Multe da 16 mila euro per mancati versamenti di pochi euro: bufera sull’Inps

– ilGiornale.it

Manca proporzionalità tra la quota di omesso pagamento e l’entità delle multe conseguenti: la denuncia di Federcontribuenti Federico Garau31 Come denunciato da Federcontribuenti, di recente numerosi datori di lavoro stanno ricevendo da parte dell’Inps pesanti ingiunzioni causa omesso versamento delle ritenute previdenziali.Una situazione, vista l’entità di suddette sanzioni, del tutto spropositata rispetto al mancato introito, in grado di mettere in ginocchio tante piccole aziende. Niente che non sia previsto dalla legge attuale, secondo quanto spiegato da ItaliaOggi, dato che esiste una specifica norma che determina tale regime sanzionatorio, con multe che possono arrivare fino a 50mila euro. Pagare le ritenute previdenziali è certo un obbligo civile da rispettare, ma a mancare è l’equilibrio con la sanzione in caso di omesso pagamento, nonché un’attenta disamina delle conseguenze della sua applicazione a vari livelli, non da ultimo la possibilità di causare la chiusura di piccole realtà imprenditoriali in grado di generare lavoro. Ecco che quindi, specie nella pesante crisi economica attuale, salvaguardare l’occupazione può voler significare anche istituire un adeguato e proporzionale sistema di sanzioni per imprese/aziende che impedisca loro di fallire.

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SCENDI, SIGNORE!, di Miriam Maria Santucci

Terrificante Regressione Umana 

SCENDI, SIGNORE!

Scendi, Signore,
qualunque sia il nome con cui vieni chiamato
scendi sulla terra insanguinata
che ingoia bambine martoriate
e donne imprigionate nei loro lenzuoli.
Scendi, Signore,

libera da assurde atrocità
le nostre sorelle afghane
che conoscono solo tenebre e dolore.
Per una volta sola almeno, un solo istante,
scendi dall’alto dei cieli!
Scendi, Signore!

#MiriamMariaSantucci

#cuoriakabul
#poesiaitaliana
#oltreiconfinidelcieloedelmare

foto Web

Un pensiero sulla poesia in una giornata al mare…

Si fa presto a dire e scrivere poesia. Invece oggi, almeno in Italia, è terribilmente difficile. Se Woodstock attrasse 500000 giovani vicino a New York, nonostante giorni di pioggia torrenziale, Castelporziano fu una sconfitta inequivocabile. La stessa differenza che intercorre tra un capolavoro come Don Chisciotte e la pur simpatica armata Brancaleone. Sempre continuando le analogie con il cinema, sperando che non risultino delle forzature eccessive, a volte la poesia italiana mi sembra una partita a tennis senza pallina come in Blow-up di Antonioni (e la situazione mi appare peggiorata da quando Frost sosteneva che scrivere versi liberi è come giocare a tennis senza rete), altre volte mi sembra che i poeti siano come i protagonisti dell’Avventura, sempre di Antonioni, che dovrebbero ricercare la poesia scomparsa e invece nell’indagine si accorgono di essere interessati a ben altro. Continuando con il tennis, a  volte i poeti mi sembrano trovarsi in una terra di nessuno e come certi tennisti si trovano a metà campo, si fanno prendere alla sprovvista dai passanti dell’avversario che mette loro la pallina tra i piedi, mentre altre volte gli stessi poeti si trovano troppo vicini alla rete e allora ha gioco facile l’avversario/il pragmatico/l’uomo comune della strada/ la stessa realtà a fare loro il pallonetto e fare il punto decisivo. Talvolta i poeti mi sembrano inadeguati. Altre volte mi sembra che la realtà sia spietata, assassina nei confronti della poesia, come in Easy rider, dove i ribelli fanno una brutta fine. L’Italia è nel migliore dei casi inospitale per chi voglia fare poesia, nel peggiore è addirittura repressivo, limitante, castrante, per non usare il termine abusato concentrazionario, dato che sarebbe fuori luogo parlare di campi di concentramento. Insomma diciamocelo in tutta onestà: non è un Paese per poeti, indipendentemente dai detti e da una grande tradizione culturale che abbiamo alle spalle. Diciamocelo ulteriormente: questa realtà non è poetica. C’è crisi economica, tutta una serie di problemi annessi e connessi,  la guerra, una pandemia che non vede fine. Eppure allo stesso tempo la realtà contiene in sé ancora un nucleo indissolubile di poesia. Basta saperla scorgere. Basta un’alba,  un tramonto, un amore sbocciato, anche un semplice gioco di sguardi. Sono a Marina di Cecina con un amico di infanzia. Passeggiamo sul lungomare. Guardiamo i bagni. Osserviamo tutta la gente nella spiaggia libera. Guardiamo una casa con 3 vani e 5 posti letto in affitto e parliamo di questo. Ci facciamo delle foto in riva al mare. Prendiamo un caffè. Abbiamo fatto discorsi seri, abbiamo parlato di noi stessi, ma ci troviamo bene anche a stare quarti d’ora in silenzio.   Nel vocio indistinto c’è poesia. Nei riflessi di sole c’è poesia. In un turista che non sa dove andare e mi chiede informazioni c’è poesia. Ripensare alle mie estati d’infanzia passate proprio a Marina di Cecina e rimembrare c’è poesia. La poesia è eterna perché fa parte dell’essere umano. È connaturata all’essere umano. La poesia per dirla con le parole del sociologo Alberoni è uno stato nascente, come minimo tra l’autore e il lettore. Il problema comunque non è tanto che non ci sono persone pronte a riconoscere in sé stessi la poesia oppure nel mondo. Il problema di base è la mancanza di volontà di rispecchiarsi nei poeti italiani viventi. Tutto al più le persone assaporano le loro liriche in blog letrerari o riviste online. Ma di solito non avviene il fatidico passo di comprare il libro. Forse una delle questioni è che la comunità poetica è piccola e solo chi vi appartiene compra libri di poeti italiani viventi. Non si tratta di legittimazione culturale, di cui alcuni poeti godono, ma di legittimazione mediatica. Di poesia contemporanea ne parlano pochissimo i mass media. Sui giornali come Repubblica hanno chiuso le rubriche di poesia. Hanno poco successo. Non hanno riscontro di pubblico. Di conseguenza l’ego smisurato di diversi poeti diventa frustrazione assoluta, fallimento. Essere poeta è quasi un contentino. Assume per i più pratici quasi un significato spregiativo.  Un tempo era vanto e orgoglio essere considerati tali. Chi lo fa fare di metterci la faccia? Come cantava Ron “alle ragazze non chiedere niente se il tuo nome non è sui giornali o si fa dimenticare”. A essere poeti non si guadagna nulla, anzi si spende, nella maggioranza dei casi. Ma nonostante questo qualcuno continua a essere poeta, pur essendoci molti contro e pochi pro. Nonostante tutto c’è chi scrive ancora per amore della poesia. Io mi prometto che non scriverò più poesia, nonostante ogni tanto mi si presenta una disposizione d’animo favorevole. E continuo a guardare una bella ragazza in due pezzi che prende il sole e mi perdo poi nel mare e nel luccichio dei raggi di sole, che si incontrano con le onde. Sono al mare e sono quasi felice a prendermi questo vento, a godermi questo istante. Mi prometto che non si può scrivere poesia a 50 anni ormai, così come mi riprometto sempre di non innamorarmi. Ma siamo umani e potrei anche finire per ricascarci. Nessuno è perfetto, come in una celebre battuta di un film che ha fatto epoca.

