“Quota 833”. Fuga verso la libertà negli anni del Fascismo
Il fenomeno migratorio negli anni Venti del Novecento e la fuga del protagonista alla ricerca della libertà. E’ il nuovo romanzo pubblicato nella collana “I Diamanti – Narrativa” dell’Aletti editore, dal titolo “Quota 833”, scritto da Salvatore D’Incertopadre. «Quota 833 – spiega l’autore nato a Napoli ma che vive a Latina – è la profondità della galleria della miniera di ferro di Fond de Grass, a pochi chilometri da Differdange in Lussemburgo, dove lavora Leonardo, il principale protagonista del romanzo. Quella galleria è un luogo duro, pericoloso e pieno di insidie ma il vero contesto nel quale Leonardo vive il passaggio dall’adolescenza all’età adulta».
In Italia, il fenomeno migratorio, sin dalla fine dell’Ottocento, si è contraddistinto per il suo carattere economico. Le condizioni dei lavoratori italiani erano difficili, il lavoro scarseggiava e spesso era mal pagato, specialmente in agricoltura, e quindi si decideva di emigrare. Solo negli anni Venti del Novecento si sviluppò un fenomeno migratorio dovuto oltre che a ragioni economiche anche alle persecuzioni delle squadre fasciste e alle limitazioni delle libertà in seguito alle leggi fascistissime del 1925. In questo romanzo si racconta proprio di questa problematica e della voglia di libertà. «Uno stato dell’essere – afferma lo scrittore – che consente di poter dire senza remore tutto ciò che si pensa, di fare tutto ciò che non è contrario alle leggi di uno Stato libero e democratico, di programmare il proprio futuro e provare a realizzarlo. Ma la libertà va conquistata, va custodita, giacché ci sarà sempre qualcuno che, per brama di soldi o di potere, proverà a cancellarla».
Il libro ha le caratteristiche del romanzo storico che si inquadra nella tradizione italiana del neorealismo. L’obiettivo principale è quello di raccontare la storia dei personaggi nel contesto in cui vivono. «Credo sia il modo migliore – dichiara l’autore – di far conoscere la storia a chi non ha voglia di leggere saggi adatti a un pubblico di lettori ristretto e di addetti ai lavori. Spero che siano tanti quelli che, leggendo questo romanzo, traggano qualcosa che possa essergli utile, magari un insegnamento, così come è stato utile e avvincente per me scrivere questa opera». Il libro sarà presentato il prossimo 24 settembre, alle ore 17.30, presso il circolo cittadino Sante Palumbo, in Piazza del Popolo a Latina.
Spesso i fardelli che ci portiamo addosso reali o presunti sono pesi che ci tengono legati alla terra ma basterebbe un po’ di fantasia per volare oltre e rendere la vita un po’ più serena
Lasciati portare via, taglia la pesantezza delle catene che t’inchiodano alla terra e vola! Questa è una semplice realtà con i suoi limiti ma c’è altro, spezza le catene e liberati! Lascia che prevalga il sogno di un cuore bambino. Viaggia con gli occhi della fantasia, apri l’anima e ci saranno altri mondi, altre vite e colori e stelle e cieli nuovi, tanta bellezza che non ci sarà più spazio per il buio.
Sono stati momenti alternati vitali a volte nel luogo a pochi concessi oltre il paradiso nel cielo riflessi grazie e virtù doni essenziali.
Dall’angolo ove la cima più alta toccata un pugno di stelle e di diamanti l’ardire di buttarle giù nuvole dirupanti nonostante fosse la tua donna amata.
Quegli attimi che incrociano l’eterno con il solo pensiero hai scalfito pelle guarita nel pianto sfigurato delle stelle sanguinanti come la luna loro perno.
Tempo inesorabile trascorre e trasforma l’esteriore può apparire migliore dentro più spesso soffre per amore ricuce e rattoppi non intaglia e ricama.
È di una donna dolce e profondo segreto neanche lo sguardo deve tradire la verità costerebbe troppo cara la felicità accettare per coprire vuoto lieto
senza intorpidire le acque sferiche prodotte dal macigno scaraventato gigantesco sta nel cuore consumato saranno tragedie o liete novelle storiche!?
Elisa Mascia 27-5-2022
“Tutti possono regalarti fiori, ma solo chi riesce a potare le tue spine, inumidire i tuoi petali e annaffiarti d’estate ti farà sbocciare.” Ruben Lubo
Chi ti regala fiori.
Le tue mani son piene di graffi sanguinanti ascosi tra petali di rose rosse aroma misto di giusta misura nota somiglianza al Cristo guardano il cielo e lacrime diventano pianti.
Acqua di luce alla fonte nascente solo tu conosci dolcezza per mitigare atroce o lieve dolore lascia andare abbracci e carezze tua arma potente.
Sai la giusta dose che varia ogni giorno non più e non di meno è ciò che fa male soltanto la presenza é sempre uguale già si percepisce guaritore d’intorno.
Goccia portata dal vento è pura attenzione dona l’energia vitale, soffio all’essenza perdono è non procurar mai assenza arde lo spirito, aleggia alcolica passione.
Col pensiero si rinnova l’umido afflato alimento rinfrescante dell’estate afosa con te soltanto sboccia meravigliosa donna con esatta dose d’acqua è rinata.
E le spine stondate per colmare vuoto di un tempo passato che più non ritorna mentre aculei di scolpiti diamanti adorna con corona di regina tra le nuvole nuoto.
Sognavo ammirare fantastica dimora dove giovane donna in quella direzione per cercare finalmente grande passione tra il verde della natura l’ho trovata ora.
Nel centro della terra, oltre l’oceano, nell’incrocio sotterraneo di radici grembo materno di incontri sporadici, di stelle cadute che a ciò anelano.
Amalgama speciale di sottile purezza prolungato ripetersi della magía curiosità che muove l’essere restia a restare a riccio in chiusa bellezza.
Timida si appropinqua titubante pensando di bussare al portone, nello stomaco farfalle e magone segnali di un evento importante.
Forse entra in un tempio domestico ignora probabile scelta sua prigione sarà essere in gabbia come leone che si cela segreto d’amore e d’amico.
Elisa Mascia 16-5-2022
1- Present tense.
They were vital alternating moments sometimes in the place a few granted beyond heaven in the sky reflections thanks and virtues essential gifts.
From the corner where the highest peak touched a handful of stars and diamonds the daring to throw down craggy clouds despite being your beloved woman.
Those moments that cross the eternal with just the thought you have scratched your skin healed in the disfigured cry of the stars bleeding like the moon their pivot.
Inexorable time passes and transforms the exterior may look better inside more often he suffers for love stitches and patches does not carve and embroiders.
It is of a sweet woman and a deep secret not even the look must betray the truth happiness would be too expensive accept to cover empty glad
without numbing the spherical waters produced by the thrown boulder gigantic is in the consumed heart will they be tragedies or happy historical tidings !?
Elisa Mascia 05-27-2022
2- “Anyone can give you flowers, but only those who can prune your thorns, moisten your petals and water you in the summer will make you blossom.” Ruben Lubo
Who gives you flowers.
Your hands are full of bloody scratches hidden among red rose petals mixed aroma of just measure known resemblance to Christ they look at the sky and tears become tears.
Water of light at the rising source only you know sweetness to mitigate excruciating or mild pain lets go hugs and caresses your powerful weapon.
You know the right dose that varies every day no more and no less is what hurts only presence is always the same he already perceives himself as a healer around him.
Drop carried by the wind is pure attention gives vital energy, breath to the essence forgiveness is never procuring absence the spirit burns, alcoholic passion hovers.
