PALCOSCENICO, di Paola Varotto

Paola Varotto

PALCOSCENICO

Esiste una stanza dei segreti

dentro me,dove celo tutti i pensieri

e i desideri che

mi ricordano te..

E nascondo le emozioni

e provo le parole che

vorrei dirti

come nella rappresentazione 

di uno spettacolo!

Ma il mio palcoscenico

è sempre vuoto,

la tua poltrona, mai occupata..

Tu, non usi mai

il tuo biglietto d’invito!

E allora, invento..

e mi racconto,

mi illudo di sentire

i tuoi applausi, di vedere

il tuo sorriso orgoglioso..

Ma non sono un’attrice

non ho abilità nel fingere..

La mia anima è un libro aperto

con pagine immacolate

ancora da scrivere…

Un copione da riscrivere

dove tu, protagonista del mio film

stravolgi le battute tristi e,

le riempi di emozioni e battiti

da tradurre in parole,

in abbracci,

in brividi sulla pelle..

E allora… si accendono stelle

in questo palcoscenico della vita

dove anch’io….

divento protagonista!

©Copyright legge 633/1941

Paola Varotto

Che meraviglia amarti, di Giuseppe Pippo Guaragna

Che meraviglia amarti

Cosa non t’ho mai detto,

di questo nostro amore,

che mi urge nel petto,

e che mi stringe il cuore?

Forse delle mie notti

passate a ricordare,

i discorsi interrotti

dai

baci in riva al mare.

Dell’insana paura,

che mi prendeva a sera,

mi chiedevo è sicura?

la sua voce è sincera?

Non t’ho mai detto basta

quand’era luna mora,

e perdevi la testa,

mi mandavi in malora.

Ma voglio in fine dirti:

Non mi pento di niente,

che meraviglia amarti,

essere il tuo presente.

GPG

“Quota 833”. Fuga verso la libertà negli anni del Fascismo

“Quota 833”. Fuga verso la libertà negli anni del Fascismo

Il fenomeno migratorio negli anni Venti del Novecento e la fuga del protagonista alla ricerca della libertà. E’ il nuovo romanzo pubblicato nella collana “I Diamanti – Narrativa” dell’Aletti editore, dal titolo “Quota 833”, scritto da Salvatore D’Incertopadre. «Quota 833 – spiega l’autore nato a Napoli ma che vive a Latina – è la profondità della galleria della miniera di ferro di Fond de Grass, a pochi chilometri da Differdange in Lussemburgo, dove lavora Leonardo, il principale protagonista del romanzo. Quella galleria è un luogo duro, pericoloso e pieno di insidie ma il vero contesto nel quale Leonardo vive il passaggio dall’adolescenza all’età adulta».

In Italia, il fenomeno migratorio, sin dalla fine dell’Ottocento, si è contraddistinto per il suo carattere economico. Le condizioni dei lavoratori italiani erano difficili, il lavoro scarseggiava e spesso era mal pagato, specialmente in agricoltura, e quindi si decideva di emigrare. Solo negli anni Venti del Novecento si sviluppò un fenomeno migratorio dovuto oltre che a ragioni economiche anche alle persecuzioni delle squadre fasciste e alle limitazioni delle libertà in seguito alle leggi fascistissime del 1925. In questo romanzo si racconta proprio di questa problematica e della voglia di libertà. «Uno stato dell’essere – afferma lo scrittore – che consente di poter dire senza remore tutto ciò che si pensa, di fare tutto ciò che non è contrario alle leggi di uno Stato libero e democratico, di programmare il proprio futuro e provare a realizzarlo. Ma la libertà va conquistata, va custodita, giacché ci sarà sempre qualcuno che, per brama di soldi o di potere, proverà a cancellarla».

Il libro ha le caratteristiche del romanzo storico che si inquadra nella tradizione italiana del neorealismo. L’obiettivo principale è quello di raccontare la storia dei personaggi nel contesto in cui vivono. «Credo sia il modo migliore – dichiara l’autore – di far conoscere la storia a chi non ha voglia di leggere saggi adatti a un pubblico di lettori ristretto e di addetti ai lavori. Spero che siano tanti quelli che, leggendo questo romanzo, traggano qualcosa che possa essergli utile, magari un insegnamento, così come è stato utile e avvincente per me scrivere questa opera». Il libro sarà presentato il prossimo 24 settembre, alle ore 17.30, presso il circolo cittadino Sante Palumbo, in Piazza del Popolo a Latina.

Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)

“Vorrei essere ciò che ho voglia di essere”, di Frida Kahlo

da Alma Bigonzoni

“Vorrei essere ciò che ho voglia di essere”

Vorrei essere ciò

che ho voglia di essere

dietro il sipario della follia:

mi occuperei dei fiori

per tutto il giorno;

dipingerei il dolore,

l’amore e la tenerezza,

riderei di tutto cuore

dell’idiozia degli altri

e tutti direbbero:

poverina, è matta.

Soprattutto, riderei di me.

Costruirei un mondo che,

finché vivessi,

andrebbe d’accordo

con tutti i mondi.

Frida Kahlo

SPEZZA LE CATENE

Spesso i fardelli che ci portiamo addosso reali o presunti sono pesi che ci tengono legati alla terra ma basterebbe un po’ di fantasia per volare oltre e rendere la vita un po’ più serena

Lasciati portare via,
taglia la pesantezza
delle catene che
t’inchiodano alla terra
e vola!
Questa è una semplice
realtà con i suoi limiti
ma c’è altro,
spezza le catene
e liberati!
Lascia che prevalga
il sogno di un
cuore bambino.
Viaggia con
gli occhi della fantasia,
apri l’anima
e ci saranno altri mondi,
altre vite
e colori
e stelle
e cieli nuovi,
tanta bellezza
che non ci sarà
più spazio per il buio.

Imma Paradiso

Poesie e video-poesie di Elisa Mascia in OPA Poetry dell’editor indiano NilavroNill Shoovro

Elisa Mascia poetessa

– Tempo presente.


Sono stati momenti alternati vitali
a volte nel luogo a pochi concessi
oltre il paradiso nel cielo riflessi
grazie e virtù doni essenziali.

Dall’angolo ove la cima più alta toccata
un pugno di stelle e di diamanti
l’ardire di buttarle giù nuvole dirupanti
nonostante fosse la tua donna amata.

Quegli attimi che incrociano l’eterno
con il solo pensiero hai scalfito pelle
guarita nel pianto sfigurato delle stelle
sanguinanti come la luna loro perno.

Tempo inesorabile trascorre e trasforma
l’esteriore può apparire migliore
dentro più spesso soffre per amore
ricuce e rattoppi non intaglia e ricama.

È di una donna dolce e profondo segreto
neanche lo sguardo deve tradire la verità
costerebbe troppo cara la felicità
accettare per coprire vuoto lieto

senza intorpidire le acque sferiche
prodotte dal macigno scaraventato
gigantesco sta nel cuore consumato
saranno tragedie o liete novelle storiche!?

Elisa Mascia 27-5-2022

“Tutti possono regalarti fiori, ma solo chi riesce a potare le tue spine, inumidire i tuoi petali e annaffiarti d’estate ti farà sbocciare.”
Ruben Lubo

  • Chi ti regala fiori.

Le tue mani son piene di graffi sanguinanti
ascosi tra petali di rose rosse aroma misto
di giusta misura nota somiglianza al Cristo
guardano il cielo e lacrime diventano pianti.

Acqua di luce alla fonte nascente
solo tu conosci dolcezza per mitigare
atroce o lieve dolore lascia andare
abbracci e carezze tua arma potente.

Sai la giusta dose che varia ogni giorno
non più e non di meno è ciò che fa male
soltanto la presenza é sempre uguale
già si percepisce guaritore d’intorno.

Goccia portata dal vento è pura attenzione
dona l’energia vitale, soffio all’essenza
perdono è non procurar mai assenza
arde lo spirito, aleggia alcolica passione.

Col pensiero si rinnova l’umido afflato
alimento rinfrescante dell’estate afosa
con te soltanto sboccia meravigliosa
donna con esatta dose d’acqua è rinata.

E le spine stondate per colmare vuoto
di un tempo passato che più non ritorna
mentre aculei di scolpiti diamanti adorna
con corona di regina tra le nuvole nuoto.

Elisa Mascia 31-5-2022

Da una poesia Manuel De Jesús ha creato un video… https://alessandria.today/2022/06/09/

  • Sei pura magia… amore puro

Sognavo ammirare fantastica dimora
dove giovane donna in quella direzione
per cercare finalmente grande passione
tra il verde della natura l’ho trovata ora.

Nel centro della terra, oltre l’oceano,
nell’incrocio sotterraneo di radici
grembo materno di incontri sporadici,
di stelle cadute che a ciò anelano.

Amalgama speciale di sottile purezza
prolungato ripetersi della magía
curiosità che muove l’essere restia
a restare a riccio in chiusa bellezza.

Timida si appropinqua titubante
pensando di bussare al portone,
nello stomaco farfalle e magone
segnali di un evento importante.

Forse entra in un tempio domestico
ignora probabile scelta sua prigione
sarà essere in gabbia come leone
che si cela segreto d’amore e d’amico.

Elisa Mascia 16-5-2022


1- Present tense.

They were vital alternating moments
sometimes in the place a few granted
beyond heaven in the sky reflections
thanks and virtues essential gifts.

