Elicottero disperso sull’Appennino con 7 persone a bordo, ricerche sospese fino al mattinoUn elicottero con 7 persone a bordo risulta disperso sull’Appennino tosco-emiliano. In corso le ricerche tra le province di Modena e LuccaDi: VirgilioNotizie | Pubblicato il: 09-06-2022 19:25 – Ultimo aggiornamento: 09-06-2022 23:26 58 Un elicottero è scomparso mentre sorvolava l’Appennino tra la Toscana e l’Emilia Romagna con sei persone a bordo più il pilota. L’ultima segnalazione del piccolo velivolo sarebbe arrivata dalla zona delle montagne del Modenese. Le ricerche sono andate avanti per ore tra le province di Modena e Lucca ma alle 23 sono state interrotte. Riprenderanno venerdì mattina.Elicottero disperso sull’Appennino con 6 passeggeri, la rottaLe operazioni di ricerca sono gestite dai Vigili del Fuoco che hanno attivato diverse squadre a terra, insieme al soccorso alpino, e l’elicottero Reparto Volo. La zona battuta è quella appenninica al confine con la Toscana, in particolare tra Pievepelago e San Pellegrino in Alpe, dove si è avuto l’ultimo contatto.Il velivolo disperso è un Agusta Koala, che secondo le prime informazioni sarebbe decollato stamattina alle 10 dal piccolo aeroporto di Capannori Tassignano (Lucca) e aveva come destinazione finale Treviso.
Pensione anticipata, arriva l’ammortizzatore pensionistico per le imprese in crisiL’assegno temporaneo di 3 anni precederà la pensione vera e propria per tutti i lavoratori che ne hanno i requisiti di età e contributi.9 Giugno 2022Fonte: 123RFInpsArriva la pensione anticipata per le imprese in crisi. Si tratta di un vero e proprio “ammortizzatore pensionistico” introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 per gli anni dal 2022 al 2024, a favore delle imprese di medie e piccole dimensioni che si trovino in uno stato di crisi e raggiungano un accordo con i sindacati per le uscite anticipate. E’ una forma di pensione anticipata che si aggiunge a quella regolamentata.La Legge di bilancio ha previsto una copertura di 150 milioni per il 2022 e di 200 milioni per ciascun anno nel 2023 e 2024, che serviranno a coprire l’assegno provvisorio in attesa della pensione vera e propria. Si prevede che vi accederanno dai 10mila ai 20mila lavoratori.A chi spetta l’ammortizzatore pensionisticoLa platea dei beneficiari è costituita da imprese che occupano dai 15 ai 250 dipendenti, con fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro, che abbiano subito un calo dei ricavi del 30% nei 12 mesi precedenti rispetto alla media del fatturato dell’anno 2019.
Fit for 55, zero emissioni per auto e furgoni nel 2035. La votazione decisivaIl testo legislativo viene approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni.9 Giugno 2022 – Ultimo aggiornamento 9 Giugno 2022 Donatella MaistoR&D DIRECTOR AT BLOCKCHAIN REVOLUTIONLINKEDINFonte: ShutterstockMercoledì 8 Giugno, come anticipato nell’articolo Fit for 55%, Strasburgo al voto. Cos’è il pacchetto “Pronti per il 55%”, in una votazione in Plenaria, gli eurodeputati hanno adottato il loro mandato per negoziare con i governi UE i livelli di riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi.Il testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni.I deputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni.PUBBLICITÀGli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del PE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.Passa, inoltre, in questa giornata concitata, che ha messo a dura prova la maggioranza Ursula l’emendamento “salva Ferrari”, presentato con il chiaro obiettivo di salvaguardare la produzione di supercar nella motor valley dell’Emilia-Romagna da parte degli eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti, per prolungare la deroga alle regole Ue sugli standard di emissione della CO2 di cui beneficiano i produttori di nicchia.
