Ex Dirigente, consulente e ora blogger
Background, di Pier Carlo Lava
Le mie esperienze lavorative nel settore Commerciale & marketing, un mondo che affascina, motiva e stimola, che ha contribuito a farmi crescere sotto il profilo professionale e umano.
Un mondo dove non esiste la routine in quanto si rinnova ogni giorno, quasi ogni momento, un mondo in cui organizzazione, metodo, psicologia, dialettica, ma anche creatività e improvvisazione, sono gli elementi essenziali che contraddistinguono gli abili commerciali così come i valenti creativi nel Marketing.
Molti di noi potendo ricominciare da capo intraprenderebbero altre attività, altri percorsi, personalmente invece non cambierei quasi nulla farei la stessa scelta, ben sapendo che per motivazioni intrinseche non sarebbe mai uguale, forse l’unica cosa che cambierei sarebbe quella di dare maggiore spazio alla famiglia, perchè confesso di averla un po trascurata.
Certe sere vorrei salire sui campanili della pianura, veder le grandi nuvole rosa lente sull’orizzonte come montagne intessute di raggi.
Vorrei capire dal cenno dei pioppi dove passa il fiume e quale aria trascina; saper dire dove nascerà il sole domani e quale via percorrerà, segnata sul riso già imbiondito, sui grani.
Vorrei toccare con le mie dita l’orlo delle campane, quando cade il giorno e si leva la brezza: sentir passare nel bronzo il battito di grandi voli lontani.
ANTONIA POZZI
Le tre strofe della poesia si fondano sull’ottativo ‘vorrei’; 19 versi piani; ho contato 2 novenari; 2 decasillabi; 5 settenari; 3 ternari; 5 endecasillabi; 1 doppio settenario; 1 ottonario. Antonia descrive un paese di montagna, immerso nella natura, vorrebbe salire sui campanili, per vedere le nuvole rosa all’orizzonte, i pioppi lungo le sponde del fiume, il sorgere del sole che illumina il grano imbiondito. Vorrebbe toccare l’orlo delle campane, e quando verrà il vento, sentire i loro rintocchi come se fossero voli lontani.
Ritratto, di Vincenzo Cardarelli, 1916, recensione di Elvio Bombonato
Esiste una bocca scolpita, un volto d’angiolo chiaro e ambiguo, una opulenta creatura pallida dai denti di perla, dal passo spedito, esiste il suo sorriso, aereo, dubbio, lampante, come un indicibile evento di luce.
Il titolo è un indicatore semantico. Il ritratto della donna si ispira allo Stilnovo (angiolo, toscanismo), perché privilegia il viso: bocca, denti, sorriso, in un crescendo irresistibile.
Incipit perentorio, con la ripresa anaforica al v. 6: “esiste”, concretato da “evento”. Ossimori ai vv. 2: chiaro/ambiguo; 3: opulenta/pallida; 7: dubbio/lampante. Un climax anomalo: aereo/dubbio/lampante. L’ultimo verso rivela che la breve lirica consiste in una similitudine.
La prepotente luce finale dissolve i precisi contorni della donna (Simona Costa). L’implicita dichiarazione d’amore diventa contemplazione estatica. Per ora; poi si vedrà.
foto: Vincenzo Cardarelli nel 1957, fotografato da Paolo Monti da wikipedia
La pioggia è il tuo vestito, di Corrado Govoni, recensione di Elvio Bombonato
La pioggia è il tuo vestito.Il fango è le tue scarpe.La tua pezzuola è il vento.Ma il sole è il tuo sorriso e la tua boccae la notte dei fieni i tuoi capelli.Ma il tuo sorriso e la tua calda pelle¨C12C¨C13C
CORRADO GOVONI, 1943
Strofa insolita di 7 versi: i primi 3 sono settenari piani, gli altri 4 endecasillabi piani. La disposizione versale è sorretta dalla rima: abaCDEE. Però capelli/stelle è una quasi rima consonantica. Troviamo un’immagine in ciascun verso, mancano infatti gli enjambement.
Il parallelismo si fonda sulle iterazioni anaforiche: prima di tutte “è”; quindi la congiunzione avversativa “ma”; l’aggettivo possessivo “tua”; per chiudere con “il tuo sorriso”. La pezzuola – il fazzoletto messo sui capelli – quale terzo membro – completa il climax: vestito scarpe pezzuola.
Mi pare evidente la sensualità volatile della breve lirica, morbida delicata affascinante. L’elogio della donna ricalca le poesie, quelle solari, dello Stilnovo.
by Filippo Fenara “Questa Femmina” di Manuela Di Dalmazi mette in campo tutta la trasgressiva ma politicamente corretta (per un soffio) femminilità del suo essere donna. Tra questi versi inebrianti c’è tutto: la seduzione, l’emancipazione, il vanto, la tradizione, la sensualità, lo scherzo che rivela, la verità che soggioga, gli occhi profondi, l’anima sfuggente. Pubblicata originariamente l’otto […]
Tessa Gelisio debutta in tv nel 2001 con Blu & Blu, un programma dedicato al mondo marino, e nella stagione successiva approda su La7 con Oasi, un programma di divulgazione scientifica. Nel 2002 collabora con un’edizione di Sereno Variabile mentre nel 2003 conduce Italia che vai. Nel 2003 le viene affidata la conduzione di Pianeta Mare che porta avanti fino al 2017. Inoltre, dal 2002 al 2006 conduce anche Solaris, il mondo a 360°. Dal 2011 è alla guida di Cotto e mangiato all’interno di Studio Aperto e dal 2014 conduce InForma, un magazine di Canale 5 che tratta di salute, medicina e benessere psicofisico. In qualità d’imprenditrice, nel 2015 ha avviato La Sabbiosa, una tenuta che sorge di fronte al mare, tra le dune dell’Isola di Sant’Antioco, nella provincia del Sud Sardegna. Lì, insieme al suo compagno Massimo Pusceddu, Tessa Gelisio produce uva da tavola biologica e vini d’alta qualità. A partire dal 25 ottobre 2021 torna su Italia 1 alla conduzione di Cotto e mangiato – Il Menù. Sin da giovane è un’attivista e milita in Legambiente e nel WWF. Dal 2021 è entrata a far parte del comitato dei promotori della Fondazione Symbola, presieduta dal presidente onorario di Legambiente.
Vita privata
Tessa Gelisio è nata ad Alghero il 6 maggio 1977 ma è cresciuta a Rosignano Marittimo in provincia di Livorno, paese d’origine della madre, insieme alla sorella Olivia. Il padre Luciano Gelisio è invece un produttore di borse in pelle. Dopo aver conseguito il diploma di maturità, si è trasferita a Milano per proseguire gli studi ed è qui che ha iniziato il suo impegno ambientalista ed ecologista, anche in quanto esperta di comunicazione. È legata sentimentalmente da molti anni a Massimo Pusceddu, operatore che lavora dietro le quinte nel mondo dello spettacolo. I due si sono incontrati nel 2009, ai tempi di Pianeta Mare, e da allora hanno condiviso molti progetti professionali, tra cui la rubrica di Cotto e mangiato e l’apertura della loro azienda agricola in Sardegna…. leggi tutto su: Sorgente: Tessa Gelisio: età, altezza, Cotto e Mangiato, Massimo Pusceddu
Andrea Camilleri: Il maestro del giallo mediterraneo
Andrea Camilleri, uno dei più celebri autori italiani del XXI secolo, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della letteratura con la sua serie di romanzi dedicati al commissario Montalbano. Con il suo stile unico e coinvolgente, Camilleri ha saputo creare un universo letterario che combina abilmente il genere del giallo con una vibrante rappresentazione della Sicilia e della sua cultura.
Nato a Porto Empedocle nel 1925, Camilleri ha vissuto una vita ricca di esperienze e influenze che hanno plasmato la sua scrittura. Dopo una carriera come regista teatrale e televisivo, ha iniziato a dedicarsi alla narrativa, conquistando il pubblico con il suo primo romanzo del 1994, “La forma dell’acqua”.
Tuttavia, è con la serie di romanzi incentrati sul personaggio del commissario Montalbano che Camilleri ha raggiunto il successo internazionale. Attraverso le indagini del cinico, ma umanamente imperfetto, commissario, l’autore ha creato una trama avvincente e una ricca galleria di personaggi che riflettono le dinamiche sociali e politiche dell’isola siciliana.
Il fascino dei romanzi di Camilleri risiede nella sua capacità di trasportare i lettori in un affascinante mondo mediterraneo. Le descrizioni vivide dei paesaggi, degli odori e dei sapori della Sicilia si fondono con la trama del giallo, creando un’atmosfera unica e coinvolgente. La scrittura di Camilleri è vivace, ricca di ironia e di dialoghi pungenti che catturano l’autentico spirito siciliano.
Oltre all’intrattenimento, i romanzi di Camilleri affrontano temi sociali complessi. La corruzione, la criminalità organizzata, le tensioni culturali e politiche sono solo alcuni degli argomenti che l’autore esplora nelle sue opere. La critica sociale presente nei romanzi di Montalbano ha reso le storie di Camilleri ancora più rilevanti e amate dal pubblico.
La fama di Camilleri ha superato i confini italiani, raggiungendo un pubblico internazionale. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue, consentendo a lettori di tutto il mondo di apprezzare il suo talento narrativo e la sua capacità di catturare l’essenza della Sicilia.
Andrea Camilleri è stato un autore che ha segnato un’epoca nella letteratura italiana. La sua abilità nel combinare il giallo con la cultura e la società siciliana lo ha reso un maestro indiscusso del genere. La sua eredità letteraria rimarrà per sempre, continuerà a influenzare le generazioni future di scrittori e a incantare i lettori con le sue indimenticabili storie.
In conclusione, Andrea Camilleri è stato un autore straordinario che ha saputo creare un mondo letterario avvincente e unico. La sua serie di romanzi dedicati al commissario Montalbano ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama della letteratura gialla, offrendo al lettore un’esperienza coinvolgente e un viaggio nell’anima della Sicilia.
I movimenti sociali nell’era dei social media: Le manifestazioni di protesta nella società odierna
Oggi qualsiasi evento, anche il Salone del libro di Torino, diventa un occasione per manifestazioni di protesta, con questo teniamo a precisare che non vogliamo entrare nel merito dei contenuti della protesta che si è svolta ieri a Torino ma semplicemente fare alcune considerazioni su un fenomeno sociale dell’attuale epoca:
Ci possono essere diverse ragioni per cui gli eventi, incluso il Salone del libro di Torino, diventano occasione per manifestazioni di protesta:
Visibilità pubblica: Gli eventi di grande portata, come il Salone del libro, attirano l’attenzione dei media e di un vasto pubblico, offrendo alle persone la possibilità di far conoscere le loro preoccupazioni e richieste attraverso le manifestazioni.
Accesso a un pubblico ampio: Gli eventi di questo tipo attraggono spesso una vasta gamma di partecipanti provenienti da diverse sfere della società, offrendo alle organizzazioni e ai movimenti la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio con il proprio messaggio.
Questioni rilevanti: Gli eventi culturali e letterari come il Salone del libro possono essere collegati a questioni sociali, politiche o culturali che generano controversie o disaccordi. Queste questioni spesso diventano il centro delle manifestazioni di protesta durante tali eventi.
