Fattene una raggione.

Di Frida la loka, Lombardia.

Perché non tornerà.

A te.

Ti chiedi, -dove ho sbagliato?
Mentre un cristallo d'acqua si riversa sulla tua guancia e tuoi occhi chinati accompagnano la postura della testa e del collo

Una mano appoggiata sul mento, per reggerlo mentre l'altro braccio si effonde, divaricato sul tavolo.
Lo sguardo ofuscato cerca di plasmare immagini, ma non ci riesce.

La domanda è sempre quella o quasi, -perché?
Il silenzio è accanto, ma il frastuono anche...
Il cuore si fa piccolo e non batte, galoppa velocemente.

L'universo, il tuo; ora è come quella biglia sul portagioie vicino alla porta, diminuto e fragile ornato da scintillanti colori, come le stelle in un cielo sereno, ma non fai caso...

Piuttosto quello che arriva, è un'aria gelida che traffigge, lacera viscere, dissangua l'anima.

E ti chiedi ancora, - e se tornasse? Avrà peso la sofferenza?, e il tempo?, avrò fiducia un'altra volta?

Tua.

12 febbraio, 2023

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Un mondiale giocato per soldi… pardon!, la coppa. Diritti negati.

Ripubblicato da Frida la loka (Lombardia)

Articolo di Riccardo Cucchi

Ci sono gesti che hanno fatto la storia dello sport: il pugno guantato di Smith e Carlos a Città del Messico, le quattro medaglie d’oro di un esultante Owens davanti al razzista Hitler. Gli atleti statunitensi nel ‘68 avrebbero voluto boicottare i giochi. E la stessa sorte sarebbe potuta toccare ad Owens visto che il Comitato Olimpico americano aveva preso in considerazione l’idea di boicottare i giochi di Berlino. Le cose andarono diversamente. E l’immagine di Carlos e Smith sul podio dei 100 metri è ancora oggi uno dei più forti messaggi che lo sport sia stato in grado di trasmettere. C’è un’altra immagine, da oggi, che potrebbe entrare nella storia. E’ quella che la regia internazionale dei Mondiali in Qatar ha negato alla platea degli spettatori ma che ha fatto il giro del web più velocemente di quanto Infantino e la Fifa potessero immaginare. Perché censurare, oggi, è molto più difficile che in passato. E’ quella della squadra tedesca immortalata prima della gara contro il Giappone. Gli 11 calciatori si fanno ritrarre nella foto di rito con la mano davanti alla bocca. Censurati dalla Fifa ma convinti che i valori siano più forti di qualunque minaccia di sanzioni. Perché questo la Fifa aveva fatto: minacciare di ammonire i capitani che avessero deciso di indossare la fascia “One Love”, un chiaro riferimento alla libertà di amare, alla liberà di orientamento sessuale.

Di più. Infantino, Presidente della Fifa in odore di riconferma, aveva indirizzato a tutte le federazioni presenti al Mondiale un messaggio netto: che si parli solo di calcio. Vietate dunque prese di posizioni in favore dei diritti o riferimenti ai 6500 operai immigrati che hanno perso la vita per realizzare gli stadi e le infrastrutture del Mondiale più costoso della storia. Un invito al silenzio. Un paradosso per l’organismo calcistico planetario impegnato su campagne per il rispetto e contro ogni forma di razzismo. Un paradosso e una incapacità palese di cogliere il profondo rapporto tra il calcio e la vita. Isolare il gioco più amato del pianeta dalla vita nella quale è immerso quotidianamente è ignorare le ragioni stesse della sua profonda e radicata presenza nella cultura popolare di ogni emisfero. ’ stato un errore assegnare il Mondiale al Qatar, assegnarlo cioè ad un paese in cui manca il rispetto dei diritti umani e civili. Ed è fallito anche il tentativo di convincerci che proprio attraverso il Mondiale qualcosa sarebbe potuto cambiare anche nell’emirato. Gli impegni assunti dal governo qatariota sono stati disattesi, come ha denunciato Amnesty International. Hanno vinto i soldi. Un calcio sempre più vorace ha accettato di giocare il suo Mondiale nel paese che offriva di più; non ha vigilato sui diritti dei lavoratori durante la costruzione delle opere; ha ignorato i diritti delle donne calpestati. In cambio di denaro. Il calcio può vendere i diritti di immagine. Non può vendere la sua anima, pena smettere di essere sport e diventare puro spettacolo, come qualcuno vorrebbe. La minaccia di ammonire i capitani che avessero indossato la fascia arcobaleno, è la minaccia di ammonire chi si professa a favore dei diritti. Ed è semplicemente inaccettabile. l calcio deve stare fuori dalla politica. E’ vero. Ma i diritti non sono politica, sono diritti. Il gesto della squadra tedesca ci consegna un pizzico di speranza. La speranza che il calcio non cada in un baratro dal quale non sia più in grado di risollevarsi. Il calcio non può cambiare il mondo, ma può spiegare che il mondo può essere cambiato.

