Ape Sociale 2022, nuove istruzioni Inps anticipo pensione

Pensioni, nuove istruzioni Inps per anticipo con Ape Sociale 2022Posticipato il termine di scadenza della sperimentazione e introdotte nuove disposizioni in materia di Ape Sociale, nuove istruzioni a chiarimenti sono stati forniti dall’Inps2 Giugno 2022Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2022, pubblicata nel Supplemento Ordinario n. 49/L della Gazzetta Ufficiale n. 310 del 31 dicembre 2021, sono state introdotte dal legislatore modifiche e alcuni chiarimenti in materia di Ape Sociale. Posticipato il termine di scadenza della sperimentazione e introdotte nuove disposizioni in materia, con il messaggio n. 62 del 25 maggio 2022 l’Inps ha voluto fornire ulteriori e specifiche istruzioni applicative e chiarimenti al riguardo.Vediamo, nello specifico, di cosa si tratta.Ape Sociale: novità e chiarimenti sul posticipo del termineCome comunicato con il messaggio n. 274 del 20 gennaio 2022 dell’Inps, in accordo con quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2022, il periodo di sperimentazione dell’Ape Sociale è stato pertanto posticipato al 31 dicembre 2022.

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Bonus psicologo: chi può richiederlo, come e quanto spetta

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Bonus psicologo, c’è il decreto: chi può richiederlo, come e quanto spettaOk definitivo al Bonus psicologo, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato il decreto. Ecco come funziona il nuovo aiuto30 Maggio 2022Ok definitivo al Bonus psicologo. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato il decreto che istituisce questo nuovo aiuto pensato per i cittadini in una fase particolarmente delicata. “Ho firmato il decreto che attiva il Bonus psicologo finanziato dal Parlamento con 10 milioni di euro. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sarà possibile richiedere un contributo da utilizzare presso psicologi iscritti all’albo. È un primo passo. La salute mentale è uno dei grandi temi di questo tempo” ha detto il ministro su Facebook.

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Referendum giustizia 12 giugno 2022, i 5 quesiti: dove e come si vota

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Referendum 12 giugno, i 5 quesiti: dove e come si votaOltre ai circa 1.000 Comuni che votano per le elezioni amministrative, domenica 12 giugno si esprime soprattutto il proprio parere su 5 quesiti referendari sul tema giustizia7 Giugno 2022Domenica 12 giugno si torna a votare. Ma per cosa? In tanti state ponendo questa domanda a QuiFinanza, perché si è capito pochissimo di questa nuova chiamata ai seggi. Prima di tutto, va chiarito che circa 1.000 Comuni vanno al voto per le elezioni amministrative, che interessano quasi 9 milioni di elettori. Ma in contemporanea, si vota in tutto il Paese per 5 quesiti referendari sui quali l’elettore è chiamato ad esprimersi.Il corpo elettorale, comprensivo anche degli elettori residenti all’estero, desunto dalla rilevazione semestrale al 31 dicembre 2021, è pari a 51.533.195, di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne.

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VENERDI’ 10 GIUGNO LA GRANDE FESTA DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI GIORGIO ABONANTE

VENERDI’ 10 GIUGNO LA GRANDE FESTA DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI GIORGIO ABONANTE

Alessandria: Una grande giornata di festa chiuderà, venerdì 10 giugno, la campagna elettorale del candidato sindaco Giorgio Abonante e della sua coalizione. Gli eventi prenderanno il via già dalla mattina con un percorso che toccherà quattro “Abo Point” individuati nei quartieri della città. Si parte alle 9 da Spinetta, per proseguire alle 11 a Valmadonna, alle 15.30 a San Michele e alle 18 al quartiere Cristo. Quattro punti cardinali di Alessandria, quattro momenti di incontro per condividere con la cittadinanza gli ultimi attimi della lunga ma entusiasmante campagna elettorale che porterà alle elezioni di domenica 12 giugno.
Il clou della giornata sarà però la grande serata di chiusura. Il ritrovo è alle 19.00 ai Giardini Pubblici, da dove partirà un “tour” dei locali del centro passando attraverso corso Roma e Via Milano per giungere in Piazza Santo Stefano. Qui, dalle 21, si festeggerà sulle note dei “Mega Toto”, tribute band dei Toto per poi concludere con un Dj Set.

Vicenza, donna uccisa dall’ex: killer trovato morto in auto con la nuova compagna

Vicenza, donna uccisa dall’ex: killer trovato morto in auto con la nuova compagnaPrimo Pianomer 8 giugno 2022, 5:14 PMVicenza, donna uccisa dall’ex: killer trovato morto in auto con la nuova compagna (Getty)La 42enne di origine serba Lidia Miljkovic è stata uccisa a Vicenza a colpi di pistola dall’ex compagno. Il corpo senza vita del killer, che dopo l’omicidio si era messo in fuga, è stato ritrovato in un’auto.Secondo le prime informazioni avrebbe ucciso anche l’attuale compagna e poi si sarebbe tolto la vita. I corpi sono stati trovati in un’automobile, ferma in una piazzola della tangenziale ovest di Vicenza, che è stata chiusa al traffico.GUARDA ANCHE: I numeri del femminicidio: “Colpevole” di essere donna

Vicenza, donna uccisa dall’ex: killer trovato morto in auto con la nuova compagna

NON QUI, di Rebecca Lena 

NON QUI

di Rebecca Lena 

Appena volgo lo sguardo verso la melma lunare ho come la sensazione improvvisa di essere nient’altro che una potenzialità di cose mai raggiunte. Un bisticcio di mani ansiogene, che uno spirito recondito – fra i miei tanti, sfuggenti – muove. E i fili non li trovo, davvero, adesso che mi vedo così, groviglio burattinato, arranco nell’aria per spezzarli, ma non si fanno spezzare.

Il male più viscido non sta tanto nell’inconcludenza che si fa concreta fra le dita, quanto nel sentimento necessario che la precede. Perché mai devo scrutarmi le mani adesso, contare i frutti, investire nuove energie nelle conquiste? Quale originale anomalia mi muove alla capitalizzazione dei pensieri, delle azioni, per produrre per guadagnare per spendere per guadagnare, nel sogno dell’accumulo, della stabilità, nella smania di approvazione lungo un processo di ossessiva dilatazione della mia vecchiaia?

Guardo le mani che non sono più mie e scorgo la crosta di un mito uroborico di cui non conosco il nome. Il mito della crescita. Non può che essere un subdolo parassita di civiltà evolute. Per non dire il motore stesso.

Non ho mai disegnato per me un mondo fantastico, piuttosto sarebbe stato meglio uno fatalistico. Così che ognuno possa liberarsi dalle responsabilità di presunto fallimento. Ma avrei voluto sognare anche un mondo spogliato fino all’osso crudo, in cui il tempo scava e il peso di esistere si fa più lieve; un mondo più povero di se stesso ogni giorno, lungo il senso dell’essenzialità, che si fa sacrificabile, senza pretese di approvazione o di grandezza, né ombra di pentimento.

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SATELLITISMO, di Rebecca Lena

SATELLITISMO

di Rebecca Lena 

La meteopatia mascherata da malessere mascherato da esperienza metafisica è l’unica autentica condizione perché possa incontrare nuove solitudini nascoste al mio io, esse prendono la forma di altre ombre che non mi appartengono, che sono le ombre di tutti coloro che si nascondono da loro stessi, e dunque da me. Nel malessere metafisicopatico non esistono davvero “altri” ma solo ombre di vuoti affini. Proprio nella lettura, indotta da questa condizione, è possibile penetrare vasti maelstrom neri, esattamente come wormhole, per governare il tempo psicologico nonché bucare la dimensione del vero contatto con l’altro.
L’altro non è il diverso ma semplicemente il corpo successivo, o precedente. Una buccia originale attecchita ad un meccanismo mobile che internamente è dotato solo di paura e attrazione. Ma il motore che lo muove non sono davvero quest’ultimi, piuttosto un vortice residuo di nullità cosmica, come un fuocherello che non brucia, custodito dentro un’ampolla fatta di menzogna. Allora la paura e l’attrazione turbinano vorticosamente intorno ad essa, ma non sono capaci di vedere attraverso perché la superficie di quest’ampolla è opaca; dunque bruciano vive, alimentate dal dubbio del suo contenuto. 