From the corner where the highest peak touched
a handful of stars and diamonds
the daring to throw down craggy clouds
despite being your beloved woman.

Those moments that cross the eternal
with just the thought you have scratched your skin
healed in the disfigured cry of the stars
bleeding like the moon their pivot.

Inexorable time passes and transforms
the exterior may look better
inside more often he suffers for love
stitches and patches does not carve and embroiders.

It is of a sweet woman and a deep secret
not even the look must betray the truth
happiness would be too expensive
accept to cover empty glad

without numbing the spherical waters
produced by the thrown boulder
gigantic is in the consumed heart
will they be tragedies or happy historical tidings !?

Elisa Mascia 05-27-2022

2- “Anyone can give you flowers, but only those who can prune your thorns, moisten your petals and water you in the summer will make you blossom.”
Ruben Lubo

Who gives you flowers.

Your hands are full of bloody scratches
hidden among red rose petals mixed aroma
of just measure known resemblance to Christ
they look at the sky and tears become tears.

Water of light at the rising source
only you know sweetness to mitigate
excruciating or mild pain lets go
hugs and caresses your powerful weapon.

You know the right dose that varies every day
no more and no less is what hurts
only presence is always the same
he already perceives himself as a healer around him.

Drop carried by the wind is pure attention
gives vital energy, breath to the essence
forgiveness is never procuring absence
the spirit burns, alcoholic passion hovers.

With the thought the humid breath is renewed
refreshing food of the sultry summer
with you alone it blossoms marvelously
woman with exact dose of water is reborn.

And the rounded thorns to fill the void
of a past time that never returns
while quills of carved diamonds adorned
with queen crown in the clouds swimming.

Elisa Mascia 31-5-2022

3- You are pure magic … pure love

I dreamed of admiring a fantastic home
where young woman in that direction
to finally seek great passion
among the green of nature I found it now.

In the center of the earth, beyond the ocean,
in the underground crossing of roots
womb of sporadic encounters,
of fallen stars that yearn for it.

Special amalgam of subtle purity
prolonged repetition of the magic
curiosity that moves being reluctant
to remain curly in closed beauty.

Shy approaches, hesitant
thinking of knocking on the door,
butterflies and magone in the stomach
signs of an important event.

Perhaps he enters a home temple
ignores probable choice of his prison
it will be caged like a lion
which hides a secret of love and friend.

Elisa Mascia 16-5-2022

Biography of Elisa Mascia
Born in Santa Croce di Magliano (Cb), on 13/04/1956, she lives and works in San Giuliano di Puglia (Cb).  She is a writer, poet, declaimer, radio host, reviewer, cultural promoter, Ambassador of Peace.
In July 2019, the poetic Silloge entitled “La Grattugia della Luna”,  the great artist and poet Erminio Girardo who held the role of teacher for her, marking a decisive turning point in the activity of poetess -Writer.
You have translated some poems by the poet NilavroNill Shoovro and included in the annual anthologies and monthly archive of world poets edited by the same poet-publisher.  The book of poems “Savage Wind”  by poet Asoke Kumar Mitra was translated.
She donor of voice within the projects: A voice of the dark-Theater in the dark-by Pietro La Barbera.
Since February 2020 she is a registered member of WikiPoesia.
She is Academic, Coordinator and Administrator of Italy in the Luso Academy-
Brasileiro Albap.
She is a member of the Poetas del mundo Movement.
Editor of a web page, of Alessandria today newspaper.
Grihaswamini Ambassador to Italy.
Poet representing Italy in MUNDO LITERARIO UNIVERSAL.
Collaboration with the Nicaraguan periodist Carlos Javier Jarquin.
Enrolled in Writers Capital Foundation and Italy Coordinator of PILF.
Member of the European Executive Council of the RENAISSANCE MILLENNIUM III of George Onsy.  Member of the Thrinakìa Prize Jury.
You have received, from the “Pacis Nuntii” -Argentina Movement, the Certificate and the Universal Flag of Peace which gives its bearer the character and spirit of Announcer and Builder of Universal Peace, from Stellamaris Sandoval.
Sing at Karaoke – Star Music – Art – Poetry
He collaborates with the poet, actress, declamator, radio host, the Argentine Alicia Antonia Muñoz Verri, Guainy.

http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/07/27/poesie-e-video/https://ourpoetryarchive.blogspot.com/2022/07/elisa-mascia.html?m=1

Silvia Gario social media manager e content creator è una nuova autrice di Alessandria online e Alessandria today

Silvia Gario social media manager e content creator è una nuova autrice di Alessandria today e Alessandria online

di Pier Carlo Lava

Sono particolarmente lieto di comunicare ai nostri lettori che Silvia Gario social media manager e content creator è una nuova autrice delle redazioni di Alessandria today e Alessandria online. 

Il primo post di Silvia Gario a questo linkhttps://alessandria.today/2022/07/27/𝗟𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮𝗮𝗿/

A Silvia Gario do il mio benvenuto anche a nome di tutti gli altri autori delle redazioni di cui sopra e in attesa di leggere altri suoi post vi allego le sue note biografiche: 

Silvia Gario. Social media manager e content creator

Biografia di Silvia Gario

Dopo avere conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza ed aver lavorato nell’ambito della comunicazione e delle pubbliche relazione, mi sono appassionata del mondo del vino ed ho quindi deciso di frequentare un Master in Management e Marketing delle imprese Vitivinicole, seguito da un periodo di stage presso la Casa Vinicola Prunotto di Alba, in cui ho potuto approfondire i temi di marketing e di comunicazione nel settore vitivinicolo.

La passione per il comparto vinicolo ed il territorio mi ha portato a decidere di divenire imprenditrice agricola, divenendo titolare dell’Azienda Agricola Bricco Camerano di Penango di Asti.

Qui ho potuto esprimere la mia creatività ed il mio legame col territorio, ottenendo autorevoli riconoscimenti enologici.

Ora sempre lo stesso legame al territorio ed al mondo del vino, mi hanno portato prima a frequentare corsi nei quali non solo ho approfondito il marketing territoriale ma che mi hanno formato come social media manager e content creator.

Quindi ho deciso di scrivere di territorio, nelle sue varie declinazioni e del mondo variegato del vino, parlando del nostro Monferrato e cercando di divulgare e trasmettere, considerandolo un viaggio, un percorso nelle tradizioni vitivinicole, un immergersi fra vigne e cantine, un riscoprire la passione ed il cuore dei nostri viticoltori; un tuffo in un atmosfera immutata, a contatto con la bellezza del paesaggio, che sa di fatica e tenacia, ma di grande gioia per il risultato. Quando ne parlo ne sento il sapore ed il profumo. 

“Narrare per creare” di Maria Rosaria Teni

Percorrendo il cammino che il Premio Vitulivaria sta portando avanti in questi mesi estivi, mentre si avvia lentamente alla scadenza, prevista per il 30 ottobre, e alla luce dei brani di narrativa che stanno arrivando da ogni parte d’Italia all’attenzione del Comitato organizzatore del concorso, non posso che considerare, ancora una volta, l’importanza e la bellezza della scrittura e la forte capacità di temperare i disagi e le difficoltà del nostro vivere quotidiano. D’altro canto, raccontare fa parte della natura dell’uomo e ne costituisce quasi un bisogno primario;  l’umanità sarebbe molto diversa se non avesse la consuetudine di esporre le proprie emozioni, le personali esperienze, quelle altrui,  e trasferirle su una pagina, per comunicarle e condividerle. Tutto ciò  rende gli uomini più uniti e rappresenta, in aggiunta, un arricchimento al proprio personale vissuto. Narrare è probabilmente l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere un accaduto o la propria storia perché assistere al racconto di una vicenda o scriverla  significa sperimentare una vasta gamma di emozioni e di sentimenti scoprendo la possibilità di riconoscerci nelle esperienze degli altri.  Dobbiamo considerare, peraltro, che la narrativa è quasi sempre stata, tra generi letterari, quello che ha goduto di maggiore e più durevole popolarità. Julio Cortazar ha paragonato il racconto alla fotografia, una fotografia verbale che comunque scaturisce dalla fantasia di un autore.

Viviamo immersi in un mondo fatto di storie. Jonathan Gottschall, professore di letteratura inglese, nel suo libro L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani (2014) si è chiesto perché, fin dai tempi antichi, l’uomo ha sempre dedicato molto tempo e molto energie a raccontare e a raccontarsi storie. Che cos’è, dunque, che ci spinge irresistibilmente a inventare mondi che non esistono, a leggere i fatti della vita di qualcun altro? Secondo Gottschall, il nostro bisogno di storie è qualcosa che ci identifica come uomini: l’uomo, egli afferma, è un animale che racconta storie. Non può farne a meno: riesce a capire il mondo in cui vive soltanto se lo racconta o se lo fa raccontare. Noi leggiamo o guardiamo le storie degli altri perché attraverso di esse possiamo capire un pezzo del mondo e imparare qualcosa sulle questioni cruciali della nostra vita, quelle che ci riguardano direttamente. È come se, leggendo, ci allenassimo a vivere, perché attraverso le narrazioni altrui sperimentiamo il mondo e impariamo ad abitarlo. Bisogna saperne accettare il valore metaforico, capire cioè che “rappresentano qualcosa attraverso qualcos’altro” sotto una forma diversa. Una narrazione è spesso una finzione o, anche quando un romanzo si riferisce a fatti realmente accaduti, una ricostruzione della realtà con elementi di fantasia e invenzione. Ogni storia chiede di essere accettata e letta perché si narra per essere ascoltati.
A questo scopo, è dalla  terza edizione del 2015 che  si è compiuto un ulteriore passo in avanti, inserendo una sezione – Sezione C –  dedicata alla narrativa,che ha riscosso un’immediata risposta da parte dei  numerosi  autori che hanno inviato i loro  racconti,  esaminati da una Giuria preposta e diversa da quella nominata per la poesia. In virtù del successo riscontrato, anche nella settima edizione del premio Vitulivaria, si è pensato di continuare a offire all’autore del racconto vincitore la  pubblicazione del proprio testo sulla rivista quiSalento, mensile di eventi, turismo, cultura, tradizioni e attualità, nella rubrica di racconti illustrati “Le storie di qui”. Questo riconoscimento rappresenta un ulteriore passo avanti fatto dal Premio Vitulivaria che continua nel suo intento  di concedere sempre maggiori opportunità e visibilità a poeti e scrittori, consentendo di essere conosciuti e apprezzati anche nel panorama letterario.