Le statue più alte del mondo

Le statue più alte del mondo

Indice dei contenuti:Show

Il primo pensiero che potrebbe venire in mente quando si tratta delle statue più alte del mondo è la famosa e iconica Statua della Libertà degli Stati Uniti, tuttavia, non si trova neanche nella lista delle prime 10 più alte del mondo.

In questo post faremo un un tour virtuale delle 10 statue più alte del mondo. Iniziamo!

Statua dell’Unità – India

  • Altezza della statua: 182 metri
  • Altezza totale inclusa la base: 240 metri
Statua dell'Unità: India
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L’angolo della poesia: Luce cristallina di Caterina Alagna

Una sorgente d’argento squarcia 

L’orrore della vita

Dolente spina incarnita 

La sua bocca di luce cristallina

Pervade la mia anima china

Genuflessa alle ombre della vita

Un fervore infiamma la mia carne

Quelle membra tremule e scarne

Lieve la brezza respira gentile

Baciati dalle tiepide stelle d’aprile

Danzano sinuosi i nostri corpi

In un manto di vento avvolti                                                    

E’ il delirio della mente

Il mio cuore ingravidato dalle stelle

Quel cuore sommerso dall’angoscia

Catena mordace che strozza

Leggero si libra in volo

Intonando della libertà l’assolo

Tratta dal mio blog https://farfallelibereblog.blogspot.com/

Roma, quello strano odore dall’appartamento: macabra scoperta tra i rifiuti

Roma, quello strano odore dall’appartamento: macabra scoperta tra i rifiutigio 9 giugno 2022, 4:01 PMcarabinieriUna donna ha conservato il cadavere della madre 80enne tra i rifiuti. I vicini di casa hanno infine lanciato l’allarme a causa del cattivo odore che proveniva dall’appartamento. L’episodio è accaduto a Roma, più precisamente al quartiere San Lorenzo nei pressi del civico 10 di via dei Volsci. Sono stati i carabinieri intervenuti sul posto a fare la macabra scoperta. Come informa FanPage, la figlia della deceduta risulta essere una donna di 43 anni con problemi psichici.Lascia il cadavere della madre tra i rifiuti e in stato di decomposizioneA dare informazioni dettagliate sulla vicenda è stato Il Messaggero: una donna di 43 anni con disturbi psichici ha lasciato in stato di abbandono (e di decomposizione) il cadavere della madre nel corridoio di casa loro, in mezzo all’immondizia. Sono stati i carabinieri, intervenuti dopo una segnalazione da parte dei vicini, a rinvenire il corpo.I carabinieri hanno trovato difficoltà a entrare

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NUCLEI DI CONDENSAZIONE PER PIOGGIA COSMICA, di Rebecca Lena

NUCLEI DI CONDENSAZIONE PER PIOGGIA COSMICA

 · di Rebecca Lena 

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Che non mi si accusi di passività, se le circostanze mi schiaffeggiano il viso e io godo delle percosse, se le pareti si fanno più spesse ed io poso l’orecchio per ascoltare, se la morte si accoda al mio passo ed io sono pronta, e la invito a guidare la salita. Non sono inerte ai fenomeni, sono trafitta, sono reticolo leggerissimo, meraviglia assente, ma infima e senza autorità; filtro di intuizione gassosa, pan-direzionale, alleggerita pure da se stessa; che non si dica che voglio essere qualcosa, che sarò o che sia già stata più di una mite inconsistenza, senza traccia neppure ai piedi dell’ombra. Che rimanga piuttosto un pulviscolo sottile sospinto per sbaglio dal mio respiro quieto che niente smuove e niente urta, ma che sopravvive senza senso – una lancetta soltanto – nell’inutile sonno di una gigante rossa.

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PENSIERI SFERICI ATTORNO AL VUOTO, di Rebecca Lena

PENSIERI SFERICI ATTORNO AL VUOTO

 · di Rebecca Lena . ·

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Sole tiepido che stampa macchie sulle mani, ma i brividi sono per l’assenza del tocco alcuno. Oggi tutto funziona al contrario, il derma freme per ciò che non c’è; le unghie scavano in aria e trovano qualcosa, di più.

L’uomo solo dentro la casa è cavità che si riempie del vuoto, una grotta del non sentire la cui volta inorridisce fra le icone dipinte un tempo con le dita. Lui sottovoce – già presagio di qualcosa – guarda le bestie rossicce impresse sul muro e loro suonano per lui: una fermentazione aleatoria. L’aria trema ancora per poco.

Fuori dalla casa è il silenzio, pulito, un soffio di vetro innaturale desta le anatre più coraggiose: volgono il capo verso la strada e d’un tratto comprendono come gli uomini siano spariti per sempre.

Svanire? Forse, e senza preavviso. Il processo fermentativo della solitudine li ha sublimati nell’atmosfera, sparpagliati in ogni singola particella, lasciando i letti disfatti, le dita scolpite nel barattolo di crema, alcuni carrelli che non fanno più alcun rumore.

Adesso anche l’epidermide terrestre può vibrare per ciò che non c’è, per l’inspiegabile vacuità di massa, per la nuova mite assenza.

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Sutra d’Occidente di Roberto Bertoldo – suggerimenti di lettura

Sutra d’Occidente di Roberto Bertoldo – suggerimenti di lettura

 ~ ANGELA GRECO – ANGRE

Bertoldo Sutra d_Occidente Mimesis 2022

    Sutra d’Occidente di Roberto Bertoldo, 

Mimesis, collana Sisifo, marzo 2022. 

Questo libro racchiude, in brevi riflessioni, uno sguardo disincantato sul mondo e sull’uomo occidentali. Il Sutra, nella cultura letteraria e religiosa dell’India antica, è una raccolta di aforismi di carattere religioso, letterario, filosofico, scientifico. Abbiamo così, in Oriente, il Veda ̄nta Sutra, il più noto Ka ̄ma Sutra, e poi il Sutra del loto, il Sutra del diamante, ecc. La forma aforistica è insomma la più adatta per rappresentare, in modo meno petulante possibile, la condizione drammatica e a volte grottesca dell’esistenza umana e della vita sociale; del resto, come dice qui l’autore appellandosi a un noto proverbio, “l’aforisma è un bel gioco perché dura poco”. [Quarta di copertina]

* * *

C’è qualcosa di più difficile da capire del pensiero profondo ed è il pensiero superficiale: è difficile capire a cosa serva.

C’è una cosa che noi uomini non riusciamo a percepire perché troppo più grande di noi: la nostra piccolezza.

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Tascabile, maneggevole, difficilissimo da chiudere per la voglia di continuare a leggere e a leggere, questa nuova pubblicazione di Roberto Bertoldo affascina per la sintesi, la leggerezza di scrittura e la profondità, al contempo, dei contenuti: è la sconcertante bellezza dell’aforisma, genere letterario scritto da pochi, perché necessita di un certo modo di essere non comune, che ha la capacità di un fulmine a ciel sereno condensato in poche parole o pochissimi righi, in voga molto tempo prima che un social limitasse il numero dei caratteri a 140 – 280 nello scrivere sulla sua piattaforma e lo rendesse, almeno nel ricordo della brevità di esposizione del pensiero, popolare. Già l’esergo – di Miguel Hernández tratto da Eterna Ombra – è una visione forte: “Io sono un carcere con una finestra \ che dà su un gran deserto di ruggiti.” che la dice lunga sulla concezione e sul pensiero dell’autore sul mondo che lo circonda e sui suoi abitanti.

