E lontano, lontano nel tempo – da Frida la loka

Lombardia

Luigi Tenco ( 1966)

Qualche cosa negli occhi di un altro
Ti farà ripensare ai miei occhi

I miei occhi che t'amavano tanto
E lontano, lontano nel mondo

In un sorriso sulle labbra di un altro
Troverai quella mia timidezza

Per cui tu mi prendevi un po' in giro
E lontano, lontano nel tempo

L'espressione di un volto per caso
Ti farà ricordare il mio volto

L'aria triste che tu amavi tanto
E lontano, lontano nel mondo

Una sera sarai con un altro
E ad un tratto, chissà come e perché

Ti troverai a parlargli di me
Di un amore ormai troppo lontano

Tua

13 aprile, 2023

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Plenilunio d’amore – di Frida la loka

Di Frida la loka, Lombardia

foto di #PieroGiacomelli (Ets Regalami un sorriso)
Sotto la pioggia flebile 

di aprile, luna rossa

Accesso amore

Si consuma sotto un

cerchio quasi perfetto.


Venature irregolari,

Bocche s'intrecciano

in un mare carminio

Braccia colme, tenerezza.


Profumi orientali

Evocano posti lontani

Terra sconosciuta, antica

Terra mistica

affascinante

Come questo Plenilunio

D'amore.

Tua

6 aprile, 2023.

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Federico García Lorca, poesia ( IT – ES), Frida la Loka

Frida la loka, Lombardia

Potessero le mie mani sfogliare

Pronuncio il tuo nome

nelle buie notti,

Quando giungono gli astri

A dissetarsi dalla luna

E dormono i ramoscelli

Delle nascoste fronde.

E mi sento vuoto

Di passione e di musica.

Orologio pazzo che canta

Antiche ore morte.

Pronuncio il tuo nome,

In questa notte buia

E il tuo nome risuona

Mai tanto lontano.

Mai tanto lontano come le

stelle

E più dolente della mite

pioggia.

¿Ti amerò mai, come allora?

¿Che colpa ho in cuor?

Se la nebbia svanisce,

¿Che altra passione mi

attende?

¿Sarà tranquilla e pura?

¡¡Potessero soltanto le

mie ditta

sfogliare la luna!!


(Traduzione e adattazione di Frida la Loka)
Libro di poemi – 1921
Fonte: Passione Astronomia

Si mis manos pudieran deshojar

Yo pronuncio tu nombre

en las noches oscuras,

cuando vienen los astros

a beber en la luna

y duermen los ramajes

de las frondas ocultas.

Y yo me siento hueco

de pasión y de música.

Loco reloj que canta

muertas horas antiguas.

Yo pronuncio tu nombre,

en esta noche oscura,

y tu nombre me suena

más lejano que nunca.

Más lejano que todas las

estrellas

y más doliente que la

mansa lluvia.

¿Te querré como entonces

alguna vez? ¿Qué culpa

tiene mi corazón?

Si la niebla se esfuma,

¿Qué otra pasión me

espera?

¿Será tranquila y pura?

¡¡Si mis dedos pudieran

deshojar a la luna!!


Libro de poemas – 1921

Tua

30 marzo, 2023

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“The Animals – House of the Rising Sun (1964)

Frida la loka, Lombardia

La storia e il significato di “The House Of The Rising Sun”

Faciamo un salto nel passato, scopriamo la sua storia e il suo significato.

Quando nel 1963 Eric Burdon si unì agli Alan Price Rhythm & Blues Combo, band fondata dal tastierista Alan Price, quest’ultimo pensò bene di mutarne presto il nome in The Animals per via delle loro performance selvagge.

Il gruppo, così ribattezzato, fu attivo fino al 1966 e faceva parte della cerchia dei rappresentanti della british invasion assieme a Beatles, Who, Rolling Stones e Kinks.

Ma gli Animals divennero noti al grande pubblico soprattutto grazie al singolo The House of the Rising Sun.


The House of the Rising Sun (detta anche Rising Sun Blues) è una ballata folk statunitense risalente alla prima metà dell’Ottocento.

La versione che gli Animals ne fecero nel 1964 è quella più famosa: all’epoca svettò nelle classifiche di Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Finlandia e Canada, e fu anche una antiwar song, ovvero una delle canzoni più amate sia dai soldati americani sul fronte del Vietnam, che dai ragazzi che sul «fronte interno» combattevano contro quella guerra.

Uno studioso di folklore, Alan Lomax, scrisse che la melodia del brano era stata presa da una ballata tradizionale inglese (probabilmente Matty Groves risalente al Seicento) e che il testo era stato scritto da Georgia Turner e Bert Martin, una coppia di abitanti del Kentucky.
Nella canzone, ambientata a New Orleans, si parla di una casa chiusa, la Casa del sole nascente (“House of the Rising Sun”) e di ragazze perdute, le prostitute di Storyville, l’antico quartiere a luci rosse di New Orleans conosciuto anche come «The District», esistente tra il 1897 (quando il sindaco Sidney Story lo istituì per difendere il «decoro» della città, estirpando la prostituzione dalle strade) ed il 1917, quando un’ondata moralizzatrice partita dai vertici dell’Esercito ne determinò la chiusura.
Alcuni ritengono che la casa sia esistita realmente e che fosse presieduta da una maîtresse di origini francesi chiamata Marianne Le Soleil Levant, dal cui cognome (o forse soprannome) sembra essere derivata la denominazione della casa.

