
LA VIA DELLA CERTOSA, di Corrado Covoni
Da Patrizia Nosengo
LA VIA DELLA CERTOSA
Strada disabitata, in mezzo a gli orti
pieni di fiori e di malinconia,
strada che mena al soggiorno dei morti
che frequenta la mia nostalgia:
strada silenziosa, dove l’erba
prospera come in vecchio monastero,
solitaria straducola, che serba
come un sentor di ceri e di mistero.
Quante bare passarono, per questa
via da cui non si ritorna mai!
quante bare emigrarono a la mesta
devozione dei funebri rosai!
Talune erano simili ad altari
di festa (oh come bianche le corone!);
ed eran altre simili a calvari
di lutto, e senza alcuna orazione:
strette casse di gracili fanciulli
morti tra i fiori, morti d’etisia,
corpicciuoli ravvolti in fini tulli
di amare lacrime e di liturgia;
lunghe casse di poveri mendichi
la cui vita fu un’agonia lenta:
vecchi senza famiglia, mendichi
di cui nessuno piange e si rammenta.
O tristezza d’andare al camposanto
senza la compagnia di qualche fiore,
tristezza de la bara senza pianto
che procede per l’ultime dimore!
La stradicciuola è stretta in mezzo a gli orti
pieni di rose e di malinconia…
Oh pensate, pensate a tutti i morti
che passarono lungo questa via!
[di Corrado Govoni]