Roberto Bertoldo, poeta, scrittore e saggista di filosofia, cattura il lettore anche in pochissime battute, senza nulla togliere alla dotta penna dei suoi editi precedenti. Anzi. Con Sutra d’Occidente viene messo in luce il lato più sagace e ironico dell’autore, che non si piega al pensiero dominante o all’opinione che va per la maggiore, che non incensa, né si ingrazia nessuno, né tantomeno indulge verso alcun argomento o categoria; duecentotrenta pagine di sé, in cui si susseguono e si inseguono strali, consigli, pensieri e riflessioni e dove si palesa la bravura di dire tanto e nonostante ciò non perdere pienezza di significati e serietà, a fronte di un’epoca nella quale si riempiono spazi con parole senza senso. Assolutamente da leggere, rubando tempo a tutto il resto, aprendo le pagine a random, per respirare. [Angela Greco AnGre] 

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Non sono affidabili i gruppi culturali, sono sempre e soltanto gruppi di potere i cui componenti finiscono per osservarsi e analizzarsi l’un l’altro invece di osservare e analizzare il mondo.

Occorre appartenere a quel genere di persone che sono clementi con i sottoposti e intolleranti con i capi.

Non c’è nulla di più bello di ciò che sentiamo autentico. La seduzione intenzionale, in arte come in amore, adesca solo gli stupidi e i deboli.

Non è vero che non ci sono più i maestri di pensiero, la verità è che non esistono più i loro discepoli.

Lo scribacchino nostrano scrive una poesia e si sente Dio, scrive un romanzo e si sente Dio, scrive un saggio e si sente Dio. Eppure Dio, essere perfetto e proprio in virtù della sua perfezione, non ha mai scritto né poesie, né romanzi, né saggi. E, beninteso, neppure aforismi.

Racconti: La pioggia, di Maria Rosaria Teni

La pioggia

Mi piace ascoltare il rumore della pioggia sul tettuccio della macchina mentre, seduta all’interno, guardo il mondo fuori e mi allontano dalla realtà materiale che mi attanaglia quotidianamente. Posso indugiare con lo sguardo sulle gocce di pioggia che diluiscono la loro veemenza adagiandosi sui vetri ed enfatizzando un paesaggio incredibilmente liquido. Le strade luccicanti riflettono lembi di cielo che rischiarano il grigio cupo dell’asfalto con barlumi di chiarore alternato a pozzanghere umide di fango. 
Non muovo un dito per pulire i vetri perché voglio nutrirmi anch’io di quell’acqua benedetta che scende dal cielo e irrora ogni sozzura terrena. Un albero alla mia sinistra agita debolmente rami coraggiosi  che si rinfrescano sotto lo scrosciare continuo della pioggia incessante. Il verde appassito delle foglie trae vigore e promette nuove primavere.
Osservo, ascolto, sono un’unica sostanza nella materia circostante e sono felice di non appartenermi, ma di essere parte di un’entità che non sono io.
Non penso, perché il mio spirito è immerso in un panteistico e sublime incontro con la terra e gode di attimi di eterea inconsapevolezza.
La pioggia continua a cadere, ora con più violenza. Buca i vetri dell’auto di ghirigori impazziti, presto sostituiti, presto dileguantisi in misteriose evaporazioni.
Raramente passa qualche macchina ed il rombo copre il ticchettio, rompendo il mio sogno di compenetrazione in una natura materna che accoglie i miei pensieri stanchi e li culla… in eterno.
Maria Rosaria Teni

https://mariarosariateni.blogspot.com/2018/01/la-pioggia.html

Racconti: Raggi di luna, di Maria Rosaria Teni

Raggi di luna

Filtrano i raggi della luna, questa sera, nel mio salotto.

Attraverso la finestra ne intravedo il chiarore e magicamente mi rivedo in una realtà che ho vissuto tanto tempo fa e che ricordo ancora con enorme nostalgia.

Quante sere ho trascorso in questa stessa stanza a pensare al mio futuro, al mio presente di allora che oggi è già passato;  a tutta la mia vita, a come sarebbe stata, a cosa sarebbe successo e oggi mi ritrovo, dopo tanti anni, seduta ancora su quella poltrona a rendermi conto di aver trascorso più passato rispetto al futuro che mi avanza e avverto che la mia vita sta scivolando in un letto di fiume che sfocerà in un mare profondo, senza confini, circondato all’orizzonte da bagliori evanescenti. 

La luna, ricettacolo di pensieri, abbraccia questi momenti che appartengono a ieri e che vivo oggi nell’incertezza di un domani che ha il sapore beffardo di un’illusione.

© Maria Rosaria Teni

https://mariarosariateni.blogspot.com/2018/02/raggi-di-luna.html

Momenti di poesia: Solo con tutto il cuore, Alma Bigonzoni

Solo con tutto il cuore, Alma Bigonzoni

Poesia e Serenità

Solo con tutto il cuore

L’amore che provo per te va oltre il tempo 

e confini , difficile trovare le giuste 

parole per esprimere quello che sente il 

mio cuore.

Amo la tristezza e la malinconia che 

suscita in me il tuo pensiero,

la felicità che si accende nella mia anima 

quando ti sogno, l’amore che mi chiama 

con la tua voce e mi guarda con i tuoi 

occhi.

Sei la canzone che non so intonare, ma 

che non posso fare a meno di ascoltare, 

la scintilla capace di generare nella mia 

anima calde emozioni, lo scoglio a cui mi 

aggrappo per non naufragare. 

Sei emozione allo stato puro,  passione e 

desiderio.

Vorrei essere per te quello che tu sei per 

me, ma ti dico:

Se devi amarmi, amami con tutto il cuore 

o non amarmi per niente

__@Ab__

7 PROSE/RACCONTINI BREVISSIMI, di Davide Morelli

7 PROSE/RACCONTINI BREVISSIMI

Date: 9 giugno 2022Author: davidemorellix0 Commenti— Modifica

IN FACOLTÀ:

 Oggi sono andato in facoltà. Sono andato in biblioteca per studiare. In realtà ero molto distratto. Non ero assolutamente concentrato. Non ho combinato niente. Sono uscito fuori dall’aula. Mi sono messo a fumare in un corridoio. Poi avevo degli spiccioli e ho preso un cioccolato al distributore automatico di bibite. Mi si è avvicinato un tipo strano, che conoscevo di vista. Aveva gli occhi infossati. Aveva i capelli a  caschetto pieni di forfora. Aveva delle basette e una barba incolta. Emanava un odore nauseante. Aveva indosso un piumino rammendato, dei jeans sporchi, delle scarpe di camoscio macchiate dal fango.  Due ragazze lo hanno guardato. Una ha sussurrato nell’orecchio dell’altra qualcosa e si sono messe a ridere. Era un tipo strano, ma nella mia facoltà non c’è da stupirsi di niente. Con la sua voce gutturale questo tizio si è messo a parlare dell’aumento delle tasse universitarie. Poi mi ha detto che io avrei dovuto fare il teatro: è un’esperienza formativa e può anche essere un’autoterapia. Quindi mi ha detto che lui non ha potuto fare l’occupazione e mi ha chiesto come è andata. Io gli ho risposto che l’occupazione era durata quindici giorni ed era difficile riassumere ciò che era successo in poche frasi. La verità è che non avevo molta voglia di parlare questo pomeriggio.  Il tipo strano se ne è andato. Io mi sono messo a pensare all’occupazione. Quelle notti avevamo parlato, ballato e scherzato. Erano state notti di sacchi a pelo, litri di vino, odore di fogli ciclostilati, fax, volantini, bacheche di annunci, canzoni stonate al suono di una chitarra scordata e suonata senza peltro, commistione di dialetti, accenti e cadenze di noi studenti fuori sede, provenienti da tutte le regioni di Italia. L’occupazione era tante cose insieme. Avevamo parlato e discusso di Woodstock, Bob Dylan, Leonard Cohen, Frank Zappa, beat generation, controcultura, politica internazionale, il sessantotto, il settantasette, il maggio francese, il terzomondismo, la questione israeliana, lo zen, il postfemminismo, la parcellizzazione del lavoro, l’alienazione, Tondelli, Gramsci e l’intellettuale organico, seminari autogestiti, democrazia dal basso.