With the thought the humid breath is renewed refreshing food of the sultry summer with you alone it blossoms marvelously woman with exact dose of water is reborn.
And the rounded thorns to fill the void of a past time that never returns while quills of carved diamonds adorned with queen crown in the clouds swimming.
Elisa Mascia 31-5-2022
3- You are pure magic … pure love
I dreamed of admiring a fantastic home where young woman in that direction to finally seek great passion among the green of nature I found it now.
In the center of the earth, beyond the ocean, in the underground crossing of roots womb of sporadic encounters, of fallen stars that yearn for it.
Special amalgam of subtle purity prolonged repetition of the magic curiosity that moves being reluctant to remain curly in closed beauty.
Shy approaches, hesitant thinking of knocking on the door, butterflies and magone in the stomach signs of an important event.
Perhaps he enters a home temple ignores probable choice of his prison it will be caged like a lion which hides a secret of love and friend.
Elisa Mascia 16-5-2022
Biography of Elisa Mascia Born in Santa Croce di Magliano (Cb), on 13/04/1956, she lives and works in San Giuliano di Puglia (Cb). She is a writer, poet, declaimer, radio host, reviewer, cultural promoter, Ambassador of Peace. In July 2019, the poetic Silloge entitled “La Grattugia della Luna”, the great artist and poet Erminio Girardo who held the role of teacher for her, marking a decisive turning point in the activity of poetess -Writer. You have translated some poems by the poet NilavroNill Shoovro and included in the annual anthologies and monthly archive of world poets edited by the same poet-publisher. The book of poems “Savage Wind” by poet Asoke Kumar Mitra was translated. She donor of voice within the projects: A voice of the dark-Theater in the dark-by Pietro La Barbera. Since February 2020 she is a registered member of WikiPoesia. She is Academic, Coordinator and Administrator of Italy in the Luso Academy- Brasileiro Albap. She is a member of the Poetas del mundo Movement. Editor of a web page, of Alessandria today newspaper. Grihaswamini Ambassador to Italy. Poet representing Italy in MUNDO LITERARIO UNIVERSAL. Collaboration with the Nicaraguan periodist Carlos Javier Jarquin. Enrolled in Writers Capital Foundation and Italy Coordinator of PILF. Member of the European Executive Council of the RENAISSANCE MILLENNIUM III of George Onsy. Member of the Thrinakìa Prize Jury. You have received, from the “Pacis Nuntii” -Argentina Movement, the Certificate and the Universal Flag of Peace which gives its bearer the character and spirit of Announcer and Builder of Universal Peace, from Stellamaris Sandoval. Sing at Karaoke – Star Music – Art – Poetry He collaborates with the poet, actress, declamator, radio host, the Argentine Alicia Antonia Muñoz Verri, Guainy.
Silvia Gario social media manager e content creator è una nuova autrice di Alessandria today e Alessandria online
di Pier Carlo Lava
Sono particolarmente lieto di comunicare ai nostri lettori che Silvia Gario social media manager e content creator è una nuova autrice delle redazioni di Alessandria today e Alessandria online.
A Silvia Gario do il mio benvenuto anche a nome di tutti gli altri autori delle redazioni di cui sopra e in attesa di leggere altri suoi post vi allego le sue note biografiche:
Silvia Gario. Social media manager e content creator
Biografia di Silvia Gario
Dopo avere conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza ed aver lavorato nell’ambito della comunicazione e delle pubbliche relazione, mi sono appassionata del mondo del vino ed ho quindi deciso di frequentare un Master in Management e Marketing delle imprese Vitivinicole, seguito da un periodo di stage presso la Casa Vinicola Prunotto di Alba, in cui ho potuto approfondire i temi di marketing e di comunicazione nel settore vitivinicolo.
La passione per il comparto vinicolo ed il territorio mi ha portato a decidere di divenire imprenditrice agricola, divenendo titolare dell’Azienda Agricola Bricco Camerano di Penango di Asti.
Qui ho potuto esprimere la mia creatività ed il mio legame col territorio, ottenendo autorevoli riconoscimenti enologici.
Ora sempre lo stesso legame al territorio ed al mondo del vino, mi hanno portato prima a frequentare corsi nei quali non solo ho approfondito il marketing territoriale ma che mi hanno formato come social media manager e content creator.
Quindi ho deciso di scrivere di territorio, nelle sue varie declinazioni e del mondo variegato del vino, parlando del nostro Monferrato e cercando di divulgare e trasmettere, considerandolo un viaggio, un percorso nelle tradizioni vitivinicole, un immergersi fra vigne e cantine, un riscoprire la passione ed il cuore dei nostri viticoltori; un tuffo in un atmosfera immutata, a contatto con la bellezza del paesaggio, che sa di fatica e tenacia, ma di grande gioia per il risultato. Quando ne parlo ne sento il sapore ed il profumo.
Percorrendo il cammino che il Premio Vitulivaria sta portando avanti in questi mesi estivi, mentre si avvia lentamente alla scadenza, prevista per il 30 ottobre, e alla luce dei brani di narrativa che stanno arrivando da ogni parte d’Italia all’attenzione del Comitato organizzatore del concorso, non posso che considerare, ancora una volta, l’importanza e la bellezza della scrittura e la forte capacità di temperare i disagi e le difficoltà del nostro vivere quotidiano. D’altro canto, raccontare fa parte della natura dell’uomo e ne costituisce quasi un bisogno primario; l’umanità sarebbe molto diversa se non avesse la consuetudine di esporre le proprie emozioni, le personali esperienze, quelle altrui, e trasferirle su una pagina, per comunicarle e condividerle. Tutto ciò rende gli uomini più uniti e rappresenta, in aggiunta, un arricchimento al proprio personale vissuto. Narrare è probabilmente l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere un accaduto o la propria storia perché assistere al racconto di una vicenda o scriverla significa sperimentare una vasta gamma di emozioni e di sentimenti scoprendo la possibilità di riconoscerci nelle esperienze degli altri. Dobbiamo considerare, peraltro, che la narrativa è quasi sempre stata, tra generi letterari, quello che ha goduto di maggiore e più durevole popolarità. Julio Cortazar ha paragonato il racconto alla fotografia, una fotografia verbale che comunque scaturisce dalla fantasia di un autore.
Viviamo immersi in un mondo fatto di storie. Jonathan Gottschall, professore di letteratura inglese, nel suo libro L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani(2014) si è chiesto perché, fin dai tempi antichi, l’uomo ha sempre dedicato molto tempo e molto energie a raccontare e a raccontarsi storie. Che cos’è, dunque, che ci spinge irresistibilmente a inventare mondi che non esistono, a leggere i fatti della vita di qualcun altro? Secondo Gottschall, il nostro bisogno di storie è qualcosa che ci identifica come uomini: l’uomo, egli afferma, è un animale che racconta storie. Non può farne a meno: riesce a capire il mondo in cui vive soltanto se lo racconta o se lo fa raccontare. Noi leggiamo o guardiamo le storie degli altri perché attraverso di esse possiamo capire un pezzo del mondo e imparare qualcosa sulle questioni cruciali della nostra vita, quelle che ci riguardano direttamente. È come se, leggendo, ci allenassimo a vivere, perché attraverso le narrazioni altrui sperimentiamo il mondo e impariamo ad abitarlo. Bisogna saperne accettare il valore metaforico, capire cioè che “rappresentano qualcosa attraverso qualcos’altro” sotto una forma diversa. Una narrazione è spesso una finzione o, anche quando un romanzo si riferisce a fatti realmente accaduti, una ricostruzione della realtà con elementi di fantasia e invenzione. Ogni storia chiede di essere accettata e letta perché si narra per essere ascoltati.