Concludo citando Fernando Pessoa: “Narrare significa creare, poiché vivere significa soltanto venire vissuto.” – Il libro dell’inquietudine (1982)

narrativa

7^ bando VITULIVARIA 2021

È poesia…con il poeta – scrittore Stefano Capasso

Stefano Capasso – poeta e scrittore

27 /07 /2022

         CANTO XX -OTTAVO CERCHIO
,                   BOLGIA QUARTA
                             INFERNO
                    INDOVINI e MAGHI

Qui sono puniti gli INDOVINI e MAGHI che camminano con il Volto distorto all’indietro, perciò costretti a camminare a ritroso, in antitesi con la loro pretesa di poter vedere avanti nel futuro .

Si arrogano ,per Dante, ingannando chi li ascolta, di avere poteri riservati
               a DIO esclusivamente .

Non bisogna confondere però gli Astrologi con gli INDOVINI.

Nel Medioevo l’ Astrologia  era considerata una scienza che trattava degli Astri e delle loro Influenze.
Dante stesso ne fa allusione, come quando dichiara di essere nato sotto i GEMELLI  e poi tratta anche di come questa influenza possa conciliarsi con il LIBERO ARBITRIO.

Ma qui si insiste sull’aspetto dell’ Inganno, della pretesa di poter vedere e modificare il Futuro , cosa del tutto falsa.

Come in vita vollero leggere il Futuro, così ora possono vedere solo il Passato .
Pena per chi ha creduto di trascendere i limiti della conoscenza umana, presumendo di poter leggere il Futuro.

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                              Domani

                       Se son curioso
                            di sapere
             quel che accadrà domani
              e poi più oltre ,nel futuro,
                             rispondo
              con voce ferma e chiara :

                                No no
                        non m’importa   
                                niente.

                  Buttandomi alle spalle
                          il mio passato,
                   tranquillo vado avanti
                           perché spero
                           che il Futuro    
                  possa essere migliore.

                                  Allora
                    perché preoccuparsi
                              di sapere
                       quel che domani
                       possa accadere ?

                          Non è  questa
                un’assurda presunzione
                  di voler troppo sfidare
                       Nostro Signore ?

                  Voglio invece scoprire
                         di volta in volta
                      gioie e sofferenze,
                     della mia esistenza.

                            C’È GIÀ  CHI

             per Noi  tesse,con sapienza
                la nostra Vita Sotto il Cielo
                            a sufficienza .

                          Conosce prima
                     quel che poi accadrà
                                 per Noi
                          ma ,per fortuna,
                      non ne fa partecipe  
                               nessuno.

                     Tutti i diritti riservati
                            @ copyright
                 Autore  Stefano Capasso

                      Immagine dal Web

                        FONTE STORICA
                       GIOVANNI TERESI

                         WIKISOURCE

È poesia…con il poeta-scrittore Stefano Capasso

“Marie Curie, una donna, nonostante tutto” di Eleonora Mello

Pubblicato  da culturaoltre14

Il 5 marzo 2020 è uscito nelle sale italiane il film della regista Marie Noelle Marquis:   “Marie Curie”. Quale migliore spunto per parlare ancora una volta di parità di genere? A maggior ragione in vista di un evento così importante come la giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo e che, soprattutto quest’anno, rischia di essere surclassata dagli eventi di cronaca e di attualità che purtroppo stanno investendo il nostro paese e la popolazione mondiale. Questo film racconta una Marie a 360 gradi: la scienziata, la donna, la moglie, la madre, l’amante, la sorella. La trama si dipana tra gli anni più turbolenti della vita della scienziata polacca, che vanno dal 1903 anno della vittoria del primo Nobel per la fisica, ricevuto per la scoperta della radioattività, assieme al marito Pierre Curie, al 1911 anno della vittoria del suo secondo Nobel per la chimica, per la scoperta del radio e del polonio. Vediamo anche come, dopo la morte del marito, abbia dovuto lottare ancora di più per affermare le sue abilità, come abbia dovuto farsi strada in un mondo in cui la figura femminile non era accreditata e non era considerata degna di insegnare a menti brillanti come quelle dell’università Sorbona di Parigi, cattedra che riuscirà ad occupare più tardi diventando la prima donna ad insegnare in questa prestigiosa università. Accanto alle difficoltà in ambito lavorativo, il film ci presenta inoltre una visione della vita privata di Marie che, dopo la morte accidentale del marito, con cui aveva un rapporto speciale di complicità dal lato affettivo e lavorativo, intraprende una relazione scandalosa per i giornali dell’epoca con un suo collega Paul Langevin, che le causò un invito a non partecipare alla cerimonia di accettazione del Nobel. Essendo consapevole dei suoi meriti, Marie non prese minimamente in considerazione questa possibilità e decise comunque di partecipare alla cerimonia di accettazione, ripresa in una scena del film che ci regala un discorso ad alto impatto emotivo. Il punto di forza del film e, anche se in pochi momenti, il suo punto debole, è il raccontare il lato umano di questa scienziata, gli sbagli, le tentazioni e l’amore, che fanno di lei una persona prima di tutto, non una donna priva di errori, sempre perfetta nel ruolo di madre, di moglie e di donna come era richiesto dai dettami dell’epoca (e come è velatamente richiesto tuttora) e come viene incarnato dalla sua amica e moglie di Paul che, per rivendicare un matrimonio ormai finito e di facciata, finisce per ledere la sua dignità di essere umano. Perché è questo che noi tutti siamo: esseri umani, persone che con le proprie individualità e con le proprie esigenze meritano gli stessi diritti e doveri. È questo il fulcro di tutto il film e della nostra riflessione: far sì che il mondo ci riconosca i nostri meriti, le nostre abilità, indipendentemente dal nostro sesso, e in maniera più ampia dalla nostra religione, appartenenza etnica e sociale ecc… Marie Curie, straniera lontana dalla sua patria, donna in una comunità di uomini, è di esempio per tutte noi, uno sprone a credere in noi stesse, nelle nostre capacità, a lottare per quello che ci rende libere e a vivere la nostra vita a 360 gradi; solo così potremo contribuire a lasciare alle generazioni future un mondo che noi avremmo voluto vivere nel nostro tempo. Lo dobbiamo a lei, lo dobbiamo alle sole 54 donne che dal 1901 ad oggi hanno vinto il premio Nobel, e lo dobbiamo alle generazioni future per far sì che forse un giorno la festa dell’8 marzo rimanga una commemorazione di eventi molto lontani nel tempo e non drammaticamente attuali.
Eleonora Mello

La morte di un figlio è un dolore antico e senza spiegazione

Pianto antico è una celebre poesia di Giosuè Carducci dedicata a suo figlio che dovrebbe, secondo la data riportata sul testo autografo, risalire a giugno 1871. Inserita nella raccolta Rime nuove del 1887, si tratta del quarantaduesimo componimento. Il piccolo Dante, così si chiamava il bambino, morì che aveva soli tre anni a causa, probabilmente, del tifo. Nella poesia si nota sin dall’inizio la fortissima opposizione tra vita e morte, data dall’antitesi simmetrica che Carducci crea tra immagini vitali e luminose, che si accumulano nelle prime due strofe, e quelle scure e morenti presentate nelle ultime due strofe.

Pianto antico

L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,

nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.

Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,

sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.

*Tocca il cuore la disperazione racchiusa in ogni verso, che il poeta non superò mai. Quel figlio adorato e desiderato che giocava allegro in giardino lo rivede in ogni primavera ma se la terra rinasce e rifiorisce, chi muore non torna e rimane nel buio della nuda terra.

Volo in deltaplano: Italia e Alessandro Ploner campioni d’Europa

Suan Selenati
Ignazio Bernardi

Continua la serie positiva di titoli internazionali vinti dal team azzurro di volo libero in deltaplano. 

Dopo i dieci mondiali, l’ultimo nel 2019, quest’anno è stata la volta del sesto titolo europeo vinto dopo nove entusiasmanti giornate di volo nei cieli del Monte Cucco sopra Sigillo in Umbria. Una decima task è stata annullata per meteo avversa. Due settimane fantastiche per il volo senza motore che si regge sulle correnti d’aria ascensionali e che hanno sorpreso anche il responsabile delle previsioni meteo, il vicentino Damiamo Zanocco.