Oh mother tell your children
Not to do what I have done
Spend your life in sin and misery
In the house of the rising sun

Quella maschile parla di un ragazzo proveniente da una famiglia problematica e pentito di aver passato la sua vita nel peccato e nella infelicità frequentando la “Casa del sole nascente”; quella femminile, invece, parla di una ragazza pentita di essere entrata nel giro della prostituzione e costretta a rimanere in quella casa per poter vivere.

La versione femminile la ritroviamo nel repertorio di Joan Baez.

Fonte: Antiwar Songs

Tua

29 marzo, 2023

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Notte fonda- di Frida la loka

Frida la loka, Lombardia

Cielo marmoreo 

Masse informi e paffute

cottonate

Non dormo, la sigaretta

accesa, lampeggia a

scatti

Il sapore del caffè

Retrogusto amaro

Le stelle giocano

Quale brilla di più?

Pianeti allineati

Mistero là su

Un desiderio

lo devo chiedere

La stella cadente

Mi condanna

Perché lo so...

Irraggiungibile

Tua

27 marzo, 2023

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Distopia

Frida la loka, Lombardia

Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse. Abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.

George Orwell

Las masas nunca se levantan espontáneamente, y nunca se levantan porque están oprimidas. En realidad, hasta que no se les permite hacer comparaciones, ni siquiera se dan cuenta de que están oprimidos. Abandonados a sí mismos, generación tras generación, siglo tras siglo, seguirán trabajando, generando y muriendo, privados no sólo de cualquier impulso de rebeldía, sino también de la capacidad de comprender que el mundo también podría ser diferente de lo que es.

George Orwell

Tua

26 marzo, 2023

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Il silenzio delle piante – di Wislawa Szymborska

Ripubblicato da Frida la loka

Lombardia

La conoscenza unilaterale tra voi e me
si sviluppa abbastanza bene.

So cosa sono foglia, petalo, spiga, stelo, pigna,
e cosa vi accade in aprile, e cosa in dicembre.

Benché la mia curiosità non sia reciproca,
su alcune di voi mi chino apposta,
e verso altre alzo il capo.

Ho dei nomi da darvi:
acero, bardana, epatica,
erica, ginepro, vischio, nontiscordardimé,
ma voi per me non ne avete nessuno.

Viaggiamo insieme.
E quando si viaggia insieme si conversa,
ci si scambiano osservazioni almeno sul tempo,
o sulle stazioni superate in velocità.

Non mancherebbero argomenti, molto ci unisce.

La stessa stella ci tiene nella sua portata.
Gettiamo ombre basate sulle stesse leggi.
Cerchiamo di sapere qualcosa, ognuno a suo modo,
e ciò che non sappiamo, anch’esso ci accomuna.

Io spiegherò come posso, ma voi chiedete:
che significa guardare con gli occhi,
perché mi batte il cuore
e perché il mio corpo non ha radici.

Ma come rispondere a domande non fatte,
se per giunta si è qualcuno
che per voi è a tal punto nessuno.

Epìfite, boschetti, prati e giuncheti –
tutto ciò che vi dico è un monologo
e non siete voi che lo ascoltate.

Parlare con voi è necessario e impossibile.
Urgente in questa vita frettolosa e rimandato a mai.

Wislawa Szymborska: 2 luglio 1923 – 1 febbraio 2012, è stata una poetessa polacca, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1996. Arguta, sensibile, ironica: la poesia della Szymborska vive delle piccole cose di ogni giorno e al contempo riesce a toccare temi universali e profondissimi. Amava le piccole realtà quotidiane, le coincidenze, la natura in tutte le sue forme. E aveva un dono, raro anche nei poeti più affermati: sapeva restituire la meraviglia e lo stupore per ogni avvenimento umano.

Tua

23 marzo, 2023

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E io ti accolgo! – di Frida la loka

Lombardia

Notte stellata (dipinto di Vincent van Gogh)

MoMA (The Museum of Modern Art)
Aspetterò

Non saprei quanto

Nelle notte stellate

Avvolte nella coltre

Sommerse nel silenzio

Che aquieta anime

in attesa e non sazie

Aspetterò

E ti accoglierò

Coi tiepidi raggi del

Primo mattino

Io, aspetterò...

Tua

22 marzo, 2023

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Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, decisamente conosciuto come Pablo Neruda  – di Frida la loka.

Lombardia

PUNTO E VIRGOLA.

Pablo Neruda con la moglie Maryka Antonieta Hagenaar.

“Mi chiamo Malva. Il nome è stata un’idea di mio padre, il grande poeta Pablo Neruda. Ma non l’ha mai pronunciato in pubblico”.

Quando si fa il nome di Pablo Neruda, lo si associa subito a un personaggio pubblicamente riconosciuto molto attivo nel campo politico, al contempo  nel campo delle lettere, Premio Nobel per la letteratura nel '71.
Spesso si parla della sua magnifica lirica e ben poco della sua vita personale.

Oggi lo faremo; d'una vicenda, una di tante in particolare, questa.

Ci farà riflettere s'un  Neruda uomo, uno di tanti, e Neruda poeta, politico, uomo esitoso e brillante.

Inizia così il romanzo Malva della scrittrice e storica olandese Hagar Peeter, oltre ad essere poetessa pluripremiata, è anche una storica. Per un decennio ha seguito le tracce della figlia di Neruda.
Ha trasformato l’indagine nel suo primo romanzo, un monologo con la voce di Malva nel ruolo di piccola inquisitrice:

"Perché tu, poeta degli oppressi, paladino della giustizia, mi hai espulso dalla tua vita? Perché sono fragile? Perché affetta di idrocefalia? Papà, perché mi hai abbandonata?". Neruda nelle sue memorie Confesso che ho vissuto, pubblicate postume nel 1974, non fa alcuna menzione dell’esistenza di una figlia sofferente. Un segreto custodito da ben 70 anni.

