L’emancipazione femminile passa anche attraverso la moda : 100 anni per segnare la libertà totale del look.Gabriella paci

L’evoluzione e l’emancipazione della donna passa anche attraverso la moda che denota anche le tendenze della società nei suoi confronti.Dall’abbandono di bustini e abiti con sottogonne, la libertà di essere libere non ha mai smesso di essere tuttavia voglia di bellezza e seduzione unita alla voglia di avere un ruolo lavorativo e personale di parità che ancora, nel 2024 non è stato pienamente raggiunto ,Ma vediamo l’evolversi della moda femminile in oltre 100 anni

E’ a partire degli anni 20,quando finita la grande guerra, c’è voglia di cambiamento,di rinascita e  la donna vuole avere un ruolo sociale prima di allora negatogli: ha dato prova di tenacia e adattamento quando gli uomini non c’erano e dunque vuole guidare,fumare,indossare pantaloni e ballare .Sono gli “Anni ruggenti”.Nasce la moda charleston dal ballo omonimo che si caratterizza per abiti più corti e agili con frange,perline e piume ma anche pratici pantaloni e capelli corti o caschetti con frange Anche le scarpe devono essere comode per potersi muovere e ballare e Coco Chanel sa comprendere tutto questo anche negli abiti inventando il tailler con giacca corta in stoffa twidd o in maglia. Nasce ora l’intramontabile tubino nero,simbolo di un’eleganza sobria e fascinosa.

Gli anni 30 vedono la nascita dei cartamodelli per cucire abiti da sole e i comodi pantaloni prevalgono sull’eleganza anche grazie all’arrivo dei jeans e dello stile country.

Anche l’introduzione delle fibre sintetiche come il nylon aiuta la praticità di indossare calze finissime per evidenziare le gambe mentre gli abiti da sera si fanno scollati sul dorso e fascianti. Dopo la Grande Depressione del ’29, si abbandona lo sfarzo degli “Anni Ruggenti” e la moda ritorna a privilegiare la sobrietà e l’eleganza.

Gli anni 40 vedono nascere il bikini e stupisce sapere che questo ridotto costume è per risparmiare il tessuto,tanto utile per le divise dei soldati al fronte.Anche la gonna si accorcia,diventa ruota con vita stretta  e mostra le gambe ,segnate ,da chi non ha calze di nylon,da un seducente rigo nero sul retro al centro..Le sorelle Fontana,simbolo indiscusso di eleganza,  vestono le italiane ma anche attrici famose come Liz Taylor Audery Hepburn, Grace Kelly

Gli anni 50 sono gli anni del boom economico e della voglia di ripresa dopo la 2 guerra mondiale:la donna ha sostituito gli uomini nei lavori e nelle attività prima impensabili per lei. Marlyn Monroe è l’influencer della moda: Jeans, camicie ,cappotti ampi ma anche creme per il viso e tanta disinvoltura-

Ci sono però tendenze opposte: c’è lo stile Bon ton della perfetta casalinga e quello appariscente delle Pin up, che rappresentavano i sogni erotici del pubblico maschile. L’outfit della “brava ragazza” era caratterizzato dalla gonna a ruota, camicetta, cardigan appoggiato sulle spalle, ballerine e coda di cavallo. Diversamente il look inconfondibile delle Pin up era caratterizzato da shorts, camicia dalla scollatura ampia legata alla vita e ballerine, ma non mancavano neanche le gonne a ruota con gli irrinunciabili pois e i capelli raccolti in una banana.

Gli anni 60 segnano l’avvento della minigonna di Twiggy e della moda dei figli dei  fiori o hippie con abiti floreali ,ampi e leggeri indossati con zeppe alte nel nome della libertà dai tabù e dalle regole strette

Negli anni 70 si comincia a giocare con l’identità di genere come David Bowie che ridefinisce i confini della moda di genere con outfit oversize,salopette e tute maschili/femminili ,pantaloni palazzo ,tute e sneakers,ma anche tanti stivali ,giacche in pelliccia, cappottoni

Gli anni 80 segnano l’età della protesta punk e del “brutto” ;le ragazze indossano abiti sporchi ,sciupati,tipo tuta da lavoro con stoffe stropicciate e jeans larghi e sformati. Oltre agli uomini e donne in carriera,infatti  gli anni 80 sono segnati anche da una drastico cambiamento di stile di cui Madonna  fu promotrice, con i suoi look stravaganti e trasgressivi, iniziò a dettare tendenze, diventando l’idolo più seguito. In quegli anni si indossano gli abiti con le spalline, le gonne in tulle, i jeans stretti a vita alta, i capelli si cotonano e il make up impone il colore. I colori pastello dettano legge, i colori più usati il fucsia e blu e giallo. Nell’abbigliamento iniziarono a farsi strada i colori fluo e i tessuti elastan.

Negli anni 90  nascono bomber scarpe dr.Martens ,il chiodo in pelle a imitazione delle” spice girls” back street boys”.Si mostra l’ombelico e si fanno piercing ovunque in segno di autonomia e ribellione.”Gli stilisti “Dolce e Gabbana” indicano una moda di livello ma non convenzionale

Gli anni 2000 accentuano il casual con le tutte Adidas che diventano un must per più occasioni indossata con scarpe dott.Martens o zeppe oltre che con le snikers

Il 2010 e il 2020 segnano…la libertà totale:scarpe a punta larga o a punta stretta,tacco o senza, tute o abitini con paillettes nell’alternanza giorno/ sera. Modelli oversize e aderenti ;giacche sagomate o a sacco, colori soft o accesi…tutto per tutte nella piena libertà di essere come ci sentiamo o vogliamo essere

Turismo …una passione che dilaga,Gabriella Paci

Da poco conclusa la grande guerra del 1915/18 si scatenò in Italia e non solo la voglia di divertimento ,acuita da enormi cambiamenti sociali politici ed economici per cui si passò da un turismo d’elite, concesso solo ai nobili o facoltosi uomini d’affari e professionisti a un turismo di massa, aperto cioè anche alla piccole e media borghesia.

L’Italia, già mèta ambita nell’800 da rinomati vacanzieri stranieri ,rinnova la sua fama con molte nuove località della costa tirrenica e adriatica dove proliferano stabilimenti balneari, pensioni, hotel di ogni tipo e costo per chiunque volesse soggiornare al mare. Non solo :anche zone montane e terme attirano il turismo di vario livello economico e sociale.

Di conseguenza si diffonde “il costume da mare “che passa da quello di maglia di Maria Carolina di Berry a modelli più dinamici e audaci che permettano meglio bagni e abbronzatura e nell’arco di un decennio arriveranno quelli “elasticizzati” ,accompagnati dalle  creme solari di cui la prima,nata sembra su idea di uno squattrinato farmacista francese, è Ambre Solaire  che diventerà il marchio “Orèal” ancora di grande diffusione mondiale insieme ad altri marchi tuttora notissimi.

Manifesti pubblicitari  dell’epoca sono conferma evidente di questo primo boom di vacanza di massa.

Le vacanze d’elite però sono restate nel tempo,mutando semmai destinazioni e mezzi di trasporto come lussuosissimi yacht privati , spiagge riservate, voli in 1 classe e hotel a 5 stelle.

Stando ai siti di viaggi di lusso o d’elite,le destinazioni europee,lasciando da parte il turismo esotico,sempre più apprezzato sono in ordine ;

  1. Costa Azzurra-Francia
  2. Monaco_
  3. Sardegna
  4. Corsica (francia)
  5. Mykonos (Grecia)
  6. Marbella (Spagna)
  7. Peloponneso(Grecia)
  8. Lago di Como e di Garda
  9. Santorini(Grecia)
  10.  Taormina
  11. Formentera(Spagna)
  12. Pantelleria

Sono ovviamente suscettibili di variazioni perché ogni anno il jet set può seguire l’onda di qualche vip e abbandonare a favore di altre, le destinazioni fino allora scelte-

Overturism

Un fenomeno nuovo che si può tuttavia collegare al turismo di massa ma non solo è l’overturism che riguarda località balneari in primis ma che città d’arte a vocazione turistica/culturale come Venezia Firenze,Roma,; Napoli, ma anche le sorelle europee come Barcellona Amsterdam  Madrid o Parigi o Praga non ne sono immuni.

E’ un termine inglese che indica un eccesso di turismo che si manifesta in numeri enormi di ingressi nelle città e che rendono il traffico  e l’utilizzo dei locali di ristorazione ,dei musei e il transito nei luoghi con reperti o monumenti d’interesse quasi impossibile. Tutto ciò causa disagi notevoli ai residenti e finisce spesso con il deteriorarsi delle città anche nei loro aspetti paesaggistici e monumentali. Venezia ha cercato rimedi nell’imporre un gruppo di 25 persona per guida turistica e mettendo una tassa d’ingresso : provvedimenti che tuttavia non hanno scoraggiato i turisti.

Un altro metodo per evitare questo sovraffollamento dovuto anche al turismo “mordi e fuggi”  proposto da numerosi sindaci al governo è l’istituire una legge che vieti gli affitti brevi di uno o due giorni in abitazioni dedicate o peggio, al nero.Ci sarebbe così un maggiore controllo dei flussi turistici e la riduzione di disagi per i residenti.