Questo satellitismo atomico è scintilla di tutto l’organismo che sostiene, ma si manifesta stratificato: in altre vertigini o cose brusche antropomorfizzate, in ombre, profili, volti o ghigni, discorsi e dialoghi, banchetti, silenzi, paralisi e danze, manie, insicurezza, spasmo, dolcezza, fastidio, malessere, desiderio.


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INTUIZIONI ATOMIZZATE, di Rebecca Lena

INTUIZIONI ATOMIZZATE

di Rebecca Lena 

Vorrei rifugiarmi dentro una storia compiuta, perfettamente strutturata, con valli disegnate tutte intorno e colline che si incastrano nettamente; coi ruderi disposti dove la composizione più vi aggrada, e certi esseri perfettamente interessanti che pascolano, al momento giusto, vivendo un’esistenza consequenzialmente stabile.

Basterebbe soffermarsi su uno o un altro punto dello scenario per pescare azioni e poi storie, anch’esse così bene incastrate ed esattamente chiare poiché la luce ben si confà alle loro protuberanze. La luce, appunto, sparpagliata ovunque per scandire il tempo con le sue fasi naturali. 

Piacevoli, quelle storie con quei personaggi, perché iniziano e si concludono proprio come statue, e hai tutto il tempo per affezionarti (o provare pietà). In esse il racconto si fa torrente, docile comprensione immersiva sotto la quale proteggermi. Da cosa?


Dalla nebbia. Questa nebbia che in verità ammutolisce i pori e sfalda la chiarezza; non distrugge, scioglie soltanto, e non c’è scampo per ombre o flussi che persuadono i pensieri lungo alvei liscissimi. La nebbia intinta di guazza inghiotte la mia finestra tutta intera. Nebulizza la volontà di pensare, il potere di capire.  Allora gli esseri non sono, le colline nemmeno. Tutta l’aria non è. Ovunque è solo il tempo senza dimensione, omogeneo e immobile.

Vorrei rifugiarmi dentro qualcosa che non sia questa nebbia, ma non posso. Perché lo spazio stesso non è spazio, niente ha profilo o confine; e il ritagliarsi un bacino di realtà richiederebbe uno sforzo interminabile assolutamente vano (come costruire con la sabbia asciutta).

Magari è meglio – mormoro fra me e me – piuttosto che un paesaggio vivido di abitualità, questa finestra senza sguardo, fra la nebbia in cui non fare, non parlare.


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ABITO, di Rebecca Lena

ABITO

di Rebecca Lena

Pelle, cos’è?

Penso alla pelle ed è subito funghi nel bosco. La vista, l’udito, il tatto vengono meno, come scuciti nel corpo da una pungenza bagnata. Ecco, è proprio frascame, boscaglia fradicia, funghi appena abbottonati al soprabito muschioso, ora che ci penso meglio, è anche peluria fine che trattiene al volo gli uccelli senza che loro possano comprendere come, o fanghiglia nera fra le croste fradice di un tronco che ben mi si concede se avessi ancora le dita. Tutto il bosco spugnoso è un polmone teso in esitazione perenne, pare trattenga il respiro per conservare dentro di sé, se stesso, il più a lungo possibile. Ma è anche singulto simbolico di una penetrazione stabile fra nebbia e muffa, tanto che il pensiero – che ancora, non so come, mi è saldo addosso – si desta, dentro una convinzione: ciò che prima ritenevo contenitore altro non è che contenuto impalpabile, spore. Non esisto, se non in questo. Esitazione umida. Ammuffita. 

Pelle. Penso al moto ondoso che spettina ogni forma del campo visivo. Pare che il mare, nella sua schiuma, catturi certi suoni sconosciuti, li custodisca per molto tempo, secoli, o minuti, per poi restituirli alla battigia in modo del tutto casuale, quando nessuno se lo aspetta. Specialmente di notte, e all’alba, vomita, travolge le spalle e le percuote di paura; le costringe a voltarsi, ma poi nulla, niente di niente, solo respiri e la schiuma.  Si sente giá – credo in fondo al cielo – un alito caldo di coperta che si spoglia. Sono pur sempre un uovo nelle mani di qualcuno che non vedo (che sta laggiù, oltre l’orizzonte marino). A quel punto forse, nel plauso di costui che omaggia la notte che muore, mi schiuderei in alba liquida e, colando, sul mare, amerei.

Pelle. Penso alla cristallizzazione infinitesima nella polvere d’ossa. Qui il moto ondoso delle dune induce alla calma del vento, e all’attesa epifanica. Accade qualcosa? Ma non un gesto atmosferico, né una sillaba dal sole. L’indugio che è aridità sottile, è sabbia.

Adesso capisco, che la pelle non è pelle, la pelle non è involucro, ma è occhi. É contemplazione quieta di una remora del tempo e non di una stagione. Mi chiedo soltanto, nell’attesa di un’ espirazione che concluda il mondo, sono dunque io, che proietto sulla natura, oppure è lei – la natura – che indossa la mia pelle e veste il mio sentire?

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A TU PER TU – INTERVISTA, di Rebecca Lena

A TU PER TU – INTERVISTA

 di Rebecca Lena 

Grazie Ivano dello spazio e del tempo che mi hai concesso.

Ecco un’intervista che parla soprattutto  di voi.

DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario

“Amo la frammentarietà delle forme brevi, libere di cambiare direzione in qualsiasi momento, di saltare un po’ovunque nello spazio e nel tempo etereo, fuoriuscire in modo lento e magmatico, oppure esplodere viscosamente in blocchi, lapilli e ceneri”, scrive Rebecca Lena in una delle risposte all’intervista.
Il titolo del suo libro è Racconti della Controra, e nella definizione non c’è solo un’indicazione cronologica. C’è una presa di posizione, una collocazione spazio-temporale, un modo di osservare il mondo e se stessa in relazione ad esso. La questione non è solo essere “contro” (sarebbe troppo agevole e forse inutile).  Consiste piuttosto nell’andare verso il mondo esterno senza snaturarsi. È una maniera di dirsi, di raccontare quella parte di sé che altrimenti resterebbe muta. I racconti del libro nascono dal blog dell’autrice, molto curato, attento anche all’importanza della dimensione iconografica. L’espressione di Rebecca Lena è ampia, a tutto tondo, e soprattutto è frutto…

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Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio” – Arte & Misteri

Michelangelo Merisi, ovvero il “Caravaggio” è stato uno dei più grandi artisti del barocco italiano vissuto nel XVI secolo. Proprietario di una forte personalità e di uno stile stravagante, gran parte del suo lavoro ha sconvolto la società. La sua pittura era considerata rivoluzionaria per l’epoca, sia nelle tecniche utilizzate che nelle persone ritratte. Di se stesso, diceva: 

Non sono un pittore prepotente, come mi chiamano, ma un pittore coraggioso, cioè che sa dipingere bene e imitare bene le cose naturali “.

Curiosità?

Il nome Caravaggio fa riferimento al nome della città dove visse. Alcuni storici ritengono sia nato a Milano e poi vissuto nel borgo di Caravaggio, dove la sua famiglia si recò a vivere per fuggire dalla peste a Milano.

Biografia del Caravaggio

Ritratto di Caravaggio
Ritratto di Caravaggio di Ottavio Leoni, 1621 ca.  Firenze, Biblioteca Marucelliana

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nasce il 29 settembre 1571 a Porto Ercole, nel comune di Monte Argentario, in Italia. Ha appena 6 anni quando suo padre muore. All’età di 12 anni inizia a frequentare lo studio di Simone Peterzano a Milano, che accende il suo interesse per le arti visive. Lì rimane per alcuni anni come apprendista.

Leggi tutto su: https://artemisteriosa.com/michelangelo-merisi-detto-il-caravaggio/

Monumenti misteriosi tra i più belli del mondo

Amleto una volta disse: “Ci sono più misteri tra Cielo e Terra di quanti ne sogni la nostra vana filosofia“. La scienza è molto avanzata, la ricerca è costante e gli archeologi passano ore e ore a cercare di svelare edifici, monumenti e persino intere città, spesso senza successo. In questo elenco, abbiamo raccolto alcuni dei monumenti misteriosi tra i più belli del mondo che sono circondati da misteri sulle loro origini, i loro scopi o metodi costruttivi.