Quindi mi sono messo a pensare che quella occupazione me la sarei ricordata per tutta la vita.  Forse tra molti anni avrei avuto nostalgia di quei momenti, di quei giorni. Forse li avrei raccontati. Forse avrei scritto qualcosa. Poi sono ritornato in aula studio. Ho smesso di pensare e mi sono rimesso a leggere.

​​​​

IL PIRATA:

Parcheggiai la macchina. Guardai il cielo. Dopo cinquanta metri mi fermai all’ombra dei cipressi per accendermi una sigaretta. Quindi varcai la soglia del cimitero. Dovevo fare quella visita. Ci andavo una volta ogni tre mesi. Sapevo dove era la tomba, perché il cimitero di quel paesino era piccolissimo: trecento tombe o poco più. Avevo notato quella tomba al primo colpo d’occhio. Era proprio subito dopo il cancello. Se la salma fosse stata in un loculo allora avrei sarebbe stato più difficile per me. Mi fermai davanti alla tomba. Ero lì raccolto nei miei pensieri quando si avvicinò una signora. Era sua madre. Era una donna dall’aspetto ancora giovanile. Aveva gli occhi spiritati e dei capelli molto lunghi raccolti con una coda di cavallo. Indossava un abito da sera dai colori smaglianti e calzava delle ballerine. Non era una donna bella perché aveva un naso adunco. Nell’aria c’era lo stridio dei gabbiani e il guaito di un cane in lontananza. Fu lei ad attaccare discorso.

“Conosceva mio figlio ?”

“Si. Eravamo compagni di università. Era un bravissimo ragazzo. Il destino è stato molto crudele. Era prossimo alla laurea. Gli restava da discutere soltanto la tesi.”

“E’ la prima volta che la vedo.”

“Io abito a venti chilometri da qui. Poi al funerale non c’ero. L’ho saputo qualche giorno dopo. Ero in vacanza quando è successa la disgrazia. Suo figlio era un ragazzo brillante. Avrebbe avuto successo nella vita!!! Ne sono sicuro. Era capace sia di parlare di cose serie che di raccontare barzellette e di fare di ridere tutti quanti. Ogni volta che apriva bocca riusciva a incantare con la sua cultura.”

“Mi piacerebbe avere giustizia. Mi piacerebbe vedere negli occhi chi mi ha strappato mio figlio. Mi piacerebbe che la pagasse. Invece sono passati due anni e gli inquirenti non sono ancora riusciti a farci sapere nulla.”

“Quel pirata avrebbe dovuto costituirsi. Come si fa a vivere con quel senso di colpa per tutta la vita ?”

“Caro ragazzo, questo è un mondo assurdo. Talvolta sfugge a qualsiasi logica. A volte mi metto a pensare che quel disgraziato non l’ha soccorso ed è scappato via perché era ubriaco o drogato. Forse è scappato via perché aveva l’assicurazione scaduta. Probabilmente non saprò mai i motivi per cui non l’ha soccorso ed è fuggito. Io penso che innanzitutto sia questione di civiltà. Anche i tedeschi e gli inglesi si ubriacano ogni weekend, però non si mettono alla guida di una macchina. Alcuni giovani italiani invece si sballano e poi si mettono a correre con le proprie macchine. E poi la giustizia che fa?  Se riesce a trovarli li punisce con un semplice omicidio colposo. Ma per me questo è stato un omicidio volontario.”

“Ci sono fatti di cronaca che fanno pensare. C’è stato un tale disoccupato cronico che ha nascosto il cadavere della madre anziana per ritirare ancora la pensione. Un altro tale invece   ha rinchiuso e recluso per anni il figlio gravemente disturbato in una stanza. Infine un altro tizio ha ucciso la moglie demente e invalida da anni. Non c’è limite alla malvagità ed all’abiezione umana. Basta leggere la cronaca nera. Basta guardare i telegiornali.”

“Adesso devo andare. Mi fa piacere che qualche amico di mio figlio venga ancora a fargli visita. E’ passato del tempo. La gente dimentica in fretta, anche le disgrazie.”

Ci salutammo. Lei si incamminò verso l’uscita. La madre non si era accorta di niente. Io in realtà suo figlio non l’avevo mai conosciuto. Avevo soltanto letto gli articoli di giornale quei giorni. Era da lì che ero riuscito a sapere diverse informazioni sul conto di quello sfortunato ragazzo. Avevo comprato tutti i giornali in quei giorni.

Ero solo nel cimitero. Anzi a dire il vero eravamo solo io ed il custode.  Solo io sapevo che cosa era successo quella sera. Nessun altro. La polizia non era riuscita a risalire al colpevole. Ero io l’unico a sapere. Ero io quel pirata della strada. Ero solo. Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto. Guardai per un attimo i filari di vigne, che circondavano il cimitero. Guardai il cielo. Le stelle erano appena percepibili. Tra poche ore da semplici comparse sarebbero diventate delle protagoniste nel cielo. Nel frattempo il sole tramontava. Incendiava le nuvole. Pensai per un attimo a quando ero bambino e mi facevo ingannare dal moto apparente del sole. Poi ritornai nel mio incubo e mi chiesi per quanto tempo ancora sarei riuscito a convivere con quel peso, con quel segreto.

continua su: https://alessandria.today/2022/06/09/7-prose-raccontini-brevissimi/?fbclid=IwAR32vFe2UccXFUqvUU2SczN9eaadW9xrfta2j8qxNMWTRSjtLsl_3C6G3eg

PRIMAVERA.. di Rita Frasca Odorizzi

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PRIMAVERA.. di Rita Frasca Odorizzi

PRIMAVERA..

Le colline del mio cuore sono abitate. .

Perché il tuo ha seminato amore,

sotto il mandorlo in fiore.. ..

E sotto il pesco, una generazione di furore 

 ha piantato semi ribelli.. 

Tutta la terra esplode, in questa primavera..

dove l’ansia ci ha impedito di vedere,

dove fioriscono le viole..

e le margherite arrossiscono nel prato.. al suono del tuo fiato..

Nel respiro di un soffio di vento ancora gelido,

noi ci perdiamo in sintonia d’amore..

mentre i sogni e i desideri, volano..

come un polline segreto,

denso di misteriosi effluvi, 

di piacere intenso,

che si disperdera’ nell’aria

turgido e sensuale,

pronto.. 

alla trasformazione ciclica,

Come antiche spirali di tempo..

Nel tempo delle capinere..

Ritafrascaodorizzi..

