’universo,

che si pensa tra gli alberi,

si pensa brezza,

io mare, io nuoto, io fiore.

Un fiore, un bacio, ancora un fiore,

si apre umido come la terra,

ancora un bacio.

Il cielo, un tordo ferito,

percorrono l’azzurro,

frecce lanciate e poi appannate,

le nuvole e poi cade la pioggia,

il giorno, la notte,

io dentro la mia carne,

nascosta nella tua,

ancora un bacio,

poi il cuore, poi noi,

insieme, e mai insieme, perchè!

E’ difficile, cosa è difficile?

Amare, amare, è difficile!

Io polvere, io fiore,

un bacio, un bacio ancora! Iris G. DM

Il cibo è poesia: il pomodoro

Date: 14 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 14 marzo 2023

La psicologia del colore è legata alle emozioni e i significati dei colori possono variare
anche a seconda delle culture. I colori hanno degli impatti sul nostro cervello
e la psicologia dei colori diventata essenziale per il neuromarketing.
Lo scopo è di studiare le reazioni del consumatore alla vista di un certo colore.
Molti pittori hanno utilizzato il colore per esprimere la spiritualità dell’anima, con l’armonia
deicolori. I colori esprimono delle emozioni ben precise, come i lineamenti del viso.
Parlerò di un colore preciso, il rosso. Ad esempio la rabbia è rossa, ma oltre che l’odio
rappresenta l’amore ed è un colore che spicca più di ogni altro.
Il rosso è il cuore, il sangue, le passioni violente, l’energia, il desiderio.
Un colore che viene usato per attirare l’attenzione, viene rappresentato anche come colore
di pericolo.
Io trovo che il rosso sia ” hot” ed è un colore che adoro, nel mio guardaroba ho molti vestiti
rossi, tacchi, stivaletti rossi, giacche rosse. Un colore emozionante, eplosivo, sensuale,
passionale. Il rosso ti veste in modo emozionale, emana presenza, emana luce.
Una rosa rossa, una ciliegia, rossa, una fragola rossa, un rossetto rosso, unghie laccate
di rosso, un bicchiere di vino rosso, lava rossa incandescente, tramonto rosso.
Il rosso è una poesia di amore, rabbia, furia, passione, ma è anche pomodoro rosso.
Impazzisco per il rosso e per il pomodoro, un calice di sauvignon blanc che esprime potente
la foglia del pomodoro. La fresella con i pomodorini, inondazione di olio evo, basilico
abbondante, olive di Gaeta. La salivazione aumenta, se poi aggiungi il peperoncino fresco,
le papille vanno in visibilio.
La mia discendenza è napoletana, il peperoncino e il pomodoro dovunque.
Tagliolini al pomodoro fresco, pizza margherita, alla marinara. Il pomodoro fa da padrone
ovunque e il suo aspetto, rotondo, oblungo, piccolo, grande, rigato, poesia pura per gli
occhi, per il cuore, per il sapore. Esistono tante qualità di pomodori, anche gialli.
Un orto di pomodori è qualcosa di sublime, in mezzo ad una folta vegetazione spiccano
lucidi, polposi, poetici. Pomodoro e sole, pomodoro e amore.
Pomodoro ed emozione, fame, tanta fame e tanto basilico.

Il pomodoro, un nobile che fa da padrone in ogni piatto, mai una nota stonata.

Uno spartito musicale che rende armonica ogni cucina.

Ode al pomodoro
Un estate adolescente con pezzi di frutta nei capelli,
Un sole che sa di pomodoro rosso maturo,
un tramonto che sorge dalla terra
con mazzi di basilico, pioggia di origano
e aglio sfrigolante.
Pomodori lucidi di olio, nevicati di sale
e fiori di capperi.
Grappoli del piennolo agli angoli delle porte di legno antico,
Alle persiane grigie di tempo
spiccano rossi ad asciugare.
Cesti di pomodori,
dopo il crepuscolo,
come lampade accese,
capaci porcellane di Vietri ricamate,
spaghetti di grano e acqua corrente,
arrotolati in punta di forchetta,
un ode alla terra e ai suoi pomi d’oro. Iris G. DM

Per finire una mia ricetta sul pomodoro molto semplice.
Io amo i pomodori rossi, polposi, carnosi. I miei preferiti i san marzano e i piccadilly.
Lavare i pomodori, togliere la parte del picciolo, tagliarli a pezzi. Mi raccomando in
un insalatiera di ceramica bianca.
Condirli con sale, olio evo, cipollotto fresco di tropea, olive se volete, tanto basilico.
Girare il tutto con delle posate degne di tale piatto e servire con abbondante pane
casareccio a fianco. Buono per mangiarli e scarpettare il tutto.
Bon appetit.

foto presa dal web

Articolo di Marina Donnarumma Roma 14 marzo 2023

Il colore della poesia: Iris G. DM

Date: 14 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Pochi mi conoscono,

ma la primavera si ricorderà di me,

una collana di margherite

che profuma di camomilla,

una cravatta di farfalle,

un barattolo di miele,

millefiori di dolcezza e nostalgia.

Il vento, scivoloso muschio,

la battigia color cammello,

morbida ed intonsa.

Le impronte svaniscono

nella terza onda,

le conchiglie sbiancano

come occhi ciechi,

cristalli di calcio,

giglio delle dune di marzo,

ai lati del leccio piccole viole.

Tra le dita migliaia di granelli,

disegno una vela,

il vento la porta via.

Ingoio troppe parole,

la gola graffia e fa male,

L’albero delle nespole

è ancora verde,

le fragole hanno macchiato

il bianco del mio vestito,

Io sono ancora ad osservare

La mia primavera,

non è ancora 21,

se devo morire lo voglio fare ora. Iris G. DM

Anselmo Pagani presenta: “Un’impresa rara e mirabile”, “un bellissimo inganno”, “un’azione degna dell’antica Roma”.

Date: 14 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

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Articolo di Anselmo Pagani, 14 marzo 2023

“Un’impresa rara e mirabile”, “un bellissimo inganno”, “un’azione degna dell’antica Roma”.

Sono le definizioni date, rispettivamente, da Niccolò Machiavelli, Paolo Giovio e Luigi XII di Francia di quello che oggi chiameremmo piuttosto eccidio o strage efferata.

Ad idearla fu Cesare Borgia, alias “il Valentino”, che, con la scusa di festeggiare il Capodanno del 31 dicembre del 1502, invitò ad un banchetto riconciliatore nel palazzo del Governatore di Senigallia coloro che sapeva essere stati gli ideatori della “Congiura della Magione”, località sul lago Trasimeno dove, nel settembre precedente, era stato ordito un piano, poi fallito, per sbarazzarsi di lui, da poco diventato Duca di Romagna, e restituire ai rappresentanti delle Casate sconfitte (Riario, Manfredi e Malatesta) i rispettivi Stati.

Una volta caduti in trappola, Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo coi cugini Paolo e Francesco Orsini furono arrestati dalle guardie del Valentino, imprigionati e infine strangolati.

Questa la pasta di cui era fatto il ventisettenne Cesare Borgia, figlio naturale dello spagnolo Alessandro VI, eletto Papa nel 1492 al termine di uno dei conclavi più simoniaci della storia.

Creato cardinale dal padre a 18 anni, Cesare capì subito che la carriera ecclesiastica non faceva per lui. Bello, atletico e dotato di una straordinaria forza fisica, riusciva a piegare con le mani un ferro da cavallo e a decapitare un toro con un solo colpo di spada durante le corride.

Le donne se lo contendevano per i suoi modi da gentiluomo, l’aura da tenebroso e il parlare forbito. Deposto il galero cardinalizio, si dedicò anima e corpo al progetto che più gli stava a cuore: la creazione di uno Stato personale, per ottenere il quale il padre non gli fece mancare nulla, attingendo risorse un po’ dovunque pur di costituirgli un patrimonio che gli consentisse di armare un esercito di circa 4.000 mercenari svizzeri, più 2.000 italiani di varia provenienza.

“Gratta” di qua, arraffa di là, Cesare poté così presentarsi alla Corte di Francia nelle fiammanti vesti di condottiero militare nella primavera del 1499 per essere ricevuto come un principe da re Luigi XII, tanto più perché latore di bolle papali quanto mai attese.

L’astuto Papa Alessandro infatti, in uno scambio alla pari con quel sovrano, gli concesse l’annullamento delle nozze con la sterile Giovanna di Valois, così lasciandolo libero d’impalmare in seconde nozze la Duchessa Anna di Bretagna. Inoltre, concesse al suo ministro Georges d’Amboise il tanto agognato cappello cardinalizio, ottenendo in cambio per il figlio Cesare la mano della principessa Charlotte d’Albret insieme alla titolarità del Ducato di Valentinois, che gli sarebbe valso il famoso soprannome.

Rientrato trionfalmente a Roma dalla Porta del Popolo il 26 febbraio del 1500 Cesare Borgia fu onorato dal padre con la nomina a “Capitano generale e Gonfaloniere della Chiesa”, che accrebbe ulteriormente la sua insaziabile ambizione personale.

Sospettato d’aver fatto ammazzare il suo stesso fratello Giovanni, Duca di Gandia, fu il mandante certo dell’assassinio del cognato Alfonso, Duca di Bisceglie e secondo marito della sorella Lucrezia. Miracolosamente scampato ad una prima imboscata, quest’ultimo fu visitato da Cesare che, chinatosi su di lui, gli mormorò sibillino: “Ciò che non s’è fatto a pranzo, si farà a cena”. Pochi giorni dopo fu strangolato nel letto da un sicario.

La rapidità con cui Cesare Borgia conquistò gli Stati di Imola, Forlì, Rimini e Faenza, impressionò moltissimo Machiavelli, che di lui fece il prototipo del suo “Principe”, descrivendone ogni piccolo gesto con un misto di terrore, stupore ed ammirazione.

In politica si sa, però, che la ruota della fortuna può rapidamente girare in senso contrario e così, quando nell’afoso mese d’agosto del 1503 Alessandro VI spirò a causa di un attacco malarico, con la successiva elezione al soglio pontificio di Giulio II Della Rovere per Cesare il passaggio da persecutore a perseguitato fu veloce.

Fuggito prima in Aragona e poi in Navarra, qui trovò la morte trafitto da ventitré colpi di picca di fronte alla città di Viana, il 12 marzo del 1507.

Accompagna questo scritto il “Ritratto di Cesare Borgia”, di Bartolomeo Veneziano, 1510 circa, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma.

(Testo di Anselmo Pagani)

Articolo di Anselmo Pagani 14 marzo 2023

CULTURA

Il colore della poesia, in questo caso è giallo, come la luce delle donne. Iris G. DM

Date: 7 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Scorro liquida in mezzo al cielo,

sciolta come neve nel mare profondo.

Voglio fare quello che posso

e chiederò quello che non posso.

Un giorno quando giudicheranno la mia pazzia,

io che nasco dal dolore e dalla madreperla

mi alzerò per respirare la luce del mattino,

sorseggiare l’aria per contenerla tutta,

il mio smarrimento nel cuore che mi batteva altrove,

rotonda come una mimosa,

un piccolo sole confusa tra altri mille. Iris G. DM

Roma 7 marzo 2023

CULTURA

La ” Rosa Bianca” articolo di Anselmo Pagani

Date: 7 marzo 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Nessuna descrizione della foto disponibile.

7 Marzo 2023

La “Rosa Bianca” fu recisa alle 5 del mattino del 22 febbraio 1943, subito dopo che, avviandosi verso la ghigliottina eretta nella prigione di Stadelhem, aveva detto al suo carnefice: “Le leggi cambiano, la coscienza resta”.

Solo tre ore prima, Roland Freisler, osceno giudice-boia di Hitler, al termine di un processo farsa celebratosi in fretta e furia, urlando e inveendo nei suoi confronti aveva condannato alla pena capitale per alto tradimento la ventunenne Sophia Scholl insieme al fratello Hans e all’amico Christoph Probst, rispettivamente di 25 e 24 anni d’età.

La loro colpa? Come componenti del gruppo studentesco “la Rosa Bianca”, avevano scritto e diffuso volantini contrari al regime nazista, da loro stessi stampati con un ciclostile manuale.

Le foto ce la presentano come una ragazza dal viso sbarazzino, con uno sguardo vivace e fiero e i capelli “alla maschietto”, tanto diversi da quelli in voga per le giovani dell’epoca.

Già prima vista si capisce dunque che lei è diversa dagli altri, nel senso che non è omologata, né omologabile.

Nata il 9 maggio del 1921 a Forchtenberg, si trasferì presto a Ulm con la famiglia, per poi studiare e diplomarsi all’istituto magistrale.

Dopo un’iniziale e quasi obbligata iscrizione alla “Hitlerjugend”, col passare degli anni, in maniera graduale e autonoma, grazie anche al continuo confronto col padre e il fratello Hans, molto critici col regime, in Sophie iniziò a maturare il dissenso fondato su un’analisi critica della realtà circostante e confortato da una profonda fede in Dio e nelle libertà individuali.

Concetti quali partecipazione, responsabilità, eguaglianza degli uomini, repulsione per le discriminazioni, pace come scopo precipuo della politica, anche grazie alla lettura dei testi di Sant’Agostino e Pascal, man mano che le illuminavano la strada, spinsero lei e uno sparuto gruppo di amici a “fare qualcosa” per risvegliare le coscienze troppo a lungo sopite dei loro connazionali.

Scelsero dunque la via non violenta del volantinaggio, ovviamente clandestino, di messaggi da loro stessi ideati, ciclostilati e lasciati nottetempo nei luoghi più disparati quali le fermate degli autobus, le stazioni ferroviarie e la cabine telefoniche.

Ognuno di essi conteneva un lucido e implacabile atto d’accusa rivolto ai tedeschi per il loro silenzio condiscendente e complice nei confronti dei crimini nazisti, oltreché un’incitazione alla resistenza.

L’ultimo di questi volantinaggi, effettuato il 18 febbraio del 1943 presso l’Università di Monaco di Baviera dove i ragazzi salirono all’ultimo piano per lanciare i volantini dall’alto della balaustra delle scale, risultò loro fatale perché un bidello li scorse, denunciandoli alla Gestapo.

Ammanettati, furono condotti presso il quartier generale della polizia politica per subite 17 ore consecutive di interrogatori misti a torture, in stanze separate.

Per non tradirsi a vicenda, come prestabilito in un piano comune in caso d’arresto, tutti sostennero di essere i soli responsabili dell’accaduto.

A distanza di soli quattro giorni le loro teste sarebbero rotolate, le une dopo le altre, sotto la lama della ghigliottina, dopo che in tutta la prigione s’era spara la voce sul coraggio da loro mostrato di fronte alla morte.

Quando Else, compagna di cella di Sophie, tornò nella cella vuota, trovò sul letto un foglio di carta piegato: era l’atto di condanna a morte dell’amica, sul retro del quale quest’ultima aveva scritto la parola “libertà”.

(Testo di Anselmo Pagani che, in ricordo di questi giovani martiri, invita alla visione dello struggente film di Marc Rothemund “La Rosa Bianca – Sophie Scholl”).

Potrebbe essere un'immagine in bianco e nero raffigurante 1 persona, bambino, in piedi e attività all'aperto

7 Marzo 2023. Articolo di Anselmo Pagani

https://www.facebook.com/anselmo.pagani

La strage nel mare di Crotone, 63 morti. L’ultimo corpo è di una ragazzina.

Date: 28 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. 28 febbraio 2023.

Febbraio il mese delle tragedie, forse non avvengono tutti i giorni? il terremoto, la guerra, la fame, la povertà, la speculazione, lo sfruttamento, la corruzione, lo sciacallaggio che ogni giorno avviene a scapito dei morti, ma anche dei vivi. Tutti ne parlano, tutti addolorati, tutti scandalizzati, tutti inalberati, ma solo a parole. Per i giornalisti l’ennesimo scoop di cui parlare. Tutti i tuttologi a giudicare, ma voi l’avete capita la tragedia vera?

Quella disperazione che è dentro le pieghe dell’anima, quella disperazione che ti fa aggrappare anche a un filo, e questo filo si spezza e poi non la vita, non la speranza, la morte che galleggia, un fiore reciso, i capelli come una corona di petali, quante lacrime prima di questo? Quante? Questi migranti affrontano prove durissime per nutrire la speranza, in casa loro non ce l’hanno, le risorse delle loro terre sfruttate dal potere dei soldi, oppure guadagnano talmente poco da non riuscire a sopravvivere, e anche noi che non capiamo e giudichiamo, non siamo tanto lontano da loro, visti i nostri stipendi da fame.

“Gli scafisti chiedevano 8mila euro a persona” avete idea cosa devono fare per racimolare questa cifra? nessuno si mette nei panni di questa gente, nessuno cammina con le loro scarpe, tragedie che si consumano ogni giorno e fondamentalmente non importano a nessuno. Tutto ciò che è successo è frutto di scelte politiche, scelte politiche di tutta l’ Europa, tutti siamo ” Ponzio Pilato che si lava le mani”, noi non siamo loro, noi non capiamo fino in fondo, facciamo spallucce, qualcuno sicuramente avrà detto ” se la sono meritata”. Io piango per tutti, per questa umanità senza umanità, questa umanità disumana senza anima, per tutti i bambini che non diventeranno uomini e donne, per tutti gli uomini e donne che credevano di dare una speranza alle loro famiglie e hanno trovato la morte.

Pubblico un articolo della mia amica blogger ” la farfalla della gentilezza” un blog meraviglioso da seguire e da leggere

La farfalla della gentilezza

Caro Italiano che stai al sicuro e all’asciutto in casa tua e ci spieghi che i migranti non devono partire.