Cosa non dovrebbe mai mancare nelle case in cui abita un gatto per farlo sentire felice e attivo fino alla vecchiaia
È davvero piacevole leggere le statistiche che affermano come nelle nostre case cane e gatto siano sempre più in compagnia. Sfatato il vecchio tabù che non vadano d’accordo, sono sempre di più soprattutto le giovani coppie che decidono di avere in casa entrambi. Ovviamente, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, ma anche per esperienza personale possiamo affermare che se crescono assieme, difficilmente si odieranno. Nel caso in cui magari decidessimo di inserirne uno dopo l’altro, generalmente è più facile che il cane accetti il gatto che viceversa. Nella maggior parte dei casi, infatti, nonostante si pensi il contrario, il gatto sarebbe più territoriale e farebbe più fatica ad accettare l’arrivo del cane. Mentre, quest’ultimo, una volta che ha le sue pappe, le sue attenzioni e i suoi giretti, difficilmente chiede di più. A proposito di convivenza, dovremmo lanciare uno sguardo anche ai giocattoli e ai passatempi che piacciono ai nostri animali. Anche in questo caso, il gatto sarebbe più esigente.
Secondo una statistica andrebbero matti per un oggetto in particolare
Ecco, cosa non dovrebbe mai mancare nelle case per fare felice il tigrotto di casa. Una recente indagine scandinava avrebbe sottolineato come nelle case in cui abitano i gatti non dovrebbe mai mancare la casetta. Fatta possibilmente a cubo, alta, meglio di bassa, e con più passaggi per uscire ed entrare. Sappiamo bene che il micio ama andare avanti e indietro, ma anche curiosare e allo stesso tempo mettersi in posizioni di attesa e in posa come un modello. Questo tipo di casetta, possibilmente morbido e rivestito di pelo sintetico, si dimostra un accessorio confortevole, ma in grado anche di fornire sicurezza al nostro micio.
Cosa non dovrebbe mai mancare nelle case in cui abita un gatto per farlo sentire felice e attivo fino alla vecchiaia
Solitamente i cani si accontentano del classico pallone, la pallina da tennis e magari del frisbee, per quelle razze che si dimostrano più atletiche e vogliose di allenamento. Al gatto piace, oltre al “grattatoio”, che ultimamente vediamo molto simile a delle costruzioni, anche il tunnel. Fatto in tessuto, trasparente o in grado di garantire la privacy, sembra essersi dimostrato un accessorio che piace molto al nostro gatto. Magari posizionato proprio vicino al cubo della casetta, o al gratta unghie, sarebbe il top per il nostro micetto.
Sono tornata a sedermi sulla siepe dietro il muro della vecchia fonte. L’acqua non sgorga più da lungo tempo e i rovi s’intrecciano e fanno capanna. Io ci sto sotto rannicchiata a pensare… L’acqua sgorgava, quando venivo qui, e i rovi erano più radi, e tu c’eri ancora. Ora non esisti più ed io sono tornata a sedermi sulla siepe. Qui, dove annullavo ogni immagine, sono venuta a cercarti… Ma i rovi s’intrecciano intorno a me e graffiano le mie carni, e l’acqua non sgorga più, da lungo tempo…
A rroccare su un piedistallo d’emozione M olto vicino a contrazione d’aorta O forse traiettoria d’affini consensi R estii ad ammutolirsi negli scenari del giorno E stemporaneo a un rumoroso collasso di sensi che preme.. @Silvia De Angelis
Ha appena salutato il suo ragazzo, Sabrina, e si reca a casa perché all’indomani ha una giornata molto
faticosa.
Finalmente si corica, e cerca di svuotare la mente dalle varie preoccupazioni della vita, per provare ad
addormentarsi presto.
Improvvisamente, il buio della sera, viene interrotto dal una luce fortissima, che si staglia sulla finestra,
della stanza della ragazza. Sbigottita, e anche impressionata Sabrina si alza velocemente, cercando di
capire da dove provenga quel faro abbagliante…prima che si renda effettivamente di quanto stia succedendo, inizia ad ascoltare una voce metallica che le dice, di essere stata prescelta, per un’osservazione della sua persona sul pianeta Oibaf e quindi dovrà prepararsi quanto prima per affrontare il viaggio, in astronave, onde raggiungere la nuova meta.
La ragazza pensa che stia sognando, e si stropiccia, a forza, gli occhi per cercare di destarsi, ma la voce del
suo interlocutore, con tono perentorio, le impone di camminare sul flusso della luce, per poter partire alla
volta di Oibaf.