Due parole sul lavoro e sulla formazione…

Si parla tanto di mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Le imprese non trovano certe figure professionali.  Danno perciò colpa alla scuola che non forma adeguatamente oppure danno colpa ai giovani che non vogliono sporcarsi le mani e non vogliono più fare certi lavori (ma ci sono alcuni titolari di attività commerciali che addirittura pagano pochissimo i giovani, da qui la definizione di generazione 250 euro, oppure che non vorrebbero pagarli, perché danno loro l’opportunità di imparare un mestiere). D’altronde l’Italia è fanalino di coda in Europa per le spese nell’istruzione. Quindi l’istruzione pubblica con le risorse economiche attuali a disposizione non può formare adeguatamente. Le aziende oggi investono molto di più di un tempo nella formazione dei dipendenti, ma non ancora in modo sufficiente per affrontare adeguatamente le sfide dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale. Ma davvero poi i corsi aziendali, fatti da società esterne, spesso costosi, sono efficaci? Il vero tessuto produttivo italiano è costituito da piccole imprese. Sono queste il motore dell’economia italiana. Il sintomo manifesto che la formazione non è adeguata in queste imprese si vede dal fatto che i figli che dovrebbero rilevare le piccole ditte non si rivelano adeguati imprenditorialmente e perciò il problema maggiore di queste realtà è il mancato ricambio generazionale in gran parte dei casi. Se è vero che le grandi aziende se la cavano se i figli dei grandi imprenditori non sono validi, perché hanno un esercito di consulenti, professionisti, dirigenti, altrettanto non accade nelle piccole imprese, che hanno meno risorse economiche e meno professionalità. Nelle grandi aziende, nelle corporation, nelle multinazionali a dirigere e a governare non sono spesso i proprietari o i soci di maggioranza ma i tecnocrati, mentre nelle piccole imprese molto è delegato all’imprenditorialitá dei proprietari e degli eredi. Sempre a proposito di formazione a questo si aggiunga il fatto che molto spesso le aziende ricercano esclusivamente sia gente giovane in età di apprendistato che gente esperta, ovvero vogliono in gran parte lavoratori giovani da formare che lavoratori maturi già adeguatamente formati. Finisce così che i disoccupati cinquantenni si trovano senza futuro, senza pensare poi che le conoscenze diventano subito obsolete e i corsi per disoccupati delle regioni spesso servono a ben poco. Si parla tanto di formazione continua, ma spesso questa diventa autoformazione continua, che adesso è più efficace tramite il digitale learning,  cioè con i corsi a distanza, online. Tutto ciò naturalmente finisce a carico, sulle spese del singolo individuo.  Il fatto è che dobbiamo accontentarci di questa realtà economica, dato che le risorse sono quelle che sono e il mercato è quello che è. Siamo lontanissimi dalla società post-capitalista di Marx, in cui “da ciascuno secondo le sue capacità,  a ciascuno secondo i suoi bisogni” oppure dallo slogan socialista “da ciascuno a secondo delle sue capacità, a ciascuno a secondo del suo lavoro”. Per Rousseau per combattere l’ineguaglianza e la forza bruta dello stato di natura ci voleva un contratto sociale tra i singoli e lo Stato, che esprimeva la sovranità popolare. Il contrattualismo è stato visto come la vittoria dello stato di diritto, della democrazia. Eppure in questi ultimi anni in Italia il diritto di lavorare e i diritti dei lavoratori sono venuti meno. Si pensi alla grande disoccupazione giovanile, per cui tanti ragazzi emigrano, o si pensi all’elevata precarizzazione dei lavoratori, che non hanno più garanzie per avere un mutuo dalle banche. Il governo Meloni festeggia perché è aumentato il tasso di occupazione, ma queste problematiche restano nascoste sotto il tappeto. Però i problemi restano, gli italiani li vivono quotidianamente sulla loro pelle, al di là dei trionfalismi di facciata. 

8 dicembre: festa dell’Immacolata Concezione. Una festa religiosa che riguarda anche i non credenti,Gabriella Paci

(Arezzo)

Una delle feste religiose più importanti, che cade nel periodo dedicato al Natale è quella dell’8 dicembre, quando si celebra “L’immacolata Concezione” ovvero la Vergine Maria

Si tratta di un dogma della Chiesa cattolica che con la bolla di papa Pio IX  “Ineffabilis Deus “ nel 1854 l’8 Dicembre appunto, sancì che la Madonna era stata concepita pura, a differenza di tutti gli uomini che nascono con il peccato originale dopo la disubbidienza di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre e che solo il sacramento del battesimo può cancellare. Dio volle preservarla dal peccato perché il suo grembo potesse accogliere in modo perfetto e degno il Figlio divino fattosi uomo.

La Chiesa collega tale festa con le apparizioni di Lourdes e, per decreto reale, è anche il giorno in onore della patrona del Portogallo. La festa è celebrata in tutto il mondo cattolico e in parte di quello protestante. La festa fu resa solenne per la prima volta il 6 dicembre 1708 con una bolla di Papa Clemente XI.

Benchè la nostra costituzione definisca l’Italia un paese laico, in questo giorno sacro per la Chiesa, molti uffici ,esercizi pubblici e scuole restano chiusi perché le nostre tradizioni sono molto legate alla religione, da cui deriva anche gran parte della nostra letteratura, dell’arte  e della storia.

Festeggiamenti

In molte città, oltre alle funzioni religiose dedicate, si attuano processioni e si fanno fuochi d’artificio ,anche se per tradizione, si addobba l’albero di Natale proprio in questa data e si allestisce il presepe, mescolando così tradizioni pagane e cristiane. Oggi, tuttavia si è soliti anticipare queste usanze, iniziando prima a fare addobbi e luminarie nelle varie città

A Roma In occasione della ricorrenza, per tutto il giorno la cittadinanza romana porterà il proprio omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza Mignanelli, a ridosso di piazza di Spagna .La tradizione vuole che i primi siano i vigili del fuoco che inaugurarono il monumento nel con il deporre una corona  di fiori sul braccio della statua. Il  monumento fu inaugurato l’8 dicembre  1857 grazie al lavoro di 220 vigili del fuoco diretti dal Poletti. All’inaugurazione e consacrazione della colonna intervenne lo stesso Pio IX con gran parte della corte pontificia, mentre l’ambasciatore di Spagna – in alta uniforme e in segno di continuità con la dinastia dei Borbone – assisteva insieme a tutti i funzionari dell’ambasciata, tanto che per accogliere tutti davanti alla facciata dell’ambasciata di Spagna fu montata una falsa facciata. 

Se le sue condizioni di salute lo consentiranno, parteciperà all’omaggio 2023 anche Papa Francesco che alle ore 16 circa pregherà davanti alla statua e deporrà dei fiori alla sua  base

Prima del Santo Padre ci saranno numerosi i gruppi e le personalità che lasceranno omaggi floreali ai piedi della colonna alta 12 metri progettata dall’architetto Luigi Poletti, che ha sulla sommità a la statua mariana in bronzo realizzata dallo scultore Giuseppe Obici.

In alcune regioni come Abruzzo, Puglia e Umbria ancora oggi si accendono fuochi e si preparano le frittelle

3 dicembre ;giornata mondiale della disabilità.Gabriella Paci

Oggi 3 dicembre è la giornata mondiale della disabilità. Vorrei ricordare con questa poesia ,un mio alunno portatore di handicap, deceduto prematuramente, la cui dolcezza era un dono per tutti.  

A Jacopo

Ti annunciava il tuo passo lieve di folletto 

e il sorriso verde degli occhi

aperti sullo stupore della vita

nel bosco delle meraviglie.

A te, Jacopo, creatura leggiadra,

si rivelava il battito d’ali della farfalla

o il tremito della foglia sul ramo;

per te le parole assumevano

il suono magico dell’incanto

quando leggevi assorto

e gioivi del raggio di sole

come un dono inatteso…

Ci hai regalato la tua voglia di vita,

hai seminato  affetto e tenerezza

lasciandoli crescere nel giardino

sconfinato dei sentimenti

dove nessuno potrà mai reciderli.

Ed ora tu, creatura leggiadra,

 sei lassù

nell’azzurro del cielo

dove fioriscono  per sempre

 i fiori  dell’innocenza.

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Venere e Marte (piccola, innocua provocazione)…

Secondo gli antichi la guerra di Troia fu causata dal rapimento di Elena. Poi basti pensare come fece Pascal ai guai che provocò il naso di Cleopatra. La storia non lo dice ma si può giustamente supporre che la psiche di alcuni dittatori e condottieri fu determinata da delle delusioni sentimentali oppure si può pensare che molti guerrafondai diventarono tali per conquistare nuove terre, nuovi onori, nuove ricchezze e con esse belle donne. Venere può portare a Marte.

Ma Venere stessa subisce il fascino di Marte: le donne amavano Mussolini, così come hanno amato e amano boss mafiosi sanguinari. Si vede anche tra adolescenti: le ragazze amano il più forte tra i maschi, anche se è il più prepotente e violento. Da amare un uomo forte che dia senso di protezione ad amare un uomo violento il passo è breve. Marte e Venere sono due elementi della natura umana strettamente connessi e che si richiamano tra loro. Questi aspetti sono più forti della ragionevolezza, della cultura  e del senso di giustizia. Oh certo i principi della civiltà! Oh certo la correttezza delle relazioni umane! Oh certo le donne sono contro la guerra! Non vi fate ingannare! Marte e Venere, Venere e Marte: è qualcosa di atavico, di ancestrale, addirittura di archetipico: è più forte della donna e dell’uomo. Alla call to action di Venere Marte non si tira mai indietro e viceversa. È una primordiale fascinazione reciproca, che resta sottotraccia ma è un movente decisivo nella storia. Gli opposti si attraggono. Gli estremi si toccano. È la cosiddetta armonia dei contrari. 

In guerra Venere viene controllata in modo totale.  Per le crociate i soldati cristiani obbligavano le loro donne a mettersi la cintura di castità, mentre loro erano liberi di stuprare altre donne. In guerra Venere viene addirittura umiliata, distrutta. In guerra il corpo delle donne nemiche viene torturato, percosso, stuprato. Dal senso del possesso, dalla conquista alla barbarie il passo è breve.  I miliziani di Hamas hanno anche decapitato ragazze ventenni. Si pensi al ratto delle Sabine. Ma con i secoli siamo andati oltre. Distruggere Venere significa distruggere il simbolo della bellezza. 

Ma Venere può annichilire Marte? Nella commedia di Aristofane Lisistrata suggerisce alle donne ateniesi di fare sciopero del sesso fino a quando non fosse sopraggiunta la pace. Facile a dirsi e difficile a farsi, forse impraticabile. E per l’appunto resta una commedia. La realtà è ben diversa. 

Una piccola nota sul conflitto in Medioriente…

Ora tanti si improvvisano esperti del conflitto israelianoplaestinese o araboisraeliano. Dalla propria comfort zone ovattata sputano sentenze, condanne, anatemi. Un tempo gli stessi avevano fatto corsi accelerati di virologia e infettologia, poi di putinologia. Ora dicono la loro, alcuni pure ironizzano o fanno i sarcastici. È chiaro che ognuno ha il diritto-dovere di farsi un’idea, ma invece di esprimere opinioni avventate e fuori luogo di una questione molto complessa dovrebbe ripassarsi la storia e rimanere in silenzio, che non è segno di cerchiobottismo o di compromissione morale o di indifferenza o di paura o di menefreghismo: è solo rispetto per i morti innocenti di entrambe le parti e dei loro familiari, perché, mentre qui si divertono nelle dispute ideologiche, in Medioriente si muore e la vita vale poco o nulla. Tifare emotivamente e infantilmente per una parte o per l’altra significa a mio avviso essere beceri e anche peggio. La solidarietà a chi è coinvolto è un conto, il tifo da stadio è ignobile e stupido. Se tifare in questo modo significa non tirarsi indietro e prendere parte, allora io preferisco il silenzio. Un conto è sentirsi chiamati in causa, ma la partecipazione non deve diventare odio né polemica sterile. E il silenzio, oltre a essere sana e consapevole ammissione di ignoranza, è anche rispetto per i tanti israeliani e palestinesi che non istigano all’odio ma vorrebbero vivere in pace in Medioriente o altrove nel mondo. Lasciate fare informazione ai giornalisti. Lasciate esprimere opinioni a esperti di geopolitica o di politica estera o agli storici. Tutto il resto è un ignobile teatrino che specula sui morti innocenti, su migliaia di morti innocenti. Quindi un bel tacere non fu mai scritto e non è pura questione di opportunismo, ma è soprattutto questione di buon senso e di un minimo di umanità!