Il team italiano ufficiale, formato da Marco Laurenzi, Alessandro Ploner, Manuel Revelli, Filippo Oppici, Christian Ciech e Davide Guiducci. sotto la guida del varesino Flavio Tebaldi, ha condotto il campionato fin dalle prime battute, aumentando il vantaggio giorno dopo giorno fino a rendere incolmabile il divario sulla Germania, seconda classificata. Medaglia di bronzo per la Repubblica Ceca. Seguono Austria, Regno Unito, Svizzera e Francia.

Il titolo individuale è toccato per la terza volta al pilota bolzanino di San Cassiano Alessandro Ploner, già campione del mondo in carica, titolo questo vinto in passato ben cinque volte. Ha preso il comando della gara il terzo giorno e non l’ha più mollato fino alla fine, supportato dal collega Christian Ciech, trentino trapiantato nel varesotto, medaglia d’argento da aggiungere al titolo europeo vinto nel 2016 e a tre mondiali. 

A superare gli italiani ci hanno provato prima il britannico Grant Crossingham, alla fine quarto davanti a Dan Vyhnalik, (Repubblica Ceca), e poi Primoz Gricar, pilota d’origine ceca, ma con passaporto tedesco. Sua la medaglia di bronzo. Ci ha provato anche il ciociaro Marco Laurenzi, arrivando a occupare il secondo posto prima di essere risucchiato oltre il decimo. Buone le prestazioni di Filippo Oppici di Parma e, fuori dalla rosa nazionale, di Lorenzo De Grandis di Caronno Varesino, rispettivamente sesto e settimo.

All’evento hanno partecipato 22 nazioni per un totale di 93 piloti che si sono confrontati su percorsi tra i 91 e i 201 km, spaziando anche nei cieli delle Marche, oltre a quelli dell’Umbria. Eccellente l’organizzazione affidata a Volo Libero Monte Cucco e Aero Club Lega Piloti sotto l’egida della FAI, Fédération Aéronautique Internationale, e dell’Aero Club d’Italia.

Gustavo Vitali – Ufficio Stampa FIVL

Associazione Nazionale Italiana Volo Libero 

il volo in deltaplano e parapendio skype: gustavo.vitali

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 BERLINO ACCOGLIE IL RALLY PER LA PACE 2022: “NO A NUOVI MURI IN EUROPA” 

 

BERLINO ACCOGLIE IL RALLY PER LA PACE 2022: “NO A NUOVI MURI IN EUROPA” 

Grande attesa a Berlino per l’edizione 2022 del “Rally della Pace”, la manifestazione che si terrà giovedì 27 luglio 2022 presso la Porta di Brandeburgo e il Bundestag. Organizzata da Universal Peace Federation (UPF), nell’ambito del programma internazionale della Peace Road, la kermesse sarà inaugurata da una Biciclettata per la pace. I ciclisti partiranno da Alexsanderplatz, attraverseranno il centro cittadino e raggiungeranno la Porta di Brandeburgo, dove si svolgerà il Raduno per la pace. 

“Ricordate la Corea! No a nuovi muri in Europa!” è lo slogan che scandiranno le centinaia di partecipanti al Rally, che convergeranno presso la Porta di Brandeburgo, per chiedere a gran voce l’immediato cessate il fuoco nell’Europa orientale. I dimostranti si rivolgeranno ai leader delle nazioni per esortarli a un maggiore impegno per la pace; affermeranno il loro no a nuovi muri in Europa; e invocheranno la pacifica riunificazione della Corea.

Nel corso della manifestazione è previsto uno stacco musicale con l’esibizione della band tedesca Berge, un famoso gruppo musicale Pop, composto di due cantautori berlinesi.

Terminata la manifestazione alla Porta di Brandeburgo, i dimostranti daranno vita a una Marcia della pace che snodandosi per le vie cittadine raggiungerà il Bundestag, dove si terrà una serie di discorsi pubblici. Gli oratori provenienti da diverse nazionalità rivolgeranno un messaggio di pace al mondo, perché cessino tutti i conflitti che stanno insanguinando la terra. 

Il programma della manifestazione prevede un raduno interreligioso pubblico presso il parco storico Moabit di Berlino, il 28 luglio. Esponenti di diverse fedi rivolgeranno canti, preghiere e invocazioni a Dio e al Cielo per la concordia tra i popoli.

Nell’ambito della Peace Road 2022, il 26 luglio si è svolto il Forum della Pace, un convegno che ha visto la partecipazione di studiosi internazionali che hanno dibattuto sui temi “Dalle spade ai vomeri. Prospettive di pace per la Corea e l’Europa” e “Peace Road: un progetto globale verso la pace sostenibile”.

La Peace Road è un’iniziativa mondiale volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del progetto dell’Autostrada Internazionale della Pace, che si propone di collegare le città, le nazioni e i continenti di tutto il mondo per abbattere i muri che dividono l’umanità. Il progetto di questa grande via di comunicazione è stato proposto per la prima volta dal Reverendo Sun Myung Moon alla Conferenza internazionale sull’unità delle scienze (ICUS) nel 1981.

UPF International, sponsor dell’evento, è un’ONG con Status Consultivo Generale presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite.

Il Foro Festival – Carmagnola (TO): l’8 settembre un festival di musica elettronica con B Jones, The Cube Guys, Rawdolff…  ed un altro grande artista internazionale top secret

Il Foro Festival – Carmagnola (TO): l’8 settembre un festival di musica elettronica con B Jones, The Cube Guys, Rawdolff…  ed un altro grande artista internazionale top secret

Dal 2 all’11 settembre ’22 Il Foro Festival propone a Carmagnola (TO) 10 eventi molto diversi tra loro: sul palco vanno artisti di qualità assoluta come Mario Biondi, Ivana Spagna e Cristina D’Avena. Non mancano il Sunshine Gospel Choir (una formazione da 40 elementi) ed il format “Mania ‘90”, dedicato alle sonorità di un decennio magico. 

Giovedì 8 settembre al Il Foro Festival prende poi vita un vero festival nel festival… dedicato alla musica elettronica che fa ballare ed emozionare il mondo. 

Anche se manca il nome di un celeberrimo artista che sarà annunciato solo nei prossimi giorni, il line up dell’evento è già oggi davvero interessante: sul palco, per una serata degna di Ibiza, c’è ad esempio B Jones (nella foto), una delle artiste simbolo della scena musicale dell’isola. Si è poi da poco esibita sul mainstage del mitico festival belga Tomorrowland.

Suonano ad esempio i bergamaschi The Cube Guys, anche loro attivi in tutto il mondo a ritmo di house. Il loro sound progressive-house con incursioni tribal, tech e vocal, in  continua evoluzione e sempre più internazionale, oltre che personale…

C’è poi il dj francese Rawdolff, creatore del format More Life e protagonista della nightlife parigina e in Costa Azzurra, oltre che produttore musicale di successo (il suo più recente singolo si chiama “Lose You” su Spotify ha superato i 600.000 ascolti). 

Sul palco de Il Foro Festival ci sono anche anche la musica di Helinxy Violinist ed il sound di tanti altri professionisti del mixer: c’è TMP DJ, attivo soprattutto nell’esclusiva Montecarlo tra Twiga, Cipriani, Cova (…);  c’è la slovena Dj Xenia, in forte crescita in tutta Europa tra vip party e club di riferimento; c’è l’italiano Alex Pizzuti,  attivo anche a livello internazionale e produttore di successo: c’è il belga WhoisHoax, giovane produttore e dj belga, un talento che sta già facendo parlare di sé gli addetti ai lavori; c’è Ayko, anche lui italiano, sta facendo conoscere il suo sound in tutta Europa…

Sarebbe già abbastanza, ma come dicevamo al line up del festival elettronico che va sul palco de Il Foro Festival l’8 settembre 2022 manca ancora l’annuncio di un grande artista conosciuto in tutto il mondo

Il Foro Festival: 2 – 11 settembre 2022

Area spettacoli “Il Foro”, Piazza Italia angolo via Gobetti, Carmagnola (TO)

Info Whatsapp:  3277928137

Facebook: www.facebook.com/ilforofestivalcarmagnola

Instagram: www.instagram.com/ilforofestival

Il Foro Festival 2022 si svolge in concomitanza con la 73^ “Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola”, dal 2 all’11 settembre 2022: 10 giorni ricchi di eventi gastronomici, culturali e artistici che propongono intrattenimenti ed esperienze coinvolgenti per tutti i sensi e per tutte le fasce di età.

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ALCUNI DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI DELLA SERATA DELL’8 SETTEMBRE A IL FORO FESTIVAL

B JONES @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22

B Jones è una delle artiste simbolo della scena musicale ibizenca. Dopo tanti anni al Pacha, oggi è resident di Ushuaia, day club e hot spot assoluto dell’isola, dove divide il mixer con top dj internazionali del calibro di Adam Beyer, Charlotte de Witte, Paul Kalkbrenner ed infiniti altri. Nell’estate 2022 è protagonista sul main stage del Tomorrowland, celeberrimo ed immenso festival belga che consacra le star internazionali della musica da ballo.