Machu Picchu, Perù

Machu Picchu

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NINO ROTA CON TRE POESIE DI SILVIA DE ANGELIS


Ringrazio infinitamente l’autore Flavio Almerighi per essersi soffermato

sui  miei versi con questo bell’articolo (dal blog di Flavio Almerighi https://almerighi.wordpress.com/)

Arcano silenzio.

Sull’incipit della sera

nel mormorato di vortici lontani

s’assiepano vibranti schiume d’oceano

mosse da lumi di cose già narrate.

Pesanti tocchi di neve

impalmano tacite astrazioni

scivolate su anse di buio….

Gelide ne quietano l’ardire

nell’assenza di pochezza

approdata su un pallore d’abbandono.

Un arcano silenzio nel viola del pensiero

è interrotto da un suono di campana

scivolato su perfetti sgarbi

naufragati su lingua prosciugata…

*

Controllo delle emozioni.

Incisioni sulla pelle

nella linea che s’incurva

lasciando un fremito dolente

su ventre ceduto alla fiamma.

Mozioni tenute a bada

nella matrice che scandisce passi

sul tempo affusolato d’un narciso.

Abbaglia voci antagoniste

nell’inganno senza licenza

scivolato su trucchi non riusciti…

*

La destinazione.

Nelle pulsazioni d’aria metallica

spulcio il tuo dire silenzioso

inteso come una sberla alla vita che accade.

Affilo gli occhi in caduta libera

sul tuo ego riciclato

da una quasi ibernazione voluta.

Gazzelle si muovono velocemente

fuori del muto dogma

senza raggiungere la traversa

che ti attraversa …

proseguono imperterrite la corsa

mutando destinazione …

Silvia De Angelis è nata a Roma, sempre invogliata dal contatto con la gente per il suo carattere estroverso e comunicativo. Dopo un inizio poetico rivolto a elaborati dai toni “scarniti”, cresce notevolmente, modificando lo stile e delineandone il fascino, con scritti più congrui e completati da una struttura più armoniosa.Gioisce al contatto con la natura, in tutte le sue manifestazioni, dedicandole svariati elaborati poetici, in particolare, un volume, completamente riservato agli animali “CONOSCIAMOLI MEGLIO”. Ne pubblica poi un secondo, “CORALLI DI PAROLE INTAGLIATE COL FIATO”, in cui si sofferma volutamente su tratti d’inconscio. Ancora un terzo libro, stavolta in vernacolo, dedicato alla tradizione della sua città nativa, Roma, dal titolo “’N’ANTICCHIA DE’ ROMA MIA”. Segue un libro di poesie del profondo “INGANNI TRAVESTITI D’INCANTO” e infine un’ultima pubblicazione, di emozioni poetiche, dal titolo “SCREZI NEL VENTO”

https://almerighi.wordpress.com/

*

“Ritratto di donna: Lea”. L’amore nella Bologna degli anni ‘60

“Ritratto di donna: Lea”. L’amore nella Bologna degli anni ‘60

Inno alla femminilità e all’amore nei “Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore con l’opera “Ritratto di donna: Lea” dell’autrice Paola Prandini, nata a Bondeno, in provincia di Ferrara, dove tuttora risiede. È la storia di un grande amore, quello di Luca e di Lea, che nasce nella Bologna universitaria degli anni Sessanta, nel pieno della contestazione giovanile, fra l’occupazione delle Facoltà e le manifestazioni di protesta contro la guerra nel Vietnam e contro il sistema stantio della politica e della scuola. Il loro è l’amore di una vita, che il destino si diverte a scompigliare, facendo sì che due persone si incontrino, si innamorino e si lascino a suo piacimento, in un gioco perverso che imprigiona anche altre persone che gioiranno e soffriranno in egual misura, come Isabel, la coprotagonista che intreccerà la sua vita con quella di Luca e di Lea dando vita a un triangolo perfetto. «Le donne di questo romanzo – sottolinea nella Prefazione Francesca Aria Poltronieri, assessore alla Cultura della città di Bondeno – ma più in generale di tutta la scrittura di Paola Prandini, sono il motore delle vicende narrate e mai coloro che “subiscono” la storia».

«Quando parlo d’amore – spiega la scrittrice – non intendo solo il sentimento romantico, passionale ed esclusivo che lega due persone, ma un amore più universale e inclusivo come l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà verso gli altri, il divino, temi a me molto cari che compaiono nei miei tre romanzi e tre racconti in contrapposizione al non amore, quel misto di egoismo, di egocentrismo spinto sino all’onnipotenza che sono all’origine di molti mali: violenza, supremazia, guerra. L’amore è vita, è gioia, è abnegazione verso gli altri, è spinta verso il divino, ma non annulla gli ostacoli e i dolori della vita. Ci dà, però, la forza di superarli».

È un libro in cui chi ha vissuto quegli anni si ritroverà e chi non li ha vissuti, imparerà a conoscerli. Benché le storie siano frutto della fantasia, la realtà è sempre presente nei romanzi della Prandini: una realtà attuale o di un passato recente, richiamato alla memoria da flashback. Nel romanzo ci sono avvenimenti storici fino alla rivoluzione culturale, sociale, filosofica, politica del ‘68 e anni successivi, vista nei pregi e nei difetti, ed anche la realtà delle periferie degradate nelle grandi città. La storia si svolge in gran parte in quel periodo, ma anche ai giorni nostri, affrontando argomenti, come quelli del Covid o della guerra civile in Sudan, che coinvolgono direttamente o indirettamente i personaggi, visti e analizzati nelle loro fragilità e nei loro punti di forza, nella gioia e nel dolore. 

Sono diversi i registri linguistici utilizzati che si alternano nei dialoghi e nelle descrizioni di ambienti e stati d’animo per non annoiare il lettore, con una grande cura verso la forma, frasi corte, con una loro musicalità. Quasi uno stile cinematografico, descrittivo, in cui le parole riescono a ricreare perfettamente l’ambientazione facendo immergere il lettore in vere e proprie inquadrature di luoghi e primi piani degli attori. Tanti i colpi di scena in una trama creata giorno per giorno, quando l’ispirazione arriva anche all’improvviso, come un fiume in piena in cui straripano i pensieri e fluiscono in parole. «Vorrei – afferma l’autrice – che le persone giudicassero in modo meno affrettato gli altri, tralasciassero etichettature che creano divisioni e che la stessa cosa fosse fatta da chi è giudicata per non creare circoli viziosi. Vorrei che ciascuno, meditando sui propri errori, cercasse di porvi rimedio e che si capisse l’inutilità della sopraffazione e della violenza».

Sebbene fresco di stampa “Ritratto di donna: Lea” si è già classificato al secondo posto nel “V Premio M. Cumani Quasimodo”. Il romanzo sarà presentato venerdì 10 giugno, alle ore 19.30, ai “Giardini Orselli” di Forlì. Inoltre, domenica 26 giugno, a Bondeno, presso la biblioteca comunale, in via dei Mille. L’autrice ha, poi, anticipato che, attualmente, è in stampa il racconto “Roxana”, un giallo con finale a sorpresa, selezionato dalla Aletti per la traduzione in arabo da parte del noto professore e scrittore Hafez Haidar.

 Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)

“Quell’ombra nel giardino”. La conquista di essere donna contro ogni ostacolo. Sandy Ambrosio,

“Quell’ombra nel giardino”. 

La conquista di essere donna contro ogni ostacolo

La forza di una donna, pronta a superare ogni ostacolo che la vita le pone davanti. Difficoltà, a volte, raddoppiate proprio perché donna. E’ il libro di Sandy Ambrosio dal titolo “Quell’ombra nel giardino” che, pagina dopo pagina, racconta la storia, ambientata alla fine degli anni Sessanta, di una ragazza tenace, capace di crescere e costruire la sua vita nonostante la tradizione e le abitudini culturali radicate. Il romanzo è pubblicato nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore.

Un futuro tutto da scrivere con un segreto che non la abbandona ma che verrà a chiedere il conto. Essere donna vivendo situazioni e anni che la cambieranno per sempre, dimostrando la sua forza e la sua voglia di affermarsi superando ostacoli e delusioni. «Il titolo – spiega l’autrice che vive in provincia di Bergamo dove lavora in un Istituto scolastico – rispecchia la trama, gli avvenimenti, le situazioni più importanti del romanzo. L’ombra accompagnerà la protagonista nel suo percorso di vita, fa parte del suo passato, di conseguenza ne minerà il suo futuro».