Piattaforma per l’espressione: Gli eventi pubblici sono spazi in cui le persone possono esprimere le proprie opinioni e protestare pacificamente per richiamare l’attenzione sulle questioni che considerano importanti. L’organizzazione di proteste durante gli eventi può essere considerata un modo per sfruttare questa piattaforma di espressione.
Coinvolgimento politico: Gli eventi di grande rilievo possono diventare terreno fertile per le manifestazioni politiche, dove le organizzazioni e i movimenti cercano di promuovere le proprie cause o criticare le politiche attuate.
È importante notare che non tutti gli eventi diventano automaticamente occasione per proteste. Tuttavia, quando ci sono questioni rilevanti o dibattute nella società, gli eventi pubblici possono essere scelti come luogo di manifestazioni di protesta per attirare l’attenzione e far sentire la propria voce su tali questioni.
Nella società odierna, ci sono diverse dinamiche e tendenze che possono influenzare il modo in cui le persone si esprimono attraverso le proteste e le manifestazioni. Ecco alcune delle caratteristiche salienti:
Movimenti sociali: Ci sono numerosi movimenti sociali attivi in tutto il mondo che si impegnano per una vasta gamma di cause, come i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, l’ambiente e molto altro. Questi movimenti spesso organizzano manifestazioni di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere il cambiamento e far sentire la propria voce.
Utilizzo dei social media: I social media hanno un ruolo significativo nelle manifestazioni di protesta nella società odierna. Piattaforme come Twitter, Facebook, Instagram e YouTube consentono alle persone di organizzarsi, diffondere informazioni, condividere testimonianze e mobilitare sostenitori per le cause che promuovono.
Preoccupazioni ambientali: La questione del cambiamento climatico e dell’ambiente è diventata sempre più importante nella società odierna. I movimenti come Fridays for Future e Extinction Rebellion hanno organizzato manifestazioni di protesta in tutto il mondo per richiamare l’attenzione sulle questioni ambientali e chiedere azioni concrete per affrontarle.
Polarizzazione politica: La polarizzazione politica può portare a tensioni nella società e alimentare manifestazioni di protesta. Le persone possono protestare contro le politiche del governo, le disuguaglianze sociali, l’ingiustizia economica o altre questioni legate alle divisioni politiche.
Questioni di giustizia sociale: La lotta per la giustizia sociale e l’uguaglianza è un tema centrale nelle proteste attuali. Le manifestazioni si concentrano su questioni come il razzismo, la brutalità della polizia, la discriminazione di genere, l’omofobia e la xenofobia, cercando di portare cambiamenti significativi nel trattamento e nei diritti delle diverse comunità.
È importante sottolineare che le manifestazioni di protesta possono assumere forme diverse a seconda del contesto sociale, politico e culturale specifico di ogni paese e regione. Le proteste possono essere pacifiche e mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica o possono sfociare in tensioni e conflitti. La società odierna è caratterizzata da un’ampia gamma di preoccupazioni e movimenti che riflettono la diversità di opinioni, valori e lotte per il cambiamento.
“Aspettando l’Alba” è il mio secondo romanzo ed è quello che più ho sentito mio. Questo racconto, mi ha permesso di terminare il mio “Strip-tease al contrario”, ovvero mi ha permesso di parlare ancora una volta del mio passato e delle emozioni che mi ha lasciato. E’ una teoria secondo la quale, chi scrive compie appunto una sorta di “Strip-tease al contrario”, parlando di sé e del proprio passato, dapprima in modo insistente, ma via via sempre meno rilevante. Ci si denuda, si ha il bisogno di farlo, di cercare in fondo a sé le motivazioni e gli stimoli per scrivere e per farlo, si parte dalle emozioni vissute in prima persona. Avevo voglia e bisogno di raccontare il mio passato, degli amici con cui sono cresciuto, quelli con i quali ho intrapreso un lungo percorso di vita che continua ancora oggi. Ecco perché la scelta dall’epigrafe di Nelson Mandela: “Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati”.
Andrea, protagonista del romanzo, dopo un percorso lavorativo e umano a Roma, sente il bisogno e il richiamo della sua terra per chiudere il cerchio e ripartire dalle proprie origini.
Anche per “Aspettando l’alba” ho creato il Book Trailer, nel quale ho cercato di far risaltare il motivo per cui ho scritto questa storia, il senso del mio viaggio nel tempo. Le immagini che vedrete e che ho utilizzato, sono ricavate da pixaby, tranne quelle del furgone che invece sono il frutto di un ottimo lavoro fatto con l’amico fotografo Andrea Lanceni. Tengo a precisare che il furgone utilizzato è stato gentilmente prestato dall’amico Valerio Pievani, appassionato di auto d’epoca che si è messo a nostra disposizione per un set fotografico.
Oggi c’è una grande e importantissima novità: ASPETTANDO L’ALBA verrà pubblicato nei prossimi mesi da ZEPHYRO EDIZIONI che voglio ringraziare per la stupenda cover creata!
Vi lascio la trama e il Book trailer…aspetto i vostri commenti!!
La trama:
Andrea lavora per una piccola testata giornalistica di Roma, ma ambisce a qualcosa di più. Quando meno se lo aspetta e nel modo più inconsueto che abbia mai potuto immaginare, la sua carriera prende una piega decisamente positiva. La sua vita cambia totalmente: i soldi non sono più un problema, ma l’aspetto sociale ne risente molto. Carmen, storica coinquilina con cui ha intrecciato un’amicizia profonda, non lo riconosce più. La sua relazione con Silvia fatica a decollare. A frenarlo come sempre, sono le stesse paure e angosce che l’hanno costretto ad andarsene da Bergamo parecchi anni prima: un fatto accaduto negli anni della sua adolescenza, ha condizionato e indirizzato la sua vita in maniera irreversibile. In mezzo a questa crisi interiore, Andrea cerca contro tutto e tutti di mantenere quella posizione che da sempre ambiva, ma che rivela aspetti che non aveva previsto. Saranno le stesse persone che tanto hanno creduto in lui, a porlo di fronte a un bivio.
“Aspettando l’alba”…Il BookTrailer:
Marco
LEGGI I MIEI ARTICOLO SU ALESSANDRIA TODAY MAGAZINE:
Museo Storico – Reale Mutua Assicurazioni: tra cambiamento, innovazione e integrazione.
Ph Cristina Pipoli
Il Museo Storico – Reale Mutua Assicurazioni nacque nel 1828/29 sotto la guida dell’avvocato francese Giuseppe Lorenzo Henry tra innovazione, cambiamento e integrazione; questa attività con il sostegno di Re Carlo Felice ebbe per obiettivo quello di dare una copertura assicurativa ai sudditi del Regno di Sardegna contro il pericolo degli incendi, sempre molto presenti nella società del tempo.
Trasparenza, affidabilità, correttezza verso i propri soci sono i principi che consentono alla Compagnia di conquistare un posto di rilievo nel tessuto economico del Regno d’Italia e di aprire nuovi rami assicurativi, in coerenza con il mutare della società e dell’economia dello stato unitario. Quando il turista visita il museo viene anche a conoscenza della storia dei Savoia e di un ramo in particolare che è quello dei Carignano. La famiglia quindi passò ai cugini cioè i discendenti del fratello di Carlo Felice.
Il museo ubicato a Torino in via Corte d’Appello n.11 è stato inaugurato nel 2007.
L’edificio è composto da 4 piani ed è l’esempio palese dell’architettura torinese degli anni ‘30.
Lo stabile attuale venne bombardato l’8 dicembre 1942 e il 13 luglio 1943.
La particolarità di questo Museo è la presenza di oggetti inclusivi per persone ipovedenti o non vedenti e spiegazioni per i sordomuti in lingua LIS (la lingua dei segni).
La guida turistica Ludovica Govean si augura che questo museo sia maggiormente conosciuto grazie anche a questo articolo, facilmente troverete lei ad illustrare questo “tesoro storico”.
Nella sua storia secolare Società Reale Mutua di Assicurazioni si è confrontata con le esigenze del tempo per non tradire il suo status di “mutua assicuratrice”.
Giuseppe Giulio Lorenzo Henry (1798-1856) fondatore di questa assicurazione, sin da giovane fece pratica legale a Parigi per poi passare all’intendenza Militare di Bordeaux. Prestò servizio per due anni presso il Ministro della Guerra, approfondendo lo studio dell’organizzazione amministrativa e tecnica delle compagnie francesi di assicurazione. Il 13 gennaio 1829 con il “Decreto Regio Paterno” re Carlo Felice avallò la costituzione della Società, confermando Henry nel ruolo di Direttore Generale. Questa mansione venne svolta fino al giorno della sua morte.
Luigi Colla il 25 agosto 1829 assunse la carica di Primo Presidente del Consiglio di Amministrazione di Reale Mutua e dal 1830 al 1846 svolse il ruolo di Presidente del Consiglio Generale della Società.
Eccessivo, eccentrico, paradossale, contraddittorio. Non ci sono appellativi che non siano stati usati per esprimere le caratteristiche di questo personaggio eclettico e dissacrante, nato per eccellere e stupire agli inizi del XX secolo. Salvador Dalì è nato due volte. La prima, a Figueras, il 21 ottobre 1901, ma il bimbo morì a 21 mesi di vita. Il Nostro nascerà nove mesi e dieci giorni dopo la sua morte, l’11 maggio 1904. Egli si trascinerà dietro tutta la vita il peso di dover reincarnare il fratello maggiore di cui porta il nome: “una sorta di complesso di colpa del sosia, trasformato in fissazione paranoica, estetica” (Marco Vallora). “Tutte le mie eccentricità, tutte le mie esibizioni incoerenti sono la tragica costante della mia vita”, si legge in Conversazione con Dalì (1969), di Alain Bosquet. “Devo provare a me stesso che non sono il fratello morto ma quello vivo. Come nel mito di Castore e Polluce, uccidendo mio fratello ho conquistato l’immortalità per me stesso”. Come dire che la morte del primo Salvador è la molla, l’arco teso che lo lancerà molto lontano…nel firmamento della pittura. “Lo si voglia o no, sono stato chiamato a realizzare prodigi”, ha dichiarato. Nella sua biografia si legge che ha una relazione ambigua col poeta Garcia Lorca, ma si dice che Dalì abbia sempre rifiutato le ripetute avances di Federico. “Canto le tue ansie d’eterno illimitato”, scriverà il poeta in una sua ode dedicata all’amico.Dalì è stato uno dei maggiori esponenti del Surrealismo (nuovo spirito dell’arte battezzato da Apollinaire col nome di Superrealismo, al debutto del balletto Parade di Cocteau, 1917); costituito fra gli altri dai poeti Paul Eluard e Andrè Breton, dal cineasta Bunuel, dagli artisti figurativi Manritte, Ernst, Mirò, Man Ray; e ancora, Edward James, Hans Arp, Arpo Marx (solo per citare quelli che diverranno famosi). Sposò dopo una convivenza di molti anni, Gala Diakonoff di dieci anni più grande, moglie del poeta Eluard (da cui poi divorziò), ed ex compagna di De Chirico; una donna-manager avida di potere, la quale impostò da subito la relazione col ruolo di “protettrice”, o meglio di impresario, relegando a Dalì quello di “dipendenza”, e desiderosa di organizzargli la vita. In amore prediligeva il triangolo; ma grandi furono le sue sfuriate di gelosia quando nel periodo precedente la seconda guerra mondiale Dalì divenne amante di Edward James.Egli non era per lei che una semplice “macchina per far soldi”. “I Dalì sono due, uno appartenente al suo mondo di vivida, geniale e avvincente paranoia, in cui vive più della metà della sua vita; l’altro è l’accorto affarista, creato dalla moglie Gala” (Edward James a Dalì, marzo 1941). (Fu Andrè Breton a coniare l’anagramma Avida Dollars dal nome Salvador Dalì – cosa che divertì molto l’interessato). Il miele è più dolce del sangue (1927) fu il suo primo dipinto surrealista. Famosa la serie dei suoi orologi molli. Molti i disegni e i dipinti raffiguranti la moglie Gala. Soggetti della sua arte, anche i ritratti di Eluard, Lenin, Freud. Dal 1927 al 1929 fu il periodo per lui più prolifico e rappresentativo. Famoso resta il suo ritratto a una vedette del cinema, Mae West.
