Ricordo di un poeta che stimo

Mi colse di sorpresa quella potatura fuori stagione
la clamorosa ascensione della radice ancora colma d’acqua
e progettati e attesi sottorami ora divorati dall’assenza
Quanto ti somiglio adesso padre mio, quanto sono te!
E con tutte quelle lune e quelle barche dove vado senza direzione
se non verso un dolore sistemato dietro la ringhiera…
Mi gira attorno il gelsomino e quell’abbraccio perso nell’ultimo cuscino
senza più parole dietro la scatola piena di polvere soltanto
Sfumature in trasparenza nessun enigma chiara aritmetica
giustificatore dell’inesperienza… la roba le api e tutto quel ferro la campagna
sintomi del malessere tardivo del tempo ormai andato del poco ripetuto
ed io, solo di metafora accorcio la distanza
Non ci sarà per simmetria nessuna ricorrenza lungo la piena che mi travolgerà
cosi come io stesso sarò altrove quando mio figlio chiederà di me
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