Tua.

27 dicembre 2022.

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KAFALA – Un moderno sistema di schiavitù nel Golfo.

Di Frida la loka (Lombardia)

Qatar

Dal web.

Il sistema della kafala, letteralmente, rapiva/sce dei lavoratori, la maggior parte stranieri che di propria volontà accettano questo “sistema”, desiderosi di un futuro migliore con un lavoro retribuito, purtroppo una volta firmato un contrato, non sa se ha venduto l’anima e corpo al Diavolo. Arrivati dall’India, Bangladesh, Egitto, Pakistan e tanti altri paesi vicini.

COS’È LA KAFALA

In arabo la parola kafala ha un duplice significato, perché si riferisce a elementi di tradizione islamica tribale e legale. Da un lato, significa “garantire” (daman) ed esprime il concetto di garanzia per conto di qualcuno quando si trattano affari economici. Dall’altro, significa “prendersi cura di” (kafl), e indica il comportamento da adottare quando si interagisce con un soggetto non indipendente o autonomo, come un minore.

Il sistema della kafala, presenta le stesse caratteristiche più o meno in tutto il Golfo. Questo sistema si basa sull’idea che un lavoratore straniero (migrante) ha necessariamente bisogno di un kafeel (sponsor) per varcare i del paese. A questo punto non sarà il governo centrale a fornire al migrante uno status giuridico; invece, la competenza per regolarizzare le condizioni formali del migrante è delegata dallo stato allo sponsor. Per tal motivo lo sponsor (che in genere è anche il datore di lavoro)

Detto ciò, la kafala condanna i lavoratori stranieri a una condizione di totale sottomissione ai loro sponsor, perché sono sfruttati doppiamente; da un lato, i migranti dipendono dal datore di lavoro che paga il loro salario; dall’altro, sono ulteriormente ” legati” allo stesso datore di lavoro, dal quale dipende l’approvazione del loro status di residente legale nel paese. In questo clima, viene a galla, il fatto che il rapporto tra datore di lavoro e dipendente è del tutto sbilanciato a vantaggio del primo, il quale detiene uno smisurato potere sul secondo.

La kafala è stata denunciata come lavoro forzato, in quanto impediva ai lavoratori migranti di cambiare liberamente datore di lavoro o di lasciare il Qatar, anche se venivano abusati. La kafala rendeva facile per i datori di lavoro sfruttare i lavoratori migranti attraverso la confisca dei passaporti e il rifiuto di fornire “certificati di non opposizione” (Noc) che permettessero ai lavoratori di cambiare datore di lavoro. I lavoratori migranti che fuggivano dai datori di lavoro venivano arrestati o erano costretti a pagare multe, oppure venivano deportati.

Secondo il professor Anh Nga Longva (Department of Social Anthropology), il sistema della kafala impone inoltre ai lavoratori stranieri una terza forma di sfruttamento. Tenendo conto che i migranti sono obbligati a rinunciare ai loro diritti individuali delegandoli ai loro datori di lavoro, sono destinati a cadere in una inesorabile impasse causata dal fatto che la persona che ne stabilisce i doveri è la stessa che abusa dei loro diritti.

Per di più, considerando la loro posizione dominante, i datori di lavoro con buona probabilità costringeranno i loro dipendenti all’obbedienza facendo ricorso a pratiche illegali e deleterie quali la confisca del passaporto, l’imposizione del pagamento delle tasse di collocamento, la sospensione del regolare pagamento dello stipendio e la minaccia di denunciare arbitrariamente i migranti alle autorità statali per mancata osservanza dei loro doveri.

In relazione a questa situazione, Qatar è stato uno dei primi membri del Golfo a rimuovere la clausola NOC richiesta imminente dall’occidente, visto i mondiali pianificati proprio lì, dove il diritto non è proprio di casa dove, le autorità del Qatar hanno in primo luogo abolito la clausola detta “No Objection Certificate” (Noc) – che costringeva i dipendenti a ottenere il consenso dei loro datori di lavoro per cambiare occupazione – e introdotto in secondo luogo un salario minimo per tutti i tipi di lavoratori, indipendentemente dal settore di attività e dalla nazionalità.