A questo scopo, è dalla terza edizione del 2015 che si è compiuto un ulteriore passo in avanti, inserendo una sezione – Sezione C – dedicata alla narrativa,che ha riscosso un’immediata risposta da parte dei numerosi autori che hanno inviato i loro racconti, esaminati da una Giuria preposta e diversa da quella nominata per la poesia. In virtù del successo riscontrato, anche nella settima edizione del premio Vitulivaria, si è pensato di continuare a offire all’autore del racconto vincitore la pubblicazione del proprio testo sulla rivista quiSalento, mensile di eventi, turismo, cultura, tradizioni e attualità, nella rubrica di racconti illustrati “Le storie di qui”. Questo riconoscimento rappresenta un ulteriore passo avanti fatto dal Premio Vitulivaria che continua nel suo intento di concedere sempre maggiori opportunità e visibilità a poeti e scrittori, consentendo di essere conosciuti e apprezzati anche nel panorama letterario.
Concludo citando Fernando Pessoa: “Narrare significa creare, poiché vivere significa soltanto venire vissuto.” – Il libro dell’inquietudine (1982)
CANTO XX -OTTAVO CERCHIO , BOLGIA QUARTA INFERNO INDOVINI e MAGHI
Qui sono puniti gli INDOVINI e MAGHI che camminano con il Volto distorto all’indietro, perciò costretti a camminare a ritroso, in antitesi con la loro pretesa di poter vedere avanti nel futuro .
Si arrogano ,per Dante, ingannando chi li ascolta, di avere poteri riservati a DIO esclusivamente .
Non bisogna confondere però gli Astrologi con gli INDOVINI.
Nel Medioevo l’ Astrologia era considerata una scienza che trattava degli Astri e delle loro Influenze. Dante stesso ne fa allusione, come quando dichiara di essere nato sotto i GEMELLI e poi tratta anche di come questa influenza possa conciliarsi con il LIBERO ARBITRIO.
Ma qui si insiste sull’aspetto dell’ Inganno, della pretesa di poter vedere e modificare il Futuro , cosa del tutto falsa.
Come in vita vollero leggere il Futuro, così ora possono vedere solo il Passato . Pena per chi ha creduto di trascendere i limiti della conoscenza umana, presumendo di poter leggere il Futuro.
<<<<<<<<<>>>>>>>>>> Domani
Se son curioso di sapere quel che accadrà domani e poi più oltre ,nel futuro, rispondo con voce ferma e chiara :
No no non m’importa niente.
Buttandomi alle spalle il mio passato, tranquillo vado avanti perché spero che il Futuro possa essere migliore.
Allora perché preoccuparsi di sapere quel che domani possa accadere ?
Non è questa un’assurda presunzione di voler troppo sfidare Nostro Signore ?
Voglio invece scoprire di volta in volta gioie e sofferenze, della mia esistenza.
C’È GIÀ CHI
per Noi tesse,con sapienza la nostra Vita Sotto il Cielo a sufficienza .
Conosce prima quel che poi accadrà per Noi ma ,per fortuna, non ne fa partecipe nessuno.
Tutti i diritti riservati @ copyright Autore Stefano Capasso
Il 5 marzo 2020 è uscito nelle sale italiane il film della regista Marie Noelle Marquis: “Marie Curie”. Quale migliore spunto per parlare ancora una volta di parità di genere? A maggior ragione in vista di un evento così importante come la giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo e che, soprattutto quest’anno, rischia di essere surclassata dagli eventi di cronaca e di attualità che purtroppo stanno investendo il nostro paese e la popolazione mondiale. Questo film racconta una Marie a 360 gradi: la scienziata, la donna, la moglie, la madre, l’amante, la sorella. La trama si dipana tra gli anni più turbolenti della vita della scienziata polacca, che vanno dal 1903 anno della vittoria del primo Nobel per la fisica, ricevuto per la scoperta della radioattività, assieme al marito Pierre Curie, al 1911 anno della vittoria del suo secondo Nobel per la chimica, per la scoperta del radio e del polonio. Vediamo anche come, dopo la morte del marito, abbia dovuto lottare ancora di più per affermare le sue abilità, come abbia dovuto farsi strada in un mondo in cui la figura femminile non era accreditata e non era considerata degna di insegnare a menti brillanti come quelle dell’università Sorbona di Parigi, cattedra che riuscirà ad occupare più tardi diventando la prima donna ad insegnare in questa prestigiosa università. Accanto alle difficoltà in ambito lavorativo, il film ci presenta inoltre una visione della vita privata di Marie che, dopo la morte accidentale del marito, con cui aveva un rapporto speciale di complicità dal lato affettivo e lavorativo, intraprende una relazione scandalosa per i giornali dell’epoca con un suo collega Paul Langevin, che le causò un invito a non partecipare alla cerimonia di accettazione del Nobel. Essendo consapevole dei suoi meriti, Marie non prese minimamente in considerazione questa possibilità e decise comunque di partecipare alla cerimonia di accettazione, ripresa in una scena del film che ci regala un discorso ad alto impatto emotivo. Il punto di forza del film e, anche se in pochi momenti, il suo punto debole, è il raccontare il lato umano di questa scienziata, gli sbagli, le tentazioni e l’amore, che fanno di lei una persona prima di tutto, non una donna priva di errori, sempre perfetta nel ruolo di madre, di moglie e di donna come era richiesto dai dettami dell’epoca (e come è velatamente richiesto tuttora) e come viene incarnato dalla sua amica e moglie di Paul che, per rivendicare un matrimonio ormai finito e di facciata, finisce per ledere la sua dignità di essere umano. Perché è questo che noi tutti siamo: esseri umani, persone che con le proprie individualità e con le proprie esigenze meritano gli stessi diritti e doveri. È questo il fulcro di tutto il film e della nostra riflessione: far sì che il mondo ci riconosca i nostri meriti, le nostre abilità, indipendentemente dal nostro sesso, e in maniera più ampia dalla nostra religione, appartenenza etnica e sociale ecc… Marie Curie, straniera lontana dalla sua patria, donna in una comunità di uomini, è di esempio per tutte noi, uno sprone a credere in noi stesse, nelle nostre capacità, a lottare per quello che ci rende libere e a vivere la nostra vita a 360 gradi; solo così potremo contribuire a lasciare alle generazioni future un mondo che noi avremmo voluto vivere nel nostro tempo. Lo dobbiamo a lei, lo dobbiamo alle sole 54 donne che dal 1901 ad oggi hanno vinto il premio Nobel, e lo dobbiamo alle generazioni future per far sì che forse un giorno la festa dell’8 marzo rimanga una commemorazione di eventi molto lontani nel tempo e non drammaticamente attuali. Eleonora Mello
Pianto antico è una celebre poesia di Giosuè Carducci dedicata a suo figlio che dovrebbe, secondo la data riportata sul testo autografo, risalire a giugno 1871. Inserita nella raccolta Rime nuove del 1887, si tratta del quarantaduesimo componimento. Il piccolo Dante, così si chiamava il bambino, morì che aveva soli tre anni a causa, probabilmente, del tifo. Nella poesia si nota sin dall’inizio la fortissima opposizione tra vita e morte, data dall’antitesi simmetrica che Carducci crea tra immagini vitali e luminose, che si accumulano nelle prime due strofe, e quelle scure e morenti presentate nelle ultime due strofe.
Pianto antico
L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da’ bei vermigli fior,
nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora, e giugno lo ristora di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l’inutil vita estremo unico fior,
sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor.
