Sulla mentalità in provincia, sulla guerra tra i sessi, i fasciocomunisti, il comunismo-consumismo…

Da un lato c’è la mentalità sessuofobica cattolica. Dall’altro c’è il bombardamento pornografico di questa società occidentale. La risultante di queste due forze contrapposte varia da persona a persona. Le donne vogliono essere emancipate sessualmente, ma vogliono fare in modo da salvaguardare la reputazione. Gli uomini invece esigono che le donne siano delle pornostar in privato, ma poi non vogliono risparmiarsi il piacere di dirlo agli amici e magari fanno anche i video porno con le amanti o la ragazza da mostrare come trofei. Gli uomini soprattutto in provincia si comportano da talebani adolescenti, raccontando tutto agli amici della propria partner. Le donne in provincia, visto che c’è una maggiore repressione nei paesi e nelle cittadine, credono ciecamente ai complimenti degli uomini, alle becere captatio benevolentiae, fatte unicamente per portarsele a letto. E in Italia sono poche le grandi città e molti i paesi e le cittadine! La provincia trionfa e detta legge! Ci sono persone che sono fiere di essere provinciali e non si farebbero mai sprovincializzare a nessun costo! Comunque se si aggiunge che bisogna essere fighi, ricchi, sessualmente superdotati, come i mass media impongono, ecco allora che gli italiani per fare del buon sesso devono soprattutto apparire e mentire spudoratamente. Quanto sforzo per una conquista! Quanta apparenza! E questa è solo la parte ludica o benevola. Poi c’è la guerra tra sessi quotidiana (femminicidi, divorzi, separazioni, stalking, ghosting, padri poveri, querele e controquerele, etc etc). Per non parlare poi dell’omofobia strisciante, dilagante che esiste in provincia, dove si ha paura perfino di uscire da soli con un amico per non “rischiare” di essere considerati gay!

Ora anche in Toscana è cambiato vento. Il primo partito a Pontedera è Fratelli d’Italia, dopo lo scandalo del keu e l’andazzo politico generale, ma il centrosinistra ha in questa regione la forza della tradizione: è qui che è stato fondato il partito comunista. Per ora Fratelli d’Italia sono “brava gente”, come c’era scritto su una pagina Facebook satirica riguardante i toscani, mentre fino a qualche anno fa molti urlavano “fascista carogna ritorna nella fogna”, “uccidere un fascista non è reato” oppure cantavano “ho un rigurgito antifascista: se vedo un punto nero gli sparo a vista”. Ormai sono lontani quei tempi. Il vento è cambiato. I comunisti più duri e puri si arruffiano, fanno compromessi, chiedono favori a chi potrebbe governare regione, province e comuni in futuro. Era il 2008 quando lessi la bella raccolta di Butcovan e lui riteneva che in Romania ci fosse stato il comunismo e in Italia invece il consumismo. Aveva ragione a grandi linee, ma c’erano le regioni rosse che erano comuniste e consumiste: veri ossimori viventi dalle mille contraddizioni intrinseche; Pasolini notava i difetti capitalistici di Bologna, lo sviluppo industriale selvaggio, etc etc. I vescovi emiliani ponevano l’accento a quei tempi sull’ateismo ideologico dei loro concittadini. Le regioni rosse erano viste male dal Nord e considerate negli anni Settanta isole felici dal Sud, in quanto comuni e province avevano una loro politica di accoglienza, inclusione, integrazione nei confronti dei meridionali (si pensi al modello di Bologna per gli studenti fuorisede del Sud). Ritornando ai giorni nostri, alle prossime elezioni centrosinistra e centrodestra se la giocheranno. Da una parte una destra autoritaria, miope, convenzionale che ha rifiutato 37 miliardi del Mes sanitario e che sperpera miliardi per il ponte sullo stretto di Messina, basando tutto su demagogia, faciloneria, retaggi ideologici stantii. Dall’altra parte un centrosinistra non convincente, senza idee, amante delle supercazzole, che non piace agli italiani, al popolo, che come cantava Gaber ha avuto un cedimento a destra. La destra fa errori madornali, la sinistra non ha argomentazioni convincenti e con la Schlein spaventa l’elettorato incerto, moderato, conservatore, che fa l’ago della bilancia (e non mi riferisco al suo orientamento sessuale, ma alla patrimoniale e altre proposte). L’importante comunque è dare qualche contentino alla base, che vive di vecchi retaggi e simbologie. Gli eletti guardano con occhio paternalistico la base. Gli elettori, nonostante molta scontentezza, votano per un’antica e consolidata fede i partiti di centrosinistra. Ma a dire il vero in Toscana votano per il centrosinistra anche per rapporti di clientelismo, perché qui i rossi hanno sempre governato e ci sono ricchi imprenditori che fanno il voto disgiunto e ci sono ricchi politicanti del centrodestra locale che magari in gran segreto finanziano il PD. Così procede la vita in Toscana tra fasciocomunisti e comunisti-consumisti. E se è vero che in Toscana non esistono fascisti veramente duri e puri, perché si fanno condizionare dalla mentalità rossa vigente, è altrettanto vero che, se un tempo nelle regioni rosse il consumismo veniva determinato, modellato dal comunismo regionale, oggi il comunismo si è ormai consumato e l’unica ideologia, l’unica religione, l’unico comunismo rimasto ormai è quello del consumismo.

Toscana da scoprire: tra Siena e Firenze ,San Gimignano, borgo patrimonio UNESCO da non perdere.Gabriella Paci

Il passato tra leggenda e storia

 La leggenda vuole che a fondare la città di San Gimignano o dalle “cento torri “ sia stata la fuga nel 63 a.C. dei fratelli romani Silvio e Muzio che ,complici di Catilina ,per sfuggire ai nemici si rifugiassero in val d’Elsa e costruissero il castello di Mucchio e di Silvia ,poi divenuta San Gimignano. In realtà la prima documentazione storica è del 929 quando Ugo di Provenza dona al vescovo di Volterra il monte  della Torre “prope Sancto Geminiano adiacente“e cioè adiacente la città che porta, sempre secondo la leggenda, il nome del vescovo di Modena  che salvò la città dall’invasione gotica di Totila-

Ma qui la storia ci parla di insediamenti preistorici e poi etruschi con l’area sacra di Pugiano  e di resti di tombe nel centro storico della città.

I romani che si sovrappongono agli etruschi preferiscono scendere nel fondovalle ,dove è possibile l’accesso all’acqua .Ma è il periodo medievale quello che dà vita alla città come luogo di sosta e di incontro .Feudo  del vescovo di Volterra, San Gimignano  è sulla via Francigena, percorsa da pellegrini che dalla Francia si recano  a Roma, magari anche attraverso il porto di Pisa

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Nel 1199 la città, ormai notevolmente cresciuta, si dichiarò libero comune, inizialmente retto da Consoli e poi da un Podestà periodicamente rinnovato. Questi, per motivi di imparzialità, era sempre “straniero” e restava in carica sei mesi. Anche qui si scontrarono le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini ma il Comune prosperò e crebbe, sviluppando attività agricole con la produzione di zafferano e vino Greco e Vernaccia,  il commercio della lana e l’usura tanto che nel 1300 ebbe bisogno di una nuova cinta muraria dopo quella dell’alto medioevo.Ma la peste del 1348 decimò la sua popolazione e Firenze approfittò della sua decadenza per imporsi.

L e sue case-torri, simbolo del prestigio e della ricchezza delle famiglie più in vista della città, vengono in parte abbattute o ridotte e la città si spopola ;quasi inesistenti le nuove costruzioni e i restauri ;ma proprio per questo la città resta indenne dalla modernità e conserva il suo fascino medievale.

Nonostante questa decadenza, la città ha un patrimonio artistico che annovera nomi come a esempio Domenico Ghirlandaio, Benozzo GozzoliBenedetto da Maiano, che rinnovano e arricchiscono il patrimonio costituito nei secoli precedenti con le opere di  Simone Martini, Lippo Memmi, Bartolo di Fredi, Taddeo di Bartolo, Jacopo della Quercia

Oggi, grazie a questa “stasi storica “ che vede il 600e l’800 passare senza stravolgimenti costruttivi San Gimignano,che è un centro di circa 8.000 abitanti ed è stato dichiarato “Patrimonio mondiale dell’umanità dall’ ‘UNESCO  e vanta la produzione del celebre vino “Vernaccia” D.O.C.G., di formaggi e salumi d’eccellenza.

Cosa vedere

Il tempo necessario è davvero poco,visto le dimensioni ridotte di San Gimignano e la vicinanza dei suoi monumenti  ma se si vuole gustre l’atmosfera e gustare le sue prelibatezze bevendo della “vernaccia,” il discorso cambia

Delle sue numerose torri , (si parla di 72 famiglie ) che svettavano in varie altezze dovute al prestigio dei suoi proprietari ,ne restano integre solo 13 ,mentre altre “mozzate “ sono visibili nel corpo dei vari edifici.Le torri avevano ambienti di 1 metro per 2 con poche aperture mentre lo spessore di circa 2 metri garantiva il fresco d’estate e il caldo d’inverno.

La cattedrale,chiamata Collegiata di Santa Maria Assuta si trova in cima ad una scalinata della piazza centrale .Di stile romanico,risale al X secolo ed è poi stata ampliata nel 1400 ad opera diìell’architetto Benedetto Da Maiano. Nonostant ei danni subiti durante la II guerra mondiale ,è oggi tutta restaurata. L’esterno ,con due portoni e tre rosoni è alquanto spoglio ma l’interno presenta affreschi sul soffitto a volta e suell tre navate ad opera dei fratelli Lippo e Federico Memmi e di Bartolo di Fredi.Notevole anche l’organoa cnne del 1500 più volte ristrutturato e il rosone contemporaneo del 2003 ad opera di un artista cosentino.

Piazza della cisterna è una delle piazze storiche più belle: di forma triangolare è collegata a piazza Duomo da un passaggio apert.Qui si trovano  l’arco dei Becci, antica porta cittadina, e alcuni palazzi nobiliari tra cui palazzo Razzi, casa Salvestrini e palazzo Tortoli. Sulla piazza,oltre a vati negozi  si affacciano alcune tra le torri più famose della città: sono le torri gemelle degli Ardinghelli, la torre del Diavolo e la torre di palazzo Pellari.

Da vedere il palazzo comunale ,o palazzo del popolo o del podestà di fianco alla torre Grossa ,con finestre ad arco ribassato sopra le quali si nota il balcone d cui il podestà parlava al popolo.Dentro il palazzo si trova il museo civico con opere d’arte della suola fiorentina del calibro di Filippo Lippi e Coppo di Marcovaldo , la sala delle adunanze segrete o sala di Dante dato che lo ospitò nel 1300 in qualità di ambasciatore della repubblica fiorentina e la pinacoteca che ospita affreschi sculture e quadri.

Da visitare le torri gemelle dei Salvucci, famiglia guelfa ,a pianta quadrata, situate in piazza delle Erbe ,a fianco del Duomo, la cui costruzione risale al 1300 .La torre più alta tra le due ospita al suo interno una residenza d’epoca su più piani, prenotabile per soggiorni di una o più notti. Quando non è occupata, è possibile visitarla pagando il biglietto d’ingresso, e salendo gli 11 piani di strette scale si arriva alla terrazza panoramica, da cui vedere uno splendido panorama.

Appena fuori dalle mura ci sono le fonti medievali del XII secolo caratterizzate da arcate gotiche e romaniche con alcune vasche e una fonte d’acqua.

Tra i musei, spicca per intensità e unicità il museo della tortura, aperto dalle 10 alle 19 in estate e affiancato da qualche anno dal museo della pena di morte Qui è possibile vedere i peggiori strumenti di tortura e di morte medievali  in un’atmosfera che accende la fantasia in scene spaventose

“Caprera: L’Isola Incantata al Cuore del Mediterraneo”

L’Isola di Caprera, situata al largo delle coste della Sardegna, è una perla incastonata nel cuore del Mediterraneo. Conosciuta per la sua natura selvaggia, le acque cristalline e una storia intrisa di fascino, Caprera attira visitatori da tutto il mondo, offrendo loro un’esperienza indimenticabile.

“Caprera: foto dalla pagina facebook Caprera

Le sue radici storiche risalgono all’Ottocento, quando l’isola divenne la dimora di uno dei più grandi eroi d’Italia, Giuseppe Garibaldi. Questo patriota e combattente per l’indipendenza italiana trascorse gli ultimi anni della sua vita sull’isola, donandole un’aura di rilevanza storica. Oggi, i visitatori possono esplorare la Casa Bianca, la dimora di Garibaldi, che è stata trasformata in un museo per onorare la sua memoria e conservare il suo patrimonio.