Sulla mentalità in provincia, sulla guerra tra i sessi, i fasciocomunisti, il comunismo-consumismo…

Da un lato c’è la mentalità sessuofobica cattolica. Dall’altro c’è il bombardamento pornografico di questa società occidentale. La risultante di queste due forze contrapposte varia da persona a persona. Le donne vogliono essere emancipate sessualmente, ma vogliono fare in modo da salvaguardare la reputazione. Gli uomini invece esigono che le donne siano delle pornostar in privato, ma poi non vogliono risparmiarsi il piacere di dirlo agli amici e magari fanno anche i video porno con le amanti o la ragazza da mostrare come trofei. Gli uomini soprattutto in provincia si comportano da talebani adolescenti, raccontando tutto agli amici della propria partner. Le donne in provincia, visto che c’è una maggiore repressione nei paesi e nelle cittadine, credono ciecamente ai complimenti degli uomini, alle becere captatio benevolentiae, fatte unicamente per portarsele a letto. E in Italia sono poche le grandi città e molti i paesi e le cittadine! La provincia trionfa e detta legge! Ci sono persone che sono fiere di essere provinciali e non si farebbero mai sprovincializzare a nessun costo! Comunque se si aggiunge che bisogna essere fighi, ricchi, sessualmente superdotati, come i mass media impongono, ecco allora che gli italiani per fare del buon sesso devono soprattutto apparire e mentire spudoratamente. Quanto sforzo per una conquista! Quanta apparenza! E questa è solo la parte ludica o benevola. Poi c’è la guerra tra sessi quotidiana (femminicidi, divorzi, separazioni, stalking, ghosting, padri poveri, querele e controquerele, etc etc). Per non parlare poi dell’omofobia strisciante, dilagante che esiste in provincia, dove si ha paura perfino di uscire da soli con un amico per non “rischiare” di essere considerati gay!

Ora anche in Toscana è cambiato vento. Il primo partito a Pontedera è Fratelli d’Italia, dopo lo scandalo del keu e l’andazzo politico generale, ma il centrosinistra ha in questa regione la forza della tradizione: è qui che è stato fondato il partito comunista. Per ora Fratelli d’Italia sono “brava gente”, come c’era scritto su una pagina Facebook satirica riguardante i toscani, mentre fino a qualche anno fa molti urlavano “fascista carogna ritorna nella fogna”, “uccidere un fascista non è reato” oppure cantavano “ho un rigurgito antifascista: se vedo un punto nero gli sparo a vista”. Ormai sono lontani quei tempi. Il vento è cambiato. I comunisti più duri e puri si arruffiano, fanno compromessi, chiedono favori a chi potrebbe governare regione, province e comuni in futuro. Era il 2008 quando lessi la bella raccolta di Butcovan e lui riteneva che in Romania ci fosse stato il comunismo e in Italia invece il consumismo. Aveva ragione a grandi linee, ma c’erano le regioni rosse che erano comuniste e consumiste: veri ossimori viventi dalle mille contraddizioni intrinseche; Pasolini notava i difetti capitalistici di Bologna, lo sviluppo industriale selvaggio, etc etc. I vescovi emiliani ponevano l’accento a quei tempi sull’ateismo ideologico dei loro concittadini. Le regioni rosse erano viste male dal Nord e considerate negli anni Settanta isole felici dal Sud, in quanto comuni e province avevano una loro politica di accoglienza, inclusione, integrazione nei confronti dei meridionali (si pensi al modello di Bologna per gli studenti fuorisede del Sud). Ritornando ai giorni nostri, alle prossime elezioni centrosinistra e centrodestra se la giocheranno. Da una parte una destra autoritaria, miope, convenzionale che ha rifiutato 37 miliardi del Mes sanitario e che sperpera miliardi per il ponte sullo stretto di Messina, basando tutto su demagogia, faciloneria, retaggi ideologici stantii. Dall’altra parte un centrosinistra non convincente, senza idee, amante delle supercazzole, che non piace agli italiani, al popolo, che come cantava Gaber ha avuto un cedimento a destra. La destra fa errori madornali, la sinistra non ha argomentazioni convincenti e con la Schlein spaventa l’elettorato incerto, moderato, conservatore, che fa l’ago della bilancia (e non mi riferisco al suo orientamento sessuale, ma alla patrimoniale e altre proposte). L’importante comunque è dare qualche contentino alla base, che vive di vecchi retaggi e simbologie. Gli eletti guardano con occhio paternalistico la base. Gli elettori, nonostante molta scontentezza, votano per un’antica e consolidata fede i partiti di centrosinistra. Ma a dire il vero in Toscana votano per il centrosinistra anche per rapporti di clientelismo, perché qui i rossi hanno sempre governato e ci sono ricchi imprenditori che fanno il voto disgiunto e ci sono ricchi politicanti del centrodestra locale che magari in gran segreto finanziano il PD. Così procede la vita in Toscana tra fasciocomunisti e comunisti-consumisti. E se è vero che in Toscana non esistono fascisti veramente duri e puri, perché si fanno condizionare dalla mentalità rossa vigente, è altrettanto vero che, se un tempo nelle regioni rosse il consumismo veniva determinato, modellato dal comunismo regionale, oggi il comunismo si è ormai consumato e l’unica ideologia, l’unica religione, l’unico comunismo rimasto ormai è quello del consumismo.

Due parole semplici sulla guerra tra i sessi…

In principio c’era la tragedia greca, ad esempio Medea. Poi un tempo i rapporti di coppia disfunzionali, anomali erano propri della drammaturgia. Come non ricordare “Il padre” di Strindberg e “Casa di bambola” di Ibsen? Già alcuni scrittori avevano anticipato i tempi, descrivendo “la lotta dei sessi”. Per lo stesso Pasolini la coppia moderna era malata. Woody Allen aveva rappresentato le difficoltà e le incomprensioni della vita di coppia, talvolta analizzandole con la psicanalisi.  Fellini aveva mostrato l’inadeguatezza del maschio maturo moderno nei confronti del femminismo e del cambiamento dei costumi con il protagonista Snaporaz in “La città delle donne”. Gaber cantava le difficoltà dello stare insieme in belle canzoni come “Il dilemma” e “Un uomo e una donna”. Oggi la lotta dei sessi è diventata la guerra dei sessi. Un tempo lo stare in coppia salvava le persone dalla solitudine, dai problemi, dai guai. Era un’opportunità di crescita. Oggi la coppia può essere luogo di conflitti, di violenza, di sopraffazione, come non mai. I rapporti umani, sentimentali sono sempre più brevi, sempre più usa e getta. Le persone si annoiano presto, si stancano presto, hanno molte più opportunità di innamorarsi di altri/e. Gli strascichi e le conseguenze di una fine logorano e rovinano le persone dal punto di vista economico, affettivo, familiare, insomma per quel che riguarda la qualità della vita, la stabilità psicologica. Oggi si registra un boom di relazioni disfunzionali, di amori tossici. Le discussioni avvengono all’ultimo sangue, si covano risentimenti per mesi, anni fino all’esplosione. Il buon senso, che come scrivono i filosofi non è senso comune, è sempre più prerogativa di pochi. Talvolta le persone non hanno senso della misura e vogliono imporsi sull’altro/a. In certe coppie entrambi vogliono avere sempre ragione. Ci sono persone che interagiscono con schemi e modelli di riferimento del tutto errati. È un attimo passare dal grande innamoramento alle reciproche accuse, al trattare i/le partner come un/a nemico/a.  I casi di violenza domestica, di stalking, di minacce, di violenza psicologica, di femminicidi non si contano e sono sempre più frequenti. Spesso ci sono di mezzo i figli e alcuni/e dipingono l’ex partner ai pargoli come un mostro. Per alcuni/e la colpa è sempre altrui, il lato patologico è sempre altrui. Alcuni uomini si trasformano e da inguaribili romantici premurosi diventano aguzzini. È delinquenziale dire che certe donne sono masochiste o si innamorano sempre dell’uomo sbagliato, perché certi uomini nascondono bene la loro parte terrificante e poi al cuore non si comanda.   Le donne sono sempre più forti, più agguerrite e non vogliono più essere usate come oggetti, rivendicando la loro autonomia.  Inoltre gli agenti patogeni provenienti dalla società,  dal mondo esterno sono i più disparati. Quante persone vengono distrutte dal partner o dalla partner? Oggi la coppia più che un’ancora di salvataggio è un’occasione per slatentizzare la propria aggressività, per sfogare sull’altro le frustrazioni e i complessi. Se stare insieme, finché c’è l’innamoramento può essere una valida terapia senza setting, talvolta la coppia diventa patologica e, soprattutto in caso di separazione, ecco che si arriva in un attimo all’abbruttimento delle persone, all’inasprimento dei rapporti, allo sfociare nella violenza. Dalla dedizione totale, dall’esperienza totalizzante alla rottura definitiva il passo è breve, spesso basta un piccolo litigio. E poi alcune persone oltre a sentirsi insoddisfatte all’interno di una coppia si sentono sole. La coppia in certi casi non tira più fuori dai guai, ma ne crea ulteriori, spesso inaspettati, a cui non si riesce a far fronte. La stessa psicologia un tempo prevedeva solo la cura del singolo individuo, ma negli ultimi decenni si è diffusa la terapia di coppia, ovvero la terapia sistemica. I terapeuti per ristabilire un rapporto sentimentale analizzano “l’incastro di coppia”, cercano di far ricordare ai due perché si sono scelti, le ragioni per cui si sono piaciuti. Ma le coppie scoppiano lo stesso, spesso dopo una breve vita, dopo tentativi di riappacificazione. Non ci si accontenta più e se si può avere di meglio si lascia. La capacità di sopportazione è molto diminuita nelle persone oggi. Dopo uno screzio riconciliarsi è sempre più difficile. Oggi le donne dicono serenamente: “se non va, non va”. Sono lontani i tempi della subalternità delle donne, che è durata fino agli anni’80 ed è testimoniata ad esempio dalle belle canzoni di Mia Martini. Oggi le donne sono il sesso forte, sono sempre più protagoniste, pur tra mille difficoltà. Gli uomini accusano le donne di essere troppo spregiudicate, di volere tutto, di non essere mai soddisfatte. Le donne dicono che gli uomini di oggi sono degli eterni Peter Pan e che non ci sono più gli uomini di una volta.  Gli avvocati matrimonialisti guadagnano delle fortune.  Dove sono finite quelle coppie che stavano insieme per tutta la vita? Oggi le donne sono più esigenti. Gli uomini non tollerano spesso la libertà femminile, né un rapporto paritario. Alcuni soccombono, entrano in crisi interiori senza precedenti. Altri hanno reazioni spropositate e finiscono per perseguitare la donna. È anche vero che prima del’68 agli uomini era consentito tutto, erano mariti e padroni. È anche vero che dobbiamo immaginarci quante donne sono rimaste prigioniere del matrimonio fino al referendum sul divorzio! Oggi i tempi sono cambiati. Oggi certi comportamenti non vengono più tollerati. Secoli di patriarcato incidono ancora nella mentalità di molti uomini, che non riescono ad accettare la contemporaneità con le sue novità. Certi uomini non sanno stare al passo con i tempi e rivelano il loro lato oscuro dopo la fine di un rapporto.   Stare insieme è troppo rischioso, si possono innescare delle dinamiche distruttive per entrambi. Ecco allora che molti/e restano single. Ecco che ci sono sempre più single per scelta propria e non per scelta altrui, perché stare insieme richiede troppi sacrifici, troppe rinunce, troppo impegno. 