Recenti calcoli rivelano, il Qatar nel 2019 ha raggiunto una popolazione di 2,8 milioni di persone, costituita per l’89% da espatriati. La popolazione straniera può essere divisa in due gruppi principali: quello degli artigiani e degli operai e quello della cosiddetta popolazione urbana. I primi, che si stima costituiscano circa il 60% degli espatriati, sono di solito impiegati in progetti di mega sviluppo, come i cantieri della Coppa del Mondo; sono generalmente giovani (20-49 anni), maschi e single. Il secondo gruppo, costituito dal restante 40%, comprende professionisti o dipendenti nei settori dei servizi privati o governativi, e le loro famiglie. Per quanto riguarda la composizione della comunità di espatriati, gli indiani rappresentano il 28% della popolazione totale, seguiti da bengalesi (13%), nepalesi (13%), egiziani (9%) e filippini (7%).

Ma non tutto quello che luccica è oro; le pratiche di abuso salariale sono ancora eccessivamente frequenti per diversi motivi. In primo luogo, non tutte le imprese e i lavoratori del Qatar sono iscritti al Wps (sistema protezione salario) . Infatti, alcune categorie vulnerabili (come i migranti impiegati in lavori domestici o agricoli) , non sono regolamentate dalla legge sul lavoro, e quindi sono escluse dal Wps. In secondo luogo, l’operatività del Wps non in grado di rilevare alcuni tipi di abuso salariale, come i pagamenti inferiori al dovuto o il mancato pagamento delle ore di straordinario.

Qatar stadi mondiali: la strage degli schiavi neri (frame Youtube)

Anni di sfruttamento, privazioni dei diritti e violazioni salariali. Molto resta da fare.

Tua.

27 dicembre, 2022.

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Sguardo assente

Di Frida la loka ( Lombardia)

Me ne accorgo sai? Io ti vedo
Invece tu? Tanti pensieri, insoddisfazioni,
domande senza risposte, tanta malinconia, solitudine immersa fra tanti, ma quanti veri?

Non ti manca niente per essere felice, invece...
Sempre quello sguardo;
Perso nel nulla, nell'infinito che nessuno ha mai raggiunto nemmeno tu ne riuscirai.

Una camuffata indifferenza evoca, suplica, implora affetto, tenerezza, serenità che mai usciranno dalle tue labbra, perché non è nel tuo; chiedere... amore.
Di Frida la loka

Tua.

6 dicembre, 2022.

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Ossa rotte

Di Frida la loka ( Lombardia)

Distrutta giaccio, in modo informe, un’ammaso non ben preciso;

Carne adesso più molle con osse che inchiodano da per tutto dando molto fastidio.

Pure la lenzuola sembra pungere, quando in altri momenti non te ne accorgi nemmeno ch’è lì, in entrambi casi, raccoglie sudore che il corpo emana, talvolta sono due che depurano la pelle e la lenzuola serve come corda ferma da dove afferrarsi.

Libreria multimediale W.press

Oggi sola; sofferenze al musculo (che domina tutto), irriggidito dalla vita, dal passare del tempo, da tanti vocaboli detti a sua volta col rigor della delicatezza; rimasti incisi a sangue però;

in atessa siano cancellati… ma non credo accada. Neanche un profondo vento di scirocco porterebbe con loro.

Per ora, mi devo accontentare, far passare il temporale, ma remare da sola ogni volta si fatica di più.

Di Frida la loka

Ci sarà un domani o un dopodomani e ci sarà pure il sole, anche sé il vento gelido mi darà quattro sberle in faccia. Sarò pronta per aprire le finestre e fare un accumulo di carne, lenzuole e ossa.. e fare pulizia.

Tua.

24 novembre, 2022.

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Provate voi – Barbara Garlaschelli

Ripubblicato da Frida la loka (Lombardia)

"Provate voi a essere donne
con il coltello alla gola
le gambe aperte
e la pistola puntata alla tempia.

Provate voi a essere donne
la costola di Adamo
la polvere di stelle
gli assorbenti con le ali
le ali senza vento,
in caduta libera.

Provate voi a essere donne
a morire come foglie
calpestate come foglie
bruciate come foglie.

Provate voi ché noi siamo stanche
di mettere al mondo uomini che ci tagliano la vita
e ci seppelliscono che ancora respiriamo."
Libreria multimediale

Breve biografia:

Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, ha esordito nella scrittura nel 1993 con l’antologia in floppy disk Storie di bambini, donne e assassini, Del 1995 è il suo esordio a stampa, con O ridere o morire, edito da Marcos y Marcos.