Ma Caprera è molto più di un semplice museo storico. La natura incontaminata dell’isola è un vero paradiso per gli amanti del mare e dell’avventura. Le sue spiagge di sabbia bianca e ciottoli, accarezzate dalle acque turchesi, offrono un ambiente ideale per rilassarsi e prendere il sole, mentre i sentieri che attraversano l’isola sono perfetti per gli escursionisti e gli amanti del trekking.

Una delle gemme più preziose di Caprera è la sua biodiversità. L’isola è protetta all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e ospita una varietà di specie animali e vegetali uniche. Le tartarughe marine, i gabbiani e i falchi pellegrini fanno di Caprera un paradiso per gli appassionati di birdwatching, mentre le sue acque sono ideali per gli amanti delle immersioni, con numerosi siti da esplorare.

Per i viaggiatori che cercano una pausa dalla frenesia della vita quotidiana, Caprera offre tranquillità e serenità. Lontano dal caos delle città, l’isola è un luogo in cui il tempo sembra rallentare e dove è possibile ritrovare il contatto con la natura e con se stessi. Gli scorci panoramici mozzafiato e il suono del mare che culla l’isola trasformano ogni visita in un’esperienza indimenticabile.

Inoltre, Caprera offre una deliziosa esperienza culinaria, con ristoranti che propongono piatti tipici della cucina sarda e mediterranea. I sapori autentici, combinati con ingredienti freschi e di stagione, soddisferanno i palati più esigenti.

Caprera è un’isola unica che cattura il cuore di chiunque la visiti. La sua storia affascinante, la natura incontaminata e la bellezza mozzafiato ne fanno una meta imperdibile per i viaggiatori in cerca di autenticità e di avventure nel cuore del Mediterraneo. Visitare Caprera è come entrare in un sogno, un sogno che si materializza davanti ai nostri occhi con tutto il suo splendore.

Il gran canyon della val Borbera, a cura di Donatella Brusati

 La val Borbera, valle piuttosto defilata dalle consuete rotte turistiche, offre in realtà un’ampia serie di risonanze storiche, paesaggistiche e ambientali che meritano un viaggio alla scoperta di questi luoghi. Innanzitutto, la val Borbera, abitata sin dall’antichità da Celti, Liguri e poi Romani, è stata teatro, durante la seconda guerra mondiale, di significativi fatti d’arme e d’eroismo delle brigate partigiane contro gli oppressori nazi-fascisti, infatti, a Pertuso, nel cuore della valle, è collocata una lapide che ricorda l’omonima battaglia dell’agosto 1944 e le imprese dei combattenti della divisione garibaldina Pinan Cichero.

In secondo luogo, a partire da Borghetto Borbera, agli occhi del viaggiatore si apre uno scenario di austera e inaspettata bellezza, sino ad arrivare allo straordinario canyon. Lungo circa sei chilometri, formato dalle acque del Borbera, esso scorre incassato dai maestosi muraglioni di età oligocenica, dando origine a un paesaggio che, durante la stagione estiva, esalta il fascino selvaggio di questo territorio, da Persi sino alle Strette di Pertuso.

Nell’area attrezzata di Boscopiano, lungo la strada provinciale, ci si potrà dedicare al picnic, oppure scendere sino alle acque del Borbera, per godere nello stesso tempo di tanta bellezza e ameno refrigerio. Per chi vuole camminare, è possibile percorrere il sentiero “Serena e Alessandro” che conduce sino a Roccaforte ligure.

Ma la particolarità di questo luogo, che desta stupore agli occhi dei viaggiatori, risiede nella spettacolarità delle anse del Borbera, nei voli dell’averla, dell’ortolano e della calandra che guardano dall’alto le acque cristalline, nei sentori dell’issopo, del giglio martagone e della centaurea, che recano con sé, intatta, l’essenza profonda della natura appenninica.

La Magia dei Campi di Zafferano nella Incantevole Val Borbera, in Provincia di Alessandria

Mentre la tecnologia e il progresso avanzano, i campi di zafferano nella Val Borbera ci ricordano l’importanza di preservare le antiche tradizioni e di connetterci con la terra e i suoi doni. Questo fiore dal fascino millenario continua a regalare emozioni uniche e a incantare il cuore di chiunque si avvicini a scoprire la sua magia nella Val Borbera.

La Magia dei Campi di Zafferano nella Incantevole Val Borbera, Provincia di Alessandria

Nella pittoresca provincia di Alessandria, tra le meraviglie paesaggistiche della Val Borbera, si celano i segreti di un fiore dal fascino millenario: lo zafferano. Questa preziosa spezia, conosciuta come “oro rosso,” incanta i sensi e regala un tocco di magia a chiunque si avventuri nei campi in cui cresce. Scopriamo insieme la storia e il mistero di questi campi di zafferano, che rendono unica e suggestiva questa incantevole regione.

Il Fiore dell’Incanto

Lo zafferano è un fiore viola dal profumo inebriante e dal colore intenso. La sua bellezza ha affascinato l’umanità sin dai tempi antichi, e le sue origini risalgono a secoli fa, in terre lontane. Da allora, questa pregiata spezia è stata oggetto di commercio e ha giocato un ruolo fondamentale nella cucina, nella medicina e persino nella cosmetica.

Le colline della Val Borbera, con il loro clima mite e la ricchezza del terreno, offrono un ambiente ideale per la coltivazione dello zafferano. Qui, in piccoli appezzamenti di terra, i coltivatori dedicano passione e cura alla coltivazione di questa meravigliosa pianta, preservando un’antica tradizione agricola che si tramanda di generazione in generazione.

I Segreti della Coltivazione

La coltivazione dello zafferano è un’arte che richiede attenzione, dedizione e competenza. I campi di zafferano nella Val Borbera sono curati con scrupolo, e ogni fase del processo di crescita è seguita con cura e passione.

A partire dal piantare i bulbi, che avviene tra fine agosto e settembre, fino alla raccolta dei fiori in autunno, ogni passo richiede abilità e sensibilità per assicurarsi che la qualità dello zafferano sia mantenuta al massimo livello. La raccolta viene effettuata a mano, e i delicati stigmi viola, parte più pregiata del fiore, sono separati con attenzione e cura.

Un Patrimonio da Preservare

I campi di zafferano nella Val Borbera non sono solo un luogo di produzione, ma rappresentano anche un patrimonio culturale e storico di inestimabile valore. I coltivatori locali, consapevoli della preziosità di questa tradizione, si impegnano nella sua preservazione e trasmissione alle generazioni future.

La coltivazione dello zafferano è anche un’opportunità per promuovere il turismo sostenibile e responsabile nella regione. I visitatori possono immergersi nella magia dei campi di zafferano, partecipando alle fasi della coltivazione e scoprendo i segreti di questa affascinante spezia. L’esperienza di essere circondati dalla bellezza dei fiori viola, il loro profumo avvolgente e l’incredibile paesaggio circostante, rimane impressa nei cuori di chiunque abbia la fortuna di vivere questa esperienza unica.

Un Vero Esempio di Eccellenza

I campi di zafferano nella Val Borbera, provincia di Alessandria, rappresentano un vero esempio di eccellenza nella coltivazione di questa preziosa spezia. La passione e la dedizione dei coltivatori si traducono in uno zafferano di altissima qualità, amato e apprezzato in tutto il mondo.

Mentre la tecnologia e il progresso avanzano, i campi di zafferano nella Val Borbera ci ricordano l’importanza di preservare le antiche tradizioni e di connetterci con la terra e i suoi doni. Questo fiore dal fascino millenario continua a regalare emozioni uniche e a incantare il cuore di chiunque si avvicini a scoprire la sua magia nella Val Borbera.

Siamo papaveri, (ITA – ESP), di Frida la Loka

Poesia di Frida la Loka

Noi uomini, avidi, pieni d'ingordigia,
la gola non è mai sazia, e il bramare delle tasche
non ha né confini, né morale.

Noi uomini, abbiamo la sporca smania incrostata sotto la pelle morta; come l'anima rinsechita.

Noi uomini con desideri senza fine,
la cupidigia s'è impossessata di noi
e non reagiamo.

Nostra madre si ribella a noi miseri ominidi.
Terra di Demetra aflitta, immersa nel dolore e nell'oblio.

Le sue lacrime sono semi, i suoi occhi l'ovario che genera vita, ogni volta più fievole.

Noi uomini, siamo papaveri,
inabissati in un sonno eterno nel mare della arroganza,

Esili, taciturni, protetti d'un velo dorato di spighe di grano, sommersi.
Papaveri...

Il vento gioca con loro,
ed egli improvisano teneri gesti d'amore.

Mentre il soffio tra una spianata e l'altra, spinge furibondo un fuoco, frutto del peccato della mano di chi e sorto da Lei, Madre.

Giacciono sui cigli di sentieri aridi;
leggeri da movenze di valzer.

Petali rossi, venature di delicate trasparenze, vesti sottili,
come le carezze a un bimbo appena nato.
Immagine:  Žaneta Mišutová, Foto portata: Joanna Chaumontoise

Somos amapolas?

Nosotros los hombres, avaros,
llenos de codicia
La garganta no está satisfecha y la avaricia de los bolsillos, no tiene ni fín, ni moral.

Nosotros los hombres, tenemos el sucio frenesí incrustado bajo la piel muerta; como el alma ajada.

Nosotros los hombres, con un deseo sinfín
la tentación se ha apoderado de nosotros y
no reaccionamos.

Nuestra madre se revela contra nosotros miserables homínidos. Tierra de Deméter, afligida sumergida en el dolor y el olvido.

Sus lágrima son semillas, sus ojos, ovarios que generan vida, cada vez más débil.

Nosotros los hombres, somos amapolas,
Sumergidos en el mar de la arrogancia.

Delgadas, taciturnas, protegidas de un velo dorado de espigas de grano, sumergidas; Amapolas...

El viento juega con ellas,
improvisando tiernos gestos de amor.

Mientras el aliento entre una llanura y otra, lanza furibondo un fuego, fruto del pecado de la mano de aquél, que proviene de Ella, Madre.

Yacen en los bordes de senderos áridos; ligeras en sus movimientos de vals.

Pétalos rojos, líneas de delicadas transparencias,
Vestiduras suaves,
como las caricias a un niño apenas nacido.

Tua

28 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

Arezzo veste Prada e non solo nella moda: tre location acquistate dal noto marchio e riportate a nuova vita;Gabriella Paci

L’edicola

Nel centro di Arezzo, in piazza San Jacopo, c’è un’edicola “storica “che, nata nel 1953, è sempre stata gestita da Piero Scartoni e lo è tuttora, nonostante che il titolare abbia ben novant’anni. Questa edicola, simbolo di Arezzo, rischiava di essere chiusa se Patrizio Bertelli, il presidente del gruppo Prada, non avesse deciso di acquistarla, realizzando un atto d’amore e di riconoscenza verso la città che ha segnato la sua fortunata carriera.

 Ritrovo nel tempo passato di sportivi e frequentata dal giornalista Gianni  Brera e da Pier Paolo Pasolini,questa piccola edicola retrò è appunto un “luogo del cuore “per tanti aretini delle passate generazioni. Aveva resistito, per 70 anni, alle mutazioni intorno come l’abbattimento nel 1967  della retrostante chiesa del XII secolo per far posto alla costruzione dei Grandi magazzini Rinascente-Upim.

Lì gravitavano i giocatori della squadra amaranto  e gli allenatori Manlio Bacigalupo o Omero Tognon , quando erano allenatori dell’Arezzo” o   politici come Walter Veltroni e Luciano Lama  e artisti come Pier Paolo Pasolini, in città in visita al suo amico Ninetto Davoli, all’epoca in servizio di leva presso la Cadorna.

 Fino a settembre sarà ancora Piero Scartoni con la figlia, a gestire il chiosco ma la continuità grazie all’acquisto di Prada , gestito dall’avvocato Gatteschi, è garantita. Tuttavia ,come rileva Scartoni, la carta stampata oggigiorno interessa pochi,soppiantata dall’informazione online .

Il caffè de’Costanti”

E’il terzo atto d’amore da parte di Bertelli, il quale ha rilevato anche un altro locale storico, “Il caffè dei Costanti “ situato nella bellissima Piazza San Francesco.Un locale d’altri tempi, dove i liceali di un tempo si fermavano per una rapida colazione e dove le signore sostavano il pomeriggio nella saletta da the interna al locale. Oggi il  caffè con il suo outdoor  nella bella piazza storica, era affollato da turisti e aretini, specie all’ora degli aperitivi. Chiuso da tempo, circa 500 giorni, nonostante l’espandersi con i tavoli dei locali attigui, la piazza era menomata nel suo  tradizionale modo di essere. Ancora il caffè ,che ultimamente era anche un ristornate con piatti veloci, è chiuso, ma il suo acquisto da parte di Bertelli rende   imminenti i lavori di ristrutturazione per la sua riapertura a fine estate.