LE DONNE DI ARTEMISIA, di Rita Stanzione

La poesia dalle parte delle donne

il concorso letterario: LE DONNE DI ARTEMISIA promosso da Poesie Metropolitane e MomentiDiversi.

Dopo il successo delllo scorso anno,  Poesie Metropolitane insieme al Blog MomentiDiversi rinnova l’impegno sociale attraverso la poesia per parlare ancora una volta del femminile con la seconda edizione del contest letterario “Le donne di Artemisia”.

Oggi più che mai è necessario un intervento per il sociale, un cambio di rotta, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica, cercare di restituire alle donne la loro dignità, il loro posto nel sociale; spronarle a sognare, raggiungere i loro obiettivi, denunciare la violenza anche attraverso la forza delle parole. Il concorso letterario nasce allo scopo di premiare poesie e racconti con la pubblicazione in un’antologia che si vorrebbe portare nelle scuole, per strada, per farlo diventare un appuntamento annuale ma anche un progetto di crescita, un’opportunità per tutte le donne e per chi voglia cambiare idea su alcuni concetti. Anche questa edizione si arricchisce della collaborazione con la rivista Momenti DiVersi di Irene Mascia che ospiterà alcuni testi meritevoli nella nuova edizione.

L’antologia sarà pubblicata verso il finire dell’anno 2023. All’interno del libro oltre ai vincitori tante voci di donne che lavorano nel sociale che offriranno al lettore le loro storie.

Il concorso letterario in questione ha durata 13 luglio – 15 ottobre a seguito della recente proroga; il tema proposto è “Noi donne”. Un contest poetico dedicato all’universo del femminile, alla sensibilizzazione e al contrasto della violenza di genere, a ogni tipo di azione quotidiana che può ledere la dignità della persona, con attenzione al racconto di ogni sfaccettatura del femminile.

Il contest si suddivide in due sezioni:

A: Poesia in lingua italiana (massimo 25 versi);

B: Racconti oppure Storie autobiografiche (massimo n. 1 cartella).

La quota di partecipazione per ciascuna sezione è di 10 euro.

Dieci poesie vincitrici nelle Sezione A del concorso saranno pubblicate sull’antologia cartacea “Le donne di Artemisia” e nel LibroAgenda 2024. Le prime cinque classificate saranno pubblicate anche sulla rivista “Momenti DiVersi”.

Cinque storie autobiografiche saranno pubblicate nell’antologia “Le donne di Artemisia” e nel LibroAgenda 2024. Il racconto primo classificato verrà pubblicato sulla rivista Momenti DiVersi.

A ciascuno dei vincitori sarà consegnato un attestato di merito.

Per ulteriori informazioni e per scaricare la modulistica di partecipazione, è possibile consultare il link:
https://www.poesiemetropolitane.com/regolamento-le-donne-di-artemisia-ii-edizione-contest-letterario-dedicato-al-mondo-femminile-dal-13-luglio-al-30-settembre/2023/07/13/

Frutto acerbo – di Frida la Loka, (IT-ESP)*

Di Frida la loka, Lombardia.

Poesia al bambino che fu.

Bambino che non sei altro 
Il tuo percorso l'hai fatto;

camminavi goffamente una volta;

poi hai corso per lungo tempo; e senza accorgertene, sei stato derubato dal vivere.

Cosa si sente, camminare ex novo?; i pavimenti scintillanti;
luccicano lungo i corridoi monotoni, silenziosi.
Sei soddisfatto?

Raccontami! Dolce bambino, filtra la luce tra le finestre?

Sei stanco oramai;
Riesci a vedere il colore dei fiori?

Riesci ad amarli?

Chissà sé al calar la notte, ti spaventa, non essa, dico la solitudine?

La tua voce echeggia nelle stanze vuote.

Tansolo una musica soave ti fa compagnia.

Ancora oggi, si sente il ticchettio dei passettini di quel frutto acerbo.

Fruto verde

Poesía al niño que fue

Niño que no eres otra cosa
tu cammino lo haz hecho;

caminabas una vez graciosamente;

después haz corrido por mucho tiempo;
y sin darte cuenta, te robaron el vivir.

Que se siente, caminar ex novo?,
los pisos brillantes;
centellean a lo largo
de corredores monótonos, silenciosos.
Estás satisfecho?

Cuéntame, dulce niño,
pasa la luz a través de las ventanas?

Ya estás cansado;
logras ver el color de las flores?
Puedes amarlas?

Quien sabe si quando cae la noche, te asusta, no ella; digo la soledad?

Tu voz lanza ecos
en las habitaciones vacías.

Solamente una música poética
te hace compañía.

Hoy todavía, se siente el repiqueteo de los pasitos de aquel fruto verde.

Tua.

7 febbraio, 2023.

Dal blog personale

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

*Nota: questa poesia è stata pubblicata come noterete a febbraio di quest’anno. Mi faceva piacere riproporla con l’aggiunta della versione in spagnolo. Come farò di seguito con le altre, grazie a tutti quanti per la lettura. Frida.

Due parole semplici, semplici sull’identità e sull’apparire…

Per secoli i poeti e gli scrittori si sono interrogati sul rapporto tra identità e mutamento. Poi la palla è passata alla psicologia, che ha cercato di analizzare l’io statico e l’io dinamico. L’io era quel quid unico e irripetibile che ci distingueva dagli altri. Un tempo l’identità era costituita da valori, ideologia, idee, cultura, fede, senso critico, rettitudine, etc, etc. Oggi l’identità non ha più una preponderanza valoriale, ma materialistica. Nelle nuove generazioni l’identità è data dall’aspetto fisico, dal ruolo lavorativo, dalla macchina, dal reddito, dalla sessualità. Sono queste le caratteristiche fondamentali con cui oggi veniamo identificati, riconosciuti, giudicati. L’apparire ha avuto la meglio sull’essere. Il resto è pura illusione. Alcuni decenni fa le persone potevano scegliere il/la partner per “affinità elettive”, per gli interessi comuni. Oggi contano soprattutto quegli elementi sopracitati. Anche un tempo contavano gli elementi materiali, ma c’era molto meno materialismo.  Non prendiamoci in giro. La poesia? Il romanticismo? Il sentimento? L’intellettualità? Sono diventate cose marginali. Guardiamo la realtà dei fatti! Prima vengono i soldi, l’estetica, il sesso, il lavoro. Non giriamoci troppo intorno. Evitiamo ogni ipocrisia. Nessun perbenismo di facciata. Nessun inganno, né travisamento. Un tempo avevi voglia di essere bello, se non ballavi. E per conquistare una ragazza dovevi parlare con cognizione di causa, dovevi essere informato su quel che accadeva nel mondo. Un tempo si discuteva anche tra amici e amiche. Oggi tutto si è ribaltato, rovesciato. Oggi hai voglia di avere una ricca vita interiore, se non hai un aspetto fisico gradevole o non hai soldi!  Un mio amico ironicamente mi ha detto: “oggi con le donne… o sei ricco o sei Rocco (Siffredi)”. La mia generazione X probabilmente è stata l’ultima generazione che metteva al primo posto l’interiorità.  Ai miei tempi uno o una potevano essere bruttini/e ma interessanti e avere modo di esistere, di relazionarsi, di amare. D’altronde cosa vi volete aspettare? Questi sono i frutti della cosiddetta civiltà dell’immagine, oltre che di decenni di berlusconismo, in cui contavano più letterine e veline dei ministri. La pressione esercitata da mass media, moda, pornografia,  film, etc etc ha condizionato e condiziona tutti. Oggi vige il giovanilismo. È una rincorsa all’elisir di eterna giovinezza.  Chi non è giovane, deve sforzarsi a tutti i costi di apparire giovanile. Bisogna conformarsi ai dettami della società. Invece quanta saggezza c’è nell’accettare sé stessi e il proprio corpo!  Purtroppo non conta più il proverbio “dai all’età quel che l’età richiede”. Il cosiddetto io corporeo oggi è tutto o quasi.  Ed ecco la crescita esponenziale di disturbi psicologici come la dismorfofobia, etc etc. Oggi ciò che è interiore viene dopo e diventa un qualcosa in più, che spesso viene considerato ridondante, pleonastico, inutile. E questo vale per tutti e per tutte. D’altronde il consumismo ha bisogno dell’apparire, della cura dell’immagine, del materialismo. C’è tutto un business dietro, molto fiorente, tra palestre, chirurgia plastica, creme, cosmetica, Viagra, Cialis,  dietologi, negozi di abbigliamento, concessionarie di automobili,  etc, etc. Avete notato che c’è anche la cosmetica funebre?  La cura dell’immagine ha ampliato il mercato  e ha reso necessari nuovi bisogni. E il capitalismo vive di creazione di nuovi bisogni, come scriveva Marx nei suoi Manoscritti economico-filosofici. Tutto ciò è la conferma che la società capitalistica considera progresso e civiltà la trasformazione continua di comodità e cose superflue in necessità ineludibili. Ma qualcosa resta dell’interiorità; anche se viene occultato, rimosso, fagocitato l’io più profondo, ecco che delle scorie, del materiale spurio spuntano fuori. È quel che resta della nostra anima, rabberciata, e dei frammenti della nostra interiorità!  Ascoltate quella vostra voce interiore ogni tanto. Non soffocatela. Ascoltatela,  anche se vi dice delle cose che non vorreste sentirvi dire, perché la superficialità, il conformismo, l’apparire hanno un prezzo alto da pagare e presentano sempre il conto. 

Siamo papaveri, (ITA – ESP), di Frida la Loka

Poesia di Frida la Loka

Noi uomini, avidi, pieni d'ingordigia,
la gola non è mai sazia, e il bramare delle tasche
non ha né confini, né morale.

Noi uomini, abbiamo la sporca smania incrostata sotto la pelle morta; come l'anima rinsechita.

Noi uomini con desideri senza fine,
la cupidigia s'è impossessata di noi
e non reagiamo.

Nostra madre si ribella a noi miseri ominidi.
Terra di Demetra aflitta, immersa nel dolore e nell'oblio.

Le sue lacrime sono semi, i suoi occhi l'ovario che genera vita, ogni volta più fievole.