E Sandy si sofferma anche sulla condizione attuale della donna, che ha ancora «tante radici di limitazioni, nella cosiddetta era moderna ed  emancipata a larga banda tecnologica. Lo si sente e vede, purtroppo, dai molteplici fatti di femminicidio. L’accettazione della condizione di una donna – afferma la scrittrice di origine calabrese, precisamente di San Giovanni in Fiore – che rivendica, a giusto senso, la libertà di pensiero, la libera scelta di avere un lavoro, una sua personale identità nel sociale, rende molto vulnerabile l’uomo, che si sente privato da quella autorità che per millenni ha gestito senza opposizione. Condizione che si riscontra in qualsiasi luogo o in qualsiasi ceto sociale, da Nord a Sud». 

Gli elementi stilistici dell’opera sono puramente ambientati, ad uso e costume, in un contesto culturale dove a prevaricare è il pregiudizio, ed una forma di esistenzialità radicata nell’ ignoranza. Questo fa sì che le negazioni, le costrizioni, le scelte degli altri, compromettano i sogni e le ambizioni della protagonista. «Il romanzo, puramente di fantasia, – afferma l’autrice – mette in chiara luce la differenza con l’artista, che descrive nel suo lavoro una realtà di cui non ha mai fatto parte».

Una trama ricca e avvincente costruita con consapevolezza. «Generalmente – svela Sandy – ho sempre in mente tutta la storia, dall’inizio alla fine. Nel percorso della scrittura, poi, provo sempre a rendere il più conforme possibile le situazioni ai miei personaggi. Credo che avere già un’idea ben definita e precisa della trama, sia di contenuto iniziale quanto di uno sviluppo finale, renda l’autore più consapevole di ciò che vuole scrivere e, soprattutto, far arrivare al lettore». Messaggio che arriva forte e chiaro a chi si lascia trasportare dalla storia, scritta con sentimento di profonda e sentita emozione: «Mettere in evidenza, la tenacia di una donna, anche se gli ostacoli sono sempre e comunque tantissimi».

Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione

Estate, di Ada Negri, analisi di Elvio Bombonato

Estate, di Ada Negri, analisi di Elvio Bombonato

Author: Cristina Saracano

ESTATE

Nei mesi estivi il solleone  
rende i muri così abbaglianti  
che a fissarli vien sonno:  
tende gialle e rosse  
si abbassano sui negozi  
il nastro di cielo  
che s’allunga fra due strisce  
parallele di tetti  
è una lamina di metallo rovente.  
Dolce è non far niente,  
accucciati sulle pietre roventi,  
respirando il caldo.  

ADA NEGRI  

Lirica di 12 versi piani. Ho contato 5 novenari, 5 settenari, 1 doppio senario, 1 endecasillabo. Il titolo è un indicatore semantico; la poetessa, infatti, descrive l’estate: il solleone, i muri abbaglianti e roventi, la sonnolenza, le tende abbassate sui negozi, ‘il nastro di cielo che s’allunga fra due strisce di tetti’ (immagine notevole); il dolce far niente, respirando il caldo (altra immagine notevole).

BIBLIOMAN(Z)IA E TAROT | Giochi in libreria con Valeria Bianchi Mian

BIBLIOMAN(Z)IA E TAROT | Giochi in libreria con Valeria Bianchi Mian

Date: 8 giugno 2022Author: poesievolanti0 Commenti— Modifica

La Biblioteca Bibliomantica e Biblioromantica del mercoledì per una volta diventa BIBLIOMAN(Z)IA del venerdì.

Questo
VENERDÌ, 10 GIUGNO
h. 18,00
Libreria Belleville Torino
giochi letterari
carte e oracoli
arcani arcani…

Valeria Bianchi Mian | http://www.tarotdramma.com | Psicoterapeuta e scrittrice, conduce laboratori e percorsi creativi.

Grazie all’ospitalità di Paola Tombolini!

*

Scrivimi

tarotdramma@gmail.com * tarotfulness@gmail.com 

Festival sotto il Conero… “Donne combattenti”…premio Lucio Dalla

Festival sotto il Conero… “Donne combattenti”…premio Lucio Dalla

Author: elisamascia

Foto di Lucia Ciccone 

Il duo abruzzese composto da Lucia Ciccone, cantante, compositore e interprete e Simona Francini autore e paroliere esultano per la vittoria presso il Teatro Cinema Italia – Via Carlo Alberto di Ancona.

Gran finale con l’eccezionale “Patron” del premio Lucio Dalla, Maurizio Meli, che ha premiato la vincitrice della sezione inediti “senior”, Lucia Ciccone con “Donne combattenti”

Così afferma il Patron del Festival :
“Sono finito sotto il Conero” … pardon è finito il Festival Sotto il Conero.
A volte le cose più belle nascono e si realizzano dallo spirito di persone semplici e appassionate.
Non mi sono emozionato per il contesto generale ma mi sono commosso per quanto di bello ha prodotto lo sforzo generale di Gianluca Berti e Walter Fontana. Ciò che vediamo sul palco è la maschera di un lavoro di tanti mesi alle spalle che tantissimi non vedono e non possono manco immaginare.
Gianluca e Walter hanno centrato un obiettivo molto importante. Con la loro passione e voglia di ricreare una certa realtà (nessuno si permetta di mettere limite ai sogni), hanno avuto il coraggio di rimettere in attività una vocazione musicale pop-nazionale degna dei fasti di circa 60 anni fa. Onore al merito davvero.
Lieto di esserci stato ed aver dato anche un minimo contributo al FESTIVAL SOTTO IL CONERO  con la mia presenza e che questo contributo prosegua con la presenza del FSC al Decennale di Premio Luico Dalla a Roma aDicembre 2022.
Grazie Gianluca e Walter e buona musica a tutti.

Maurizio Meli 
Ci vediamo a Roma.

La ppremiazione 👇

Di seguito il link della canzone vincitrice Donne combattenti 👇
https://youtu.be/OBfXyckr0vM

Foto di Lucia Ciccone e lo staff del Festival 
Foto: Maurizio Meli 

VIAGGIO ASTRALE, di Silvia De Angelis

VIAGGIO  ASTRALE, Silvia De Angelis

VIAGGIO  ASTRALE

Grandinano sogni magenta

nell’inesplorato impatto del buio.

S’impaginano tessiture

e favole astruse

su zoppe leggende

mischiate a focali bugie.

Nell’estuario d’un soffio di fiato

che volge a Oriente

si vive un empirico affresco

nella scansione di sé stessi

uscenti dalla corporeità.

Si destreggia l’aura

su una caduca livrea

fluttuando alla deriva

“di quelle interiora” della coscienza,

scivolate

fatiscenti

su un arcaico sciamanismo…

@Silvia De Angelis

LA SVEDESE, DE CATALDO GIANCARLO

La Svedese

LA SVEDESE DE CATALDO GIANCARLO

DETTAGLI

Genere: Libro Lingua: Italiano

Editore:  Einaudi

Pubblicazione: 06/2022


TRAMA

Roma non ha più un padrone, ognuno può prenderne un pezzo. Lei lo ha fatto. Era una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. Poi ha afferrato un’occasione, ed è diventata la Svedese.

Sharon, detta Sharo, poco più di vent’anni, bionda, alta, magra, la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Vive in periferia con la madre invalida e ha bruciato un bel po’ di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi.

Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d’occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio. Lì, in quell’ambiente, nella zona oscura della città, nessuno la chiama più con il suo nome. Per tutti è la Svedese.

INSEGUENDO QUEL SUONO LA MIA MUSICA, LA MIA VITA – CONVERSAZIONI CON ALESSANDRO DE ROSA

morricone ennio; de rosa alessandro - inseguendo quel suono

INSEGUENDO QUEL SUONOLA MIA MUSICA, LA MIA VITA – CONVERSAZIONI CON ALESSANDRO DE ROSA

MORRICONE ENNIODE ROSA ALESSANDRO

“Questa lunga esplorazione, questa lunga riflessione, a questo punto della mia vita è stata importante e persino necessaria. Entrare in contatto con i ricordi non significa solamente malinconia di qualcosa che sfugge via come il tempo, ma anche guardare avanti, capire che ci sono ancora, e chissà quanto ancora può succedere.”