L’asta, lanciata ad inizio anno da Intesa Sanpaolo ,proprietaria dell’immobile ereditato da Ubi e a sua volta  da banca Etruria prevedeva una base di 1 milione e 350 mila euro e Prada l’ha acquistata per 1 milione e 600 mila euro.

 La” buca di San Francesco”

Altro acquisto che è tuttora attivo ,con un menu toscano ,è il ristorante chiamato “la buca di San Francesco”,situato nell’omonima piazza. Nato nel 1929 ad opera di Giuseppe Porcellotti, detto” Beppino della Buca” è stato gestito fino 2018, anno della sua scomparsa da Mario De Filippis che aveva sposato al figlia del Porcellotti. Gestito poi anche con i due figli ,era diventato un punto fermo di Arezzo. Chiuso poi nel 2019 causa covid, non era stato più riaperto. Il locale ha visto passare regine, scienziati,attori, registi, vips vari, e tutti gli amanti della tradizione culinaria toscana di livello. Perfino Harry Truman, presidente degli Stati Uniti ha mangiato nella Buca,come personaggi del calibro di Charlie Chaplin,Roberto  Benigni, Salvador Dalì, Gustavo VI di Svezia, Raymond Peynet, Adriano Celentano,Sting, Carolina di Monaco, Giorgio Gaber ,Margherita Hack e altri…

Sotto le suggestive volte affrescate,il locale ha riaperto ora  i battenti con prezzi accessibilissimi.

La città auspica di vivere una nuova stagione di presenze di  personaggi di spicco perché questo significa turismo e nuova linfa per una città che ha , peraltro, un centro storico d’eccellenza e borghi limitrofi di straordinaria bellezza.

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La desertificazione dei centri storici passa attraverso la chiusura dei negozi, una volta simbolo e vanto della città, Gabriella Paci

Un fenomeno in crescita è quello della chiusura di negozi al dettaglio nei centri urbani. Colpa delle vendite online e delle catene della grande distribuzione e non solo.

Negli ultimi 10 anni centomila negozi al dettaglio e 16 mila imprese della vendita ambulante sono spariti : questo fenomeno ha cambiato e sta cambiando il volto delle nostre città come rileva un’indagine dell’Ufficio studi confcommercio in collaborazione con il centro studi delle camere di commercio.

Il locale lasciato dai negozi viene adibito a ristorante, a bar o comunque  a luogo di ristoro : tuttavia questa nuova destinazione non copre la perdita di posti che neppure la creazione di nuovi alberghi riesce a colmare. L’Italia infatti mostra,dopo la stasi del periodo del covid,una forte vocazione turistica e,dunque verso le strutture ricettive ad essa collegate.

Altro fenomeno è quello della presenza degli stranieri sia come impresari (+44mila )che come occupati (+107mila) mentre si riducono le attività degli occupati italiani.

Una indagine su città medio-grandi del centro Italia ha evidenziato la riduzione delle attività di vendita, accentuata nei centri storici, mentre si incrementano farmacie, telefonie, alloggi e ristorazione :solo al  sud ancora resiste la vendita al dettaglio.

Crollano in particolare attività quali vendita di  libri, giocattoli ,mobili, abbigliamento vario con un calo che la confcommercio ritiene difficile recuperare ,visto il trend degli ultimi 10 anni del 20%.

Cosa fare ? Tornare a puntare sulla vendita online che già a soppiantato molte vendite tradizionali con la  conseguente ulteriore desertificazione.

Anche la Toscana non sfugge a questo trend e l’incremento di negozi di telefonia, tabaccherie, farmacie, elettronica e ristorazione non colma la perdita del reparto distributivo. Benessere ,tecnologia e salute non ammettono risparmi ma il livello generale delle famiglie toscane è arretrato di quasi trent’anni. Lo sostiene il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, rilevando come la pandemia abbia accentuato un fenomeno già visibile prima e come ora bisogna far convivere nella stessa realtà di vendita l’ online e il  tradizionale.Tuttavia rileva il presidente di Confcommercio  toscano Aldo Cursano che un minor numero di negozi significa meno servizi e meno turisti e un danno specie a carico degli anziani e delle fasce deboli. E significa  anche una fisionomia delle città cambiata,con minor sicurezza,minore scambio di relazioni  e maggior degrado con fondi abbandonati e strade vuote.

Confcommercio ritiene dunque utile un maggiore coinvolgimento del territorio e una maggiore integrazione progettuale tra temi urbanistici ed economici,a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la rigenerazione urbana,con riferimento alla nuova politica di coesione 2021-27 .La programmazione europea ha infatti come obiettivo il territorio e la città al fine di promuovere lo sviluppo integrato e realizzare strategie urbane .

Photo by Suzy Hazelwood on Pexels.com

L’abbraccio atteso

La natura si racconta a modo suo

Di Frida la loka ( Lombardia)

Tra canto e inchini, si affaccia su alberi spogli ma il loro rifugio si vede tra il bianco muto della sera prima.

Cristalli si scompongono al riflesso del sole vaporeggiano in mille sfumature, diamante che a controvoglia inizia a sciogliere quel che resta d'un altro inverno.

Le gocce cadono col sole che inizia trepidante a scaldare. Lei è da quelle parti, percepisce; la sta cercando.

Spande le ali pavoneggia e lavora, e non dimentica di agitare la coda, la natura è saggia, la predispone alegra!

Un giro a cerquio intercetta il suo volo, finalmente è arrivato il suo compagno! , fedele merlo avvolto nel suo manto d'un limpido e terso nero.

S'incontrano; come in un valzer, il suono degli altri uccelli fanno colonna sonora, sottofondo. E tutto diventa etere... mentre danzano nell'aria gelida.

Una volta giunti nel loro nascondiglio, divertiti e allegri, finalmente arriva quel abbraccio mancato, ponderato, l'avvolge con il suo battere, offrendo tepore e tanto amore in un crescendo di note musicali, che non finisce mai.

Fonte immagine: Vivek Doshi / Unplash

Tua.

23 febbraio, 2023.

Dal blog personale di

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

Controluce :Al via il carnevale di Viareggio che festeggia i suoi 150 anni di storia e di successi: risate e allegoria dei problemi,Gabriella Paci

Giunto alla 150esma  edizione ,il 4 febbraio 2023 parte la nuova edizione del Carnevale viareggino , che vede ,in questo primo giorno l’afflusso di oltre 70.000 visitatori di ogni parte d’Italia. Dopo lo storico carnevale di Venezia, rinomato in tutto il mondo,questo di Viareggio,nota località balneare degli anni 60 /70 vicino a Lucca è indubbiamente il secondo.

Le origini

 Nacque in un particolare Martedì Grasso del 1873 su impulsodi una brigata di ricchi borghesi viareggini che erano soliti riunirsi al Regio Casinò e che dettero il via alla tradizione del Corso Mascherato,sfilando per la via Regia (da cui viene il nome del posto : via regis ) con le carrozze addobbate di festoni e fiori.

Con un manifesto spiritoso rogato da un fantomatico notaio Chiassone iniziò la storia del Carnevale di Viareggio allo scopo unico di divertirsi e far divertire

La giuria composta dai signori Imparziale, Intendente e Buongusto, distribuì dopo il Corso del martedì grasso … alla migliore mascherata una immensa quantità di Bottiglie di vini più o meno generosi esteri e nazionali sia bianchi, rosè, neri.

Dopo la pausa della guerra,il Carnevale si è rinnovato ogni anno ,perfezionando la tecnica motoria dei carri e l’uso della cartapesta, tanto da diventare un vero e proprio lavoro di artisti che sono impeganti tutto l’anno per il suo allestimento e la realizzazione di carri, nella Cittadella, che a partire dagli anni 90,è un distretto dove appunto si realizza quanto serve  per il Carnevale.

I carri

I carri,nella loro fantasmagorica apparizione,accompagnati da danze e musiche,con circa 200 figuranti,  sono anche una denuncia sociale e politica e ,dunque,rispecchiano i tempi in cui vengono realizzati. A proseguire questa tradizione ,famiglie che si tramandano il mestiere da generazioni. Anche quest’anno è stato così e in primo luogo sono stati trattati i grandi problemi contemporanei: guerra e ambiente .

Ecco allora il carro “Pace-armata”di Alessandro Avanzini  con la bambina soldato vestita in tuta ermetica ,maschera antigas che sventola vessilli di pace o””Evoluzione della  specie con un  King kong,alto 20 metri  e  il suo esercito di uomini-scimmie a rappresentare l’involuzione dell’uomo con la sua volontà distruttiva del pianeta.  Come sottolineano Umberto, Stefano, Michele Cinquini e Silvia Cirri con  l'”Evoluzione della specie” l’uomo  ha trovato il suo punto di non ritorno

Quest’ultimo ha già suscitato delle critiche da parte degli animalisti,che ritengono degradante per i primati essere associati al regresso e alla distruzione.

 Una macumba per dire basta!”. Fabrizio e Valentina Galli invece immaginano una grande astronave, guidata da Burlamacco e Ondina, pronta a salpare verso un Pianeta Terra 2.0 portando speranze e desideri in un pianeta lontano,migliore del nostro

C’è poi il carro dedicato alla “Depressione” con il suo Pulcinella che abbozza un sorriso dietro el note della canzone “meraviglioso “ di Modugno, come inno ad apprezzare la vita o quello sui veleni che appestano il mondo-E “Meraviglioso” è l’esclamazione del grande Pulcinella che si sveglia dall’incubo della depressione e riscopre la bellezza del mondo,

Jacopo Allegrucci immagina un vecchio cantastorie che irrompe nel Corso Mascherato con il suo carrozzone carico di emozioni e ricordi, per raccontare “Una storia fantastica”: quella dei 150 anni del Carnevale di Viareggio. “

Roberto Vannucci nell’allegoria dal titolo ”Io sono nessuno” vede nei girasoli un simbolo per indicare la strada migliore verso un ritorno alla luce, dopo anni bui e difficili in cui la povertà ha colpito ampie fasce di popolazione.

Direbbe il grande Pirandello che dietro ogni risata c’è l’amarezza di un pianto .Infatti tutta questa allegria nasconde timori, malattie, critica sociale e politica ,come è ,del resto ,nella migliore tradizione burlesca italiana come avevano fatto le maschere della commedia dell’arte

Le  sfilate dei carri in programma sui viali a mare di Viareggio. Oltre a quella del 5, si replicherà domenica 12, giovedì 16, domenica 19, martedì 21 e sabato 25 febbraio. Al termine dell’ultimo corso mascherato saranno decretati i carri vincitori dell’edizione 2023.

C’è anche una lotteria abbinata alla vincita del carro

I rioni 

A Viareggio non si può scindere il carnevale dai rioni che prevedono balli, musiche, cibi e giochi vari. Grandi serate all’aria aperta tra musica e piatti tipici che rappresentano quanto il Carnevale sia nelle vene dei viareggini. Ecco le date dei rioni: Vecchia Viareggio sabato 4 e domenica 5, Marco Polo venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 febbraio, Darsena da venerdì 17 a martedì 21 febbraio, Croce Verde Centro venerdì 24 febbraio. Le feste per i bambini: Campo d’Aviazione lunedì 6 febbraio, Torre del Lago (Gran teatro Puccini, nel foyer) sabato 11 febbraio, Vecchia Viareggio (giovedì 16 febbraio), Varignano (venerdì 17 febbraio), Darsena (sabato 18 febbraio).

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ChiaroScuro: A Castiglion Fibocchi parte dal 4 febbraio un carnevale poco conosciuto ma dal volto sorprendente ,Gabriella Paci

 Breve storia del carnevale

Studi  storici ci dicono che il Carnevale derivi dalle feste dionisiache dei Greci ,che i Romani ripresero nelle feste Saturnali ,durante le quali poteva venir commesso ogni eccesso, nel nome del divertimento e della libertà da obblighi .Questo grazie all’uso delle maschere,che celavano l’identità e ,dunque, evitavano la punizione per gli eccessi commessi.

Apuleio, nelle sue “Metamorphosi” narra appunto di gruppi mascherati che portavano in processione un uomo chiamato Mamurio Venturio, coperto di pelli di capra ,colpito con bacchette ,che rappresentava il vecchio anno solare che se ne andava per lasciare posto al nuovo, trasportato su di un altro carro.