La sua potenza espressiva, l’intensità cromatica delle forme nello spazio e nella luce, davano voce e sangue alla tela. Alcuni dei suoi quadri, unici e dalla stesura raffinata, restano l’espressione dell’inconscio collettivo del XX secolo. Egli, il genio, ne è l’archetipo. Vogliamo qui aprire una parentesi per dire che nell’immaginazione popolare il genio è sempre dotato di poteri magici; è sempre considerato come agente di una forza esterna. Questo potere può risultare misterioso anche al genio stesso. Egli obbedisce a una sorta di desiderio istintivo, a una necessità interiore. L’arte visionaria di Dalì passa alla storia anche per i titoli bizzarri e improponibili quali, per citarne qualcuno: “Burocrate medio atmosferocefalico nell’atto di mungere un’arpa cranica”, “Teschio atmosferico che sodomizza un pianoforte a coda”, “Autoritratto molle con pancetta fritta”, “Lo svezzamento del nutrimento dei mobili”, “Acido Galacidalacide sossiribonucleico (Omaggio a Crick e Watson)”. Nella storia dell’arte, in modo specifico egli è il Surrealismo, in una rappresentazione personalissima, spesso dal contenuto delirante, definita “metodo paranoicocritico”.La sua opera apre le porte verso universi paralleli, in una visione allucinatoria; ma Dalì è ben consapevole del confine che separa il mondo reale dall’immaginario. Nel 1944 Alfred Hitchcock lo volle per la realizzazione delle sequenze oniriche per il film Io ti salverò, con Gregory Peck e Ingrid Bergman. Si trattava di illustrare i sogni del protagonista in preda ad amnesia. Egli era originale ad ogni costo e viveva di un protagonismo insaziabile. Sempre in equilibrio sulla corda tesa delle sue assurde trovate, ad una conferenza alla Sorbona del 1955, si presentò in una RollsRoyce bianca, stipata di cavolfiori. Nelle sue performances, ogni cosa che toccava si trasformava in oro. Scrive nel suo Diario di un genio: “in uno stato di permanente erezione intellettuale ogni mio desiderio è esaudito”. Un sempre crescente numero di psichiatri vedevano in lui un caso allettante dal punto di vista di uno studio ravvicinato. Egli è noto agli studiosi della psiche come un “perverso polimorfo”. Nell’opera daliniana gli istinti sessuali appaiono cerebralizzati e sublimati dall’arte. Dalì era sempre eccessivo e le sue manie grandiose e strampalate spesso infastidivano. Fu molto criticato dalla stampa e dall’opinione pubblica, e anche minacciato, per aver dichiarato di simpatizzare per il generale Franco. Fino alla fine, ebbe il culto paradossale della propria immagine. Negli ultimi tempi, fra gli alti e bassi della malattia che lo aveva colpito (morbo di Parkinson), si lamentava dicendo com’era difficile morire. (Gli era già mancata Gala da alcuni anni). Fantasma di se stesso, morì a 87 anni, il 23 gennaio 1989, nella clinica dove era stato ricoverato per collasso cardiaco.
Sabato 6 maggio 2023 presso l’A.N.M.I.G. (Associazione nazionale mutilati invalidi di guerra) ha avuto luogo la presentazione del saggio storico Utopia – Il naufragio della Speranza, ed. del Rosone, del giornalista Duilio Paiano nonché poeta, scrittore, saggista. L’evento – moderato da Maria Teresa Infante La Marca – è stato fortemente voluto dalla Presidente Maria Antonietta Tella la cui associazione può considerarsi un crocevia artistico e letterario della provincia grazie al suo impegno, alla dedizione e all’amore per il sapere e la conoscenza. La serata è stata intervallata da apprezzabili momenti musicali ad opera dei docenti e alunni del corso a indirizzo musicale “Scuola secondaria di primo grado G. Bovio” (Sergio Paciello, Claudio Rotundi, Michele Campanile – Alice Recchia, Aurora Pontone, Roberto Cagnazzo). La lettura dei passaggi tratti dal saggio è stata affidata ad Anna Ponziano, scrittrice/poetessa e Paola Pizzolla, attrice teatrale)
Il volume vanta la prefazione del prof. Augusto Mastri, della University of Louisville (USA). Pubblicato nel 2017 e già presentato in più occasioni, consta di oltre cento pagine corredate da una folta iconografia riguardante immagini e documenti dell’epoca in cui si svolse la triste vicenda narrata – un dramma di vaste proporzioni dell’emigrazione nazionale – rimasta per lungo tempo inspiegabilmente sconosciuta. All’autore va il grande merito – in seguito a una certosina opera di indagine, di scavo e lavoro di archivio – di averla riportata alla memoria per restituire dignità alle centinaia di vittime, tutti emigranti della nostra penisola.
“A Faeto, dove io ho casa e dove mi rifugio appena posso per ritrovare me stesso, ho sentito parlare per anni di questa nave naufragata alla fine del XIX secolo con a bordo degli emigranti faetani senza che nessuno sapesse fornirmi particolari che andassero oltre il puro e semplice dato di cronaca: la data e il luogo del naufragio. Sono stato spinto a saperne di più e ho iniziato le mie ricerche: ho scoperto una miniera di notizie e di particolari inimmaginabili che, nella necessaria sintesi ma senza trascurare i passaggi fondamentali, ho riportato nel libro. La cosa che mi ha sconvolto di più è stato il pressoché generale e diffuso oblio che ha ammantato questa tragedia: nei paesi della provincia di Foggia interessati (Faeto e Roseto Valfortore) se ne parla poco e spesso in maniera superficiale e con scarsa aderenza alla verità dei fatti.” (Duilio Paiano)
Utopia – nel nome un destino? – è il piroscafo della Compagnia britannica “Anchor line” che naufragò il 17 marzo 1891 nella baia di Gibilterra e causò il numero più alto di vittime nel Mediterraneo.
La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia notifica la partenza della nave al 12 marzo 1891 ma in effetti Utopia salpò il 7 marzo dal porto di Trieste per fermarsi a Messina e Palermo e poi giungere nel porto di Napoli il 12 marzo dove imbarcò la maggior parte degli 813 passeggeri a cui vanno aggiunti 59 uomini di equipaggio.
Destinazione il Nuovo Mondo, nello specifico New York, la terra dei sogni e delle illusioni verso cui, a partire dalla seconda metà dell’800, era diretta gran parte della popolazione italiana stremata dalla povertà e ridotta a vivere di stenti. Duilio Paiano, a riguardo, riporta brevi excursus di M. Galante, S. Sonnino, D. Donzella, C. Levi, F.S. Nitti. Riporto brevemente il Nitti che, riferendosi alla miseria in cui versavano gli abitanti del Mezzogiorno, scrive testualmente “o briganti o emigranti, non c’era alternativa”.
Purtroppo le speranze degli emigranti imbarcati sulla nave Utopia furono tranciate cinque giorni dopo la partenza, prima che la nave prendesse il largo nell’Oceano Atlantico. Nello stretto di Gibilterra in cui doveva fare scalo per rifornirsi di carburante, in seguito al peggioramento delle condizioni meteorologiche, urtò la corazzata britannica Anson il cui rostro provocò uno squarcio disastroso.
Erano le 18:36 di martedì 17 marzo 1891. In soli venti minuti, in cui imperversa il panico e il terrore, la nave affondò e per 576 passeggeri (così stimati), già stivati in terza classe in pessime condizioni igienico sanitarie, non ci fu scampo nonostante i soccorsi immediati in una gara di solidarietà.
Le vittime appartenevano alle regioni più disparate, la maggior parte del meridione. Nella tragedia morirono anche diciotto dei ventisette faetani imbarcati, e otto rosetani (FG). Ad oggi la tragedia è semi sconosciuta seppure riportata abbondantemente dalla stampa nazionale ed estera del tempo di cui troviamo varie illustrazioni nel volume, a testimonianza.
“Ho voluto scrivere questo libro per rendere giustizia alle vittime del naufragio e a tutti gli immigrati che nel tempo hanno alimentato un fenomeno sociale attraverso cui i nostri borghi si sono anche ripresi dalla miseria, grazie alle rimesse in denaro che gli emigrati inviavano a casa. Ho anche chiesto ufficialmente di intitolare uno spazio significativo di Faeto a questi naufraghi affinché la memoria renda loro giustizia ma, soprattutto, perché il loro sacrificio venga consegnato alla conoscenza delle generazioni più giovani. Al di fuori di ogni retorica, se noi oggi siamo quel che siamo, lo dobbiamo anche alle donne e agli uomini che sono stati costretti ad abbandonare casa, paese e affetti, spesso rimettendoci la vita come nel caso dei naufraghi dell’Utopia. Sono in fiduciosa attesa…” (Duilio Paiano)
Pochi mesi fa la richiesta del nostro Autore, che peraltro ricevette nel 2011 la cittadinanza onoraria di Faeto, è stata “in parte” accolta dall’amministrazione locale. Oggi infatti visitando il piccolo borgo dei Monti Dauni, di circa seicento abitanti, ci si può fermare in raccoglimento davanti al monumento in memoria delle diciotto vittime faetane del naufragio di cui sono riportati i nominativi. Tra loro una intera famiglia, Domenico, Filomena e i loro tre figli.
Il monumento è stato donato dalla Famiglia Paiano. Salgono in lunga fila, umili e muti, e sopra i volti appar bruni e sparuti umido ancora il desolato affanno degli estremi saluti dati ai monti che più non rivedranno. (E. De Amicis – Gli emigranti)
La Festa delle Rose è nata nel 2002 per esaltare il particolare unicum architettonico e ambientale che include la magnificenza della Reggia e dei suoi giardini, la città di Venaria Reale ed il suo borgo antico. È partendo da questa unicità che la Fondazione via Maestra per conto della città di Venaria Reale organizza e promuove la Festa delle Rose, ormai giunta alla 19° edizione. Fin dalla prima edizione questa particolare liaison tra borgo e Reggia ha trasformato l’evento della Festa delle rose in un appuntamento identitario della città.