Nel tribunale immaginario del romanzo lei è parte e giudice. Con una prosa cristallina chiede giustizia usando un’arma identica a quella paterna, la poesia. La sua giuria popolare sono i lettori.

Così ci ricorda che i genitori, Maryka Antonieta Hagenaar, di origine olandese, e Pablo Neruda si erano sposati nel cuore dell’Indonesia, sull’isola di Giava, dove il poeta era console onorario nel 1930. Evoca la sua nascita a Madrid, nella cosiddetta “Casa de las Flores”, piena di gerani e luce, Ci farà riflettere s'un  Neruda uomo, uno di tanti, e Neruda poeta, politico, uomo esitoso.

Ma per il poeta cileno la nascita di una figlia malata e deforme (secondo la sua stessa descrizione) era fuori da ogni suo calcolo.

[...]In questo tribunale letterario ci sono altre aggravanti:
Negli archivi olandesi ho trovato poi anche tracce ben più drammatiche: la tessera di detenzione di Marika nel campo di transito nazista di Westerbork (lo stesso di Anna Frank), paradossalmente detenuta per essere sposata con uno straniero. Neruda era un diplomatico ma aveva proibito ai collaboratori di dare a sua moglie un passaporto cileno per fuggire dall’Olanda occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, dopo la morte della bambina" dice Hagar Peeters.

Nel giugno 1934, Neruda pubblica "Residencia en la tierra" e incontra l'argentina Delia del Carril, affiliata al Partito Comunista Francese, la famosa Formichina. Delia ha 20 anni più di lui e la storia d'amore sarà istantanea. Nell'agosto del 1934 (Maruca, com'era chiamata da Neruda), la moglie, partorì Malva.

Con un flash, rievoca i bombardamenti della guerra civile spagnola del 1936. Suo padre che la accompagna ad imbarcarsi insieme alla madre su un treno diretto a L’Aia. Sarà l’ultima volta che lo vede.

Neruda scrive all’amante del momento, di essersi liberato di un peso.

Riconosce che suo padre era un idolo della sinistra internazionale, perseguitato dalla destra che — tra le altre accuse — avrebbe voluto processarlo per bigamia. In Messico sposò in seconde nozze Delia del Carril, senza aver divorziato né informato sua madre, Maryka Antonieta.
Un mese dopo la sua nascita, Neruda scrive all'amica argentina Sara Tornú(con la quale ha anche avuto dei rapporti sentimentali): "Mia figlia, o come la chiamo io, è un essere assolutamente ridicolo, una specie di punto e virgola, una vampiretta di tre chili".  L'8 novembre si separò da Maryka e quel giorno abbandonò Malva.

Fugge con La Hormiguita a Parigi e inizia il segreto dell'abbandono di Malva, coperto per anni con la complicità della confraternita letteraria latinoamericana e del Partito comunista cileno, che ha anche nascosto abusi e maltrattamenti di decine di donne. Tutto è per Pablo Neruda.

Tuttavia, Malva è orgogliosa del padre: ha 5 anni, sente e capisce ma non può parlare. Nel suo corpo esile, cresce solo la testa. Guarda il mondo da una carrozzina in legno. È il 1939, anno della grande impresa umanitaria guidata da Pablo Neruda che riuscì a salvare 2 mila spagnoli antifranchisti rifugiati in Francia. Tra loro 250 bambini, alcuni della stessa età di Malva. Mobilitò donazioni in tutta Europa per noleggiare e riparare una nave, la Winnipeg, dove li imbarcò perché potessero iniziare una nuova vita in Cile. Due piccole mani applaudono l’eroismo di questo padre che incarna l’avanguardia poetica e politica. Ma perché a me non hai dato una seconda possibilità?

Maryka si avvicina a una chiesa a L'Aia, dove trova un asilo nido per Malva. Lì sarà assistita dalla coppia di sposi Hendrik Julsing e Gerdina Sierks. Neruda non risponderà mai alle suppliche della moglie abbandonata, di mandargli 100 dollari al mese.

Attorno a Malva ci sono altri bambini, compagni di gioco e sofferenza. Si diverte con altri figli abbandonati da personaggi celebri, impegnati a migliorare l’umanità. Come Lucia, la figlia schizofrenica dello scrittore James Joyce. O Daniel, secondogenito del drammaturgo Arthur Miller, affetto da sindrome di Down. L’autore di Uno sguardo dal ponte ed Erano tutti miei figli si era battuto contro la guerra del Vietnam definendosi “la coscienza dell’America”. Lui, uno dei mariti della divina Marilyn Monroe, quando con la grande fotografa e prima photoreporter dell’agenzia Magnum Inge Morath ebbe un figlio imperfetto, lo nascose per 40 anni. Malva menziona anche Edward, primogenito del Nobel per la fisica Albert: ricoverato e dimenticato in una clinica psichiatrica di Zurigo fino all’ultimo dei suoi giorni.

Maryka vive in pensioni e lavora su quello che trova per mantenere Malva, prega Neruda di mandarle dei soldi per darle da mangiare: «Spenderò fino all'ultimo centesimo per spedire questa lettera».
La figlia del premio Nobel per la letteratura morì all'età di 8 anni il 2 marzo 1943 a Gouda.

Neruda, che incarna l'avanguardia poetica, l'intellettuale militante calamita per il socialismo in Sud America, negò loro anche il salvacondotto per lo scambio di cittadini che li avrebbe salvati da un'Europa impantanata nelle fatiche della seconda guerra mondiale.

