OVE FA MALE, di Silvia De Angelis

Preme nell’oltre d’aura l’urgenza

d’un accucciarsi sulla linea incandescente

d’un Dio supremazia assoluta

nel respiro a senso unico.

In quell’istante s’inclinano sagre

ammantate di miti scomodi

nella paura circostante del buio

mutato in incandescenza folle

esalata oltre un’enfasi che duole.

Ombre negli occhi nell’istante arcaico

adulazione d’un silenzio aspro

mentre una carezza improvvisata

si fa forte nel tocco ove fa male…

@Silvia De Angelis 

Lucia Triolo: infanzia

Ora dinnanzi ai frutteti della morte
mi congedo da te cui non seppi mai
dire no né dire si

Che succede, chi arriva? 
È tardi sai per cominciare
e anche ormai per continuare
Antico è il vento che ci avvolse
fin quando tenni la mano
nella tua e c’era sangue caldo che passava
da te a me

ora dinnanzi
ai frutteti della morte
supera il confine e vieni

c’era il vestito verdeblù che indossavi spesso
ed era anche un po’ mio:
in quelle tasche infilavo come caramelle
i tuoi sussurri a me
per rubarli all’angoscia dell’ infanzia
mia
che s’attardava
e adesso impigliata tra il passato e il desiderio
urlo che li rivorrei

ora dinnanzi
ai frutteti della morte
a te chiedo di aprire le saracinesche della mia
anima di carne

Salta quel varco
Siimi madre già
nell’al di là

ATTEGGIAMENTI, di Silvia De Angelis

Supponiamo, talvolta, di conoscere abbastanza bene, le persone che ci sono

vicine. Credo che, in realtà siamo noi, con la nostra mente, a costruire un mondo

che le renda “in un certo modo” per noi, ma in verità le immense sfaccettature

di quei caratteri ci sfuggono e sarebbero capaci di riservarci, in una situazione

al di fuori del familiare delle incredibili sorprese.

Ad esempio degli individui estremamente taciturni, nell’ambito di casa, in una

situazione diversa, lasciano trapelare un’incredibile parlantina, perché

evidentemente si sentono più portati a conversare e lasciar defluire argomenti

più creativi in un ambiente del tutto diverso. Probabilmente nel loro posto

di lavoro sono precisissimi e attenti a qualsiasi sfumatura, mentre invece

normalmente sono disordinati e distratti.

Del resto credo che ognuno di noi, a seconda della circostanza, che vive

sia costretto ad assumere una maschera dell’occasione per agire in modo

 consono, senza esagerare naturalmente, ma solo per avere un atteggiamento

 conforme alle regole della comunità umana., anche se, mentalmente, non

siano condivise

@Silvia De Angelis

Lucia Triolo: condominio di misteri

parlavi
a pezzi della tua morte
abitavano il tuo corpo giallo:
l’ allampanato condominio
di misteri
dove lo sbruffone si diverte a suonare
i citofoni

rabbia esplosa al vento
continuava a girare a girare
a spazzarne via
i risvolti dall’ultima pelle che ancora li ricopriva
neanche fosse erba secca

restavano solo pezzi della
tua morte
scaglie di discorsi come cavalli
non sellati al galoppo

e quell’ inutile fame
di vita

PERCEZIONE, di Silvia De Angelis

Focale percezione

dentro le mura astratte delle mie ciglia.

Accentua inaspettate forme nel pensiero

ribaltando un azzurro sotterfugio

in una profetizzante incandescenza

sui cardini della pelle.

Sembra quasi mirare

a un doloroso flagello.

Traverserà

il torace fiaccato

da un disavanzo della soglia

impreparata a spianare

le piaghe di un’ombra d’amore

che discosti la mano alla luna…

@Silvia De Angelis 2021

‘A CAPPELLA D’IMMACOLATA (vernacolo), di Silvia De Angelis

Me so’ ‘nnamorata d ‘a cappelletta

d’Immacolata ch’arberga drento

Villa Borghese pe’ decisione

de quer riccone der Principe Marcantonnio

che ciebbe ‘sta dedizione ‘mmenza

p‘a Madonna a li tempi che lui visse der  settecento

‘A chiesetta è comme ‘na bomboniera

e riccoje li dipinti de Raffaelo

che s’era preso ‘na mezza scuffia

pe’ ‘sto posto santo

che je faceva friccigà er pennello ne li colori

Vorte che s’entreccieno ner calore

de’ n’intimmità mai vista

e de fora ‘n’contorno de pini secolari

rinverditi da ‘n’emozzione

de n’atmosfera ‘ntrigante

che solo Roma co’ qua’arietta sorniona

e stuzzicarella te sa dà

comme na signora d’artri tempi

che nun cià voja d’envecchiasse….