Se tua figlia avesse smesso di andare a scuola solo perché è femmina;

Se tua moglie fosse sepolta dentro un burka;

Se tua sorella fosse morta di parto;

Se tu avessi perso il lavoro e i tuoi figli non avessero niente da mangiare;

Se tuo figlio avesse perso una gamba su una mina;

Se l’aspettativa di vita nel suo paese fosse tale per cui oggi tu non staresti qui con noi;

Se tua nipote fosse stata rapita e stuprata dai terroristi;

Se la tua casa fosse crollata e avessi perso tutto;

Se

Se

Se

Il tuo senso di responsabilità sicuramente ti avrebbe portato a combattere per migliorare la situazione nel tuo paese, come suggerisce un nostro Ministro.

Ma se invece non ci fossi riuscito?

Saresti rimasto lì ad aspettare il peggio? O avresti tentato l’ultima carta che ti rimane?

Prima di giudicare gli altri bisogna camminare nelle loro scarpe.

Ma tu dici che siamo diversi, perché così puoi negare agli altri gli stessi diritti tuoi.

Però su questo hai ragione: è vero che siamo diversi.

Da una parte ci sono gli esseri umani.

Dall’altra ci sono esseri cinici con una pietra sul cuore, convinti di essere i privilegiati padroni del mondo.

https://www.agi.it/cronaca/news/2023-02-26/migranti-naufragio-crotone-27-cadaveri-20266984/

Noi non siamo loro e loro non sono noi, ma facciamo parte della stessa umanità, evidentemente però essere umani è una scelta e io questa scelta non la vedo

Articolo di Marina Donnarumma 23 febbraio 2023

Anselmo Pagani: “Imperscrutabile e misteriosa rimarrà sempre”.

Date: 28 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Anselmo Pagani

Articolo di Anselmo Pagani

“Imperscrutabile e misteriosa rimarrà sempre”.

Così avrebbe detto di lei, ad un secolo circa dalla sua scomparsa, la famosa scrittrice Virginia Woolf, che la considerava “la prima o forse la seconda in ordine d’importanza e fama” nella storia del romanzo britannico.

In effetti, ad oltre due secoli dalla scomparsa di Jane Austen (spirata il 18 luglio del 1817 a soli 42 anni d’età) ben poco si sa di lei, anche perché la sorella Cassandra bruciò quasi tutte le lettere indirizzatele dalla stessa Jane, così contribuendo ad alimentare l’aura di mistero che ancora avvolge colei che è stata definita “la portavoce della borghesia”.

Certo è che “la sua breve vita fu singolarmente povera di eventi”, come affermò nel 1870 il suo primo biografo, il nipote Edward Austen.

Infatti, a parte qualche rara gita a Londra, non si allontanò mai dal sud dell’Inghilterra, dove nacque nel 1775 come secondogenita di George, pastore della Chiesa Anglicana, e di Cassandra Leigh, che insieme misero al mondo otto figli, di cui sei maschi e due femmine.

Dalla tranquilla Steventon, nello Hampshire, dove vide la luce nel 1775, seguì il padre nella città termale di Bath, molto alla moda in quegli anni perché frequentata da turisti al tempo stesso benestanti, frivoli e chiassosi, che a Jane risultavano particolarmente fastidiosi.

Proprio questa località ed umanità fanno da sfondo a tante scene dei suoi romanzi, in parte scritti nell’ancora esistente cottage di Chawton, villaggio dove Jane si trasferì insieme alla sorella e alla mamma nel 1809, dopo la morte del padre, in un’abitazione messale a disposizione dal fratello Edward, perché in quegli anni le donne non sposate come lei, per mantenere la loro rispettabilità di fronte al mondo, necessitavano della tutela di un parente maschio, non potendo lavorare e guadagnarsi da vivere da sole.

Fu pertanto l’altro fratello Frank a trattare per lei, con gli editori, la pubblicazione dei suoi romanzi a partire dal 1811, non essendo consentito a Jane di farlo in prima persona.

Il “piccolo mondo” antico in cui visse la sua tranquilla – comunque mai monotona – esistenza è il vero protagonista delle sue opere. Si tratta di un mondo ovattato, discreto, quasi ritagliato dal chiasso dell’altro mondo, ben più ampio e tuttavia lontano, in cui contemporaneamente in quasi tutta Europa si combatteva contro Napoleone.

In questo ambiente i personaggi creati dalla fertile immaginazione della Austen si muovono, gioiscono, soffrono, amano e – a volte – vengono respinti in un intreccio dove a caratteri introversi e taciturni fanno da contraltare altri chiassosi, buffi e finanche sguaiati, che compensano i silenzi dei primi.

Finisce così che i vari Bennet, Darcy, Thorpe, Musgrove e Bertran, con la loro variopinta umanità, ci risultano familiari, come se fossero i nostri vicini di casa.

Il capolavoro dell’autrice di “Ragione e Sentimento”, “Emma”, Mansfield Park”, “L’abbazia di Northanger” e “Persuasione”, rimane comunque “Pride and Prejudice” (“Orgoglio e Pregiudizio”) del 1813, romanzo dal quale sono state tratte numerose versioni cinematografiche.

In quest’opera la Austen descrive l’incontro-scontro fra Elizabeth Bennet, figlia di un gentiluomo di campagna, e Fitzwilliam Darcy, ricco e aristocratico proprietario terriero.

Sebbene i due paiano presi l’uno dall’altra, la vicenda è animata dalla forte contrapposizione, da un lato, dell’ “orgoglio” generato dal rango sociale e dalla fortuna, e del “pregiudizio” nei confronti dell’inferiorità sociale dei Bennet nutrito da Darcy e, dall’altro, ancora una volta dall’ “orgoglio” dell’autostima e il “pregiudizio” verso lo snobismo altrui, che animano Elizabeth.

A duecento anni dalla scomparsa, i numerosi lettori, prima ancora che la critica moderna, rimangono affascinati dalla capacita di Jane Austen di mettere a nudo la tragicomicità di vicende umane e contesti sociali apparentemente ordinari e circoscritti.

Accompagna questo scritto un fotogramma tratto dal film “Orgoglio e Pregiudizio”, 2005, con l’attrice Keira Knightley nei panni di Elizabeth e Matthew Macfeyden in quelli di Darcy.

(Testo di Anselmo Pagani)

INFORMAZIONE

Sguardo animale di Flavia Sironi.

Date: 27 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi. 27 febbraio 2023

Campionato Nazionale di Canicross Italia CSEN.

Canicross Italia CSEN in collaborazione con ASD Dog Trail Canicross Lecchese, con il Patrocinio del Comune di Primaluna e della Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino Riviera, e del Parco Regionale della Grignia Settentrionale, organizzano l’ottavo campionato Nazionale Canicross Elite CSEN 2023 e il Secondo Canicross Esordienti CSEN 2023.

La gara è valida per i titoli di:

– Campioni Nazionali Assoluti Elite CSEN

– Campioni Nazionali di categoria Elite CSEN

– Categoria Esordienti CSEN

– Best Scooter 2 cani Open

– Campioni Microdog ( cani <45cm al garrese )

– Premio speciale “Spirit of the gam”

Trofeo Spirito Libero del Nord con le seguenti premiazioni:

– Canicross Nordic Breed Men

– Canicross Nordic Breed Women

– Bikejoring Nordic Breed Men

– Bikejoring Nordic Breed Women

– Scooter un cane Nordic Breed Men

– Scooter un cane Nordic Breed Women

– Scooter 2 cani Nordic Breed

I Cani Nordic Breed ( con o senza pedegree ) ad esempio:

Siberian Husky, Alaskan Malamute, Samoiedo, Greenland-dog, Canadian Eskimo dog, OldInut dog, ecc.

Nelle date 18 marzo e 19 marzo a Cortabbio-Primaluna (LC) a Cascina Trote Blu località Fregera si svolgerà il Campionato Nazionale di Canicross Italia CSEN.

Ci sarà anche la gara dedicata ai bambini, questo perché i cuccioli d’uomo sono il futuro di questo magnifico sport.

Per loro l’iscrizione è gratuita. Vale la pena di raggiungerci anche solo per assistere alla loro competizione. Come si sa per i piccoli vivere a fianco di un cane è molto importante perché li aiuta a crescere. Fare sport col proprio amico del cuore li tiene impegnati nel modo migliore e li fa diventare grandi facendo una vita sportiva all’aria aperta.

Il Campionato Nazionale di Canicross è la manifestazione più importante riguardante questo sport.

Il più grande evento Nazionale CSEN, pensato per riunire tutto il meraviglioso movimento del canicross italiano.

Gli atleti che vogliono competere per partecipare al Campionato Mondiale ICF che quest’anno si svolgerà in Germania devono partecipare a queste due gare cercando di dare il meglio di se e del proprio “quattrozampeeunacoda”.

Franco Quercia, responsabile Canicross Italia CSEN, ringrazia, a nome suo e dei suoi preziosi collaboratori, tutte le ASD che organizzano questi eventi, perché tutto quello che si vede nel giorno delle gare è frutto di impegno delle settimane che precedono la competizione. Molte volte questo aspetto non è percepito dagli atleti che sono concentrati sulla perfomance. Un immenso grazie cari organizzatori a nome mio e dei miei collaboratori che durante tutto l’anno dedicano gratuitamente gran parte del loro tempo per rendere questo sport sempre più visibile.

Il sito che ospiterà tutti gli atleti è ubicato nella bellissima Valsassina ricca di natura e di aria buona.

Questa lussureggiante valle è racchiusa tra il gruppo delle Grigne ad occidente, e il gruppo delle Alpi Orobie che a semicerchio da oriente a settentrione la separano dalle valli bergamasche e dalla Valtellina. Si collega al ramo lecchese del lago di Como grazie a due varchi uno a sud che collega questa valle con Lecco, l’altro a nord che permette la discesa su Bellano.

Il percorso, attentamente studiato dai nostri responsabili, è bellissimo e particolare, vario e divertente, a voi scoprirlo.

Si potrà soggiornare, sia in alberghi convenzionati, che in camper in spazi dedicati.

La Valsassina è anche conosciuta per le sue specialità gastronomiche quali: formaggi, polente, dolci e tante altre cose che potrete gustare nei locali del posto.

Inutile dire che vi aspettiamo numerosi accompagnati dai vostri “quattrozampeeunacoda”.

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Articolo di Flavia Sironi. 27 febbraio 2023

Cinzia Perrone, ” Il Popolo del cielo”

Date: 27 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. 27 febbraio 2023, Roma

Il popolo del cielo

Il grande bambino soffia via pigramente
i resti zuccherosi di defilate nuvole
Sotto lo sguardo attento e vigile di mamma Luna,
mentre stelle sbeffeggianti smoccolano
l’indaco celeste di giallo polveroso e chiacchierone.
Sera d’estate. Voci e rumori irrompono da lontano,
nere rondini incorporee in cerca tra un balletto e l’altro,
del proprio corpo sottile e trasmigrante.
L’ineffabile trapunta siderale con un fare arrogante e inconsapevole
ricopre l’intermittenza di vita e morte di affollate gradinate terrestri.
Scarabocchio caduto dall’empireo per pochezza stilistica,
noi siamo qua sotto di loro, distratti osservatori del perfetto.
Io come tutti gli altri, perso in un’altra nebbiosa nuvoletta,
fumetto speculare dei miei confusi e turbolenti pensieri,
mentre un vuoto di stelle va perdendo l’appuntamento
con l’eclissi della mia allegra malinconia.
La notte imminente e ingorda ci lascia alle nostre voluttà,
a scurirci e abbruttirci, ferma esplosione di crepe remote
nel disegno terrestre che è stato smarrito.
Mamma Luna tende la sua manina eterea e argentina
mentre sgattaiolo tra i vicoli in cerca di un riparo
Tra la magia di pietre antiche sempre giovani.
Mi perdo fra la gente come tra le strade,
labirinti di eterne tesi mai confermate ne confutate.
Incantesimo mediterraneo che sfida il mio malumore,
lascio che il tempo mi imbrigli in altre strettoie,
fino a che mamma Luna rimanga l’unica,
sostegno leggero di mille cittadelle umane fantasticherie,
la sola presenza luminosa che sentinella il meta-confine
tra il popolo del cielo e quello della terra.
Cinzia Perrone.

Chi è il popolo del cielo? Forse siamo noi quando alziamo gli occhi nell’unica consolazione che non sia la luna e i nostri sogni?

Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci.

– Ernest Hemingway

Se c’è un libro che vorresti leggere, ma non è ancora stato scritto, allora devi scriverlo tu.

– Toni Morrison


Spesso mi domando cosa ci sia dentro l’anima di uno scrittore, forse un libro con tante pagine bianche da colmare. Cinzia Perrone, al suo attivo diversi libri, lei dice modestamente, non ne ho scritti tanti, ma io aggiungerei che un libro è un parto. Noi donne capiamo benissimo , conciliare la casa, la famiglia, il lavoro e poi ritagliarci un angolo dove abbiamo bisogno di riempire pagine bianche, aspettano solo di essere vergate, nero su bianco. La Perrone, un anima del sud, porta la sua solarità in un bellissimo paese delle Marche.
La scrittura è frutto di studio e di lettura, uniti alla nostra fantasia e creatività. Non tutti possono essere scrittori, non serve sapere scrivere bene, bisogna saper comunicare, entrare nell’interesse delle persone.
Se non hai tempo di leggere non hai il tempo (o gli strumenti) per scrivere.

– Stephen King

l’ ultimo libro di Cinzia Perrone. Mi fa piacere pubblicare la recensione di Alberto Barina
Nota di lettura – Non ho dubbi nell’identificare le poesie che compongono “Popolo del cielo” di Cinzia Perrone, come poesie “resilienti” (del resto è anche il titolo di una delle liriche incluse nella silloge).Sono poesie che, forti del loro andamento prettamente narrativo e didascalico, entrano fin da subito in empatia con il lettore, ponendosi in un costante dialogo con quest’ultimo, in modo tale che lo stesso possa riconoscersi nel vissuto, nel racconto e in quel continuo interrogarsi e porsi domande che l’autrice non smette di fare a se stessa in primis. Dicevo che sono poesie “resilienti” dunque resistenti, e se per resilienza si intende quella capacità di affrontare e superare difficoltà ricostruendo un proprio tracciato, si potrebbe dire che la poesia e lo scrivere qui assume dunque un valore catartico, di “purificazione” e superamento delle proprie angosce e del malessere interiore. Perché il “rifugiarsi” nello scrivere per il poeta è la sola cosa (o forse una delle poche) che gli riesce bene. Riesce bene anche a Cinzia Perrone questo scrivere ed affondare la penna a trecentosessanta gradi, con coerenza e lucidità, affrontando varie tematiche a lei care, mettendo sempre in evidenza tra le priorità i sentimenti e gli stati d’animo dell’essere umano che hanno mille sfaccettature, nel bene e nel male, s’intende; proprio per questo il linguaggio talvolta si lascia piacevolmente andare ad atmosfere infantili come una sorta di cordone ombelicale mai spezzato in realtà, o si risolve in versi e composizioni in rima. Completa la raccolta una breve sezione dedicata a liriche scritte in dialetto napoletano, che oltre a restituire tutta la vivacità della parlata e della lingua napoletana, non manca di farsi celebrativa proprio della città stessa e di alcune usanze, come ad esempio quella di non poter rifiutare di prendere un caffè se ad invitarti è un amico… rifiutare sarebbe un gesto di scortesia, perché l’offrire un caffè è anzitutto un gesto di benevolenza ed amicizia. Anche la nostra autrice ci offre il suo lavoro, le sue liriche che chiedono di essere lette inducendo a riflettere su quella parte di noi stessi e delle nostre azioni che spesso, per poco tempo o per poca voglia, fatichiamo ad ascoltare e ad osservare con gli occhi interiori dell’anima. – Alberto Barina

Cinzia Perrone è nata a Napoli, ma vive a Jesi ormai da quindici anni circa. Qui ha ripreso la sua passione per la scrittura, cominciando a pubblicare qualche racconto o qualche poesia in varie raccolte. Poi ha deciso di andare oltre, pubblicando qualcosa di totalmente suo. Arriva così nell’aprile 2017 il suo esordio con il romanzo breve “Mai via da te”, pubblicato da Montedit editore e ora in seconda edizione con la PlaceBook Publishing.
Sempre nel 2017, nel mese di novembre pubblica il suo secondo romanzo, “L’inatteso” con Del Bucchia Editore. Ha pubblicato inoltre nel 2018, una raccolta di racconti e poesie, “Annotazione a margine”, con la Lfa Publisher di Napoli.
Ha anche iniziato a scrivere sul web e ha anche un suo blog personale, dove scrive articoli di argomenti vari e recensioni.
Con la PlaceBook Publishing ha pubblicato anche “Vivi di sogni”, nel 2020, un romanzo di formazione, e “Il popolo del cielo”, nel 2021, una silloge poetica.
Laureata in Giurisprudenza, felicemente sposata e madre di una ragazza di 17 anni, non poteva mancare nella sua vita un amico pelosetto, Leone, un dolcissimo meticcio di 12 kili.

  • Vorrei cominciare con una domanda. Chi è Cinzia Perrone, vorrei che tu mi parlassi di te come donna.


Cinzia Perrone in questo momento è principalmente una madre e questo ruolo traspare anche da quello che scrivo, mi riferisco in particolare sul mio romanzo “Vivi di sogni”, fatto di miei ricordi legati all’adolescenza ma anche della mia esperienza genitoriale.
In generale sono una donna mite, ma se c’è da puntare i piedi, non mi tiro certo indietro; difendo sempre i miei principi e le mie convinzioni quando ne vale la pena e serve a qualcosa, altrimenti ho imparato a disinnescare, quando il gioco non vale la candela.
Cerco di impegnarmi per quel che posso anche guardandomi intorno: le esperienze di volontariato che ho fatto mi hanno arricchito molto, come donna ma anche come scrittrice.
Amo l’arte e la letteratura. Mi affascina il cinema, infatti sono una grande fruitrice di film e Serie tv; una mia ambizione sarebbe fare la sceneggiatrice. Mi piace anche il teatro, anche se ultimamente non ho potuto frequentarlo molto, e la musica; mio marito suona e mia figlia ha la passione del canto, come potrei esimermi.