La parola “Carnevale “ invece sembra derivare da” Carnem levare” ovvero eliminare dal banchetto la carne, dato che era l’ultimo giorno in cui ,finito il periodo di baldoria, poteva esse consumata prima del periodo di astinenza.

Potrebbe però derivare da “carnualia ovvero giochi di campagna o da carrus navalis ovvero nave su ruote come carro particolare o corteo navale ,di origine prettamente pagana ad indicare appunto i festeggiamenti d’occasione.

I toscani Medici nel XV e XVI secolo organizzavano grandi festeggiamenti  con sfilata di carri ,chiamati “Trionfi”,accompagnati  da canzoni “A ballo “ come quella scritta da Lorenzo il Magnifico “il trionfo di bacco e Arianna”.

I festeggiamenti prevedevano un finale con un fantoccio di sterpi che veniva bruciato. Come simbolo dell’anno vecchio con i suoi guai.La chiesa però si oppose a certe sregolatezze,anche perché il martedi grasso non era il precursore di un periodo di astinenza.

Il carnevale di Castiglion Fibocchi e i figli di Bocco.

Indubbiamente il Carnevale toscano più rinomato è quello della Versilia, nota zona  marittima con Viareggio ma da alcuni anni si è incrementato un altro carnevale, in un bel borgo medievale a pochi km da Arezzo: quello di Castiglion Fibocchi,in zona Valdarno,  che alcuni dicono sia il più antico d’Italia . Il suo nome deriva da signore della zonaOttaviano Pazzi, chiamato “Bocco” per un deformità del volto. Ogni anno oltre 200 figuranti,detti appunto “Figli di Bocco” si esibiscono con il volto coperto da maschere di cartapesta e bellissimi costumi barocchi

Il primo documento che ci racconta l’esistenza di questo antico Carnevale risale al XII secolo, quando Betta di Ardimanno dovette anticipare la data delle nozze con il nobile del Valdarno Guglielmo di Bernardino poiché nel Castello de filiis Bocchi si festeggiava il Carnevale con grandi libagioni, prima dell’inizio della Quaresima.

 E ancora, in un documento del 2 maggio 1174 si legge che in “Castellione de filiis Bocchi”, i bifolchi ed i Signori festeggiavano insieme la “festa de Carnesciale”.

Nel XIV secolo la tradizione fu interrotta,ma rimase nella gente la voglia di ritornare a festeggiare e così nel 1900 fu ripresa con il rito della pastasciutta,cotta nei pentoloni dove i contadini cuocevano i pastoni per gli animali e distribuita a tutti. Vi si aggiunse poi il rito dell”operazione “, tramite il quale si simulava una operazione chirurgica per estrarre da un grosso contenitore, salsicce, prosciutti ed altri cibi del posto.

Fu solo nel 1997 che il Carnevale riprese il suo spirito goliardico e vennero create le maschere con tanto di abiti fantastici,dettati dalla creatività dei suoi abitanti e dalle mani di sarte locali.

Cosa vedere e dove.

Andando a Castiglion Fibocchi ,passeggiando per le stradine del borgo ,si incontrano i 200 figuranti nel loro sfavillare di colori e forme. Ognuna è diversa e ogni volta stupisce la ricchezza dei decori e delle fogge degli abiti,tanto da solleticare anche fotografi professionisti ,che si cimentano nel concorso fotografico “22 sfumature di Bocco”con foto in bianco e nero o a colori .Ogni maschera ha un suo perché e vuol rappresentare qualcosa,come si può scoprire qui:  http://www.carnevaledeifiglidibocco.it/le_mura_castellane.html anche se il re Bocco è il protagonista che apre le porte del borgo e racconta la storia. Maschere bellissime insieme a cibo, musica, balli, sbandieratori, giochi circensi  e arte, che  si sono  meritate  anche il “Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo” e, nell’anno 2014, la prestigiosa “Medaglia del Presidente della Repubblica”.

Il Carnevale dei Figli di Bocco 2023 si svolgerà in due fine settimana e quattro date: 4, 5, 11, 12 febbraio. Quella di quest’anno è la 26ª edizione moderna Puoi vedere la bella scheda descrittiva di ciascuna maschera

E sarà autunno?- da Frida la loka.

Lombardia

E siamo qui; ancora. Il sole immutato offre il suo candore più vitale come se no fossimo ad un passo di Natale, come se no fossimo in guerra.

Il mare increspato, le sue onde che colpiscono la pietra, una, due, infinitamente è sempre lui, semplicemente cambia colore secondo le sue emozioni.

Qualche telo copre la fine sabbia e uno ch'alto umano si fa abbraciare dall'acqua.

La maggior parte delle piante, con un verde e brillante fogliame, qualcuna di loro ingiallita per terra e un timido fiore ancora nasce trionfalmente.

Per quanto mi riguarda, m'affascina il lago, mi rassicura; quando giovane, sfidavo le onde in mare aperto con la gagliardia propria della spensieratezza, addirittura pazzia osserei.

Adesso mi cula il calmo e sereno, quando le gocce l'ho stuzzicano la sua pelle si'arriccia e i pesci vanno a rifoccillarsi.

E io osservo. Pensieri; tanti.

Vincitori e vinti, siamo qua, nessuno va molto lontano.
Su oppure giù...
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Tua.

1 novembre, 2022.

Dal blog personale:

http://fridalaloka.com

Lo so, è di giorni fa, pubblico solo oggi perché sono stata travolta da tante situazioni da risolvere e non postergabili. Quella giornata era bellissima e quel sole fu l’ultimo; preludio d’un autunno che arrivò proprio il giorno successivo.

Ripubblicato su:

http://alessandria.today

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San Gimignano è il paese delle torri. Le vedrete spuntare all’orizzonte, tra le antiche case in pietra del borgo toscano, di Why we love Italy

Why we love Italy

San Gimignano è il paese delle torri. Le vedrete spuntare all’orizzonte, tra le antiche case in pietra del borgo toscano.

Un tempo le torri erano settantadue. Oggi se ne contano quattordici. Non perdete tempo a fare i calcoli. Godetevi il panorama.

Considerate il simbolo dell’architettura medievale in Toscana, nel 1990 sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Mentre le guardi, rifletti su quanto sia antica la storia di San Gimignano: dalle invasioni degli Ostrogoti di Totila, alla peste del 1348, alla sottomissione a Firenze. La mente ritorna al Medioevo, il “periodo buio” studiato a scuola che ha lasciato un segno indelebile nell’architettura dei palazzi.

Artisti famosi, come Domenico Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi, Piero del Pollaiolo, hanno vissuto e lavorato a San Gimignano e adornato le chiese con le loro opere, che possiamo ammirare ancora oggi. I monumenti ai caduti ricordano ai visitatori che le due guerre mondiali hanno interessato anche questa parte della Toscana, tra le colline della provincia di Siena.

Buonanotte a tutti voi, cari amici, da San Gimignano!! 🇮🇹❤😴👋

San Gimignano is the city of towers. You will see them appear on the horizon, among the ancient stone houses of the Tuscan village.

There were once seventy-two towers. Today there are fourteen of them. Don’t waste time calculating. Enjoy the view.

Considered the symbol of medieval architecture in Tuscany, in 1990 they were declared a World Heritage Site by Unesco. Looking at them, you reflect on how ancient the history of San Gimignano is: from the invasions of the Ostrogoths of Totila, to the plague of 1348, to its submission to Florence. The mind goes back to the Middle Ages, the “dark period” studied in school which left an indelible mark on the architecture of the buildings.

Famous artists, such as Domenico Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi, Piero del Pollaiolo, lived and worked in San Gimignano and adorned the churches with their works, which we can still admire today. The war memorials remind visitors that the two world wars also affected this part of Tuscany, in the hills of the province of Siena.

Goodnight to all of you, dear friends, from San Gimignano!! 🇮🇹❤😴👋

Grazie: Complimenti a 📷@instagram.com/danieleragazzini

Bettelmatt, di Me Piemont

Me Piemont

Bettelmatt

Il bettelmatt è un formaggio prodotto esclusivamente in alcuni alpeggi estivi siti nell’Ossola superiore .

In particolare, alpe Bettelmatt, Kastel, Vannino e Toggia che si trovano in alta Val Formazza, mentre alpe Forno, Sangiatto e Poiala in Valle Antigorio (e più precisamente in Valle di Devero), tutti oltre i 1800 m s.l.m.

Con il nome bettelmatt si identifica fin dal XIII secolo, un formaggio di eccellenza che veniva utilizzato come merce di scambio.

Il nome Bettelmatt deriva da battel che significa questua, quindi era senz’altro utilizzato per forme di beneficenza, l’unione a matt, che in tedesco significa pascolo, rende chiaro il significato del nome in: pascolo della questua.

Il suo nome deriva dall’omonima Alpe Bettelmatt anticamente dei signori de Rodis. Deve la sua fama alla ricchissima fioritura del pascolo.

L’attuale tecnica di preparazione risale al Quattrocento. Il latte intero, prima utilizzato solo per produrre formaggio semi-grasso e burro, da allora viene portato a temperatura direttamente all’alpeggio. Il formaggio prodotto viene pressato con grosse pietre, lasciato riposare un giorno, salato e conservato in piccole baite chiamate “Speicher”.

Nel 1710 si parla già di un formaggio Bettelmatto in documenti dell’Archivio Borromeo. Vasti pascoli di produzione sono stati distrutti, negli anni 30, dalla costruzione di diversi bacini idroelettrici.

(Fonte: Wikipedia)

Il bellissimo comune di Bellagio

Why we love Italy

Il bellissimo comune di Bellagio è un borgo lombardo che si affaccia sul lago di Como. Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica davvero esclusiva: il borgo si trova sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del lago di Como. Sormontato dalle Alpi, questo incantevole comune è uno dei luoghi più visitati del comasco.

Il centro storico di Bellagio, chiamato anche “il Borgo“, con i suoi numerosi negozietti situati lungo strette viuzze a gradoni, intervallate da infiniti passaggi e portici, è rinomato in tutto il mondo e attira ogni anno migliaia di turisti.

L’atmosfera che si respira tra le sue vie è quella di un borgo molto vivace ed elegante, dal passato sfarzoso ed internazionale, fatto di eventi culturali, artistici e mondani di alto profilo. Teatri dalla fitta programmazione, grandi e lussuosissimi alberghi, che già nell’800 facevano concorrenza per eleganza a quelli delle principali capitali europee e botteghe artigianali di altissima qualità hanno fatto la storia di questo paese. 🇮🇹❤👏👋

The beautiful town of Bellagio is a Lombard village overlooking Lake Como. An enchanting tourist and cultural destination, Bellagio is famous for its truly exclusive geographical position: the town is located at the northern end of the Lariano Triangle, right at the point where the two branches of Lake Como branch off. Surmounted by the Alps, this enchanting town is one of the most visited places in the Como area.

The historic center of Bellagio, also known as “il Borgo”, with its numerous shops arranged along narrow stepped alleys, interspersed with infinite passages and arcades, is renowned throughout the world and attracts thousands of tourists every year.

The atmosphere that reigns in its streets is that of a very lively and elegant village, with a sumptuous and international past, made up of high-profile cultural, artistic and social events. Theaters with a dense program, large and very luxurious hotels, which already in the 19th century competed in elegance with those of the main European capitals and high-level artisan shops have made the history of this country. 🇮🇹❤👏👋

Grazie: Complimenti a📷@instagram.com/temistio

Cronaca. Territorio: Terremoto in Irpinia 23 novembre 1980

Enrica Bocchio

Ho indagato qua e là per avere notizie accettabili sul terremoto in Irpinia, ma i siti che ho visitato evidenziano, chi più chi meno, le speculazioni che sono state fatte in questi 42 anni da quel tragico 23 novembre 1980 alle 19,34, quando 90 terribili secondi sconvolsero 8 province italiane: Avellino, Caserta, Benevento, Matera, Napoli, Foggia, Salerno, Potenza, rasero al suolo paesi e città, provocarono 2914 morti, 8848 feriti, 280.000 sfollati.

