Maria Beatriz Muñoz Ruiz presenta Gabriela Franco

Il cucchiaio della contesa
Di Maria Beatriz Muñoz Ruiz
In questo mondo pazzo, siamo passati dal sentirci orgogliosi e mettere in risalto i successi delle donne, al vergognarci di alcune azioni e di certe incongruenze di pochi che fanno troppo rumore.
Ma non perdiamoci, né da una parte né dall’altra, è chiaro che le donne sono state messe a tacere, annullate e maltrattate socialmente per molti anni, e grazie al grido di tante che sono state chiamate pazze, si è riconosciuto che, attualmente, viviamo ancora in un mondo pieno di ipocrisia in cui compiti come la pulizia della casa o la cura dei bambini sono attribuiti alle donne.
Molti ripetono che siamo pazzi nel vedere fantasmi dove non ce ne sono, ma ci sono, quello che succede è che viviamo in mezzo a loro da così tanto tempo che non li vediamo e li assumiamo come qualcosa di normale.
Il titolo del mio articolo è “Il cucchiaio della discordia”, perché tutta la discussione è iniziata con il cucchiaio della maionese. Ora ti ho davvero ingannato, giusto? Beh, dovevamo pranzare come tutti gli altri, guardando attraverso le piattaforme per vedere quali serie avremmo potuto vedere e parlando di come era andata la scuola per i bambini. Ho due gemelli, quindici anni ciascuno, dieci minuti sopra, dieci minuti sotto, e il fatto è che quella con la quale di solito litigo di più è mia figlia, visto che mio figlio di solito è politicamente corretto, e la sua adolescenza è più rilassata di mia figlia, ma quel giorno ha detto le parole sbagliate o forse le ha dette nel giorno sbagliato. Fatto sta che, quando tutti ci siamo seduti per mangiare le bistecche e le patate che avevo preparato, mio figlio dice: “hai dimenticato di portare di nuovo il cucchiaio per aggiungere la maionese, te ne dimentichi sempre, ti dimentichi tutti i giorni”.
Puoi già immaginare la mia faccia, in quel momento il mio sangue ha cominciato a scorrere per tutto il mio corpo, trasferendo la rabbia in ogni angolo di quella donna attivista e femminista che porto dentro. Potete immaginare la nostra discussione, ma in fondo la mia argomentazione era la tremenda sciocchezza che avevo appena sputato, la maionese era di tutti, i cucchiai erano di tutti, la casa era di tutti e, quindi, non avevo l’esclusività, eravamo una squadra e avevamo dovuto distribuire i compiti.
Dopo aver colpito ripetutamente il muro indistruttibile dell’adolescenza, l’unica cosa che mio figlio ha ripetuto è che mi aveva solo detto che se avessi portato la maionese, dovevo ricordarmi di portare il cucchiaio, che nella mia mente femminista vedevo cose che non ero.
Potete immaginare la mia frustrazione nel cercare di fargli capire che non me ne fregava niente del cucchiaio di maionese, che era il sottotono del suo commento a ferirmi, il semplice fatto che mi sentissero obbligata a fare tutto perché ero la madre. E per la cronaca che faccio tutto quello che faccio perché voglio, ma una cosa è farlo perché voglio e un’altra è credere che abbiano il diritto di pretenderlo da me.
Ad ogni modo, il cucchiaio di maionese ci ha fatto finire il pranzo più velocemente del solito, mia figlia e mio marito si sono persi e abbiamo guardato il telegiornale in silenzio.
Una volta al lavoro, non ho potuto fare a meno di trovare il lato umoristico della nostra discussione, da lì è nato Il cucchiaio della discordia, è vero che ho fatto di un chicco una montagna, ma ci sono tante donne che combattono ogni giorno per seguire i propri sogni ed essere brave madri, mi fa incazzare che tutto sia visto come qualcosa di normale, qualcosa che dovremmo fare perché siamo donne.
Vorrei citare una donna che ha realizzato i suoi sogni essendo una brava madre, una grande artista, una voce dolce che sta riuscendo e per la quale attendono tanti successi, mi riferisco alla cantante ecuadoriana Gabriela Franco, compositrice, interprete, e produttore musicale, che collabora come cantante alla compilation globale CANTO PLANETARIO, un progetto letterario, multilingue e artistico che sarà presto pubblicato da Ayame Editorial, il cui compilatore e responsabile culturale è stato lo scrittore e poeta nicaraguense Carlos Javier Jarquín.
Gabriella Franco, come altre donne, ha lottato per i suoi sogni, e ha dovuto unire il mondo della musica alla sua famiglia, sempre con il sorriso e tanta voglia, una donna che fa da ispirazione a chi semplicemente di essere madre non vuole arrendersi.
Ciò che è chiaro con il suo ultimo brano “My reflection”, lanciato in occasione della Giornata internazionale della donna, è che le donne non devono essere perfette, non devono sempre soddisfare le aspettative degli altri, devono semplicemente essere se stesse, lottare contro le avversità e si senta soddisfatta del suo cammino.
Grazie, Gabriella, per aver dimostrato che le donne non siamo solo fiori belli e stupendi, ma che, a volte, siamo cactus che resistono nel deserto e sopravvivono in un ambiente inospitale, infrangendo ogni previsione.