  • Tu hai scritto diversi libri, quali di questi senti più tuo e perchè.


Tutto quello che scrivi è una tua creatura, non puoi non legarti a essa. Sono legata a tutti i miei libri, anche per motivazioni diverse. Certo l’esordio letterario è quello con cui hai compiuto il primo grande salto, ma “Vivi di sogni” rappresenta un po’ il mio mantra. Anche in ogni racconto o poesia che ho scritto c’è una goccia del mio sangue. Tralasciando l’aspetto qualitativo delle opere, l’affezione è verso ognuna di esse.

  • Tu oltre a scrivere racconti e romanzi, hai scritto anche due sillogi. Come si alterna una scrittrice, tra scrivere romanzi e poesie?

La poesia per me è qualcosa di sacro, non mi ritengo una poetessa, devo ammettere poi che sono più ferrata nelle tecniche di scrittura pe quanto riguarda la narrativa. Quindi il mio approccio alla poesia è più spontaneo, nasce dall’esigenza di un momento, non da ragionamenti, come può succedere scrivendo un racconto o un romanzo. Ricorro alla poesia raramente, non perché non mi piaccia, anzi, ma perché quando scrivi poesia deve essere per qualcosa di importante, di raro, è come un istante che vuoi bloccare nell’anima; non puoi sprecare la poesia, sarebbe uno sterile verseggiare, questo è almeno il mio pensiero. Visto che è così viscerale, amo molto scrivere poesie con la lingua del cuore, il mio dialetto.

  • Ogni scrittore ha il sogno di diventare famoso: Certo scriviamo con il piacere di farlo, anche sperando di piacere agli altri. Spiegami come è difficile questo mondo per te

Penso che non sia difficile solo per me. Viviamo in un tempo dove tutti scrivono e pochi leggono, ma teniamo duro pieni di speranza. Famosa proprio no, diciamo che anche un piccolo pubblico che ti appezza è gratificante. Di solito per non rimanere delusa cerco di abbassare le aspettative, così se succede qualcosa di bello gioisci il doppio. Come quest’anno che ho vinto un premio con un mio romanzo inedito, che dovrebbe uscire a breve.


Grazie Cinzia Perrone.

Attese

L’alternanza di speranza e sconforto mi pregiudica l’anima,
la natura spaventosamente bella e la sua immensa vastità mi confonde
nell’illusione di una vita nuova restituita al suo equilibrio instabile,
mentre sommessamente mi affido allo spirito che governa il mondo.

Pagine bianche di un destino già compiuto appaiono da lontano
dietro bagliori di speranza quasi fuoco che accende la passione.
La definitiva coerenza di un superbo e arrogante egocentrismo
si arrenderà a una voce eterea che rende insolente ogni pensiero.

Il silenzio mi permette di ascoltare la coscienza rumorosa,
riordinando i rimasugli di una romantica esistenza perduta.
Cauti passi, qualche bisbiglio, rapidi sguardi che spaziano.
Il tempo della ricerca del cambiamento lascerà il posto all’azione.

Le regole del caos daranno il giusto assetto ad ogni cosa
ripristinando l’ordine innato nel convenzionale spazio temporale,
e la collocazione transitoria del mio viaggiare disorganizzato
dovrà soddisfare le pretese e le remore del tracciato itinerario.

Cinzia Perrone dal ”Popolo del cielo”

Nero fuori

La notte placa
inesorabilmente
ogni dolore.
Lenta narcosi
al malessere diurno
metti fine.
Dolente giorno
arrivi puntuale
e rompi sogni;
dimenticanze
arretrano di fronte
al quotidiano.
Ma riprendere
il solito cammino
a volte giova;
lontano splende
un sole che ristora
il giorno nuovo,
e con un balzo
sale in cielo e poi
discende piano.
Ritorna buio,
copre il manto scuro
mille affanni.
Cinzia Perrone dal ”Popolo del cielo”

Roma 27 febbraio 2023. Articolo di Marina Donnarumma

https://www.amazon.it/Libri-Cinzia-Perrone/s?rh=n%3A411663031%2Cp_27%3ACinzia+Perrone Dove trovare i libri di Cinzia Perrone.

Questo libro bisogna chiederlo direttamente all’editorehttp://www.delbucchia.it/libro.php?c=720

Sguardo animale di Flavia Sironi

Date: 21 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi 21 febbraio 2023.

Gara di canicross CSEN.

Sabato 4 marzo e domenica 5 marzo si correrà, a Trecenta in provincia di Rovigo, la consueta gara di canicross DRACO-RACE organizzata dall’atleta Davis Colombo e dal suo staff.

La gara si svolgerà all’interno del parco dell’agriturismo La Bisa. Sito incantevole immerso nella natura, dove l’accoglienza e l’attenzione del personale nei riguardi degli ospiti è davvero perfetta.

La gara CSEN è valida per la selezione al Campionato Mondiale ICF 2023 che si svolgerà in Germania ad ottobre.

Dopo le competizioni agonistiche, per chi non conosce queste discipline e vuole iniziare a correre col proprio cane, c’è la categoria esordienti che dà la possibilità di mettersi in gioco provando a correre col proprio “quattrozampeeunacoda”. Si può anche, per chi non ha ambizioni agonistiche, passare una bella giornata godendosi la compagnia di tanti amici amanti del mondo legato alla cinofilia e magari potersi confrontare ed avere preziosi consigli da professionisti del settore, visto che saranno presenti veterinari, giudici di gara e, tra gli atleti anche educatori cinofili di tutto rispetto.

Oltre le premiazioni degli atleti vincitori ci sarà quella della categoria Open riguardante i cani nordici. Il premio, chiamato “The top” è dedicato al grande amico Stefano Viganò scomparso nel 2018 a seguito di un incidente stradale. Io sarò presente con i suoi 3 cani che assegneranno il premio ai vincitori.

Sono sicura che questa gara verrà organizzata alla perfezione da Davis perché questo ragazzone riesce a fare centro in qualsiasi cosa si butta.

Davis è un volontario della Croce Rossa, un donatore di sangue e un beebuster ovvero un acchiappaapi, lui cattura le api in pericolo, che si sa sono insetti indispensabili per mantenere la vita sul pianeta.

La vita svolta all’aria aperta, in compagnia di tanti amici, di tanti “quattrozampeeunacoda” è perfetta per le persone sportive amanti della natura, degli spazi aperti, e del vivere in piena libertà, ovviamente con il rispetto delle regole necessarie per non ledere quella altrui.

Qui alla Bisa troverete tutto questo.

Inutile dire che vi aspettiamo numerosi.

Per tutti quelli che vogliono partecipare sia alla gara competitiva, sia alla non competitiva ecco il sito della DRACO-RACE.https://sites.google.com/…/dracorace2023/dracorunner-a-s-d#sguardoanimaledisironiflavia#sironiflavia#sguardoanimale#camminacollcane#canidiinstagram#canicrossdogs#canicross#canibelli#canibuffi#canibellissimi#sportcinofili#canisportivi

Articolo di Flavia Sironi. 21 Febbraio 2023

Il colore della poesia: Iris G. DM

Date: 13 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

– È inverno! È inverno!-

mi dico spesso.

Spuntata da un ramo una piccola gemma!

Dovrei credere alla vita,

alla luna nel pozzo,

poi replico in me la fantasia.

Accasciata sulla sedia,

le membra sciolte

che non so dove appoggiare,

vorrei chiudere, ubriacarmi,

litigare con Dio, gli grido-

Ti abbraccio !Ti abbraccio!

Lasciamelo fare!-

Per una crosta di pane,

una zuppa di latte,

miliardi di stelle sciolte lattiginose.

-E’ inverno- me lo dico,

lo imparo a memoria,

come le parole di una filastrocca,

poi lego i filari dell’uva,

fascine legate che bruciano,

non mi scaldo e credo alla morte.

Ho freddo, trema la terra. Iris GDM

Potrebbe essere un contenuto artistico

Iris G. DM

Sguardo animale di Flavia Sironi

Date: 13 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi. 13 febbraio 2023

L’ 11 febbraio è stata la giornata mondiale dedicata al malato, il cane Shakespeare della SICS vi racconterà dell’impegno riguardante il volontariato svolto da lui, dai suoi soci “quattrozampeeunacoda” e dai loro conduttori a due zampe.

Ecco cosa fanno i cani della SICS in inverno quando la stagione balneare chiude i battenti per andare in vacanza.

Ferruccio Pilenga Fondatore SICS Scuola Italiana Cani Salvataggio fa raccontare, a tutti noi, dal cane Shakespeare e i suoi collaboratori le loro attività invernali.

Ciao!

Sono Shakespeare, il Golden Retriever che qualche tempo fa ha fatto visita ai nonnini in Fondazione Castellini.

Questo pomeriggio sono tornato a trovarli, stavolta accompagnato da Kira, una mia amica della Scuola Italiana Cani Salvataggio, una femminuccia di Labrador Retriever proprio carina e da Mara, la sua conduttrice.

Mara è una persona molto discreta, dai modi gentili, si vede proprio che ci sa fare con i nonnini, sa metterli a proprio agio e li fa chiacchierare strappando loro bellissimi, solari sorrisi!

Eravamo appena entrati nella struttura, insieme alle nostre compagne umane Mara e Stefania, quando un signore seduto in un angolino ci ha chiamati chiedendo se poteva accarezzarci.

“Certo che sì” ho pensato, “siamo qui per questo!”

Questo gentil signore ha guardato la mia compagna umana e ha chiesto se ci ricordavamo di lui.

Lei, ricambiando il sorriso, gli ha risposto: sì.

Però ha detto una piccola bugia ma a fin di bene… Una bugia bianca, così le chiama lei, perché è vero che si ricordava di lui e dei pomeriggi passati insieme al Centro Diurno, una specie di asilo per nonnini dove si fanno tante cose divertenti per passare il tempo, ma non ero io il cane di cui lui si ricordava, bensì del mio fratellone Joyce.

Stefania non voleva rattristarlo dicendogli che il “quattrozampeeunacoda” col quale aveva passato ore spensierate è volato sul ponte dell’arcobaleno.

Joyce infatti non c’è più, è stato lui a insegnarmi tutto ciò di cui sono capace.

Oggi, insieme a noi, è venuto anche Maurizio, il compagno umano di un’altra mia amica che si chiama Margot, una labradorina chocolate molto bellina.

Maurizio ha detto che è stata proprio una bellissima esperienza perché noi quadrupedi portiamo allegria e colore nei reparti in punta di zampe.

Dovete sapere che non ci occupiamo solo degli anziani bisognosi di affetto ma anche di bambini malati.

Tutto ebbe inizio in occasione della festa organizzata per celebrare i 100 anni della Clinica De Marchi; durante la celebrazione ci fu il primo incontro fra i piccoli pazienti e noi cani della Scuola Italiana Cani Salvataggio.

Fu un incontro così positivo che, per via dell’entusiasmo dimostrato dai pazienti, dai medici e dagli infermieri, venne avviato un progetto di Solidarietà ed Amicizia che crebbe con il passare degli anni.

Il 17 settembre 2015 la Fondazione G. e D. De Marchi ONLUS, grazie alla collaborazione della SICS ed alla disponibilità della Direzione Sanitaria del Policlinico di Milano, iniziò il primo appuntamento presso la Clinica Pediatrica De Marchi del Policlinico di Milano, così questo progetto dedicato ai piccoli pazienti in cura presso la Clinica iniziò il suo duraturo percorso col coinvolgimento di tutto lo staff Sanitario.

La prima Unità Cinofila era composta dal binomio Mambio con Gianni.

Fu loro assegnato un lungo corridoio dove i bambini, scendendo in ascensore al piano, potevano raggiungerli senza prendere freddo.

Col passare del tempo iniziammo a frequentare anche altri reparti quali: Terapia del dolore, dove altri bravissimi istruttori con noi “quattrozampeeunacoda” si unirono in maniera regolare, Gino con Dylan e Ferruccio con Sethi.

Successivamente entrammo nel reparto di Dialisi, i bambini pazienti ormai conoscevano così bene Rambo e Leyla, altri due bau della Scuola Salvataggio, che spesso lasciavano un boccone della merenda per darla a loro, sia durante la terapia che quando facevano i compiti con le insegnanti di sostegno.

Ma cosa è la SICS ?

E’ la Scuola Italiana Cani Salvataggio, la più grande organizzazione Nazionale ed Internazionale dedicata alla preparazione dei cani e dei loro conduttori, le cosiddette Unità Cinofile, il cui obiettivo principale è l’addestramento al Salvataggio Nautico dei cani di tutte le razze, purché abbiano spiccate doti di acquaticità e un peso superiore ai trenta chili.

Per comprendere appieno la loro importanza, si pensi che solo l’Unità Cinofila è in grado di effettuare la rianimazione in acqua, cosa impossibile senza l’aiuto del cane. I cani da salvataggio raggiungono livelli di professionalità unici in acqua per via della loro potenza e della resistenza, si pensi che un unico cane è capace di trainare un battello con a bordo fino a trenta persone.

La Scuola Italiana Cani Salvataggio è l’unica che opera a livello Europeo per organizzare annualmente corsi di addestramento con Elisoccorso per Cani da Salvataggio e collaborare regolarmente nel corso di svariate esercitazioni con tutti i Nuclei Elicotteristi Italiani e con le Divise Preposte.

La SICS ed il suo fondatore Ferruccio Pilenga sono fieri ed entusiasti di come le Unità Cinofile, oltre ai numerosi salvataggi effettuati in tutta Italia finito il loro servizio sulle nostre spiagge, continuino ad operare nei reparti dell’Ospedale Pediatrico portando tanta gioia e svago ai malati e al personale medico.

La presenza dei cani è spesso capace di fare la differenza nei percorsi di guarigione dei pazienti e di ridurre lo stress del personale.

L’ultimo progetto ideato dalla Fondazione De Marchi, nella persona di Maria Cristina Pinoschi, Vicedirettrice della Città metropolitana di Milano e Direttrice dell’Istituzione Idroscalo e la SICS del fondatore Ferruccio Pilenga presso l’Idroscalo lo scorso sabato 3 luglio presso i giardini Aulì Ulè, è stato quello di dedicare un’area per i bambini in cura presso la Clinica De Marchi del Policlinico di Milano.

Questa nuova e bellissima iniziativa ha lo scopo di ridurre i momenti di dolore e di stress nei bambini insieme alle loro famiglie.

Da settembre l’appuntamento avverrà ogni sabato mattina. Il centro sarà a disposizione dei bimbi con patologie croniche o disabilità, i quali potranno godere di uno spazio a loro riservato a contatto con la natura. Potranno giocare e fare attività motorie insieme a noi, i loro preziosi amici a “quattrozampeeunacoda” della SICS sotto la guida e lo sguardo attento dei nostri conduttori.

Noi cani a contatto con chi soffre. L’inizio di una nuova e solidale avventura.

Nel 2015 iniziammo la nostra attività a fianco dei bambini affetti da malattie nella Clinica Pediatrica De Marchi e successivamente nello stesso anno iniziammo a visitare i reparti dell’Ospedale Buzzi e San Raffaele.

A seguito Covid dovemmo interrompere questi importanti e regolari appuntamenti con grande dispiacere di tutti.

Dall’aprile 2021 siamo tornati ad incontrare i piccoli pazienti.

Sempre nel 2021 iniziammo incontri regolari al centro di Seconda Navigazione di Buccinasco per ragazzi con gravi disabilità.

Noi cani da subito diventammo collaboranti, fungendo da mediatori per questi ragazzi che faticano a comunicare, poiché hanno deficit oltre che motori anche cognitivi.

Nonostante gli enormi problemi legati ai loro problemi psicosomatici siamo stati in grado di comunicare fiducia ai pazienti costruendo un rapporto solido ed empatico.

Si crea, tra cane e umano, una sintonia unica complessa e delicata che stimola l’emozione positiva.

Sono proprio le terapiste, i medici e le assistenti che confermano ai nostri conduttori i benefici che i ragazzi ed i bambini acquisiscono dalla relazione con noi, infatti manifestano entusiasmo e felicità ogni volta che li incontriamo.

Noi “quattrozampeeunacoda” non giudichiamo, non rifiutiamo e ci doniamo stimolando sorrisi, aiutando in questo modo la socializzazione.

Per noi che stiamo lì al loro fianco, ci siamo ogni volta emozionati vedendo i loro occhi diventare lucidi, notando il loro sorriso, scorgendo a volte un piccolo gesto per cercare di toccare il nostro caldo il pelo, l’orecchio o il naso umido.

Noi lavoriamo insieme al nostro conduttore a due zampe motivati dall’amore verso il prossimo fragile per annullare le sue fragilità.

Ci gratificano il sorriso di un bambino, la carezza di un anziano, la riconoscenza di un genitore, il sostegno del personale medico, infermieristico, sanitario e di tutti i presenti durante i nostri incontri dedicati a chi ne ha bisogno.

Scritto da Shakespeare con la collaborazione di Kira, Margot, Mambio, Dylan, Sethy, Rambo, Leyla e con lo spirito di Jojce e del primo unico grande Mass che iniziò tanti anni fa questo cammino verso il volontariato salvando Flavia ( io ) e Valentina che stavano annegando nelle acque del lago Moro. #camminacollcane#sguardoanimaledisironiflavia#sironiflavia#flaviasironi#sguardoanimale#canidiinstagram#canibellissimi#canifelici#caniche#canile#GiornataMondialeDelMalato#canisalvataggio

INFORMAZIONE

Controluce: Eloì, Eloì, Lama Sabachtani.