Scrittrice versatile, si è cimentata in vari generi: dal noir, alla letteratura per ragazzi (quest’ultima edita da EL, di cui ha diretto la collana “I corti”; con Walt Disney in collaborazione con Nicoletta Vallorani) al teatro. Costretta fin dall’età di 16 anni su una sedia a rotelle a causa della rottura di una vertebra per un tuffo in acque troppo basse, ha descritto con stile asciutto il suo percorso di vita nei dieci mesi successivi in Sirena, Moby Dick, Faenza 2001. Il libro è considerato un long seller e ha avuto varie ristampe: nel 2004 con Salani, nel 2007 con TEA e nel 2014 con Laurana Editore. (Wikipedia).

Tua.

14 ottobre, 2022.

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Cesareo

Frida la loka ( Lombardia)

Cielo azzurro infinito,  qualche batuffolo bianco sparso.
Aria fresca, sole timido, tutto inerte, quiete, silenzio, tempi d'attesa; attesa di cosa, attesa d'una fine o d'un nuovo inizio...

Cielo azzurro infinito; ti traffiggono con missili; vedo un velivolo solcare il tuo blu forzando l'evento, facendo un'incizione che sputa di rosso; fessura che fa male, tempo per riparare la ferita, ci vorrà...

L'utero della terra piange, ambivalenza emotiva, voglia d'un futuro promettente, qualcosa di bello, sorridere.
Poi la vita emerge, ancora una volta, hai presso il sopravvento e hai vinto...
Fonte: ritardatapartenza.it

Tua.

13 ottobre, 2022

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Cellelager (1917-1918) – (Prigionieri nel lager di Celle).

Da Frida la loka ( Lombardia)

Ugo Betti, Canzonetta da Il re pensieroso (I strofa)
Libreria multimediale WordPress

Fanciullezza perduta - da Frida la loka.

Dove la giovinezza fresca e tutta da scoprire svanisce in un'attimo quando; al posto di soldatini di piombo, allora facevano finta di fare una guerra e oggi si trovano con il piombo in mano; per altri scopi, ignari e increduli.

E si chiedono perché sono lì, perché non è più un gioco che prima, il gruppetto finiva in tarda serata con una bella partita di calcio.
Si davano di santa ragione pur di vincere!; mentre rincasando si abbracciavano e con la palla per terra qualcuno la portava a calci sollevando la polvere.
Tutti amici, nessuna perdita, nessun ferito.

Domani sarà un'altro giorno, sarà bello! Tocca partita con le biglie...

Tua.

15 settembre, 2022

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Malattia rara

Devo dire che ieri, ero un poco incerta, nel pubblicare questo articolo qui. Poi ho pensato bene e mi son detta perché no! Fino a quando dobbiamo essere invisibili! Quante persone come me patiscono ogni giorno, per non parlare dei famigliari. Ho deciso di pubblicarlo con lo scopo di sensibilizzare e chiamare alla riflessione.

Frida la loka.

Ecco!!! Finalmente l’ho detto con tutte ed ogni singola lettera; niente da leggere tra le righe, niente da nascondere. Sono giorni e giorni che mi sento veramente a disagio, innervosita, non riesco a concentrarmi per fare in modo meno cruento possibile, quello che mi appaga, che mi da soddisfazione, non dico tutte quelle attività ( e credetemi, erano parecchie) che una volta portate a termine mi facevano sentire decisamente meglio.

Ogni volta che guardo il calendario mi vengono i brividi e le nausee, già; perché non è intasato da mille appuntamenti col parrucchiere, spa, manicure, pedicure, corso per imparare a dipingere ” i mandala” e così via, purtroppo no… vedo soltanto tristissimi appuntamenti dai medici, di tutti i campi inimmaginabili, perché? Perché parliamo d’una malattia rara, ciò vuol dire, cazzi, e tanti, perché? Perché la sanità italiana, una che tempo fa ritenevo e reputavo, un’eccellenza, in dieci e passa anni, ho visto come l’avidità politica e non solo, poi con un pizzico d’ignoranza da parte dell’ambito medico che non si aggiorniano per mancanza di soldi ( altri perché proprio non può fregar dimeno) e facciamo la miscela perfetta, non è più in grado di supportare problematiche come queste ” Malattie Rare” , figuriamoci una pandemia!!