THE CUBE GUYS @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22

The Cube Guys sono nati nell’ormai lontano 2005 dall’unione di due dj producer già molto affermati, i bergamaschi Roberto Intrallazzi e Luca Provera. Il loro sound progressive-house con incursioni tribal, tech e vocal, in  continua evoluzione e sempre più internazionale, oltre che personale… I loro dj set a quattro mani uniscono la creatività e l’esperienza tecnica da studio con l’improvvisazione dell’esibizione live nei club. Si esibiscono da anni con top dj come Tiesto e le produzioni ed i remix vantano apprezzamenti da artisti come Pete Tong, Roger Sanchez, Axwell, Bob Sinclar, Dave Morales, Mark Knight, Oscar G, Peter Rauhofer e molti altri.  Tra gli infiniti altri, si sono esibiti in top club mondiali come ‘Privilege’ (Ibiza), ‘Fabulous’ (Las Vegas), Pacha (Marrakech), ‘Love’ (New York), ‘Circus Afterhours’ e ‘Parking’ (Montreal) ‘Panama’ (Amsterdam), ‘Senso’ (Orlando), ‘Queen’ (Parigi), The Week (Sao Paulo), Club Noxx (Anversa), ‘The Cross’ (London), ‘Space’ (Marbella), il ‘Gryphon’, ‘Score’ e ‘Mynt’ (Miami). 

RAWDOLFF @ Il Foro Festival l’8 settembre ’22

Creatore del party format More Life, è protagonista della nightlife parigina e in Costa Azzurra. Rawdolff è anche un produttore musicale di successo assoluto: il suo più recente singolo si chiama “Lose You” su Spotify ha superato i 600.000 ascolti. 

Il 27 luglio 1835 nasceva Giosuè Carducci.

Il 27 luglio 1835 nasceva Giosuè Carducci, poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano, nonché primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura, e primo italiano in assoluto, insieme a Camillo Golgi, a vincere il Nobel nel 1906.

Giuseppe Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano.
Giosuè Carducci nacque la sera del 27 luglio 1835, venendo battezzato nella chiesa locale il giorno successivo. La scelta del nome fu contesa dai genitori; il padre voleva chiamare il nascituro Giosuè, come un amico reincontrato, dopo parecchio tempo, durante la gravidanza della moglie, mentre Ildegonda avrebbe preferito Alessandro, come suo padre in quel momento gravemente malato. La spuntò Michele, ma Alessandro fu comunque il secondo nome del futuro poeta. Giuseppe, il terzo nome, gli fu assegnato in omaggio al nonno paterno. Il piccolo Giosuè cresceva già mostrando in nuce le caratteristiche che lo contraddistingueranno per tutta la vita: ribelle, selvatico, amante della natura. Michele, il padre, disponeva di una discreta biblioteca, in cui si riflettevano le predilezioni classico-romantiche e quelle rivoluzionarie. Qui Carducci poté voracemente impegnarsi nelle prime letture, e scoprire l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, la Gerusalemme liberata, la Storia romana di Charles Rollin e la Storia della Rivoluzione francese di Adolphe Thiers. Nei dieci anni a Bolgheri la famiglia visse in povertà e non era possibile per Giosuè frequentare le scuole; il padre incaricò così il sacerdote Giovanni Bertinelli di dargli lezioni di latino durante il giorno, mentre la sera era direttamente Michele a impartirgli l’insegnamento della lingua romana che il giovane amò profondamente sin dall’inizio.Già in questi anni cominciò a cimentarsi nella composizione di qualche verso, la Satira a una donna (1845) e l’appassionato Canto all’Italia (1847).  La permanenza nella Maremma è testimoniata e rievocata con affettuosa nostalgia nel sonetto “Traversando la Maremma toscana” (1885) e in molti altri luoghi della sua poesia. Del nucleo familiare fa anche parte la celeberrima Nonna Lucia, una figura determinante nell’educazione e formazione del piccolo Giosuè tanto che il poeta la ricorda con grande affetto nella poesia “Davanti San Guido”. Il 28 aprile 1849 i Carducci giungono a Firenze. Giosuè frequenta l’Istituto degli Scolopi e conosce la futura moglie Elvira Menicucci, figlia di Francesco Menicucci. L’11 novembre 1853 il futuro poeta entra alla Scuola Normale di Pisa. Dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, insegna retorica al liceo di San Miniato al Tedesco. La sera di mercoledì 4 novembre si uccide il fratello Dante squarciandosi il petto con un bisturi affilatissimo, l’anno dopo, muore anche il padre. Un anno di lutto e il poeta finalmente si sposa con Elvira. In seguito, dopo la nascita delle figlie Beatrice e Laura, si trasferisce a Bologna, un ambiente assai colto e stimolante, dove insegna eloquenza italiana all’Università. Nasce anche il figlio Dante che però muore in giovanissima età. Carducci è duramente colpito dalla sua morte: nel giugno 1871 ripensando al figlio perduto compone “Pianto antico”. Negli anni ’60, lo scontento provocato in lui dalla debolezza dimostrata, a suo giudizio, in più occasioni dal governo postunitario sfociò in una ricca attività poetica a sfondo sociale e politico. Negli anni successivi Carducci passa da un atteggiamento violentemente polemico e rivoluzionario a un ben più tranquillo rapporto con lo stato e la monarchia che culmina nel 1890 con la nomina a senatore del regno. Nel 1906 al poeta viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, le condizioni di salute non gli consentono di recarsi a Stoccolma per ritirare il premio che gli viene consegnato nella sua casa di Bologna. Si racconta che, sebbene stanco e malato, l’anziano poeta non avesse però perso la forza dialettica e il carattere deciso. Pare che, subito dopo aver ricevuto la visita del messo dell’Accademia di Svezia che gli portava la notizia del premio Nobel, come prima cosa abbia detto alla moglie: “Hai visto che non sono un cretino come tu hai sempre sostenuto?”
Il 16 febbraio 1907 Giosuè Carducci muore a causa di una cirrosi epatica nella sua casa di Bologna, all’età di 72 anni.

L’amore per la patria al di sopra di tutto: se si comprende a fondo questo motto la poetica carducciana risulta già spiegata nelle sue linee essenziali. Si aggiunga un innato amore per il bello, per la natura, un’incondizionata adesione alla vita nelle sue espressioni più genuine, e il quadro potrà dirsi completo. Il sentimento della vita, con i suoi valori di gloria, amore, bellezza ed eroismo, è senza dubbio la maggior fonte d’ispirazione del poeta, ma accanto a questo tema, non meno importante è quello del paesaggio.

Un altro grande tema dell’arte carducciana è quello della memoria che non fa disdegnare al poeta vate la nostalgia delle speranze deluse e il sentimento di tutto quello che non c’è più, anche se tutto viene accettato come forma della vita stessa

Il 23 novembre 1872 il poeta Giosuè Carducci scrisse un sonetto dal titolo “Il bove”, nel quale esponeva la propria concezione morale ed etica del mondo. Il componimento rappresenta una chiara sintesi dello stile e della poetica di Giosuè Carducci. Con poche e pittoresche pennellate il poeta ritrae un maestoso bue che incede lentamente attraverso un campo coltivato. Nella figura mansueta dell’animale Carducci condensa la propria concezione del mondo, fondata sull’osservanza dei principi etici e morali e sulla serenità dell’animo.

T’amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m’infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,

0 che al giogo inchinandoti contento
L’agil opra de l’uom grave secondi:
Ei t’esorta e ti punge, e tu co ’l lento
Giro de’ pazienti occhi rispondi.

Da la larga narice umida e nera
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel sereno aer si perde;

E del grave occhio glauco entro l’austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.

*Versi meravigliosi, incantevoli, bellissima immagine, una metafora profonda e di grande significato, spesso la meraviglia del divino non si trova in chissà quale manifestazione eclatante ma il poeta la trova nella paziente mansuetudine di quest’animale e nel suo sereno lavoro. Capolavoro del vate della letteratura italiana, una grande figura della cultura mondiale.

ORSANTI, di Franco Castelli

ORSANTI

Li chiamavano “orsanti”, ed erano girovaghi artisti di strada e suonatori ambulanti, specializzati nel fare spettacolo con animali ammaestrati. Erano i poveri precursori del circo zoologico; si muovevano a piedi o coi carri, esibendosi nelle grandi città in occasione delle fiere e giravano tutta l’Europa, ma di loro si sono trovate tracce anche in Scandinavia, in Africa settentrionale, nel Medio-oriente.

Le compagnie di orsanti addestravano per le proprie esibizioni anche scimmie, istrici, cavalli, pappagalli o cammelli, ma il pezzo forte era l’orso, il cui peso poteva raggiungere i 350 chili e una volta alzato sulle zampe posteriori, anche due metri di altezza.

Molti di loro provenivano dalle valli appenniniche incassate fra Emilia, Toscana e Liguria (a Compiano, in alta Val Taro, è allestito un “Museo degli Orsanti”).

Sono tante le attestazioni iconografiche di questa secolare arte e professione:

stampe romane di Pinelli

incisioni inglesi e russe,

un dipinto di Antonio Ligabue (che probabilmente aveva visto la scena in Germania), foto d’epoca novecentesche ecc.

Ma a me piace particolarmente la miniatura medievale finale:

Far ballare l’orso, va bene, ma far ballare una cinghiala che allatta… non è mica da tutti…!!

A nulla serve la sete di potere, di Rosa Cozzi

Buongiorno !

A nulla serve la sete di potere,

se chi ha questo istinto, beve fiele!