Questo libro è il risultato di anni di incontri fra Ennio Morricone e il giovane compositore Alessandro De Rosa.

È un dialogo denso e profondo, e allo stesso tempo chiaro ed esatto, che parla di vita, di musica e dei modi meravigliosi e imprevedibili in cui vita e musica entrano in contatto e si influenzano a vicenda. Morricone racconta con ricchezza di particolari il suo percorso: gli anni di studio al Conservatorio, gli esordi professionali per la Rai e la Rca dove scrive e arrangia numerose canzoni di successo – sua, tra le tante, Se telefonando, interpretata da Mina -, le collaborazioni con i più importanti registi italiani e stranieri, da Leone a Pasolini, a Bertolucci e Tornatore, da De Palma a Almodóvar, fino a Tarantino e all’ultimo premio Oscar.

In pagine che danno vertigine a chiunque ami la musica e l’arte, il maestro apre per la prima volta le porte del suo laboratorio creativo, introducendo il lettore alle idee che stanno al cuore del suo pensiero musicale e fanno di lui uno dei più geniali compositori del nostro tempo. 


NOTE EDITORE

Ennio Morricone ha anche deciso di raccontare in un libro la sua arte, la sua musica, la sua esperienza. Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita è il frutto di anni di incontri con il suo allievo e discepolo Alessandro De Rosa. Una sorta di lungo dialogo, approfondito e ricco di informazioni, aneddoti e riflessioni, per far entrare i suoi fan nel laboratorio del mito, capire quali storie e quali pensieri ci sono dietro le sue musiche più amate. 


PREFAZIONE

«È curioso osservare e riesaminare la propria vita attraverso un percorso del genere. Ad essere onesto non avrei mai pensato che lo avrei fatto. Poi ho conosciuto Alessandro e questo progetto si è sviluppato così gradualmente e spontaneamente che io stesso ho ripreso contatto con i fatti che emergevano, quasi senza rendermene conto, man mano. Oggi posso dire che ho assunto nuove posizioni rispetto ad alcuni accadimenti, quegli stessi avvenimenti che solitamente durante l’arco di una vita succedono e basta, senza avere il tempo di essere riflettuti e messi in prospettiva. Forse questa lunga esplorazione, questa lunga riflessione, a questo punto della mia vita è stata importante e necessaria. E poi, come ho scoperto, entrare in contatto con i ricordi non significa solamente malinconia di qualcosa che sfugge via come il tempo, ma anche guardare avanti, capire che ci sono ancora, e chissà quanto ancora può succedere.»  Ennio Morricone


AUTORE

Ennio Morricone si è diplomato in tromba e in composizione al conservatorio di Roma, si è cimentato in tutte le forme di espressione musicale, nella musica assoluta così come nella musica applicata, dapprima come orchestratore e direttore in campo discografico, poi come compositore per il teatro, la radio, la televisione e il cinema. Ha composto oltre quattrocentocinquanta colonne sonore. Nel 2007 ha ricevuto l’Oscar alla carriera. Nel 2016 ha vinto l’oscar per la miglior colonna sonora originale nel film The Hateful Eight.

https://www.hoepli.it/libro/che-musica/9788804663515.html

La rubrica del poeta sconosciuto: Elena Milani.Art. di Marina Donnarumma. Iris G. DM

La rubrica del poeta sconosciuto: Elena Milani.Art. di Marina Donnarumma. Iris G. DM

Date: 8 giugno 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

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Elena Milani

Io mi definisco un esploratrice delle parole, per scovare chi mi affascina svolgo una vera e propria caccia. Ecco che un giorno incappo in una persona deliziosa e brillante, Elena MIlani.
Mi colpiscono i suoi versi insoliti, efficaci, originali. Perchè il suo modo di scrivere è diverso e vivace. Elena con una semplicità unica è capace di sfornare poesie a profusione. Lei è la poetessa della porta accanto, la scrittrice del fiore raccolto, delle faccende da svolgere, della corsa per fare la spesa, insomma del quotidiano ed è un piacere leggerla. Semplice, luminosa, come la sua personalità, appare sempre gioiosa. Anche capace di affrontare problemi come la morte, il dolore, la gioia, l’amore, colpendo nel segno con il suo stile semplice, senza artefizi, umile. Umile si, ma direi brava e originale. Le sue poesie sono come lei, la quotidianità della sua vita, i suoi umori, ciò che le accade, o di bello o di brutto, di triste, doloroso, o gioioso. Elena che viaggia, Elena che balla, Elena che dorme, Elena che ama i gatti. La sua vita è una profusione di parole che ci regala, direi quasi danzanti. Una donna nello stesso tempo discreta e solare.
Tutte le sue belle poesie e filastrocche, solo sulla sua home, che la rispecchia in tutto e per tutto. Lei dice di non avere una grande cultura, io dico che ha un grande cuore e le sue poesie meritano, meritano davvero. Personalmente la definisco uno scroscio d’acqua fresco e argentino. Una caratteristica che la distingue è la sua solarità, il suo sorriso, la sua voglia di godere la vita, dalle cose più semplici.

Elena Milani è un ruscello di montagna, acqua limpida, fresca e zampillante.
Allora è il momento di tirarmi indietro e di presentarvela: Elena Milani.

Mi chiamo Elena Milani ,ho 58 anni e vivo in una piccola frazioncina sull’appennino Tosco Emiliano, dove sono nata. Sono mamma di due ragazzi adulti e nonna orgogliosa di due nipoti. Ho interrotto la scuola al termine del secondo anno dell’istituto magistrale, perché stavo diventando mamma proprio all’età di 16 anni e mezzo e fu la prima decisione importante della mia vita quella di creare una famiglia col ragazzo che amavo fin da quando ero bambina. All’età di 24 anni abbiamo deciso di avere un secondo bambino. Furono anni pieni di amore e di immensi sacrifici, eravamo soli, noi con la nostra famiglia, senza aiuti e parecchi dispiaceri dal mondo circostante. Io ,per aiutare l’economia familiare ho lavorato come colf par time per poter seguire anche i miei figli e all’età di 31 anni, in seguito ad un corso specifico, sono diventata assistente di base ,in seguito operatore socio sanitario ed ho lavorato in diverse strutture per anziani e disabili adulti e anche presso i loro domicili. Ho sempre scritto quaderni e diari con i miei pensieri che non si limitavano ad essere cronaca del giorno, ma mi rendevo conto che si spingevano in profondità, ogni tanto, come da bambina, mi usciva una sorta di poesia. Ho sofferto tanto la solitudine, perché la mia famiglia di origine ha avuto un percorso travagliato e mio marito ha lavorato sempre come montatore meccanico esterno ,viaggiando per il mondo e lì, la lettura e la scrittura sono state le mie amiche più fedeli e vicine. All’età di 50 anni ,qualcosa è cambiato in me, i figli oramai adulti ed indipendenti, un’economia familiare più serena, è stato allora che ho deciso di smettere di lavorare e cominciare a seguire mio marito in diversi viaggi, nel frattempo sono entrata nel mondo di Facebook trovando una sorta di visibilità ed un piccolo corteo di orecchie disposte ad ascoltarmi. Questa è stata una spinta importante per me, finalmente avevo più tempo per me ed una sorta di compagnia virtuale con cui condividere la mia passione. Man mano che sono entrata nel mondo di Facebook, ho trovato la strada della poesia, tanti poeti, tanta gente come me che ama scrivere e molti incoraggiamenti, soprattutto l’accoglienza del mio lato affettuoso sempre generosamente ricambiato. Pian piano, leggendo gli altri e le poesie di autori importanti che proponevano, ho un pò migliorato il mio modo di scrivere, che rimane naturalmente semplice, senza alcuna pretesa. Io parlo di me, di ciò che mi arriva da fuori, del mio mondo interiore, di cicatrici e speranze ,di desiderio di amore universale, il tutto con la voce di una bambina che non ha studiato e che scrive per comunicare.

  • Elena hai detto che scrivi da sempre o quasi? Quando hai scoperto questo bisogno?