Nel seguente link puoi ascoltare l’ultimo singolo musicale che questa artista ecuadoriana ha pubblicato:
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La cuchara de la discordia
Por María Beatriz Muñoz Ruiz
En este mundo de locos, hemos pasado de sentirnos orgullosas y destacar los logros de la mujer, a sentir vergüenza por algunas actuaciones y determinadas incongruencias de unas pocas que forman demasiado ruido.
Pero no perdamos el norte, ni hacia un lado ni hacia el otro, está claro que la mujer ha sido durante muchos años silenciada, anulada y maltratada socialmente, y gracias al grito de muchas a las que llamaron locas, se ha reconocido que, actualmente, aún vivimos en un mundo lleno de hipocresía en el que se le atribuyen a la mujer tareas como la casa o cuidar de los hijos.
Muchos se repiten que somos unas locas que vemos fantasmas donde no los hay, pero haberlos los hay, lo que ocurre es que hemos estado tanto tiempo viviendo entre ellos que no los vemos y los asumimos como algo normal.
El título de mi artículo es La cuchara de la discordia, porque toda la discusión comenzó por la cuchara de la mahonesa. Ahora sí que os he despistado, ¿verdad?, bueno, se suponía que íbamos a pasar un almuerzo como todos los demás, mirando por las plataformas qué serie podíamos ver y hablando de cómo les había ido a los niños el cole. Tengo mellizos, de quince años cada uno, diez minutos arriba, diez minutos abajo, y el caso es que con quien suelo discutir más es con mi hija, ya que mi hijo suele ser políticamente correcto, y su adolescencia está siendo más relajada que la de mi hija, pero ese día, dijo las palabras equivocadas o quizás las dijo el día equivocado. El caso es que, cuando estábamos todos sentados a punto de comernos los filetes y las patatas que había preparado, mi hijo dice: “ya se te ha olvidado otra vez traerte la cuchara para echarnos la mahonesa, siempre se te olvida, todos los días se te olvida”.
Ya podéis imaginar mi cara, en ese instante mi sangre comenzó a correr acelerada por todo mi cuerpo trasladando la ira a cada uno de los rincones de esa mujer activista y feminista que llevo dentro. Podéis imaginar nuestra discusión, pero básicamente, mi argumentación fue la tremenda burrada que acababa de soltar, la mahonesa era de todos, las cucharas eran de todos, la casa era de todos y, por lo tanto, yo no tenía la exclusividad, éramos un equipo y debíamos distribuirnos las tareas.
Después de darme una y otra vez contra el muro indestructible de la adolescencia, lo único que repetía mi hijo era que solo me había dicho que si me traía la mahonesa, debía recordar traerme la cuchara, que en mi mente feminista estaba viendo cosas que no eran.
Podéis imaginar mi frustración al intentar que entendiese que me importaba un carajo la cuchara de la mahonesa, que era el trasfondo de su comentario el que me había dolido, el simple hecho de que sintiesen que estaba obligada a hacer todo porque era la madre. Y que conste que hago todo lo que hago porque quiero, pero una cosa es que lo haga porque quiera y otra muy distinta que se crean en el derecho de exigírmelo.
En fin, que la cuchara de la mayonesa hizo que terminásemos de almorzar más rápido de lo habitual, mi hija y mi marido se perdieron, y vimos las noticias en silencio.
Una vez en el trabajo, no pude evitar encontrar el lado cómico de nuestra discusión, de ahí ha surgido La cuchara de la discordia, es cierto que de un grano, hice una montaña, pero hay tantas mujeres que luchan cada día por seguir sus sueños y ser buenas madres, que me cabrea que todo se vea como algo normal, algo que debemos hacer porque somos mujeres.
Me gustaría mencionar a una mujer que ha cumplido sus sueños siendo una buena madre, una gran artista, una dulce voz que está triunfando y a quien le esperan muchos éxitos, me refiero a la cantante ecuatoriana Gabriela Franco, compositora, intérprete, y productora musical, que colabora como cantante en la compilación global CANTO PLANETARIO, proyecto literario, plurilingüe y artístico que será publicado dentro de poco por Ayame Editorial, cuyo compilador y gestor cultural ha sido el escritor y poeta nicaragüens Carlos Javier Jarquín.
Gabriela Franco, al igual que otras mujeres, ha luchado por sus sueños, y ha tenido que compaginar el mundo de la música con su familia, siempre con una sonrisa y muchas ganas, una mujer que sirve de inspiración para aquellas que por el simple hecho de ser madres no quieren rendirse.
Lo que está claro con su último tema musical “Mi reflejo”, lanzado con motivo del día internacional de la mujer, es que la mujer no tiene que ser perfecta, no tiene por qué cumplir siempre con las expectativas de los demás, simplemente debe ser ella misma, luchar contra la adversidad y sentirse satisfecha de su camino.
Gracias, Gabriela, por demostrar que las mujeres no solo somos hermosas y bellas flores, sino que, a veces, somos cactus que resisten en el desierto y sobreviven en un ambiente inhóspito rompiendo cualquier predicción.
En el siguient enlace puedes escuchar el último sencillo musical que esta artista ecuatoriana ha publicado: https://youtu.be/Ml1mchMNVjA

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