E’ spaventoso dover considerare che gli iniziali 8000 miliardi di lire stimati per la ricostruzione, nel 2000 erano diventati 60.000 miliardi; nel 2008 si parlava di 32.000 miliardi ma di euro, di euro! E nel 2010 i miliardi di euro erano arrivati a 66.000, con un fiorire di inchieste: Terremotopoli, Irpiniagate, Terremoto infinito… E la ricostruzione non è ancora terminata…

SAPORI E PROFUMI DI LIGURIA: PERCORSO TRA RICORDI DI FAMIGLIA E PIATTI TIPICI

di Ludovica Palì

Madeleine 

Il profumo di una madeleine inzuppata nel tè rievocava nello scrittore Marcel Proust piacevoli ricordi d’infanzia. Ed è proprio così che funziona per tutti. Ognuno di noi conserva in memoria delle fragranze legate a determinati momenti di vita; momenti che riaffiorano anche dopo molti anni se torniamo a contatto con quel particolare odore ad essi collegato.

L’odore del cibo è fra i più evocativi 

Giornalmente la nostra vita è scandita da pranzi e cene, grande varietà di alimenti, e ognuno di noi ha i propri piatti preferiti. Quando sentiamo il profumo di alcune pietanze ci appaiono immagini vivide di momenti vissuti e riproviamo alcune emozioni, anche risalenti all’infanzia. 

La fragranza della pizza appena sfornata

In giornate in cui siamo giù di morale, un consiglio è quello di preparare un piatto che sappiamo essere evocativo per noi e che riporta a galla un ricordo felice. Ricordate, ad esempio, quando nelle fredde sere invernali in prossimità del Natale la mamma ci preparava una cioccolata calda e poi si preparavano insieme i biscotti alla cannella? Al tempo non ci facevamo caso, ma oggi il profumo della cannella e il ricordo che gli associamo potrebbero corrispondere a una vera e propria pillola del buon umore.

Biscotti alla cannella

Tour gastronomico tra i miei ricordi

I piatti tipici della mia vita sono quelli presenti nel territorio ligure della Spezia e del territorio toscano con cui confina, luogo di incontro tra la città di origine di mio padre, Genova, e quella di mia madre, Livorno. A La Spezia ci sono molti ristoranti che offrono piatti della cucina tipica ma quelli tramandati in famiglia sono l’esaltazione di quei sapori antichi che tanto mi piacciono, ricchi di genuinità e autenticità. Ora molte ricette che prepariamo sono state rivisitate aggiungendo altri ingredienti che non fanno parte della tradizione, perciò alcuni piatti sono diversi da quelli preparati all’origine ma fanno parte della tradizione di famiglia

Sgabei

Una specialità locale sono gli sgabei, ovvero pasta lievitata fritta. In genere viene data loro una forma allungata perché dovrebbero essere tagliati a metà e farciti con salumi o formaggio, ma sono buoni anche da soli. Vengono preparati spesso nelle sagre mentre in città si possono gustare in alcune friggitorie o come antipasto in alcuni ristoranti. E il mio ricordo più divertente va all’odore pungente di olio fritto alle sagre di paese. Sgabei farciti di salame o caldi con Nutella erano le nostre cene estive quando ero più piccola, tra balli di gruppo e qualche calcio al pallone erano le sere più belle passate in campagna. 

Sgabei 

Focaccia

Ogni regione d’Italia ha una focaccia tipica e quella spezzina è abbastanza bassa e croccante. Viene preparata tonda, rettangolare oppure a triangolo. Gli ingredienti sono farina, acqua e sale ma quello che cambia è la cottura, l’importante è che sia unta con molto olio. Una delle colazioni preferite da mio padre, «il vero genovese la gusta così» afferma ogni volta che intinge una bella fetta unta nel caffellatte, ritrovandosi poi più olio che latte.  

Focaccia ligure 

La cima alla genovese

La cima ripiena è un piatto povero di ingredienti, ma non di sapore. La ricetta prevede un taglio di carne di vitello, tipicamente preso dalla pancia, piegato in modo tale che possa creare una sorta di tasca da farcire con diversi ingredienti come uova, piselli, animelle, mollica di pane e maggiorana. È sempre stato nella mia famiglia il piatto delle feste, cucinato obbligatoriamente il giorno di Capodanno. «Se l’anno funesto vuoi evitare, cima a Capodanno devi mangiare» cita ogni anno mio zio per sottolineare l’importanza di questo piatto, dunque che fai? Non ne mangi una porzione abbondante per scongiurare la sfortuna? 

Cima alla genovese

Il Pandolce 

La ricetta del Pandolce è semplice pur avendo molti ingredienti. Le varie ricette liguri lo vogliono tutte ricco di uvetta, canditi e pinoli e si prepara senza lievitazione. Ha una consistenza morbida, umida e leggermente sbriciolata. Tradizione vuole, nella mia famiglia, di prepararne due, uno per i “bimbi” di casa e uno per i più “grandi”. Non sono mai stata un’amante di uvetta e canditi, così come i miei cugini, quindi viene chiesto ogni anno, a mio padre, il “pasticcere di Pandolce” della famiglia, di prepararne uno speciale con gocce di cioccolato solo per noi piccoli golosi. 

Pandolce 

Panigacci e testaroli 

Sono due piatti tipici della cucina povera della Lunigiana che nascono da un impasto molto simile – fatto di acqua, farina e sale – ma differiscono quanto a preparazione e consumo. I testaroli vengono cotti su un testo di ghisa, ed una volta raffreddati vengono rapidamente bolliti in acqua e conditi con olio e parmigiano, pesto e sugo. I panigacci vengono invece cotti su testi di terracotta, prima arroventati nel camino o nel forno a legna. I testi vengono impilati uno sopra l’altro, in modo che la pastella rimanga schiacciata ed il calore accumulato dalla terracotta la faccia cuocere rapidamente. Vengono serviti insieme a salumi, affettati e formaggi spalmabili. Quando ero più piccola li preparavamo nel forno a legna nel giardino dei miei zii, non amavo particolarmente questo piatto però mi piaceva l’atmosfera che si creava quando venivano preparati. Tutta la famiglia insieme, nelle calde sere estive illuminati delle lucciole e in lontananza la musica di qualche sagra. 

Panigacci e testaroli

Invito i blogger a diventare autori di Alessandria online

Invito ovviamente esteso a tutti i blogger ma anche a chi non ha un proprio blog ma ama scrivere e vedere pubblicato quello che scrive su un media online, oltre che su diverse pagine social collegate…

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IN MONFERRATO VENDEMMIA ANTICIPATA E OTTIMA ANNATA DA GRANDI VINI di Silvia Gario

QUEST’ANNO LA VENDEMMIA IN MONFERRATO, COME IN TUTTO IL RESTO DEL PIEMONTE, SARA’ ANTICIPATA DI ALMENO 15 GIORNI.
L’ANNO 2022 VERRA’ RICORDATO COME L’ANNO DELLA RIVOLUZIONE VENDEMMIALE.
IL PROFILO QUALITATIVO SARA’ ELEVATO.

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Mentre in Franciacorta (con Pinot Nero e Chardonnay) ed in Sicilia (con il Grillo, uva autoctona) hanno già cominciato a raccogliere, la vendemmia Piemontese quest’anno partirà presumibilmente a Ferragosto. Tra i filari del territorio, costellati di uve bianche e nere, non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione, vigneti compresi e del grande caldo: nottate afose e temperature elevate che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di ‘respiro’ climatico con il tradizionale sbalzo termico.

Così, se si fino all’anno scorso si vendemmiava da inizio settembre, come facevano i nostri nonni ad inizio secolo, quest’anno invece è l’anno della rivoluzione. Anche perché “la vite, che abitualmente non soffre la carenza idrica, potrebbe invece accusare problemi se non dovessero intervenire precipitazioni. I problemi sono legati ai picchi di calore, che potrebbero provocare l’appassimento degli acini sulla pianta prima della maturazione”.

Una vendemmia più bassa nei numeri, ma di grande profilo qualitativo. È questa la stima a proposito dei vigneti del Monferrato, con uve sane e senza particolari criticità malgrado la gelata di aprile.

Lo stato sanitario delle uve è molto soddisfacente. Per ora i grappoli sani, con un bilanciamento ottimo tra acidità e tenore alcolico, promettono belle sorprese.

“Ottima qualità, gradazione buona, bucce delle uve spesse: sono questi i caratteri che spiccano dalla vendemmia di quest’anno” (dall’analisi del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

Foto di jacqueline macou da Pixabay

“Una qualità eccellente che ci lascia prevedere un’evoluzione in cantina di alto livello, in linea con quella degli ultimi anni. Il grande caldo di quest’anno, però, ci mette in guardia sul futuro: stagione dopo stagione, i cambiamenti climatici sono sempre più percepibili, in particolare in agricoltura, e questo deve portarci a riflettere sul tema delle irrigazioni in vigna.”

Secondo l’Osservatorio Geofisico di Unimore, l’estate 2022, cominciata di fatto già a maggio, è molto simile a quella del 2003 di 19 anni fa. Anche allora, infatti, il caldo che caratterizzò la stagione fu definito ‘Hyperestremo’.

Anche Il Professor Claudio Cassardo, del dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Torino, ha presentato un’interessante analisi sulle differenze tra l’estate 2003, storicamente riconosciuta come caldissima, e quella del 2022 che stiamo affrontando: “si nota la fortissima anomalia pluviometrica negativa di quest’anno. – scrive Cassardo – Il 2003 fu l’anno dell’estate caldissima, il cui record stagionale ancora resiste in molte località piemontesi. Le prime ondate di calore iniziarono a maggio e sono visibili nell’andamento della temperatura massima, ma sostanzialmente – a livello termico – le due annate per ora si sono equivalse.” La differenza però la fanno le differenti precipitazioni.

Ricordiamo tutti che il 2003 è stata un’ottima annata vinicola, perciò in Monferrato siamo pronti a produrre anche quest’anno vini d’eccellenza.

23 ottobre – Trisobbio (AL) – Fiera Nazionale del Tartufo Bianco

23 ottobre – Trisobbio (AL) – Fiera Nazionale del Tartufo Bianco

Degustazioni guidate nelle cantine storiche, mercato di tartufi del territorio, raccolti nella Tartufaia di Trisobbio, piatti tipici e vini locali per la quarta edizione nazionale della Fiera Nazionale del Tartufo Bianco “Tarsobi Tartufi & Vino”. Per maggiori informazioni: www.comune.trisobbio.al.it

Territorio. Me Piemont: Casa Scaccabarozzi

Casa Scaccabarozzi

Casa Scaccabarozzi, comunemente nota ai torinesi come Fetta di polenta (Fëtta ‘d polenta in piemontese), è un edificio storico di Torino situato nel quartiere Vanchiglia, all’angolo tra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo; in passato fu nota anche come «Casa luna» e «la spada».

La sua particolarità e l’origine del suo soprannome risiedono nel suo color giallo ocra e soprattutto nella singolare pianta trapezoidale e molto sottile dell’edificio, simile a una “fetta di polenta” appunto, e che fa sì che uno dei prospetti laterali misuri appena cinquantaquattro centimetri.

Progettata da Alessandro Antonelli, il nome ufficiale deriva dal cognome della moglie dell’architetto, Francesca Scaccabarozzi, nobildonna originaria di Cremona. La coppia visse nell’edificio soltanto per pochi anni, per trasferirsi poi nell’edificio adiacente, sempre di progettazione antonelliana, di via Vanchiglia 9, angolo corso San Maurizio.

(Fonte: Wikipedia)

Territorio. Me Piemont: La Panissa

Panissa

La paniscia (in novarese) è un tipo di risotto diffuso tra Piemonte e Lombardia con alcune varianti regionali.

È diffuso soprattutto nel Novarese con il nome di paniscia e nel Lodigiano ed alta Lomellina, dove è conosciuta come paniscia; nonché nell’appenninica alta val Curone (paesi di Bruggi, Salogni, Caldirola, Forotondo ecc…), dove è stata importata dai lavoratori stagionali nelle risaie vercellesi ed è celebrata da una sagra a Lunassi ad inizio settembre.

Si ipotizza che il nome derivi da panìgo, una varietà povera di miglio, con il quale veniva cucinato questo piatto, prima della diffusione del riso.

Gli ingredienti della panissa vercellese sono: riso della varietà Arborio, Baldo, Sant’andrea o Maratelli, fagioli della qualità tipica coltivata a Saluggia o a Villata, cipolla, vino rosso Barbera, lardo, salam d’la duja, sale.

Gli ingredienti della paniscia novarese sono: riso della varietà Arborio, Carnaroli o Roma, fagioli borlotti, cavolo verza, carota, sedano, cipolla, vino rosso (possibilmente delle Colline Novaresi), lardo (non il burro), cotica di maiale, salam d’la duja, sale e pepe. In ogni casa, naturalmente, la ricetta viene personalizzata e spesso la lista degli ingredienti è ridotta anche se sicuramente non possono mancare i fagioli, la cipolla, il vino e il salame.