*Tocca il cuore la disperazione racchiusa in ogni verso, che il poeta non superò mai. Quel figlio adorato e desiderato che giocava allegro in giardino lo rivede in ogni primavera ma se la terra rinasce e rifiorisce, chi muore non torna e rimane nel buio della nuda terra.
Continua la serie positiva di titoli internazionali vinti dal team azzurro di volo libero in deltaplano.
Dopo i dieci mondiali, l’ultimo nel 2019, quest’anno è stata la volta del sesto titolo europeo vinto dopo nove entusiasmanti giornate di volo nei cieli del Monte Cucco sopra Sigillo in Umbria. Una decima task è stata annullata per meteo avversa. Due settimane fantastiche per il volo senza motore che si regge sulle correnti d’aria ascensionali e che hanno sorpreso anche il responsabile delle previsioni meteo, il vicentino Damiamo Zanocco.
Il team italiano ufficiale, formato da Marco Laurenzi, Alessandro Ploner, Manuel Revelli, Filippo Oppici, Christian Ciech e Davide Guiducci. sotto la guida del varesino Flavio Tebaldi, ha condotto il campionato fin dalle prime battute, aumentando il vantaggio giorno dopo giorno fino a rendere incolmabile il divario sulla Germania, seconda classificata. Medaglia di bronzo per la Repubblica Ceca. Seguono Austria, Regno Unito, Svizzera e Francia.
Il titolo individuale è toccato per la terza volta al pilota bolzanino di San Cassiano Alessandro Ploner, già campione del mondo in carica, titolo questo vinto in passato ben cinque volte. Ha preso il comando della gara il terzo giorno e non l’ha più mollato fino alla fine, supportato dal collega Christian Ciech, trentino trapiantato nel varesotto, medaglia d’argento da aggiungere al titolo europeo vinto nel 2016 e a tre mondiali.
A superare gli italiani ci hanno provato prima il britannico Grant Crossingham, alla fine quarto davanti a Dan Vyhnalik, (Repubblica Ceca), e poi Primoz Gricar, pilota d’origine ceca, ma con passaporto tedesco. Sua la medaglia di bronzo. Ci ha provato anche il ciociaro Marco Laurenzi, arrivando a occupare il secondo posto prima di essere risucchiato oltre il decimo. Buone le prestazioni di Filippo Oppici di Parma e, fuori dalla rosa nazionale, di Lorenzo De Grandis di Caronno Varesino, rispettivamente sesto e settimo.
All’evento hanno partecipato 22 nazioni per un totale di 93 piloti che si sono confrontati su percorsi tra i 91 e i 201 km, spaziando anche nei cieli delle Marche, oltre a quelli dell’Umbria. Eccellente l’organizzazione affidata a Volo Libero Monte Cucco e Aero Club Lega Piloti sotto l’egida della FAI, Fédération Aéronautique Internationale, e dell’Aero Club d’Italia.
BERLINO ACCOGLIE IL RALLY PER LA PACE 2022: “NO A NUOVI MURI IN EUROPA”
Grande attesa a Berlino per l’edizione 2022 del “Rally della Pace”, la manifestazione che si terrà giovedì 27 luglio 2022 presso la Porta di Brandeburgo e il Bundestag. Organizzata da Universal Peace Federation (UPF), nell’ambito del programma internazionale della Peace Road, la kermesse sarà inaugurata da una Biciclettata per la pace. I ciclisti partiranno da Alexsanderplatz, attraverseranno il centro cittadino e raggiungeranno la Porta di Brandeburgo, dove si svolgerà il Raduno per la pace.
“Ricordate la Corea! No a nuovi muri in Europa!” è lo slogan che scandiranno le centinaia di partecipanti al Rally, che convergeranno presso la Porta di Brandeburgo, per chiedere a gran voce l’immediato cessate il fuoco nell’Europa orientale. I dimostranti si rivolgeranno ai leader delle nazioni per esortarli a un maggiore impegno per la pace; affermeranno il loro no a nuovi muri in Europa; e invocheranno la pacifica riunificazione della Corea.
Nel corso della manifestazione è previsto uno stacco musicale con l’esibizione della band tedesca Berge, un famoso gruppo musicale Pop, composto di due cantautori berlinesi.
Terminata la manifestazione alla Porta di Brandeburgo, i dimostranti daranno vita a una Marcia della pace che snodandosi per le vie cittadine raggiungerà il Bundestag, dove si terrà una serie di discorsi pubblici. Gli oratori provenienti da diverse nazionalità rivolgeranno un messaggio di pace al mondo, perché cessino tutti i conflitti che stanno insanguinando la terra.
Il programma della manifestazione prevede un raduno interreligioso pubblico presso il parco storico Moabit di Berlino, il 28 luglio. Esponenti di diverse fedi rivolgeranno canti, preghiere e invocazioni a Dio e al Cielo per la concordia tra i popoli.
Nell’ambito della Peace Road 2022, il 26 luglio si è svolto il Forum della Pace, un convegno che ha visto la partecipazione di studiosi internazionali che hanno dibattuto sui temi “Dalle spade ai vomeri. Prospettive di pace per la Corea e l’Europa” e “Peace Road: un progetto globale verso la pace sostenibile”.
La Peace Road è un’iniziativa mondiale volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del progetto dell’Autostrada Internazionale della Pace, che si propone di collegare le città, le nazioni e i continenti di tutto il mondo per abbattere i muri che dividono l’umanità. Il progetto di questa grande via di comunicazione è stato proposto per la prima volta dal Reverendo Sun Myung Moon alla Conferenza internazionale sull’unità delle scienze (ICUS) nel 1981.
UPF International, sponsor dell’evento, è un’ONG con Status Consultivo Generale presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite.
Il Foro Festival – Carmagnola (TO): l’8 settembre un festival di musica elettronica con B Jones, The Cube Guys, Rawdolff… ed un altro grande artista internazionale top secret
Dal 2 all’11 settembre ’22 Il Foro Festival propone a Carmagnola (TO) 10 eventi molto diversi tra loro: sul palco vanno artisti di qualità assoluta come Mario Biondi, Ivana Spagna e Cristina D’Avena. Non mancano il Sunshine Gospel Choir (una formazione da 40 elementi) ed il format “Mania ‘90”, dedicato alle sonorità di un decennio magico.
Giovedì 8 settembre al Il Foro Festival prende poi vita un vero festival nel festival… dedicato alla musica elettronica che fa ballare ed emozionare il mondo.
Anche se manca il nome di un celeberrimo artista che sarà annunciato solo nei prossimi giorni, il line up dell’evento è già oggi davvero interessante: sul palco, per una serata degna di Ibiza, c’è ad esempio B Jones (nella foto), una delle artiste simbolo della scena musicale dell’isola. Si è poi da poco esibita sul mainstage del mitico festival belga Tomorrowland.
Suonano ad esempio i bergamaschi The Cube Guys, anche loro attivi in tutto il mondo a ritmo di house. Il loro sound progressive-house con incursioni tribal, tech e vocal, in continua evoluzione e sempre più internazionale, oltre che personale…
C’è poi il dj francese Rawdolff, creatore del format More Life e protagonista della nightlife parigina e in Costa Azzurra, oltre che produttore musicale di successo (il suo più recente singolo si chiama “Lose You” su Spotify ha superato i 600.000 ascolti).
