
Riflessioni: IO LO SO, Gregorio Asero
IO LO SO
Il tempo, inesorabile, prosciugherà come un arido ruscello i ricordi del tempo passato e la mente e il cuore dei miei figli viaggeranno verso altre emozioni. Verso il loro futuro.
Io lo so, il tempo toglierà dal loro quotidiano il mio nome, le mie arrabbiature, i miei rimproveri, le mille volte in cui li ho sorretti.
Io lo so, il tempo cancellerà, un poco alla volta o forse all’improvviso, la familiarità del nostro mondo, cancellerà l’odore delle nostra pelle che si mescolava al sudore di quando si giocava a pallone nel prato sotto casa.
Io lo so cesserà la confidenza che ci rendeva un corpo solo, cesserà l’affanno delle rincorse.
Io lo so, smetteranno, scherzosamente, di litigare per occupare la stessa sedia dopo aver corso “a chi arriva primo”.
Avranno la loro vita, il loro futuro e allora a separarci per sempre, subentrerà il pudore, il giudizio, la vergogna. La consapevolezza, che loro, ormai adulti, coglieranno le nostre differenze: loro proiettati al futuro ed io, oramai canuto e debole verso la strada che mi porta alla fine del mio lungo cammino. E come un fiume che scava con pacata costanza il letto su cui scorre, così il tempo minerà la fiducia che mi rese, ai loro occhi, onnipotente.
Capiranno che non era vero che io potessi fermare il vento, calmare il mare, sconfiggere i mostri cattivi.
Capiranno che non ero un mago o un guaritore che sanava le loro sbucciature con un semplice bacio, impareranno che non ero infallibile o immortale, che non ero un guaritore. Scopriranno che ero un uomo comune, un uomo fallace, e anche un poco bugiardo, ma solo per farli felici.
Smetteranno di chiedermi aiuto, perché avranno smesso di credere che io fossi in grado di salvarli.
Smetteranno di imitarmi, perché non vorranno diventare simili a me.
Smetteranno di cercarmi o di preferire la mia compagnia, scegliendo quella di chi li tratta da uomini e non da figli. Si perché per me saranno sempre i miei bambini, che posso sempre sgridare, e guai se questo non dovesse accadere. Vorrebbe dire che non sono cresciuti, che non sono diventati uomini.
Io lo so, sbiadiranno le passioni, la rabbia, la gelosia, l’amore e la paura.
Si spegneranno gli echi delle risate e delle canzoni che cantavamo a squarciagola quando, in auto, li portavo agli allenamenti di calcio.
Scorderanno le ninne nanne e i “C’era una volta” termineranno di risuonare nel buio a far loro immaginare un mondo fatato.
Con il tempo scopriranno di avere avuto un padre con molti difetti e pochi pregi e, se sarò fortunato, me ne perdoneranno qualcuno.
Il tempo, nella sua saggezza, porterà con sé l’oblio e una malinconica ricordanza. Dimenticheranno, perché saranno presi alla costruzione della loro vita, ma io… io non dimenticherò.
I baci, i pianti, gli abbracci, i giochi, saranno “cose” del tempo passato: indimenticabili.
Le gite in auto con la mamma, sempre premurosa e “chioccia”, le passeggiate, le febbri, le corse al pronto soccorso, le torte, le carezze mentre si addormentavano.
Si i miei figli dimenticheranno tutto, come tutti i figli del resto. Dimenticheranno che li ho cullati per ore e ore, e che li ho tenuti per mano o a “cavalluccio”. Dimenticheranno che li ho imboccati e assaggiato per primo la loro “pappa”, per assicurarmi che non scottasse troppo. Dimenticheranno che li ho consolati e sollevati dopo cento, mille cadute. Dimenticheranno di aver dormito nel “lettone” con mamma e papà, che c’è stato un tempo in cui hanno avuto bisogno di me quanto dell’aria che respiravano.
Dimenticheranno, perché è questo che fanno i figli, perché è giusto che sia così, perché è questo che il tempo pretende.
E io, io, non dimenticherò, non mi dimenticherò di loro. Io devo ricordare ma senza rimpianto, solo con tenerezza e amore, senza nulla pretendere in cambio.
Oramai sono un vecchio brontolone e ho capito che il tempo, sornione e indifferente, è stato buono con me perché mi ha concesso di veder diventare grandi i miei figli. È stato gentile con me e spero che lo sia anche con i miei figli
.
da ” I MIEI PENSIERI”
di Gregorio Asero
copyright legge 22 aprile 1941 n. 633