In men che non si dica Sabrina si trova a bordo d’un veicolo supersonico, e velocissimo, che si dirige alla
volta del luogo prestabilito. A bordo della navicella si muovono dei robot, che hanno il pieno comando
dei veicolo. I robot, con voce decisa, cercano di tranquillizzare la donna, promettendole che all’arrivo
a destinazione, si troverà a suo agio nel loro mondo.
La velocità dell’astronave inizia a diminuire, e dai suoi oblò, la nostra protagonista intravede un paesaggio colorato, e molto invitante, per le sfumature che riserva, allo sguardo, molto incuriosito.
Una donna eccentrica d’aspetto, non proprio umano, la accoglie al suo arrivo, e l’accompagna in quella che sarà la sua dimora.
Sabrina chiede delle spiegazioni, intimorita, e Aifa (questo è il nome della donna) le spiega che occorrerà
che si realizzi una profezia, tramandata dagli avi, che prevede che un essere umano, si congiunga con un
individuo della loro specie, per generare un figlio speciale che dovrà regnare sulla loro terra.
La ragazza impaurita cerca di scappare….ma si rende conto che non ci sono molte vie d’uscita. Allora finge di prestarsi alla situazione e chiede di conoscere quello che sarà il suo partner.
Eccolo Ocram… il futuro compagno di Sabrina… si fa avanti baldanzoso, sfiorando la mano della ragazza e
cingendola con un delicato abbraccio.
Sabrina vorrebbe essere furiosa, ma in realtà la dolcezza di quel delicato approccio con Ocram, l’ha lusingata molto e, fra sé, desidera conoscerlo più a fondo. Infatti dopo poco tempo si trova in un alloggio
con lui ed è sempre più ammaliata dal fare di quell’essere così diverso, ma così stranamente amabile.
Mentre si lascia andare alle carezze del partner, viene improvvisamente tramortita da un corpo
contundente e perde i sensi.
Dopo giorni di cure, Sabrina riprende conoscenza, e le è reso noto che Aloa, una donna innamorata di Ocram, la aveva colpita per gelosia. Quindi starà a Sabrina decidere se punire l’avversaria, con la morte, o con un trasferimento in una galassia buia.
La nostra ragazza, nel frattempo, si meraviglia sempre più del desiderio inconscio di stare vicino ad Ocram e di accarezzarlo ovunque.
Ocram la cerca, e col suo fare, molto suadente, l’avvicina a sé, facendole capire di volerla amare completamente.
Sabrina cede alle richieste di Ocram, e non sa spiegarsi come sia potuto avvenire tutto questo cambiamento di vita in lei…. ma, in un flash inaspettato, ricorda di una previsione stranissima che le aveva fatto da piccola la nonna….che ora intravede, gioiosa, in un cielo stellato…..
Per un attimo fui nel mio villaggio, nella mia casa. Nulla era mutato. Stanco tornavo, come da un viaggio; stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.
Sentivo una gran gioia, una gran pena; una dolcezza ed un’angoscia muta. “Mamma” “E’ là che ti scalda un po’ di cena”. Povera mamma! e lei non l’ho veduta.
GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1894
Due quartine di endecasillabi piani a rime alterne, ABAB CDCD. Troviamo 5 ripetizioni in 8 versi: nel/nella, stanco/stanco, tornavo/tornato, gran/gran, mamma/mamma, con due ossimori: gioia/pena, dolcezza/angoscia. Pascoli sogna di tornare nella sua casa, a San Mauro, dove sono sepolti i suoi morti, padre, madre, tre sorelle e due fratelli. Il tempo onirico dura un attimo (Lavezzi). Una casa di fantasmi (Siti), perché la sua percezione onirica è bloccata da un’inesplicabile e indiscutibile censura inconscia, che giustifica il mancato incontro con la madre (Nava): è arrivato tardi. Tra la nebbia dell’indistinto sogno/realtà, prevale l’amara dimensione del presente e della disillusione (Borghello).
CRUDELE ADDIO, di Vincenzo Cardarelli, recensione di Elvio Bombonato
Ti conobbi crudele nel distacco.
Io ti vidi partire
come un soldato che va alla morte,
senza pietà per chi resta.
Non mi lasciasti nessuna speranza.
Non avevi, in quel punto,
la forza di guardarmi.
Poi più nulla di te, fuorché il tuo spettro,
assiduo compagno, il tuo silenzio
pauroso come un pozzo senza fondo.
E io m’illudo
che tu possa riamarmi.