” DOMINIO DI UN’ECLISSE “

Memorabile fu la notte di Selene

il Sole si spense e perse la sua forza.

E ancor più la mia ombra

che sovrastava su di loro

immortalava la mia vittoria.

A nulla può il volere del pensiero

di onnipotenza effimera

tutto ritorna nella primaria forma.

Breve sogno irraggiungibile

di dominare il mondo

di un piccolo essere pensatore. . .

di Rosa Cozzi

da ” DIVAGAZIONI “

DL. 1941 /633

𝗟’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘄𝗶𝗻𝗲 𝗹𝗼𝘃𝗲𝗿𝘀

Un modo più efficiente, ma meno appassionante e divertente, di degustare il vino

L’intelligenza artificiale è capace di riconoscere diverse tipologie di vini

I 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘕𝘢𝘵𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭 𝘐𝘯𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘵𝘦 𝘰𝘧 𝘚𝘵𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘥𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘛𝘦𝘤𝘩𝘯𝘰𝘭𝘰𝘨𝘺 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘜𝘯𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘵𝘺 𝘰𝘧 𝘔𝘢𝘳𝘺𝘭𝘢𝘯𝘥, 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦, 𝘣𝘢𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘶 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘵𝘪𝘷𝘪 𝘮𝘢𝘨𝘯𝘦𝘵𝘪𝘤𝘪, 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘷𝘪𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 95% 𝘥𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘦𝘻𝘻𝘢, 𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘭’𝘢𝘤𝘪𝘥𝘪𝘵𝘢̀, 𝘪𝘭 𝘧𝘳𝘶𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘭’𝘢𝘮𝘢𝘳𝘰. 𝘓’𝘪𝘴𝘱𝘪𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘤𝘦𝘳𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘰, 𝘥𝘢𝘭 𝘤𝘦𝘳𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘸𝘪𝘯𝘦 𝘭𝘰𝘷𝘦𝘳, 𝘤𝘩𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘴𝘴𝘢𝘨𝘨𝘪𝘢 𝘶𝘯 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰 𝘷𝘪𝘯𝘰, 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘵𝘪 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘦𝘳𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰, 𝘦 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪 𝘭𝘦 𝘴𝘪𝘯𝘢𝘱𝘴𝘪, 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘰𝘱𝘱𝘦𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘣𝘪𝘵 𝘥𝘪 𝘥𝘢𝘵𝘪 – 𝘴𝘶 𝘢𝘤𝘪𝘥𝘪𝘵𝘢̀, 𝘧𝘳𝘶𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰, 𝘢𝘮𝘢𝘳𝘦𝘻𝘻𝘢 – 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘤𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘷𝘰 𝘥𝘪 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘰𝘯𝘪. 𝘈𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘮𝘰𝘥𝘰, 𝘪 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘐𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘈𝘳𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘴𝘶 𝘳𝘦𝘵𝘪 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘪 𝘥𝘪 𝘦𝘭𝘢𝘣𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘦 𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪. 𝘐𝘯𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦, 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘥𝘪𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘯𝘰, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵a 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘩𝘢 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘦𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘷𝘪𝘳𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦: 𝘪𝘭 𝘵𝘦𝘢𝘮 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘩𝘢 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪 𝘢𝘥𝘥𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘢𝘭𝘦 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘯𝘥𝘰 148 𝘷𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘥𝘢𝘵𝘢𝘴𝘦𝘵 𝘥𝘪 178 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘷𝘢𝘳𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘶𝘷𝘢.

Il “palato virtuale” è stato addestrato con 148 vini.

𝘖𝘨𝘯𝘪 “𝘷𝘪𝘯𝘰 𝘷𝘪𝘳𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦” 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 13 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘳𝘦 ed a 𝘤𝘪𝘢𝘴𝘤𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘴𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘷𝘢𝘭𝘰𝘳𝘦. 𝘈 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘦 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘳𝘦𝘤𝘤𝘩𝘪𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘵𝘦𝘴𝘵 𝘷𝘪𝘳𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘥𝘦𝘨𝘶𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘣𝘢𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘰 𝘥𝘢𝘵𝘢𝘴𝘦𝘵 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦, 𝘪𝘯𝘤𝘭𝘶𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘰̀ 30 𝘷𝘪𝘯𝘪 𝘮𝘢𝘪 “𝘢𝘴𝘴𝘢𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘪” 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢. 𝘐𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢 𝘱𝘪𝘦𝘯𝘪 𝘷𝘰𝘵𝘪, 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 95,3% 𝘥𝘦𝘪 𝘷𝘪𝘯𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘪.
#intelligenzaartificiale #winelover #winetasting

Un’altra mia opinione non proprio popolare

Un’altra mia opinione non proprio popolare

unpopularopinions probabilmente, mossa da recensioni fantastiche ho tenuto questa lettura per un momento che mi permettesse di assaporarla a fondo e… Niente, l’ho trovata al limite della banalità, a metà del libro avevo già capito troppo. La narrazione passa da essere scorrevole a momenti in cui si contorce e diventa inutilmente prolissa. Spesso al limite della pura fantasia non ho trovato la narrazione per nulla “reale” il che probabilmente mi ha portata a non sentire nulla. Avevo letto tante opinioni, tutte super positive che parlavano di emozioni, velocità, originalità… Dove? E anche per questa volta è andata così, comincio a pensare che non dovrei più comprare libri spinta da tantissime recensioni a 5 stelle.

parole e pensieri 88

Una serata da brivido con i thriller di Massimo Tassistro

L’Associazione di cultura cinematografica e umanistica La Voce della Luna organizza per giovedì 28 luglio a partire dalle 21.15, alla Soms del Cristo di Corso Acqui 158, il penultimo appuntamento con il ciclo di incontri speciali estivi del Circolo di lettura (l’ultimo incontro del ciclo avrà luogo a settembre, con il terzo e ultimo ospite, l’autore Roberto Grenna ).

Questo giovedì Massimo Tassistro presenterà i suoi due ultimi romanzi, “Paradiso infernale” e “Assalto in alto mare”, ed. Leucotea, e dialogherà con il pubblico. Modera Barbara Rossi, studiosa di cinema, media educator e scrittrice. Ingresso libero.

Per informazioni: lavoce.dellaluna@virgilio.it; FB:Voce/Luna  

“Paradiso infernale” (ed. Leucotea, 2017)

I tentacoli delle triadi orientali si allungano sulle incantate valli prealpine. Solo Max Poletti, investigatore capace di fronteggiare certi imprevisti del mestiere, può cercare di respingere la malefica energia della più temibile organizzazione criminale al mondo. E il gioco funziona, senza concedere pause sino all’ultima riga…

“Assalto in alto mare” (ed. Leucotea, 2020)

Alla fine di “Paradiso infernale”, il primo libro con protagonista Max Poletti, abbiamo lasciato il fascinoso ex agente del Sismi ed esperto di arti marziali a festeggiare insieme alla fidanzata Lorena la sconfitta della Triade cinese e dei loschi figuri che hanno provato a sovvertire l’ordine e la tranquillità della ridente Valle d’Aosta. Tutto risolto, almeno in apparenza: ma oscuri e tenaci rancori covano nell’ombra, e proprio nel corso di un viaggio lungo il Mediterraneo insieme a Lorena, a sua sorella Serena e all’ex collega Gianni Marino sull’enorme e lussuosa nave da crociera “Royal Étoile”, inquietanti personaggi tornano dal passato.

Massimo Tassistro nasce ad Alessandria nel 1971. Inizia a scrivere nel 2007 e scopre una passione per la narrazione, che affianca alla lettura. Ama viaggiare e conoscere nuovi orizzonti. Sposato dal 2006, divide il suo tempo tra lavoro, scrittura e le montagne della Valle d’Aosta. Nel luglio 2010 esce la sua prima pubblicazione, “Singolare Quotidianità”, una raccolta di racconti edita dalla Edizioni Progetto Cultura di Roma. Nel dicembre 2012 pubblica un racconto nella collana “Gialli Mondadori”.

È LUCE

Spesso diamo per scontato quello che avviene ogni giorno, siamo talmente abituati alla luce del sole, all’alternarsi del mattino e della sera…delle stagioni che non ci fermiamo nemmeno un attimo per goderne, un solo istante, ad occhi chiusi, in silenzio…per percepire il respiro del cielo.

Volgo il viso al sole
accecata chiudo gli occhi,
godendo la calda carezza
che avvolge il mio corpo freddo.
È luce che invade ogni angolo.
È il sorriso che dal cielo
richiama la terra,
la trae a sé per abbracciarla.
Il miracolo della vita
che ancora si rinnova,
finché il giorno troverà
luce e la terra calore.

Imma Paradiso

Quanto pesa una lacrima di un bambino? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. Gianni Rodari.

Quanto pesa una lacrima di un bambino? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. Gianni Rodari.