Date: 10 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 10 febbraio 2023

Terremoto di magnitudo 7,8 della scala Richter, ha colpito la Siria e la Turchia, si contano oltre 21.000 morti, ma il numero è destinato a crescere paurosamente

Prego di leggere con attenzione la scala Richter, solo per avere una pallidissima idea di cosa sia accaduto

Grado Richteresplosione equivalenteGrado Mercalli
00.5 Kg TNT
115 Kg TNT (scontro camion di 2 tonnellate a 100 Km/h)
2500 Kg TNT (mina media di una cava)II-III°
315 Tonnellate TNTIII-IV°
4Atomica di HiroshimaV°-VI°
520 KilotoniVII°
6Bomba all’idrogenoVIII°
720 MegatoniIX°
81000 bombe atomiche all’idrogeno
9Energia totale consumata negli USA in 1 meseXII°

Sono passate ben più delle 72 ore che i soccorritori considerano in media la deadline oltre la quale è quasi impossibile trovare sopravvissuti sotto le macerie, ma la forza della vita riesce a superare la media statistica anche con temperature glaciali e senza acqua. E il miracolo è avvenuto per Mohammed, 9 o 10 anni, estratto vivo dopo 80 ore dalle macerie di un palazzo di quattro piani crollato nel distretto di Elbistan a Kahramanmaras, luogo dell’epicentro del terremoto del 6 febbraio e che finora ha registrato in totale 650 scosse di assestamento. Fragile e disidratato, con il pigiama e i calzini a righe che ha addosso da quella notte, ma già con quella flebo che significa vita mentre viene portato via in barella. Gli applausi della folla hanno festeggiato un altro salvataggio che ha del miracoloso a Belen, nella provincia devastata di Hatay. Gli uomini dell’Afad, l’Autorità turca per la gestione delle calamità, hanno portato alla luce un’intera famiglia, padre, madre e tre figli, dopo 82 ore. Ha sei anni invece Beren, tirata fuori a Gaziantep dalla squadra della National Disaster Response Force (Ndrf), il corpo indiano di risposta alle emergenze, che sta collaborando con il governo turco nelle aree più colpite.

Articolo di ANSA.it

Mesut Hancer tiene la mano della figlia quindicenne Irmak, morta nel terremoto di Kahramanmaras, vicino all’epicentro del sisma, il giorno dopo che un terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito il sud-est del paese. Da Rai News

Uno dei tanti miracoli che la vita riserva, non sappiamo perchè o a chi capita, ma succede. Come il bambino ancora attaccato al cordone ombelicale della madre morta, Storie strazianti di dolore, sofferenza per un paese, come la Siria, martirizzato da 12 anni di guerra. Soffrono freddo, gelo, fame, sete, piangono i loro cari seppelliti dalle macerie, i soccorsi arrivano? I soccorsi arrivano, ma nn potranno mai risolvere, colmare nulla, una tale devastazione! Dovrei raccontare la guerra civile in Siria, l’intervento della Russia e Turchia. La Russia che sostiene l’attuale presidente siriano in carica Bashar Al Assad, la Turchia che odia i curdi, la conclusione una guerra civile, più guerra nella guerra, ovviamente a rimetterci i civili, che non c’entrano nulla, solo carne da macello, città ridotte in macerie, una non vita e ora anche il terremoto. Cosa può importare a chi è al potere la morte di tanta gente, se poi già tanta gente muore per la guerra? a cosa serve la guerra? serve al potere, alle armi, alla distruzione di pochi uomini che non hanno interessi per l’umanità, se non l’egoismo, i soldi e il potere. Vorrei domandare a tutti, cosa ci faranno, una volta che saranno morti! Moriranno anche loro, nella loro cassa cosa ci sarà? il loro potere, i loro soldi, sul loro cadavere che prima marcirà e poi diventerà polvere. A cosa serve? Poi succede anche questo, disastri naturali come questo, dolore nel dolore, sofferenza nella sofferenza, impotenza nell’impotenza: Piangeranno i loro morti, ne hanno già pianti tanti! Forse le lacrime non ce le hanno più, desertificate in un cuore e in una mente diventati chiusi nel dolore, un unico grumo di dolore. Allora piangiamo tutta questa gente, gente che continua a morire per la follia umana, per disastri nei disastri, mi viene in mente una croce dove c’è un uomo crocefisso, per non aver fatto nulla, a cui il popolo ha preferito un assassino. Un uomo innocente di nome Gesù, crocefisso, bastonato, umiliato, dalle carni dilaniate, che si è visto abbandonato, come tutti noi, come tutti noi! Le sue parole furono«EloìEloìlemà sabactàni» ” Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato!”. Questo grido si eleva ancora e noi siamo ammutoliti,enoi chiediamo perchè!

https://www.lescienze.it/news/2023/02/07/news/terremoto_turchia_faglie_magnitudo_danni_catastrofe_prevenzione_costruzione_edifici-11278948/

Consiglio di leggere questo articolo di ” Le scienze” per approfondimenti.

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 10 febbraio 2023

Sguardo animale di Flavia Sironi

Date: 7 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi 7 febbraio 2023

Canicross per tutti.

Cosa vuol dire canicross per tutti?

Chi vuol conoscere il canicross sia a livello competitivo, sia a livello amatoriale, o semplicemente per curiosità, può venire sabato 25 febbraio a Paderno Dugnano in provincia di Milano.

Il percorso si svolge lungo un terreno sterrato, a Paderno Dugnano dove si correrà, la domenica, una tappa del cross per tutti, organizzato dalla squadra Euroatletica 2002.

L’evento è organizzato dalla squadra Dog Trail Canicross Lecchese in collaborazione con Euroatletica 2002.

Il sabato, sullo stesso percorso, tutti quelli che vogliono conoscere questa meravigliosa disciplina, possono col loro “quattrozampeeunacoda” venire a trovarci e provare insieme ai nostri atleti Andrea Sancini e Loredana Bartucci del team Dog Trail Canicross Lecchese, che accompagneranno i partecipanti che vogliono mettersi in gioco.

Il percorso, immerso nel verde all’esterno del centro sportivo prevalentemente pianeggiante si snoda interamente su un manto erboso che, ben curato, anche in caso di piogge abbondanti non diventa eccessivamente fangoso, è di due chilometri che si può percorrere due volte se si ha voglia di correre, altrimenti lo si può fare una volta sola.

Ci saranno premi simbolici e, dato che la manifestazione si svolgerà il giorno del carnevale ambrosiano, verrà premiata la maschera più simpatica.

Saranno presenti alla manifestazione, per dare preziose informazioni riguardanti la disciplina, un giudice di Canicross CSEN, Flavia Sironi ed un tecnico nonché giudice di Dog Trail CSEN Marco Drech.

Alla fine si potrà gustare dell’ottimo vinbrulè facendo quattro chiacchere con i nostri tecnici ai quali potrete fare tutte le domande di vostro interesse e togliervi tutte le curiosità riguardo questa disciplina sportiva.

Correre col proprio cane è un modo davvero molto divertente per passare del tempo con lui e rafforzare il vostro rapporto.

Dà la possibilità di vivere all’aria aperta immersi nella natura.

Inutile dire che vi aspettiamo numerosi.https://m.facebook.com/…/1iR2174MQuHdSX31u…/viewform…#camminacollcane#sguardoanimaledisironiflavia#sironiflavia#camminacolcane#sguardoanimale#canidiinstagram#canibellissimi#canifelici#caniche#caniliberi#canicross#flaviasironi#canifelici♥️#canichegiocano#sportcinofili.

Articolo di Flavia Sironi. 7 febbraio 2023

Controluce: quando è lo stato a fare usura legale

Date: 4 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma . Roma 4 febbraio 2023

Cosa sono i presidi ospedalieri e cosa c’entrano.

Mentre tutto il sistema nazionale crolla, tassi dei mutui altissimi, italiani completamente obnubilati, tartassati, spersonalizzati da tv e social, avvengono cose semplicemente scandalose, emanate come leggi dallo stato. Il servizio delle Iene del 24 gennaio ha scoperto un vero vaso di pandora, che lascia basiti, esterrefatti, tanto è vero che sembra una finzione, una burla.

I presidi ospedalieri sono tutti, ma tutti i materiali che servono a far funzionare un ospedale, indispensabili, essenziali in sala operatoria, tutti i materiali salvavita per operare, senza contare il resto. Io cerco di spiegarlo in modo semplice. L’ospedale di prassi indice un concorso a cui partecipano le ditte che possono procurare presidi ospedalieri. Chi vince l’appalto può fornire i propri presidi. Facciamo conto che un ospedale preveda una spesa di centomila euro, poi capita che, per necessità questo budget venga superato, premetto che la ditta in questione, non può comunque rifiutarsi di fornire il materiale, e questa spesa viene superata anche di altrettante centomila. In ogni fornitura c’è il lavoro di tanta gente, tasse, contributi, costi vari. Ebbene lo stato pretende dalla ditta vincitrice dell’appalto la restituzione delle centomila euro non contemplate dalla prima spesa prevista dell’ospedale. Questo vuol dire che ogni ditta appaltatrice sarà destinata a fallire, chiudere e qualsiasi ditta in futuro potrebbe rifiutare la collaborazione con gli ospedali, In poche parole gli ospedali non potranno curare e operare, perchè verrà a mancare tutto ciò che serve per farlo funzionare. Se gli ospedali superano il tetto della cifra stabilita, è colpa della ditta fornitrice che già paga tasse di suo su tutto ciò che fattura? Certo che no! Poi comodo per lo stato fare leggi su misura che sanno di usura e mettono a rischio posti di lavoro, e provocano la messa all’indice di tante oneste ditte, il fallimento di intere società per una legge ingiusta e assurda.

Una legge del Governo Renzi, nel 2015, introduce il PayBack sui dispositivi medici per le aziende sanitarie. Il Premier Draghi lo rende attuativo prima della sua definitiva uscita da Palazzo Chigi. Ma cos’è il Payback? In sintesi, se una Regione gestisce male la Sanità, si dà un obiettivo di spesa e non lo rispetta sforando tale “tetto”, per legge, a ripianare tale buco di bilancio, devono essere in parte anche le aziende che forniscono Dispositivi Medici.

«Un norma- dichiara Marco Parrivecchio (nella foto), business manager di GM srl- che per 7 anni era stata dimenticata e che in questi mesi si sta abbattendo sulle imprese mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia e centinaia in Sicilia. Una legge all’italiana che fonda i suoi calcoli su una base imponibile indeterminata ed in realtà già tassata. Infatti, non si tratta di una tassa ma di un prelievo forzoso, per cifre molto alte (a volte enormi) che molte piccole e medie aziende non potranno pagare dichiarando fallimento. Pertanto, lo Stato ha creato le condizioni per far fallire le PMI italiane a totale vantaggio delle Multinazionali che producono e pagano le tasse all’estero. Con questa legge si crea disoccupazione e si creano le basi per drenare sempre più ricchezza all’estero».

Oltre 100mila posti di lavoro a rischio e circa 3,6 miliardi di euro di liquidità che verrà sottratta alle imprese medie e piccole. Banalmente la prima delle conseguenze sarà la sospensione della fornitura di molti Dispositivi Medici (per buona pace dei pazienti che ne hanno bisogno). Ovviamente, da subito, vengono sospesi investimenti in Ricerca e Sviluppo nonché viene interrotto il finanziamento di Eventi Formativi (Corsi e Congressi).

«Ci chiedono di restituire i soldi con cui hanno acquistato, in virtù di regolari gare pubbliche, i dispositivi medici che abbiamo regolarmente fornito. È un meccanismo assurdo- continua l’imprenditore palermitano- Alle aziende vengono chiesti i soldi per ripianare i bilanci delle aziende sanitarie che vengono completamente deresponsabilizzate in questo processo». Una questione di responsabilità quindi che viene rimpallata fra governo, regioni e direzioni sanitarie.

«Se le aziende italiane devono pagare i debiti della mala gestione della Sanità pubblica allora vogliamo essere coinvolte, con pieni poteri, nella gestione delle stesse. Pagare debiti fatti da Direttori Generali che non abbiamo contribuito a nominare e ripianare sforamenti di spesa di piani sanitari che non abbiamo creato noi (e per i quali nemmeno veniamo consultati) è una norma senza alcuna logica, simile ad alcune leggi da regime totalitario».

Il meccanismo del Payback ha messo in subbuglio anche la politica. La Sardegna ha sospeso il provvedimento fino alla sentenza del TAR e in tutte le altre regioni il dibattito è accesissimo.

«Ho letto- conclude Marco Parrivecchio- che un emendamento per la sospensione è stato proposto anche all’Assemblea Regionale Siciliana. Chiedo al Presidente Schifani di prendere in seria considerazione la proposta al fine di tutelare il sistema sanitario siciliano e soprattutto la salute delle persone. Le aziende di forniture medicali vogliono contribuire alla crescita della qualità della sanità siciliana. Per raggiungere questo obiettivo ci devono essere le condizioni di sopravvivenza. Diversamente il Payback sarà una nuova pandemia per la sanità».

DISPOSITIVI MEDICI, IL PAYBACK SLITTA AL 30 APRILE

Più tempo per le aziende fornitrici di dispositivi medici per adempiere all’obbligo di ripiano del superamento del tetto di spesa. Incontro in Commissione Affari e Sociali del Senato con una delegazione Fifo Confcommercio- Aforp.

25 gennaio 2023

Le aziende fornitrici di dispositivi medici dovranno adempiere all’obbligo di ripiano del superamento del tetto di spesa  posto a loro carico per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, effettuando i versamenti in favore delle singole regioni e province, entro il 30 aprile prossimo invece che entro il 31 gennaio come originariamente previsto. Lo dispone un decreto legge approvato dal Consiglio dei il 10 gennaio scorso.

Il 25 gennaio scorso, una delegazione di Fifo Confcommercio-Aforp è stata ricevuta, a Palazzo Madama, dal presidente della Commissione Affari Sociali e Sanità, Francesco Zaffini, e dal Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione, Ignazio Zullo“L’incontro – ha commentato il presidente Fifo Sanita, Massimo Riem – è avvenuto in una logica di proficua collaborazione. La sensazione è che ci sia una forte attenzione al tema da parte del Governo e delle forze politiche, con un interesse e una voglia a trovare la soluzione migliore. Resta un tema non facile da risolvibile, ma constatiamo una grande  apertura a lavorare insieme con l’obiettivo di tutelare tutte le PMI del nostro settore dei fornitori di dispositivi medici”.

“L’ascolto di questo Governo – ha aggiunto la presidente Aforp, Grazia Guida – ci rende fiduciosi in una possibile soluzione del problema payback, per questa grande criticità che investe il nostro comparto e soprattutto per le PMI, che senza un adeguato provvedimento, vedrebbero svaniti anni di sacrifici e di investimenti e crollerebbe l’economia portante del nostro Paese. Noi continueremo a difendere i nostri diritti fino a raggiungere il risultato, che speriamo possa arrivare, coscienti che faremo fino in fondo la nostra parte”.

 

Il payback mette a rischio il sistema sanitario nazionale

Nella manovra economica il Governo non ha affrontato il tema del payback mettendo così a rischio il Sistema Sanitario Nazionale. Fifo Sanità, la Federazione italiana fornitori ospedalieri aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, ribadisce così il rischio concreto di un’imminente mancanza di dispositivi medici negli ospedali e lancia l’allarme per l’intera tenuta del settore. La norma costringe le aziende fornitrici di dispositivi medici a pagare 2.1 miliardi di euro entro il 15 gennaio, con conseguente fallimento per centinaia di pmi che distribuiscono a tutti gli ospedali d’Italia dispositivi salvavita e altro materiale per il corretto svolgimento delle attività chirurgiche.

“Siamo inorriditi – dichiara il presidente Massimo Riem – per quello che potrà accadere se la norma non sarà superata. Stiamo parlando di una certezza, non una possibilità. Mancheranno dispositivi medici come strumenti chirurgici e diagnostici. Chiediamo al Governo, che in queste ore sta lavorando alla manovra, di superare la norma o almeno garantirne la sospensione”.

“Abbiamo lavorato e lavoreremo – conclude Riem – per tutelare il futuro prossimo delle pmi che rappresentiamo, e soprattutto la tenuta dell’intero Sistema Sanitario Nazionale. Il Governo ci dia ascolto per evitare un pericolo concreto e incombente per la salute dei cittadini. Di fronte a questo rischio, la politica non può girarsi dall’altra parte”.

Fifo Confcommercio e Confindustria Dispositivi Medici sconcertati: “mai fatto accordi sul payback”

“Siamo sconcertati dalle dichiarazioni che giungono da alcuni esponenti delle Istituzioni regionali che parlano di ‘accordo con le associazioni di categoria’ in riferimento al payback sui dispositivi medici”. Così la Federazione Italiana Fornitori in Sanità, aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia, e Confindustria Dispositivi medici che ricordano che il payback resta un’imposizione di legge che richiede coattivamente parte di compensi precedentemente concordati secondo gare d’appalto regolarmente aggiudicate. Nessuna azienda, ribadiscono le due Associazioni, può sopportare tali richieste per entità e tempistiche.

“Dopo mesi di proposte e di richieste di aiuto alle istituzioni rimaste inascoltate, siamo sbalorditi dalle dichiarazioni in merito a un’intesa con le associazioni che rappresentano le aziende del comparto. È, inoltre, da rilevare l’assoluta illegittimità e incostituzionalità di questa misura che distrugge una filiera cruciale per il Sistema Sanitario Nazionale”, aggiunge Massimo Riem, presidente di Fifo Sanità.

“Restiamo sconcertati – dichiara Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici – di fronte alle false dichiarazioni di una parte della classe politica che parla addirittura di un precedente accordo con le associazioni di categoria sul payback, senza considerare le catastrofiche conseguenze che questo avrà sulla salute dei cittadini. Vorremmo piuttosto poter discutere col Governo e le Regioni una soluzione”.

L’allarme era già stato lanciato dalla Federazione il 6 dicembre scorso nel corso di una conferenza stampa a seguito dell’approvazione nel Decreto aiuti bis della normativa sul payback che obbliga le aziende del comparto a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle regioni. Per FIFO Sanitàil provvedimento mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto nel 95% da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti. Dispositivi salvavita, strumenti per dialisi, valvole cardiache, protesi e ferri chirurgici: sono solo alcuni dei dispositivi medici che potrebbero mancare negli ospedali a partire da gennaio.

