Eventi: Poetiche Condivisioni – Maria Rosa Oneto

Poesia di Maria Rosa Oneto

Poesia
Titolo
“Bellezza antica”.  

Quanto cielo in queste notti
grigie.
Tormenti d’anima, imbronciati
di passione.
Nel silenzio, celebravo la gioia
di una pacatezza estrema.
Dormivo senza più sogni
e malinconie recluse.
Accontemplavo già
l’ebbrezza del mattino,
in un respiro che sapeva
in anticipo di menta
e mandarino.
Lo sguardo del mattino,
mi accolse con un sorriso
di celeste aurora.
Ero felice
di essere ancora viva
e poter scrivere
una canzone nuova.
Sentivo
nel cuore un sentimento
fatto di note senza senso.
Di accordi di chitarra
che nella stanza non c’erano.
Suoni che mi toccavano
nel profondo, facendomi
scoprire chi ero.
Donna: in carne e ossa.
Rivestita d’intelligenza
e saggetta spudorata.
Creatura: divina,
la cui bellezza altera, poteva
oscurare il seme della vita.
“Ridi bambina” che domani
non vedrai più il Cielo e
sarai vecchia. Incanutita.
E più non racconterai la Storia
della tua esistenza antica!

Maria Rosa Oneto


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Quando il sole si sgrana – di Frida la loka

Lombardia

Poesia

Cristallo di neve
refratta contro l'appunntita stalacttite;
mordente.

Sbriciolato sol d'inverno
Non hai verve sufficiente
non è abbastanza per annientarla.

La sottile pelle
mostra fenditure ma
non intimoriscono;

nemmeno l'accentuarsi dei fasci;
bianchi fili in cima
silhouette d'una vita vissuta.

Lo specchio mi rigetta però
sdegnosa immagine
Ella; non sono io.
È solo un'ombra...
Digital Art, Frida la loka

Tua

20 gennaio, 2023

Ripubblicato su

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Il Vampiro di Charles Baudelaire

Poesia immortale di Baudelaire

almerighi

Charles Baudelaire (1821 – 1867)

O tu che con la lama di un coltello
nel mio cuore dolente sei entrata,
tu che con la potenza di un drappello
di demoni sei venuta, adornata

e folle, tu che del mio animo vinto
hai fatto il tuo giaciglio, il tuo maniero,
o essere infame, a te io sono avvinto
come alla sua catena il prigioniero,

come al suo gioco chi l’azzardo sogna,
come al fianco s’attacca il bevitore
e come al verminaio la carogna.
Sii maledetta, e maledetta ancora.

Spesso ho pregato il veloce pugnale
che mi riconsegnasse a libertà,
ho chiesto all’empio veleno mortale
di soccorrer la mia pavidità.

E invece, ahimé, presi da grande sdegno,
il pugnale e il veleno m’hanno detto:
“D’essere liberato non sei degno
da questo tuo servaggio maledetto,

idiota; se da questo tuo martirio
ti liberasse la nostra fatica,
i tuoi baci ridarebbero vita
al cadavere…

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