Museo Gambarina: presentazione del libro di Paolo Lenti “Pavor nocturnus”, a cura della Prof.ssa Barbara Viscardi
Alessandria: Giovedì, 18 Maggio 2023, presso il Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta”, alle ore 17.30, presentazione del libro di Paolo Lenti“Pavor nocturnus”, a cura della Prof.ssa Barbara Viscardi, con letture fatte da alcuni attori della compagnia Teatro Insieme di Alessandria. Al pianoforte eseguirà alcuni brani la Prof.ssa Cecilia Brovero. Sarà presente l’Autore.
La casa editrice TRIPLA E, con il libro di Paolo Lenti, sarà presente al Salone Internazionale del libro di Torino, che si svolgerà dal 18 al 22 Maggio, presso il Padiglione 2 stand M66.
Tre racconti, tre storie di uomini, che trascinano il lettore, costringendolo a entrare nella loro mente, per amarli o detestarli, così come amiamo e talvolta detestiamo noi stessi, quando ci soffermiamo a osservarci, o quando abbiamo timore di farlo.
Tre racconti che, nell’insieme, costituiscono un affresco che suggerisce l’idea di quanto sia complicata e difficile la condizione umana e di quanto sia complessa la nostra psiche.
Quel ricordo di Anna che trasforma il dolore in rinascita
E’ la poetessa Paola Arcuri, medico di professione, ad aprire, questa volta, il suo cuore nel docufilm “Un giorno con…”, targato Aletti, la casa editrice che ha sede a Villanova di Guidonia, nel nuovo format scelto per far conoscere meglio i membri della sua community letteraria. «La scelta di realizzare un docufilm – racconta l’autrice che vive a Roma – è stata principalmente dettata dall’esigenza di esprimere le mie emozioni in una modalità diversa rispetta alla scrittura, vincendo anche determinate remore legate alla timidezza e al fatto che esporsi in prima persona potesse anche comportare di esporsi al giudizio di persone che sostanzialmente non conoscono il mio vissuto: in questo senso é stata anche una sfida con me stessa». Le immagini più belle di Tivoli (Roma), storiche e naturalistiche, introducono l’autrice che si presenta, subito, con il suo animo provato da un grande dolore, facendo da sfondo e cornice alle emozioni espresse [guarda il docufilm]. Un dolore, interiorizzato per troppo tempo, ma che è riuscita a tirar fuori e a condividere proprio grazie alla scrittura, diventata, così, terapeutica. La tematica dell’abbandono, del dolore, della disperazione, emerge sin dalle prime liriche di Paola Arcuri, che ha iniziato a scrivere circa vent’anni fa. Così come il tema dell’amore, un amore ritenuto impossibile. Emozioni intime che scorrono come l’acqua di una cascata ripresa nel docufilm, e che non riescono a bloccare il flusso dei ricordi perché un lutto così devastante, come la perdita di una sorella appena trentatreenne, annienta e rende complicato rialzarsi, ricominciare, rivedere la luce, quando ti viene a mancare la “metà di te”.
Paola, seduta su una panchina, vuole dare voce a questo senso di solitudine, leggendo la sua poesia “Solo con i fiori”, mentre scorrono le foto in bianco e nero che la ritraggono bambina, felice e spensierata. “Non mi è rimasto altro modo per esprimerti il mio amore. Hai solo il mio pensiero, hai solo i miei ricordi”. In questi versi, dedicati alla sorella Anna, una vita spezzata troppo presto, l’autrice vuole rappresentare la disperazione, quella perdita che ti porti dentro in ogni momento della vita, anche in quelli inaspettati, in un ricordo che riaffiora prepotentemente, come nelle foto che le ritraggono insieme e, soprattutto, il senso di impotenza dinanzi ad un evento così tragico e improvviso. Una rosa rossa e Paola che cammina, gradino dopo gradino, affrontando un dolore più grande di lei, sanciscono un rapporto empatico con gli spettatori che accolgono quel dolore ascoltando le sue parole. Sono trascorsi ben ventinove anni da quella perdita, ma ancora incide sulla sua vita. Diverse le poesie dedicate a questo rapporto indissolubile che va oltre il tempo, oltre la vita, oltre la morte. Tra queste: “Nel buio”. “Non vedi una strada, non vedi una luce. Poi vedi una piccola luce, ti accorgi che c’è sempre stata, è dentro di te”; e, ancora, “Quando ti vedevo”. “Quando sei andata via tu è andato via il sole”. Un dolore amplificato dalla delusione per un amore finito. Un amore a metà. “Sai che soffrirai ma ne gioisci. Sai che stai perdendo la libertà ma ti fai legare. Un amore a metà… per un uomo a metà”. Paola cammina tra gli scorci di Tivoli e, intanto, percorre, giorno dopo giorno, la sua esistenza, alla ricerca di un nuovo senso della vita, una nuova consapevolezza e, finalmente, rivede la luce con la nascita della sua bambina. Quella luce che le era stata tolta in estate, sempre in estate, le è stata ridata. Le foto con sua figlia fanno da sfondo alle poesie che Paola le ha dedicato. “Mano nella mano ti terrò finché tu vorrai e sarai in grado finalmente di prendere il volo”. Con lei, il passaggio dal buio della perdita alla luce della speranza e della rinascita, scaturito dalle fotografie di famiglie che scandiscono il tempo che scorre, anche di quegli anni non vissuti, trascorsi nel limbo del dolore. E al tempo, l’autrice dedica la lirica “La clessidra”. “La sabbia dei giorni della mia vita scorre, si assottiglia, scendendo nell’altra metà del mio passato”. Ma il dolore fortifica, lo sa bene Paola, diventata una donna autonoma, indipendente, da medico, empatica anche verso le sofferenze altrui. Senso, libera, clessidra, tempo, buio, estate, fiori, sono il sillabario che insegna a leggere la vita dell’autrice e che viene raccontato, a cuore aperto, nel docufilm. Lo sguardo si pone verso l’orizzonte, verso l’oltre di una esistenza segnata, in ogni caso, dall’amore incondizionato. “Tornerà il tempo delle antiche risate, di racconti, di chiacchiere notturne, delle aspettative e di speranze mai sopite”.
Sapete a cosa sto pensando? Sto riflettendo molto sul significato della parola “promessa”. Promessa sta a significare un impegno preso verso un’altra persona e che bisogna rispettare. Ma vedo che oggi mantenere una promessa sembra essere un valore di poco conto… si promette senza mantenere… mentre nei tempi passati la parola di una persona valeva quanto la sua firma… la promessa data faceva parte del loro onore e andava rispettata. Oggi addirittura non solo non si rispettano le promesse ma molte persone sanno di non rispettarle anche prima di accettarle e questo comportamento sta diventando normale… la promessa ha perso la sua importanza come la fiducia… la sincerità… la fedeltà… Ma non si comprende, non si capisce l’importanza e il costo psicologico di un tale atteggiamento in quanto si perde credibilità e tutti… parenti, amici e anche persone conoscenti non si fidano più di questa persona perché non possono contare sulla sua parola. Perché allora si promette tutto con leggerezza e addirittura senza la convinzione di poterla mantenere? Ma dico? Ne vale la pena? Barattare la nostra dignità, la nostra autostima in questo modo? Mantenere anche una piccolissima promessa ci fa onore… influisce positivamente sulla nostra personalità e sulla nostra vita come: Rinforzare la nostra autostima Avere fiducia in noi stessi Essere credibili migliorando le qualità delle nostre relazioni non solo con gli altri ma anche con noi stessi. La parola è uno dei valori più importanti di noi esseri umani e le promesse ne rappresentano la massima espressione, un elemento fondamentale che Stephen R. Cowey definiva come il conto corrente emozionale. Cowey morto nel 2012 è stato scrittore, professore e uomo d’affari statunitense e autore del bestseller “Le sette regole per avere successo”. Che cosa rappresenta questa metafora: il conto corrente emozionale? Cowey si riferiva alla quantità di fiducia che una persona si crea nel tempo nelle relazioni con gli altri. Immaginiamo di avere un conto corrente che utilizziamo ma al posto del denaro ci sono emozioni, attenzioni, comprensioni, sentimenti. Quando ci dimentichiamo di mantenere le promesse date.. di dare attenzione alle persone che ci vogliono bene noi stiamo prelevando dal nostro conto come in banca a seconda delle nostre disponibilità. Ma cosa succede se preleviamo solo senza mai versare? o addirittura arriviamo a sfiorare il fido concesso? Che la banca ci chiederà di rientrare immediatamente dalla somma dello sconfinamento altrimenti revoca l’affidamento. E allora dobbiamo cercare di non arrivare in rosso e in che modo? Effettuando dei versamenti sostanziosi sul nostro conto corrente emozionale come: Dare fiducia Fare piccole attenzioni Essere leali Essere coerenti Essere disponibili Mantenere le promesse.
Io, Guenda e il gene matto sarà presentato nel cortile della chiesa dell’Azienda Ospedaliera
L’iniziativa, che si terrà venerdì 12 maggio, si inserisce nelle attività del Centro Studi per le Medical Humanities
Alessandria: Nella suggestiva cornice del cortile della chiesa SS Antonio e Biagio dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria sarà presentato, venerdì 12 maggio, il libro di Lucia Ravera “Io, Guenda e il gene matto”.
Un’iniziativa che si inserisce nelle attività del Centro Studi per le Medical Homanities dell’AO AL, che ha proprio tra i suoi obiettivi mettere al centro la cultura come parte integrante della cura e della terapia.
Dalle ore 17,00 l’autrice dialogherà, moderata da Patrizia Santinon, psicoanalista della struttura di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, con la protagonista del libro Francesca Seimi, l’editore Silvana Rossi, la presidente della Consulta pari opportunità Enza Palermo e le esponenti di Soroptimist International Clud di Alessandria, Paola Dossena, e dell’associazione Giuditta, Monica Deevasis.
Io, Guenda e il gene matto è la storia di una ragazza che è diventata donna, nonostante la malattia. È il racconto di un viaggio forte di dolore, rabbia, disperazione, ma soprattutto meraviglioso e ricco di incontri, di volti, di luoghi, di profumi, di sapori, di rinnovate epifanie. È una dichiarazione di amore verso la vita, un appello dedicato a quanti non colgono la bellezza del qui e ora.L’appuntamento è a ingresso libero e vede la collaborazione della Biblioteca Civica “Francesca Calvo” e il patrocinio della Città di Alessandria. Per informazioni è possibile inviare una e-mail a comunicazione@ospedale.al.it.
Valle d’Etna, vorrei fra’ tuoi vigneti Signoreggiare una casetta bianca, E col fantasma de’ miei sogni lieti Là riposarmi vecchierella stanca;
Fra quercie annose e giganteschi abeti, Calcando il monte, che la neve imbianca, Allor quei dolci mormorar secreti Non detti nell’età che presto, ahi! manca.
Ciccuzza, ancella dalla carne bruna, Dall’ampio sguardo, dalle membra svelte, Compagna ne saria della fortuna;
E sorridenti con la fresca aurora, Dai mondani fastidii alme divelte, La giovinezza sogneremmo ancora.
*
Rosa felice
Ieri, del vespro nelle placid’ore, Tornando a casa per la via men corta, Una rosa di pallido colore Lasciai cadere sulla vostra porta.