Strumenti che potrebbero mancare negli ospedali in caso di stop forniture
Sterilizzatori
Prodotti per circolazione extracorporea
Protesi cardiache 
Valvole cardiache
Stent coronarici e cardiaci
Dispositivi protezione per radiologia e radioterapia
Protesi ortopediche
Stent vascolari
Dispositivi per traumatologia (ossa)
Ventilatori polmonari per rianimazioni, terapie intensive, reparti Covid 
Strumentario e ferri chirurgici
Disinfettanti e antisettici
Accessori per radioterapia
Camici monouso
Garze, bende e cerotti
Dispositivi per dialisi
Dispositivi salvavita
Dispositivi per pronto soccorso

 

NB. Tempi per stop alle forniture – Il lasso di tempo tra la chiusura delle imprese e la fornitura dei dispositivi può variare da pochi giorni a qualche settimana

 

La stima dell’impatto del payback 2015-2020 sulle imprese

Sulla base dei dati resi pubblici dalla Corte dei Conti (che, per quanto riguarda i tetti di spesa 2015-2020, ha ripreso quelli dei due Accordi Stato-Regioni sopracitati), FIFO ha stimato lo sforamento della spesa e il payback a carico delle imprese fornitrici del SSN.

La spesa è cresciuta nell’arco di tempo considerato del 18,3%, passando da 5,8 miliardi di euro nel 2015 a 6,8 nel 2020. Nell’ultimo anno, in particolare, la spesa è cresciuta del 7,3%, pari in valore assoluto a oltre 460 milioni di euro.

Dati i tetti lo sforamento complessivo è cresciuto nell’arco dei sei anni considerati sia in valore assoluto che in percentuale della spesa ammessa. Complessivamente il payback che le aziende sono tenute a pagare ammonterebbe alla cifra “monster” di 3,6 miliardi di euro, che confrontata alla spesa annua pubblica in dispositivi medici ne rappresenta ben oltre il 50%.

Sforamento nella spesa a livello nazionale e relativo al payback complessivo

Valori in milioni di euro e in %

 201520162017201820192020
Tetto di spesa4.8004.8564.9254.9625.0115.261
Spesa effettiva5.7825.8385.9866.2266.4306.842
Sforamento (mln.euro)1.0411.0521.1051.2871.4191.642
Sforamento (in %)21,721,722.425,928,331
Payback416474553643710821

Fonte: Elaborazioni FIFO Sanità su dati Corte dei Conti (2020, 2021) e Accordi Stato-Regioni 2019

 

Riem: “Centinaia di aziende saranno costrette a chiudere”

Come Federazione che rappresenta le pmi in Sanità – ha detto il presidente di FIFO, Massimo Riem – siamo assolutamente d’accordo a perseguire una spesa pubblica razionale e oculata. Ma questo obiettivo non può passare per una deresponsabilizzazione degli amministratori e un tracollo del tessuto delle pmi italiane. Con l’attuazione del payback centinaia di aziende saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Le imprese non saranno più in grado di fornire dispositivi medici, a gennaio ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti da un punto di vista economico e sanitario”. “Chiediamo la cancellazione di questa norma – ha concluso Riem – che è inapplicabile e chiediamo l’apertura di un tavolo di discussione con il governo”. 

https://www.confcommercio.it/-/fifo-su-payback#:~:text=Pi%C3%B9%20tempo%20per%20le%20aziende,una%20delegazione%20Fifo%20Confcommercio%2D%20Aforp.

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 gennaio 2023.

Carlo Molinari: il poeta dell’inconscio

Date: 28 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma 28 gennaio 2023

MI CHIAMO HADDAS di Carlo Molinari
Mi chiamo Haddas
e sono morto
in una gelida mattina
d’un giorno di gennaio.
In quel posto brutto
dove ci avevano portato
i soldati vestiti di grigio,
vidi mia madre senza capelli,
tutta nuda che tremava
per il freddo e per la paura.
Mi disse di non guardarla.
Un soldato le urlò di tacere,
e le diede un pugno sul seno.
Mio padre è da tanto
che non lo vedo più,
e non so dove sia andato.
Quegli uomini cattivi,
che gridavano sempre,
e con i cani che mordevano
le gambe a noi più piccoli,
mandarono mio padre
a fare la doccia.
Lo vidi entrare in uno stanzone,
tutto scuro, in fondo a un tunnel,
mi salutò con la sua grande mano
e non lo vidi mai più uscire.
Mi chiamo Hadas
e sono morto
in una gelida mattina
d’un giorno di gennaio.
Io non so perché mi hanno ucciso.
Avevo chiesto solo di giocare
e avevo chiesto anche una caramella.
L’avevo chiesta sottovoce.
Un soldato cattivo,
con grandi stivaloni neri,
mi urlò di tacere.
Io chiesi ancora, ma mi diede
un potente schiaffo.
Caddi in una pozzanghera
e vidi un filo di sangue
uscire dalle mie piccole narici.
Iniziai allora a piangere
e chiesi perché non potessi giocare,
e perché non potessi avere
una sola caramella.
Quell’uomo mi disse
che ero più lurido
d’un cane con le pulci,
e che i vermi più schifosi
erano molto più belli di me.
Chiesi ancora la caramella.
Quell’uomo cattivissimo
mi fece allora vedere il pistolino
e ridendo come un matto
mi fece la sua pipì in faccia.
Io continuai a piangere,
cercai di scappare
ma ricevetti un forte pugno
sul mio piccolo stomaco.
Caddi di nuovo a terra per il dolore
e iniziai a tremare per la paura.
Mi rialzai di nuovo,
pian piano in ginocchio,
cercai di trovare le poche forze
che mi erano rimaste
e chiesi ancora la mia caramella.
A quel punto iniziai
a correre più che potevo,
con grandissima fatica.
Quell’uomo mi raggiunse subito,
mi trascinò per la mia casacca a strisce,
gridò qualcosa che non capii
e mi diede un forte calcio sul petto.
Il dolore fu tremendo,
non mi veniva più il fiato,
e mi lasciai scivolare di nuovo
con la faccia a terra, nel fango.
Mi uscì tanto sangue dalla bocca.
Quell’uomo cattivissimo
mi disse ridendo
che facevo vomitare
più d’una cacca appena fatta.
Piangendo, gli chiesi ancora
una caramella e gli chiesi
perché fosse così cattivo con me.
Volevo solo giocare
come fanno tutti i bambini.
A quel punto, l’uomo in grigio
mi fece vedere la sua grande pistola,
me la schiacciò in fronte
e sentii il freddo di quella cosa.
Gli chiesi tremando
perché stesse facendomi
tutto quel male.
Il suo cane ringhiava,
e poi non ricordo più niente.
So solo che sono morto,
in un freddo mattino di gennaio.
Quell’uomo in grigio
mi sparò in piena faccia.
Per un attimo
mi parve di sentire
un dolore fortissimo,
ma subito mi addormentai.
Per sempre mi addormentai.
Sono morto. Sono Hadas.
Vorrei sapere
perché quell’uomo cattivo
non mi ha mai dato la caramella
che gli avevo chiesto gentilmente,
e perché mi ha ucciso
senza motivo.
Io ero un bambino
come tutti gli altri bambini,
non avevo fatto niente di male.
Sono Haddas, e sono morto.
Ma perdono
con tutto il mio cuore
quell’uomo tanto cattivo,
perché forse non ha mai giocato
con altri bambini
e con la sua mamma,
e forse non ha mai saputo
in tutta la sua vita
quanto sia buona
una caramella all’arancia.
Carlo Molinari

”Il mio nome Haddas” scritta in occasione della giornata della memoria il 27 gennaio 2022. Un nome che è tutti nomi di ogni bambino morto.

Spesso sono presa dalla ricerche di nuovi scrittori, non sempre facile perchè il web ormai è un minestrone di parole. Poi ecco un incontro, si! Mi incontro con delle parole che mi sbattono contro il muro e leggo tutto di un fiato ” Il mio nome è’Haddas”. Una poesia che ti entra e ti spacca, perchè ne senti tutto il dolore e l’intensità. Io non incontro gli scrittori, il mio colpo di fulmine è con le parole. Carlo Molinari uno scrittore che è un fiume in piena, lui vive per la poesia e la poesia vive per lui, in perfetta simbiosi. La sua vita è la poesia e lui la incontra dovunque. I suoi scritti sono un incontro di emozioni perdute, sperdute, un cocktail di sensazioni che butti giù di un fiato. In ogni poesia c’è la sua storia, il suo modo di vedere, anche di idealizzare. Se non idealizzassimo che poeti saremmo? Carlo si definisce da un punto di vita letterario un romantico, sicuramente con lui si ha la sensazione dell’uomo paladino, ma anche di colui che vede nella donna qualità incredibili. Nella donna vede ciò che lui desidera, la ricerca di un amore ideale e di grande sentimenti. Chi può dargli torto? Chi non desidera un amore di rispetto e di grande intensità? In lui, io vedo grandi romantici, visione Leopardiane, un pò di Keats, ma anche Baudelaire, neorealismo. Ovvio che lo stile è solo suo, personale intimo, esistenziale. Un artista completo, pittore, pianista, il suo vissuto l’ha trasformato in una persona dotata di percezione e grande sensibilità. I suoi scritti sono di un tessuto particolare, intuisci tra le pieghe, amore, dolore, voglia irrefrenabile di vivere e di apprezzare ogni cosa nella vita. Lui ha sempre un senso di rinascita e rinasce ogni volta che scrive. La sua forte empatia l’ha portato a contatto della sofferenza di altri e cosi che nasce un suo libro di forte impatto ” Voci da galera” raccoglie frasi e breve testimonianze di carcerati, con cui ha intrattenuto un intenso rapporto epistolare, doloroso e motivato.
…Alle ore 15 del (…) si è suicidato nel carcere di (…) un detenuto che era arrivato lì da non molto: stava in carrozzella, gli avevano tolto anche la televisione, aveva il blindato chiuso 24 ore su 24 e le uniche “visite” che riceveva erano quelle dell’infermiere che gli misurava la pressione. Non si sanno le sue vicende processuali e nemmeno chi scrive lo conosceva di persona: non si sanno i motivi, né si sanno mai in fondo i motivi di un suicidio. Si è fatto la “corda” annodando più calzini, ha legato un’estremità alle sbarre della finestra della cella e l’altra al collo: poi, non potendo utilizzare le gambe, si è fatto scivolare giù dal letto…
Chi mi ha dato oggi la notizia, ancora sconvolto dall’accaduto, ha provato a fargli il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca e intanto chiamava il medico: il quale ha solo dovuto constatare il decesso avvenuto (aveva 46 anni).
Forse ne parlerà qualche giornale? Ne dubito fortemente: intanto ne parliamo noi…

(Fonte: lettera privata del 25/01/2000)
LE CADUTE

Non pensate di non cadere nell’errore
perché prima o poi ci si cade tutti.
Però sappiate che rialzandovi, voi
sarete maggiori, non inferiori, come
si può pensare nel comune intendere.
Nella vita se uno fallisce
è escluso dal mondo.
Invece no, qui no.
Se uno cade rialzandosi, è più sapiente.
Ma se la vostra superbia non vi
permettesse più di riconoscere l’errore
allora dovreste considerarvi finiti…
Noi siamo deboli ed inclini al male,
però la nostra capacità di ripresa dipende
dalla volontà e dallo spazio che lasciamo
alla misericordia di Dio.
Non affliggetevi per le vostre cadute
perché cadere è cosa umana.
Preoccupatevi di rialzarvi subito dopo.
Dio osserva tutto.

(Maurizio)

Due pezzi tratti dal suo libro” Voci da galera”
Uno scrittore da leggere, ha scritto anche racconti per bambini e le sue storie sono state fonti di progetti scolastici.

Carlo Molinari è nato a Conegliano (TV) ed è laureato in Giurisprudenza. Inizia a scrivere poesie fin da bambino. Il pittore e poeta Nerone scrisse di lui: “Carlo Molinari è un poeta che cerca la poesia come se fosse il pane quotidiano (…), le sue poesie mi ricordano tanto quelle di Cesare Pavese”. Lo scrittore e poeta Filippo Fenara descrisse il suo stile come “maestria e denso di fascino e tecnica sopraffini”. Carlo Molinari ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in premi letterari, anche a livello internazionale: nel 2007 ha ricevuto una “Menzione d’onore” a Melbourne (Australia) dall’Accademia Letteraria Italo – Australiana Scrittori. Ha pubblicato diciassette libri ed è presente con le sue poesie in svariate antologie e siti internet. Nel 2021 ha inviato una sua poesia dedicata alla Madonna a Papa Francesco e dopo pochi mesi ha ricevuto una lettera della Segreteria di Stato Vaticana in cui è stato messo in evidenza quanto il Santo Padre “abbia gradito il premuroso gesto”. Nel 2021 fonda il movimento poetico internazionale “Poeti2000 – Poetry in the World”, con l’obiettivo di radunare poeti e poetesse da tutto il mondo e promuovere la Poesia ad ogni latitudine. Il Movimento conta attualmente numerosi iscritti in Italia, Venezuela, Messico e America Latina. Molte sue poesie sono recitate su YouTube da Rodolfo Vettor (Premio alla Carriera), Antonio Sterpi (attore di teatro), Brunella Moro (voce recitante di “Radio Più”, Agordo – BL), Alberto Baroni (poeta e video maker) e Bruno Di Giovanni (video maker). Nel 2022 viene inserito in WikiPoesia, enciclopedia on line dei poeti contemporanei.
https://carlomolinariit.wordpress.com/informazioni/

Ultima sua silloge: ACCADE (Poesie d’un tempo fugace), Settembre 2021, self publishing.
https://www.amazon.it/dp/B0BD2N3BXB

Penultima sua silloge: MONNA LISA, Febbraio 2021, self publishing.
https://www.amazon.it/dp/B09SNTSQLR

Terzultima silloge: I SEGRETI DEGLI ANGELI (Venaplus edizioni)
https://www.amazon.it/dp/1914576071

Ha una pagina su WikiPoesia, enciclopedia on line dei poeti contemporanei:
https://www.wikipoesia.it/wiki/Carlo_Molinari

Il suo blog si chiama: “ANGOLI DI PENSIERO”
http://www.carlomolinariit.wordpress.com

Ho fondato “Poeti2000-Poetry in the World” a settembre del 2021
http://poeti2000.webnode.it
https://www.facebook.com/groups/213293967448382

  • Carlo Molinari la prima domanda che mi viene in mente, visto che scrivi tantissimo , da quando lo fai?

Da che lo ricordo, ho sempre scritto, dal 2007 ne ho fatto il mio impegno principale.

  • So che sei molto preso dal sociale, hai fatto volontariato e ti sei occupato anche dei problemi connessi ai carcerati.

Avevo fondato un associazione negli anni 90 e ci occupavamo di volontariato epistolare, E’ andata avanti per 21 anni, ma la mia indole è portata alla poesia, di cui mi nutro e mi alimento h24, da quando ero bambino.

  • Ho letto con attenzione alcune tue poesie sulle donne, si intuisce una visione angelicata della donna, in una società dove la donna tutto è, fuorchè angelicata, la donna o la donna di cui parli, corresti che fossero cosi? Una tua idea personale sulla donna?

Ultimamente una delle mie poesie sicuramente mi è stata “ispirata” dalla lettura ascetica e divinizzante di Tagore, dal quale tuttavia non ho copiato nulla di nulla. Ho interpretato la Donna così come la sentivo ieri pomeriggio. Io ho una grande considerazione per la Donna: la considero una creatura che porta in sé il peso di tanti pesi, di qualunque tipo essi siano (figli, lavoro, rapporti d’amore non riusciti, violenze subite, psicologiche e fisiche). Tuttavia mi rendo benissimo conto che la Donna Millennium è molto emancipata e di questo non posso che essere felice e compartecipe. La Donna ha una grande forza in sé, molto spesso più dell’uomo, legato troppo sovente alla materia, alla terra. La Donna sa vivere, scegliere, sognare, innamorarsi, darsi da fare con grande fatica, molto più dell’uomo, a mio modesto parere. Il sesso “forte” non siamo noi uomini bensì le Donne. “Viene dalla costola di Adamo” ma nella Storia ha fatto molta strada in più del suo compagno dell’eden.

A tutte le donne

Pettirosso

piumato d’immenso,

tu canti il tuo salmo

sul ramo del mandorlo,

il tuo trillo attende

la primavera assopita

tra le radici della terra.

Sei solo com’è solo il sole.

Ti abbandoni alla luce

senza lamentarti mai

degli artigli di tanto freddo.

Il tuo canto s’innalza

ai raggi appesi al cielo mite.

Spargi soavità, tanta briosità,

su chi frena il suo passo

ad ascoltare con devozione

il tuo suono intriso di vangelo.

Sei la bellezza incarnata,

benedizione del Padre Nostro

che s’è chinato su di noi,

consacrate polveri nel cosmo,

silenzio di silenzi ancestrali.

Tu canti e non ti turbi,

il tuo ramo di mandorlo

attende di specchiarsi ad aprile

nei colori più delicati,

amorosi, leggiadri, succulenti,

che sa dipingere la stagione

dei morti tornati in vita.

Vieni da uno spazio infinito,

dal seme piantato per amore,

a ricordarci che la vita,

anche nell’angoscia,

può mutarsi in salmodia

offerta alle genti.

Nel tuo petto scarlatto

si nascondono natura,

germogli, poesia, stupore.

Amabile pettirosso,

piumato d’immensità,

così soave ed intrigante

è il tuo volo

di malva e di gerbera.

Resto attonito, inebriato,

dinnanzi alla tua dolce sinfonia.

Tu canti la sapienza

che mai avrei sperato,

io così debole, schiavo del male

di questa terra di pianto.