Da quando ero piccolina, sentivo di essere predisposta alla scrittura, me lo fece notare il maestro e, anche alle scuole medie, venivo premiata per la forma ed i contenuti dei miei temi. Quando diventai madre, molto giovane, mi resi conto di avere la necessità di continuare a scrivere un diario, e i miei diari li conservo tutti. Lì c’è una Elena che soffriva dentro un bocciolo.

  • Tu sostieni che le tue poesie nascono senza studio, io invece ritengo che tu abbia un talento innato a prescindere da ciò che hai studiato. Per migliorarti come tu dici, hai letto, ti sei informata, continui a farlo?

Non so rispondere, certamente l’attenzione al mondo circostante, l’ascolto del cuore di persone che ho fortuna di incontrare, qualche lettura vengono incontro al mio desiderio di scrivere, ma il mio scrivere non è premeditato.

  • Elena donna com’è?

Elena donna è semplice esteriormente, complessa intimamente come tutte le donne controverse, ma consapevoli.

  • Quali sono i tuoi sogni nel cassetto? se ne hai?

Il mio sogno nel cassetto è uno. Assaporare la fortuna di essere in questo mondo, avere per gli anni a venire la serenità che so si meritare ,godere della mia casa e crescere l’esperienza di vita attraverso il viaggio. Arrivare alla meta ringraziando.

  • Cosa ti piacerebbe avvenisse per le tue poesie, o ti basta il web?

Io credo che quando non ci sarò più, i miei figli propagheranno il mio ricordo, sarò ricordata con dolcezza.

  • Elena tu scrivi molto, direi moltissimo, come fai a scrivere anche cinque, sei poesie al giorno?

Ho periodi più proficui, altri meno, a volte sembra che scrivo tanto, perché pubblico ricordi o condivido altri poeti. ,non faccio molto caso alla quantità, scrivo spinta da un desiderio ,o bisogno, ma non tutto è poesia.

  • A me piace il tuo modo di scrivere, esce immediato, subito comprensibile, anche molto profondo.
  • Io ti leggo e certe volte rimango impressionata dalla quantità di poesie che scrivi, vuol dire che sei attenta a tutto ciò che ti circonda, e tutto fonte di ispirazione. grazie

Metti in salvo il sasso
prima della radice,
l’albero è nella memoria dei semi,
sta fra le meraviglie del creato,
è nel reclamo degli uccelli,
dell’ombra,
nel digiuno del fuoco,
il sasso è tacciato di infamia,
è nel corredo delle lapidazioni,
è d’inciampo,
scarto nelle fondamenta,
cippo dell’uomo anonimo,
ma mai dimentica un nome inciso. Elena Milani

Scelsi il rossetto più brillante
la mattina del mio funerale,

ero due cose insieme

le mie labbra erano già livide
e gli angoli così piegati in basso
che quasi parevo tradire
una volta per tutte
le mie rose carnose,
i miei nidi senza sfratti,
i mari amati in cartolina,

ero due cose insieme

mi feci vestire di bianco
come una sposa,una zagara

ero due cose insieme

la sottoveste aveva uno strappo
fra l’inguine ed il fianco,
non avevo mai voluto ricucire nulla
per non tradire nessuna memoria
e per portare altrove
le mie due cose insieme. Elena Milani

Raramente le mie due anime coincidono,
è capitato nella lontananza dagli sguardi
ed occasionalmente,
dentro il mio precipizio
visitato dall’euforia. Elena Milani

Elena Milani

Articolo di Marina Donnarumma. Iris G. DM

“La ragazza di Genova”, il nuovo romanzo di Riccardo Amadio 

“La ragazza di Genova”, il nuovo romanzo di Riccardo Amadio 

Sullo sfondo i fatti del G8 di Genova fino all’attentato alle Torri Gemelle.

In libreria con il romanzo “La ragazza di Genova”, editato dalla Aletti Editore nella collana “I Diamanti”, Riccardo Amadio ripercorre le vicende storiche di un momento storico cruciale, di grandi cambiamenti nella società globale, con conseguente svolta per i destini dell’umanità. «Il libro è nato all’indomani dei fatti accaduti nel luglio 2001 a Genova in occasione del G8 e subito dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre dello stesso anno – ha affermato lo scrittore romano, insegnante in pensione di materie scientifiche, che ha impiegato all’incirca tre mesi per la stesura.

La trama, che si sviluppa in 160 pagine, segue le vicende di Adriano Robbiani, fotografo e pubblicitario di successo, a capo dell’omonima agenzia nota a livello mondiale. L’uomo, folgorato dall’espressione di un volto femminile, inquadrato durante le riprese del funerale di Carlo Giuliani, decide di mettersi sulle tracce della misteriosa ragazza per coinvolgerla in un ambizioso progetto. L’individuazione de “La ragazza di Genova” sarà l’effetto domino di tutto il racconto, che coinvolgerà il protagonista, spesso accompagnato dalla moglie Doriane, in una serie di incontri con nuovi personaggi che entreranno in scena. L’espediente narrativo darà il via ad una sequela di spostamenti in più luoghi, movimentando la narrazione, e sarà anche l’occasione per approfondire molteplici punti di vista su quello scorcio cruciale della Storia mondiale, grazie all’abile costruzione dei dialoghi, in cui i vari personaggi esprimono i propri pensieri nel rispetto delle opinioni altrui, in una ideale rappresentanza dell’intera umanità.

Attraverso una scrittura asciutta, precisa e incalzante, la penna esperta di Amadio consegna una prospettiva originale, in cui emerge la sua passione e profonda conoscenza delle tematiche annesse alla Storia d’Italia e alla politica globale, di cui quest’opera rappresenta la sintesi di tutte le «convinzioni maturate nel corso della vita», come ha dichiarato lo stesso romanziere. 

Le pagine del libro, oltre che ad una lettura di primo livello che segue la trama tout court, presentano una densità di argomenti che evidenziano lo sguardo illuminato dello scrittore nel comporre il ritratto dello spirito del nostro tempo. La visione include le tematiche a lui care: «La questione femminile, nella consapevolezza che la società italiana era troppo arretrata culturalmente e socialmente nei confronti delle donne. L’energia delle nuove generazioni, approdate a nuove sensibilità, al rispetto dell’ambiente naturale e delle specie animali e vegetali, dopo che le precedenti generazioni di giovani avevano dato origine a lotte altrettanto importanti per l’affermazione delle idee di libertà, di solidarietà e di conquiste di diritti sociali e civili. La necessità di giungere finalmente a una Europa dei popoli che sia prima di tutto politica nei valori universali di libertà, di giustizia e di solidarietà.» 

È una scrittura, infine, vivace e magnetica, che coinvolge il lettore. Con l’inserimento anche di un simpatico cameo nel racconto.

“Occhi di ghiaccio, cuore di fuoco”. Esordio poetico per la giovanissima studentessa Rachele Lupi

Esordio poetico per la giovanissima studentessa Rachele Lupi.

In libreria con “Occhi di ghiaccio, cuore di fuoco”, di Rachele Lupi (Aletti Editore) con prefazione di Alfredo Rapetti Mogol

Esordio promettente in poesia per la giovanissima Rachele Lupi, studentessa vastese sedicenne da sempre appassionata di lettura e di scrittura, che debutta in libreria con la raccolta poetica “Occhi di ghiaccio, cuore di fuoco”, editato dalla Aletti, con la prefazione del noto paroliere Alfredo Rapetti Mogol, in arte Cheope. Una firma illustre, quella di Cheope, non soltanto figlio d’arte (è figlio del noto paroliere Mogol), ma autore di successo anch’egli, avendo consegnato alla storia della musica italiana tanti testi fortunati, come “Battito animale”, “Due”, “Stai con me” di Raf, “Il chitarrista” del compianto Ivan Graziani e per Laura Pausini “Strani amori”, “Incancellabile” e “E ritorno da te”, solo per citarne alcuni. Ora Cheope presta la sua competenza per valorizzare l’opera di questa autrice che si affaccia al mondo editoriale e le riserva parole lusinghiere. Scrive Cheope: «La poesia di Lupi è uno specchio dove tutti troviamo qualcosa che ci assomiglia, qualcosa che sentiamo profondamente nostro perché l’autore si mette in una relazione, senza soluzione di continuità, con l’universo intero, le creature viventi e persino gli oggetti, facendo vibrare tutto di una luce calda, rassicurante anche quando le circostanze lo portano a dichiarare “tremo al tuo nome”. La sua scrittura poetica emette scintille di un passato amato, come stelle che nonostante non esistano più da millenni ci regalano ancora la magia della loro luce».