Sembrovvi forse quell’amico fiore, Fiore che a caso il vento folle porta? Oppur vi disse, col soave odore, Come a voi penso, benchè a voi sia morta?
Forse, chi sa? quella beltà che olezza Lambendovi la faccia lieve lieve, Del vostro labbro sentì la carezza!
Rosa felice! la tua vita breve Quanta gioia gustò, quanta dolcezza! E fiel soltanto la mia, lunga, beve!
*
Fumando una sigaretta
O dolce sigaretta orïentale, Come la vita in aere te ne vai, Come l’amore dal potente strale, Come il ricordo d’ogni idea che amai.
Delle nuvole tue l’onda spirale Ove corra, dimando, e tu nol sai! Tale alla gioia che mi torce l’ale, Chiedo e richiedo invano: «Oh tornerai?»
Mollemente distesa, ebbra di fumo, In peregrina visïon raccolta, Due occhi miro tra ’l caldo profumo:
Senza riso vêr me, senza carezze, Il freddissimo lor guardo si volta…. Perchè vi leggo un mar di strane ebbrezze?
*
E voi passate…
Spazza le nubi sotto il ciel sereno, Spazza le strade il gelido aquilone, E di vedervi pochi istanti almeno Un desiderio dentro il cor mi pone.
Dalla candida brina arso il terreno Stride all’urto del piè che il sottopone; Di pellicce m’avvolgo omeri e seno, E a dispetto del freddo apro il verone.
Ivi passeggio, leonessa in gabbia, Posa mai non trovando, impazïente, Finchè di là passar veduto io v’abbia.
E voi passate altero, indifferente, Senza batter palpèbra o muover labbia, E voi passate, e non vedete niente!
*
Bionda chimera
Un profumo di morti e di cipressi Pel gelid’aere a me d’intorno vola; Varco un’orrida selva: oh tu sapessi Quanta è miseria nel sentirsi sola!
Oh tu sapessi, nei cupi recessi, Come, argentata dalla tua parola, La visïone di gaudî inaccessi Il pensier m’accarezza e mi consola!
Bionda chimera con la rosea fronte, Con pupille di sole e ciglia d’oro, M’arride nell’opal dell’orizzonte!
Nel sol levante e nell’occidua luna Con tutti i moti del mio cor l’adoro…. E lontana adorarla è mia fortuna!
*
Estate fiorentina
Pungono l’Arno come spilli d’oro Nell’alta notte, gli schierati lumi, E corre pel quïeto aere un tesoro Di fulgidi riflessi e di profumi.
Dall’acque ascende, in murmure sonoro, La sempiterna melodia de’ fiumi, Molli aure bevo e a placido ristoro Par che m’invitin delle linfe i numi.
Ed io disdegno la tranquilla sera, Chè nel desio fantastico mi romba, Eco invocata, l’invernal bufera
E il frastuon di gennaio: afosa tomba M’è l’estiva cittade, e grave e nera La sonnolenza sua nel cor mi piomba.
*
A L.B.
Nel paese vai tu, dove fioriscono Con gli aranci le rose, Dove cresce l’ulivo e al sol biondeggiano Le mèssi rigogliose?
Nel paese vai tu, dove più teneri Le fanciulle hanno sguardi, Ove il sangue fluisce al cor caldissimo Con battiti gagliardi?
Nel paese vai tu, dove riposano, Non mai dimenticati, Vecchi e giovani eroi sotto le cupole E i campi inseminati?
Nel paese vai tu, dove son gli odii Feroci e le vendette, Ove, derisa sull’altar, non frangesi La fè che si promette?
In quel paese vai? Per me salutalo, Digli che l’amo anch’io, O innocente fanciulla, soavissimo Fior del paese mio.
*
In ferrovia
La vaporiera a volo Mi spinge sulla via lontana e rapida; Io passo; immoto e solo Star veggio un uom sul polveroso tramite.
Ei posa, io fuggo: assai Il suo destino appar dal mio dissimile: Più non lo veggo! ormai Più non c’incontreremo al nostro secolo!
Ma che? Sì varia sorte Noi forse abbiamo? È la comun miseria Fine a entrambi e la morte: Fermo ei le aspetta, io verso lor precipito.
*
Celeste
Tutto m’è caro che ricorda il cielo, Dell’innocenza mia primo sospiro, Il mar che lo riflette senza velo E l’occhio colorato di zaffiro;
Il monumento di turchino gelo, Cui, sovr’alpestre culmine, m’inspiro, Il fiore azzurro che, su tenue stelo, «Pensate,» dice, «a me che vi desiro;»
Il liber estro d’un augel volante, Della farfalla l’aleggiar tra’ fiori, L’anima piccioletta d’un infante.
Ma la pietà, che, singhiozzando, accorda All’uman pentimento i suoi tesori, Il cielo, sovra tutto, a me ricorda.
*
Io sarò polve
Io sarò polve – e parleranno ancora Dell’amor mio questi pietosi lai, Amor modesto, che soffrendo adora, E il suo mistero non ti disse mai.
Oh forse in quella lontanissim’ora Ti si rivelerà come t’amai, E in ogni verso, che la rima infiora, Una lacrima mia raccoglierai.
Allor, dinanzi alla volgare prosa, T’alletti l’aura del mio sentimento, Come profumo di serbata rosa.
Stille, nel sonno, io liberò di miele, E questi fogli, ch’ora gitto al vento, La morte meno mi faran crudele.
( da Nuove Poesie, Firenze, Le Monnier, 1885)
*
Maria Paternò Castello di Carcaci nacque a Catania nel 1840 ( nel 1845 o nel 1847, secondo alcune fonti).
Restò orfana di entrambi i genitori in tenera età e fu educata a Palermo da una zia, dimostrando fin da giovanissima una grande intelligenza e una spiccata propensione per la poesia. I suoi primi versi apparvero sulla rivista fiorentina “Letture di famiglia”: la poetessa, allora quindicenne, si cimentava in uno stile ancora scolastico e di maniera, rivelando già, comunque, un precoce talento.
Era dotata di uno spirito indipendente e ribelle che mal si adattava alle convenzioni del suo tempo; era, soprattutto, estremamente curiosa di tutto ciò che poteva arricchirla intellettualmente.
Per questo, non appena fu maggiorenne, Maria manifestò la ferma volontà di emanciparsi e cominciò a viaggiare per l’Europa, frequentando gli ambienti più stimolanti dal punto di vista artistico e culturale. A Ginevra divenne allieva del filosofo materialista Carl Vogt (1817-1895) le cui teorie, in radicale antitesi con le dottrine spiritualistiche dell’epoca, consideravano il pensiero in senso fisico e meccanicistico, riducendolo ad un mero processo biologico.
Ma fu la città di Firenze a segnare maggiormente il destino di Maria: durante la sua permanenza nella città toscana, infatti, la nobildonna pubblicò vari scritti (“Poesie”, “Rosalinda”, “Idillio fantastico”, “Spigolature”, “Note Tragiche”) che furono accolti molto favorevolmente e le diedero una discreta notorietà. A Firenze, inoltre, Maria conobbe il marchese Antonio Ricci Riccardi, diplomatico e scrittore, che sposò nel 1870.
Il matrimonio durò felicemente per cinque anni, prima che la coppia entrasse in crisi a causa di alcune gravi incomprensioni; alla fine, riconosciuta l’impossibilità di sanare i loro contrasti, i due decisero di separarsi.
Affranta per il fallimento del suo matrimonio, Maria si gettò anima e corpo nella scrittura, componendo poesie di rara intensità che furono poi, insieme ai suoi precedenti scritti, raccolte in un unico volume intitolato “Nuove Poesie” ed edito da Le Monnier.
L’eccezionale profondità dei versi, nei quali vibravano sentimenti vivi e autentici, decretò per l’opera un grande successo di pubblico e critica, raccogliendo recensioni molto positive su alcune delle più autorevoli riviste letterarie. Un articolo uscito su “La Libertà” del 4 luglio 1885 definì le Nuove Poesie “un libro che fa onore al sesso femminile.” La raccolta riscosse consensi anche all’estero, tanto che Heise ne pubblicò una traduzione in tedesco.
Successivamente, la poetessa pubblicò i sonetti Fogliuzze erranti (1886) e A Vallombrosa (1895). Morì a Firenze l’11 giugno del 1923.
Esponente del tardo Romanticismo, la Ricci propose una poesia incentrata soprattutto sulle tematiche dell’amore infelice, della disillusione, delle falsità svelate, degli affetti familiari vissuti in una dimensione struggente e sofferta; frequenti nelle sue poesie sono le ambientazioni mondane e salottiere che, almeno per un certo periodo della sua vita, dovettero costituire la sua quotidianità.
Mostra Gianni Baretta, 13 maggio 2023_Arquata Scrivia
Si segnala un importante appuntamento culturale promosso dal Comune di Arquata Scrivia : sabato 13 maggio alle ore 17:00 si terrà l’inaugurazione della Mostra “Acqueforti, invenzioni fantasia e ricerca” che vuole celebrare l’artista Gianni Baretta attraverso alcune tra le più significative opere che rimarranno esposte fino al 13 giugno prossimo nell’Atrio del Municipio. La rassegna è frutto della collaborazione con l’Associazione “Il Triangolo Nero” di Alessandria.
Dopo la mostra della tarda primavera 2022 dedicata all’opera grafica di Pietro Villa, un altro incisore alessandrino, Gianni Baretta, peraltro suo grande amico, è protagonista in questo maggio 2023 con una rassegna di acqueforti che si pone come una ragionata e scelta silloge delle sue ultime esperienze di lavoro con i variegati e raffinati mezzi che appartengono a chi pratica questa non facile arte. L’attività di Baretta come artista-incisore è nata già dal lontano 1980, proprio su sollecitazione dell’amico Villa, a tutt’oggi, ha prodotto un numero altissimo di matrici superando ormai le 1100 lastre portate a morsura con numerose tecniche. Baretta riesce a trarre una infinita varietà di immagini che sgorgano dalla sua felice e fluida fantasia che spazia dai temi suggeriti dalla amata geometria come dalla mai esausta ricerca sul segno, attraverso la musica, la poesia, la storia dell’arte, discipline queste filtrate e rivisitate da acuti giochi linguistici testimoniate dai titoli delle sue opere.Grande la soddisfazione del Sindaco Alberto Basso e del Vicesindaco e Assessore alla Cultura Nicoletta Cucinella, felici di proseguire la collaborazione con il Triangolo Nero con cui condividono l’obiettivo di promuovere il più possibile la conoscenza dell’arte. Gli amministratori invitano quindi a visitare l’esposizione per scoprire il talento del linguaggio creativo di Gianni Baretta, semplice e delicato, come la sua indole, ma assolutamente non scontato.
Dopo il successo del nostro Gala d’inverno 22, del Concerto di Calogero Palermo con il Quartetto EOS e del prestigioso concerto dell’Orchestra del Carlo Felice, il 22 Aprile scorso, siamo felici di annunciare un nuovo importante appuntamento del nostro Festival.