Sul tuo ramo di mandorlo

non ti stanchi d’esser mitezza.

Non volarmi lontano,

io sono cenere e nostalgia,

di te ho bisogno

come dell’acqua e del pane.

Fammi posto, accanto a te,

sul tuo ramo di nidi, figli e amori.

Fa’ ch’io possa, dipinto di gioia,

attendere la stella assonnata

e cantarle, come fai tu,

il mio alleluia

ricolmo d’amore eterno,

per questa vita

che pare uno sbaglio

e che invece è un valzer,

dove si balla insieme

appesi alla morte,

nell’attesa

d’esser tutti una luce

che ammutolisce l’infinito.

  • Quando scrivi lo fai sotto un impulso? come ti definiresti?

Io sono così, il mio animo tende ad essere ottimista e positivo, anche se a volte (causa di momenti di buio che ho attraversato nel passato) posso “cadere” in una certa visione decadente o pessimistica. Io vedo e tendo a vedere la luce, il bianco, il bello, l’amore, la positività. Di notte, quando scrivo e sono solo nella tenebra, il mio animo può anche altalenare tra il bianco e il nero, è la mia indole, quando scrivo non è la mia Ratio che ha il sopravvento bensì il mio inconscio. Io mi definirei un poeta dell’inconscio. Come dice Henri Michaux: “Il vero poeta prima crea, poi comprende, qualche volta”. E tante volte lascio che siano gli altri ad interpretare ciò che scrivo, io non me ne curo. Io sono un poeta dell’inconscio.

  • Vero, uno scrittore di una grande ricchezza interiore, ma a parte la poesia hai un sogno nel cassetto?

Il mio unico interesse è la poesia e il mio sogno è diffonderla ovunque, ho appena lanciato una petizione a livello mondiale per diffonderla ed insegnarla nelle scuole, una materia vera e propria.

Carlo Molinari un poeta singolare, una passione forte nei confronti della poesia, lui respira e suona con le parole. le sue poesie si innalzano come note e con la delicatezza e la fragilità di un fiore, ma nello stesso tempo con una forza e un intensità immortali. Grazie Carlo Molinari

Io resto qui

Questa vita alita farfalle

sui miti e sui malvagi

tra oceani di pesci morti

sirene in calore.

Siamo una sarabanda

di respiri che combattono

per non morire dimenticati.

Qualche spavaldo

ce la fa a sopportare,

altri giacciono

più delle amebe.

Il vento spazza via

chi canta la resa,

la morte si deglutisce

anche i più ostinati.

Non vorrei mai morire,

vorrei fare l’amore con te.

Lo farei anche coi sassi

e con le ortiche nei campi.

Sei come uno strepitio

di battiti roventi

tra spruzzi di silenzio

e boati d’orgasmi repressi.

Come la vita dà e toglie,

come il cielo soleggia

o tempesta, tu faro costiero

lampeggi e ti fai assenza.

Io resto qui

a mirar le mie ore

che se ne vanno come ladre,

mentre tu albeggi e canti

senza sorridermi il tuo raggio.

L’infinito ha paura di noi,

dolci e freddi gelidi

come la morte d’una stella.

Carlo Molinari

Poeti2000 – Poetry in the World

Carissime amiche, carissimi amici,

da stasera iniziamo un’importantissima raccolta di firme on line con una petizione mondiale, seppur rivolta per il momento all’Italia: il Consiglio Direttivo di “Poeti2000 – Poetry in the World” promuove una raccolta firme da indirizzare poi al Ministro dell’Istruzione e del Merito on. Giuseppe Valditara, al fine che la Poesia sia presa in maggiore considerazione in tutte le Scuole della Repubblica Italiana e che possa essere considerata anche come “Materia Autonoma e Indipendente” di insegnamento e di studio, a tutti i livelli scolastici.

Chiediamo a tutti Voi di leggere la petizione (in italiano, spagnolo e inglese) presente nel nostro sito:

https://poeti2000.webnode.it/petizione-on-line/

Chiediamo a tutti Voi di firmarla e di condividerla in tutti i Vostri Social, contatti via email, Whatsapp e Telegram, secondo le istruzioni riportate nel nostro sito web.

Chiediamo anche di condividere questo post nei Vostri profili Facebook al fine di raggiungere il più alto numero di firme on line possibile.

Grazie a tutti per la collaborazione: portiamo la Poesia in TUTTE le Scuole Italiane! Grazie a chi ci sosterrà in questo grandissimo impegno culturale/sociale/umano.

Il Consiglio Direttivo di “Poeti2000 – Poetry in the World”.

Il regno della Bellezza

Questa notte milioni e milioni

di fiammelle illuminano le stelle.

Non esiste più il buio fosco e tetro

ma un ciclone di luce che condanna.

Sono tutti i morti usciti dall’Ade

che guardano senza nessuna parola.

Un mare sterminato di uccisi, insultati,

ingannati, violentati, appesi alla forca.

Il fuoco si spegne e strepita il silenzio,

non c’è più niente da dire, solo vergogna.

Chi non ha mai compreso il linguaggio

dei derelitti assassinati dagli oppressori

e da mani sudice, perverse e scellerate,

è già sfracellato all’inferno dei maledetti.

Venite, c’è ancora posto per gli accecati

che non hanno mai voluto vedere.

Venite, c’è ancora posto per gli ossessi

che non hanno mai voluto ascoltare

l’urlo dei poveri, sepolti in questa terra

che doveva essere il regno della Bellezza.

Lasciateci qualche goccia di sangue,

qualcuno di noi vuole provare ad amare.

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 28 gennaio 2023

Controluce: ”giornata della memoria”, ovvero l’olocausto, ovvero le nefandezze di cui siamo capaci. Giornata della memoria nel secchio

Date: 27 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 27 gennaio 2023

La farfalla della gentilezza

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«Donne e bambini si tolgano le scarpe, prima di entrare nella baracca. Infilate le calze nelle scarpe. Quelle dei bambini dentro i sandali, le scarpe o gli stivaletti. Ordine, mi raccomando». E di nuovo: «Portate nei bagni gioielli, documenti, denaro, asciugamano e sapone… Ripeto…». Dentro la baracca femminile c’è la parrucchiera; nude, le donne vengono rasate a zero, alle più anziane tolgono la parrucca. È un momento strano, psicologicamente: le addette hanno poi sostenuto che di solito quella rasatura ante mortem convinceva le vittime che davvero sarebbero andate a lavarsi. Le più giovani si tastavano il cranio e, sentendo qualche punta ispida, capitava che chiedessero un ritocco. Solitamente dopo la rasatura le donne erano più tranquille, tutte o quasi lasciavano la baracca con in mano un pezzo di sapone e un asciugamano piegato. Tra le più giovani qualcuna piangeva le belle trecce perdute. Perché le rasavano? Per illuderle? No, perché la Germania aveva bisogno dei loro capelli. Erano materia prima… Ho chiesto a diverse persone che cosa se ne facessero, i tedeschi, della montagna di capelli che rasavano a quei cadaveri ancora in vita. Tutti i testimoni riferiscono che cumuli enormi di capelli neri, biondi e color dell’oro, di riccioli e di trecce venivano sottoposti a disinfezione, pressati nei sacchi e spediti in Germania (…)

Nude, le vittime vengono condotte a uno sportello, la «cassa», dove sono invitate a consegnare documenti e preziosi. E la solita voce ipnotica grida: «Achtung! Achtung! Chiunque venga scoperto a nascondere gioielli verrà ucciso! Achtung!».

Qui, alla «cassa», la svolta decisiva – qui finisce la tortura della menzogna che tiene le vittime in uno stato ipnotico di incertezza, in un delirio febbrile; nell’arco di qualche minuto si passa dalla speranza alla disperazione, da visioni di vita a visioni di morte. La tortura della menzogna era un elemento chiave nella catena di montaggio della morte, facilitava il lavoro delle SS. Ma quando sopraggiungeva l’atto finale, l’ultimo saccheggio di quei cadaveri ambulanti, la musica cambiava. E allora i tedeschi spezzavano le dita per strappare gli anelli alle donne, o laceravano loro i lobi per portarsi via gli orecchini.

Il tragitto dalla «cassa» al luogo dell’esecuzione richiede qualche minuto in tutto. Spronate dai colpi, stordite dalle grida, le vittime arrivano su un terzo piazzale e per un istante si fermano, interdette.

Il silenzio sopraggiungeva quando le porte delle camere a gas venivano chiuse. E le grida ricominciavano quando arrivava un nuovo lotto di donne.

Due, tre, quattro, anche cinque volte al giorno. Perché Treblinka non era un semplice luogo di morte. Era una fabbrica di morte, una catena di montaggio improntata a quelle della moderna produzione industriale su larga scala.

***

Queste parole sono di Vasilij Grossman, scrittore e giornalista sovietico, che nel 1944 entrò nel campo di sterminio di Treblinka, dove poté toccare con mano la ferocia nazista.

Non occorre aggiungere altro.

🦋 La farfalla della gentilezza 🦋

(La citazione è tratta da: Vasilij Grossman, L’inferno di Treblinka, Adelphi, 2013)

Ho preferito cominciare con questa condivisione della mia amica blogger della ” La farfalla della gentilezza”, uno dei tanti che raccontano l’orrore e mi lasciano inorridita, stupefatta, per questa umanità che si perpetra nell’orrore e poi ricorre alla ” giornata della memoria” per sgrullarsi un pò di sensi di colpa, alla fine chi non ha proprio colpa ha questi sensi di colpa, completamenti sconosciuti alle menti più abbiette nate su questo pianeta. Nei campi di concentramento prestarono servizio 55.000 guardie, circa 5000 erano donne. Una follia collettiva, che mi spaventa da morire, nessuno si mosse a pietà? forse qualcuno lo fece, ma il risultato furono morti e morti senza distinzioni, fame, torture, violenze, esperimenti, docce di gas, uomini e donne disumanizzati, perseguitati ridotte a larve, scheletri, giorno per giorno. La speranza morta per tanti, il dolore, la sofferenza. Raccontare, ricordare, raccontare di nuovo e poi? Personalmente ricordare mi fa male, troppe cose ho letto, troppe testimonianze di questo orrore!

Oggi è la giornata della memoria, una delle tante dove l’umanità, non ha nulla di umano.Gli uomini non hanno memoria delle loro nefandezze, tanto è vero che non le ricordano, continuano a farle e nel momento in cui le fanno le innalzano a patriottismi, guerra, con la scusa, c’è una scusa? L’uomo è l’animale più pericoloso, in assoluto della terra. L’ uomo, di cui parlo, ha solo una legge, potere e soldi, al di sotto e al di sopra non esiste altro dio che questo, potere, denaro e speculazione, un uomo per cui ” l’altro non conta” solo carne da macello.

Non avevo mai visto un carro di bestiame

e lì il mio inferno.

Un orrore di corpi morti su corpi vivi.

L’odore nauseabondo di umanità bruciata,

cadaveri vivi con piaghe marciscenti.

Ce l ho con te, mio Dio!

Dove sei!

Perchè questo male!

Ho fame ma, non lo posso dire,

ho sete ma,sto zitta,

ho dolore ma,sono in silenzio.

Dio mio!

Bambini come frecce lanciati in cielo,

senza vita sulla terra come un fiore triste

che ha perso la corolla di pochi stracci

e pochi anni!

Vivere ma, sei morta di mille morti

e non vorresti il respiro.

Ho la testa bassa, il mio cranio nudo

e io sono donna o sono uomo,

un umanità indistinta,

senza nome,

senza sesso, carne da macello ,

marchiata come bestie.

Le lacrime scavano solchi profondi

ma,il dolore urla muto disperato,

ce l’hai tutto negli occhi e nell’orrore

senza fine.

Sai ti ho pregato Dio!

Ho chiesto di te!

forse troppo debole per sentirti,

forse le nostre urla ti hanno distratto

dalle nostre preghiere.Iris G. DM

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Ho il volto pallido della morte

di chi viaggia in piedi,

assiepata come bestiame,

lercia di letame.

Ho il seno sporco di latte

sangue che scivola tra le gambe,

le mie braccia chiudono

la mia creatura senza respiro.

Ho il volto del terrore,

ho l’odore nauseabondo di fumo nero oleoso.

La mia identità un numero impresso nelle carni.

Hanno rasato la mia testa,

la mia testa!

Non ho capelli,

sono vestita della mia pelle troppo grande,

i miei piedi strusciano nel fango,

il mio corpo solo fango,

i miei occhi vedono solo cadaveri

che camminano,

sono un pigiama a righe

che veste un mucchio d’ossa scarnificate

da lacrime e dolore. Shoah. Iris G. DM

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 27 gennaio 2023

Controluce: la finestra di Overton e gli insetti.

Date: 23 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma 23 gennaio 2023. Roma

La “finestra di Overton” spiega come si manipolano le masse

Joseph Overton era un sociologo americano. Morto giovane, a 43 anni. Nel 2003 si schiantò a bordo di un aereo ultraleggero da lui stesso pilotato, in circostanze non del tutto chiare.

Ha avuto una certa notorietà postuma per la sua teoria di ingegneria sociale, denominata appunto “The Overton Window”, la finestra Overton. Nei suoi studi cercava di spiegare i meccanismi di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea da completamente inaccettabile per la società a pacificamente accettata ed infine legalizzata.

Tecniche affinate, gli esperti di pubblicità e marketing ben le conoscono e sempre di più vengono applicate su scala globale dai think tank dell’economia e della politica per orientare il modo di pensare e le inclinazioni dell’opinione pubblica.

In fondo è lo schema tipico delle dittature. Ci si chiede infatti, spesso a posteriori, come interi popoli, non solo e non sempre a seguito di pressioni violente, abbiano potuto a un certo punto trovarsi a pensare tutti nello stesso identico modo e a condividere supinamente stili di vita prima nemmeno immaginabili, per ritrovarsi infine rinchiusi in una caverna di prigionia, come nella fiaba del Pifferaio Magico.

Eppure è successo e succede. Anzi nell’era di internet e dell’intelligenza artificiale – che ai tempi di Overton era appena agli albori – si sono spalancati nuovi sconfinati orizzonti, dove paiono materializzarsi scenari degni dei romanzi distopici di Orwell e Benson, dominati da invisibili grandi fratelli e padroni del mondo.

PROGRESSIONE A TAPPE

Sia chiaro che Overton non era un moralista, né uno strenuo difensore di principi non negoziabili su frontiere di lotta contro il relativismo etico. Neppure può essere ascritto tra i propugnatori di tesi “libertarie” per cui, dal momento che non esiste alcuna legge naturale, all’individuo tutto è concesso rispetto a se stesso e tutto può divenire lecito. Semplicemente Overton studia il percorso e le tappe attraverso le quali, ogni idea, sia pur assurda e balzana, può trovare una sua “finestra” di opportunità. Qualunque idea, se abilmente e progressivamente incanalata nel circuito dei media e dell’opinione pubblica, può entrare a far parte del mainstream, cioè del pensiero diffuso e dominante. Comportamenti ieri inaccettabili, oggi possono essere considerati normali, domani saranno incoraggiati e dopodomani diventeranno regola, il tutto senza apparenti forzature.

Secondo Overton questa progressione è scandita da una precisa sequenza che può essere sintetizzata nelle seguenti fasi. 

1 Impensabile E’ il momento in cui la “finestra” si apre. L’idea e i comportamenti annessi risultano impresentabili, suscitano generale repulsione, sono oggetto di divieto. Però se ne comincia a parlare … e, senza che nessuno se ne renda conto, se ne parla sempre di più. Il tam tam è partito e l’idea è pronta per il passaggio successivo.

2 Divieto, ma con qualche eccezione A questo punto si apre il dibattito. La “finestra” resta confinata nel campo delle trasgressioni non ammesse. Tuttavia… non si può generalizzare. In alcuni casi occorre considerare le motivazioni e l’idea, per quanto estrema, radicale e inopportuna può trovare spazio, quanto meno a livello di provocazione.

3 Accettabile “Io non lo farei mai, ma perché impedirlo ad altri?” Sia pur con i dovuti distinguo la “finestra” entra nella sfera del socialmente rilevante. Nei salotti televisivi scendono in campo esperti a vario titolo. L’opinione pubblica sospende il giudizio, si sposta verso posizioni più “soft” all’apparenza neutre. 

4 Ragionevole A questo punto l’idea ha già perso quasi del tutto l’iniziale carico eversivo. “Non c’è nulla di male”. E’ più che comprensibile,  normale, assolutamente normale… anzi necessario, “bisogna creare le condizioni affinché…”

5 Diffuso La “finestra”, salita ad un nuovo stadio,  raccoglie crescente consenso politico e nel contempo può far aumentare i consensi alla politica. Rappresenta ormai un sentire comune ampiamente condiviso, che si specchia nella cultura popolare (testimonials, cantanti, attori, programmi televisivi ecc.)

6 Legale  L’idea viene ufficialmente recepita nell’ordinamento dello Stato. L’obiettivo è raggiunto.

CANNIBALI, PERCHÉ NO?

La “finestra di Overton” non è progressista, né reazionaria. Lo schema funziona allo stesso modo sia che gli imput arrivino da destra, dal centro o dalla sinistra.  

Qualche tempo fa il regista russo Nikita Mihalkov, ispirandosi alla Overton Window, ha ipotizzato gli spostamenti della “finestra” su un’idea oggi ritenuta totalmente estrema (…ma neanche troppo): quella del cannibalismo. Inaccettabile ai più, persino orripilante. Passata alla seconda tappa, la narrazione impercettibilmente cambierà: chiamare i mangiatori di carne umana “cannibali” è una semplificazione, meglio sarebbe parlare di “antropofaghi”. In alcuni casi il fenomeno, diffuso sin dall’antichità e radicato in alcune culture, trova spiegazione in lunghi periodi di carestia e forse anche in una predisposizione su base genetica.