Sul palco de Il Foro Festival ci sono anche anche la musica di Helinxy Violinist ed il sound di tanti altri professionisti del mixer: c’è TMP DJ, attivo soprattutto nell’esclusiva Montecarlo tra Twiga, Cipriani, Cova (…); c’è la slovena Dj Xenia, in forte crescita in tutta Europa tra vip party e club di riferimento; c’è l’italiano Alex Pizzuti, attivo anche a livello internazionale e produttore di successo: c’è il belga WhoisHoax, giovane produttore e dj belga, un talento che sta già facendo parlare di sé gli addetti ai lavori; c’è Ayko, anche lui italiano, sta facendo conoscere il suo sound in tutta Europa…
Sarebbe già abbastanza, ma come dicevamo al line up del festival elettronico che va sul palco de Il Foro Festival l’8 settembre 2022 manca ancora l’annuncio di un grande artista conosciuto in tutto il mondo
Il Foro Festival: 2 – 11 settembre 2022
Area spettacoli “Il Foro”, Piazza Italia angolo via Gobetti, Carmagnola (TO)
Il Foro Festival 2022 si svolge in concomitanza con la 73^ “Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola”, dal 2 all’11 settembre 2022: 10 giorni ricchi di eventi gastronomici, culturali e artistici che propongono intrattenimenti ed esperienze coinvolgenti per tutti i sensi e per tutte le fasce di età.
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ALCUNI DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI DELLA SERATA DELL’8 SETTEMBRE A IL FORO FESTIVAL
B JONES @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22
B Jones è una delle artiste simbolo della scena musicale ibizenca. Dopo tanti anni al Pacha, oggi è resident di Ushuaia, day club e hot spot assoluto dell’isola, dove divide il mixer con top dj internazionali del calibro di Adam Beyer, Charlotte de Witte, Paul Kalkbrenner ed infiniti altri. Nell’estate 2022 è protagonista sul main stage del Tomorrowland, celeberrimo ed immenso festival belga che consacra le star internazionali della musica da ballo.
THE CUBE GUYS @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22
The Cube Guys sono nati nell’ormai lontano 2005 dall’unione di due dj producer già molto affermati, i bergamaschi Roberto Intrallazzi e Luca Provera. Il loro sound progressive-house con incursioni tribal, tech e vocal, in continua evoluzione e sempre più internazionale, oltre che personale… I loro dj set a quattro mani uniscono la creatività e l’esperienza tecnica da studio con l’improvvisazione dell’esibizione live nei club. Si esibiscono da anni con top dj come Tiesto e le produzioni ed i remix vantano apprezzamenti da artisti come Pete Tong, Roger Sanchez, Axwell, Bob Sinclar, Dave Morales, Mark Knight, Oscar G, Peter Rauhofer e molti altri. Tra gli infiniti altri, si sono esibiti in top club mondiali come ‘Privilege’ (Ibiza), ‘Fabulous’ (Las Vegas), Pacha (Marrakech), ‘Love’ (New York), ‘Circus Afterhours’ e ‘Parking’ (Montreal) ‘Panama’ (Amsterdam), ‘Senso’ (Orlando), ‘Queen’ (Parigi), The Week (Sao Paulo), Club Noxx (Anversa), ‘The Cross’ (London), ‘Space’ (Marbella), il ‘Gryphon’, ‘Score’ e ‘Mynt’ (Miami).
RAWDOLFF @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22
Creatore del party format More Life, è protagonista della nightlife parigina e in Costa Azzurra. Rawdolff è anche un produttore musicale di successo assoluto: il suo più recente singolo si chiama “Lose You” su Spotify ha superato i 600.000 ascolti.
Il 27 luglio 1835 nasceva Giosuè Carducci, poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano, nonché primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura, e primo italiano in assoluto, insieme a Camillo Golgi, a vincere il Nobel nel 1906.
Giuseppe Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Giosuè Carducci nacque la sera del 27 luglio 1835, venendo battezzato nella chiesa locale il giorno successivo. La scelta del nome fu contesa dai genitori; il padre voleva chiamare il nascituro Giosuè, come un amico reincontrato, dopo parecchio tempo, durante la gravidanza della moglie, mentre Ildegonda avrebbe preferito Alessandro, come suo padre in quel momento gravemente malato. La spuntò Michele, ma Alessandro fu comunque il secondo nome del futuro poeta. Giuseppe, il terzo nome, gli fu assegnato in omaggio al nonno paterno. Il piccolo Giosuè cresceva già mostrando in nuce le caratteristiche che lo contraddistingueranno per tutta la vita: ribelle, selvatico, amante della natura. Michele, il padre, disponeva di una discreta biblioteca, in cui si riflettevano le predilezioni classico-romantiche e quelle rivoluzionarie. Qui Carducci poté voracemente impegnarsi nelle prime letture, e scoprire l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, la Gerusalemme liberata, la Storia romana di Charles Rollin e la Storia della Rivoluzione francese di Adolphe Thiers. Nei dieci anni a Bolgheri la famiglia visse in povertà e non era possibile per Giosuè frequentare le scuole; il padre incaricò così il sacerdote Giovanni Bertinelli di dargli lezioni di latino durante il giorno, mentre la sera era direttamente Michele a impartirgli l’insegnamento della lingua romana che il giovane amò profondamente sin dall’inizio.Già in questi anni cominciò a cimentarsi nella composizione di qualche verso, la Satira a una donna (1845) e l’appassionato Canto all’Italia (1847). La permanenza nella Maremma è testimoniata e rievocata con affettuosa nostalgia nel sonetto “Traversando la Maremma toscana” (1885) e in molti altri luoghi della sua poesia. Del nucleo familiare fa anche parte la celeberrima Nonna Lucia, una figura determinante nell’educazione e formazione del piccolo Giosuè tanto che il poeta la ricorda con grande affetto nella poesia “Davanti San Guido”. Il 28 aprile 1849 i Carducci giungono a Firenze. Giosuè frequenta l’Istituto degli Scolopi e conosce la futura moglie Elvira Menicucci, figlia di Francesco Menicucci. L’11 novembre 1853 il futuro poeta entra alla Scuola Normale di Pisa. Dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, insegna retorica al liceo di San Miniato al Tedesco. La sera di mercoledì 4 novembre si uccide il fratello Dante squarciandosi il petto con un bisturi affilatissimo, l’anno dopo, muore anche il padre. Un anno di lutto e il poeta finalmente si sposa con Elvira. In seguito, dopo la nascita delle figlie Beatrice e Laura, si trasferisce a Bologna, un ambiente assai colto e stimolante, dove insegna eloquenza italiana all’Università. Nasce anche il figlio Dante che però muore in giovanissima età. Carducci è duramente colpito dalla sua morte: nel giugno 1871 ripensando al figlio perduto compone “Pianto antico”. Negli anni ’60, lo scontento provocato in lui dalla debolezza dimostrata, a suo giudizio, in più occasioni dal governo postunitario sfociò in una ricca attività poetica a sfondo sociale e politico. Negli anni successivi Carducci passa da un atteggiamento violentemente polemico e rivoluzionario a un ben più tranquillo rapporto con lo stato e la monarchia che culmina nel 1890 con la nomina a senatore del regno. Nel 1906 al poeta viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, le condizioni di salute non gli consentono di recarsi a Stoccolma per ritirare il premio che gli viene consegnato nella sua casa di Bologna. Si racconta che, sebbene stanco e malato, l’anziano poeta non avesse però perso la forza dialettica e il carattere deciso. Pare che, subito dopo aver ricevuto la visita del messo dell’Accademia di Svezia che gli portava la notizia del premio Nobel, come prima cosa abbia detto alla moglie: “Hai visto che non sono un cretino come tu hai sempre sostenuto?” Il 16 febbraio 1907 Giosuè Carducci muore a causa di una cirrosi epatica nella sua casa di Bologna, all’età di 72 anni.