E non fo che cercarti, non aspetto
che il tuo ritorno,
per vederti mutata, smemorata,
aver noia di me che oserò farti
qualche amoroso e inutile dispetto.
VINCENZO CARDARELLI, 1931
Questa lirica riproduce e interpreta lo stato d’animo di chi è stato lasciato definitivamente. Appartiene al gruppo delle poesie dedicate ai suoi amori tormentati, come: Amicizia, Amore, Distacco, Attesa, Passato, Gabbiani, Aprile, Ritratto. Lei lo ha lasciato, scomparsa chissà dove; l’abbandono è definitivo, senza speranza. A lui è rimasta solo la rimembranza – leopardiana –, nello spazio e nel tempo, dei loro incontri. Immagini memorabili sono: la breve similitudine del soldato che va alla morte; il tuo spettro; il silenzio pauroso come un pozzo senza fondo; lei mutata e smemorata che avrà noia di lui; l’amoroso e inutile dispetto del finale.
Da un pensiero regalato nasce una poesia…da una poesia è stato creato un magistrale video, espressione massima di sensazioni, di sentimenti reconditi custoditi nel segreto del cuore e venuti alla luce tramite immagini, voce e musica. Grazie Manuel De Jesús Composer per aver realizzato un oceano di emozioni regalate a me e ai miei amici e amiche che guarderanno il video e che ringrazio anticipatamente.
“Tutti possono regalarti fiori, ma solo chi riesce a potare le tue spine, inumidire i tuoi petali e annaffiarti d’estate ti farà sbocciare.” Ruben Lubo
Chi ti regala fiori.
Le tue mani son piene di graffi sanguinanti ascosi tra petali di rose rosse aroma misto di giusta misura nota somiglianza al Cristo guardano il cielo e lacrime diventano pianti.
Acqua di luce alla fonte nascente solo tu conosci dolcezza per mitigare atroce o lieve dolore lascia andare abbracci e carezze tua arma potente.
Sai la giusta dose che varia ogni giorno non più e non di meno è ciò che fa male soltanto la presenza é sempre uguale già si percepisce guaritore d’intorno.
Goccia portata dal vento è pura attenzione dona l’energia vitale, soffio all’essenza perdono è non procurar mai assenza arde lo spirito, aleggia alcolica passione.
Col pensiero si rinnova l’umido afflato alimento rinfrescante dell’estate afosa con te soltanto sboccia meravigliosa donna con esatta dose d’acqua è rinata.
E le spine stondate per colmare vuoto di un tempo passato che più non ritorna mentre aculei di scolpiti diamanti adorna con corona di regina tra le nuvole nuoto.
Elisa Mascia 31-5-2022
Recensioni – Arcangelo Galante: ” È un nobile gesto, quello di regalare fiori, soprattutto quando sbocciarono dal profondo di un cuore che prova sentimenti profondi nei confronti della persona alla quale, tale dono, viene offerto. Ma non sempre si riesce a togliere quegli aculei, giacché un’azione fatta con scopi differenti, non potrà mai lenire delle ferite ancora aperte, non potendo colmare il vuoto di un tempo passato. Bella poesia, ben scritta e gradita alla lettura, piaciuta e volentieri letta.”