La piccola Malva non è citata nelle sue memorie né vi è un verso a lei dedicato.  Ma il cinismo di Neruda è palpabile in “Canto a las madres de los milicianos muertos” dove finge un affetto che contrasta con l'abbandono che ha fatto provare a Maryka e a sua figlia.
Fonti: Mary Villalobos (Reppublica)
Hagar Peeter, scrittrice, storica.
http://viaggiatiriignoranti.it
https://www.uchile.cl
Foto di portata: Casa de las flores, España.

Tua

20 marzo, 2023.

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Tango argentino – di Frida la loka

Lombardia

Un po’ di storia

Il tango è nato sulle rive del Río de la Plata nelle città portuali di Buenos Aires, Argentina e Montevideo, Uruguay, alla fine del 1800. È cresciuto gradualmente fino a diventare una miscela unica di persone e tradizioni musicali che sono cresciute allo stesso tempo . In quel momento, le città portuali hanno ricevuto grandi ondate di immigrazione mentre crescevano rapidamente. Man mano che la popolazione diventava più diversificata, gli stili musicali argentini e uruguaiani (che erano in realtà un mix di musica locale indigena e spagnola) furono affiancati da una vasta gamma di influenze che vanno dal candombe africano e dall'habanera ispano-cubana al valzer europeo, polka, chotis , mazurka e flamenco e dando vita a nuovi generi musicali: prima la milonga e poi il tango.

Ebbe inizio con le classi urbane inferiori, inclusi schiavi, immigrati e classi povere e operaie. La musica e la danza iniziarono a prendere forma nelle strade e nelle case popolari, dove molte persone vivevano insieme in quartieri con aree comuni per socializzare. Il quartiere La Boda di Buenos Aires è stato uno dei luoghi in cui il tango ha brillato di più. All'inizio, questa danza sensuale era famosa nei bordelli, sebbene fosse ballata tra due uomini. In ogni caso il tango aveva una pessima reputazione ed era disprezzato dalle classi superiori.

Tutto questo cambio dopo l'inizio del XX secolo, quando le prime copie del tango scritto hanno viaggiato attraverso l'Atlantico. Il tango divenne molto popolare in Europa dopo la prima guerra mondiale, soprattutto a Parigi, e anche la borghesia cominciò a ballarlo. Da quando la cultura parigina ed europea cominciò ad essere esaltata dalle classi alte di Buenos Aires, il tango iniziò ad essere visto in modo diverso, quindi, un genere che fino ad allora era stato considerato volgare, era stato abbracciato dalla popolazione in generale.

Per quanto riguarda la musica stessa, i primi tanghi erano puramente strumentali. Le prime band di tango erano composte da strumenti portatili: flauti, chitarre e violini; ma questa configurazione si è evoluta nella tipica orchestra, che comprende violini, pianoforte, contrabbasso e fisarmoniche. La fisarmonica, inventata in Germania e portata in Argentina da immigrati europei, divenne lo strumento del tango per eccellenza alla fine del XIX secolo. I cantanti di tango non sono apparsi fino all'inizio del XX secolo, quando hanno iniziato a inserire testi nella musica, incluso il lunfardo: parole gergali molto specifiche influenzate dalle lingue degli immigrati, in particolare l'italiano, che hanno iniziato a far parte dello spagnolo parlato a Buenos Aires.

La prima generazione di musicisti di tango, che suonò dalla fine del XIX secolo agli anni '20, era la cosiddetta Guardia Vieja. Crearono l'identità e la struttura del tango come genere musicale e iniziarono a utilizzare la tipica orchestra. Alcuni dei nomi più famosi in quel momento erano Francisco Canaro, Roberto Firpo e Ángel Villoldo. Divennero famose canzoni come El Entrerriano, Unión Cívica, La morocha, El Choclo o La Cumparsita.


La prima apparizione in scena di Carlos Gardel fu come cantante di tango nel 1917, quando cantò Mi Noche Triste. Il leggendario Gardel è noto per aver inventato la canzone del tango e la sua famosa voce ha avuto un ruolo enorme nella divulgazione del tango. Andò da solista nel 1925 e divenne una star internazionale fino alla sua tragica morte in un incidente aereo nel 1935. Alcune delle sue canzoni più famose furono Volver, Por una cabeza, Mano a Mano, Adiós Muchachos e Mi Buenos Aires querido.

Gardel e la comparsa della canzone del tango segnarono il passaggio tra la Guardia Vieja e la Guardia Nueva, che durò dal 1917/1920 fino al 1955 (gli studiosi di tango differiscono sulle date). Julio de Caro, Carlos Gardel, Sofía Bozán, Aníbal Troilo, Rodolfo Biaggi, Carlos di Sarli, Roberto Goyeneche e Francisco Lomuto sono i rappresentanti di questa generazione. L'ultima parte di questo periodo, quando il tango era già famoso ovunque, fu chiamata L'età dell'oro, e coincise con un importante momento politico con la nascita del peronismo in Argentina negli anni '40.


I club di tango iniziarono a chiudere uno dopo l'altro negli anni '60 e '70, quando la musica rock raggiunse i cuori e le menti degli amanti della musica di tutto il mondo, così il tango fu allontanato dai riflettori. Un artista di tango, virtuoso compositore e fisarmonicista di nome Astor Piazolla, ha reagito reinventando il genere, creando un nuovo tipo di tango chiamato nuevo tango, influenzato dal jazz e da altri stili. Molti puristi hanno criticato Piazolla dicendo che aveva ucciso il tango, ma oggi Piazolla è riconosciuto come uno dei più famosi artisti di tango e uno dei più importanti compositori del XX secolo.

La questione giunse a tal punto che Papa Pio X condannò questo ballo. Inoltre, fu censurato dai governi militari argentini.