Un piatto di panissa si può abbinare ad un vino rosso fermo di medio corpo come un barbera piemontese o un vino delle Colline Novaresi (ad esempio un Ghemme DOCG) o delle Coste della Sesia (come ad esempio un Gattinara DOCG).

(Fonte: Wikipedia)

A Pisa una mostra dei pittori della luce  : i “Macchiaioli, “rinnovatori dell’arte e paladini del Risorgimento.Gabriella Paci

A metà ottocento ,poco fuori dalle mura di Firenze è un mondo contadino fatto di case coloniche,renaioli e contadini,lavandaie e tessitrici domestiche. Proprio la zona Piagentina dà vita a una scuola di pittori conosciuti con il nome di “Macchiaioli”; artisti  che dipingono la realtà locale  attraverso l’uso della luce e che da Piagentina msi diramano a Venezia,La Spezia, Castiglioncello .

Il termine “Macchiaioli” apparve nella “Gazzetta del popolo”nel 1862 e il cronista voleva indicare con questo nome  un modo nuovo di fare pittura, fuori dai canoni tradizionali, in modo realista,facendo tuttavia delle “macchie. “ Ovvio che il termine era dispregiativo e derivava da “darsi alla macchia””essere fuggitivo”  insomma .

Del resto, il sostenitore del movimento, Diego Martelli, aveva sostenuto che “la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colori e per chiaroscuro,si volle ottenere la realizzazione della realtà attraverso toni di colore,per macchie,insomma” distruggendo quasi il disegno come era la tradizione accademica per sostituirlo con il colore come elemento dominante.

Martelli nel suo discorso fa riferimento a quanto veniva detto nel “Caffè Michelangelo” di Firenze in via Cavour tra il 1855 e il 1866 quando, al suo interno discutevano animatamente Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giovanni Fattori, Adriano Cecioni, Cristiano Banti ma anche i veneti Vincenzo Cabianca,Fedrico Zandomeneghi,il ferrarese Giovanni Boldini,il romagnolo Silvestro Lega ,il pesarese Vito D’Ancona .

Tra i sostenitori,oltre al già citato Martelli, troviamo il poeta Giosuè Carducci.Oggi delle due stanze del Caffè, al numero 21, resta una targa a testimoniare la presenza di un luogo che ha dato ospitalità a celebri artistiche volevano liberarsi  dalle pedanterie accademiche per esprimere la libertà ,compresa quella della patria, attraverso una forma d’arte che avvicinasse il popolo. Non a caso tra i dipinti più conosciuti troviamo “Cucitrici di camicie rosse” e” 26 aprile 1959 “ dove una donna cuce una bandiera tricolore di Odoardo Borrani che celebrano in pieno il Risorgimento italiano.

Negli anni 70 con il trasferimento di artisti  a Parigi o  la loro scomparsa,il gruppo si sfalda e nuovi movimenti rivelano altre sensibilità artistiche ma i “Macchiaioli” eserciteranno suggestioni su vari registi come Garrone che per il suo film “Pinocchio” sceglie sfondi che fanno pensare alla luce e ai colori usati da questi,o Scorzese che ne “L’età dell’innocenza “inserisce un dipinto di Fattori o ancora Luchino Visconti che in “Senso” inquadra più opere dei Macchiaioli.

Oltre 130 le opere dei “Macchiaioli “ in mostra a Pisa dall’8 ottobre fino al 23 Febbraio 2023 nel Palazzo Blu, provenienti da collezioni private e da istituzioni museali .

Giovanni Fattori : La battaglia di Magenta

Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero

Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero
Allerta smog nelle 13 città italiane al centro della campagna Clean Cities: 
da gennaio a inizio ottobre 2022 codice rosso per Torino, Milano, Padova. Giallo per Parma, Bergamo, Roma e Bologna. 
Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMS

L’appello di Legambiente al prossimo nuovo Governo: 
“Seguire i piani del Mims per decarbonizzare i trasporti. Per città più sostenibili e pulite si potenzino i servizi e mezzi green alternativi alle auto private e si implementino trasporti e zone a basse emissioni”

Scarica il Dossier
In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica. In questi primi dieci mesi del 2022 suona già il primo campanello d’allarme per inquinamento atmosferico. Livelli degli inquinanti off-limits, traffico congestionato e misure antismog insufficienti sono ormai una situazione di “malessere generale” che rischia di peggiorare con l’avvio della stagione autunnale-invernale.  È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato da Legambiente che, nell’ambito della campagna Clean Cities,  fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana. Per quanto riguarda il PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra.
Nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo). Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2:l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.
 
Un quadro, in sintesi, davvero preoccupante, visto che – ribadisce Legambiente – è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno – rendendo l’Italia suscettibile a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre). Da non trascurare anche l’impatto sulla salute: l’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto del continente europeo. Secondo le ultime stime dell’EEA (Agenzia europea ambiente), il 17% dei morti per inquinamento in Europa è infatti italiano (uno su 6). Per diminuire gli impatti sulla salute, e sull’ambiente, l’Europa ha fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050 (il Piano d’azione “Verso Emissioni Zero”) con la proposta intermedia di ridurre le emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 2005) entro il 2030. Ma per raggiungere tale scopo, secondo l’associazione ambientalista per liberare le città dallo smog occorre potenziare servizi e mezzi green alternativi alle auto private e implementare trasporti e zone a basse emissioni, come già predisposto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Inoltre, l’Italia deve accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani che sono la principale causa d’inquinamento nelle nostre città. Fondamentale sarà dunque l’integrazione tra le strategie europee, nazionali e regionali.

 
Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021. È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.
 
È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. “Tornano finalmente in alcune città i limiti alla circolazione per i veicoli più inquinanti – come i diesel Euro4, o, a Milano, gli Euro5 – vecchi, comunque, di 12 anni i primi e tra i 7 e gli 11 i secondi. Ma la sfida per le città italiane sarà l’incremento dell’offerta di servizi di trasporto pubblico e di mobilità condivisa elettrica per tutti, anche per chi abita in periferia. In Italia abbiamo più auto che patenti, con un quarto delle metropolitane, dei tram e dei bus elettrici d’Europa. Colmare questo divariosarà il compito delle 9 città italiane che aderiscono all’obiettivo ‘Carbon Neutral’ al 2030, condiviso con 100 città europee. Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bergamo, Padova, Parma, Prato non possono fallire, sono la nostra avanguardia”.
 
A distanza di una settimana dal nostro appello sull’emergenza smog nel bacino padano, si ribadisce la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale affinché la qualità dell’aria diventi una priorità per le amministrazioni. Torino è già in codice rosso con per il numero di sforamenti di PM10 consentiti in un anno (69 su 35 consentiti) È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”
 
Focus sulle politiche di mobilità. Infine, il report Mal’aria 2022 – edizione autunnale contiene anche un focus su ZTL, LEZ, offerta del trasporto rapido di massa e sugli investimenti nel settore previsti dal PNRR. Analizzate 15 città italiane: Roma, Torino, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Parma, Genova, Firenze, Prato, Napoli, Pescara, Bari, Cagliari e Catania. Quello che emerge, in sintesi, è che l’offerta del trasporto rapido di massa (treni, metropolitane, tramvie, filovie) rasenta la sufficienza nella maggioranza dei casi. Spesso insufficienti, per estensione ed efficacia, anche le misure di limitazioni al traffico e alla circolazione dei veicoli inquinanti.
 
Verso una mobilità pulita. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti: la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il Pnrr che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;Trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di Mobility a as Service);l’implementazione delle Ztl (Zone a traffico limitato), ma soprattutto di Lez (Low emission zone) e Zez (Zero emission zone), seguendo il modello di Londra, Amsterdam, Parigi, Bruxelles o Anversa. 
La campagna per liberare le città dall’inquinamento. Il Dossier Mal’aria ricade nell’ambito della Clean Cities Campaign alla sua III edizione. Un’iniziativa sostenuta da Legambiente insieme ad una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.
 
Il dossier è disponibile a questo link.

Adolescenti arrabbiatissimi, di Dr.ssa Mariangela Ciceri. Psicologa Clinica e forense

Adolescenti arrabbiatissimi, di Dr.ssa Mariangela Ciceri Psicologa Clinica e forense

Mariangela Ciceri

Alessandria: Chiunque si relazioni con un adolescente, figlio, nipote, conoscente o allievo, ben conosce come a volte sia difficile contenere quel lato aggressivo, che loro per primi hanno difficoltà a comprendere e a tenere sotto controllo.

Essere adolescenti non è semplice

Non sono semplici i conflitti che si devono gestire né le sfide che si devono accettare. 

Il corpo cambia, ciò che una volta erano garanzia di divertimento e tranquillità, come il gioco a carte con i nonni, o quel cartone animato che faceva ridere, perdono di valore. 

Ci si ritrova ad essere in un corpo che cambia e in balia di emozioni e desideri sbocciati all’improvviso, faticosi da comprendere e realizzare.

Possono avere l’impressione che tutti, in casa e fuori, si aspettino qualcosa da loro, un buon voto, un comportamento adulto, una buona educazione espressa attraverso un atteggiamento non ribelle. E perfino gli amici, possono non essere più quella gran compagnia che erano un tempo. La noia può diventare una assidua compagna, la rabbia una presenza costante.

Gli adolescenti non hanno un buon controllo sulle emozioni. 

Spesso le subiscono, cercano di decodificarle, possono addirittura esserne spaventati. Se la richiesta sociale (la scuola, il gruppo dei pari) e quella famigliare (la relazione con i genitori) innescano comportamenti stressogeni, l’adolescente può comunicare il suo malessere attraverso eccessi d’ira e comportamenti non del tutto funzionali.

Entrare nel mondo dei grandi significa percorre la passerella del giudizio, indossare maschere appropriate per celare agli occhi del mondo quelle insicurezze e paure che possono minare l’autostima e allora arrabbiarsi può essere tutto quello che rimane da fare.  

La risposta che da adulti, da genitori, amici, insegnanti possiamo dare è l’ascolto

Accogliere quella rabbia, lasciare che trovi il modo per essere riconosciuta, raccontata, espressa e solo dopo, quando tutto il dicibile è stato detto, da persone responsabili e autorevoli quali essere genitori e insegnanti impone, ridefinire quelle regole e quei comportamenti che riteniamo utili, necessari e inderogabili.  

Mariangela Ciceri

Sono psicologa clinica e forense. Come clinica mi occupo di consulenza e supporto psicologico sia individuale che di coppia, di psicodiagnostica, di sostegno alla genitorialità, di psico-geriatria, di orientamento scolastico e professionale. Come libera professionista in ambito giuridico e forense il mio ruolo è quello di consulente nella valutazione del danno psichico dovuto ad eventi traumatici, di valutazione delle competenze genitoriali in caso di separazione e divorzio, di mediazione familiare. Conduco inoltre laboratori di comunicazione, psicologia sociale, uso della scrittura come strumento di consapevolezza e problem solving, al fine di facilitare il superamento di criticità emotive.

Alessandria

cicerimariangela@gmail.com

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https://www.mariangelaciceri.it

Ambiente: Mauro GIANI: Scelta del sito nazionale scorie nucleari

Dopo una serie di notizie e smentite si è arrivati ad un passo preoccupante destinato a concludersi con l’indicazione del “sito meno idoneo possibile”. Quello per il confinamento delle tonnellate di rifiuti ad alta, media e bassa radioattività di origine industriale, sanitaria e, soprattutto, come residuo del breve periodo di produzione elettronucleare italiana.

Si tratta di quasi 150 ettari di territorio per la maggior parte coperti da strutture di contenimento “eterne” destinate ai rifiuti a media e bassa radioattività. Con circa un quarto di questa superficie destinata ad uno stoccaggio temporaneo (almeno decennale) delle scorie nucleari più pericolose, in attesa di una loro collocazione estera. Bene!

A tutto ciò l’Associazione Agriambiente di Alessandria si oppone da sempre! I costi di costruzione, gestione e decomissioning, come previsto, si stanno presentando proibitivi e di difficile quantificazione.

Ora, come già scritto in altre occasioni, assieme a Laboratorio Synthesis siamo per trovare (e aiutare le forze di governo e con responsabilità specifica) la migliore soluzione possibile, data l’insostenibilità e il rischio degli attuali stoccaggi temporanei (anche in provincia di Alessandria e Vercelli).

Meglio sarebbe esportare tutte le quantità in oggetto, anche a bassa e media radioattività o, in subordine, indicare il sito meno idoneo possibile. Sicuramente non in territorio alessandrino e vercellese per i possibili interessamenti di falda, la situazione idrogeologica difficile, la composizione poco idonea del terreno, la capillare presenza di centri abitati e, soprattutto, la presenza di numerosi siti di interesse storico/culturale.

