
I miracoli avvengono una volta soltanto e solo se li riconosci, di Giuseppe Cataldi
I miracoli avvengono una volta soltanto e solo se li riconosci
L’intransigenza dei giorni
e delle tendine che velano il sole
quando si muovono per scostare l’impegno
l’intransigenza delle macchine
ed il loro distratto avvinghiarsi alla carreggiata
mentre le curve lungo l’Aniene di Pietralata
sembrano aver più vita ed agitarsi
quanto più io mi senta inerte,
e la fuga che tutto intorno vive
e l’insoddisfazione dell’estro inchiodato
alla sponda come le reti che tengono le pietre
per impedirne il loro inesorabile andare,
vorrebbero il mare vorrebbero la terra
vorrebbero volare e districarsi e scappare.
Eppure la stagione ha ripreso a suonare
la sua campanella tintinnante
dovrebbe essere un festoso riappropriarsi dell’estate,
distesa come un corpo di ninfa noncurante
con le sue tettine fragili puntate alla luce
ed al suo amante,
eppure i cardi dal bel fiore blu
sono spinosi come sempre
sono un fiore di campo
che a casa non potrai mai portare
senza far uscire il rosso mirtillo dal cuore.
Poi trovare il mio posto
fra i passi percorsi in casa
fra gli scaffali del supermercato:
ecco oggi comprerò un etto di gioia
un kilo di pace e mezzo kilo di te
Ed ecco alla curva della via di Pietralata
quella della legnaia che d’estate si spoglia
e della salita alla clinica ortopedica,
una signora con i capelli gialli
su una panda azzurra come il cielo
si ferma di botto ed io distratto
mi fermo anch’io ma non bestemmio
mi sporgo con gli occhi a destra
e vedo passare oltre il parafango,
prima la madre poi 6 paperelle
piccole in fila indiana
raggiungere l’altro marciapiede
sicure di una sicurezza screanzata e fiera
e senza rete, inutile voltarsi
o farsene una preoccupazione.
Ridere da solo e ritornarci il giorno dopo
I miracoli avvengono una volta soltanto
e solo se li riconosci e se non ne fai vanto.