Ora dinnanzi ai frutteti della morte mi congedo da te cui non seppi mai dire no né dire si
Che succede, chi arriva? È tardi sai per cominciare e anche ormai per continuare Antico è il vento che ci avvolse fin quando tenni la mano nella tua e c’era sangue caldo che passava da te a me
ora dinnanzi ai frutteti della morte supera il confine e vieni
c’era il vestito verdeblù che indossavi spesso ed era anche un po’ mio: in quelle tasche infilavo come caramelle i tuoi sussurri a me per rubarli all’angoscia dell’ infanzia mia che s’attardava e adesso impigliata tra il passato e il desiderio urlo che li rivorrei
ora dinnanzi ai frutteti della morte a te chiedo di aprire le saracinesche della mia anima di carne
Fugge dalle mani l’orlo dell’abito mosso dal rumore d’accesi sensi Anime conturbate sfiorano corpi bollenti estenuati dal mangiarsi di cupide labbra odorose d’un manto di luna S’imbeve di passione lo spirito evoluto in una resa d’amore trascendente che lo fa sentire “rubacuori”
Quante persone fingono, o mentono nello scenario della vita…..lo fanno in modo talmente spontaneo, che infine ciò diventa “un canovaccio usuale” del loro agire.
Le motivazioni di questo tipo di atteggiamento sono infinite, ma quella predominantecredo che riguardi il fatto di voler nascondere al prossimo i propri limiti e insicurezzelasciando trapelare una parte di sé stessi non vera.
In quest’epoca in cui l’apparire occupa una parte fondamentale dell’esistenza, la maggiorparte degli individui fa in modo di essere appariscente, cercando anche di dimostrareche fa le scelte migliori nei vari settori del quotidiano
Sembra che seguire certi stili di vita, rappresenti quasi una regola e chi, invece, fa sceltediverse, con la propria testa, viene definito “strano” e anche messo da parte dagli altri.
Credo che avere una personalità delineata e decidere, di volta in volta, con la propriamente, come agire, sia un pregio e una caratteristica notevole, portatrice, sempre, dibuoni risultati….
La natura non si smentisce mai….infatti ,ad ogni cambio di stagione, ci trasmette dei messaggi ben precisi, ai quali pare si debba necessariamente sottostare.
Quell’intontimento inspiegabile, che proviamo all’inizio della primavera, ne è una dimostrazione pratica.
Abbiamo più voglia di dormire, e allo stesso tempo, anche una diversa energia, data dai colori accesi delle giornate e dei boccioli in fiore, nella loro fragrante esplosione, che pare voglia dirci godi di ogni respiro della tua esistenza, perché è davvero il momento di farlo.
Giornate più lunghe, clima addolcito, effervescenze profumate nell’aria, che invitano a sognare intensi momenti d’amore, con la persona che si ama…
E’ davvero un magnifico periodo dell’anno quello che si vive in aprile/maggio e credo che ognuno di noi si riproponga di rigenerarsi, al meglio, per godere della mite temperatura e della speciale
luce del giorno che propone una nuova e vitale energia.
L’abbigliamento diviene più soffice, in una leggerezza di tessuti, che si indossano piacevolmente e che fanno pregustare un clima temperato, portatore di sensazioni completamente nuove.
S’accresce il desiderio di stare all’aperto, in ville o luoghi di campagna ove poter assaporare la magia di nuove essenze e trasporti emotivi di rara intensità, che donino nuova tempra all’organismo in cerca d’ossigenazione, al di fuori della metropoli inquinata.
Non rimane che godere di questa speciale atmosfera, portatrice di positività e nuova carica emotiva, per poter intraprendere un cammino colmo di soprese….
Nel 1928 a Roma vennero ritrovate alcune statue, ma la più bella tra le belle fu proprio lei: Polimnia!
In via Terni – vicino piazza di Villa Fiorelli (quartiere Tuscolano, VII Municipio)- nel 1928 fu scoperta casualmente una galleria adibita a cava di tufo: proprio lì giacevano, “in riposo ed in attesa”, alcune statue raffiguranti delle Muse, ma la più bella tra le belle risultò essere da subito Polimnia,una delle nove Muse del pantheon greco.
