In bianco e nero, Franco Bonvini

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Parto.
Oggi parto
e per partire me ne starò a casa.
Parto per umide fantasie e vecchie gioie
per un posto prima di ogni dolore
dove i giorni sono di splendenza infinita
e c’è sempre un gran caldo luminoso,
e nient’ altro.
Passerò la matita sui contorni sfumati
e il gessetto per i pieni e i vuoti
ci sarà l’erba sull’ inguine universale
e “accarezzala l’erba sulle punte” mentre cresce lenta.
Proprio fanno come gli artisti con le loro muse
poi basterà un dettaglio
inconsistente, evanescente o inesistente (mai visto)
in bianco e nero (i colori verranno dopo).
Un’aggiunta mia.
Per farti mia.

Sogno triste, di Franco Bonvini

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E’ lei il sogno.
E quando la sogno è solo perchè lei vuole
la vedo, stesa sulle lenzuola bianche solo perchè desidera che io la veda
vuol essere percorsa fin dove il desiderio si fa più duro
dai capelli ai piedi e poi tornare dove la pelle è chiara.
Potrebbe anche essere che invece è lei che sogna
e io la vedo dal suo sogno mentre gioca con le dita
il collo teso, al cielo e i seni duri
e poi le costole, dove abita il respiro
e il ventre, e poi più giù dove il ventre cambia in sogno.
Poi cambia prospettiva e inarca un po’ la schiena
offre il sedere al sogno e il sogno sono io
nel sogno posso prenderla alle spalle e ai fianchi
accarezzarla ed assaggiarla e poi affondare come l’ape affonda.
Quando non vuole invece è solo un ricordare il sogno
ma è un sogno triste, come di qualcosa che muore.