Quante volte ci siamo posti questa semplice domanda. Eppure riflettendo, ho realizzato che la risposta non è così scontata come sembra. Di primo acchito verrebbe da ricercare il motivo nella natura stessa dell’uomo. L’uomo, in quanto animale sociale, scrive poesie per condividere con i suoi simili le proprie emozioni, per sfogarsi, per sentirsi parte di una comunità, per sentirsi parte della grande famiglia umana. Per quanto vero, non credo sia questo il motivo principale che spinga l’uomo a comporre poesie, ma che la ragione sia, piuttosto, da ricercare in qualcosa di più profondo, di più ancestrale. Senza dubbio, gioca un ruolo essenziale l’antica ambizione umana di diventare immortali. L’uomo non ha mai accettato veramente la sua natura mortale, per cui scrivere poesie è un modo di lasciare una traccia di sé nel mondo e nel tempo, di prolungare la propria vita e la propria essenza oltre la mera esistenza corporea. Ma questa risposta non basta a spiegare perchè l’uomo scriva in versi. Cosa ha di diverso la poesia che la distingue dalle altre forme letterarie? La poesia è il luogo dell’anima, dell’io interiore che la società non conosce. E’ il luogo in cui l’uomo incontra sé stesso, si spoglia delle maschere che indossa quando interagisce con la società e, volgendo lo sguardo dentro di sé, osserva la sua coscienza e gode di quell’intimità, di quel momento unico in cui può abbracciare la sua sensibilità. L’ essere umano nel mondo esterno, nella vita di tutti i giorni, è troppo impegnato a sopravvivere per garantirsi un sostentamento fisico ed economico, e così facendo dimentica di vivere. Quando il poeta scrive una poesia, semplicemente si ferma, si stacca dal quotidiano e comincia a vivere un momento interiore e profondo in cui diventa consapevole di essere uomo, in cui prende coscienza di quel che sente: sensazioni, passioni, desideri, affetti, brividi, paure, follie, ardori, emozioni assurde e paradossali che sono nutrimento essenziale dell’anima e che contraddistinguono la specie umana. La poesia ci invita a fermarci e a vivere gli istanti, a connettere gli stimoli che provengono dal mondo esterno con le emozioni del mondo interiore per farne un connubio sinestetico che coinvolga tutti i sensi, corporei ed eterei, per unire la materia e lo spirito, o meglio per trasformare la materia in spirito. Il poeta invoglia gli uomini a “sentire” la vita, a familiarizzare con il proprio mondo interiore e, allo stesso tempo, ad aprirsi agli altri. Se da una parte, infatti, la poesia esalta il momento privato dell’incontro dell’uomo con sé stesso, dall’altra lo apre al mondo. La poesia vuole tendere l’uomo all’ascolto, anche grazie alle sonarità armoniose che la caratterizzano. E’ come se ci dicesse: ” Ascolta quel che ha da comunicare il poeta, senti ciò che sente il poeta, senti come sente il poeta”, spronandoci ad essere empatici, a entrare nella mente e nel cuore del poeta che è l’altro da noi. Ci esorta a sentire come sente l’altro per conoscerlo e comprenderlo. La poesia esalta l’individualismo e al tempo stesso respinge l’egoismo, ponendo l’accento sulla natura sociale dell’individuo umano. Il poeta ci dice: “Conosci te stesso e gli altri. Fermati, ascolta e vivi.”
l’anima tua a tentoni mi investe come uno spavento resipiscente. Profondo il grembo, non teme i suoi assalti da lanciatore di coltelli non si ama mai a braccia conserte rinunciando al segno. Ho bisogno di tutte le mie ossa angoli di questa nostra storia il resto è fellonia
Assurdo questo paese vuoto che ho inghiottito assurda questa metafora che io sono mentre il deserto avanza dentro un bacio
Gesù non abita in Chiesa ma nelle strade dei popoli. Vive sui marciapiedi del Mondo, assieme a ladri viandanti, prostitute. Parla tutte le lingue e non conosce Religioni che la Terra ha assorbito. Non abita in castelli dorati, in ville dove si agitano belve feroci e l’acqua delle piscine riflette il cielo. Lui non veste lini preziosi, caftani di broccato, sete cinesi dipinte a mano. Il Redentore, si ciba di scorze di pane, di pesci arrivati a riva, di verdure spontanee che la pioggia ha fortificato sotto i raggi del sole. Gesù sa benedire e guarire. Accogliere e perdonare. Conciliare e redimere ogni pur grande peccato. Non ha fuoco da distribuire, né castighi plateali. Conosce la misericordia, lo sguardo pietoso, il gesto umano che del divino ha rapito il profumo da distribuire ai Figli ingrati che percorrono le vie con le lame ancora insanguinate!
CARTE SENZA TITOLO
Manca il canto dell'anima
che sospirava nei miei sogni
se pur un concerto di acrobazie
tra le corde dei sensi
di note suonate dal vento
si annidano nell'aria
Sarà una Sinfonia d'artista
la mia, usando solo parole
mischiate a sorte, come fossero
carte che svelano la musica
nel pensiero distante
Quelle carte senza titolo
estratte a caso in una poesia
scritta su questa melodia
che acquieta la mente, ormai
doma nel gioco della vita
Roberta Calati
Questa mia rubrica avrà l’impegno di parlare di persone, artisti di ogni genere, ma anche di persone che hanno reso la propria vita un arte drammatica di vissuto, e non. Persone che contribuiscono alla visione della vita, in tutte le sue sfumature e in qualche modo contribuiscono e donano di sè.Insomma gli artisti della vita: quelli che la vivono appieno e da ciò scaturisce qualcosa di incredibilmente, personale e originale.