@Silvia De Angelis 

LA CAPPELLA DELL’IMMACOLATA (traduzione)

Mi sono innamorata della cappelletta

dell’Immacolata che si trova dentro

Villa borghese per decisione

di quel principe ricco Marcantonio

che ebbe questa immensa dedizione

per la Madonna al tempo che lui visse nel settecento

La chiesetta è come una bomboniera

E racchiude i dipinti di Raffaello

che s’era preso una mezza cotta

per questo posto santo

che stimolava la sua arte impressionistica

Volte che s’intrecciano nel calore

di un’intimità mai vista

e l di fuori un contorno di pini secolari

rinverditi da un’emozione

di un’atmosfera intrigante

che solo Roma con quell’aria sorniona

e particolare  ti dà

come una signora d’altri tempi

che non è capace a invecchiare

FINZIONE, di Silvia De Angelis

Quante persone fingono, o mentono nello scenario della vita…..lo fanno in modo talmente spontaneo, che infine ciò diventa “un canovaccio usuale” del loro agire.

Le motivazioni di questo tipo di atteggiamento sono infinite, ma quella predominante credo che riguardi il fatto di voler nascondere al prossimo i propri limiti e insicurezze lasciando trapelare una parte di sé stessi non vera.

In quest’epoca in cui l’apparire occupa una parte fondamentale dell’esistenza, la maggior parte degli individui fa in modo di essere appariscente, cercando anche di dimostrare che fa le scelte migliori nei vari settori del quotidiano

Sembra che seguire certi stili di vita, rappresenti quasi una regola e chi, invece, fa scelte diverse, con la propria testa, viene definito “strano” e anche messo da parte dagli altri.

Credo che avere una personalità delineata e decidere, di volta in volta, con la propria mente, come agire, sia un pregio  e una caratteristica notevole, portatrice, sempre, di buoni risultati….  

@Silvia De Angelis

UN RISVEGLIO DI PRIMAVERA , di Silvia De Angelis

La natura non si smentisce mai….infatti ,ad ogni cambio di stagione, ci trasmette dei messaggi ben precisi, ai quali pare si debba necessariamente sottostare.

Quell’intontimento inspiegabile, che proviamo all’inizio della primavera, ne è una dimostrazione pratica.

Abbiamo più voglia di dormire, e allo stesso tempo, anche una diversa energia, data dai colori accesi delle giornate e dei boccioli in fiore, nella loro fragrante esplosione, che pare voglia dirci godi di ogni respiro della tua esistenza, perché è davvero il momento di farlo.

Giornate più lunghe, clima addolcito, effervescenze profumate nell’aria, che invitano a sognare intensi momenti d’amore, con la persona che si ama…

E’ davvero un magnifico periodo dell’anno quello che si vive in aprile/maggio e credo che ognuno di noi si riproponga di rigenerarsi, al meglio, per godere della mite temperatura e della speciale

luce del giorno che  propone una nuova e vitale energia.

L’abbigliamento diviene più soffice, in una leggerezza di tessuti, che si indossano piacevolmente e che fanno pregustare un clima temperato, portatore di sensazioni completamente nuove.

S’accresce il desiderio di stare all’aperto, in ville o luoghi di campagna ove poter assaporare la magia di nuove essenze e trasporti emotivi di rara intensità, che donino nuova tempra all’organismo in cerca d’ossigenazione, al di fuori della metropoli inquinata.

Non rimane che godere di questa speciale atmosfera, portatrice di positività e nuova carica emotiva, per poter intraprendere un cammino colmo di soprese….

@Silvia De Angelis

LA STATUA DI POLIMNIA PRESSO LA CENTRALE MONTEMARTINI (Roma), di Silvia De Angelis


Nel 1928 a Roma vennero ritrovate alcune statue, ma la più bella tra le belle fu proprio lei: Polimnia! 

In via Terni – vicino piazza di Villa Fiorelli (quartiere Tuscolano, VII Municipio)- nel 1928 fu scoperta casualmente una galleria adibita a cava di tufo: proprio lì giacevano, “in riposo ed in attesa”, alcune statue raffiguranti delle Muse, ma la più bella tra le belle risultò essere da subito Polimnia, una delle nove Muse del pantheon greco.

Dal 1997 possiamo ancora ammirare, a tutto tondo, il fascino di tale Musa pensosa all’interno della collezione di arte antica dei Musei Capitolini presso la ex centrale Montemartini sulla via Ostiense. Tale sito, inoltre, è un raro esempo di connubio ben riuscito tra archeologia industriale e archeologia classica: le opere d’arte, infatti, sono state allestite accanto ai primi motori a Diesel (Anni Trenta, famiglia Tosi) che arrivarono a Roma per fornire di energia elettrica al 50% della Capitale. Lo stesso museo, infine, è stato spesso scelto come set cinematografico, poichè sembra di entrare all’interno di una nave: un esempio per tutti, alcune scene del film “Saturno contro” (2007) di Ferzan Ozpetek. 