Noi uomini, siamo papaveri,
inabissati in un sonno eterno nel mare della arroganza,

Esili, taciturni, protetti d'un velo dorato di spighe di grano, sommersi.
Papaveri...

Il vento gioca con loro,
ed egli improvisano teneri gesti d'amore.

Mentre il soffio tra una spianata e l'altra, spinge furibondo un fuoco, frutto del peccato della mano di chi e sorto da Lei, Madre.

Giacciono sui cigli di sentieri aridi;
leggeri da movenze di valzer.

Petali rossi, venature di delicate trasparenze, vesti sottili,
come le carezze a un bimbo appena nato.
Immagine:  Žaneta Mišutová, Foto portata: Joanna Chaumontoise

Somos amapolas?

Nosotros los hombres, avaros,
llenos de codicia
La garganta no está satisfecha y la avaricia de los bolsillos, no tiene ni fín, ni moral.

Nosotros los hombres, tenemos el sucio frenesí incrustado bajo la piel muerta; como el alma ajada.

Nosotros los hombres, con un deseo sinfín
la tentación se ha apoderado de nosotros y
no reaccionamos.

Nuestra madre se revela contra nosotros miserables homínidos. Tierra de Deméter, afligida sumergida en el dolor y el olvido.

Sus lágrima son semillas, sus ojos, ovarios que generan vida, cada vez más débil.

Nosotros los hombres, somos amapolas,
Sumergidos en el mar de la arrogancia.

Delgadas, taciturnas, protegidas de un velo dorado de espigas de grano, sumergidas; Amapolas...

El viento juega con ellas,
improvisando tiernos gestos de amor.

Mientras el aliento entre una llanura y otra, lanza furibondo un fuego, fruto del pecado de la mano de aquél, que proviene de Ella, Madre.

Yacen en los bordes de senderos áridos; ligeras en sus movimientos de vals.

Pétalos rojos, líneas de delicadas transparencias,
Vestiduras suaves,
como las caricias a un niño apenas nacido.

Tua

28 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

La storia di Giona

La storia di Giona

Xheka Haxhiraj detta Giona

Giovane sordicieca, Giona 26 anni è di Rovereto e già ai tempi dell’Università aveva lasciato la casa dei genitori per trasferirsi a Trento.

Aveva scelto il corso di laurea in Servizio Sociale “affinchè le ingiustizie e i disservizi che ho vissuto sulla mia pelle non si ripetessero per altri”

Supportata dalla Lega del Filo D’Oro con l’affiancamento di alcuni preziosi volontari è riuscita a raggiungere la propria autonomia. C’è anche il suo compagno a sostenerla, Enrico, nonostante sia anch’egli non vedente, con il quale convive.

Lei ironicamente dice: “Enrico ci sente bene, così compensa la mia difficoltà uditiva”

Giona e la sua grande passione

Giona suona il pianoforte con i tappi alle orecchie.

Azioni apparentemente impossibili da compiere, ma che Giona, sordocieca, fa abitualmente.

È una vita piena di colpi di scena, la sua, una vita che l’ha forgiata unendo insieme forza e fragilità, un’emozione intensa dopo l’altra.

Ma il lavoro non è solo legato al poter comunicare e a renderla indipendente come lei vorrebbe: nel tempo in Giona, con il sostegno di tutti, cresce la fiducia per quello che può e vuole fare. Viene incoraggiata a proseguire gli studi, senza nascondere la fatica che questo comporterà. È una nuova sfida, per Giona, che la vede ancora una volta vincitrice.

Giona e il lavoro tanto desiderato. Un’altra conquista.

Attualmente Giona sta lavorando presso il Centro di Salute mentale di Trento con i giovani e adulti con disturbi psichici.

Da gennaio 2018 fa parte del Comitato delle Persone Sordocieche, un organo consultivo della Lega del Filo d’Oro, presieduto da Francesco Mercurio.

Il comitato è la rappresentazione concreta della visione di Sabina Santilli “Nulla su di noi, senza di noi”: un concetto che è alla base della “Lega”, per la quale tutto ha senso solo se la persona con disabilità è considerata parte attiva della società.

Per Giona il tema della partecipazione della persona sordocieca è fondamentale e s’impegna al massimo per promuoverla.

Giona protagonista di un piccolo docu-film.

Giona è stata anche protagonista di un piccolo docu-film, “Il colore dell’erba”, che racconta l’adolescenza di due giovani non vedenti: e questo ancora una volta le ha permesso di capire che il mondo si cambia solo partecipando alla vita della società.

Sono rimasta molto toccata da questa giovane ragazza così piena di amore di vita per la Vita. La solidarità passa attraverso relazioni effettive, per cui solo se riusciremo ad evadere dal nostro egocentrismo e a prenderci cura di chi ci sta accanto, saremo veramente uniti “in solidum” con l’altro e saremo capaci di attualizzare la solidarietà. Da qui, la necessità di cominciare a pensare a sé non in termini individualistici, ma come parte viva e attiva di una relazione sociale.

Imparare a conoscersi senza pregiudizi ed egoismi, guardare all’altro come elemento essenziale di una comunità e immedesimarsi nella sua anima, tutto ciò consente ad ognuno di abitare più profondamente sé stesso riconoscendo l’altro come strumento di amplificazione della comprensione del sé.

Una vita vissuta essenzialmente nel proprio spazio privato è destinata a scivolare verso un malinconico vuoto esistenziale, perché vivere la vita disgiuntamente dai legami comunitari significa privarsi degli elementi essenziali che la elevano a vita autenticamente umana e solidale.

Penso che la scuola e le famiglie devono essere chiamate a perseguire un progetto educatico di relazione, vicinanza attraverso una riprogrammazione continua e costante per l’intera vita, perché nessuno nasce persona, ma lo diventa nel corso del proprio arco vitale, nel suo proiettarsi oltre il presente, perché non si giunge mai ad una forma definitiva e conclusa dell’esistenza. Persona, dunque, come punto di partenza e punto di arrivo, come statuto originario e destinale, come condizione ontologica e teleologica dell’essere umano, frutto di una conquista che si rinnova continuamente nell’orizzonte della propria temporalità: la vita si traduce in un incessante processo di revisione e correzione, in un’apertura al continuo trascendimento del proprio sé che si estende fino a coincidere con l’intero corso della vita.

Manuela Di Dalmazi

Ha un prezzo la bellezza deturpata che i secoli ci hanno tramandato? Incuria e vandalismo sono le malattie dei nostri monumenti e del degrado delle città .Gabriella Paci

Che l’Italia sia il paese con la più alta densità di opere d’arte di grande pregio  al mondo è notizia accertata. Attualmente le nazioni che hanno il maggior numero di monumenti considerati Patrimonio dell’Umanità sono infatti nell’ordine: Italia (58), Cina (56), Germania (51), Spagna (49), Francia (49), India (40), Messico (35) e Regno Unito (33), Russia (30) e USA (24).Se poi a questi dati aggiungiamo il numero di opere straordinarie quali statue,dipinti , chiese,o ggetti sacri o reperti archeologici, il numero sale vertiginosamente.

Quello che desta meraviglia è purtroppo anche la cattiva gestione e manutenzione di tale patrimonio artistico-culturale,come ha tristemente confermato anche la stagione turistica da poco iniziata che conta, a breve distanza di giorni, ben 3 episodi di vandalismo nei confronti del monumento storico più famoso della capitale ,il Colosseo sulle cui pareti turisti stranieri hanno pensato bene di incidere il loro nome o quello della fidanzata ,come se si trattasse di una parete con manifesti pubblicitari. A loro parziale discolpa il fatto che….Il colosseo è da anni pieno di scritte -ricordo come fosse davvero un manifesto a cielo aperto su cui lasciare  la propria firma . Per primo, IL 26 giugno ,un turista inglese ha pensato fosse un gesto gentile incidere il proprio nome e quella della sua ragazza sulle vestigia del colosseo,per poi scusarsi dicendo che…non pensava fosse tanto antico! Addirittura aveva postato sui social la sua carineria (o cretineria?) Poi è stata la volta di una ragazza svizzera di 17 anni che ,ripresa dai video si è giustificata con il dire che già c’erano tante altre scritte e infine uno studente tedesco ,sempre di 17 anni con la propria docente che è stato visto incidere sul laterizio pe perciò denunciato dai Carabinieri del comando di piazza Venezia per deturpamento del monumento e questo grazie alla richiesta del personale di vigilanza del “Parco archeologico del Colosseo “

E non basta A poco è servito il restauro dell’elefantino del Bernini in piazza Minerva a Roma che è stato sfregiato con il distacco di un pezzo di zanna.E come dimenticare l’affronto subito dalla fontana della Barcaccia nel febbraio del 2015 quando i tifosi del Feynoord olandese occuparono Piazza di Spagna in occasione della partita di Europa League? Fu un danno inestimabile all’opera del Bernini e a Roma.

Nel 1991 fu il David di Michelangelo al museo dell’Accademia di Firenze  che Pietro Cannata,prese a martellate e pochi anni dopo arrivò a Roma per sfregiare i “Sentieri ondulati “ di Pollock mentre poco prima si era accanito contro i Pastori di Santa Maria delle Carceri a Roma e gli affreschi di Lippi a Prato

Il  9 agosto 1998 tre ragazzi ruppero il tritone della fontana dei fiumi ubicata in piazza Navona, pochi mesi prima la stessa sorte era toccata ad un putto, il cui dito era stato amputato. L’elenco degli atti vandalici compiuti sarebbe assai lungo ;ne abbiamo elencato solo alcuni per dare la misura di quanto sia facile poter acceder indisturbati alle opere d’arte che necessitano dunque di un più sicuro sistema di vigilanza e di strumenti di protezione .

In ultimo,ricordiamo anche i tanti “artisti falliti “ che si esprimono deturpando pareti,serrande, ponti e vagoni ferroviari con disegni fatti con lo spray che rendono confusionarie e degradate le nostre città

La pena? I protagonisti di tanta inciviltà nei confronti delle opere d’arte rischiano 5 anni di carcere e il pagamento di una multa di 15,00 euro. Ma qual è il prezzo di tanta bellezza,come il Colosseo patrimonio Unesco dal 1980?

Cielo in burrasca, i suoi occhi – di Frida la Loka

Poesia di Frida la Loka, Lombardia.

Un mare agitato vedo;
nervoso lo vedo; lo sento...
pensieri nel fondo;
giacciono

Cozzaglie di vite
Mescolanza di sudori,
sapori del mondo nelle labbra,
profumi che sanno di fiori raccolti tempo addietro e sale di mare e lacrime;
Tutti annegati.

Alghe verdastre dei tuoi occhi opachi
sovente ondeggiano
nel sereno silenzio
degli abisi seguendo musiche primitive.

Nel lontano e sottile solco
tra mare e cielo
Scorgo la vela
gonfia e scucita
D'una barca...