Fonti: http://donquijote.org.es , http://todolochic.com

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14 marzo, 2023

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Il cancello – di Frida la loka

Lombardia

Fonte: ecologica.online
Dietro; tutto è un mistero
Lo si percepisce nell'aria densa
La brezza spettina dolci e affascinanti chiome
Mentre il silenzio abbonda

Un paradiso racchiuso
Tranne che per gli uccelli
Grandi stormi
Disegnano maestose coreografie
Precipitando in paradiso
Si fiondano, decisi

Fraseggi da lontano si avvicinano
suoni accattivanti,
Annunciano il loro ritorno
quasi un jazz
Melodie uscite in armonici ritmi
Sull'erba, sui fusti, sulle coppe
trovano il mana, banchetto celebrativo

Finalmente sono qui, ancora una volta
L'orologio determina il tempo, come in una danza
A ciclo continuo
Cieli blu coloreranno arcobaleni!
E ancora un giorno saremo felici

Mentre il cancello chiuso, resterà.

Tua

8 marzo, 2023.

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Spazio intermedio – di Frida la loka

Lombardia

Fonte: CERN
Lungo il filo sottile 

dell'interstizio

così vicini, al contempo

lontani.

Nutrimento e vita

flussi interaggiscono

eventi della stessa

materia.

Gli stati di essa diversi

uniti dallo spazio e

massa

dispersi nell'universo

tutto.

In che foggia ti

rappresenti?

Probabilmente un Quark di

di colore sfavillante

ma non lo si vede

particella elementare del

tutto.

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11 marzo, 2023.

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Ch’altro! – di Frida la loka

Lombardia

Sono in sofferenza 

La carne mi tradisce

La testa non pensa

O fin troppo da soffocare

Domanda ricorrente...

Quando! Perché così non

posso, non voglio...

Ah! Cara Frida se tu

fosti qui

Avresti la parola giusta

Per me e ne ho bisogno.
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9 marzo, 2023

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Diversamente mani – di Frida la loka

Lombardia

Pensieri in poesia

Mani, potere immenso... 
hanno la facoltà di sprimere
mille messaggi
infiniti gesti.

Manipulate in modo morboso, coercitivo
per essere usate in nome del "legitimo"
mani che non trovano pace,
e non la troveranno mai;

macchiate di sofferenza, amarezza
mani che non torneranno a essere le stesse;
macchiate di un profondo rosso...

Altre, compiono mosse straordinarie
richiamo del buono, dello spirito nobile,
desiderose di offrire unione...
trasmettere tenenereza,armonia.

Un semplice abbraccio che scioglie incubi e panico
che regalanno certezze e miracoli
dove la speranza è nascosta sotto il buio di calcinacci.

Mani che si donanno inconsciamente
si bagnanno nell'acqua gelida
e si sporcano di fango,
cercando freneticamente un battito...

Mani che raccolgono in lacrime,
ciò che la tempesta rigetta in riva.
Queste mani, dilagnate, piene di cicatrici
nemmeno esse saranno come prima...

Ma, arrivato il momento dell'abluzione
quei segni sulle mani, diranno che sono lì
perché in ogni dove, esiste ancora il bene.

Tua

28 febbraio, 2023

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L’abbraccio atteso

La natura si racconta a modo suo

Di Frida la loka ( Lombardia)

Tra canto e inchini, si affaccia su alberi spogli ma il loro rifugio si vede tra il bianco muto della sera prima.

Cristalli si scompongono al riflesso del sole vaporeggiano in mille sfumature, diamante che a controvoglia inizia a sciogliere quel che resta d'un altro inverno.

Le gocce cadono col sole che inizia trepidante a scaldare. Lei è da quelle parti, percepisce; la sta cercando.

Spande le ali pavoneggia e lavora, e non dimentica di agitare la coda, la natura è saggia, la predispone alegra!

Un giro a cerquio intercetta il suo volo, finalmente è arrivato il suo compagno! , fedele merlo avvolto nel suo manto d'un limpido e terso nero.

S'incontrano; come in un valzer, il suono degli altri uccelli fanno colonna sonora, sottofondo. E tutto diventa etere... mentre danzano nell'aria gelida.

Una volta giunti nel loro nascondiglio, divertiti e allegri, finalmente arriva quel abbraccio mancato, ponderato, l'avvolge con il suo battere, offrendo tepore e tanto amore in un crescendo di note musicali, che non finisce mai.

Fonte immagine: Vivek Doshi / Unplash

Tua.

23 febbraio, 2023.

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Quando il sole si sgrana – di Frida la loka

Lombardia

Poesia

Cristallo di neve
refratta contro l'appunntita stalacttite;
mordente.

Sbriciolato sol d'inverno
Non hai verve sufficiente
non è abbastanza per annientarla.

La sottile pelle
mostra fenditure ma
non intimoriscono;

nemmeno l'accentuarsi dei fasci;
bianchi fili in cima
silhouette d'una vita vissuta.

Lo specchio mi rigetta però
sdegnosa immagine
Ella; non sono io.
È solo un'ombra...
Digital Art, Frida la loka

Tua

20 gennaio, 2023

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Scissione dell’Io – da Frida la loka

Lombardia

Poesia

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Il tempo è trascorso,
una pioviggine salata
che sa di amaro
scarica torpemente creando scanalature;
irregolari tra le tegole dei tetti,

Scissione dell'anima,
ammaraggio sulle labbra squarciate.
Mente ostinata;
Il mio viso; dipinto su olio,
disgrega;

Lascia cadere passionali sfumature
in un indefinito ritratto. 
Reminiscenze imprese,
fotogrami color seppia
si susseguono in un freddo tramonto.