RULES #3 Johns Hopkins Medical Series DI SARAH RIVERA

RULES #3 Johns Hopkins Medical Series DI SARAH RIVERA

Francesca Ghiribelli

Segnalazione RULES #3 Johns Hopkins Medical Series DI SARAH RIVERA

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Scheda tecnica

Titolo RULES #3 Johns Hopkins Medical Series

Autrice: Sarah Rivera

Editore: Self publishing

Data di uscita: 27 maggio 2022

Genere: Contemporary Romance, Medical Romance

Editore: Self Publishing

Numero pagine 250 circa

Formati: Ebook e Cartaceo con copertina flessibile

Prezzo: 2,99€ ebook

cartaceo 10,90€

Progetto grafico: Shine Editing

Cover Model: Marco Palma IG @marcolino30

LINK ACQUISTO: https://amzn.to/3PUSKUq

QUARTA DI COPERTINA:

Il successo deriva da due fattori: ambizione e costanza. Questo è ciò che contraddistingue il dottor Emanuel Ferrari, giovane neurochirurgo di origini italiane che ambisce a essere primario in uno degli ospedali migliori al mondo: il Johns Hopkins. La sua carriera è in ascesa e non sembra conoscere una battuta d’arresto.

Quando metterà piede al JH le sue certezze inizieranno a sgretolarsi, a partire dalle fondamenta. 

Una regina algida e bellissima invaderà i suoi pensieri e le sue sicurezze si dissolveranno, perché il loro legame è quanto di più sbagliato possa esserci.

Il prezzo da pagare per lei sarà altissimo e i compromessi inimmaginabili. Nel momento della resa dei conti riuscirà Emanuel a liberare la sovrana del suo cuore dal castello in cui si è barricata?

BIOGRAFIA AUTRICE:

Sarah nasce in una città di mare a cui è molto legata in un giorno di primavera. Nella vita è un matematico, ma questo lato razionale non è l’unico che l’ha portata avanti, e non nasconde che non l’ha mai appagata completamente. Coltiva da sempre un amore per la letteratura e la lettura, e in particolare per i romanzi rosa, infatti le piace dire che un tempo era “Harmony dipendente”. La scrittura le ha fatto compagnia in momenti molto difficili e di forte sconforto, da cui può affermare di essere uscita più forte di prima.

“La vita mi ha preso a sberle, ma le ho risposto a tono.”

(Cit. Sarah Rivera) Sarah Rivera

Il sasso nello stagno di AnGre

Il sasso nello stagno di AnGre

Angela Greco – AnGre è nata il primo maggio del ‘76 a Massafra (TA), dove vive con la famiglia. Ha pubblicato: in prosa, Ritratto di ragazza allo specchio (racconti,  Lupo Editore, con prefazione di Michelangelo Zizzi, 2008); in poesia: A sensi congiunti (Edizioni Smasher, con una nota di Roberto Ranieri, 2012); Arabeschi incisi dal sole (Terra d’ulivi, 2013); Personale Eden (La Vita Felice, con prefazione di Rita Pacilio, 2015); Attraversandomi (Limina Mentis, con una nota di Nunzio Tria, 2015, con ciclo fotografico realizzato con Giorgio Chiantini); Anamтrfosi (Progetto Cultura, Roma, 2017); Correnti contrarie (Edizioni Ensemble, Roma, 2017); Ora nuda, antologia 2010-2017 (formato elettronico, Quaderni di RebStein LXVII, 2017); Ancora Barabba (plaquette, collezione Bocche naufraghe, YCP Ed., 2018); All’oscuro dei voyeur (YCP, 2019, prefazione di Franco Pappalardo La Rosa); Arcani (Achille e La Tartaruga, 2020, prefazione di Franco Pappalardo La Rosa); Ananke (Ladolfi, 2021, introduzione di FabrizioBregoli); Aiguiller (Ladolfi, 2022). E’ presente in antologie, siti e blog.

Ha realizzato: Uscita d’emergenza (2014) e Generazione senza (2014), libri d’artista; Irrivelato segreto (2015), opera poetico-fotografica su alluminio; Messa a fuoco (2015), fotografia su legno, per la sensibilizzazione sul tema Ulivo di Puglia.

E’ ideatrice e curatrice del lit-blog di poesia, arte e dintorni Il sasso nello stagno di AnGre (https://ilsassonellostagno.wordpress.com/). Tutto quanto è stato scritto sui suoi versi à reperibile all’indirizzo https://angelagreco76.wordpress.com/.

L’ora fatale di Raymond Queneau

L’ora fatale di Raymond Queneau

 ~ ANGELA GRECO – ANGRE

L’ora fatale di Raymond Queneau (1903 – 1976)

Quando noi riluttanti penetreremo a forza
entro il regno dei morti
e ci avremo le verruche e i pidocchi e i nostri cancri
proprio come ce l’hanno i morti
quando noi scenderemo sotterra con il naso turato
a raggiungerli i morti
gustate che avremo le funebri onoranze
delizie rinfrescanti per i morti
quando coi denti molli morderemo la polvere
sbriciolata dalle ossa dei morti
e ci avremo le orecchie tappate e il muso intinto nella birra
nel “Bar delle bare”- ritrovo dei morti
quando il corpo sarà sfiancato dagli sforzi midollari
che slombano i morti
col cervello poverello bucherellato come ’na groviera
specialità della casa dei morti
quando il coso sarà moscio e tutti i pezzi fuori uso
non si scopa tra i morti
e la schiena sarà gibbosa e la carcassa deforme
mica gli piace lo sport ai morti
andremo a trovare i vermoni e gli insetti
che si mangiano i morti
trascinandoci la bara fino alla nostra ultima stazione
là dove bofonchiano i morti
quando le bizzoche avranno recitato le dieci avemaria
che rassicurano i morti
e quando avremo rimesso le nostre cause alle carte notarili
che li escludono i morti
legando i nostri beni come i nostri inventari
eccoli qua i bagagli dei morti
ai sopravvissuti che infreddoliti come noi già fanno eccì
ma il naso gli cola molto di più, ai morti
Quando noi riluttanti penetreremo a forza
entro il regno dei morti
insomma ci toccherà come lugubri lumiere
spegnerci proprio come fanno i morti
d’improvviso chiuderemo di scatto il circuito della vita
e allora così ci aggregheremo ai morti
e le nostre famose ultime volontà noi le faremo
abbrustolire sopra il fuoco dei morti
e tu ti rivedi bimbetto e sorridi alla terra
che fa da coperchio ai morti
e sorridi al cielo tutto azzurro tutto luci
dimenticato dai morti
e sorridi agli spazi increspati del mare
che inghiotte in un boccone i morti
e sorridi alla fiamma la dolcissima incendiaria
si sbriciolano in cenere i morti
ti sorride la mamma ti sorride papà
eccoli qua già morti
e i cuginetti e i micetti e i nonni e le nonne
non dirmi che non lo sai che sono tutti morti
e il buon cagnetto Empy e il cagnolino Dudù
i morti fanno Bubù e Bubù
e non sono meno morti i suonati professori
della tua giovinezza sono da tempo belli che morti
e amen per il beccaio amen per la tabaccaia
è una città di morti
e poi eccoti là ragazzo e allora vai alla guerra
dove trovi un esercito di morti
e poi ti sposi e metti al mondo
chissà quanti futuri morti
con lo stipendio mica male tu vivi e già prosperi adesso
sulla pelle dei morti
ed eccoti canuto e allargato e panciuto
tu che detesti i morti
e ti prendono i malanni e gli acciacchi miserabili
ti preoccupano i morti
tossendo e tremolando a poco a poco tu degeneri
già ti avvicini ai morti
fino al dì che poi sarai fottuto e senza scampo e allora
con riluttanza giù ti ficcheranno poi tra i morti
intento a percepire la prima sensazione
che non è per i morti
alla fine ti piacerebbe recuperare la memoria di tutto
perché ti possa separare dai morti
lodevole proposito! giusto lavorìo! coscienza esemplare
di cui sorridono i morti però
perché sempre l’ora fatale ci distrarrà verrà