Se un gruppo di pressione o una lobby riuscirà a far spostare la “finestra” in avanti, avremo un ritratto dei precedenti “cannibali” quasi edificante. Nei dibattiti qualche studioso comincerà a chiamarli “antropofili” (amanti del genere umano). Questa abitudine alimentare non va criminalizzata – si dirà –  è un’opzione possibile e in fondo naturale, fatte salve le precauzioni igienico-sanitarie, a condizione che non si provochi un danno permanente a terze persone e che queste siano consenzienti. E così via di seguito…  

RANE BOLLITE

Per restare in tema già Noam Chomsky, filosofo anarchico contemporaneo, aveva declinato in termini sociologici il cosiddetto “principio della rana bollita”, prendendo spunto dai  risultati di un vecchio esperimento scientifico ottocentesco.

Se si butta una rana in un contenitore di acqua bollente, l’anfibio, come tocca l’acqua, spicca un salto fulmineo e quasi sempre riesce ad uscirne vivo. Se si mette nell’acqua fredda e si riscalda molto lentamente il contenitore fino ad ebollizione, la rana finisce bollita senza mostrare alcun segno di reazione e senza tentare di venirne fuori.    

“Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni – sostiene Noam  Chomsky – ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e oggi ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute”.

Proprio come la “rana bollita”, cotta a puntino, mentre sguazzava tranquilla nella sua acqua sempre più tiepida.

https://www.nichelino.com/news/index.php/approfondimenti/33-etica/2862-la-finestra-di-overton-spiega-come-si-manipolano-le-masse.

Vorrei che la vostra attenzione si incentrasse su questo articolo e poi potete fare mente locale su quello che succede ogni giorno, quando in qualche modo ci fanno un lavaggio del cervello. Falso? Non credo perchè quando decidono di indottrinare, spaventare, spersonalizzare, in ogni social, tv, giornale, si parla sempre e solo della stessa cosa. Mi viene la nausea!

Il termine “finestra di Overton” è stato coniato da Joseph P. Overton che affermò che qualsiasi idea politica dipende principalmente dalla sua posizione rispetto a ciò che è accettato dall’opinione pubblica piuttosto che dalle preferenze personali del politico che la propone. Allora il compito della finestra di Overton è fare accettare al popolo determinate idee, e poi il politico può finalmente far accettare quello che a priori voleva ed era prima inaccettabile.

Potere e politica, il potere sta alla politica, come la politica sta al potere

Lo spazio all’interno della curva è la finestra di Overton. Tanto più centrale sarà una proposta, tanto più facilmente verrà accettata. Se la proposta è verso la periferia sarà accettata, ma con qualche resistenza. Le proposte appena al di fuori della finestra sono controverse e non saranno accettate subito, ma potrebbero essere accettate in un secondo momento, allo spostarsi della finestra. Le proposte in posizioni estreme rispetto alla finestra di Overton sono considerate inaccettabili.

https://blog.inbreve.biz/finestra-di-overton/embed/#?secret=6ZaLmgTrHe#?secret=qRt0Yyt5yQ

In parole semplici vuol dire che un poco alla volta, attraverso vari messaggi, buttasti cosi con nonchalance, si comincia a parlare , discutere, a fare dibattiti su ciò che prima era impensabile ed inaccettato. L’idea viene lanciata attraverso dei stadi, senza pressione, giusto per dire…Ad esempio, per i primi gruppi per i diritti gay era impensabile proporre l’approvazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché prima era necessario far accettare l’idea dell’omosessualità, poi convincere le persone che l’omosessualità non era una minaccia per la società e via dicendo. Alla fine è stato sdoganato tutto questo. Quando ad esempio ci fu l’attacco alle torre gemelle, il governo americano cambiò la legge sulla privacy. Le persone si trovano a cambiare idea senza neanche accorgersene, una psicologia di massa ben addestrata. Su questo ci sarebbe da parlare tanto, ma ora vorrei parlare di insetti, personalmente mi fanno schifo. Se penso ad un grillo, uno scarafaggio, mi viene da gridare per la repulsione. Nel mio precedente articolo parlavo proprio della farina di grillo o di altre immangiabili nauseanti creature che dovremmo mangiare perchè ci farebbero bene.

CONTROLUCE: Gradite, per caso, una buona lasagna con farina di grillo?, di Marina Donnarumma https://alessandria.today/2023/01/16/controluce-gradite-per-caso-una-buona-lasagna-con-farina-di-grillo/

Per chi volesse leggere l’articolo ho messo il link.

Cosa succede ora? Da un pò di tempo si sente parlare degli insetti che dovrebbero risolvere la fame nel mondo, se pensate che 100 grammi di farina di grillo, costa circa dieci euro, mi domando come farebbe tutta la povera gente a sfamarsi a questo prezzo.

Hanno cominciato, poco alla volta ad aprire finestre. Molti italiani si sono inalberati, per qualcuno la cosa è indifferente, per qualcuno è accettabile. Tra qualche anno ci saranno molte persone favorevoli e la consiglieranno per stare in salute. La maggior parte della gente quindi, per ora, ha reagito con ” che schifo!”, alt! I social sono passati all’attacco, senza dire che la farina di grillo fa schifo, dicono semplicemente che ci sono dei coloranti a base di insetti, ad esempio la cocciniglia, che colora di rosa vari alimenti, che nel caffè sono anni che ci sono scarafaggi, e vengono tostati insieme ai chicchi di caffè. Quindi come possiamo inorridire se nel caffè tostato ci sono scarafaggi? Ovvio che no! Non possiamo schifarci e da ora in poi ne usciranno di chicche simili!

Poi si parla molto di un marchio a livello nazionale e non solo, un marchio ultimamente molto calunniato, per le farine che adopera e ultimamente, gira la voce che nella farina e nella pasta adopereranno la farina di insetto. Affermo che sono solo voci, non so se ci sia qualcosa di vero, ma se non lo fosse, dovrebbeto difendere il proprio marchio. Riporto questa cosa, perchè letta e ascoltata nei social, ma è vero? Lascio a voi tutti giudicare, ma qua i giudizi non sono importanti, importante è dichiarare quello che contiene un alimento, sempre e comunque, in modo chiaro ed inequivocabile. Non giudicare , ma vedere con i propri occhi. A me, personalmente, il gusto degli insetti non piace, solo disgusto. A chi non è capitato di andare in moto e ingoiare un insetto? Un sapore, puah!

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 23 gennaio 2023

Sguardo animale di Flavia Sironi

Date: 23 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi 23 gennaio 2023

Quando nevica il paesaggio diventa incantato. Sembra uscito da una favola dove improvvisamente si possono incontrare fatine con la lucente bacchetta magica dalla quale fioccano meravigliosi fiocchi di bianca neve che cadono a terra, folletti e libellule dalle ali di cristallo che si depositano su piccolissimi laghetti di ghiaccio dagli argentei riflessi.

Uscire da casa con i miei “quattrozampeeunacoda” e salire, salire, salire, passo dopo passo, con loro che corrono su e giù per fermarsi improvvisamente, rotolarsi lasciandosi scivolare verso il basso arrivando sino alle mie caviglie, per poi improvvisamente rialzarsi e riprendere a correre a perdifiato facendo spostare la bianca neve è meraviglioso. La loro felicità è lì sotto i miei occhi. Sono loro le bellissime fatine, i meravigliosi folletti, saltando si trasformano in leggerissime, leggiadre libellule. Si levano verso l’alto e sembra spicchino il volo. Tutto attorno a me si riempie di gioia, di incantata magia. Poi si calmano, tutto torna in un silenzio assoluto, per poi ripartire e riempire di gioia il paesaggio soleggiato dai riflessi lunari. La neve è gioia, la neve è scorta di acqua per i mesi asciutti, la neve protegge le messi, la neve è purezza, candore, bellezza, la neve è tutto ciò che serve al creato per affrontare, proteggere, dissetare la vita.

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Articolo di Flavia Sironi 23 gennaio 2023

DAL QUARTIERE CRISTO A TASSAROLO PER DON CLAUDIO

Date: 23 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Alessandria online 23 gennaio 2023

Dal Quartiere Cristo a Tassarolo per Don Claudio Alessandria Quartiere Cristo: Il Quartiere Cristo si è mobilitato con Pullman e auto per Don Claudio il parroco che a luglio 2022 aveva lasciato la Parrocchia di San Giovanni Evangelista per quella di Tassarolo. Ieri pomeriggio oltre 60 parrocchiani hanno raggiunto il Paese di Tassarolo accolti dal Sindaco e dalla pro loco (che hanno preparato specialità con prodotti locali), assistito alla santa messa ed in serata partecipato alla cena tutti insieme con Don Claudio. Un momento emozionante dove Don Claudio ha rivisto e salutato i parrocchiani che hanno condiviso con lui 27 anni al Quartiere Cristo. Presenti anche il Presidente del Consiglio Comunale di Alessandria Giovanni Barosini, il dott. Roberto Mutti, il Centro Incontro Cristo e la Soms. ” Vi ringrazio della vostra visita – ha detto Don Claudio dall’altare – l’amicizia che ci unisce è qualcosa di speciale, quando posso torno al Cristo per incontrare tanti amici, ho tanti bei ricordi , oggi mi avete fatto un bel regalo”. Presente anche don Giuseppe Bodrati parroco del San Giovanni Evangelista. La nutrita presenza di Alessandrini ieri a Tassarolo dimostra ancora di più il forte legame tra il Quartiere ed il parroco.

23 gennaio 2023

CULTURA

Ansima il vento di nord est

Date: 20 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Ansima il vento di nord est,

noci dal mallo pungente e scure mani,

ieri con me sull’orlo delle corolle,

una casa del cuore con un gallo banderuola,

avvicino alla fiamma,

l’ anima dal nuovo dolore,

si apre una strada dai fianchi di luna,

siamo rimasti solo in due,

senza dividerci le cose,

una smagliatura di sorriso, chissà perchè!

Non imparo questo luogo,

non conosco questa gente,

l’anima fugge da questo mondo infedele,

s’accendono le parole,

dove giacciono le ombre,

io ti amo senza saperlo, inconsapevolmente. Iris G: DM

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Iris G. DM 20 gennaio 2023. Roma

Cherofobia: la paura di essere felici.

Date: 20 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 20 gennaio 2023

La paura della felicità è chiamata cherofobia. Ma cosa è la cherofobia e cosa vuol dire essere cherofobici?  La parola cherofobia ha un’etimologia greca e deriva da kairós “ciò che rallegra” e fóbos “paura”. Il significato di cherofobia è quindi letteralmente ” avere paura della felicità. In psicologia è definita una forma d’ansia anticipatoria.  Per questo motivo il significato di cherofobia può essere espresso come la conseguenza di vivere la felicità come una minaccia da cui bisogna difendersi. La convinzione che è una sorta di corollario, nel senso che se vivi una felicità, piccola o grande, una grande tragedia ti aspetta dietro l’angolo. A volte le persone cherofobiche si sentono in colpa di essere felici, provano una sorta di ansia, perchè non pensano di meritarlo, e c’è sempre un riscontro negativo che prima o poi capiterà.

Da dove viene la cherofobia? Le cause

Perché a volte si ha paura di essere felici? Le cause di questo disagio psicologico tendenzialmente -ma senza generalizzare- rimandano alle esperienze infantili della persona, nelle quali un momento di felicità potrebbe essere stato seguito da un evento traumatico fisico o emotivo come una punizione, una delusione o anche una perdita importante.

‍Da queste esperienze ripetute e/o traumatiche, nelle quali emozioni come la rabbia, l’umiliazione e il dolore hanno spesso distrutto la gioia, si instaura automaticamente un’associazione distorta della relazione causale tra felicità e dolore, che si riattualizza continuamente nel presente. 

“Sì, certo, quanto più dall’alto, tanto più dolorose, le cadute” recita la novella “La paura d’esser felice” di Pirandello: queste stesse convinzioni appartengono a chi soffre di cherofobia. La persona potrebbe aver sviluppato un locus of control esterno e aver appreso a pensare che anche un evento positivo è solo “un colpo di fortuna” e che, qualsiasi cosa faccia, non si ripeterà.

In quest’ottica la cherofobia potrebbe essere assimilabile ad un meccanismo di controllo e di fuga dalle emozioni positive, vissute come momento di estrema vulnerabilitàhttps://www.unobravo.com/post/cherofobia-la-paura-di-essere-felici

CHEROFOBIA Iris G. DM

Mi rendo conto.che non riesco più a sognare, questo mi provoca insonnia e inquietudine, non riesco a farlo,

li ho tutti finiti, terminati,stop!

Non è cosi, davvero! I sogni li ho solo sognati, mi sono sforzata di tramutarli concretamente, ma in mezzo c’ero io, con la mia fragilità, le mie paure, le mie incompletezze, le mie insicurezze, la mia paura, ma lo chiamerei terrore di fare soffrire gli altri

Mi sono autocondizionata a soffrire, a provare dolore e sono consapevole che è diventato il mio stato normale, il mio modo di essere, perché, se per sbaglio , mi capita qualcosa di positivo, mi viene l’ansia e non so goderne, perché penso che poi mi accadrà qualcosa di terribile. Penso di non meritarmi di essere felice, oppure non la so riconoscere, non la riconosco più! Mi domando se sia già dentro di me e con il mio modo di fare nevrotico, adrenalinico, la lascio lì a morire. Quanti di noi sono cherofobici?paura della gioia,della felicità?

Quante volte è capitato che potevamo essere felici, e per il terrore, dico il terrore che poi ci capitasse qualcosa di veramente brutto, ci siamo ritirati sospettosi nella nostra conchiglia? Io sono così, anche tanti sono così, cosa ci succede? Siamo sicuri che la felicità ci porterebbe ad una sorta di crudele punizione. Una società malata e noi diventiamo malati, la chiamerei ” il mal di vivere”Montale dice, ” spesso il mal di vivere ho incontrato…” Il trauma dell’esistenza, ” il rivo strozzato”nulla fluisce come dovrebbe. La “foglia accartocciata”ci chiudiamo dentro di noi, in noi stessi e il ”cavallo che stramazza, non è la vita che ci abbatte?

Quale è la soluzione? Le soluzioni non ci sono, perché noi come umanità siamo irrisolti, egoisti, narcisisti, continuiamo ad avere fame, a farci la pancia grossa di tutto ciò che è esteriore. La fame continua ad esserci, l’infelicità, la paura, i pregiudizi, il domani, come sarà domani? Riuscirò a vincere questa paura e godere, riconoscere la felicità anche se puri e sfuggenti attimi?Tutto rimane come ieri, irrisolto, fragile, insicuro e domani?Domani passa e ieri già passato, nulla di nuovo, il nulla ci pervade, ” il mal di vivere” non si cura, non guarisce, come avere un cancro, la chemiovita, provoca effetti collaterali devastanti. Iris G. DM

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Articolo di Marina Donnarumma. Roma 20 gennaio 2023

Valentina M. Donini: ” Prevenzione della corruzione”. Strategie, sfide, obiettivi

Date: 17 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma . Roma 17 gennaio 2023

Ho avuto il piacere di intervistare la dottoressa Valentina M. Donini, normalmente ho l’abitudine di fare una mia introduzione, ma l’argomento è cosi complesso e importante che farò una conclusione alla fine dell’articolo. Un libro di grande spessore, non solo per gli addetti ai lavori, ma per chiunque sia scandalizzato e offeso dalla corruzione che dilaga imperterrita.

TRAMA
La strategia di lotta e contrasto alla corruzione non può prescindere da una dimensione preventiva, che incida sui singoli e sulle organizzazioni. Se da una parte è indispensabile rendere le amministrazioni il più possibile efficienti, trasparenti e impermeabili ai fenomeni di natura corruttiva, dall’altra è necessario agire anche sulla consapevolezza etica dei dipendenti, per contribuire alla diffusione e condivisione di una cultura dell’integrità. Attraverso l’analisi dei principali interventi del legislatore, il volume, con una prefazione di Valentina Lostorto, presenta la strategia anticorruzione, proponendo una prospettiva non solamente giuridica in senso stretto, ma anche culturale. Vengono descritte, infatti, le misure preventive evidenziandone motivazioni e obiettivi, per avvicinare il lettore a istituti considerati lontani dal panorama socio-giuridico italiano, come ad esempio la tutela del whistleblower. Con uno sguardo comparatistico agli altri sistemi di legge e un’attenzione particolare al coinvolgimento della società civile, viene inoltre rimarcata la necessità di superare ogni logica burocratico-adempimentale, per sottolineare come la prevenzione della corruzione sia produttrice di valore pubblico, diretta cioè al miglioramento del livello di benessere collettivo.

Oggi, sul Manifesto, una mia intervista in cui cerco di spiegare perché secondo me non è una buona idea alzare il tetto del contante, perché le intercettazioni sono necessarie e perché è così importante la formazione, e soprattutto diffondere una cultura dell’integrità già dalla scuola materna. Perché dopo comincia a essere tardi!

Grazie a Roberto Rosano per avermi dato questo spazio. Valentina M.

  • Tu nasci come ricercatrice di diritto comparato, per questo motivo hai viaggiato molto. Cosa ti è rimasto di questa esperienza.

Ho iniziato a fare ricerca proprio nell’ambito del diritto comparato, e ne sono molto felice. Comparare diversi sistemi giuridici apre la mente e consente di superare stereotipi e pregiudizi. Inoltre, per comparare occorre prima studiare la cultura giuridica di un paese, e quindi è necessario conoscere la lingua, il contesto socio politico, l’evoluzione storica. E per fare questo è anche opportuno viaggiare, per avere una conoscenza diretta. Direi che la comparazione giuridica è un modo per affacciarsi su altri mondi e altre culture, ma poi è anche un metodo che rimane, pur studiando altre materie.

  • Infatti ora ti occupi di Prevenzione della corruzione.

