L’arte si prende gioco di noi o noi dell’arte?

L’arte si prende gioco di noi o noi dell’arte?

Nel 2016, un diciassettenne americano durante una visita al Moma di San Francisco, ha semplicemente appoggiato i suoi occhiali sul pavimento del museo e atteso le reazioni dei visitatori.

Giovani e meno giovani si sono fermati incuriositi davanti agli occhiali posati a terra vicino al muro: armati di smartphone e macchina fotografica qualcuno ha pensato di immortalare l’“opera”, altri si sono avvicinati per osservare meglio.
Molti avranno pensato: “Eh sì… sembrano proprio dei comuni occhiali da vista… sono così realistici!”, altri avranno commentato in religioso silenzio: “Uhmmm… degli occhiali che guardano lo spettatore poggiati a terra. Affascinante e misteriosa installazione”.

Nel 1984 venne perpetrata la “beffa di Livorno”, con il ritrovamento nel Fosso reale di tre teste in pietra attribuite a Modigliani. La leggenda vuole, che l’artista, durante un suo soggiorno in patria, dopo averle scolpite, insoddisfatto dei risultati, le avesse gettate nel fiume in un impeto di rabbia. Le pietre erano state realizzate in realtà da tre ventenni con attrezzi di fortuna, per fare una burla. Gli esperti all’epoca si divisero in due fazioni: quelli che ritenevano si trattasse di Modigliani autentici, capeggiati da Carlo Giulio Argan e i non convinti, i quali sostenevano si trattasse di falsi Modigliani, tra cui Federico Zeri.

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