L’amore per la patria al di sopra di tutto: se si comprende a fondo questo motto la poetica carducciana risulta già spiegata nelle sue linee essenziali. Si aggiunga un innato amore per il bello, per la natura, un’incondizionata adesione alla vita nelle sue espressioni più genuine, e il quadro potrà dirsi completo. Il sentimento della vita, con i suoi valori di gloria, amore, bellezza ed eroismo, è senza dubbio la maggior fonte d’ispirazione del poeta, ma accanto a questo tema, non meno importante è quello del paesaggio.
Un altro grande tema dell’arte carducciana è quello della memoria che non fa disdegnare al poeta vate la nostalgia delle speranze deluse e il sentimento di tutto quello che non c’è più, anche se tutto viene accettato come forma della vita stessa
Il 23 novembre 1872 il poeta Giosuè Carducci scrisse un sonetto dal titolo “Il bove”, nel quale esponeva la propria concezione morale ed etica del mondo. Il componimento rappresenta una chiara sintesi dello stile e della poetica di Giosuè Carducci. Con poche e pittoresche pennellate il poeta ritrae un maestoso bue che incede lentamente attraverso un campo coltivato. Nella figura mansueta dell’animale Carducci condensa la propria concezione del mondo, fondata sull’osservanza dei principi etici e morali e sulla serenità dell’animo.
T’amo, o pio bove; e mite un sentimento Di vigore e di pace al cor m’infondi, O che solenne come un monumento Tu guardi i campi liberi e fecondi,
0 che al giogo inchinandoti contento L’agil opra de l’uom grave secondi: Ei t’esorta e ti punge, e tu co ’l lento Giro de’ pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto Il mugghio nel sereno aer si perde;
E del grave occhio glauco entro l’austera Dolcezza si rispecchia ampio e quieto Il divino del pian silenzio verde.
*Versi meravigliosi, incantevoli, bellissima immagine, una metafora profonda e di grande significato, spesso la meraviglia del divino non si trova in chissà quale manifestazione eclatante ma il poeta la trova nella paziente mansuetudine di quest’animale e nel suo sereno lavoro. Capolavoro del vate della letteratura italiana, una grande figura della cultura mondiale.
Li chiamavano “orsanti”, ed erano girovaghi artisti di strada e suonatori ambulanti, specializzati nel fare spettacolo con animali ammaestrati. Erano i poveri precursori del circo zoologico; si muovevano a piedi o coi carri, esibendosi nelle grandi città in occasione delle fiere e giravano tutta l’Europa, ma di loro si sono trovate tracce anche in Scandinavia, in Africa settentrionale, nel Medio-oriente.
Le compagnie di orsanti addestravano per le proprie esibizioni anche scimmie, istrici, cavalli, pappagalli o cammelli, ma il pezzo forte era l’orso, il cui peso poteva raggiungere i 350 chili e una volta alzato sulle zampe posteriori, anche due metri di altezza.
Molti di loro provenivano dalle valli appenniniche incassate fra Emilia, Toscana e Liguria (a Compiano, in alta Val Taro, è allestito un “Museo degli Orsanti”).
Sono tante le attestazioni iconografiche di questa secolare arte e professione:
stampe romane di Pinelli
incisioni inglesi e russe,
un dipinto di Antonio Ligabue (che probabilmente aveva visto la scena in Germania), foto d’epoca novecentesche ecc.
Ma a me piace particolarmente la miniatura medievale finale:
Far ballare l’orso, va bene, ma far ballare una cinghiala che allatta… non è mica da tutti…!!
unpopularopinions probabilmente, mossa da recensioni fantastiche ho tenuto questa lettura per un momento che mi permettesse di assaporarla a fondo e… Niente, l’ho trovata al limite della banalità, a metà del libro avevo già capito troppo. La narrazione passa da essere scorrevole a momenti in cui si contorce e diventa inutilmente prolissa. Spesso al limite della pura fantasia non ho trovato la narrazione per nulla “reale” il che probabilmente mi ha portata a non sentire nulla. Avevo letto tante opinioni, tutte super positive che parlavano di emozioni, velocità, originalità… Dove? E anche per questa volta è andata così, comincio a pensare che non dovrei più comprare libri spinta da tantissime recensioni a 5 stelle.
L’Associazione di cultura cinematografica e umanistica La Voce della Luna organizza per giovedì 28 luglio a partire dalle 21.15, alla Soms del Cristo di Corso Acqui 158, il penultimo appuntamento con il ciclo di incontri speciali estivi del Circolo di lettura (l’ultimo incontro del ciclo avrà luogo a settembre, con il terzo e ultimo ospite, l’autore Roberto Grenna ).
Questo giovedì Massimo Tassistro presenterà i suoi due ultimi romanzi, “Paradiso infernale” e “Assalto in alto mare”, ed. Leucotea, e dialogherà con il pubblico. Modera Barbara Rossi, studiosa di cinema, media educator e scrittrice. Ingresso libero.
Per informazioni: lavoce.dellaluna@virgilio.it; FB:Voce/Luna
“Paradiso infernale” (ed. Leucotea, 2017)
I tentacoli delle triadi orientali si allungano sulle incantate valli prealpine. Solo Max Poletti, investigatore capace di fronteggiare certi imprevisti del mestiere, può cercare di respingere la malefica energia della più temibile organizzazione criminale al mondo. E il gioco funziona, senza concedere pause sino all’ultima riga…
“Assalto in alto mare” (ed. Leucotea, 2020)
Alla fine di “Paradiso infernale”, il primo libro con protagonista Max Poletti, abbiamo lasciato il fascinoso ex agente del Sismi ed esperto di arti marziali a festeggiare insieme alla fidanzata Lorena la sconfitta della Triade cinese e dei loschi figuri che hanno provato a sovvertire l’ordine e la tranquillità della ridente Valle d’Aosta. Tutto risolto, almeno in apparenza: ma oscuri e tenaci rancori covano nell’ombra, e proprio nel corso di un viaggio lungo il Mediterraneo insieme a Lorena, a sua sorella Serena e all’ex collega Gianni Marino sull’enorme e lussuosa nave da crociera “Royal Étoile”, inquietanti personaggi tornano dal passato.
Massimo Tassistro nasce ad Alessandria nel 1971. Inizia a scrivere nel 2007 e scopre una passione per la narrazione, che affianca alla lettura. Ama viaggiare e conoscere nuovi orizzonti. Sposato dal 2006, divide il suo tempo tra lavoro, scrittura e le montagne della Valle d’Aosta. Nel luglio 2010 esce la sua prima pubblicazione, “Singolare Quotidianità”, una raccolta di racconti edita dalla Edizioni Progetto Cultura di Roma. Nel dicembre 2012 pubblica un racconto nella collana “Gialli Mondadori”.
Spesso diamo per scontato quello che avviene ogni giorno, siamo talmente abituati alla luce del sole, all’alternarsi del mattino e della sera…delle stagioni che non ci fermiamo nemmeno un attimo per goderne, un solo istante, ad occhi chiusi, in silenzio…per percepire il respiro del cielo.
Volgo il viso al sole accecata chiudo gli occhi, godendo la calda carezza che avvolge il mio corpo freddo. È luce che invade ogni angolo. È il sorriso che dal cielo richiama la terra, la trae a sé per abbracciarla. Il miracolo della vita che ancora si rinnova, finché il giorno troverà luce e la terra calore.
Quanto pesa una lacrima di un bambino? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. Gianni Rodari.