Distante,
un monotono movimento del lago,
la fredda brezza,
trascina foglie nude, morte...
Come fu quell'amore;
senza senso...

Le mie mani tremolanti
riposano sulla mia fragile schiena
aspettando un tenero abbraccio
che non arriverà mai...
sogghignando, faccio un respiro

asciugo quel che resta di salato in faccia
mi muovo e cammino, adagio;
Da qualche parte esiste ancora
percepisco la sua presenza!
Lo so bene, permane nell'altro Io.
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Tua

13 febbraio, 2023.

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Fattene una raggione.

Di Frida la loka, Lombardia.

Perché non tornerà.

A te.

Ti chiedi, -dove ho sbagliato?
Mentre un cristallo d'acqua si riversa sulla tua guancia e tuoi occhi chinati accompagnano la postura della testa e del collo

Una mano appoggiata sul mento, per reggerlo mentre l'altro braccio si effonde, divaricato sul tavolo.
Lo sguardo ofuscato cerca di plasmare immagini, ma non ci riesce.

La domanda è sempre quella o quasi, -perché?
Il silenzio è accanto, ma il frastuono anche...
Il cuore si fa piccolo e non batte, galoppa velocemente.

L'universo, il tuo; ora è come quella biglia sul portagioie vicino alla porta, diminuto e fragile ornato da scintillanti colori, come le stelle in un cielo sereno, ma non fai caso...

Piuttosto quello che arriva, è un'aria gelida che traffigge, lacera viscere, dissangua l'anima.

E ti chiedi ancora, - e se tornasse? Avrà peso la sofferenza?, e il tempo?, avrò fiducia un'altra volta?

Tua.

12 febbraio, 2023

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“Itaca”: poesia  per chi ha una mèta da raggiungere, o ancora è alla ricerca.

Ripubblicato da Frida la loka,  Lombardia.

Costantino Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi

o la furia di Nettuno non temere,

non sarà questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,

né nell’irato Nettuno incapperai

se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.



Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d’estate siano tanti

quando nei porti – finalmente e con che gioia –

toccherai terra tu per la prima volta:

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre

tutta merce fina, anche profumi

penetranti d’ogni sorta;

più profumi inebrianti che puoi,

va in molte città egizie

impara una quantità di cose dai dotti



Sempre devi avere in mente Itaca –

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull’isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

in viaggio: che cos’altro ti aspetti?


E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Breve biografia:

Un 29 Aprile 1863 nasceva ad Alessandria d’Egitto il poeta Constantino Kavafis. La sua produzione  è stata raccolta in un corpus di centocinquantaquattro poesie, originariamente scritte su fogli volanti e solo sporadicamente ordinate in fascicoli. La sua prima raccolta di poesie venne pubblicata, postuma, nel 1935.
Le liriche di Kavafis hanno spesso carattere epigrammatico ed essenziale; lo stile è caratterizzato da un vena ironica, rivelatrice di un atteggiamento disincantato verso la realtà. La poesia, occasione di nobilitazione e di riscatto dalla miseria umana, è per Kavafis fondamentalmente memoria, rielaborazione di un passato che se da un lato è biografico dall’altro si incarna nella storia e nella tradizione di un popolo, di una civiltà. In questa chiave si iscrive la scelta del poeta di usare il greco, lingua parlata dalla madre del poeta, e di far rivivere, attraverso le sue liriche, fatti e personaggi dell’epoca ellenistico-romana e bizantina.
Fonte: RaiCultura.
Fonte: Libraccio

Tua

7 febbraio,  2023.

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E’ arrivata una letera!!

Di Frida la loka, Lombardia

27 gennaio, Giornata della memoria

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Cara Anne, lo so di averti lasciata un po' nell" oblio, ma sai, qui le cose non vanno tanto bene, non abbastanza come dobrebbero e se ci fosti, sicuramente saresti molto delusa degli uomini. Cosicché colgo questo ritaglio di tempo d'una giornata sicuramente particolare per molta gente, oserei dire per il mondo, anche sé, il mondo tutto non lo sa, oppure ha dimenticato o peggio, se ne frega. 

Eh sì Annuccia; perché da quel momento in poi sappi che non fu mai più lo stesso e purtroppo non hai avuto la possibilità di venirne a conoscenza.
Cercherò di essere poco noiosa, (sei una ragazza inteligente), oggi voglio dedicarti un pò d'attenzione per farmi perdonare,spero ti faccia piacere o almeno, ti raserene sapereche che per quanto sia passato del tempo qualcuno ancora s'interessa di chiarire come fu una parte importante della nostra storia, della tua!

Ti ricordi?! Se ho iniziato  a scrivere, quando avevo più o meno la tua età, è soltanto grazie a te; e le tue preziose pagine, che poi divennero un libro, ma questo te l'ho avevo già detto.

Sai Anne cara, tempo fa, son venuta a conoscenza che una scrittrice importante, ha raccolto in un libro, tantissima  informazione, si parla sul fatto di chi rivelò il vostro nascondiglio segreto, come lo chiamavi. Cinque anni e una squadra investigativa composta da quasi duecento persone!!! Hai capito?! Ahimè... alla tua età, diventata famosa, tu diresti sicuramente, -dovuto a cosa?!, già tì sento!! Grazie alla preziosa e minuziosa informazione che col inchiostro è senza rendertene conto ci stavi lasciando come legado.

Dolce Anne, siete stati traditi d'un altro ebreo, come te, come tuoi famigliari e "coinquilini ", triste già, sarai rammaricata oppure sconcertata e ti capisco...