Le associazioni ambientaliste nazionali competenti sull’argomento hanno più volte segnalato ai Ministri uscenti possibili intelligenti vie d’uscita… non sicuramente (come sembra) la ricerca “del territorio e dei Sindaci meno ostili dietro cospicuo riconoscimento”. Non aggiungiamo altro, attendendo l’ufficializzazione dei 58 siti, per ora non ancora iscritti nei repertori ufficiali.

Il Presidente Provinciale Mauro GIANI

Associazione Nazionale Agriambiente

Al via mercoledì 26 ottobre la NUOVA STAGIONE CULTURALE del MAGGIORE DI VERBANIA. Primo appuntamento con il documentario teatrale MATTEOTTI MEDLEY 

LODO GUENZI, FEDERICA FABIANI, ROSSANA MOLA e RITA PELUSIO, il gruppo UMAMI con il CORO SAN GREGORIO MAGNO e la Mezzosoprano GIORGIA GAZZOLA, CORRADO TEDESCHI, il gospel di VINCENT BOHANAN and THE SOUND OF VICTORY, FABRIZIO BENTIVOGLIO, STEFANO ACCORSI, MICHELE MIRABELLA con il DUO MERCADANTE, FRANCESCO PANNOFINO con IAIA FORTE, ERASMO GENZINI, CARMINE RECANO e SIMONA MARCHINI, MILENA VUKOTIC, PINO MICOL e GIANLUCA FERRATO, ELIO GERMANO, ENZO IACCHETTI e VITTORIA BELVEDERE, GIOELE DIX, I LEGNANESI

Ma anche momenti musicali come il musical di RED CANZIAN CASANOVA OPERA POP e THE DARK SIDE OF THE MOON il capolavoro dei Pink Floyd nel 50° anniversario, appuntamenti unici con la danza come quelli con la COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA, tra cui anche un’anteprima assoluta, e con la danza classica del RUSSIAN CLASSICAL BALLET; o il progetto di divulgazione dell’opera lirica di VENTI LUCENTI (in collaborazione con il Teatro Il Maggiore di Verbania e gli Istituti Scolastici della provincia di Verbania) o la riduzione in forma da camera dell’OPERA DI BIZET.

Al via mercoledì 26 ottobre 

la NUOVA STAGIONE CULTURALE del MAGGIORE DI VERBANIA

Primo appuntamento con il documentario teatrale MATTEOTTI MEDLEY 

a cura di e con Maurizio Donadoni

Dopo il successo degli spettacoli andati in scena negli ultimi mesi, il Maggiore continua ad accogliere sul suo palco il meglio dell’attualità, prosa, musica, danza e molto altro

Dopo uno stop quasi totale di diversi mesi e una graduale ma continua ripresa, tra mascherine in sala e posti distanziati, per quest’autunno siamo tutti pronti a tornare a teatro in una situazione che è sempre più simile alla “normalità” a cui siamo sempre stati abituati.

È in questo clima, fresco dai successi registrati durante gli appuntamenti di quest’estate nell’Arena Esterna, che il TEATRO MAGGIORE di VERBANIA si prepara a dare il via alla sua nuova stagione culturale in collaborazione con Piemonte dal Vivo.

La “città giardino sul Lago Maggiore” torna ad essere “casa” delle emozioni: dai momenti di riflessione più legati all’attualità alle piroette in aria dei migliori danzatori capaci di lasciare tutti a bocca aperta, passando per i sorrisi e le risate con la prosa e la gioia che solo la musica sa donare, da quella rock alla più classica delle opere. 

“Viviamo tempi non semplici, a livello locale e nazionale – ha aperto così la conferenza stampa Mauro Trombetta, Presidente della Fondazione Il Maggiore –Anche qui ci siamo trovati a fronteggiare un momento in cui ci siamo chiesti “come fare?”. Per questo devo ringraziare il Sindaco, molto vicino al teatro e alla sua nuova stagione in partenza, estremamente interessante perché in grado di intersecare aspetti nuovi e più tradizionali e diversi programmi intersecati tra di loro”. 

“Quella di quest’anno è la settima volta che ci vediamo a inizio autunno; arriviamo da un’estate di grande rilancio tra uscite e vita sociale, in cui abbiamo ospitato nella nostra Arena Esterna numerosi spettacoli ben riusciti, destinati a un pubblico giovanile, che solitamente mancava dal teatro – ha continuato Il Sindaco di Verbania Silvia Marchionini – Anche per questa stagione ritroviamo i due elementi tipici di Renata Rapetti: leggerezza e capacità di far riflettere, tra innovazione e recupero della tradizione teatrale, con spettacoli in grado di ispirarci senza mai essere pesanti. Un programma che saprà incontrare il favore sia del pubblico verbanese che di quello fuori città, rendendo il nostro territorio un punto di riferimento culturale”.

“Per la rappresentazione della stagione di quest’anno ho pensato a una “cartina della metropolitana”, con il sottotitolo FACCIAMO UN PEZZO DI STRADA INSIEME. È proprio questo quello a cui tengo di più: l’idea di percorrere insieme una strada di cultura, crescita e divertimento stando insieme e parlando di cultura. Ma anche gioia e tutti quegli elementi positivi che ci fanno pensare a questo teatro come una casa – ha proseguito Renata Rapetti, Direttrice Artistica del Teatro Maggiore – Altro sottotitolo potrebbe essere SE SBAGLIAMO FERMATA NON IMPORTA. Se in città si sbaglia fermata si perde tempo; qui invece non esistono fermate sbagliate, ma spettacoli diversi tra di loro e tutti d’interesse. Stiamo partendo per una nuova stagione, che sarà la prima dopo questi anni difficili tra Covid, politica e guerra, in cui punteremo molto sull’avvicinare i giovani al teatro”.

“La stagione 2022/2023 porterà in dote alcune significative novità, emerse in via sperimentale durante il periodo dell’emergenza sanitaria e confermate con convinzione nella programmazione – auspichiamo ordinaria – degli anni futuri qui al Teatro Maggiore di Verbania. È dunque una programmazione in cui l’approccio innovativo, in cui l’incontro con il “nuovo” è inteso come pratica concreta di rinnovamento rispetto a ciò che è stato, è sempre organicamente culturale e sociale prima ancora che tecnologico e digitale” ha dichiarato Matteo Negrin direttore di Piemonte dal Vivo.

“Vorrei ringraziare la Direttrice Artistica Renata Rapetti e il Presidente Mauro Trombetta soprattutto per un aspetto – ha concluso Riccardo Brezza, Assessore alla Cultura della Città di Verbania – Questa stagione aggiunge un tassello di qualità, permettendo al Teatro di crescere in qualità, capacità e voglia di costruire reti, sia all’interno della stagione stessa che con altre realtà, sostenendo altre iniziative che si muovono nel territorio. I punti di connessione con le altre realtà, i rapporti con le scuole e gli altri elementi che sono già stati menzionati faranno, ancora una volta, del Maggiore il cuore pulsante dell’offerta culturale cittadina”.

Inaugura la stagione, mercoledì 26 ottobre (ore 21.00), MATTEOTTI MEDLEY, un documentario teatrale a cura di e con Maurizio Donadoni. Che si sappia così poco della storia di questo “inutile eroe”, grazie al cui sacrificio – con quello di tanti altri – oggi viviamo in libertà, è un peccato. Lo spettacolo ripercorre questa storia – emblema di italici vizi e italiche virtù – alternando il racconto dei fatti nudi e (talvolta) crudi, a citazioni da musiche all’epoca popolari. Una narrazione d’un solo attore, ma a molteplici voci, che si espande in uno spazio scenico nitido, scarno e rigoroso, dove ognuno di noi è chiamato a rispondere, come può o come deve, alla domanda: che valore ha, per noi, oggi, la democrazia? (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Martedì 1° novembre (ore 21.00) appuntamento con Aldo Cazzullo e Moni Ovadia per lo spettacolo IL DUCE DELINQUENTE: Una storia a due voci in Aldo Cazzullo racconta, Moni Ovadia legge i testi del Duce e delle sue vittime. Con musiche e canzoni dell’epoca. Alla fine capiremo perché dobbiamo vergognarci del fascismo. Ed essere orgogliosi dei resistenti che l’hanno combattuto. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Domenica 13 novembre (ore 21.00) sul palco del Maggiore arriva la danza: la Compagnia EgriBiancoDanza porta in scena MYSTERY SONATA, i cui temi fondanti sono la compresenza di più realtà e dimensioni spaziali (e la loro reciproca influenza), l’eredità spirituale e la sua eco diretta o indiretta. Le domande che il coreografo si pone sono le seguenti: dov’è l’inizio e la fine delle nostre azioni e cosa rimane agli altri di noi? Quale è la realtà della natura delle cose? (la nostra visibile o quella impalpabile, oscura e a noi ignota ma che ci circonda, o entrambe?). E soprattutto quale è il rapporto fra le due? (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Segue, mercoledì 16 novembre (ore 21.00) TRAPPOLA PER TOPI di Agatha Christie con Lodo Guenzi“Trappola per topi” ha un plot ferreo e incalzante, è impregnata di suspense ed ironia, ed è abitata da personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una messa in scena non polverosa o di cliché” – dalle parole del regista Giorgio Gallione. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Sabato 26 novembre (ore 16.30), la conferenza spettacolo COME SOPRAVVIVERE ALLE NUOVE BOLLETTE: la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi ha scelto di offrire gratuitamente la possibilità di conoscere tutti i possibili sistemi ed accorgimenti che possono, in molte occasioni, rendere più sopportabili queste spese inattese.  È stata così organizzata una serie di incontri con Antonio Cajelli, l’educatore finanziario che lavora da diversi anni con la fondazione.

Lunedì 28 novembre (ore 21.00) appuntamento con GIOVINETTE Le calciatrici che sfidarono il Duce, tratto dal romanzo di Federica Seneghini e Marco Giani. Sul palco Federica FabianiRossana MolaRita Pelusio. 1932. Decimo anno dell’era fascista. Fine estate. Sulla panchina di un parco di Milano un gruppo di ragazze lancia un’idea, per gioco, quasi per sfida: giocare a calcio. Un racconto portato avanti con ironia, leggerezza e poesia da un trio tutt’altro che canonico che sa mischiare comicità e narrazione per mostrarci come, pur a distanza di tanti anni e di tante battaglie, certi pregiudizi siano duri a morire e come alcune battute e commenti di oggi siano terribilmente simili a quelli di allora. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Apre il mese di dicembresabato 10 (ore 21.00) lo spettacolo NAVIDAD NUESTRA Musiche andine e argentine con il gruppo UMAMI, nato nel 1986 raccogliendo l’eredità di diverse realtà musicali attive a Torino sin dalla metà degli anni ’70, il Coro San Gregorio Magno e la mezzosoprano Giorgia Gazzola

Mercoledì 14 dicembre (ore 21.00) il palco accoglie Corrado Tedeschi in L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA, di Luigi Pirandello: insieme al regista Marco Rampoldi, nacque l’idea di far precedere il breve atto unico da una sorta di semiseria ‘prova’ in cui il ‘debuttante’ Tedeschi deve dimostrare a due personaggi pirandelliani (che saranno poi il pacifico avventore e l’ombra di donna) di poter essere anch’egli ‘personaggio Pirandelliano’. Da qui prese le mosse un gioco sull’identità in Pirandello, basato soprattutto sul romanzo Uno nessuno centomila, con un coinvolgimento progressivo del pubblico, che diviene sempre più parte attiva dell’azione teatrale. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Chiude il mese di dicembremartedì 20 (ore 21.00) LA NOTTE DEL GOSPEL 2022 con Vincent Bohanan, talentuoso artista newyorchese che può vantare collaborazioni artistiche con i migliori artisti Gospel della scena americana, and The Sound Of Victory direttamente da Ney York, coro fondato nel 2014 e composto da artisti dell’area metropolitana newyorchese che, negli anni, ha condiviso il palcoscenico con artisti di grande calibro come Cece Winans (Grammy Awards) e Mariah Carey. 

Il primo appuntamento del mese di gennaio è per giovedì 12 (ore 21.00) con Russian Classical Ballet e LO SCHIACCIANOCI: basato sulla fiaba “Lo schiaccianoci e il re dei topi”, di E.T.A. Hoffmann, il balletto racconta la storia di una ragazza che sogna un principe. Una storia che attiva l’immaginazione in ognuno di noi, portandoci nel regno della fantasia.