Lettera a mia madre, di Maria Rosaria Teni

Lettera a mia madre, di Maria Rosaria Teni

La demenza instillava progressivamente i suoi tarli nel tuo ormai debole cervello, risucchiato fatalmente in una spirale di smemorati attimi di vita. Mi guardavi, ma l’immagine del mio volto riflessa in te, ritornava rimbalzando sullo schermo piatto della tua mente priva di emozioni. Il tuo sguardo impermeabile era un segno evidente che dimostrava che in realtà tu non sapevi chi fossi io, tua figlia, la creatura nata da te, amata da te con viscerale trasporto, accudita e protetta da te, mamma perfetta e amorevole. Tutto questo eri tu, mamma, quando l’avvoltoio della malattia ha carpito la tua essenza, ha rapito i tuoi sentimenti per disperderli in un vento di immateriale sostanza. Solo le tue mani riuscivano ancora a parlare di te, di come eri stata; morbide mani profumate di mamma, odorose di carezze tenere, ricche d’amore puro. Mani che, ancora composte armoniosamente, si muovevano tuttavia a fatica, non assecondando più un’esigenza ma impulsi involontari e inconsapevoli. Le mani alacri ed operose della mia infanzia, che ora stringevo nell’estremo saluto e che restavano inerti, fredde di gelida impronta.

Oggi è la Festa della Mamma! Fluiscono auguri da ogni parte: social, biglietti, messaggi, slogan, fiori, tanti… Ad ogni frase letta, ad ogni augurio espresso, nel mio animo risuona un’eco di nostalgia che si riacutizza e non riesce a trovare pace e rifugio nell’oasi del silenzio. Da quando non ci sei, solo la forza di essere madre a mia volta mi sostiene nell’affrontare la tua assenza e nei passi di mia figlia, io ritrovo i miei passi vissuti con te. Allora arriva il momento in cui mi fermo, rifletto e penso che un modo per sentirti ancora parte di me è scrivere, tirare fuori tutte le parole che non ti ho detto, per mancanza di tempo, per inutile pudore, per inconsapevole superficialità, perché c’è troppa frenesia nel quotidiano per parlare di sentimenti, perché si dà per scontato che la mamma c’è e ci sarà sempre… No, non è così! Niente ci sarà sempre. La caducità è insita nella vita fugace e illusoria e niente rimane immutato e immutabile. Restano soltanto le parole, quelle impresse su una pagina, scritte per fissare i momenti che divengono immortali attraverso termini che traducono ricordi e decodificano, comunicandole, le emozioni. E allora, vincendo una personale ritrosia, su questa pagina che ti dedico, mamma, in questa lettera ideale che ti dono e che spero irrazionalmente ti raggiunga, dischiudo uno squarcio nel mio smisurato sconforto e allora sì, ti ritrovo e capisco realmente che tu ci sei, sempre, e soprattutto che si sarai per sempre.
Maria Rosaria

Racconti: Giorni, di Maria Rosaria Teni

Giorni

Giorni pervasi di malinconia, giorni che si frantumano su pensieri e immagini sfocate e che rivelano cocci di rimpianto… A volte una pagina può rappresentare quel tappeto da cui si raccolgono questi piccoli residui di vita che restano dopo tanti attimi, dopo ore lunghe o brevi, dolorose o liete, vissute o sognate… Giorni in cui vorresti che il tempo fosse rimasto cristallizzato a quell’istante, impresso in una retina virtuale da cui non si può cancellare nulla… Giorni in cui il dolore è stato così forte da desiderare un vento impetuoso per spazzare via tutto, in un rapido balenare di follia, in un volteggiare imbizzarrito da cui non si esce che tramortiti… Giorni che si avviluppano su scorci di momenti che sfumano e raggiungono un cielo che non ha confini…Giorni che sono onde, sussurri e voci in un mare liquido di emozioni che non si toccano ma si vivono o forse si sognano, perché cosa altro è la vita se non un sogno?

https://mariarosariateni.blogspot.com/2020/02/giorni.html

“Notturno” di Alberto Tarchiani

“Notturno” di Alberto Tarchiani

da culturaoltre14

Brulichio d’astri, tepido gorgoglio,
filtro di fuochi tremulo sul mare;
voce che chiama, ombra che scompare;
passi sul greto e passi sul trifoglio.
Timida mano esangue senza orgoglio,
muove la cuna dell’ infante. Rare,
alla spiaggia, barche, in terra, bare,
(un grave libro nel silenzio sfoglio)
dormon tranquille. S’ode l’oscillare
dell’universo, d’onda in onda. E viene,
dalle navi lontane ed’ oltremare
folto uno stormo di messaggi. Pare
(vela del mondo!) che si gonfi il cielo
pel mio folle desìo di navigare.
Alberto Tarchiani

da Piccolo libro inutile

Immagine 522

ph Eleonora Mello

Autore poco conosciuto, il poeta Alberto Tarchiani è stato  anche giornalista, antifascista, politico e diplomatico. Nati a Roma il 1° novembre 1885, in una famiglia della media borghesia di origine toscana, è cresciuto in un contesto familiare di orientamenti mazziniani,  Giovanissimo ha iniziato la sua attività di giornalista al quotidiano Il Nuovo Giornale di Firenze, per poi passare a La Tribuna di Roma. In quegli stessi anni ha compiuto  studi poco sistematici nelle Università di Roma e di Firenze. Interessato alla letteratura e alla scrittura, ha frequentato il cenacolo letterario del caffè Sartoris a Roma, e ha fatto parte del gruppo dei ‘poeti giovinetti’ raccolti intorno a Sergio Corazzini. Insieme a questo poeta romano, già gravemente ammalato (sarebbe morto nel 1907), nel 1906 Tarchiani ha scritto la raccolta di versi Piccolo libro inutile, in cui dominano la vena decadente e il malinconico distacco propri del crepuscolarismo. È morto a Roma il 30 novembre 1964.
Opere. Prima de le stelle: dramma di un atto, Roma 1905; Piccolo libro inutile, Roma 1906 (con S. Corazzini), rist. Genova 2013; America-Italia. Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti, Milano 1947; Il mio diario di Anzio, Milano 1947; Dieci anni tra Roma e Washington, Milano 1955; Il volo di Bassanesi su Milano e il processo di Lugano, in Trent’anni di storia italiana 1915-1945: dall’antifascismo alla Resistenza, a cura di F. Antonicelli, Torino 1961, pp. 167-170; L’impresa di Lipari, in No al fascismo, a cura di E. Rossi, Torino 1963, pp. 71-126; Tormenti di un ambasciatore. L’anno conclusivo a Washington (1954), a cura di D. Felisini, Soveria Mannelli 2006. [ Enciclopedia Treccani]