Date: 26 luglio 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

dal web

Cosi recita questa poesia, che raccoglie la disperazione, il dolore, la fame che ha un bambino.
I nostri figli hanno gote rosee, puliti, accuditi, sfamati, l’occidente ci tiene ai propri figli, anche se capita che qualche volta li ammazza. Mi riferisco ai terribili fatti di cronaca, che avvengono sempre più spesso e riguardano i bambini.
Noi siamo la società del benessere, ma con tanto malessere! Ci preoccupiamo dell’identità di genere, ormai bandiera di tanti, perchè questo costituisce un problema serio. Stranamente io non ho mai avuto di questi problemi, a me l’orientamento sessuale di tizio e caio non mi importa, guardo le persone, il loro cuore, il loro modo di fare. Non mi pongo il problema perchè il problema non c’è. Quando andavo a scuola, dalle suore, avevo un grembiule blu ed un colletto bianco, uguale per tutti. Ora i grembiuli devono essere gialli, ne rosa, ne celeste,
un uguaglianza per tutti i generi, ma io mi devo vergognare di essere femmina? oppure sono razzista perchè dico che lo sono? Per me tutte gli individui, anzi i singoli sono delle identità uniche e preziose, non potrei mai guardarli con occhi diversi. I bambini amano tutti, non guardano il genere, sentono il cuore. Ai bambini non interessa se sei giallo, blu, a righe, con i pois, loro hanno occhi diversi dai nostri e per fortuna! Dietro episodi di bullismo ci siamo sempre noi adulti, noi che non facciamo giocare i bambini perchè hanno le scarpe nuove, oppure si strappano i pantaloni. Siamo quelli delle protezioni eccessive ”non fare il bagno, non correre” che lasciamo per ore i figli davanti al televisore, a cui non parliamo della morte, per non spaventarli e poi rimangono ore davanti ai video giochi e fanno strage di avversari con scimitarre, pugnali, fucili, pistole. Siamo quelli che si inalberano e corrono dalle insegnanti perchè il bambino ha preso un brutto voto. Che difendono sempre e comunque i figli, anche davanti all’evidenza, e i bambini sono dislessici, discalculi, iperattivi. Ultimamente casi di autismo in aumento, e che i primi mesi sono difficili per la scolarizzazione? Ritornando al problema dei grembiuli, esiste il problema del colore dei grembiuli. Ne parlano tutti e se ne parlano tutti diventa un problema.
Secondo alcune stime, sono circa 40.000 i bambini minorenni sfruttati nelle miniere e soprattutto quelle di cobalto. Questi bambini lavorano in condizioni estremamente crudeli, più di 12 ore al giorno, portano sulle spalle carichi molto pesanti, muoiono stremati, si ammalano, percepiscono salari da fame, la loro infanzia è negata, non vanno a scuola, solo duro lavoro. Avete mai visto gli occhi di questi bambini? Ci siamo mai posti il problema?
In Siria 7, 3 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, senza contare adulti, anziani, donne. Sono bambini che non conoscono altro che bombe, terrore e fame, loro non ascoltano musiche, ma fischi di bombe e canti di mitragliatrici. Bevono acqua sporca, contraggono malattie infettive, un infanzia violata, negata, terribile.
Quanto pesa la lacrima di un bambino? la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.
Conoscete la storia di Iqbal Masish? Il bambino che sfidò la mafia dei tappeti?

dal web


Oggi sarebbe un avvocato di circa quarant’ anni. Viveva in Pakistan, la sua famiglia poverissima, per dei debiti lo vendettero, all’età di cinque anni, per 12 dollari americani, a un fabbricante di tappeti che lo ridusse in schiavitù. Sono milioni i bambini venduti per integrare il bilancio familiare, o avviati alla prostituzione, o per quialsiasi altro sporco commercio.
Ritornando ad Iqbal, era incatenato al suo telaio, i bambini hanno mani piccole, per fare nodi piccoli, ai tappeti, per 12 ore al giorno. Lo vedete il problema? A gambe incrociate per ore e tenta di scappare ripreso e messo nel buio di una cisterna, senza aerazione, picchiato. Non si arrende nel !992 esce di nascosto, partecipa ad una manifestazione dove sente parlare di libertà, ha il coraggio di parlare in pubblico, il suo discorso commovente scuote le coscienze. Un sindacalista lo prende a cuore, non torna in fabbrica e va a scuola, ritrova un infanzia negata, ma a 10 anni un fisico fortemente segnato dagli stenti e dalle posture. Appare sui teleschermi di tutto il mondo, riceve premi e donazioni , ma lui non diventerà mai grande, morirà in un attentato. I diritti dei bambini ogni giorno vengono violati, nonostante si sappia, il problema non c’è. Bambini nelle miniere, bambini nella fame, bambini assassinati, bambini sfruttati dalla prostituzione e dalla pedofilia. Il disgustoso tour sessuale con bambine piccolissime, la libertà esiste? cosa è che dobbiamo chiamare libertà? La compassione, l’amore dove è? ci sarebbe da scrivere cascate di parole e tutte pesanti come pietre. Quanti Iqbal?
Sui social, bambini mangiati dalle mosche per raccogliere donazioni, certo un video forte per donazioni forti? Quanti soldi vanno per il loro benessere, per salvarli dalle mosche, dalla cecità, dalla fame, dalla sofferenza, dal dolore, Dolore! non conoscono altro che questo! Ma il problema non esiste, noi comodi nei nostri letti, nelle nostre case pulite, sazi di cibo, ma non di altruismo, compassione, generosità.
Quello che mi domando, con tutte le donazioni che si fanno, con tutto quello che eccede in occidente, il resto del mondo ha fame e sete, è poverissimo. Che fine fa ciò che si dona?
Forse il problema è decidere il colore del grembiule, anche per questi bambini.
Quanto pesa la lacrima di un bambino? la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato più di tutta la terra. Gianni Rodari

Articolo di Marina Donnarumma Iris G. DM

Stefano Galli pittore: Piccola vendetta

Piccola vendetta

Un colpo tremendo al petto mi ha scaraventato contro un muro; mi alzo, meno male non ho

dolori. Mi sarò sporcato l‘impermeabile, devo farlo spazzolare prima degli appuntamenti di oggi.

Eccolo là quel deficiente! La gente acquattata non sa essere lui quello che ha sparato in aria dopo

la rapina. La polizia è già qui. Eccolo, eccolo, è lui quello che ha sparato! Non mi sentite? Lo prendo

a pugni e calci ma non succede niente: come se non ci fossi. E’ tremendo: mi ha mandato, all’altro

mondo ! Con tutto quel che ho da fare, dovevi ammazzarmi proprio oggi e non posso nemmeno

vendicarmi finché sei carne, ma so ben io cosa fare: ti seguirò ovunque andrai tanto, prima o poi,

anche tu creperai ed io sarò lì, in attesa che l’anima sbigottita esca dal tuo corpo per darle un

sacco di botte.

https://www.artmajeur.com/…/15945565/piccola-vendetta

FILASTROCCA DEI FICHI D’INDIA, di Teresa Tropiano

FILASTROCCA DEI FICHI D’INDIA

Il tuo nome è Fico d’India,

frutto esotico e curioso

e con Cristoforo Colombo

hai viaggiato per il mondo,

dall’America del sud

fino al Messico giungesti.

Poi in Italia sei approdato

e in Sicilia ed in Sardegna

hai assai proliferato

fino a giungere in Calabria,

nella Puglia ed in Lucania.

Tu fiorisci a primavera

e dal sol ti fai baciare

sulle pale tue carnose,

verdeggianti

e assai spinose

e poi guai se ti avvicini

a quei rovi e tra gli spini

finché mani assai sapienti

allontanano i serpenti.

Sin da agosto al bel Natale

offri frutti a volontà

ché le tavole arricchisci

di delizia e di bontà.

I tuoi frutti colorati

succulenti e profumati,

son di tante varietà:

dalla gialla sulfarina,

alla bianca muscarella,

l’arancione è moscateddo

e poi la qualità più bella

è la rossa, la sanguigna.

Ti fai spazio in ogni dove,

in collina e in fondo al mare,

tra le pietre e sulle rocce,

tra i filari di una vigna

e tra un trullo e un casolare.

Teresa Tropiano

Foto di Sergio Rapisarda

Patrizia Caffiero: Dove sei andato?

Patrizia Caffiero: Dove sei andato?

[dove sei andato?]

La tua assenza non racconta storie alle foglie 

alla lavanda giovane

ai chicchi di grano

prima dell’alba hanno visto sparire

i tuoi lunghi capelli e la fronte da indiano

parla del tuo giudizio la tazzina del caffè

il taccuino lasciato aperto

il tabacco sparso fra le briciole di pane

lo specchio non riflette la tua fonte

ti chiama la frase spezzata in due

il finale del racconto da fabbricare

al fischio di partenza delle bugie

siamo rimasti soli, senza arte né padre

ma io cado senza farmi male

tuffandomi dal quinto piano

affido tutto al cielo, spariglio le carte dei tarocchi

affido alla luce piena il nécessaire

parto per l’avventura 

come fece la mia musa negli anni sessanta

prima di cominciare sul binario d’acciaio

la vita vera.

(Patrizia Caffiero)

Una panchina per gli angeli, di Liliana Angela Angeleri

Una panchina per gli angeli, di Liliana Angela Angeleri

Copertina flessibile – 29 aprile 2022

Cinque episodi in cui cinque donne comuni, molto diverse tra di loro, in tempi diversi, si accomodano su una panchina, quasi tutte insieme ai loro partner. Ci si racconta: ci sono affanni, gioie e dolori, episodi di vita normali e non eroici. 

La serenità si raggiunge anche soltanto nel raccontare momenti della propria vita dove condividere diventa un gesto speciale. La panchina diventa simbolo della vita: traghetta, inconsapevolmente, le vicende di queste persone. 

La ricerca della felicità fa parte del bisogno più profondo dell’uomo ed è lo scopo della vita di ciascuno. Nel momento in cui le persone si alzano e si allontanano dalla panchina, sentono l’animo leggero come le piume delle ali degli angeli.