UN UOMO DA CIRCO Ho domato la vita sospeso nel vuoto in precario equilibrio
su minuscoli fili tesi tra le passioni e inflessibili regole.
Ho ingannato il dolore con le vesti e i lustrini di un vecchio pagliaccio
ho nascosto il silenzio tra bagliori di luci ed i suoni assordanti.
Con un gioco di mani ho lanciato i miei sogni in ellissi perfette
per far credere loro di esser senza catene di esser pronti a volare.
Ora il circo riposa ma sul volto ho già il trucco per un nuovo spettacolo
funambolici numeri nel mio grigio tendone d’inganni e illusioni. Dario Menicucci.
Mi è piaciuto iniziare questa prefazione, con questa poesia di Dario Menicucci, che da il titolo anche al suo nuovo libro. Definisce la vita un circo e noi siamo, uomini da circo. Tutto vero, noi siamo equilibristi della vita, la vita è una corda tesa, e noi tutti funamboli. Per attraversarla la vita, per viverla ci vuole tanto coraggio, si cade, ci si rialza, ci facciamo male, guariamo e ci riproviamo. Tante volte ricominciamo, abbiamo maschere che nascondono ciò che veramente noi siamo. Mostrare agli altri un volto che non è il nostro, ma adattato alle circostanze. Viviamo un mondo dove ci dobbiamo nascondere, la nostra maschera nasconde il nostro vero volto, i vestiti di lustrini la nostra povertà, qualsiasi sia il genere di povertà. Il quotidiano della vita, gioie e dolori, non si possono mostrare, l’egoismo umano non lo permette. Primeggia la finzione, dire e fare ciò che non sei. Un mondo falso, di illusione e di tanta tristezza. Ama scrivere, e si vede, e si sente. Dario entra nel mondo interiore, lo porta fuori, lo scrive, lo urla, e noi ascoltiamo queste poesie di una estrema sensibilità. Uno scrittore di talento, che trasmette, e ci porta a viaggiare in ,, così va il mondo,,.
Vi presento: Dario Menicucci.
Sei il primo autore di questa mia nuova rubrica, mi sento onorata, vorrei che mi parlassi di te
Sono nato a Livorno il 28 giugno del 1963, dove tuttora vivo con la mia famiglia. Ho frequentato il liceo scientifico, quindi il corso di medicina e chirurgia all’università di Pisa, lasciando però dopo quattro anni per iniziare a lavorare in ambito farmaceutico come informatore medico scientifico. Dopo i 18 anni ho abitato con i miei nonni, nell’appartamento sotto i miei genitori, un’esperienza che mi ha segnato, avendo vissuto fino alla fine il loro decadimento fisico e mentale; forse è per questo che solitudine e vecchiaia sono temi che affronto spesso con i miei versi. Nonostante gli studi e la professione, che lascia poco spazio alla poesia, ho sempre avuto la passione per quest’arte che mi ha portato a comporre alcuni versi da ragazzo; lasciati purtroppo in qualche cassetto e andati quasi tutti perduti. Per gioco, e visti gli acciacchi che mi hanno costretto a interrompere l’attività fisica, ho iniziato di nuovo a scrivere oramai alla soglia dei cinquanta anni. Le mie prime pubblicazioni su siti letterari on line sono del novembre del 2014. Scrivo prevalentemente poesie ma mi diletto anche con filastrocche per bambini e brevi fiabe. Prediligo usare parole semplici e in particolare quelle che descrivono la natura in tutte le sue sfumature. Vivendo in una città di mare e di vento “devo solo guardare l’orizzonte e riportare quello che gli occhi vedono”. Notte, silenzio e amore sono altri temi che spesso affronto con i miei versi. Ciò che scrivo viene spesso da esperienze di vita e posso affermare che le mie poesie sono appunti di emozioni. Problemi lavorativi, il periodo di crisi generale, i problemi fisici che mi avevano imposto di cambiare completamente lo stile di vita, mi portarono inizialmente a scrivere versi particolarmente tristi. È per questo che dopo un primo periodo pessimista, ho provato nuovi temi iniziando a comporre poesie descrittive; vivo vicino al mare che spesso è diventato