NOTIZIE, di Silvia De Angelis

Siamo continuamente bersagliati da notizie di ogni genere. Ultimamente la televisione, e i giornali,fanno a gara per chi riesce a divulgare più panico nelle genti.E’ incredibile quanto, ogni notizia, diventi esasperante solo per poter fare uno scoop giornalistico eriuscire a stare il più possibile, al centro dell’attenzione.I latori di queste “bravate” non si rendono conto della grande entità dei danni procurati a tutti.Innanzi tutto  lasciano accadere un gran rallentamento in tutte le azioni che normalmente fanno parte del quotidiano, in quanto, molte persone si sentono bloccate per paura di subire un qualsiasi danno e la cosa si ripercuote sull’andamento generale dell’andare di vita, con ripercussioni estremamente negative.Effettivamente le “notizie pesanti” debbono essere riportate, ma in modo giusto, senza essere caricatedi quei giudizi e considerazioni “catastrofici”, capaci di suggestionare, in modo negligente, la massa che ascolta e interpreta in modo peggiorativo ogni cosa memorizzata.Sembra che da un momento all’altro fra terremoti,  bombe esasperanti di pioggia, virus incontrollabilie violenti tzunami prima o poi saremo inghiottiti inevitabilmente da una di queste tremende calamità.I pensieri negativi non giovano alla nostra mente, in continua elaborazione di dati e in assiduo apprendimento di cose nuove. Queste dovrebbero avere la loro giusta dimensione e interpretazione,ma senza cagionare stati di stress, o di pressante ansia, come invece capita spesso in seguito all’ascolto di un telegiornale basato su un 99% di notizie disastrose, senza essere minimamente intercalato da flash di cronache interessanti e distensive.@Silvia De Angelis

Valeria Bianchi Mian: Conoscere mio figlio osservando il suo comportamento

Valeria Bianchi Mian: Conoscere mio figlio osservando il suo comportamento

Passano i mesi e si delinea l’individuo. Il fanciullo che dice: “Fermiamoci nei paraggi, perché alle 15,30 comincia la degustazione delle ciliegie e delle amarene. Non voglio perdermela.”. 

Quello che resta lì in silenzio in mezzo agli adulti, a sorbirsi tutta la spiegazione, rendiamo grazie alla AgriCooPecetto e alla Pro Loco, dettagli e classificazione, Vittona e altre specie, Durone-Graffione, eccetera, ad assaggiare versioni antiche e moderne del frutto, succhi e parole. 

Ne esce con mezzo litro di estratto di amarene in dono (godimento puro). E stamattina si ricorda ancora tutto. 

Naturalmente, tra le sue dieci vite possibili c’è già quella in cui abita a Pecetto, ha una villetta e molti alberi di ciliegie, una moto per andare a lavorare a Torino.

Valeria Bianchi Mian: ATTACCAMENTO 

Valeria Bianchi Mian: ATTACCAMENTO 

Ogni giorno lasciamo andare cose, animali, persone, minuti, briciole, nubi: un esercitarsi costante che per me non risulta scontato. Sono una di quelle che si affeziona, che si attacca al mondo mentre il mondo sfuma. Respiro, apro, respiro ancora. 

Mi alleno e diventa più facile ma non nego il piccolo o grande dolore. La tredicesima carta del Tarot ci racconta come sia possibile potare il nostro giardino quotidiano. 

Ci descrive la vita come decluttering dell’anima. Certamente non potrei fare il mio mestiere, se fossi una fan dell’attaccamento adesivo al tempo e allo spazio, all’amore e all’odio. Però, oh, non è facile. Non è una passeggiata, il distacco. 

Diciamo la verità. Ad esempio, ho trovato tenerissima la maestra, quella che è sempre stata più professionale e più ‘dura il giusto’ rispetto alle altre, che ieri non ha smesso di commuoversi. 

Equilibri necessari, dico io. La giusta distanza vien sentendo profondamente l’attaccamento.

#ilmiovocabolario #A #esercizidibenessere

La poetessa Santina Gullotto si presenta ai lettori di Alessandria online

La poetessa Santina Gullotto si presenta ai lettori di Alessandria online

BIOGRAFIA

Mi chiamo Santina Gullotto nome battesimo Santa Gullotto nata 06\12\1953 a Randazzo dove vive in Via Galliano N. 95 ..paese situato nella valle dell’Alcantara, tra i Nebrodi e le pendici verdeggianti etnee. Ho disegnato e realizzato abiti personalizzati soprattutto da cerimonia e da sposa. Amo cucinare, ho rivisitato le vecchie ricette della nonna personalizzandole. Ho l’hobby della pittura, dipingo paesaggi e ritratti olio su tela e ritratti a matita. Ho scritto poesie, liriche e prose sia in italiano che dialettali, “Vernacolo” un saggio e qualche libro autobiografico. La mia poesia nasce dalla mia vita intensa e piena di non poche sofferenze, che come un fiume in piena mi hanno travolto ma non mi hanno distrutto e la fede in Dio mi ha fatto sempre superare.

Le mie pubblicazioni e premi. La mia prima pubblicazione è stata con tre poesie, passando la selezione di un concorso “VERSI PER UN TERRITORIO” del la GB editoria Roma.

Aderendo a delle iniziative editoriali ho partecipato alla realizzazione di antologie come “ATTIMI” “Poeti contemporanei” della casa editrice “PAGINE” della stessa, sono state pubblicate diverse poesie tra gli otto Poeti scelti dallo scrittore “ELIO PECORA” sulla rivista mensile “POETI E POESIA”

Con ALETTI EDITORE ho pubblicato per selezione delle poesie per diversi volumi autori vari …

Ho partecipato alla realizzazione di una trilogia “CIO CHE CAINO NON SA” con poesie e brani …per la sensibilizzazione della lotta contro la violenza sulla donna ma anche in generale.

La poesia “MI RIFUGIO NEL SILENZIO” premiata con targa d’argento e pubblicata sull’antologia “ALDA NEL CUORE” nell’omonimo concorso con la Casa editrice URSINI EDIZIONI

La poesia “IN OGNI DOVE” Vince il primo premio assoluto nel concorso Premio nazionale “OASI” MOTTA S. ANASTASIA, nello stesso concorso per la poesia dialettale il premio speciale poesia “STU NOSRU MARI”

Ho pubblicato sette sillogi di poesie in lingua italiana un libro di dialettali “Vernacolo”e quattro libri di narrativa, due saggi, un libro di favole e aforismi, un libro di Ricette

Nel Maggio 2018 A Motta S.Anastasia il “Premio Mediterraneo Oasy VI edizione” con la poesia “GUARDANNU ATTORNU” e “Premio Arte e poesia” con la poesia “VA COL PENSIERO” 

Nell’Agosto 2018 “PREMIO POESIA CASTELLI DI VERSI” CON LA POESIA “CHE NE SAI” Omnia Arte Eventiad Acicastello (ct) 

Dalle guardie d’onore del Pantheon ricevo “PREMIO UMBERTO SECONDO “ con la poesia “AVANZA IL VENTO”

Il 4 Dicembre 2019 la poesia “NEL CIELO DI SETTEMBRE” riceve la menzione speciale della giuria nel concorso letterario “Beato Girolamo De Angelis” a Enna

A Motta S. Anastasia (ct) ricevo, Il Premio “NEL CIELO DELL’AFRICA” con la poesia “LI DOVE ARDE IL SOLE…

E il “PREMIO MEDITERRANEO” con la poesia “ARIA DI UN SOGNO DI PACE “OASI REGINA PACIS” Motta S.Anastasia

Agosto 2020 Primo premio “Estemporanea di pittura Parco sciarone e premio letterario sul medesimo tema” 

Nel 2021 vengo inserita nella “ANTOLOGIA DI POETI CONTEMPORANEI SICILIANI” secondo volume. Vent’anni dopo il duemila.