Nonostante la giovanissima età, Rachele ha già vinto concorsi di poesia ed ha le idee ben chiare su cosa rappresenti per lei la poesia e la figura del poeta oggi. «Mi sono fatta un’idea ben precisa di colui che viene definito “poeta”: un individuo contemplativo e preciso, ma allo stesso tempo sensibile e fragile. Da qui è partita l’idea del titolo: “occhi di ghiaccio”, indicanti, appunto, la scrupolosa azione dell’osservare e porsi domande in maniera razionale, e “cuore di fuoco”, elemento appartenente ad ogni artista, rappresentante la voglia di andare oltre le semplici domande, cercando di darsi delle risposte, che siano o meno razionali» ha affermato, svelando anche di seguire una struttura compositiva ben precisa nella creazione delle poesie. «Parto sempre da un’accurata analisi delle emozioni che vivo e delle circostanze in cui mi trovo. Queste, poi, vengono tramutate in sensazioni rivissute grazie a un profumo, una foto, un oggetto personale, un luogo, una persona».

Rachele frequenta il liceo classico di Vasto e insieme allo studio continua a coltivare le sue passioni. Tra i suoi interessi artistici, non c’è solo la poesia, a cui ha iniziato ad avvicinarsi all’età di dodici anni, quando compose i suoi primi versi, ma anche la musica. Suona il pianoforte dall’età di otto anni. Come ogni buon allievo, Rachele studia, consapevole del valore della formazione nel raggiungere un livello alto nella scrittura e si dedica con passione allo studio della letteratura italiana e inglese. Ah, il suo poeta preferito è Giacomo Leopardi.

Promettente esordio in poesia per Francesco Matteo Pagano con il libro “So(u)litude”

Promettente esordio in poesia per Francesco Matteo Pagano con il libro “So(u)litude”

Aletti Editore

È appena uscita, per i tipi di Aletti, la raccolta poetica “So(u)litude” di Francesco Matteo Pagano, giovanissimo poeta, classe 1995, napoletano di nascita (entrambi i genitori sono  originari di Napoli), ma vissuto prima a Brindisi e poi, dall’età di tre anni ad oggi, a La Spezia. Formazione scientifica negli anni delle superiori, Pagano è da due anni soltanto che utilizza in maniera assidua la forma poetica, a cui si è avvicinato gradualmente. Prima attraverso lo studio di materie umanistiche da autodidatta, poi grazie al percorso universitario in cui è attualmente impegnato. Frequenta infatti la facoltà di Lettere Moderne a Pisa ed è affascinato dalla corrente letteraria del simbolismo. 

«In realtà, da bambino scrivevo testi saltuariamente, cioè in alcune particolari ricorrenze, e buttavo frasi su un foglio e le lasciavo lì. Poi ho iniziato a scrivere pensieri e mie elaborazioni personali di ciò che studiavo, come ad esempio alcune riflessioni sull’egoismo e sull’ego, interpretando il pensiero di Nietzsche. È un’attitudine che ho sempre avuto, quella di scrivere le mie suggestioni su un pensiero di un altro autore», ha dichiarato Pagano che, con “So(u)litude”, dà il via al suo esordio in poesia. 

«Ho provato a creare una narrazione in versi, avendo come temi principali l’amore, il doppio, inteso come doppia personalità, come contrapposizione di due pensieri diversi, contrastanti e che combaciano allo stesso tempo: in sintesi, contradditori». 

La scelta del titolo è motivata dalla volontà di dare «un’impronta ancora più personale, rimarcando che è mio», e riprende un tatuaggio di Pagano che unisce due parole: soul (anima) e solitude. Un’anima solitaria, dunque.

«Ho un animo claustrofobico con un intenso desiderio di condividere ma, piuttosto che aprirmi a chi possa non apprezzare il mio mondo interiore, preferisco stare da solo». La sua poesia, che è caratterizzata da “un impeto funesto di emozioni e pensieri”, come l’autore stesso ha dichiarato, facendo trasparire contenuti contradditori, romantici e veri, ha intanto suscitato l’interesse di Cheope, pseudonimo di Alfredo Rapetti Mogol, noto paroliere della musica italiana.

Cheope, sulle orme del padre Giulio Mogol, ha collaborato alla scrittura di grandi successi della musica italiana, come “Il chitarrista” del compianto Ivan Graziani e “Strani amori” di Laura Pausini, ha scritto numerose canzoni per artisti di spicco – tra tutte “Due” e “Battito animale”, entrambe rese celebri da Raf – ed è uno che di parole se ne intende. Per questo, il suo beneplacito alla raccolta fa auspicare un promettente esordio. Così scrive Cheope, nella prefazione del libro da lui stesso redatta: «Francesco Matteo Pagano taglia e scava le parole con il rasoio della verità. La sua scrittura poetica non dà adito a nessuna ambiguità, non fa sconti è esplicita fino al punto di rottura». Continua Cheope, con parole colme di entusiasmo: «Ogni verso è carico dell’inchiostro della sincerità, è cicatrice e testimone di vita vissuta. Il poeta dà del tu al dolore, lo guarda in faccia, diritto negli occhi, questo non impedisce inattese epifanie di luce radente che ci trasportano in impreviste oasi di pace e inattese struggenti felicità».

Su ali di farfalla – raccolta poetica di Federica Ventola

Aletti Editore 

Su ali di farfalla – raccolta poetica di Federica Ventola

Immediatamente siamo travolti da parole evocanti mondi del presente e del passato, attraverso un sinestetico uso di immagini e colori, simboli e segni. Siamo come pellegrini assetati, ci lasciamo travolgere dal suo mondo e dal suo elegante modo di essere donna, amante, figlia, amica. Ne siamo inebriati, quasi storditi. Ci fermiamo per prendere fiato, per lasciare che ogni impulso creativo diventi nostro, per diventare parte del racconto stesso e divenire. Dinanzi a noi, come nelle fiabe, per magia, le parole schiudono il loro significato, a volte duro e sofferto, a volte sensuale e materno.

(dalla Prefazione di Mirella Raganato)

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Collana “Gli Emersi – Poesia”

pp.56 €12.00

ISBN 978-88-591-7250-5

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Il libro è disponibile anche in versione e-book

La “Rosa dei venti” del professor Sabetta. Un gioco di specchi, tra cielo e terra. Sergio Sabetta

La “Rosa dei venti” del professor Sabetta. Un gioco di specchi, tra cielo e terra

Il poeta è un sognatore e la sua opera un quadro in cui la natura è presente con le sue forme. E’ la “Rosa dei venti”, l’opera di Sergio Sabetta, laureato in Giurisprudenza all’Università di Genova cancelliere, Magistrato Onorario, funzionario presso la Corte dei Conti e docente universitario. La collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore si arricchisce, così, di un’altra opera il cui titolo – spiega l’autore – «vuole riassumere le diverse fonti di ispirazione a cui ho attinto e le diverse epoche della mia vita a cui i versi sono riferiti».

A far recuperare la concentrazione necessaria alla riflessione poetica – come lo stesso Sabetta racconta – è la pandemia, con il blocco forzato delle attività. «Fin da giovane mi confidavo in versi, tuttavia, con gli anni la spinta non si esaurì ma anzi si allargò nell’ispirazione a seguito dei nuovi ambienti, da quelli universitari a quelli lavorativi, da quelli civili a quelli militari. Le urgenze familiari, però, vennero a farmi tralasciare la poesia, concentrandomi su scritti prevalentemente lavorativi anche se alternati a studi storico-economico giuridici e sociologici». E questo tempo si è rivelato quasi catartico per l’autore. «Il distacco è necessario per riflettere e unire in un unico discorso i vari momenti poetici, in un gioco di specchi tra cielo e terra, presente e passato».

La Prefazione del libro è a cura di Hafez Haider, scrittore libanese naturalizzato italiano, candidato a Premio Nobel per la Pace nel 2017. «Il poeta – scrive nei versi – osserva stupito l’immenso cielo, dove le improvvise piroette dei venti sospingono le nubi sospinte dall’ira dei venti ma anche il suo pensiero che fa parte del gioco dei continui cambiamenti atmosferici in cui la natura indossa gli abiti di diversi venti provenienti da Marte e da Mercurio, in un luogo misterioso sul mare dove il freddo si sposa con il caldo e creano meraviglie e stupore nel cuore del poeta che vede in mezzo a tutto ciò un arcano strabiliante».