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Dettagli prodotto

  • ASIN  :  B09WWF1X74
  • Editore  :  Rossini (Rende) (29 aprile 2022)
  • Lingua  :  Italiano
  • Copertina flessibile  :  100 pagine
  • ISBN-13  :  979-1259691736
  • Peso articolo  :  1 g

a mio padre , di Stefano POLO

A MIO PADRE di Stefano Polo

Nonostante le ferite nel mio animo

solchi profondi e respiri di dolore

papà io ti ricordo con amore

non ti posso odiare padre mio posso solo amarti… Vivi dentro di me eri malato e mal curato il mio cuore si è aperto come uno scrigno e ti ha perdonato… Eri mio padre il tuo ricordo mi accompagna agli albori della vita la tua esistenza dentro di me non è finita sussurri e grida accompagnavano le nostre giornate ma dentro di me padre mio le ho già dimenticate…

Marlene Pasini scrittrice dal Messico : “Antonio de NEBRIJA”

Marlene Pasini – artista e scrittrice

Oggi, tramite l’interessante articolo della stimata scrittrice messicana Marlene Pasini abbiamo l’opportunità di conoscere meglio
Antonio De Nebrija

CARE ANIME :
Il mio più grande desiderio è quello di poter lasciare un seme di luce, conoscenza, saggezza, amore e gioia, ecco perché oggi condivido la mia sezione: Voci del mondo, DARA Magazine, Messico, dove è stato pubblicato uno dei miei articoli.
Spero vi piaccia. Il mio affetto sempre

“ANTONIO DE NEBRIJA, A 500 ANNI DALLA MORTE

La lingua ispanica è la seconda lingua madre più parlata al mondo. La sua importanza e eredità nella normatività grammaticale si deve al primo grande umanista spagnolo Antonio de Nebrija. Sia gli spagnoli che gli scrittori celebrano il suo quinto centenario. Le arie andaluse della provincia di Lebrija, a Siviglia, videro la sua nascita nel 1444. Il suo cammino inquieto lasciò tracce del suo tempo all’Università di Salamanca e al Collegio Reale di Spagna a Bologna dove insegnò grammatica e retorica. I grandi cambiamenti del tempo sotto il regno dei Re Cattolici portarono con sé un’apertura in tutte le scienze, il Rinascimento, per lasciarsi alle spalle l’oscurantismo medievale. Non solo Cristoforo Colombo presentò il suo progetto marittimo alle Indie alla regina Isabella nel 1492, Nebrija andò da lei anche per chiederle il consenso alla pubblicazione della prima “Grammatica castigliana”; La regina rispose che non era necessario, lo spagnolo si imparava parlandolo. Tuttavia, l’umanista ha sostenuto: “devi scrivere come parli e parlare come scrivi”, e la regina ha acconsentito. Nebrija gli dedicò il suo libro, pubblicato tre mesi prima della scoperta dell’America, cruciale perché fungeva da arma linguistica, unificando nell’espansione ispanica l’insegnamento della lingua castigliana per le popolazioni indigene. Ha completato il suo lavoro con:
Dizionario latino-spagnolo, vocabolario spagnolo-latino, regole di ortografia spagnola, regole di ortografia nella lingua castigliana e opere di geografia, cosmografia, astronomia e matematica.

Fu sepolto accanto a Miguel de Cervantes y Saavedra, nella Cappella di San Idelfonso, Università di Alcalá

“La tua ispirazione e la tua gloria, o Antonio, dureranno quanto dureranno i secoli. La tua fama sarà eterna e il tuo nome volerà di bocca in bocca finché ci saranno sapienti nel mondo”, Arias Barbosa.”


QUERIDAS ALMAS :
Mi mayor deseo es poder dejar una semilla de luz, conocimiento, sabiduría, amor y alegría por eso hoy comparto mi sección: Voces del mundo, DARA Magazine, México, donde se publicó uno de mis artículos.
Espero les agrade. Mi cariño siempre

“ANTONIO DE NEBRIJA, 500 AÑOS DE SU MUERTE

La lengua hispana es la segunda lengua nativa más hablada en el mundo. Su importancia y legado en normatividad gramatical se los debemos al primer gran humanista español Antonio de Nebrija.  Tanto hispanohablantes como escritores celebramos su Quinto Centenario. Aires andaluces de la provincia de Lebrija, en Sevilla, fueron testigos de su nacimiento en 1444. Su inquieto andar dejó huellas de su paso por la Universidad de Salamanca y el Real Colegio de España en Bolonia donde enseñó gramática y retórica. Los grandes cambios de la época bajo el reinado de los Reyes Católicos trajeron consigo una apertura en todas las ciencias, el Renacimiento, para dejar atrás el oscurantismo medieval. No solo Cristóbal Colón le presentó a la reina Isabel su proyecto marítimo hacia las Indias en 1492, también Nebrija, acudió a ella para pedirle su consentimiento en la publicación de la primera “Gramática Castellana”; la reina le respondió que no era necesario, el español se aprendía hablándolo. Sin embargo, el humanista argumentó: “hay que escribir como se habla, y hablar como se escribe”, accediendo así la reina. Nebrija le dedicó su libro, publicado tres meses antes del descubrimiento de América, siendo crucial porque sirvió como arma lingüística, unificadora en la expansión hispánica de la enseñanza de la lengua castellana para los pueblos indígenas. Complementó su obra con:
Diccionario latino-español, Vocabulario español-latino, Reglas de ortografía española, Reglas de ortografía en la lengua castellana, y obras de geografía, cosmografía, astronomía y matemáticas.

Fue enterrado junto a Miguel de Cervantes y Saavedra, en la Capilla de San Idelfonso, Universidad de Alcalá

“Tu inspiración y tu gloria, Oh Antonio, durarán lo que duren los siglos. Tu fama será eterna y tu nombre volará de boca en boca mientras haya sabios en el mundo”, Arias Barbosa.”

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Dal Messico Marlene Pasini scrittrice – artista e poetessa

Il poeta che parlava ai bambini

Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni ( Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980), è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia e tradotto in molte lingue. Unico scrittore italiano ad aver vinto il prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970. Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul lago d’Orta, da Giuseppe Rodari, fornaio che possedeva il negozio in via Mazzini, via principale di Omegna, sposato in seconde nozze con Maddalena Aricocchi, commessa nella bottega paterna. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso in provincia di Milano, ma comprese ben presto che non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali. Nel 1937 Rodari si diplomò come maestro presso Gavirate. Nel 1938 fece il precettore a Sesto Calende, presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Come egli stesso raccontò, la sua scuola non fu grandiosa a causa della sua giovane età, tuttavia si rese conto che fu una scuola divertente dove i bambini utilizzavano la fantasia addirittura per aiutarlo a correggere le sue stesse opere. Durante la seconda guerra mondiale, venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Dopo il 25 aprile 1945, iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dapprima con il giornaletto ciclostilato Cinque punte, poi dirigendo L’Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel 1947, approdò a l’Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica “La domenica dei piccoli”
In piena guerra fredda, nel 1951, la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, provocὸ aspre reazioni da parte della stampa cattolica, tanto che le parrocchie arrivavano a bruciare nei cortili il Pioniere e i suoi libri. Il 25 aprile 1953 sposò la modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare, dalla quale avrà la figlia Paola nel 1957, e il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI. Nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen.
Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della fantasia, saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori, nonché frutto di anni di lavoro passati a relazionarsi con il campo della “fantastica”. Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marisa Musu, fondò l’associazione di promozione sociale denominata Coordinamento Genitori Democratici, una ONLUS impegnata ad insegnare e praticare i valori di una scuola antifascista, laica e democratica, membro del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, istituito in seno al Ministero della Pubblica Istruzione. Il 10 aprile 1980 venne ricoverato in una clinica a Roma per potersi sottoporre a un intervento chirurgico alla gamba sinistra, data l’occlusione di una vena; morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per shock cardiogeno, all’età di 59 anni. Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per ragazzi. Dal libro La Freccia Azzurra è stato tratto un omonimo film d’animazione nel 1996. Il successo raccolto dall’autore in Unione Sovietica ha portato anche in quel Paese alla realizzazione di cartoni animati tratti dalle opere di Rodari, come Cipollino.

I versi di Gianni Rodari sono unici nel loro genere, comunicano dei messaggi estremamente profondi attraverso un linguaggio semplice e diretto; in questo caso, i versi che compongono la filastrocca Il maestro giusto sottolineano l’importanza di trovare, lungo il proprio cammino, un maestro che sappia coltivarci nel migliore dei modi;

Il maestro giusto

C’era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
Andò da un lupo a farselo spiegare.
Ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.
Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e, mi vergogno a dirlo,
perfino da un pappagallo.

Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall’asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare “bè bè”,
dalle galline a fare “coccodè”.

Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un “qua qua”):
“Che cos’è che non va?”.

Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?

*Come non dargli ragione? Lo “scrittore maestro” che ha dedicato una vita ai valori pedagogici dell’insegnamento, dando importanza ai bimbi e trovando il  linguaggio adatto per comunicare con loro e stimolare la loro fantasia. Questo fa il giusto maestro. Attraverso la fantasia, poesie divertenti e filastrocche, Rodari è entrato nel mondo dei piccoli e li ha saputi ascoltare cercando poi d’insegnare ai grandi quello che spesso dimenticano.