Rabindranath Tagore, chiamato talvolta anche con il titolo di Gurudev, nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 7 maggio 1861 – Kolkata, 7 agosto 1941), è stato un poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese.Poeta, prosatore, drammaturgo e filosofo bengalese, nacque il 6 maggio del 1861 nell’antica residenza famigliare di Jorasanko, a Calcutta, da una famiglia appartenente ad un’elevata aristocrazia che svolse un ruolo importante nella vita culturale, artistica, religiosa e politica del Bengala.Rabindranath era il più giovane di quattordici fratelli, molti dei quali divennero personalità importanti nel campo artistico e culturale.Nel 1874 muore la madre e lui vive col fratello maggiore Dwijendranath (1840–1926), poeta, musicista e filosofo, e la moglie di lui Kadambari (1858 – 1884). Pubblica le sue prime composizioni poetiche o drammatiche su riviste letterarie. Una delle prime è il poema Il lamento della natura.Nel 1902 muore la moglie, nel 1904 la figlia, nel 1907 il figlio più giovane. Il poeta è affranto dal dolore e scrive composizioni che riflettono il suo stato d’animo: Luna crescente, Soron, Nashta Nir Il nido distrutto, Chokher Bali Pugno nell’occhio. Dal 1907 al 1910 compone le 157 poesie che saranno pubblicate nella raccolta intitolata Gitanjali.Il mondo occidentale lo premia col Premio Nobel per la letteratura nel 1913.Tornato in India nel 1914 pubblica le 47 liriche di Balaka. il poeta è molto scosso dall’infuriare della guerra. In questi anni avrà i suoi primi incontri con Gandhi da poco rientrato in India dal Sud Africa. Nel 1921 realizza il progetto di trasformare la scuola di Santiniketan in un’università internazionale, La Vishva Bharati University. Ad essa devolve i proventi del premio Nobel e i diritti d’autore dei suoi libri. Partendo dalla contemplazione della Natura, Tagore giunge ad una concezione monistica, al credo nell’Assoluto, l’Uno onnivadente che si trova nell’immensità dei cieli, nella varietà della natura, nella profondità della coscienza.Per il poeta ogni creatura vale in quanto è tale, senza le inique distinzioni di casta o di classe. Il poeta fu molto attento anche agli umili e ai derelitti, nei quali vedeva la presenza di Dio: “dove sta il più disprezzabile di tutti, / il più povero dei poveri / Tu regni”

Rabindranath Tagore racconta il sentimento dell’amicizia nella poesia “Non nascondere il segreto del tuo cuore”.
La forza dell’amicizia è la disponibilità all’ascolto e alla comprensione senza limiti di tempo e in questo caso, proprio durante la notte, quando il resto del mondo dorme e nemmeno gli uccelli cantano, si consuma il senso dell’amicizia.
“Non nascondere il segreto del tuo cuore”
Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.
*Bellissimi versi che ben esprimono il dono prezioso dell’amicizia… l’ascolto…la disponibilità, la condivisione fatta con il cuore senza avere la presunzione di giudicare ma magari asciugare le lacrime. Quanta sensibilità, quanta dolcezza, quanto da imparare da questo Maestro di vita, quando la sofferenza diventa amore per gli altri.