
Date: 28 febbraio 2023Author: irisgdm0 Commenti— Modifica
Anselmo Pagani
Articolo di Anselmo Pagani

“Imperscrutabile e misteriosa rimarrà sempre”.
Così avrebbe detto di lei, ad un secolo circa dalla sua scomparsa, la famosa scrittrice Virginia Woolf, che la considerava “la prima o forse la seconda in ordine d’importanza e fama” nella storia del romanzo britannico.
In effetti, ad oltre due secoli dalla scomparsa di Jane Austen (spirata il 18 luglio del 1817 a soli 42 anni d’età) ben poco si sa di lei, anche perché la sorella Cassandra bruciò quasi tutte le lettere indirizzatele dalla stessa Jane, così contribuendo ad alimentare l’aura di mistero che ancora avvolge colei che è stata definita “la portavoce della borghesia”.
Certo è che “la sua breve vita fu singolarmente povera di eventi”, come affermò nel 1870 il suo primo biografo, il nipote Edward Austen.
Infatti, a parte qualche rara gita a Londra, non si allontanò mai dal sud dell’Inghilterra, dove nacque nel 1775 come secondogenita di George, pastore della Chiesa Anglicana, e di Cassandra Leigh, che insieme misero al mondo otto figli, di cui sei maschi e due femmine.
Dalla tranquilla Steventon, nello Hampshire, dove vide la luce nel 1775, seguì il padre nella città termale di Bath, molto alla moda in quegli anni perché frequentata da turisti al tempo stesso benestanti, frivoli e chiassosi, che a Jane risultavano particolarmente fastidiosi.
Proprio questa località ed umanità fanno da sfondo a tante scene dei suoi romanzi, in parte scritti nell’ancora esistente cottage di Chawton, villaggio dove Jane si trasferì insieme alla sorella e alla mamma nel 1809, dopo la morte del padre, in un’abitazione messale a disposizione dal fratello Edward, perché in quegli anni le donne non sposate come lei, per mantenere la loro rispettabilità di fronte al mondo, necessitavano della tutela di un parente maschio, non potendo lavorare e guadagnarsi da vivere da sole.
Fu pertanto l’altro fratello Frank a trattare per lei, con gli editori, la pubblicazione dei suoi romanzi a partire dal 1811, non essendo consentito a Jane di farlo in prima persona.
Il “piccolo mondo” antico in cui visse la sua tranquilla – comunque mai monotona – esistenza è il vero protagonista delle sue opere. Si tratta di un mondo ovattato, discreto, quasi ritagliato dal chiasso dell’altro mondo, ben più ampio e tuttavia lontano, in cui contemporaneamente in quasi tutta Europa si combatteva contro Napoleone.
In questo ambiente i personaggi creati dalla fertile immaginazione della Austen si muovono, gioiscono, soffrono, amano e – a volte – vengono respinti in un intreccio dove a caratteri introversi e taciturni fanno da contraltare altri chiassosi, buffi e finanche sguaiati, che compensano i silenzi dei primi.
Finisce così che i vari Bennet, Darcy, Thorpe, Musgrove e Bertran, con la loro variopinta umanità, ci risultano familiari, come se fossero i nostri vicini di casa.
Il capolavoro dell’autrice di “Ragione e Sentimento”, “Emma”, Mansfield Park”, “L’abbazia di Northanger” e “Persuasione”, rimane comunque “Pride and Prejudice” (“Orgoglio e Pregiudizio”) del 1813, romanzo dal quale sono state tratte numerose versioni cinematografiche.
In quest’opera la Austen descrive l’incontro-scontro fra Elizabeth Bennet, figlia di un gentiluomo di campagna, e Fitzwilliam Darcy, ricco e aristocratico proprietario terriero.
Sebbene i due paiano presi l’uno dall’altra, la vicenda è animata dalla forte contrapposizione, da un lato, dell’ “orgoglio” generato dal rango sociale e dalla fortuna, e del “pregiudizio” nei confronti dell’inferiorità sociale dei Bennet nutrito da Darcy e, dall’altro, ancora una volta dall’ “orgoglio” dell’autostima e il “pregiudizio” verso lo snobismo altrui, che animano Elizabeth.
A duecento anni dalla scomparsa, i numerosi lettori, prima ancora che la critica moderna, rimangono affascinati dalla capacita di Jane Austen di mettere a nudo la tragicomicità di vicende umane e contesti sociali apparentemente ordinari e circoscritti.
Accompagna questo scritto un fotogramma tratto dal film “Orgoglio e Pregiudizio”, 2005, con l’attrice Keira Knightley nei panni di Elizabeth e Matthew Macfeyden in quelli di Darcy.
(Testo di Anselmo Pagani)