Cosi recita questa poesia, che raccoglie la disperazione, il dolore, la fame che ha un bambino. I nostri figli hanno gote rosee, puliti, accuditi, sfamati, l’occidente ci tiene ai propri figli, anche se capita che qualche volta li ammazza. Mi riferisco ai terribili fatti di cronaca, che avvengono sempre più spesso e riguardano i bambini. Noi siamo la società del benessere, ma con tanto malessere! Ci preoccupiamo dell’identità di genere, ormai bandiera di tanti, perchè questo costituisce un problema serio. Stranamente io non ho mai avuto di questi problemi, a me l’orientamento sessuale di tizio e caio non mi importa, guardo le persone, il loro cuore, il loro modo di fare. Non mi pongo il problema perchè il problema non c’è. Quando andavo a scuola, dalle suore, avevo un grembiule blu ed un colletto bianco, uguale per tutti. Ora i grembiuli devono essere gialli, ne rosa, ne celeste, un uguaglianza per tutti i generi, ma io mi devo vergognare di essere femmina? oppure sono razzista perchè dico che lo sono? Per me tutte gli individui, anzi i singoli sono delle identità uniche e preziose, non potrei mai guardarli con occhi diversi. I bambini amano tutti, non guardano il genere, sentono il cuore. Ai bambini non interessa se sei giallo, blu, a righe, con i pois, loro hanno occhi diversi dai nostri e per fortuna! Dietro episodi di bullismo ci siamo sempre noi adulti, noi che non facciamo giocare i bambini perchè hanno le scarpe nuove, oppure si strappano i pantaloni. Siamo quelli delle protezioni eccessive ”non fare il bagno, non correre” che lasciamo per ore i figli davanti al televisore, a cui non parliamo della morte, per non spaventarli e poi rimangono ore davanti ai video giochi e fanno strage di avversari con scimitarre, pugnali, fucili, pistole. Siamo quelli che si inalberano e corrono dalle insegnanti perchè il bambino ha preso un brutto voto. Che difendono sempre e comunque i figli, anche davanti all’evidenza, e i bambini sono dislessici, discalculi, iperattivi. Ultimamente casi di autismo in aumento, e che i primi mesi sono difficili per la scolarizzazione? Ritornando al problema dei grembiuli, esiste il problema del colore dei grembiuli. Ne parlano tutti e se ne parlano tutti diventa un problema. Secondo alcune stime, sono circa 40.000 i bambini minorenni sfruttati nelle miniere e soprattutto quelle di cobalto. Questi bambini lavorano in condizioni estremamente crudeli, più di 12 ore al giorno, portano sulle spalle carichi molto pesanti, muoiono stremati, si ammalano, percepiscono salari da fame, la loro infanzia è negata, non vanno a scuola, solo duro lavoro. Avete mai visto gli occhi di questi bambini? Ci siamo mai posti il problema? In Siria 7, 3 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, senza contare adulti, anziani, donne. Sono bambini che non conoscono altro che bombe, terrore e fame, loro non ascoltano musiche, ma fischi di bombe e canti di mitragliatrici. Bevono acqua sporca, contraggono malattie infettive, un infanzia violata, negata, terribile. Quanto pesa la lacrima di un bambino? la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. Conoscete la storia di Iqbal Masish? Il bambino che sfidò la mafia dei tappeti?
dal web
Oggi sarebbe un avvocato di circa quarant’ anni. Viveva in Pakistan, la sua famiglia poverissima, per dei debiti lo vendettero, all’età di cinque anni, per 12 dollari americani, a un fabbricante di tappeti che lo ridusse in schiavitù. Sono milioni i bambini venduti per integrare il bilancio familiare, o avviati alla prostituzione, o per quialsiasi altro sporco commercio. Ritornando ad Iqbal, era incatenato al suo telaio, i bambini hanno mani piccole, per fare nodi piccoli, ai tappeti, per 12 ore al giorno. Lo vedete il problema? A gambe incrociate per ore e tenta di scappare ripreso e messo nel buio di una cisterna, senza aerazione, picchiato. Non si arrende nel !992 esce di nascosto, partecipa ad una manifestazione dove sente parlare di libertà, ha il coraggio di parlare in pubblico, il suo discorso commovente scuote le coscienze. Un sindacalista lo prende a cuore, non torna in fabbrica e va a scuola, ritrova un infanzia negata, ma a 10 anni un fisico fortemente segnato dagli stenti e dalle posture. Appare sui teleschermi di tutto il mondo, riceve premi e donazioni , ma lui non diventerà mai grande, morirà in un attentato. I diritti dei bambini ogni giorno vengono violati, nonostante si sappia, il problema non c’è. Bambini nelle miniere, bambini nella fame, bambini assassinati, bambini sfruttati dalla prostituzione e dalla pedofilia. Il disgustoso tour sessuale con bambine piccolissime, la libertà esiste? cosa è che dobbiamo chiamare libertà? La compassione, l’amore dove è? ci sarebbe da scrivere cascate di parole e tutte pesanti come pietre. Quanti Iqbal? Sui social, bambini mangiati dalle mosche per raccogliere donazioni, certo un video forte per donazioni forti? Quanti soldi vanno per il loro benessere, per salvarli dalle mosche, dalla cecità, dalla fame, dalla sofferenza, dal dolore, Dolore! non conoscono altro che questo! Ma il problema non esiste, noi comodi nei nostri letti, nelle nostre case pulite, sazi di cibo, ma non di altruismo, compassione, generosità. Quello che mi domando, con tutte le donazioni che si fanno, con tutto quello che eccede in occidente, il resto del mondo ha fame e sete, è poverissimo. Che fine fa ciò che si dona? Forse il problema è decidere il colore del grembiule, anche per questi bambini. Quanto pesa la lacrima di un bambino? la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato più di tutta la terra. Gianni Rodari
Cinque episodi in cui cinque donne comuni, molto diverse tra di loro, in tempi diversi, si accomodano su una panchina, quasi tutte insieme ai loro partner. Ci si racconta: ci sono affanni, gioie e dolori, episodi di vita normali e non eroici.
La serenità si raggiunge anche soltanto nel raccontare momenti della propria vita dove condividere diventa un gesto speciale. La panchina diventa simbolo della vita: traghetta, inconsapevolmente, le vicende di queste persone.
La ricerca della felicità fa parte del bisogno più profondo dell’uomo ed è lo scopo della vita di ciascuno. Nel momento in cui le persone si alzano e si allontanano dalla panchina, sentono l’animo leggero come le piume delle ali degli angeli.
non ti posso odiare padre mio posso solo amarti… Vivi dentro di me eri malato e mal curato il mio cuore si è aperto come uno scrigno e ti ha perdonato… Eri mio padre il tuo ricordo mi accompagna agli albori della vita la tua esistenza dentro di me non è finita sussurri e grida accompagnavano le nostre giornate ma dentro di me padre mio le ho già dimenticate…
Oggi, tramite l’interessante articolo della stimata scrittrice messicana Marlene Pasini abbiamo l’opportunità di conoscere meglio Antonio De Nebrija
CARE ANIME : Il mio più grande desiderio è quello di poter lasciare un seme di luce, conoscenza, saggezza, amore e gioia, ecco perché oggi condivido la mia sezione: Voci del mondo, DARA Magazine, Messico, dove è stato pubblicato uno dei miei articoli. Spero vi piaccia. Il mio affetto sempre
“ANTONIO DE NEBRIJA, A 500 ANNI DALLA MORTE
La lingua ispanica è la seconda lingua madre più parlata al mondo. La sua importanza e eredità nella normatività grammaticale si deve al primo grande umanista spagnolo Antonio de Nebrija. Sia gli spagnoli che gli scrittori celebrano il suo quinto centenario. Le arie andaluse della provincia di Lebrija, a Siviglia, videro la sua nascita nel 1444. Il suo cammino inquieto lasciò tracce del suo tempo all’Università di Salamanca e al Collegio Reale di Spagna a Bologna dove insegnò grammatica e retorica. I grandi cambiamenti del tempo sotto il regno dei Re Cattolici portarono con sé un’apertura in tutte le scienze, il Rinascimento, per lasciarsi alle spalle l’oscurantismo medievale. Non solo Cristoforo Colombo presentò il suo progetto marittimo alle Indie alla regina Isabella nel 1492, Nebrija andò da lei anche per chiederle il consenso alla pubblicazione della prima “Grammatica castigliana”; La regina rispose che non era necessario, lo spagnolo si imparava parlandolo. Tuttavia, l’umanista ha sostenuto: “devi scrivere come parli e parlare come scrivi”, e la regina ha acconsentito. Nebrija gli dedicò il suo libro, pubblicato tre mesi prima della scoperta dell’America, cruciale perché fungeva da arma linguistica, unificando nell’espansione ispanica l’insegnamento della lingua castigliana per le popolazioni indigene. Ha completato il suo lavoro con: Dizionario latino-spagnolo, vocabolario spagnolo-latino, regole di ortografia spagnola, regole di ortografia nella lingua castigliana e opere di geografia, cosmografia, astronomia e matematica.