Sì, nel corso degli anni i miei interessi si sono spostati, ma pur occupandomi di altro, il metodo comparatistico continua a fare parte dei miei “strumenti del mestiere”. Insegno prevenzione della corruzione alla Scuola Nazionale dell’amministrazione e anche in questa materia, visti contorni abbastanza flessibili della materia, un approccio comparatistico è fondamentale. Gli altri ordinamenti possono infatti rappresentare un interessante modello cui ispirarsi, per capire come risolvere alcuni problemi, quali soluzioni legislative adottare. Penso ad esempio a tutta la questione della tutela del whistleblower (il dipendente che segnala un illecito all’interno della sua amministrazione): l’istituto nasce nella cultura anglosassone, ma poi è stato esportato in altri paesi, e anche l’Italia, dopo un intenso dibattito (in cui la comparazione giuridica è stata fondamentale) ha adottato una normativa in materia recependo le più attuali tendenze internazionali.

  • Hai recentemente pubblicato il libro “Prevenzione della corruzione. Strategie, sfide, obiettivi” (Carocci 2022). Come è nata l’idea di questo libro?

Questo libro nasce dall’esigenza di fornire ai miei discenti (che sono tutti dipendenti delle pubbliche amministrazioni), ma anche a chiunque abbia interesse, un testo relativamente agile e semplice che riassuma tutta la strategia di prevenzione della corruzione che si è sviluppata in Italia negli ultimi 10 anni. Infatti, con l’introduzione della legge 190/2012, si è scelto di optare per un modello non solo repressivo, ma anche e soprattutto preventivo, per cercare di creare un contesto il più possibile sfavorevole alla corruzione. Ciò vuol dire che all’interno delle pubbliche amministrazioni si devono attuare tutta una serie di misure dirette a trattare il rischio di corruzione, creando un ambiente organizzativo funzionale ed efficiente, e quindi meno esposto a interferenze di natura corruttiva. Allo stesso tempo è opportuno aumentare la consapevolezza etica dei dipendenti, attraverso programmi di formazione e sensibilizzazione, in modo che siano in grado, se posti davanti a un “dilemma etico”, di comportarsi correttamente.
La rivoluzione degli ultimi dieci anni è quindi soprattutto di carattere culturale: non si deve intervenire più solo dopo che si è verificato il fatto di natura corruttiva, ma occorre mettere in atto una strategia preventiva per evitare che si verifichi la corruzione. A questo cambio di strategia corrisponde anche un cambio di definizione del concetto stesso di corruzione: oggi la corruzione non coincide più esclusivamente con il reato, una fattispecie quindi penalmente rilevante, ma la definizione si dilata fino a ricomprendere qualunque episodio di cattiva amministrazione, o maladministration.

  • . Un libro da leggere, meditare, ingoiare, il cammino è lungo, la corruzione tanta, insita direi quasi nel DNA, abbiamo qualche speranza?

La speranza ci deve essere, nonostante sia vero che la corruzione ruba il futuro alle giovani generazioni e in certo senso, come dice Raffaele Cantone, ruba anche la speranza di un futuro migliore. Eppure, è proprio dalle giovani generazioni che si deve partire, cercando di diffondere una cultura dell’etica e dell’integrità il prima possibile. D’altronde, secondo Gesualdo Bufalino, la mafia si poteva sconfiggere solo con un esercito di maestre elementari. Lo stesso vale anche per la corruzione, ma io anticiperei l’esposizione ai concetti basilari di interesse pubblico e rispetto dei beni comuni addirittura alla scuola materna, come d’altronde viene già fatto in altri paesi, attraverso dei programmi chiaramente pensati appositamente per bambini. È necessario intervenire presto, quando il bambino inizia a formare la sua coscienza e la sua consapevolezza etica, e dal momento che la sensibilità su questi temi varia a seconda del contesto familiare e socio-culturale, deve essere la scuola a prendersi carico di una reale diffusione della cultura dell’integrità che possa fornire i famosi anticorpi della legalità. Solo in questo modo il bambino di oggi diventerà domani un cittadino non solo consapevole e integro, ma anche in grado di dare il suo contributo nella lotta alla corruzione.
Quando penso a questo intervento formativo della scuola, però, non faccio riferimento alle poche ore di educazione civica che sono già previste, ma che spesso si limitano a trasferire nozioni, ma immagino a condivisione di valori e principi nella didattica quotidiana. Non mero trasferimento di conoscenza, ma condivisione di valori allo scopo di promuovere l’interiorizzazione di concetti spesso troppo lontani dalla nostra cultura. La cultura dell’integrità, in breve, non dovrebbe essere confinata nell’ora di educazione civica, ma dovrebbe essere promossa in tutto il curriculum scolastico, ogni volta che si propone in aula, un dilemma etica.

  • Questa attenzione verso le nuove generazioni forse deriva anche dal tuo essere madre?

Sicuramente. Credo che ogni genitore senta il dovere di fare tutto il possibile per lasciare ai figli un mondo migliore, anche se può sembrare un’utopia. Purtroppo, spesso domina una sensazione quasi di rassegnazione, come se ormai non si potesse più fare nulla, perché le cose vanno così, sono sempre andate così ed è inutile combattere contro i mulini a vento. Ecco, io credo invece che tutti noi abbiamo il potere di fare qualcosa, anche qualcosa di piccolo, ma che possa contribuire a cambiare questa sensazione di “inevitabilità” della corruzione. Perché in fondo dipende da noi.

Ringrazio la dottoressa Donini, che il suo libro sia un vero successo, grazie.

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 17 gennaio 2023

Conclusione

Pensare a quando risalga la corruzione, mi viene da pensare che esiste praticamente da quando esiste l’uomo. Uno dei primi esempi di corruzione è del serpente nei confronti di Eva. Eva fu corrotta dal serpente, e indotta a trasgredire per assaggiare quel frutto che doveva essere proibito. Chi è corrotto trasgredisce le regole per il proprio benessere. Infatti la corruzione ha un solo fine il proprio benessere e il malessere degli altri. Dovunque ci giriamo regna corruzione, amministrazioni, uffici pubblici, università, esami pagati ai professori, scalate delle graduatorie, politici che pagano per il voto, anche le false promesse funzionano.

In tutto questo caos nauseante di corrotti e corruzione, ci sono quelli che si scandalizzano, si inalberano, ma chissà perchè la corruzione regna sovrana. La Donini suggerisce un educazione etica già dalla scuola materna, sono assolutamente d’accordo, la corruzione si sconfiggerebbe già dalle scuole elementari forgiando cittadini etici. Certo non tutti sarebbero tanto ligi, qualcuno comunque sfuggirebbe, ma vuoi mettere che la maggior parte avesse un educazione morale? La corruzione è intessuta come una stretta maglia nella nostra società, in ogni piega e tutto ciò ha effetti devastanti sul sistema economico, anche la speculazione è corruzione. Io non parlo da esperta, ma da semplice cittadina, da persona del popolo che sopporta un apparato burocratico, pesante, labirintico, cavilloso, una rete che ti trascina senza speranza. La speranza allora? Forse nelle nuove generazioni, opportunamente educate ai valori e all’empatia. Le pene per i corrotti sono contemplate, ma alla fine chi viene punito?

La legge è uguale per tutti? Capita che la legge è uguale solo per chi ha il potere della legge, la legge viene manipolata, manipolare a danno di un altra persona è semplicemente corruzione, non è nuova la corruzione dei giudici, delle banche.

” Una mano lava l’altra? Terribile questa cosa! La delinquenza si nutre e si ingrassa nella corruzione, mafia e politica, non ultimo lo scandalo del ” Qatar ”.Fino a che penseremo di avere sempre e solo il nostro tornaconto, la corruzione sarà sempre il modus operandi di ogni delinquente senza scrupoli. Più sarà macchinosa la burocrazia, più sarà intensa la corruzione, senza scrupoli, senza pietà, senza compassione, solo avidità. La corruzione non dipende solo da fattori sociali e culturali, disorganizzazione sociale, deficit di socializzazione, subculture devianti, miseria o altro, possono esserci fattori biologici, psichici e psicopatologici. Fin da piccoli abbiamo bisogno di educarci al rispetto, la

condivisione, la comprensione, lo scambio gratuito reciproco. Imparare a donare senza aspettare il ritorno, per il piacere di farlo.

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 17 gennaio 2023

I laghi d’Endine, di Gaiano, d’Iseo, la valle del freddo e il sentiero Partigiano della Malgalunga. Flavia Sironi flasir59@yahoo.com

Date: 16 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Flavia Sironi 16 Gennaio 2023 Bergamo

Spesso, in compagnia delle mie tre care amiche o di Ezio detto lo zio dei cani e dei miei “quattrozampeeunacoda” adoro scendere dal mio colle e recarmi al lago di Endine.

Il lago d’Endine ha un periplo di sedici chilometri, 11 dei quali lungo una ciclabile fra una natura che in alcuni tratti sembra uscita da un paesaggio fiabesco.

Ci sono a tratti canneti dove trovano riparo gli abitanti della zona quali: superbi cigni, aironi, e tante altre specie di uccelli.

Il lago ha acque dai riflessi dai colori della giada e dello smeraldo.

Ha pochissimi affluenti che sono piccoli torrenti quali: il Fossadone, il Torrezzo e lo Spirola. L’emissario unico è il fiume Cherio a regime torrentizio, che a Palosco sfocia nel fiume Oglio che a sua volta sfocia nel fiume Po.

La maggior parte dell’acqua la trae da sorgenti sotterranee.

Durante gli inverni particolarmente freddi le acque gelano, alcuni temerari pattinano sopra il ghiaccio.

I Comuni bagnati dal lago sono quattro: Endine Gaiano che dà il nome al lago ed è il più grande. Monasterolo del castello dove c’è un castello databile nell’alto medioevo. Ranzanico e Spinone al lago. Il lago è totalmente circondato dalle Prealpi Orobiche e i quattro paesi vi ci sono in parte arroccati.

Poco distante, lungo la statale che porta al lago d’Iseo, ovvero il lago Sebino, c’è la meravigliosa valle del freddo, un’area protetta che per la conformazione della montagna di tipo carsico vede fuoriuscire da alcune bocche un’aria fredda che permette di avere una flora tipicamente alpina come le stelle alpine.

Nel periodo invernale le correnti fredde che percorrono la valle entrano nelle buche per poi riaffiorare in superficie permettendo così il fenomeno delle alitazioni di aria fredda, raffreddando le rocce sottostanti. Perfino in estate le temperature possono essere di poco superiori allo zero gradi. Dette temperature fredde sono solo a livello del sottobosco.

Il lago d’Endine è di origine glaciale, come del resto tutti i laghi alpini.

Fino a circa centodiecimila anni fa, nel periodo pleistocene l’umano era ancora un essere sconosciuto, il lago d’Endine e il piccolissimo lago di Gaiano erano un unico lago che occupava quasi tutta la val Cavallina dove sono situati i due laghi.

Poco distante c’è il più famoso lago Sebino detto anche lago d’Iseo, che appartiene in parte alla provincia di Bergamo e in parte alla provincia di Brescia.

Se si sale lungo il bellissimo sentiero Partigiano Caslini Trovesi sopra il Comune di Bianzano verso la Malgalunga, c’è un punto dove in una giornata tersa si possono ammirare tutti e tre i laghi. Se ci si lascia andare e si lascia spazio alla fantasia si può pensare che tutti e tre siano un unico grande e meraviglioso specchio d’acqua.

I geologi, recentemente, hanno scoperto nel sottosuolo bacini di acque termali.

Tutta la provincia di Bergamo è ricca di acque sia termali che non.

In val Cavallina ci sono le importantissime Terme di Trescore, Comune capoluogo della valle e quelle di Gaverina.

A Predore, sulla costa Bergamasca del lago d’Iseo, ci sono tuttora ruderi delle antiche terme romane.

Il sentiero Caslini Trovesi era il tragitto che percorrevano i Partigiani Andrea Caslini, nome di battaglia Rocco e Angelo Trovesi, nome di battaglia Pirata, dalle loro abitazioni site in Scanzo Rosciate fino al rifugio della cinquantatreesima brigata Garibaldi chiamato Malgalunga.

Ogni anno, il primo sabato di maggio, a ricordo delle imprese eroiche della cinquantatreesima brigata Garibaldi, si organizza una camminata che parte da Scanzorosciate e arriva alla Malgalunga per un totale di trentatré chilometri su un dislivello complessivo di 1500 metri circa.

Io e i miei “quattrozampeeunacoda” abbiamo la possibilità di scorrazzare lungo questi magnifici percorsi, circondati da una natura incantata che lascia spazio ad una fervida fantasia e garantisce una notevole qualità della vita.

Articolo di Flavia Sironi. Bergamo 16 gennaio 2023

Controluce: gradite, per caso, una buona lasagna con farina di grillo?

Date: 10 gennaio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma Roma 10 gennaio2023

Quando ero piccola pensavo che i grilli parlassero, leggevo Pinocchio, questo grilletto saggio e carino, e mi piaceva molto.

Da adulta ho scoperto che i grilli mi facevano schifo, è capitato che mi saltassero vicino ed ho urlato per mezz’ora! Mi è capitato anche di schiacciarli, non volendo, quell’umore verdastro, un pò giallino, mi ha provocato un movimento tellurico allo stomaco. Conosco poche donne, che se gli salta un grillo addosso, non gridano. Vorrei fare una considerazione – Donne, se un grillo vi salta addosso, non urlate, mangiatelo direttamente!-.

A vederla così fa impressione ma si potrà scegliere se mangiarla o no… ma in tutto ciò che mangiamo ci sono già cose che nemmeno si possono immaginare, a cominciare dagli insetti. “Si chiama Acheta domesticus, ed è il nome scientifico del grillo domestico che a partire dal prossimo 24 gennaio arriverà sulle tavole degli europei. L’Ue ha infatti autorizzato l’immissione sul mercato della polvere di grillo sgrassata come nuovo alimento.

Di fatto si tratta di una farina ottenuta dal grillo essiccato che potrà essere utilizzata in numerosi alimenti, dal pane alle salse passando per i prodotto sostitutivi della carne.

Sono in molti però a considerare la farina di grillo inadatta alla nostra alimentazione, primi fra tutti gli italiani che, secondo Coldiretti, “non porterebbe mai a tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale”. Sulla stessa linea anche Filiera Italia: “Mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra”, le parole di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

L’Unione europea ha approvato l’utilizzo di questa polvere in vari alimenti, tra cui pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre o anche nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione in generale.

Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale comunitaria. E per un periodo di cinque anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, è precisato nel provvedimento, solo la società Cricket One Co. Ltd è autorizzata a immettere sul mercato dell’Unione il nuovo alimento, salvo nel caso in cui un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione per tale alimento.” @fanpage.it#itsitalybaby💙🇮🇹#wearedreamers#tommassinivirtualfamily

https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2023/01/05/farina-di-grillo-negli-alimenti-perche-lunione-europea-ha-dato-il-via-libera/embed/#?secret=Az53yIn1A3Questi uno dei tanti articoli al riguardo, vorrei suggerire, per tutti quei posti invasi da bacarozzi
avete presenti quelli neri cicciotti, non li ammazzate, allevateli, escogitate ricette, nel loro guscio non c’è un umore rivoltante, ma un nettare sublime, super proteico. Volete mettere una bistecca succulenta con una tale prelibatezza di bacarozzo? Avete presente un ristorante ” bacarozzo gourmet!” Poi quelli delle fogne, ben nutriti , in modo, come dire, ruspante? quelli ancora meglio. Poi che carini, che delicatezza, i grilli, li fanno morire congelati, una filiera controllata, appetitosa, gustosa. Addio parmigiana, addio ragù dal profumo sublime, crostate, ecc, facciamo tutto con la farina di grillo!. Questa cosa mi rivolta lo stomaco, di cosa può odorare la farina di grillo? come potrei adoperare una tale nefandezza? Ma chi ha partorito un conato di vomito, invece di una spiga di grano luminosa di sole?

Con la scusa del politicamento corretto che mira alla ” cancel culture” che sia culturale, tradizionale, culinaria, vogliono spiazzare millenni di bellezza e tradizioni? Ma chi la vuole la farina di grillo? Avete presente l’odore degli insetti in putrefazione? Pensate che abbiano un ottimo odore? Pensate che non aggiungano aromi e varie per aggiustare questa cosa che mi inorridisce? La cucina, come tutto si è evoluta. Pensate al vino, come lo facevano prima, i greci, i romani, un vino forte che addizionavano con miele ed altri ingredienti, fino alla sapienza di oggi, nel fare viticultura, vini nobili, sassicaia, amarone, tutta la pasticceria napoletana, siciliana, la pasta che noi amiamo e cuciniamo in infiniti modi, la pizza, la nostra amata pizza, patrimonio dell’umanità, la volete fare con farina di grillo?

Il grillo parlante di Pinocchio dice che dobbiamo ascoltare la coscienza, abituarci ad ascoltare! la mia coscienza dice viva la tradizione culinaria italiana, la farina, la farina di grano maturato al sole. Ci sono anche altre farine, ma tutte vegetali, quelle animali mi fanno schifo, gli insetti ancora di più

D’estate le zanzare non le paletto, le mangio, le formiche? anche quelle. I vermi, ma che boni! Mettete carte moschicida per le mosche, staccatele e mangiatele. A proposito, non vi ho detto che per un chilo di farina, ci vogliono ventimila grilli. ! 100 gr. di farina di grillo, pura per carità! costa la modica cifra di euro 8,14. se la fanno pure pagare bene, sta roba! Dovrebbero pagare profumatamente chi osa assaggiarla, intanto! Ma non fermiamoci qui, c’è la farina di scorpione, 100 gr. euro 14euro e su di lì, la farina di Tenebrio Molitor, vermi in pratica, 100 gr quasi 29 euro. Come avrete notato, sono prelibatezze che si pagano!

Non aggiungo altro, l’articolo si commenta da solo, vorrei terminare con ” Bon appetit”

Articolo di Marina Donnarumma Roma 10 gennaio 2023