Il 20 maggio è infatti in programma il
GALA DELLE ROSE
Preludio d’estate
Al termine della serata sarà offerta una rosa a tutte le signore presenti
Il concerto, che sarà diretto dal Maestro Maurizio Billi,
frutto della collaborazione fra l’Associazione Novi Musica e Cultura e l’Associazione Karkadè, gode del Patrocinio del Comune di Novi Ligure e dell’Ambasciata di Spagna, che in data 29 marzo ha comunicato la concessione del patrocinio morale al Novi Musica Festival e all’annesso Concorso internazionale di composizione, dimostrando pertanto di apprezzare la qualità artistica della manifestazione e la serietà dell’Associazione, fondata nel 2019 da Renzo Piccinini (Presidente), Gianni Calesini (Vice Presidente), Antonio Donà (Segretario), Patrizia Orsini (Direttore Organizzativo), Claudio Dellacà, Chiara Donà e Veronica Ferrando.
Direttore Artistico Maurizio Billi
L’Associazione, che pone particolare attenzione alla massima accessibilità a tutti i suoi eventi, ha aderito all’Agenda della disabilità
Fb Associazione Novi Musica e cultura
CONTRIBUTO MINIMO DI INGRESSO
Intero € 30,00
Ridotto Friend dell’Associazione e Under 12 € 20,00
Prelazione dei posti per i Friends dell’Associazione Novi Musica e Cultura
GLI ARTISTI
In foto Gala 2022
MAURIZIO BILLI
Direttore artistico del Festival e direttore dell’esecuzione
È nato a Roma nel 1964. Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica di Santa Cecilia di Roma diplomandosi in Composizione (sotto la guida di Teresa Procaccini), Musica corale e Direzione di coro, Strumentazione per Banda e Clarinetto. Allievo di Bruno Aprea e Nicola Samale, si è diplomato in Direzione d’Orchestra col massimo dei voti. Ha conseguito il Diploma di perfezionamento per la Composizione all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Franco Donatoni. Laureato con lode in Lettere all’Università “La Sapienza” di Roma, con una tesi su “La produzione sinfonico-corale di Goffredo Petrassi” (relatore Franco Donatoni), pubblicata presso la Sellerio e che ha ottenuto nel 2004 il “Premio Mario Soldati per il giornalismo e la critica”, collabora con alcune riviste musicali.
La sua attività di compositore gli ha valso numerosi premi e riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale fra cui , per ben due volte, l‘ambito premio “Personalità Europea“ (anno 2000 e 2010). I suoi lavori, pubblicati ed incisi per la Edipan, Sonzogno, Berben, Fonè, Quadrivium, Pentaphon, Autostop Music Edizioni, Rugginenti sono stati eseguiti con successo in Italia e all’estero, trasmessi e radiodiffusi dalla Rai (Radiotelevisione Italiana). Membro della WEMA (Wind European Music Association), ha tenuto il Corso di perfezionamento in “Composizione e Direzione per Banda” presso l’Accademia Musicale Umbra. E’sovente invitato in Giurie di numerosi concorsi nazionali ed internazionali di esecuzione e composizione musicale. Nel 2004 gli è stato conferito dall’Accademia della Musica Valençiana, il prestigioso titolo di Accademico Corrispondente. E’ stato docente di Analisi Musicale per il Corso Superiore presso il Conservatorio di Musica di Teramo, di Direzione e prassi strumentale per Orchestra di Fiati per il biennio Superiore presso i Conservatori di Musica Santa Cecilia di Roma e “Nino Rota” di Monopoli (Bari). Si è esibito nei più importanti teatri in Italia (fra cui il Carlo Felice di Genova, il Massimo di Palermo, il San Carlo di Napoli, il Comunale di Firenze) e all’estero (Stati Uniti, Messico, Israele, Norvegia, Turchia, Malta, Germania, Austria). Ha diretto orchestre prestigiose quali l’Orche stra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra del Teatro Carlo Felice, l’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano, la Filarmonica ‘900 del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica di Torino, i Berliner Symphoniker ed ensembles di musica contemporanea. Interessato alla musica sinfonico-corale, ha realizzato numerose produzioni con complessi artistici delle principali fondazioni lirico-sinfoniche italiane, tra cui quelle dell’Accademia di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma; del Teatro Comunale di Firenze, del Teatro Regio di Torino e di Parma, del Teatro Massimo di Palermo collaborando con artisti di fama internazionale come Leon Bates, Mariella Devia, Vincenzo La Scola, Stefano Bollani e altri. Impegnato in una intensa attività di promozione e diffusione della musica originale per fiati contemporanea e del Novecento è dal 1992 Direttore della Banda Musicale della Polizia di Stato, considerata tra le migliori Orchestre di Fiati a livello Internazionale, con la quale ha eseguito, in Italia e all’estero, più di cinquecento concerti. Dal 2002 al 2019 è stato Direttore Artistico del Festival Marenco e dell’omonimo Concorso Internazionale di Composizione, manifestazioni volute dall’Amministrazione Comunale di Novi Ligure per ricordare il compositore novese Romualdo Marenco, Maurizio Billi si è particolarmente distinto, in Italia e all’estero, quale musicista, compositore e direttore d’orchestra di indiscusso valore. Di particolare rilievo la Sua partecipazione ad eventi di livello internazionale quali il Ravello Festival e la Stagione Sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova. Dal 2020 è Direttore artistico del NOVI MUSICA FESTIVAL con ANNESSO CONCORSO DI COMPOSIZIONE, progetto realizzato per la prima volta nel 2020 dall’Associazione Novi Musica e Cultura, in collaborazione con l’Associazione Karkadè.
ENSEMBLE CAMERISTI CROMATICI
L’Ensemble Cameristi Cromatici, nasce nel Settembre del 2017 dall’amicizia dei due maestri Carlo Romano (Primo Oboe della RAI di Torino) e Roberto Bacchini (organista e compositore) con l’idea di affrontare un repertorio che parte dal periodo barocco fino ad arrivare ai nostri giorni senza escludere le magnifiche Colonne Sonore da films che Roberto Bacchini ha trascritto e arrangiato appositamente per Carlo Romano che da sempre è anche il primo Oboe dell’Orchestra di Ennio Morricone. L’espressività della violoncellista Ruta Tamutyte e del violinista Constantin Beschieru (primo violino) arricchiscono l’Ensemble con le loro sonorità timbriche capaci di far vibrare l’anima di chi ascolta. I Cameristi Cromatici pongono molta attenzione alla loro formazione, essi infatti sfruttano le potenzialità degli strumenti ad arco al suono contrapposto dell’oboe che ricrea quelle sonorità suggestive che guidano l’ascoltatore attraverso il corso della storia della musica. I Cameristi Cromatici hanno fatto concerti in tutta Italia e all’estero passando attraverso i Festival Musicali più importanti. L’Ensemble, che è formato in gran parte da musicisti dell’O.S.N. Rai, si presenta, nel Galà d’inverno, con una formazione da camera, diretti dal Maestro Maurizio Billi.
FEDERICO MONDELCI
Federico Mondelci è da oltre trent’anni uno dei più apprezzati interpreti della scena internazionale.
La sua carriera, iniziata dopo gli studi a Pesaro e a Bordeaux, lo ha portato anche a fianco di prestigiose orchestre (Scala, Filarmonica di San Pietroburgo, BBC Philharmonic ecc.) in tutto il mondo, dove propone sia le pagine ‘storiche’ per il suo strumento che il repertorio contemporaneo, ambito nel quale esegue brani spesso a lui dedicati, di grandi autori del Novecento (da Nono a Kancheli, da Glass a Sciarrino, da Gentilucci a Fitkin). Fondatore dell’Italian Saxophone Quartet e dell’Italian Saxophone Orchestra, coi quali gira il mondo da oltre vent’anni, ha registrato per Delos, Chandos, RCA e INA i più importanti brani solistici, con orchestra e per ensemble. Sempre più rilevante è l’attività di direttore con orchestre e solisti di fama mondiale: tra i numerosi impegni per le prossime Stagioni ricordiamo, in Italia, il Festival delle Dolomiti e il Festival delle Nazioni e gli appuntamenti con le orchestre Toscanini, Tito Schipa, Sinfonica Siciliana e di Sanremo e all’estero quelli con la Bangkok Symphony, la National Symphony Orchestra of Georgia e la Sinfonica di San Pietroburgo, dove è dal 2009 ospite regolare nella stagione diretta da Yuri Temirkanov.
Nato a Chisinau nella Repubblica Moldova inizia lo studio del violino all’età di sei anni presso la scuola di musica “C. Porumbescu” della capitale; durante il ciclo di studi musicali partecipa a diversi master classe e concorsi in Moldavia, Romania, Russia, Germania, USA .
Dopo l’eccellente Diploma moldavo consegue il Diploma in Violino (2004) e il Diploma Accademico di II livello in Violino (2008) presso il Conservatorio di musica “B. Marcello” di
Venezia con il M° M. Valmarana.
E’ vincitore di diversi concorsi nazionali ed internazionali.
Ha ricoperto il ruolo di spalla dei violini primi nell’orchestra Mitteleuropa FVG, nell’orchestra “S. Marco” di Pordenone e nell’orchestra regionale Filarmonia Veneta “G. F. Malipiero”, di concertino dei violini primi nell’orchestra I Virtuosi Italiani;
In qualità di solista si esibisce con l’Orchestra I Virtuosi di Venezia, L’orchestra del Gran Teatro la Fenice e I Virtuosi Italiani, Orchestra Sinfonica di Udine.
Attualmente ricopre stabilmente il ruolo di violino di fila presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
CARLO ROMANO
già primo oboe solista dell’Orchestra Sinfonica della Rai
Nato a Roma, è entrato nel Conservatorio “S. Cecilia” della sua città conseguendo gli studi musicali studiando pianoforte, armonia e diplomandosi in Oboe con il massimo dei voti nella prestigiosa scuola di Giuseppe Tomassini. Vincitore di più concorsi, si è subito affermato sia come solista che come I° oboe, collaborando con prestigiose orchestre italiane e straniere. Dal 1977 ha iniziato stabilmente l’attività di I Oboe, prima nell’ Orchestra del Teatro “Carlo Felice” di Genova ed in seguito, nel 1978, come vincitore del concorso di I Oboe Solista, nell’ Orchestra Sinfonica di Roma della RAI.
Ha occupato, per 42 anni, lo stesso ruolo presso l’ Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, dopo l’unificazione dei complessi nel 1994 a Torino. Ha svolto e svolge un’intensa attività solistica e cameristica con prestigiosi solisti e complessi di fama internazionale in Italia ed all’estero riscuotendo ovunque unanimi consensi di pubblico e di critica, tanto da essere considerato tra i maggiori oboisti italiani.
Nel 2007 gli è stato conferito un prestigioso premio alla carriera di Oboista dall’Associazione Musicale Internazionale “G.Verdi” di Sabaudia (LT) e nel 2018 ha ricevuto il premio alla carriera dall’Associazione Rossini di Pietrarubbia (PU) e il premio “Matino città della musica” (LE).