Fu sepolto accanto a Miguel de Cervantes y Saavedra, nella Cappella di San Idelfonso, Università di Alcalá
“La tua ispirazione e la tua gloria, o Antonio, dureranno quanto dureranno i secoli. La tua fama sarà eterna e il tuo nome volerà di bocca in bocca finché ci saranno sapienti nel mondo”, Arias Barbosa.”
QUERIDAS ALMAS : Mi mayor deseo es poder dejar una semilla de luz, conocimiento, sabiduría, amor y alegría por eso hoy comparto mi sección: Voces del mundo, DARA Magazine, México, donde se publicó uno de mis artículos. Espero les agrade. Mi cariño siempre
“ANTONIO DE NEBRIJA, 500 AÑOS DE SU MUERTE
La lengua hispana es la segunda lengua nativa más hablada en el mundo. Su importancia y legado en normatividad gramatical se los debemos al primer gran humanista español Antonio de Nebrija. Tanto hispanohablantes como escritores celebramos su Quinto Centenario. Aires andaluces de la provincia de Lebrija, en Sevilla, fueron testigos de su nacimiento en 1444. Su inquieto andar dejó huellas de su paso por la Universidad de Salamanca y el Real Colegio de España en Bolonia donde enseñó gramática y retórica. Los grandes cambios de la época bajo el reinado de los Reyes Católicos trajeron consigo una apertura en todas las ciencias, el Renacimiento, para dejar atrás el oscurantismo medieval. No solo Cristóbal Colón le presentó a la reina Isabel su proyecto marítimo hacia las Indias en 1492, también Nebrija, acudió a ella para pedirle su consentimiento en la publicación de la primera “Gramática Castellana”; la reina le respondió que no era necesario, el español se aprendía hablándolo. Sin embargo, el humanista argumentó: “hay que escribir como se habla, y hablar como se escribe”, accediendo así la reina. Nebrija le dedicó su libro, publicado tres meses antes del descubrimiento de América, siendo crucial porque sirvió como arma lingüística, unificadora en la expansión hispánica de la enseñanza de la lengua castellana para los pueblos indígenas. Complementó su obra con: Diccionario latino-español, Vocabulario español-latino, Reglas de ortografía española, Reglas de ortografía en la lengua castellana, y obras de geografía, cosmografía, astronomía y matemáticas.
Fue enterrado junto a Miguel de Cervantes y Saavedra, en la Capilla de San Idelfonso, Universidad de Alcalá
“Tu inspiración y tu gloria, Oh Antonio, durarán lo que duren los siglos. Tu fama será eterna y tu nombre volará de boca en boca mientras haya sabios en el mundo”, Arias Barbosa.”
Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni ( Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980), è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia e tradotto in molte lingue. Unico scrittore italiano ad aver vinto il prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970. Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul lago d’Orta, da Giuseppe Rodari, fornaio che possedeva il negozio in via Mazzini, via principale di Omegna, sposato in seconde nozze con Maddalena Aricocchi, commessa nella bottega paterna. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso in provincia di Milano, ma comprese ben presto che non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali. Nel 1937 Rodari si diplomò come maestro presso Gavirate. Nel 1938 fece il precettore a Sesto Calende, presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Come egli stesso raccontò, la sua scuola non fu grandiosa a causa della sua giovane età, tuttavia si rese conto che fu una scuola divertente dove i bambini utilizzavano la fantasia addirittura per aiutarlo a correggere le sue stesse opere. Durante la seconda guerra mondiale, venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Dopo il 25 aprile 1945, iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dapprima con il giornaletto ciclostilato Cinque punte, poi dirigendo L’Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel 1947, approdò a l’Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica “La domenica dei piccoli” In piena guerra fredda, nel 1951, la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, provocὸ aspre reazioni da parte della stampa cattolica, tanto che le parrocchie arrivavano a bruciare nei cortili il Pioniere e i suoi libri. Il 25 aprile 1953 sposò la modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare, dalla quale avrà la figlia Paola nel 1957, e il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI. Nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen. Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della fantasia, saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori, nonché frutto di anni di lavoro passati a relazionarsi con il campo della “fantastica”. Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marisa Musu, fondò l’associazione di promozione sociale denominata Coordinamento Genitori Democratici, una ONLUS impegnata ad insegnare e praticare i valori di una scuola antifascista, laica e democratica, membro del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, istituito in seno al Ministero della Pubblica Istruzione. Il 10 aprile 1980 venne ricoverato in una clinica a Roma per potersi sottoporre a un intervento chirurgico alla gamba sinistra, data l’occlusione di una vena; morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per shock cardiogeno, all’età di 59 anni. Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per ragazzi. Dal libro La Freccia Azzurra è stato tratto un omonimo film d’animazione nel 1996. Il successo raccolto dall’autore in Unione Sovietica ha portato anche in quel Paese alla realizzazione di cartoni animati tratti dalle opere di Rodari, come Cipollino.
I versi di Gianni Rodari sono unici nel loro genere, comunicano dei messaggi estremamente profondi attraverso un linguaggio semplice e diretto; in questo caso, i versi che compongono la filastrocca Il maestro giusto sottolineano l’importanza di trovare, lungo il proprio cammino, un maestro che sappia coltivarci nel migliore dei modi;
Il maestro giusto
C’era una volta un cane che non sapeva abbaiare. Andò da un lupo a farselo spiegare. Ma il lupo gli rispose con un tale ululato che lo fece scappare spaventato. Andò da un gatto, andò da un cavallo, e, mi vergogno a dirlo, perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare, dal bove a muggire, dall’asino a ragliare, dal topo a squittire, dalla pecora a fare “bè bè”, dalle galline a fare “coccodè”.
Imparò tante cose, però non era affatto soddisfatto e sempre si domandava (magari con un “qua qua”): “Che cos’è che non va?”.
Qualcuno gli risponda, se lo sa. Forse era matto? O forse non sapeva scegliere il maestro adatto?
*Come non dargli ragione? Lo “scrittore maestro” che ha dedicato una vita ai valori pedagogici dell’insegnamento, dando importanza ai bimbi e trovando il linguaggio adatto per comunicare con loro e stimolare la loro fantasia. Questo fa il giusto maestro. Attraverso la fantasia, poesie divertenti e filastrocche, Rodari è entrato nel mondo dei piccoli e li ha saputi ascoltare cercando poi d’insegnare ai grandi quello che spesso dimenticano.