Ma non uno qualsiasi, tale "signore " chiamatosi, Arnold van den Bergh, notaio ebreo, membro del Consiglio ebraico di Amsterdam, sposato con tre figlie.

Pare facesse parte della commissione del Consiglio ebraico che, su ordine dei nazisti, doveva selezionare i nomi degli ebrei da inserire nelle liste di deportazione.

Era molto facoltoso sai!, era riuscito a farsi inserire nella lista del tedesco Hans Georg Calmeyer che, ufficialmente, addirittura dichiarò la sua non appartenenza alla razza ebraica. Per questo, nonostante il decreto nazista che obbligava i notai ebrei olandesi a cedere la loro attività, Arnold van den Bergh poté svolgere il suo lavoro fino al gennaio del 1943, fino a quando un collega ariano, destinato a occupare il suo studio, J. W. A. Schepers, lo denunciò alle SS e gli fece perdere i suoi privilegi.

Probabilmente, a questo punto, sarai un pò seccata? Forse, ma ho pensato che quello che v'è capitato e non solo a voi, è stata una tragedia imanne. E mi dirai, - ma è passato del tempo, a cosa serve oramai sapere, ricordare?, e io ti dirò una frase scritta da un signore, Primo Levi, che subì come te, perché ebreo, ma
sopravvisse e divento una scrittore! Pensa te, il tuo sogno! E recita,

《"L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria"》.

Bene! Chissà cosa continuerai a scrivere, là, dove tu sia; spero siano cose colorate, radiose e piene di emozioni.

Ti abbraccio forte, carissima.

Ps: Sono molto soddisfatta di averti scritto e sedermi con te per terra sui pavimenti in legno, con le gambe incrociate come indiani, mentre tiepida filtra un raggio da qualche fessura
Credo essermi ritagliata un pò "troppo " di tempo, alla prossima.

Tua.
27 gennaio, 2023.

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Dispersione

Di Frida la loka (Lombardia)

Oggi c'è, è venuto a trovarmi, io l'ho accolgo con tenero abbraccio, mi scalda, sento il brivido accarezzando il corpo

Sono grata; e mi disperdo, come bimbi ch'accolgono la curiosaggine.

Non so quanto durerà; non ha importanza...

S'è affacciato ed è quello che conta per me.
Tornerà?...
Sicuramente.
L’Abbraccio di Klimt è parte di un trittico composto da tre pannelli che sono dedicati alla serie dell’Albero della vita, realizzato tra il 1905 e il 1909.

Tua.

24 gennaio, 2023

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Ancora

Di Frida la loka (Lombardia)

La volta buona

Non dico basta, perché ancora non finisce
perché pese a tutto, ancora fiore sboccia
germogli d'ogni sono lì pronti.
Perché sempre torniamo sui nostri passi,
su sentieri già battuti mile volte,
avvolti di bruma
che toglie il fiato e ci si sbaglia, ancora.

Non dico basta, perché ancora non è finita
perché malgrado questo grigiore che ci avvolge
e soffoca, resta quel poco di pensiero, se pur onnubilato, per riflettere.

Non dico basta, perché ancora non è finita
si può percepire timidamente
ancora, il cinguettio fremere al mattino.

Non dico basta, perché ancora non è finita
perché c'è da piangere ma anche tanto per cui,
vale la pena ridere a squarciagola.


Non dico basta, perché ancora non è finita
perché ci sono infinite sfide d'intraprendere
perché se non mi ci butto sarà stato
un semplice forse.


Non dico basta, perché ancora non è finita
finché ci sia aria da riempire polmoni,
voce per canticchiare oppure urlare, occhi per vedere tutto, il bello, pure quello che no sopporti.


Ma, nel caso, il tempo si ostinasse con me, sarò io a dire la mia.

E sarà la volta buona per dire, basta.

Tua

23 marzo, 2022.

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Come sarà fuori?

Pensieri

Di Frida la loka (Lombardia)

Benché gli infissi di casa siano senza chiave, si possano aprire e chiudere quando lo si desideri
E le tende siano spalancate per far spazio alla luce sinonimo di vita
Talvolta non riesco ad uscire dal guscio che mi tiene aggrappata a qualche maniglia di qualche porta
Il tempo passa e il mio orologio vitale rallenta e subentra la paura, soprattuttotanti pensieri...

Perché?
Oggi il cielo è così blu!
Come sarà fuori? L'aria sarà mite o fredda e  profumata di neve?
Non lo so, non lo saprei è calato il buio, le lancette hanno fatto il loro giro, ancora una volta.

Tua

17 gennaio,  2023

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Variabili

Da Frida la loka (Lombardia)

La coppa di cristallo si ruppe;
Condizionata dalle variabili alle quali era sposta;

Può essere che sopravviva a tempeste, terremoti; una svista e si rovescia, però non si è rotta, ancora;

neanche un graffio giacché, ben protetta, custodita accuratamente; tenuta lontana dai pericoli...

quando v'è l'affetto ad essa;
Da sola, è un oggetto come qualsiasi altro della sua specie, gracile...

Dilazionare il suo utilizzo più di quanto si possa immaginare talvolta è una inconsueta preziosità ...

Le variabili, già;
Suficiente una lacrima piena di dolore, pessante di tanto contenimento caduta dal cielo per compiere l'atto finale sul orlo del calice per disfarsene.

Tua

14 gennaio, 2023

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Il segreto della camelia

Di Frida la loka

Oh! Camelia, hai celato persino troppo tempo il tuo incanto

Hai negato a noi la bellezza, il candore!