il protagonista. Le mie poesie sono state inserite in alcune antologie di autori vari. Tra le più recenti cito: “La torre della regina” “L’inedito letterario” editore (2020), “L’albero di foglie secche ed altre poesie” “L’inedito letterario” editore (2019), “Verrà il mattino e avrà un tuo verso (poesie d’amore)” Aletti editore (2019), Nuovissimo Dizionario di EDIEMME CRONACHE ITALIANE di Autori scelti (2018). Per ciò che riguarda le filastrocche ho partecipato a due volumi di autori vari: “Nel baule della fantasia c’è… un sogno per te” Magi editore (Edizione 2018/2019), “Le filastrocche dell’arcobaleno” Montedit editore (2019). I ricavi di entrambi di questi volumi di filastrocche sono stati devoluti in beneficenza. Nel 2020 è uscita anche l’antologia di autori scelti “Delos”, edita da Ediemme Cronache Italiane, che mi ha dedicato uno spazio importante con ben diciannove poesie. Finalmente, il 28 giugno dello stesso anno, ho pubblicato il mio primo libro di poesie dal titolo “Acrobata del tempo” edito da “L’inedito letterario” e “Filastrocche buffomagiche” per bambini. Nel 2021 ho pubblicato altre due raccolte di poesie “La direzione del mattino e “Impronte di colore” e nel 2022 il volume di arte e poesia “Sete ritmica. Dal colore alla poesia” dedicato ai dipinti del pittore Voltolino Fontani. Alla fine di maggio è uscito il nuovo libro “Un uomo da circo”, raccolta di centotrentadue poesie.
Quante raccolte hai pubblicato fino ad ora?
Le mie raccolte di poesie pubblicate sono quattro. Sono nate con l’esigenza di vedere su carta i versi che avevo scritto negli anni precedenti. Dalla prima, Acrobata del tempo, all’ultima appena uscita, non ho seguito un filo logico se non quello di riunirle per anni di composizione. In La direzione del mattino e in Impronte di colore, ho aggiunto dei capitoletti di circa otto poesie dove ho affrontato temi attuali come la pandemia o, in La direzione del mattino, il periodo della malattia e il decesso dei miei genitori. “Sete ritmica. Dal colore alla poesia” è invece anche un volume di arte in cui le poesie sono ispirate da quadri di Voltolino Fontani. Filastrocche Buffomagiche è invece un libro di filastrocche per bambini con alcune brevi storielle. Questa raccolta avrà un seguito. In tutti i miei libri, la poesia d’apertura è dedicata ai poeti, o alle parole o alle poesia.
il tuo ultimo libro, un uomo da circo, ha un titolo molto interessante, vorrei che me ne parlassi e perché questo titolo.
Siamo tutti un po’ giocolieri, un po’ acrobati e spesso abbiamo bisogno di indossare una maschera per superare dei momenti complicati. Purtroppo ce lo impone la vita, anche se non bisogna esagerare, altrimenti rischiamo di vivere una vita non nostra. Do sempre ai mie libri il titolo di una poesia che si trova all’interno della raccolta stessa: in questo caso è la seconda a pagina 10. Ho usato un titolo simile, almeno per significato, nella prima raccolta Acrobata del tempo; in questo caso ho immaginato l’uomo un funambolo che doveva districarsi nel tempo sempre sospeso su un esile filo.
:tu scrivi anche filastrocche, come tu stesso dici forse più idonee per gli adulti che per i piccoli, ce ne parli?
Esatto, scrivo filastrocche in rima, adatte ai bambini ma molto apprezzate dagli adulti. Forse perché c’è molta voglia di staccare e di lasciarsi trasportare in mondi magici e buoni e magari anche perché raccontano storielle. Come ho scritto, non sono filastrocche costruite cercando soltanto rime scontate e cantilene ripetute, ma raccontano qualcosa. Con le mie rime cerco sempre di far sorridere, tant’è che il libro che ho scritto si intitola Filastrocche Buffomagiche… cosa c’è di più bello di un bambino che ride?! È in preparazione la seconda raccolta.
e filastrocche che scrivi sono tutte in un libro, oppure ami mischiare i tipi di poesia?