Oltre all’attività concertistica si dedica anche alla didattica. Si è dedicato inoltre alla realizzazione di colonne sonore, firmate da compositori di fama mondiale. Ha colloborato per oltre 45 anni con Ennio Morricone, registrando gran parte della sua musica da film e da camera, tenendo inoltre concerti in tutto il mondo. Partecipa regolarmente come membro tecnico del suo strumento e di musica da camera, nelle giurie di concorsi nazionali ed internazionali
Roberto Brignolo con opere degli allievi del Parodi di Acqui e dell’Alfieri e Penna di Asti
“Ritratti di uno qualunque” al Salone del Libro di Torino
“Ritratti di uno qualunque”, raccolta di racconti a vocazione impressionista, scritti da Roberto Brignolo ed illustrati dalle immagini dei quadri di artisti affermati o giovani talenti dei Licei Artistici Parodi di Acqui Terme e Alfieri e Perna di Asti, sarà presentato al Salone del Libro di Torino lunedì 22 maggio (ore 15:30-16:30 Sala Bronzo, PAD 2).
Brignolo, già docente dell’istituto G. Penna di Asti, si avvarrà dei contributi di Renato Parisio, dirigente scolastico del Penna, e Giorgio Boccassi della compagnia teatrale “Coltelleria Einstein” di Alessandria.
“Sono onorato di essere ospite del Salone del Libro di Torino per la presentazione del volume edito da Gallo Vercelli editore. Il progetto, che in qualche modo vede la fusione di poesia, pittura e teatro, è nato dal desiderio di applicare la rivoluzionaria tecnica pittorica dell’impressionismo e post-impressionismo al testo scritto. Una sorta di delirio dove colori toni e parole si scambiano i ruoli e presiedono alla creazione di arti figurative o letterarie seguendo una stessa sintassi”.
Opere d’arte di pittori impressionisti e postimpressionisti hanno ispirato Brignolo i cui poemetti sono stati a loro volta di stimolo per gli studenti. Alla visione di lavori degli allievi acquesi e astigiani, che hanno illustrato i poemetti, si affiancherà la registrazione di un adattamento teatrale di questi ultimi ad opera di Giorgio Boccassi. In questo modo i poemetti, divenuti immagini attraverso l’arte degli studenti, si animano nella loro drammatizzazione.
Nel volume, edito da Gallo Vercelli editore, si alternano le opere artistiche ispiratrici degli artisti affermati e quelle ispirate dei giovani talenti, e si mescolano con la poesia che ne trae origine o le alimenta, in un contesto di contaminazione in cui l’illustrazione libera dei poemetti per mano degli studenti ne mostra l’eccellenza nelle competenze pittoriche acquisite.
Erikson, psicoanalista infantile e autore della Teoria psicosociale dello sviluppo, sostiene che la vecchiaia, sia il momento dell’incontro di «dimensioni psicologiche quali integrità e disperazione».
Una fase in cui si rivedono le decisioni prese nel corso della propria esistenza, alla luce di nuove informazioni, e si cerca di dare una spiegazione, una giustificazione, un senso, a quello che si è fatto e a quello a cui si è rinunciato.
In questo particolare momento della vita può affiorare anche la consapevolezza di non aver più bisogno (se in passato lo si è avuto) di approvazioni o riconoscimenti, sostituiti da una matura coscienza di aver ormai conseguito stili esistenziali propri che possono o meno incontrare l’approvazione degli altri (da qui la difficoltà di far cambiare idea a qualcuno avanti negli anni).
Tra le gli aspetti della vita che vengono presi in considerazione vi sono anche la sfera affettiva e amorosa che può intraprendere due vie:
quella triste, rispetto a un’esperienza persa (nel caso della vedovanza) o mai avuta, nel caso in cui si fosse deciso o non si fosse potuto, negli anni addietro, costruire legami
quella saggia che permette di accettare il tempo trascorso e recuperare nella vecchiaia ciò che non si è avuto prima
L’amore o le relazioni affettive vengono vissute, a seconda del cammino intrapreso in modo conflittuale o maturo poiché, sempre secondo Erikson, «l’adolescenza come la vecchiaia sono stadi complessi.»
La ricerca dell’altro e il consolidamento di un rapporto consentono di vivere in modo pieno e sano un periodo importante della propria vita.
Secondo Harfield e Traupmann i partner devono sentire e ricevere dalla relazione tanto quanto danno (1986) per questo anche nella tarda età le relazioni durano solamente se nella coppia ci sono regole. Anche il riconoscere il proprio bisogno di avere accanto qualcuno da amare e che ci faccia sentire amato, può essere una regola che fa da collante al rapporto.
Secondo uno studio dell’università svedese di Göteborg, che ha messo a confronto la terza età degli anni Settanta con quella di oggi, le ultrasessantenni a differenza delle loro mamme e nonne, continuano ad avere una vita sessuale attiva, divorziano, escono la sera e sono mediamente in buona salute. In una parola, si godono la vita.
Per Francesco Alberoni: «Noi tendiamo a innamorarci quando siamo pronti a cambiare». E il cambiamento, è una prerogativa dalla giovinezza.
Certamente il rischio di innamorarsi delle persone sbagliate esiste, esattamente come esisteva quando avevamo 20 anni. L’amore, a qualunque età si provi, rende fragili e forti, saggi e stupidi.
Tornando a Erikson gli anziani cercano di dare un senso alla loro esistenza quella attuale e quella che ormai vedono in prospettiva passata e futura e la scelta di abbracciare e rischiare un amore tardivo è la dote di chi, non essendo philofobico (paura di innamorarsi) non vede nell’unione con l’altro una minaccia al suo Sé.
Non vi è quindi nulla di ridicolo in un novantenne innamorato, ciò che egli ci mostra è la maturità di un uomo che ha deciso di continuare a dare un senso alla propria esistenza.
Dott.ssa Maria Angela Ciceri
Psicologa Clinica
Libera professionista nel contesto peritale giuridico e forense
Sono psicologa clinica e forense. Come clinica mi occupo di consulenza e supporto psicologico sia individuale che di coppia, di psicodiagnostica, di sostegno alla genitorialità, di psico-geriatria, di orientamento scolastico e professionale. Come libera professionista in ambito giuridico e forense il mio ruolo è quello di consulente nella valutazione del danno psichico dovuto ad eventi traumatici, di valutazione delle competenze genitoriali in caso di separazione e divorzio, di mediazione familiare. Conduco inoltre laboratori di comunicazione, psicologia sociale, uso della scrittura come strumento di consapevolezza e problem solving, al fine di facilitare il superamento di criticità emotive.
C’era una volta un ragazzo di nome Luca che viveva in una piccola città di campagna. Luca era un ragazzo solitario e timido, spesso trovava conforto nei libri e nei giochi da tavolo, piuttosto che nelle attività all’aperto o socializzare con i suoi compagni di classe.
Un giorno, mentre passeggiava nel parco della città, Luca incontrò un vecchio signore che stava seduto su una panchina. Il signore aveva una strana borsa al suo fianco e sembrava che stesse aspettando qualcuno.
Luca, incuriosito, si avvicinò al signore per chiedere se avesse bisogno di aiuto. Il signore, gentilmente, rispose di sì e chiese a Luca se potesse fare un favore per lui. Il signore aveva bisogno di consegnare la borsa ad una persona che aspettava all’altro capo del parco, ma il signore non poteva camminare molto lontano a causa del suo avanzato stato di salute.
Luca si offrì volontario per consegnare la borsa a nome del signore e, così facendo, ebbe modo di incontrare la persona a cui la borsa era destinata. Si trattava di una ragazza della sua età, di nome Sofia, che era nuova nella città.
Luca e Sofia iniziarono a parlare e si resero conto di avere molte cose in comune. Entrambi erano appassionati di lettura e di giochi da tavolo. Presto divennero amici e cominciarono a trascorrere molto tempo insieme, esplorando i dintorni della città e scoprendo nuovi luoghi.
Con il passare del tempo, Luca diventò sempre più socievole e fiducioso in se stesso, grazie alla compagnia della sua nuova amica. Ogni volta che incontrava il signore anziano nel parco, lo salutava e gli dava il resoconto delle avventure della giornata.
Un giorno, tuttavia, il signore anziano non era più nella panchina nel parco. Luca era preoccupato e chiese in giro per sapere dove fosse andato. Venne a sapere che il signore era deceduto poche settimane prima. Luca ne fu molto triste, ma si rese conto che il signore aveva lasciato una grande eredità a lui e Sofia: l’eredità dell’amicizia e della gentilezza.
Luca e Sofia continuarono ad avere molte avventure insieme, ma ora quelle avventure erano strutturate a partire dai consigli e dalle parole di saggezza che il signore anziano aveva lasciato. Grazie alla guida dell’anziano signore, Luca trovò il coraggio di fare nuovi amici e di sperimentare cose nuove.
E così, in un parco della piccola città di Luca, nacquero delle grandi amicizie, tutto grazie alla bontà di un anziano signore che aveva regalato il suo tempo, la sua gentilezza e la sua esperienza ad alcuni ragazzi solitari.
Foto di @sergio_arba_80 Dolceacqua è una pittoresca cittadina situata nella regione italiana della Liguria, nel cuore della Valle Nervia. Questa antica cittadina medievale è stata in grado di preservare intatta la sua bellezza storica e architettonica, e offre ai visitatori un’esperienza unica nel suo genere.
Il centro storico di Dolceacqua è caratterizzato da stradine acciottolate, case in pietra e antiche chiese, il tutto immerso in un’atmosfera medievale. Gli abitanti del luogo, in modo attento, hanno saputo mantenere intatte le caratteristiche originarie del paese, regalando ai visitatori un’esperienza autentica e genuina.
Uno dei principali luoghi di interesse della città è il Castello dei Doria, situato sulla cima della collina che sovrasta il centro storico. Questo castello medievale, costruito nel XII secolo, è stato la residenza della famiglia Doria, una delle più potenti famiglie genovesi dell’epoca. Oggi il castello è aperto al pubblico e offre una vista mozzafiato sulla città e sulla Valle Nervia.
Ma non è solo il Castello dei Doria ad incantare i visitatori. Anche il Ponte Vecchio, costruito nel XV secolo e composto da una sola arcata, è un’opera d’arte che si fonde perfettamente con il paesaggio circostante.
Dolceacqua è anche famosa per il suo vino Rossese di Dolceacqua, un vino rosso di alta qualità prodotto localmente. Inoltre, la città è nota per la produzione di olio d’oliva di alta qualità, che viene esportato in tutto il mondo.
Durante il periodo estivo, Dolceacqua ospita una serie di eventi culturali e artistici, tra cui concerti, mostre e spettacoli teatrali. Questi eventi rappresentano un’opportunità per i visitatori di immergersi ancora di più nella cultura e nella vita quotidiana della città.
In sintesi, Dolceacqua è un gioiello medievale della Liguria che incanta i visitatori con la sua bellezza architettonica, i suoi vicoli caratteristici e i suoi panorami mozzafiato. Una visita a questa cittadina è un’esperienza indimenticabile che permette di immergersi nella storia e nella cultura della Liguria.
Nizar Qabbani (Damasco 1923 – Londra 1998) è stato un celebre poeta, scrittore e diplomatico siriano, noto per i suoi versi d’amore e di impegno sociale. Qabbani è considerato uno dei più grandi poeti arabi del XX secolo, e la sua opera ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sulla letteratura araba.
Qabbani nacque a Damasco nel 1923 in una famiglia di commercianti. Studiò presso l’Università di Damasco, dove si laureò in legge nel 1945. Iniziò la sua carriera di scrittore e poeta negli anni ’40, e presto divenne uno dei poeti più famosi della Siria.