Ve ne sarete accorti che sono particolarmente “irritata”, com’è possibile che non ci sia un protocollo ad hoc per le persone affette di malattie rare! Il mio caso è ( e non vorrei sbagliare) UNO su TRENTACINQUEMILA, perciò, non siamo una massa da monitorare, visto che ancora non esiste cura alcuna…

La mia cara biblioteca, sta pian piano riempiendosi di cartelle e cartelle, ormai, ho perso il conto. Carte che alla fine, ogni volta che vai d’un medico devi portarti dietro… ma perché! Dico io, hanno investito inutilmente nel sistema digitalizzato di ogni singola persona che minimo abbia fatto un esame del sangue; perciò, basterebbe, con buon senso, santo cielo, chiedere la benedetta tessera sanitaria e sul sistema è tutto caricato, manco sia il prontuario d’un pregiudicato. Sono incapaci ed ignoranti in materia!!! Persino farebbe bene al pianeta, con tante scartoffie da fotocopiare ogni volta ed ogni volta….

Bene… basta per oggi, mi son sfogata. PS: mandate i medici di famiglia in pensione, quelli che non c’è l’ha fanno più oppure non hanno più voglia. Sarebbe un buon punto da dove iniziare. Notte…

Tua.

9 agosto, 2022.

Non è nostro

A mio figlio.

Riflezione di domenica

Quando una persona nasce, non è in grado di capire tante cose, riusciamo soltanto a campare grazie a genitori o chi si prende cura di noi nel percorso di crescita. Col tempo iniziamo a comprendere ed imparare o quasi, perché siamo qui. All’inizio milioni di anni fa, era per il solo fatto di sopravvivere e procreare.

Ci siamo addatati all’ambiente e gli esseri viventi hanno raccolto dalla terra e mare tutto quello ch’era a disposizione ed  usufruimmo di quello.

Oggi, le cose son cambiate e tanto, a tal punto che esso è mutato.

Tutto è cambiato e dobbiamo fare il mea colpa, ma non basta, perché in tanti vanno avanti col pensiero che quel’che ci circonda è nostro.

Purtroppo vi do la notiziona! NON è NOSTRO, no signori miei, cari lettori, tutti SIAMO responsabili del tetto che ci protegge e della terra che ci da il nutrimento. Inutile elencare chi sono i maggiori responsabili, ognuno sa in che grado fa bene o male. Mi dispiace dover scrivere su questo argomento, potendo scegliere diversamente,  ma non possiamo girarci dall’altra parte.

Abbiamo un compromesso con quelle generazioni future, quelle che oggi fanno le marce per sollevare l’attenzione, le stesse che in primis hanno capito che qualcosa non sta funzionando e dobbiamo agire. E la gente d’una certa età o “matura ” parolone, deve assolutamente dare l’esempio!

Piccoli gesti, quotidianamente e non mollare.

Da Frida

Quando racconto a  mio figlio, la nostra infanzia, al contempo mi vergogno, perché loro molto probabilmente non godranno di tutto quello noi, talvolta anche svagliando per ignoranza o semplicemente menefreghismo, avevamo e loro, i nostri figli, nipoti e così via non troveranno più facilmente, alla portata di mano. Inizia ad essere una situazione FRAGILE, la nostra TERRA è in terapia intensiva e non sappiamo quando e se si riprenderà…

Vi lascio una delle tante poesie scritte in onore a chi ci ospita.

Di Franco Arminio

Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza

FORSE, È MOMENTO DI TORNARE ALL’ORIGINE…

PICCOLI GESTI TUTTI I      GIORNI. E COSA FONDAMENTALE DARE L’ESEMPIO.

Tua.

24 luglio, 2022

Cado ma non mi abbatto

Toglierei tutto dal corpo, pure stesso corpo; forse, concederei alla testa la grazia, la quale mi fa pensare e ricordare passati migliori.

Ridevo con scioltezza e sincerità;
correvo all’impazzata contro vento in mezzo a temporale e sentivo la mia pelle nuda apiccicata alla mia veste fradiccia,
i piedi; anche essi spogli calpestando fango e capelli lunghi e ricci
colando cristaline e dolci gocce; non ne avevo paura men che meno vergogna.

Dal web.


Ch’erano soddisfazioni piacevoli e goderli con tutti i sensi mi appagava.

I miei desideri, talvolta superflui, che sono persona umana erano parte importante nella mia vita.

Toglierei tutto dal corpo, pure stesso corpo; che non
mi da pace, non un attimo di respiro; cosa vuole da me!

Pure il tempo ci si mette in mezzo, ch’è spilorcio!  Virus, guerre e tutto,  che complica l’esistenza più del necessario.

Solo adesso; me ne accorgo;
Se fosse il core e non la testa a convenire gratitudine, forse sarebbe meglio?
Che quello lì è pieno di ferite inflitte, ma non demorde. È tosto e testardo come diamante grezzo, ancora pronto a beccarsi più intagli.

Che il mio mestiere non è essere a casa ed accontentarmi perché sono viva; cosa ben diversa a sentirsi viva!

Tua
11 luglio, 2022.

Da fridalaloka.com