Non soltanto una raccolta di versi ma un viaggio indefinito tra tempo e spazio, in cui si incontrano divinità, quasi a ricordare la bellezza, le arti, l’amore, vagando tra pensieri e ricordi. Tra voci e silenzio. Presepe e Quaresima. Speranza e coraggio. La natura fa da sfondo, là dove l’anima vola verso l’infinito in un continuo peregrinare alla ricerca della libertà. «Lo scavare in sé – afferma l’autore – porta ad emergere la parte più intima, quella che è la radice dello spirito sia nel bene che nel male, in un impasto unitario. Questo naturalmente può creare timore, in quanto vedersi allo specchio senza finzioni, può non essere del tutto piacevole, a differenza di quello che vuole farci credere l’attuale società dell’immagine. La poesia diventa a suo modo una forma di resistenza al degrado e impoverimento culturale che vi è attualmente in atto».

Federica Grisolia

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(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)

La “Fratellanza d’Anima” nella “Saggistica” di Aletti. Marzia Biondi

La “Fratellanza d’Anima” nella “Saggistica” di Aletti

Incontriamo anche la saggistica nella collana “I Diamanti” di Aletti, con l’opera “Fratellanza d’Anima” dell’autrice di Forlì, Marzia Biondi, educatrice professionale e mediatrice interculturale. Diversi i temi trattati e tante le riflessioni suscitate: sul valore della vita, della morte, della bellezza, sulla fede, sulla speranza, sull’amicizia, la famiglia e l’amore. Valori universali che, se condivisi con l’esperienza di altri occhi e altre penne, assumono un significato diverso, più sfaccettato e autentico, che fa emergere anche i propri limiti, come ammette la stessa scrittrice. «Negli ultimi dieci anni di condivisione poetica e letteraria con altri scrittori, ho conosciuto il limite della mia conoscenza, mi sono messa in gioco; il cammino continua. Tale fatto ha contribuito alla mia maturazione personale e letteraria. Alcune domande sulla vita e sul vero senso di viverla hanno “preso più luce”. Il difficile e, al contempo, il bello di ascoltare voci diverse dalla propria su argomenti importanti ha affinato la risonanza per similitudine o per differenza con esse. Tale ascolto è stato possibile solo quando ho creato un “vuoto” interiore per dare spazio a ciò che trapela esplicitamente o viene taciuto nell’espressione degli animi altrui».

L’opera è un’analisi letteraria di tre autori di spicco nazionale ed internazionale: Paola Lucarini, Massimo Morasso e Alessandro Ramberti. «Scegliere tali artisti – spiega Marzia Biondi – è stato naturale: la modalità di scrittura dei tre autori è molto diversa l’un l’altra, ricca di versi molto ermetici ed altri arricchiti da aggettivi figurativi, più dolci che inducono a proseguire nel verso successivo con curiosità bambina, creativa». L’autrice parla di «versi composti da lemmi ricercati, arcaici, onomatopeici dove c’è il volto di una bellezza inusuale, seppur parte del monto espressivo umano. Tali espressioni antitetiche – aggiunge – mi sono balzate più evidenti nei tre artisti citati piuttosto che in altri».

Marzia Biondi, nel suo percorso letterario, la incontriamo nella doppia veste di saggista e poetessa. «Sì, sono generi letterari diversi – afferma – ma l’elemento in comune è proprio la poesia. L’occhio o l’orecchio col quale ci si avvicina alle altre forme artistiche, infatti, ha la chiave di lettura e la sensibilità al visibile e all’invisibile che solo la poesia può». «In entrambe le forme di scrittura – dichiara l’autrice – la parola si materializza interiormente e viene trasformata in qualcosa di percepibile anche ad occhi nuovi, cercando di rimanere fedele, in senso luziano e spirituale, alla sua essenza. La forma poetica è quella che racchiude più interamente il mio animo; per meglio dire, lascia meno tracce non raccolte».

Una vita, dunque, fatta di costante ricerca della verità, del pensiero unico ma diverso nelle sue interpretazioni. E, in riferimento alla sua opera, l’autrice ribadisce: «Certamente le mie corde hanno vibrato in “fratellanza”, in quanto condivido molto del loro sentire a tratti più intelligibile, in altri da interpretare nell’invisibile. Con la mia, nelle quattro voci di “Fratellanza d’anima” il vero principale autore è l’amore».

Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)

“Fiori sull’asfalto”. La meraviglia dell’inaspettato che irrompe nella vita. Marco Pagliari

“Fiori sull’asfalto”. La meraviglia dell’inaspettato che irrompe nella vita

Nascono i fiori persino sull’asfalto quando si riesce ad andare oltre il grigiore per cogliere, invece, i colori e la vivacità della vita. Forse un’illusione, una visione onirica, ma ciò che, davvero, consente di cogliere la bellezza della natura, l’autenticità dell’amore, la dolcezza dei ricordi. E’ ciò che avviene nell’opera di Marco Pagliari, autore di Milano, “Fiori sull’asfalto”, pubblicato nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Ho deciso di dare questo titolo alla mia raccolta – spiega l’autore – per farne risaltare la sua atipicità rispetto alla piattezza e aridità che, spesso, contraddistingue la nostra quotidianità e a cui, altrettanto spesso, fa da contraltare il profumo e la meraviglia dell’inaspettato, che sovente irrompe, improvvisamente e impetuosamente, nella nostra vita». 

Una raccolta di poesie in cui si parla di amore in tutte le sue espressioni, sfumature ed accezioni, «declinato in tutti i modi e in tutti i sensi». Ma ad ispirare i versi, vi è anche «l’introspezione di sé stessi e la visione della propria individualità, in rapporto alla natura e al mondo universale dei sentimenti». “E tu cammina tenendo per mano il tuo Cuore… E vedrai che, dietro ai tuoi passi, sta già sbocciando un nuovo profumato fiore”.

Questa accezione dualistica tra i fiori e l’asfalto, sembra emergere anche nella vita di Marco Pagliari, poeta ma contabile di professione per diverse aziende e società. Una laurea in Economia Aziendale e una penna da scrittore. In realtà, il fatto che la scrittura – a cui l’autore si è appassionato circa una decina di anni fa, riscoprendo l’affascinante quanto complesso mondo dell’animo umano – risulti in antitesi con il suo “background” culturale, di tipo tecnico-scientifico e non certo umanistico, è per Marco uno stimolo in più per approfondirne e apprezzarne i suoi aspetti meno noti e più attrattivi. «D’altronde – racconta – ho sempre amato cimentarmi in ambiti per me nuovi e ancora inesplorati, per curiosità intellettuale e piacere personale, rifuggendo il più possibile dal “déjà vu” e dallo scontato». E un’esperienza che ha arricchito l’animo dell’autore consentendogli una forte crescita personale, dovuta alle situazioni difficili da gestire, è stata quella vissuta nel volontariato, al fianco di minori con problemi familiari e a rischio di devianza sociale (soprattutto delinquenza e tossicodipendenza).

L’opera è un inno alla vita e alla bellezza della poesia. «Le rime baciate – scrive Alessandro Quasimodo nella Prefazione – e l’utilizzo dell’anafora, frequente in altri testi, sottolineano determinate tematiche che rientrano nel percorso dell’autore. Il senso di amarezza, di fronte agli ostacoli che si prospettano, si sviluppa in modo coerente in numerose liriche. Eppure si fa strada la speranza che almeno la poesia non ci abbandoni». 

Di certo, la voglia di scavare nell’animo umano non ha mai abbandonato Marco Pagliari. Per questo motivo, oltre alla poesia, un altro genere letterario in cui si sente maggiormente a proprio agio è il romanzo giallo. «Consente di mettere in luce la parte più nascosta e spesso più interessante di un personaggio – afferma l’autore – ai fini della narrazione. E permette, inoltre, di mettere alla prova le proprie capacità analitico-deduttive e di determinazione causa-effetto, in relazione alle situazioni che si vengono a creare nel corso del racconto».

Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)