Gli occhi umidi
Lentamente s'annebbiano
facendo scomparire la giallastra vela;

Avrei voluto stringerla
Afferrare dolcemente
Fra le mie braccia
ormai troppo lontana.

Andar a prendere
ricordi, sofferenze,
timori, pure  vissuti?
Ostico il compito;
quando un timone manca...

Tua

16 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

“I like likes” Pur di avere il consenso degli altri, giovanissimi sui social si cimentano in sfide mortali ,Gabriella Paci

Un incidente di pochi giorni fa a Casal Palocco,nella zona  sud di Roma,dove una utilitaria su cui viaggiava un bimbo di 5 anni,che ha perso la vita, con la madre e la sorellina, ha di nuovo posto sotto attenzione il comportamento dei giovani, spesso minorenni addirittura ,e  le “Challenge” ovvero sfide condivise che appaiono sempre più spesso sui social. L’incidente di cui sopra è stato causato dal suv guidato da uno dei quattro youtuber che stavano appunto caricando su youtube un video che li vedeva impegnanti a guidare, senza sosta per 50 ore il mezzo.

Matteo Di Pietro, Vito Loiacono, Marco Ciaffaroni e Leonardo Golinelli che si definivano “The borderline”sul canale contano 600 mila iscritti e presentavano il contenuto dei loro video con le parole “assurdi e unici” Incitavano i loro visitatori  promettendo  sfide sempre più pericolose ed emozionanti ,e avevano, tra le 118 caricate, quella della resistenza sul ghiaccio,24 ore sulla mini zattera, nascondino nel castello medievale.

I like e i giovani

Avere visibilità e dei Like cioè indici di gradimento,significa certe volte anche monetizzazione delle visioni ma lo  si fa in primis per essere al centro dell’attenzione e apparire degli “eroi” agli occhi dei coetanei ed aumentare la propria autostima, a costo anche di creare del seri problemi a se stesi e agli altri. Un esempio banale può essere anche l’autolesionismo Uno studio realizzato nell’ambito del progetto dipendenze comportamentali e portato avanti dal “Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’istituto superiore di sanità rivela che il 6%dei ragazzini tra gli 11 e i 17 anni ha partecipato almeno una volta ad una challenge che metteva rischio la vita stessa .Per lo studio sono stati intervistati nell’autunno del 2022 più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado, su tutto il territorio nazionale, selezionati in modo da avere un campione rappresentativo della popolazione.

Challenge famose

Le challenge sono sfide che lanciate sui social dagli autori dei video   ad  amici e conoscenti ,si spera diventino virali e a volte questo accade a livello mondiale.

Le sfide tristemente famose soni la “blu hale” ovvero la balena blu,sfida che prevede 50 giorni di prove autolesionistiche sempre più dure fino ad arrivare al suicidio! Oppure la Milk challenge che prevede di bere 3 litri di latte senza sosta e senza poi vomitare o ancora la casurfing ovvero salire sul tetto di un’auto e restare in equilibrio su di esso quando questa viene messa in moto e parte. Altra è il Tide pods ,nota nel 2018 che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici e tante altre,compreso il diventare uno stupratore e filmare o l’aggredire  persone indifese a calci e pugni senza alcun motivo.

Motivazioni e rimedi

Tra le varie motivazioni che spingono un adolescente verso questo tipo di attività c’è indubbiamente, oltre alla scarsa autostima e alla voglia di visibilità ,la noia ,la mancanza di stimoli costruttivi, di un sano rapporto con i coetanei e la famiglia, l’emulazione di coloro che appaiono modelli di riferimento e l’assenza di controllo da parte degli adulti sull’uso del cellulare .Bambini di sei,sette anni ha già un cellulare in loro possesso che spesso si sostituisce al pallone e ai giochi con i coetanei ;bambini a volte poco seguiti dai genitori e lasciati preda del web.

La scuola ha indubbiamente un ruolo importante da svolgere ma è il ruolo genitoriale con la frequentazione di gruppi di riferimento ludico a dover interagire con l’azione educatrice che essa svolge.

Inoltre dovrebbe essere sanzionato con provvedimenti correttivi qualunque azione volta al danneggiamento della propria e dell’altrui integrità fisica anche con multe nei confronti dei genitori inadempienti e prevedere degli istituti di recupero di certi ragazzi che abbiano ripetutamente avuto atteggiamenti di mancato rispetto delle norme sociali.

Digital concept art

Frida Kahlo – il suo mese, il mio mese, oggi particolarmente.

Sfogliando pagine, 31 – di Frida la Loka

Un 6 luglio di 1907, nasceva Magdalena Cármen Frida Kahlo Calderón, maggiormente conosciuta come Frida Kahlo.

Diario di Frida Kahlo. Pag. 31. Traduzione e adattamento di Frida la Loka
Oggi mercoledì 22 gennaio,  1947

Tu mi piovi
io ti cielo
Tu la finezza,
L'infanzia,
la Vita
amore mio
bimbo; vecchio
Madre e centro;
blu, tenerezza.
Io ti dono il mio universo
E tu mi vivi.

Sei tu a chi oggi amo.
Ti amo con tutti i miei amori
Ti doneró il bosco
Con una piccola casa dentro
Con tutto il buono che ci sia

Nella mia costruzione,
E tu, vivrai contento,  desidero
Che tu possa vivere contento.
Anche sé, io ti darò sempre
La mia assurda solitudine
E la monotonia d'una  complessisima
Diversità di amori
Lo vuoi?
Oggi, amando gli inizi
E tu, ami

Tua

6 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

Ripubblicato in http://2010fugadapolis.wordpress.com

Ripubblicato in http://alessandria.today

Ti ho visto, sai? – di Frida la Loka

Poesia di Frida la Loka, Lombardia.

libreria WordPress
L'afa della città t'accompagnava
camminavi senza fretta, adagio,
scrutando il tutto, come nuovo,
profumi dei bar, locande incantevoli, edicole piene,
sempre accattivante, no?

Un via vai incesante,
il frastuono di macchinari
carico scarico merci
migliaia di piedi come formichine,
automobili, le rottaie del tram,
quello antico e pure quello moderno.

Gente indaffarata,
col pensiero stralunato,
corre a metta precisa,
pure quel giorno,
cristalli scintillanti
di mille uffici
riffletevano lumi multicolori.

E tu camminavi...
come prima volta
sentiero attraversato
infinite volte.

Ho visto la tua ombra, ho accarezzato la tua presenza, inebriante come le magnolie che hanno già fiorito.

Dietro il vetro, quella stanza...
Aspettando cosa?

Ti ho visto, sai?
soltanto con gli occhi del cuore
ch'intensi battevano e mare piangevo.

Tua

23 giugno, 2023

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L’ombre – di Frida la Loka

Poesia, di Frida la Loka, Lombardia

Antico disaggio

remore nel tuo aggire

non ti da tregua,

muta il falso sorriso

tormentano la tua anima

già in martirio.


Non resta tanto tempo,

sai?


Spirito debilitato

Ma non troppo, da non

resistere

il vibrato suono

d'un vecchio violoncello

e il trascinare dei piedi

della oscura signora ...


Escandescenza incesante,

le sue compagne;

come avvoltoi, aspettano,

non è ancora momento.


Ombre senza volto

senza remore alcuno,

danzano il rito;

ancora una volta.


Manifesto d'attesa;

inghozzano avide,

Carni vulnerabili.

Schiaffeggiando ovunque,

quando Lei sazia;

e paurosa brezza,

porta con sé,

altrove la tempesta.

Ombre; luride restano.

Tua

16 giugno, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

Ripubblicato su http://2010fugadapolis.wordpress.com

Essere con o contro? Alla disperata ricerca di un’identità…

Questa società di massa è sempre più spersonalizzante, molto dipende perché c’è una grande pressione indebita della società stessa ad uniformare i cittadini, un poco perché le persone rinunciano spontaneamente al libero pensiero, alla libera espressione, insomma ai loro tratti distintivi, al loro marchio specifico per conformismo. E perché si è conformisti? Per evitare solitudine, emarginazione, incomprensione, ostracismo, antipatia, odio. Si è conformisti per essere accolti, per essere amati dal prossimo. Ognuno ha una mente duale che lo porta a stare in coppia e una mente gruppale che lo porta alla comunità,  agli altri. E anche i più soli il senso della comunità e il pensiero degli altri lo hanno interiorizzato, lo hanno introiettato. L’uomo è un animale sociale e questo è ormai appurato fin dagli albori della  filosofia.  In psicologia Tajfel teorizzò l’identità sociale, ovvero l’identità di ognuno deriva in gran parte dall’appartenenza ai gruppi a cui appartiene.  La stessa psicologia ha scoperto che l’intrapsichico nasce dall’interpsichico, anche se la facoltà di parlare e di stare con gli altri sono innate. Non se ne esce. È così. Non c’è via d’uscita. Perché le persone si fanno i tatuaggi? Forse per distinguersi? Oppure come dicono gli psicologi per una sorta di “identificazione tribale”? Probabilmente per entrambe le cose. Però gli esperti propendono più per “l’identificazione tribale”. In definitiva  l’essere umano qui e ora è uomo-massa. È molto più forte la spinta a uniformarsi,  ad aggregarsi, a essere uguale agli altri, a far parte del gregge, che a caratterizzarsi per la sua specificità,  unicità e irreperibilità. È solo una frase fatta “siamo tutti unici e irripetibili”. In realtà è vero tutto il contrario: facciamo tutto il possibile per assomigliare agli altri. Per avere consenso e approvazione dagli altri bisogna uniformarsi agli altri.  È molto più semplice essere con che essere contro. Essere con è la via più facile, quella con più soddisfazioni e gratificazioni. Così ci si adegua, ci si adatta a tutto e a tutti, si fa quello che fanno gli altri, si segue gli altri. Essere con ha tanti vantaggi. Essere contro ha tanti svantaggi. Così la scelta più vera e più grande che oggi uno possa fare, ovvero essere con o contro, dai più non viene neanche presa in considerazione.  I più scelgono di essere con. C’è poi chi dichiara di essere contro, ma è falso, è troppo debole, non ha la capacità di essere veramente contro, anche perché il suo sistema di pensiero è conformista, non è veramente contro. Essere contro è difficilissimo, perché significa essere iconoclasta, non credere a quelli che Bacone chiamava gli idoli del mercato e del teatro. Diciamocelo francamente: il margine del gusto personale si è ridotto notevolmente. Abbiamo il diritto, la libertà di scegliere dei modelli, di scegliere a chi assomigliare, di decidere quale sarà la nostra tribù.  Ma guai a smarcarsi troppo dal senso comune (anche se come hanno scritto in tanti questo non combacia spesso col buon senso),  da quello che Foucault chiamava l’ordine del discorso. Il rischio è di essere condannati alla solitudine. A ben vedere è difficile distinguersi per il proprio talento, per i propri meriti, per il proprio impegno. Al mondo d’oggi le stesse opere d’arte si assomigliano tutte. Difficile rivendicare uno stile unico, veramente originale.  È più facile distinguersi per le nostre colpe e i nostri errori. Forse mettiamo più del nostro nei nostri errori, nei nostri difetti, nelle nostre pecche che nei nostri talenti e nelle cose fatte bene. Probabilmente il bello di sbagliare è che ognuno sbaglia a modo suo. Forse è una delle poche, piccole libertà rimaste. Ed è molto meglio sbagliare a modo nostro che seguendo come pecore gli altri. Almeno la libertà di saper sbagliare da sé, come recita un noto proverbio, è una libertà rimasta. Ma anche riguardo a questo c’è chi vuole seguire gli altri, anche se gli altri finiscono nel precipizio. Uguale a chi? Diverso da chi? Siamo diversi nell’uguaglianza, differenziandoci per microscelte e microvarianti. Siamo uguali nella differenza, perché anche qui esiste il conformismo dell’anticonformismo. Chi cerca di fare una scelta radicale finisce male o muore solo nell’indifferenza generale. Si ha un bel dire che questa società è individualista quando questo è vero solo teoricamente. Si ha un bel dire che siamo tutti liberi. I condizionamenti dei mass media, della società in ogni sua forma omologano moltissimi e creano un individualismo senza più individuo. Il gioco delle tre carte è servito. La libertà è solo apparente. In realtà moltissimi desiderano, vogliono, cercano, pensano, fanno, amano, odiano le stesse identiche cose. I veri liberi pensatori hanno vita difficilissima e non trovano seguaci né tantomeno amici. Ma è difficilissimo pensare veramente.  I più pensano cose già pensate in questi millenni dell’umanità che ci ha preceduto. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Al massimo si può cercare di ripetere al meglio cose giá dette. Anche questo può essere utile. Come scriveva in una poesia Sandro Penna: “Felice chi è diverso/ Essendo egli diverso./ Ma guai a chi è diverso/ Essendo egli comune”. Il fatto è che nessuno è veramente diverso e siamo tutti comuni, prodotti dalla stessa “fabbrica”. È questa la nostra croce e delizia. 