Ma ritornando alla nostra protagonista greca, Polimnia, dobbiamo ricordare in primis che la fanciulla – figlia di Zeus e Mnemòsine – rappresenta, come già accennato, una delle nove Muse e l’etimologia del suo nome significa “molti canti“, “di gran lode“, poichè Polimnia presiede la pantomima, la retorica, la memoria, grazie al potere del ricordare trasmessole dalla madre.

Alta 159 cm, copia romana del II sec. a.C.,questa statua in marmo pario, dopo secoli, presenta ancora una levigatura e patinatura intatta: è proprio la più bella tra le belle anche all’interno del museo!

La giovinetta è rappresentata tutta avvolta in un pesante mantello (siamo in inverno? Oppure si tratta di un’ora tarda?), in un unico volume marmoreo da cui fuoriescono solamente il capo, la mano sinistra ed il piede sinistro cinto da un raffinato sandalo. Mentre la sua mano destra (che si intravvede come sagoma sotto il rigido manto) è chiusa in pugno per sorreggere il peso della sua testa, la sua mano sinistra, invece, stringe un cartiglio, forse un rotolo di papiro, simbolo dell’arte da lei rappresentata.

Gli archeologi ci ricordano che, nella zona in cui fu rinvenuta questa statua di Polimnia, si estendeva un ampio possedimento imperiale (Horti Spei Veteris) che partiva dall’attuale piazza di Porta Maggiore. Sotto l’imperatore Settimio Severo (Libia, 145 – Inghilterra 211) vennero costruiti un Palatium, uno Stadium e un Anfiteatrum (il cosiddetto Castrense), inglobato poi nelle Mura Aureliane a partire dal 217 d.C.. La staua in oggetto, dunque, molto probabilmente faceva parte di un ciclo di muse al seguito del dio Apollo, come era stato anche per la decorazione del tempio di Apollo Sosiano davanti al Teatro di Marcello. 

Assorta in meditazione, Polimnia adolescente poggia tutto il suo peso su di una rupe che rappresenta, forse, “il limite della realtà”, richiamo moderno a quella siepe leopardiana oltre cui la mente si affaccia agli interminati spazi della poesia. Ogni volta che si è di fronte a questa affascinante e misteriosa opera d’arte si prova veramente l’impressione di essere davanti ad una fotografia in marmo,  ad uno scatto “rubato” ad una fanciulla – assorta nei suoi pensieri e dall’acconciatura non elaborata – che si appresta a divenire donna, manifestando, nella sua posa naturale, un’umanità che sfida i secoli. 

Come per la “Gioconda ” (Louvre) di Leonardo da Vinci, così lo sguardo enigmatico di Polimnia non ci permette di comprendere a cosa lei stia veramente pensando. E chissà se quel papiro, gelosamente stretto nella sua mano sinistra, possa averle comunicato notizie riguardo un suo eventuale amore, visto che il poggiare il proprio capo su di un pugno chiuso raprresentava il segno iconografico della malinconia d’amore….(TIZIANA FIORI)

Lucia Triolo: calze nere

Calze nere pesanti
ad affrontare il giorno
senza pensare,
senza volere.

Ti spezza le ossa questa fatica
e non c’è un treno che ti porti via,
donna dagli occhi curvi.
Silenziosa mestizia afferri nelle mani
tutte le stagioni. 

Dentro un cartoccio di
antiche illusioni dalla buccia sottile,
la bionda nuca di ragazzina
fa ancora resistenza
a scomparire

Tu l’assecondi 
complice segreta
ma non ve lo direte mai.
Solo scarpe slacciate lasci
a liberare i piedi
per fuggire.

l’ amico , di Stefano Polo

L’amico.

L’amico è colui che ti sta vicino

in modo silenzioso

è come se fosse invisibile

ti ascolta e ti porge la mano

con i suoi consigli

ti da una carezza al cuore.

L’amico è privo di  interesse

ti difende a spada tratta

con il suo scudo di lealtà

allontana ogni infamia.

L’amico è un gioiello prezioso…

è colui che  se hai bisogno

ovunque sei

lui ci sarà per te,

Lucia Triolo: il sogno di un bacio

Mi ha avvolta il sogno
di un bacio
disegnato con la rabbia dei morsi nella carne 
furioso 
come il no della rosa alla condanna delle spine

la sua forza avvinghiante
stava nella precarietà
non c’era alcuna bocca
solo qualche stilla di sangue
su un labbro inferiore.

Eri tu che andavi lontano
i calci del mulo sui tuoi giorni
e una vela di rifiuti come bussola
che sapevo
che non sapevo

il ronzio di un bacio 
               il ronzio di un bacio
                             non era il mio

Nessuno può trovare da solo
il proprio cammino
l’ incisivo faceva sul serio
aveva lasciato il segno sulla bocca

desiderio in entrata
in uscita
i baci hanno bisogno di essere dati,
anche se per arrivare si rivolgono
al sogno

Sta in guardia: anche noi