Segue giovedì 19 gennaio (ore 21.00) Fabrizio Bentivoglio in LETTURA CLANDESTINA La solitudine del satiro di Ennio Flaiano. Molto citato, ma quanto realmente conosciuto? Facitore proverbiale di aforismi tra i più evocati, Ennio Flaiano è stato protagonista di primissimo piano della vita intellettuale italiana, soprattutto in quel periodo fecondo che dalla fine della guerra attraversa il boom economico e porta fino alla fine degli anni Sessanta. I suoi motti, che ancora oggi punteggiano i social network come gli articoli di giornale, hanno decostruito meticolosamente la società italiana di quel periodo, per raffigurarne con intento satirico i (molti) vizi e le (poche) virtù. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Primo appuntamento del mese di febbraiomercoledì 1° (ore 21.00), Stefano Accorsi in AZUL GioiaFuriaFede y Eterno Amor. In una città dove il gioco del pallone è febbre, amore e passione quattro amici fanno i conti con le loro rispettive vite e facendo affiorare ricordi, provano a ricostruire una serenità andata a pezzi. Nella loro semplicità, hanno qualcosa di molto singolare e unico che li accomuna; la passione folle per la squadra del cuore e infanzie originali, quasi fiabesche. Una storia di gente semplice, unita da un’amicizia inossidabile che li aiuta ad affrontare la vita stringendosi in un abbraccio delirante e commovente. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Venerdì 10 febbraio (ore 21.00) Michele Mirabella e il Duo Mercadante in DOMANI A MEMORIA: George Steiner disse una volta che la sopravvivenza dei classici è affidata alla lettura ad alta voce. È un po’ questo lo spirito con cui Michele Mirabella ha realizzato questo spettacolo, che porta il titolo del suo audiolibro: godibilissima rassegna di testi, a vario titolo fondativi della nostra identità culturale. Vi troviamo grandi capolavori della nostra tradizione letteraria, da Petrarca a Leopardi a Foscolo, con uno sguardo particolare a Dante, ma anche poesie che non ambiscono all’immortalità delle opere d’arte, come quelle di Ada Negri o di Luigi Mercantini, Italo Calvino, Dino Buzzati. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Il giorno successivo, sabato 18 febbraio (ore 21.00), sul palco del Maggiore THE DARK SIDE OF THE MOON Il capolavoro dei Pink Floyd nel 50° anniversario: un gruppo di giovani musicisti di varie regioni italiane ripropone il capolavoro con assoluto rispetto, riferendosi di volta in volta alle registrazioni originali o alle reinterpretazioni date dalla band nel corso degli anni, senza cadere mai nella riproposizione ‘a fotocopia’. Per restituire al meglio anche i significati contenutistici del lavoro, un giovane attore dà voce alle risposte date alle domande sul tema del confine vita-morte e lucidità-follia poste da Roger Waters, principale mente del progetto, e che sono disseminate nel disco aumentandone il fascino.

Dà il via al mese di marzomercoledì 1° (ore 21.00), MINE VAGANTI, lo spettacolo di Ferzan Ozpetek con Francesco PannofinoIaia ForteErasmo GenziniCarmine Recano e con Simona Marchini. Sentimenti, malinconie, risate, immutate dal cinema al teatro. Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati film (numerosi David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro), Mine vaganti. Al centro della vicenda la famiglia Cantone, proprietaria di un pastificio in un piccolo paese del Sud, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità l’azienda ai figli. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Giovedì 9 marzo (ore 21.00) arriva al Maggiore il musical di Red Canzian CASANOVA OPERA POP: Venezia 1755

La Serenissima, un tempo regina dei mari, è oggi un’affascinante cortigiana che si specchia nel verde smeraldo della laguna. Al crepuscolo del suo splendore, la città più bella del mondo, ospita alcuni dei suoi figli prediletti: Giambattista Tiepolo, Carlo Goldoni, Canaletto e il più ribelle e affascinante di tutti… Giacomo Casanova che, appena rientrato in città dal suo esilio di Vienna, con il suo carisma minaccia di far strage di cuori, rischiando di far precipitare Venezia nel caos. 

Sabato 18 marzo (ore 21.00) Milena VukoticPino MicolGianluca Ferrato in COSÌ È (se vi pare) di Luigi Pirandello. Scritta nel 1917, presenta il vano tentativo di far luce, in una città di provincia, sull’identità della moglie del nuovo segretario di Prefettura: si tratta della figlia della Signora Frola, come questa sostiene con assoluta certezza? Oppure quella donna è morta tra le macerie di un terremoto e la moglie del segretario è tutt’altra persona (com’egli sostiene)? Così è, se vi pare… ognuno di noi ha la sua verità! (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Domenica 19 e lunedì 20 marzo (orario da definire) Luigi Pirandello torna al Maggiore con l’adattamento e la regia di Elio Germano nello spettacolo COSÌ È (O MI PARE): il testo pirandelliano viene calato nella società moderna, dove “spiare” l’altro risulta ancora più semplice grazie all’uso dei nuovi media. Lo spettacolo è stato infatti pensato per essere realizzato in realtà virtuale, un nuovo strumento tecnologico, tra cinema e teatro, in grado di porre lo spettatore al centro della scena. Tramite cuffie e visori il pubblico si trova a essere non più a teatro, ma all’interno del lussuoso appartamento dove si svolge la storia. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Inaugura il mese di aprilelunedì 3 (ore 21.00), BLOCCATI DALLA NEVE di Peter Quilter con Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere. Una commedia brillante che ha come tema la convivenza tra persone diverse, sia per carattere, sia per il modo di concepire il mondo e la vita, in una situazione al limite, di estrema necessità. Patrick è un uomo di mezza età che vive solitario in un cottage di campagna. Patrick ama stare da solo. Negli anni ha sviluppato una sorta di misantropia. Un giorno però, durante una violentissima tempesta di neve, la sua pace viene turbata… (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Venerdì 21 aprile (orario da definire) sul palco CARMEN, il progetto di divulgazione dell’opera lirica di Venti Lucenti In collaborazione con il Teatro Il Maggiore di Verbania e gli Istituti Scolastici della provincia di Verbania, con la regia di Manu Lalli. Uno spettacolo emozionante e coinvolgente per raccontare la storia della bella sigaraia di Bizet: una storia sulla quale è bene che la comunità di interroghi perché affronta argomenti come l’identità di genere e la violenza, la diversità e il nomadismo culturale come condizioni naturali dell’individuo.

Sabato 22 aprile (ore 21.00) Gioele Dix in LA CORSA DIETRO IL VENTO Dino Buzzati o l’incanto del mondo: sotto il palazzo in cui abita un grande scrittore, piove dall’alto nel cuore della notte una pallottola di carta. Che cosa conterrà? Appunti senza importanza o versi indimenticabili da salvare? Da questo affascinante spunto, tratto da un racconto di Dino Buzzati, prende il via il nuovo spettacolo scritto e interpretato da Gioele Dix. (In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo)

Sabato 6 maggio (ore 21.00) la CARMEN di Georges Bizet torna al Maggiore in riduzione in forma da camera. Compendiare l’Opera Lirica, sintetizzarla senza snaturarla. Un progetto che mette in scena rivisitazioni in forma “da camera” di opere liriche, ridotte nei tempi, in atto e scena unici, mantenendo intatta l’azione scenica e drammaturgica e con storia chiara e perfettamente attinente alla partitura. Ciò al fine di rendere agile, fruibile e moderno un patrimonio culturale profondamente sentito quale quello delle opere liriche con tempi di esecuzione più accessibili per una società che corre veloce.

Mercoledì 17 maggio (ore 21.00) I LEGNANESI presentano il loro nuovissimo SOGNI: Mabilia da sempre desidera avere al suo fianco un uomo che la ami e la ricopra di denari e vizi. Questa volta, però, affinché il sogno si realizzi occorrerà l’aiuto dei genitori Teresa e Giovanni. Finalmente la fortuna entra nella vita della famiglia Colombo attraverso l’incontro con il figlio di una delle famiglie più potenti d’Italia. Mabilia è a un passo dalla realizzazione del sogno della sua vita…

Ultimo spettacolo della stagione, venerdì 2 giugno (ore 21.00) è la prima assoluta di EARTHEART Il cuore della terra, a cura della Compagnia EgriBiancoDanza. Lo spettacolo sintetizza le fasi precedenti del progetto EartHEart in una nuova dimensione teatrale, scandagliando con strumenti di avanguardia digitale, la potenza del pianeta e la meraviglia dei suoi ecosistemi, immergendo i danzatori in un fluire perpetuo di danza, immagini e suono: affascinante, magico, da contemplare e a cui abbandonarsi. A partire dal percorso esperienziale in situ EartHeart, che, come il gioco di parole in inglese suggerisce, unisce la parola cuore alla parola terra. 

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Coldiretti. Filiera del legno: risorsa naturale e rinnovabile, l’alternativa per combattere la crisi energetica

Dal patrimonio forestale arboreo regionale e provinciale una possibile soluzione

Filiera del legno: risorsa naturale e rinnovabile, l’alternativa per combattere la crisi energetica

Per evitare incremento quota di materiale di importazione, soprattutto rispetto al pellet

Il conflitto russo-ucraino sta avendo importanti ripercussioni sulle bollette di luce e gas, con più di 4 milioni di famiglie in condizioni di povertà energetica e aziende in difficoltà per l’aumento dei costi di produzione e commercializzazione. 

Due gli effetti negativi che si stanno verificando negli ultimi mesi: la riduzione della capacità di acquisto dei cittadini, e l’aumento dei costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare, con i rincari che si riversano su tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione. Il risultato è che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è costretta a cessare l’attività, mentre circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque obbligata a lavorare in una condizione di reddito negativo.

“Alla luce di questa situazione, sempre più critica dal punto di vita energetico, è necessario valorizzare la filiera del legno a livello territoriale – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –  anche al fine di evitare un incremento della quota di materiale di importazione, soprattutto rispetto al pellet. La guerra ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di aumentare le risorse energetiche interne per questo puntare su fonti alternative garantirebbe maggiore sicurezza nell’approvvigionamento portando nello stesso tempo al vantaggio di uno sfruttamento responsabile e sostenibile del bosco con salvaguardia essenziale del territorio, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro. Per non parlare, poi, degli effetti positivi che si riverserebbero sulla questione inquinamento e cambiamenti climatici, fattori che al giorno d’oggi non si possono più ignorare”.

In Piemonte ci sono quasi 1 miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura. E’ la regione, che a livello nazionale, ha la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari, ovvero il 38% del territorio, di cui i boschi coprono 932 mila ettari.

La provincia di Alessandria ha una superficie forestale pari a 123.607 ettari suddivisa tra 114.711 di bosco e 8.896 ettari di arboricoltura da legno.

“E’ essenziale trovare soluzioni per aumentare l’approvvigionamento interno di energia riducendo la dipendenza dalle importazioni – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. La guerra ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di aumentare le risorse energetiche interne. Puntare su fonti alternative come la filiera del legno, naturale e rinnovabile, garantirebbe maggiore sicurezza nell’approvvigionamento portando nello stesso tempo al vantaggio di uno sfruttamento responsabile e sostenibile del bosco con salvaguardia essenziale del territorio. Solo i boschi gestiti in modo sostenibile assolvono al meglio funzioni importanti per la società come la prevenzione degli incendi, delle frane e delle alluvioni o l’assorbimento di CO2. Grazie al lavoro ed alla presenza costante delle nostre aziende, è possibile preservare i territori dall’abbandono, svolgendo un insostituibile presidio rispetto all’assetto idro-geologico del territorio, e mantenere un patrimonio naturale che ha una grande valenza turistica ed ambientale”.

Il dolore s’ incarna, Annamaria Latini

Foto Rai News

Marche, 15/ 09/2022 (alluvione) Annamaria Latini

Il dolore s’ incarna

Nell’ infausta sorte
avida notte a brandelli
e la morte e l’amore incedono..
La putrida acqua
ingoia gl’ affetti più cari,
e l’allegria degl’ amori nascenti
giace, sconfitta.

Il dolore s’ incarna!

Profumo d’ amata terra
con amore custodita;
gingilli sepolti
d’ infanzia gioiosa;
suggellati argomenti
ad honorem,
or, inesorabilmente recisi.

Il dolore s’ incarna!

Sulla traiettoria ancor vitale,
il coraggioso pensier giovanile
azione celere diviene,
e con purezza d’intenti
travolge le” barriere”.

È umile operosità,
della Speranza,
preziosa Virtù !

Annamaria Latini
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