I poli opposti

Pubblicato da Frida la Loka, Lombardia

I poli opposti si attraggono e nella loro unione nasce l’Amore Sublime.

L’uomo è la più elevata delle creature. La donna è il più sublime degli ideali.

L’uomo è il cervello. La donna è il cuore.
Il cervello genera la luce, il cuore l’amore.
La luce feconda, l’amore risuscita.

L’uomo è forte per la ragione. La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.

L’uomo è capace di tutti gli eroismi, la donna di tutti i martiri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.

L’uomo è un codice. La donna è un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.

L’uomo è un oceano. La donna è un lago.
L’oceano ha la perla che adorna; il lago la poesia che abbaglia.

L’uomo è l’aquila che vola. La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio; cantare è conquistare l’anima.

L’uomo è un tempio, la donna è il sacrario.
Davanti al tempio ci scopriamo il capo, davanti al sacrario c’inginocchiamo.

L’uomo è posto dove termina la terra; la donna dove comincia il cielo.

Victor Hugo

Nota: giustamente, l’interpretazione pura: uomo/donna, dobbiamo capirla dal contesto storico, e filosofia del pensiero nel periodo nel quale fu composta. Per essere più chiari non v’è rappresentati altri tipi di “generi”, come al giorno d’oggi. Il mio personalissimo pensiero è, leggerla per quello ch’è, una splendida poesia, ognuno si schiererà dalla parte più femminile e diversamente maschile.

Tua

14 giugno, 2023

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C.G. Jung – da Frida la Loka

Pubblicato da Frida la Loka

Il 6 Giugno 1961 moriva C.G.Jung, padre della psicologia analitica.

Fonte: http://brittanica.com

«Ma io non ho mai perduto il senso che qualcosa vive e dura oltre questo eterno fluire. Quello che noi vediamo è il fiore, che passa: ma il rizoma perdura.»

Parole della figlia Gret: “È rimasto immobile per 24 ore prima di morire e non rispondeva più a nessuna sollecitazione… era molto lontano ormai. I suoi ultimi respiri erano così meravigliosi e liberi che non c’era spazio nel mio cuore per la tristezza.

“Un quarto d’ora dopo la sua morte, con un boato spaventoso, un fulmine a ciel sereno ha lacerato per tutta la sua lunghezza uno dei pioppi del giardino.”

Fonte: A. Michele

Tua

10 giugno, 2023

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Cose di donne e per donne …(e per curiosi) – da Frida la Loka

Da Frida la Loka, Lombardia

Dal titolo chiunque penserebbe - che sarà mai successo ?!

Vi deludo subito, così, per dare l'opportunità a chi aspetta qualcosa di grosso non resti a secco e possa andare senza rimorsi a fare altro.

Martedì di settimana scorsa, mi recco in ospedale, giacché invitata gentilmente dalla Regione (cosa rara oramai  in questi tempi di carestia sanitaria e non solo) a fare lo screening al seno.
Bene; credo che nell'arco dei miei anni d'adulta, ricordo  per filo e per segno ogni singolo esame fatto (che tra l'altro non sono stati pochi e faccio tuttora), ma di certo non avevo mai fatto una mammografia.
Tutti, genericamente parlando, sappiamo più meno, sostanzialmente, di cosa si trata.


Arrivo, toca a me, entro; tempo di dire "buongi..." si tolga la parte di sopra (voce in loop), alché, io,"segnor, sì segnor".
Una ragazza poco simpatica, (probabilmente scocciata di stare nel mese della prevenzione del cancro al seno), stare lì, tutto il giorno non a "rompere le palle", ma schiacciare tette!! grandi, piccole, giganti, inesistenti, tristi, allegri, giovani, raccimollite, insomma, di tutte le forme e colori.

Fatto sta, che nello stesso momento che mi manovrava dal collo, (qual volante di Formula Uno, antiche però), pretendeva che capisse e aferrase le ordini che mi propinava per mettermi nella posizione giusta per catturare l'immagine... mentre il petto lo spingeva verso la machina, la spalla sinistra (perché era il turno della tetta sx), e la testa daba anche fastidio, secondo me, per lei sarebbe stato perfetto, staccarla e risolto il problema, ma, non fattibile, perciò, si accontentò tirarla indietro con il suo gomito destro. Sembra fosse passato un secolo, no?
Ecco, quello era solo un asaggio; poi arrivò il momento che non desidero a nessuno, neanche al peggiore dei mie nemici.
Avete presente quella bella e comoda macchinina per fare velocemente, i famigerati "WAFFLER"?...
Carino, no? Foto portata: SenoClinic
Invece al posto dell'impasto c'era la tetta diventata un ammasso sotto pressione, un dolore mai provato prima. Questa signorina senza capire cosa aveva in mano, l'afferrò bruscamente la tiro verso l'alto, giacché, doveva essere a una certa altezza, ma dico, io non sono un metro ottanta per adaggiarmi  comodamente, perciò, ero in punta di piedi, ma, secondo lei, non era giusto, dovevo rimanere con entrambi i talloni apiccicatti  per terra. Quindi, feci un respiro proffondo, chiusi gli occhi e... una palanca si abbassò di colpo sull'impasto... bloccata io lì, lei con voce serena dice, non si muova, non sapevo se piangere o ridere, oppure impreccare contro ogni tipo di santo mi venisse in mente, e caminò verso un'altra macchina che facceva clik. Ma lei non correva verso di essa, camminava tranquillamente, e io, sudavo e dicevo urlando DAI, DAI!!!! 
Torna e pacatamente mi dice quello che non volevo ascoltare; dobbiamo rifarla!!!
...zzarolla, indugiò un momento e ripetere l'oprazione. Fatta.
Stessa procedura per l'altra, stesso drama, ecc.

-Finito signora, può vestirsi.
L'animma era tornata al mio corpo.

-Le facciamo sapere.
-Bene, grazie, arrivederci.

Giorno dopo, squilla il telefono, sento la voce, la riconosco, era lei, no!
- deve tornare, dobbiamo rifare, ci sono delle immagini mosse...
Silenzio da quì, poi dissi, quando?
- Oggi, per tutta risposta.
E tornai... Questa volta ad assisterla c'era una signora che sembrava più attempata.
Eseguire procedura, solo che questa signora, afferrò con più delicatezza quel'che restaba, e miracolosamente, compare una manopola, la quale consentiva di regolare la pressione, lentamente. Dal'altra macchina, c'era la ragazza del giorno prima a catturare le immagini.

MORALE DELLA FAVOLA: non credo che solo le donne, siano in grado di resistere tali torture, ma ci vuole molto coraggio!! anche nel parto; e sappiamo che la finalità e più che giustificata, il controllo prematuro e/o preventivo di futuri problemi, può salvare vite.
QUINDI FATTELA !!!

Tua

7 giugno, 2023

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Io non voglio morire, ma devo – di Karin Boye

Pubblicato da Frida la Loka, Lombardia

Tragico verso tratto da una lirica premonitrice di Karin Boye (Göteborg, 1900 – Alingsås, 1941), poetessa e critica letteraria svedese morta suicida a soli 41 anni.

Foto: Francesco Ungaro. Foto di portata: Jeff Nissen

Le stelle

Ora è finita.
Ora mi sveglio.

Ed è quieto e facile l’andare,
quando non c’è più niente da attendere
e niente da sopportare.

Oro rosso ieri, foglia secca oggi.
Domani non ci sarà niente.

Ma stelle ardono in silenzio come prima
stanotte, nello spazio intorno.

Ora voglio regalare me stessa,
così non mi resterà alcuna briciola.

Dite, stelle, volete ricevere
un’anima che non possiede tesori?

Presso di voi è libertà senza difetto
lontana la pace dell’eternità.

Non vide forse mai il cielo vuoto,
chi dette a voi il suo sogno e la sua lotta.

Salva

Il mondo scorre da fango,
vuoto lo riempie.
Ferite, che il giorno ha aperto, si chiudono, quando è sera.

Calma, calma inclino il capo
a una santa visione, il tuo ricordo che indugia.
Tempio; rifugio; purificazione;
santuario mio!

Sulle tue scale lontana la tenebra, salva,
serena come un bimbo mi addormento.
La breve esistenza della Boye, divenuta celebre grazie al romanzo distopico 'Kallocaina', che anticipava l'avvento dello Stato mondiale raccontato da Orwell in '1984', è marcata in modo drammatico dalla scoperta della sua omosessualità all'età di 18 anni. La donna vivrà sempre con tormento questo orientamento affettivo, condannato all'epoca dalla Legge e dalla morale comune della sua nazione.

Nel '32 si trasferisce a Berlino, dove convive con la compagna Margot Hanel, e decide di curare una profonda depressione con la psicoanalisi. Invano: come aveva previsto nel suo diario lo stesso terapeuta, la poetessa si toglierà la vita, seppur diversi anni dopo.