Non amo mischiare i generi. Sono talmente diversi che preferisco tenerli separati. Alla raccolta di filastrocche ho aggiunto cinque brevi fiabe e quattro poesie: due di queste ultime le ho scritte prendendo spunto da leggende popolari, altre due raccontano comunque una storia fiabesca.
che aspettative hai scrivendo ?cosa vorresti? cosa ti aspetteresti?
Il mio è soltanto un hobby ma mi piacerebbe che le mie poesie arrivassero ad una platea più vasta. Le rare volte che sono state lette in pubblico ho ricevuto molti complimenti quindi credo che abbiano delle potenzialità. Purtroppo il mio lavoro non mi lascia molto tempo per poter pubblicizzare quello che scrivo; poi non conoscendo il settore dell’editoria, non saprei a chi chiedere e da dove iniziare. Stesso discorso per le filastrocche anche se dei professori di scuole primarie mi hanno scritto che addirittura a volte usano il mio libro per fare lezione in classe.
Se tu dovessi essere una tua poesia, quale ti rappresenta di più?
Ho scritto spesso che le mie poesie sono appunti di emozioni; ed è vero, sia che scriva d’amore, sia che descriva un’alba o un tramonto, sia che descriva i disastri che l’uomo spesso ci pone di fronte. “Un uomo da circo” è una poesia che sento molto mia ma anche le poesie con cui sono solito aprire le mie raccolte: parlano sempre di poesia, di poeti e di cosa vorrei suscitare in chi legge con le mie parole.
Cosa ci vorresti dire di te, Dario, come persona, come uomo, come scrittore?
Sono una persona semplice e mi piacciono le persone semplici: quelle complicate non le sopporto. Negli ultimi anni per problemi lavorativi e fisici ho dovuto modificare molti programmi che mi ero proposto e questo mi ha un po’ destabilizzato. Ero uno sportivo e ho dovuto lasciare, speravo che piano piano gli impegni di lavoro diminuissero per dedicarmi un po’ a me stesso, invece tutto è peggiorato e ogni giorno mi chiedono impegni maggiori. Anche trovare il tempo per scrivere per me non è semplice. Scrivevo da ragazzo e ho scritto alcuni versi negli anni soltanto in occasioni particolari. Sono tornato alla poesia alla soglia dei cinquanta anni quando ho dovuto cessare l’attività fisica. Le filastrocche invece ho iniziato a scriverle quando mia figlia era piccola, per invogliarla a leggere. Provavo con autori per bambini famosi ma con scarsi risultati; subito si annoiava. Scrivendo insieme invece si appassionava ed io ho composto le mie prime filastrocche: ed è così che ho capito che per far leggere i bambini bisogna stupirli e farli sorridere.
Hai mai pubblicato in self publishing? cosa ne pensi? Sei soddisfatto degli editori che fino ad ora ti hanno pubblicato?
Tutti hanno il diritto di pubblicare, ma i libri in self publishing sono troppi e stanno creando il caos. Questo mare di pubblicazioni travolge il mercato impedendo a chi ha delle potenzialità di emergere. Ma oramai è un business e non si tornerà indietro, anzi nasceranno sempre più tipografie che circuiranno gli sprovveduti e gli illusi per convincerli all’autopubblicazione.
Io penso che le persone ti potranno conoscere attraverso la lettura dei tuoi libri, le tue poesie producono emozioni, sensazioni, in un contesto reale, a tratti drammatico, come la vita.
Io ti ringrazio e lo farò ancora con una tua poesia.
TI PORTERÒ CON ME
Siediti su questi fogli sudati su queste pagine d’inchiostro sparso.
Adagia tra le righe il peso della vita e guarda oltre i margini del vero.
Ti porterò con me dove i miei occhi spaziano in questo mondo di sogni e di parole.
Vedrai l’amore giocare con la luce tutti i colori dipingere il silenzio.
Udrai il sussurro struggente delle stelle il dolce canto del mare nell’aurora.
Sarai quel vento che vibra all’orizzonte quando al tramonto la luna spunta in cielo.
Percepirai il profumo della gioia dell’armonia di un bacio e una carezza.
E per un attimo diventerai l’essenza l’intenso brivido di semplici emozioni. Dario Menicucci.