Pioggia incessante ci ammutoliva l'anima per tanto tempo

Bagnasti ogni angolo delle mie ossa, della mia pelle

Fino al distacco di questo mondo irrazionale

Strade sporche, buie; mischia di cicche pestate in fretta, carta di caramelle agrovigliate

Un sottile scroscio senza fine crea chiazze di qua e là

la loro immagine si specchia nei vetri sozzi dei negozi

disegnando lacrime amare traballanti in verticale

Il vicolo odora ancora a cassonetto pieno di sporcizia

Oh! Malgrado la terra abbia bisogno di te

Ti ho odiato! Non capivi che marcivamo?

Infine; hai svelato i tuoi fragili petali, e ancora qualche goccia ha il coraggio di scendere dalle grondaie

Oh! Camelia ti sei aperta!... il tuo fogliame lucido, lavato ci prodiga l'energia della quale ci hai procurato carestia, lo sai?

Ancor una volta, torniamo a sorridere, te sei bellissima e i raggi di sole che reccano versi gentili e d'amore ch'elargisci rende sazio lo spirito.

Oh! Camelia... quanto mi hai dispensato.

Tua

9 gennaio, 2023

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Tutto ha un’inizio

Di Frida la loka

Quando ho iniziato a scrivere, non sapevo da dove iniziare, ancora oggi sono confusa, nel cosa…

Volevo scrivere e basta, avevo bisogno di trasmettere, di condividere,  ma no, come nei social, a mio parere molto più, se mi passate la parola, superficiali.  Scrivevo e non riuscivo ad arrivare alle persone, mi sentivo no capita, ho addirittura, giudicata.

Qui, ho trovato un posto molto accogliente,  come per tanti che abbiamo fatto un salto nel vuoto, lasciando ognuno la loro terra.

Non ho mai aspettato niente di nessuno,  né i likes, né parole belle nei miei confronti.  Sorpresa mia, non sono da sola, non mi sento sola, anche sé nel quotidiano lo sia e affrontare,  malattia, famiglia e quello che arriva improvvisamente,  e non aspetti.

Volevo solo ringraziare ogni singola persona che mi ha letto, ha lasciato qualche parola o messo un mi piace.

Non avete idea del peso psicologico che possiede,  in positivo!!! Anche sé,  quest’anno è stato davvero duro per me.

RINGRAZIO A TUTTI VOI!

Avete alleggerito ogni singolo giorno di quest’anno,  mi auguro di cuore che proseguirà…

BUON 2023
A TUTTI VOI
Grazie

Vostra

1 gennaio, 2023

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Feci dei ricordi un giardino

Di Frida la loka(Lombardia)

Ne avevo tanti… già, sin da quand’ero piccola, alcuni sbiaditi con il passar del tempo, altri avrei voluto proprio cancellarli con qualcuno sono riuscita,
e quelli immancabili dove voglio ancora oggi tuffarmi, perché puri, nobili, sinceri, pieni d’affetto, amore e perché no passione.

I ricordi non li possiamo maneggiare come cartelle in ufficio; non possono essere classificati, belli, meno belli, brutti…

Sono sempre in aguatto, di quando in quando giungono, sempre senza preavviso, ti fanno sorridere a creppa pelle e mille volte piangere, non solo di malinconia…

Parlano, parlano d’un tempo che fu, parlano di passato, immagini che trafiggono il cuore che pensavi non siano mai esistiti..

Uno dei tanti ricordi è, che ho accumulato una quantità non indifferente perciò, ho deciso di starne un pò alla larga e ho fatto un giardino chiuso con un lucchetto in bronzo. A volte penso d’essere troppo rigida e torno adagio; oltre i miei fiori e cespugli preferiti.

Tolgo il lucchetto, apro la porticina e le cerniere fanno il classico rumore di mancanza di cura, do uno sguardo intorno a me, una tiepida brezza, con profumo di libri ingialliti mi da il benvenuto, il cappello vola dalla mia testa e oscilla fra foto vecchie, fa un giro di farfalla e compare sul muretto che divideva casa mia con quella dalla vicina.

Poi impazzita dalla mia presenza ruota e cambia direzione, mi porta verso un cielo stellato e mi ci vedo sdraiata sul pratto, nel buio della notte, sdraiata, fa caldo, ho solo una leggera camiciola in raso, le braccia incrociate dietro la testa e naso in su e le palpebre che aprono e chiudono lentamente, e le pupille che rimpicciolliscono e allargano, non perdono le sconfinate forme che le stelle formano…

D’un tratto, tutto è finito. Si vede che il lucchetto è tornato al suo posto, la prossima occasione porterò con me un rametto dei fiori del sentiero che conduce al giardino e dell’olio!, per aggiustare la porta… tuttosommato, son parte di me; anche d’essi, dovrei prendermi cura.

Tua.

31 dicembre, 2022

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Cinereo susurro

Di Frida la loka (Lombardia)

La bifora è lì, sempre allo stesso posto, son passata davanti tante volte, fa freddo, tanto freddo, di preciso non saprei dove, fuori? O nel core...

Mi affaccio attraverso essa con la rugiada del mattino e lo sguardo si perde nel bianco grigio della nebbia che concede d'intravedere soltanto la cima alta dei pini secolari.

Il resto del fotograma lo conosco a memoria, ma non lo vedo, come le tue labbra, quando smorfiano un lieve sorriso.

Questa sera mi sporgo ancora una volta, senza far caso una luce mi acecca,  non c'è nebbia, un cielo limpido non mi nasconde nulla.

Tutto mi si rivela. Torno a vedere le stelle nel firmamento e quelle labbra in ogni sua finitura, sussurrano qualcosa, sicuramente qualcosa di bello perché la cinerea che irradia la luna, brilla più che mai...arrivandomi.

Tua.

28 dicembre, 2022.

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