*Valeria Consoli: laureata in Letteratura Moderna e Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sulla scrittrice Fausta Cialente.

Tua

5 giugno, 2023

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Sedicenne accoltella la professoressa che lo vuole interrogare prima della fine dell’anno scolastico per recuperare l’insufficienza;Gabriella Paci

E’ di pochi giorni f ala notizia dell’accoltellamento di una docente di italiano e storia di 51 anni avvenuta nell’istituto di istruzione superiore “Alessandrini” di Abbiate Grasso in provincia di Milano. L’alunno, un ragazzino di 16 anni doveva essere interrogato a storia per recuperare le insufficienze e la docente la prof.ssa Elisabetta Condò, aveva appunto chiamato il ragazzo a sostenere al verifica ma lui si era portato da casa un coltello da caccia del padre e una pistola giocattolo con cui ha minacciato i compagni prima di procedere con l’aggressione alla donna che ha riportato serie ferite all’avambraccio e alla testa. Il ragazzo ora è ricoverato presso il reparto di psichiatria dell’ospedale mentre al docente è stata operata nell’ospedale di Legnano ma non è in pericolo di vita.

 Il padre del ragazzo, avvertito dalle forze dell’ordine accorse  sul posto dell’aggressione ,ha dichiarato di non essere informato sulla situazione scolastica e comportamentale del figlio ma resta da chiarire come sia possibile, dato che il ragazzo aveva più di una nota disciplinare a suo carico e che , grazie ad un codice fornito dalla scuola ,ciascun genitore può verificare i voti del figlio riportati nel registro elettronico.

A destare preoccupazione è comunque la sempre maggiore reattività da parte degli adolescenti a qualunque divieto o regola da seguire e alla violenza  che mostrano nei confronti dell’ambiente e delle persone. Non a caso episodi di bullismo e di teppismo organizzati in veri e propri raid  sono  all’ordine del giorno.

I rimedi  

La sottosegretaria” all’Istruzione e al merito” Paola Frassinetti dichiara che bisogna far acquisire maggiore autorevolezza ai docenti e punire severamente gli studenti che compiono gravi atti di violenza e di sopraffazione . Purtroppo il ruolo educativo delle famiglia è spesso demandato alla sola scuola  che non può sopperire a carenze istituzionali e formative della famiglia  se non ha strumenti correttivi  validi : la semplice nota negativa non ha efficacia se non è supportata dalla famiglia e da punizioni educative che insegnino ,come nel passato, che ad ogni azione corrisponde un effetto.

Il ministro dell’Istruzione Valditara prevede la figura di uno psicologo  operante nella scuola ,affinchè ragazzi in difficoltà vengano sostenuti e guidati. Purtroppo forse non si tiene conto che quando lo psicologo c’è (e parlo di esperienza diretta) il ragazzo problematico non sempre è cooperante o disponibile ad andare alle sedute e certi atteggiamenti, se restano senza conseguenze disciplinari, rischiano altresì di diventare motivo di vanto se non addirittura di emulazione da parte dei più fragili che vedono nel ribelle un leader .

Photo by RDNE Stock project on Pexels.com

Sono sorda – di Evaporata

Condiviso da Frida la loka, Lombardia. Per bloggers e cari lettori.

Foto: RDNE Stoc…(Pexels), foto portata: Vishnu R nair (Pexels)
(Fate clik nel titolo ” Sono sorda” , vi porta al post personale).
Siccome tocca una corda molto sensibile e a me, vicina voglio condividere con voi tutti questo appello, non solo per sensibilizzare,  ma per tendere una mano solida e concreta a chi ha bisogno.

Perciò, mi auguro con tutto il cuore, che questo mio post non sia invano. (Contattate pure me o l’interessata in primis). Grazie mille!

Se qualcuno è disponibile a contribuire al crowdfunding per Evaporata, sarei lieta di ricevere le vostre collaborazioni. Pensavo se fosse possibile partire con una base di € 20, poi qualsiasi somma è più che gradita.

Tua

31 maggio, 2023

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La mia mail: the.crazy.frida@gmail.com

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La perdita del giusto mezzo e le nuove generazioni…

I politici hanno perso da tanto tempo la via del giusto mezzo di Talleyrand, anzi probabilmente,  a ben vedere, non l’hanno mai percorsa, neanche per brevi tratti. Ma forse tutto ciò ha radici e cause più profonde e antiche: forse dipende dal fatto che noi, cittadini comuni, abbiamo perso da tempo la strada del giusto mezzo delle passioni, indicata da Aristotele nell’Etica Nicomachea.  Eppure c’erano tutti i presupposti e tutte le ragioni per seguirla, visto e considerato che già secoli fa la Chiesa aveva preso a piene mani dalla filosofia platonica ma anche da quella aristotelica. La temperanza, la moderazione dei piaceri è stata persa o è addirittura ignota a molti, soprattutto ai giovani. Altri, più rari, hanno scelto la spiritualità e hanno cercato di disprezzare, trascendere le gioie del corpo. I primi hanno ecceduto ed eccedono nei piaceri, i secondi difettano nelle passioni e hanno impostato la loro vita cercando di superare la loro materialità. C’è sempre stata nell’Occidente cristiano una netta contrapposizione tra corpo e spirito, una grande dicotomia, mentre la società consumista ha speculato e specula sui bisogni di entrambi ed ecco che ci sono fiorenti business stratosferici di santoni, maghi, gruppi esoterici da un lato e pornografi e pornofili dall’altro, perché importante in questo mondo è vendersi e vendere tutto, sia il corpo che l’anima. Ma,  come scriveva Nietzsche,  Dio è morto e i piaceri più intensi, più immediati e anche più effimeri del corpo hanno avuto la meglio. Da secoli il  cristianesimo ha proposto un aut aut impietoso: la carne e il peccato oppure lo spirito e la salvezza dell’anima. Corpo e anima sono stati per i cristiani mutuamente esclusivi. Forse oggi abbiamo perso il senso del giusto mezzo, perché la nostra religione lo ha negato per secoli. Però quando hanno vinto la secolarizzazione e il nichilismo le cose non sono andate meglio. L’eclissi del sacro e la srilicizzazione del mondo hanno prodotto altri disastri, forse peggiori, e la colpa non è solo della scienza, che col suo progresso ha allungato e migliorato le nostre vite. Oggi molti hanno scelto la carne, sperando magari in un pentimento tardivo, dato che si vive sempre più a lungo.  Fondamentale è godere al mondo d’oggi senza riserve, come se non ci fosse domani, soprattutto per i giovani, per cui gli orizzonti sono sempre più angusti, la speranza è sempre più fievole e il futuro è sempre più incerto, più cupo. Perché un giovane dovrebbe rinunciare al piacere oggi quando non vede prospettive per il domani o quantomeno non le vede rosee? Ecco allora che il vitalismo di molti si è fatto sempre più disperato. Ecco allora la cultura dello sballo, l’eccesso che diventa regola. Ai giovani hanno tolto il futuro e al danno si aggiunge la beffa, perché chi è più maturo dimostra paternalismo autoritario, condanna la loro presunta mollezza, liquida i loro problemi sbrigativamente dicendo che anche decenni fa c’erano gli stessi problemi e le stesse difficoltà,  cosa oggettivamente e palesemente falsa, perché la generazione z è stata battezzata anche come la generazione delle 250 euro, riferendosi allo stipendio di molti ragazzi. Così facendo tra incomprensioni reciproche si è innescato un odio tra generazioni, tra giovani e boomer, che ha un effetto boomerang e molte ricadute negative, che si ripercuotono nella vita di molte famiglie ed esacerba l’animo dei più. Questi giovani avrebbero bisogno di guide e maestri, ma il senso dell’autorevolezza è stato perduto, deformando la lezione di Don Milani, del Sessantotto, della pedagogia più evoluta. Il passo è breve dalla ricerca di comprensione empatica al padre troppo amico e all’insegnante troppo permissivo e lassista: così oggi si registra una assenza effettiva delle figure di riferimento ed ecco allora che dominano nella formazione e nella condotta dei giovani il cosiddetto gruppo dei pari, gli influencer, i vip e tanti falsi miti. Inoltre, come scritto nel Talmud, in ogni generazione c’è del buon vino, ma il buon vino delle nuove generazioni non fa più alcuna notizia. Le eccellenze della generazione z non fanno notizia. I tanti giovani che fanno volontariato non fanno notizia e finiscono per non fare testo, sembrano non esistere, non essere pervenuti, diventano invisibili. I mass media devono sempre dare risalto al lato negativo dei giovani. I giovani che dormono in tenda, protestando contro il caro affitti, vengono sbeffeggiati e derisi da alcuni giornalisti e opinionisti, ma nessuno condanna i proprietari di immobili che speculano da sempre sugli studenti ed evadono da una vita. La classe dirigente condanna severamente i ragazzi di Ultima Generazione: la loro forma di protesta è errata, ma il dialogo viene rigettato a priori e vengono rimosse le loro motivazioni. I giovani sono sempre più lasciati soli a loro stessi e diciamocelo francamente non stiamo consegnando loro un bel mondo, eufemisticamente parlando. Ecco così che molti giovani non si fidano più di chi ha più di trent’anni. Concludendo, non c’è più il giusto mezzo perché nessuno lo insegna più, perché nessuno educa al giusto mezzo, al sapersi godere la vita con moderazione e questo dipende sia da motivi che riguardano la nostra cultura millenaria  che da cliché e modelli educativi che furoreggiano da poco più di mezzo secolo, in un impasto contraddittorio di antichità e contemporaneità: contraddittorio perché abbiamo un piede nel passato remoto e lo sguardo rivolto a un futuro prossimo con troppe incognite. Rischiamo di sprofondare nelle sabbie mobili. L’unica soluzione è cercare di fare come il barone di Munchausen. È l’unica cosa che ci rimane. 

Scala d grigi – di Frida la loka

Poesia di Frida la loka, Lombardia.

Kürşat KURT (Pexels), foto di portata: Fuzail Ahmad ( Pexels)
Lo sguardo rivolto 

all'insù

mutazione continua

d'un mare in tempesta,

Ali con "anime"

svolazzano nervosamente

Dileguano come tante

altre;

Che a queste, hanno

strappato!, schiacciato!

L'anima. Vagano

per terre monocromatiche

e fangose

Piedi timorosi,

impauriti, esausti...

Sotto una coltre pesante

Sotto una scala di grigi;

Solo un gradiente soporifero

non si percepisce

a semplice sguardo colore

alcuno.

Sarà che la brezza

non vuol portar via il

chiaroscuro?

Dagli occhi, dal cuore!

Sarà che la bellezza

Di vedere arcobaleni

Non è largito

per essi?

Da questi parti, il tutto

è già tinteggiato

di sfumature varie

paradosso assoluto.

Intanto,

la scala di grigi;

avanza inesorabilmente

Facendo del cielo

denso tappeto

Oscurando pure le ali.

Tua

15 maggio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

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