Nel corso della sua vita, Qabbani scrisse oltre 30 libri di poesia, tra cui “La gabbia della civiltà”, “La candela e il cristallo” e “L’amore, le donne e la vita”. Le sue opere sono note per la loro eleganza, la loro bellezza e la loro intensità emotiva. Qabbani affrontò inoltre temi sociali e politici come la libertà, la giustizia sociale e il femminismo, diventando così una figura di riferimento per molti movimenti di protesta.
Nel 1966, Qabbani fu nominato ambasciatore della Siria in diversi paesi, tra cui Egitto, Libano e Turchia. Durante il suo servizio diplomatico, continuò a scrivere poesie e a sostenere la causa della libertà e della giustizia sociale.
Qabbani morì a Londra nel 1998, all’età di 75 anni. La sua opera continua a essere molto amata e apprezzata in tutto il mondo arabo e oltre, e ha influenzato molti scrittori e poeti successivi.
“Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla” è una poesia dell’autore siriano Nizar Qabbani, considerato uno dei maggiori poeti arabi del XX secolo.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Respiro l’odore del tuo corpo Il profumo della tua pelle Sento la tua voce leggera Il tocco della tua mano sulla mia mano La morbidezza dei tuoi capelli sulla mia guancia E mi sento in paradiso.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Non c’è nessun’altra cosa al mondo Solo noi due insieme E tutto il resto scompare.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Mi sento completo E tutto ha un senso.
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Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla il mio cuore si riempie di dolcezza, i miei occhi si riempiono di te, e il mio spirito si rallegra.
Non c’è nulla di più bello di questo momento, quando siamo uniti in un abbraccio, e il tempo sembra fermarsi, mentre noi ci perdiamo nei nostri pensieri.
Il tuo profumo è come una carezza per la mia anima, e le tue parole sono come musica per le mie orecchie. Siamo l’uno per l’altra un porto sicuro, un rifugio in cui ripararsi dal mondo.
Non importa ciò che accade, quando sei accanto a me tutto ha un senso, e io so che insieme possiamo affrontare ogni sfida, perché il nostro amore è forte e sincero.
La poesia esprime il sentimento di intimità e vicinanza tra due persone, che si sentono complete quando sono insieme. Il poeta descrive l’esperienza sensoriale del contatto fisico, il respiro profondo, il profumo della pelle, il tocco della mano, la morbidezza dei capelli. L’esperienza del contatto fisico è descritta come qualcosa di paradisiaco, che fa dimenticare tutto il resto del mondo. La poesia è un inno alla bellezza dell’amore e della vicinanza tra due persone.
Noi in Italia siamo più fortunati rispetto a tanti altri paesi dove vige un regime dittatoriale, dove tanti giornalisti sono stati uccisi, catturati, dispersi o dove marciscono in una prigione.
Ma anche qui purtroppo abbiamo i nostri martiri; avevo tredici anni quando dirigevo il giornalino della scuola e scrissi un editoriale su di Giancarlo Siani che era stato appena assassinato brutalmente nella sua auto, e il suo ricordo non potrà mai abbandonarmi…un giovane che come tanti amava la vita e nonostante questo, in nome del loro impegno sociale e civile, l’hanno sacrificata per darci la cosa più bella che possa esistere al mondo: LA VERITA’.
Ricordiamo, insieme a lui, quei giornalisti Giornalisti che hanno deciso di sfidare la criminalità organizzata, pur di onorare il proprio mestiere.
-Giancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) assassinato dalla camorra.
-Cosimo Cristina (Termini Imerese, 11 agosto 1935 – Termini Imerese, 5 maggio 1960) assassinato dalla mafia.
-Mauro De Mauro (Foggia, 6 settembre 1921 – …scomparso a Palermo il 16 settembre 1970) è stato rapito da cosa nostra e mai più ritrovato.
-Giovanni Spampinato (Ragusa, 6 novembre 1946 – 27 ottobre 1972) assassinato dalla mafia.
-Mario Francese (Siracusa, 6 febbraio 1925 – Palermo, 26 gennaio 1979) vittima di mafia.
-Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Lenzi di Valderice, 26 settembre 1988) vittima di un agguato mafioso.
-Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978) assassinato dalla mafia.
-Giuseppe Fava detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925 – Catania, 5 gennaio 1984) ucciso da cosa nostra.
-Giuseppe Aldo Felice Alfano detto Beppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 4 novembre 1945 – Barcellona Pozzo di Gotto, 8 gennaio 1993) ucciso per mano della mafia.
Oltre a loro ricordiamo:
-Carlo Casalegno (Torino, 15 febbraio 1916 – Torino, 29 novembre 1977) ucciso dalle Brigate Rosse; fu il primo giornalista ucciso da terroristi durante gli anni di piombo.
-Walter Tobagi (Spoleto, 18 marzo 1947 – Milano, 28 maggio 1980) venne assassinato in un attentato terroristico perpetrato dalla Brigata XXVIII marzo.
Dal film Fortapàsc di Marco Risi, che racconta dell’ultimo periodo della vita di Giancarlo Siani e del suo brutale assassinio:
“Non ha paura a scrivere certe cose?”
“Ogni tanto sì”
“E allora perché lo fa?”
“Perché è il mio lavoro, perché l’ho scelto. E non è che mi senta particolarmente coraggioso nel farlo bene. E’ che la criminalità, la corruzione, non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. Allora quello che un giornalista-giornalista dovrebbe fare è questo: informare”
Acquaviva Picena è un piccolo borgo medievale situato nella provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. La città è famosa per la sua imponente Fortezza, che domina il paesaggio circostante.
La Fortezza di Acquaviva Picena risale al XII secolo ed è stata costruita per difendere la città dalle invasioni dei Normanni. Nel corso dei secoli, la fortezza ha subito numerose modifiche e ampliamenti, ma il suo aspetto originale è ancora ben visibile.
La Fortezza di Acquaviva Picena è un esempio straordinario di architettura militare medievale. La fortezza si estende su una superficie di circa 10.000 metri quadrati e presenta quattro torri angolari, un cortile interno e un pozzo.
La fortezza di Acquaviva Picena è stata restaurata di recente e oggi ospita numerose attività culturali e turistiche. Al suo interno, è possibile visitare il Museo Archeologico, che ospita una vasta collezione di reperti archeologici rinvenuti nella zona.
La città di Acquaviva Picena è anche famosa per la sua produzione di vino. La zona circostante è ricca di vigneti e la città ospita numerose cantine e aziende vinicole che producono vini di alta qualità. La maggior parte delle cantine è aperta al pubblico e offre la possibilità di degustare i vini locali.
Acquaviva Picena è anche un luogo ideale per gli amanti della natura. La città si trova ai piedi dei Monti Sibillini e offre molte opportunità per escursioni a piedi o in mountain bike. La zona circostante è caratterizzata da paesaggi mozzafiato e da una flora e fauna uniche.
Durante l’estate, Acquaviva Picena ospita numerose feste e sagre locali, tra cui la famosa Festa della Cicerchia. Durante questa festa, i ristoranti della città offrono specialità a base di cicerchia, un legume tipico della zona.
In sintesi, Acquaviva Picena è un piccolo borgo medievale situato nella provincia di Ascoli Piceno, famoso per la sua imponente Fortezza e per la sua produzione di vino. La città offre molte opportunità per una visita culturale, una degustazione di vino o un’escursione nella natura.
Frontino è un piccolo borgo medievale situato in provincia di Pesaro e Urbino, nella storica regione del Montefeltro. Immerso nella natura del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, Frontino offre ai visitatori un’esperienza autentica e unica nel suo genere.
Il borgo medievale di Frontino si trova ai piedi del Monte Carpegna e offre una vista spettacolare sulle colline circostanti. Le case in pietra, le stradine acciottolate e la torre medievale creano un’atmosfera magica e senza tempo.
Il centro storico di Frontino è il luogo ideale per una passeggiata romantica o per una visita culturale. Le case antiche, le botteghe artigiane e le chiese rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale che merita di essere scoperto.
La Torre Civica di Frontino, risalente al XIII secolo, rappresenta uno dei luoghi più iconici della città. La torre è stata restaurata di recente e ora ospita il Museo del Territorio, che offre ai visitatori una panoramica sulla storia e sulle tradizioni del Montefeltro.
Frontino è anche un luogo perfetto per gli amanti della natura e del trekking. Il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello offre molte opportunità per escursioni a piedi o in mountain bike. I sentieri sono ben segnalati e permettono di esplorare la flora e la fauna locale.
Il borgo medievale di Frontino è anche famoso per la produzione di formaggi di alta qualità. I formaggi sono prodotti con il latte delle mucche locali e sono conosciuti in tutta la regione per il loro sapore unico e genuino.
Durante l’estate, Frontino ospita una serie di eventi culturali e gastronomici, tra cui sagre e feste locali. Questi eventi offrono ai visitatori l’opportunità di assaggiare i prodotti locali e di immergersi nella vita e nelle tradizioni della città.
In sintesi, Frontino è un piccolo borgo medievale immerso nella natura del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. La sua bellezza architettonica, la sua storia e la sua produzione gastronomica ne fanno un luogo ideale per una visita culturale, una passeggiata romantica o un’escursione nella natura.
Oscar Wilde è stato uno degli scrittori più importanti e controversi dell’epoca vittoriana. Nato a Dublino, in Irlanda, nel 1854, Wilde è stato un autore di grande talento, noto per la sua lingua acuta e per il suo umorismo pungente.
Wilde è stato educato in una scuola di élite a Dublino e successivamente ha frequentato l’Università di Oxford, dove si è laureato in Lettere Classiche. Durante questo periodo, Wilde si è fatto notare per la sua personalità eccentrica e per il suo stile di vita lussuoso.
Dopo la laurea, Wilde si trasferì a Londra e iniziò a scrivere per diverse riviste e giornali. Nel 1890 pubblicò il suo primo romanzo, “Il ritratto di Dorian Gray”, che ebbe un grande successo di pubblico ma provocò anche molte critiche per il suo contenuto controverso.
Wilde divenne ben presto un personaggio pubblico noto per la sua stravaganza e il suo stile di vita dissoluto. Nel 1895, tuttavia, la sua vita ebbe una brusca svolta quando venne condannato per omosessualità e imprigionato per due anni con lavori forzati.
Dopo il suo rilascio, Wilde si trasferì a Parigi e visse il resto della sua vita in esilio. Morì a Parigi nel 1900, a soli 46 anni, a causa di una meningite.
Nonostante la sua vita tumultuosa, Oscar Wilde è stato un autore estremamente influente e innovativo. I suoi scritti hanno anticipato molte delle tendenze letterarie e culturali del XX secolo, ed è considerato uno dei grandi autori del movimento estetico.
Le opere di Wilde sono caratterizzate da una lingua elegante e un uso sperimentale della forma. I suoi lavori più noti includono il già citato “Il ritratto di Dorian Gray”, ma anche le commedie teatrali “L’importanza di chiamarsi Ernesto” e “Una donna senza importanza”.
La vita di Oscar Wilde è stata tutt’altro che facile, ma il suo impatto sulla letteratura e sulla cultura è stato enorme. La sua influenza si estende fino ai giorni nostri, e i suoi scritti continuano ad ispirare generazioni di lettori e scrittori in tutto il mondo.