Dal 1997 possiamo ancora ammirare, a tutto tondo, il fascino di tale Musa pensosa all’interno della collezione di arte antica dei Musei Capitolini presso la ex centraleMontemartini sulla via Ostiense. Tale sito, inoltre, è un raro esempo di connubio ben riuscito tra archeologia industrialee archeologia classica: le opere d’arte, infatti, sono state allestite accanto ai primi motori a Diesel (Anni Trenta, famiglia Tosi) che arrivarono a Roma per fornire di energia elettrica al 50% della Capitale. Lo stesso museo, infine, è stato spesso scelto come set cinematografico, poichè sembra di entrare all’interno di una nave: un esempio per tutti, alcune scene del film “Saturno contro” (2007) di Ferzan Ozpetek.
Ma ritornando alla nostra protagonista greca, Polimnia, dobbiamo ricordare in primis che la fanciulla – figlia di Zeus e Mnemòsine – rappresenta, come già accennato, una delle nove Muse e l’etimologia del suo nome significa “molti canti“, “di gran lode“, poichè Polimnia presiede lapantomima, la retorica, la memoria, grazie al potere del ricordare trasmessole dalla madre.
Alta 159 cm, copia romana del II sec. a.C.,questa statua in marmo pario, dopo secoli, presenta ancora una levigatura e patinatura intatta: è proprio la più bella tra le belle anche all’interno del museo!
La giovinetta è rappresentata tutta avvolta in un pesante mantello (siamo in inverno? Oppure si tratta di un’ora tarda?), in un unico volume marmoreo da cui fuoriescono solamente il capo, la mano sinistra ed il piede sinistro cinto da un raffinato sandalo. Mentre la sua mano destra (che si intravvede come sagoma sotto il rigido manto) è chiusa in pugno per sorreggere il peso della sua testa, la sua mano sinistra, invece, stringe un cartiglio, forse un rotolo di papiro, simbolo dell’arte da lei rappresentata.
Gli archeologi ci ricordano che, nella zona in cui fu rinvenuta questa statua di Polimnia, si estendeva un ampio possedimento imperiale (Horti Spei Veteris) che partiva dall’attuale piazza di Porta Maggiore. Sotto l’imperatore Settimio Severo (Libia, 145 – Inghilterra 211) vennero costruiti un Palatium, uno Stadium e un Anfiteatrum (il cosiddetto Castrense), inglobato poi nelle Mura Aureliane a partire dal 217 d.C.. La staua in oggetto, dunque, molto probabilmente faceva parte di un ciclo di muse al seguito del dio Apollo, come era stato anche per la decorazione del tempio di Apollo Sosiano davanti al Teatro di Marcello.
Assorta in meditazione, Polimnia adolescente poggia tutto il suo peso su di una rupe che rappresenta, forse, “il limite della realtà”, richiamo moderno a quella siepe leopardiana oltre cui la mente si affaccia agli interminati spazi della poesia. Ogni volta che si è di fronte a questa affascinante e misteriosa opera d’arte si prova veramente l’impressione di essere davanti ad unafotografia in marmo, ad uno scatto “rubato” ad una fanciulla – assorta nei suoi pensieri e dall’acconciatura non elaborata – che si appresta a divenire donna, manifestando, nella sua posa naturale, un’umanità che sfida i secoli.
Come per la “Gioconda ” (Louvre) di Leonardo da Vinci, così lo sguardo enigmatico di Polimnia non ci permette di comprendere a cosa lei stia veramente pensando. E chissà se quel papiro, gelosamente stretto nella sua mano sinistra, possa averle comunicato notizie riguardo un suo eventuale amore, visto che il poggiare il proprio capo su di un pugno chiuso raprresentava il segno iconografico della malinconia d’amore….(TIZIANA FIORI)
Calze nere pesanti ad affrontare il giorno senza pensare, senza volere.
Ti spezza le ossa questa fatica e non c’è un treno che ti porti via, donna dagli occhi curvi. Silenziosa mestizia afferri nelle mani tutte le stagioni.
Dentro un cartoccio di antiche illusioni dalla buccia sottile, la bionda nuca di ragazzina fa ancora resistenza a scomparire
Tu l’assecondi complice segreta ma non ve lo direte mai. Solo scarpe slacciate lasci a liberare i piedi per fuggire.