Anno 2022 Maggio (Oasi regina Pacis Motta S.Anastasia) Premio speciale ”COLORI DI LIBERTA’” con la poesia “CI SARANNO ANCORA”

Menzione di merito “POESIA IN CRONACA” con la poesia “NEL CUORE DELLA TERRA”

Per la pittura ho realizzato mostre dei miei dipinti. La mia prima mostra realizzata durante lo svolgimento del concorso del concorso “Fogghi Mavagnotti” a Malvagna (ME). Alla mia poesia (Guardannu attornu) viene assegnata la menzione d’onore.

Altre mostre svolte nel mio paese durante la festa dell’Assunta Agosto 2017 e 2018

Partecipazione a mostre collettive a Randazzo (CT) Giugno 2017, giugno 2018, Agosto 2021. Un mio olio su tela rappresentante il chiostro comunale ex convento dei Benedettini lato ovest si trova nella sede comunale di Randazzo, e sempre un mio olio su tela rappresentante il lato est del chiostro comunale è stato portato in dono dal nostro sindaco al sindaco di Gradara Marche per il gemellaggio dei paesi Medievali.

In questi ultimi anni ho insegnato pittura Olio su tela all’Unitre  di Randazzo ct.

Momenti di Poesia: Atlantide, di Tania Di Malta

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Momenti di Poesia: Atlantide, Tania Di Malta

Atlantide 

Hai visto il cielo sopra le nuvole? 

un secchio d’azzurro con tanta schiuma …

 Atlantide, sei un jubox che mi parla

mi dici alzati, è tempo di andare!

Apri le cancellate della mente 

 infrangila  la bolla d’aria e prova

la voluttà di un tuffo rovesciato 

per esperimenti di felicità.

#TaniaDiMalta

#RealismoTerminale

Inedita 02-06-2022

Momenti di Poesia: IN QUELLE STANZE, Daniela Patrian

Momenti di Poesia: IN QUELLE STANZE, Daniela Patrian

IN QUELLE STANZE

Quanti percorsi, da me lontani;

ristagna l’estate ma in quelle stanze non c’è più sole.

ombre di rondini che fuggono dal gelo,

la tristezza avanza veloce;

estesi laghi di lacrime asciutte nel fermo letto

del tempo vuoto

ove anche gli uccelli cantano ad ore ingiuste ormai.

Finestre chiuse.

schermi, sveglie, bagni, sapone,

come bozze di vita;

le favole non vengono ricordate

ma ritorna la vita passata.

Tanti visi sotto la polvere del dolore

in quelle stanze gelide,

corpi esausti e tremanti.

Daniela Patrian

HO CHIESTO AI MIEI VERSI, Dario Menicucci “Le mie poesie”

HO CHIESTO AI MIEI VERSI, Dario Menicucci “Le mie poesie”

HO CHIESTO AI MIEI VERSI

Ho chiesto 

ai miei versi

di librarsi

altissimi nel cielo

dove le stelle

sussurrano alla luna

e di abbandonarsi al vento.

E da lassù

lasciarsi trasportare

con dolcezza dal silenzio

per ricadere lenti

e liberare

man mano 

le parole.

Così 

da poter portare

in ogni luogo

il dimenticato amore

ed insegnare 

a guardar di nuovo

con gli occhi di bambino.

Potranno deporsi

sui pensieri neri

mutandoli 

in giovani colori 

e poi discendere

fin dentro i cuori duri

colmandoli di sogni.

Ho chiesto loro

persino di rubare

un po’di polvere di stelle

e intinte le parole

donarle 

a tutti quelli

smarriti nella notte.

Dario Menicucci

Momenti di Poesia: Incarnazione, di Donatella Maino 

Momenti di Poesia: Incarnazione, Donatella Maino 

dove l’anima diventa carne

in uno scarlatto sfogliarsi di papaveri,

ogni passo è un reciproco carcere

che riceve tutto il dolore voluto

e tutto l’amore che porta:

l’ostia si spezza all’offertorio,

giorno per giorno ripete le piaghe

mentre con gli occhi tento un gradino

che sfugge al piede deviato dal valgo.

 tutto avviene quasi sempre più tardi

nella sessualità del tempo invisibile

UN RAPPORTO D’AMORE MOLTO SINGOLARE, Sergio Garbellini

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UN RAPPORTO D’AMORE MOLTO SINGOLARE, Sergio Garbellini

Una scena particolarmente commovente … (di Sergio Garbellini)

UN RAPPORTO D’AMORE MOLTO SINGOLARE

“Credevo che volessi far l’amore

così come fan tutti, in modo assente,

invece t’ho sentito emozionato,

per me è stato molto divertente !

.

Sei timido? Mi sembri frastornato,

m’hai chiesto proprio tu di fare sesso,

mi son concessa perch’è il mio mestiere,

però ti vedo strano, sei perplesso?

.

Che c’è? Vorresti dirmi qualche cosa?

A me puoi confidare ciò che vuoi,

non vado certo a raccontarlo agli altri,

la cosa resterebbe fra di noi !”

.

Il giovane rispose: “Veramente

è stato il mio primissimo rapporto,

gli amici mi prendevan sempre in giro …,

e questa cosa io non la sopporto !”

.

La prostituta ripensava al figlio

abbandonato dentro all’ospedale,

perché non lo poteva mantenere

in modo educativo e naturale.

.

Quel giovane le aveva risvegliato

la sua rinuncia ad essere una madre,

perché doveva crescerlo da sola,

non sapendo neppur chi fosse il padre !

.

In piedi, sotto al solito lampione,

ad aspettar l’arrivo dei clienti

ed esser disponibile ogni volta

a dei rapporti squallidi e violenti !

.

Per un momento si sentì smarrita,

il suo mestiere la portava spesso

ad essere violentata dai balordi

che usavano il suo corpo per far sesso !

.

Ma quel ragazzo timido, inesperto,

l’aveva posseduta con rispetto

muovendo nel suo orgoglio femminile

il senso premuroso dell’affetto.

.

Il giovane con il denaro in mano

le disse: “E’ il compenso per l’amore !”

Lei restò ferma, muta, concentrata,

voleva tanto stringerlo sul cuore.

.

Fissava la sua faccia ed il suo sguardo,

cercando in quel leggiadro atteggiamento

qualcosa che le ricordasse il bimbo,

gli chiese con un certo turbamento:

.

“Se mi confessi quando tu sei nato,

non ti faccio pagare l’onorario !”

Seguitava a guardarlo dentro gli occhi

e gli sorrise in senso assai bonario.

.

Sorpreso il ragazzotto le rispose:

“Il quattro maggio del duemilasei,

però adesso devo proprio andare,

mi stanno ad aspettar gli amici miei !”

.

Il giovane rimase lì perplesso,

guardò la donna quasi con timore,

imbarazzato per la strana scena

le disse con un timido fervore:

.

“Io la ringrazio per la prestazione,

ma vado a festeggiar la prima volta,

però la vedo molto pensierosa,

mi sembra impaurita ed è sconvolta !”

.

E mentre quel ragazzo se ne andava,

la donna tirò fuori il fazzoletto

e s’asciugò le lacrime di pianto …,

provava un gran rimorso dentro al petto !

.

La luce del lampione rischiarava

la zona in quella notte silenziosa,

le macchine passavano veloci

e lei restava tremula e dubbiosa.

.

Pensava al suo bambino abbandonato

appena nato, senza aver potuto

svezzarlo con l’amore di una madre,

… il cuore si sentiva combattuto !

.

SERGIO GARBELLINI