Recensione: ”Amato Mare” di Alma Bigonzoni, a cura di Alessandria today

“Amato Mare” di Alma Bigonzoni è una poesia che trasuda l’amore e la connessione profonda con il mare, portando i lettori in un viaggio emozionale attraverso la bellezza e la magia dell’oceano.

Recensione: ”Amato Mare” di Alma Bigonzoni, a cura di Alessandria today

La poesia si apre con un’immagine maestosa dell’infinito, dove il cielo e il mare si fondono all’orizzonte. L’autrice invita i lettori a osservare questo spettacolo affascinante, dove i pensieri vagano in perfetta sintonia con le onde che si infrangono sulla spiaggia silenziosa. L’atmosfera è rilassante e coinvolgente, e il mare diventa un’entità viva, in grado di accogliere i sogni dei viaggiatori e le emozioni di chiunque si avvicini alla sua maestosità.

La poesia è intrisa di immagini suggestive che catturano i sensi. Il vento sussurra tra i capelli dell’autrice, avvolgendola in una coccola di brezza marina. Le descrizioni dei colori accesi e sfumati del tramonto evocano una sensazione di magia e promessa di un “infinito ritorno”, dando vita a un’atmosfera di speranza e rinnovamento.

L’uso del senso del gusto, con il “sapore del sale che penetra nella pelle”, aggiunge una dimensione sensoriale alla poesia, invitando i lettori a immergersi ancora di più nell’esperienza marina.

Il cuore dell’autrice sembra vibrare in armonia con l’oceano, e i suoi sentimenti si esprimono attraverso un “melodico canto” che rivela un amore profondo e silente per il mare. La poesia si conclude con questa dichiarazione di affetto, un tributo poetico all’infinita bellezza e ispirazione che il mare dona.

Il linguaggio poetico utilizzato da Alma Bigonzoni è delicato e melodico, e le parole si susseguono con grazia e fluidità. La poesia è ricca di immagini evocative e metafore ben collocate, che aggiungono profondità e significato al testo.

In conclusione, “Amato Mare” è una poesia che abbraccia l’anima dei lettori, immergendoli nella poesia del mare e della natura. L’autrice dipinge un quadro di bellezza e serenità, comunicando l’amore e l’affinità con questo elemento primordiale. Una lettura che nutre l’animo e lascia un’eco di meraviglia e contemplazione.

Amato mare, di Alma Bigonzoni
Osservo l’infinito in lontananza,
dove cielo sfiora il mare e si fonde,
lascio che i pensieri vaghino in sintonia
con le onde.
Si infrangono sulla spiaggia silenziosa
i sogni e la bianca sabbia li accoglie.
Il vento sussurra tra i miei capelli e
mi avvolge cullandomi con la sua brezza.
Lo sguardo si posa sulla diversità dei
colori accesi, sfumati del tramonto,
al profumo di una promessa
di un infinito ritorno.
Il sapore del sale penetra nella pelle,
scoprendo sensazioni profonde
come l’oceano.
Dalle labbra fuoriesce un melodico canto
che tocca il mio cuore, non posso fare
a meno di cantare al mio amato mare
il mio silente amore.

Il gran canyon della val Borbera, a cura di Donatella Brusati

 La val Borbera, valle piuttosto defilata dalle consuete rotte turistiche, offre in realtà un’ampia serie di risonanze storiche, paesaggistiche e ambientali che meritano un viaggio alla scoperta di questi luoghi. Innanzitutto, la val Borbera, abitata sin dall’antichità da Celti, Liguri e poi Romani, è stata teatro, durante la seconda guerra mondiale, di significativi fatti d’arme e d’eroismo delle brigate partigiane contro gli oppressori nazi-fascisti, infatti, a Pertuso, nel cuore della valle, è collocata una lapide che ricorda l’omonima battaglia dell’agosto 1944 e le imprese dei combattenti della divisione garibaldina Pinan Cichero.

In secondo luogo, a partire da Borghetto Borbera, agli occhi del viaggiatore si apre uno scenario di austera e inaspettata bellezza, sino ad arrivare allo straordinario canyon. Lungo circa sei chilometri, formato dalle acque del Borbera, esso scorre incassato dai maestosi muraglioni di età oligocenica, dando origine a un paesaggio che, durante la stagione estiva, esalta il fascino selvaggio di questo territorio, da Persi sino alle Strette di Pertuso.

Nell’area attrezzata di Boscopiano, lungo la strada provinciale, ci si potrà dedicare al picnic, oppure scendere sino alle acque del Borbera, per godere nello stesso tempo di tanta bellezza e ameno refrigerio. Per chi vuole camminare, è possibile percorrere il sentiero “Serena e Alessandro” che conduce sino a Roccaforte ligure.

Ma la particolarità di questo luogo, che desta stupore agli occhi dei viaggiatori, risiede nella spettacolarità delle anse del Borbera, nei voli dell’averla, dell’ortolano e della calandra che guardano dall’alto le acque cristalline, nei sentori dell’issopo, del giglio martagone e della centaurea, che recano con sé, intatta, l’essenza profonda della natura appenninica.

Il nuovo thriller di Alessandra De Matteis, a cura di Silvestra Sobrera

Alessandra De Matteis presenta il suo romanzo Noli me tangere.

 Secondo te scrivere cosa vuol dire, o cosa vuol dire per te?

La risposta a questa domanda, è, anch’essa, nella premessa del romanzo: “Ma scrivere, per me, non è un lavoro e non è nemmeno un hobby: è l’unico modo per veder accadere l’impossibile. Per renderlo possibile. L’unico modo per liberare l’ordinario corso delle cose dalle costrizioni impostegli dalle regole precostituite del mondo, conoscendo, tuttavia, la netta distinzione tra le due dimensioni.” 

Scrivere questo romanzo per me ha significato poter esprimere forte quel sentimento di ingiustizia che ho provato nei confronti del destino quando ho visto per la prima volta Rosalia, e mi ha fatto pensare a quanti altri bambini, quotidianamente, costantemente, nel tempo, sono vittime ingiuste di una sorte immeritata. Ho sempre scritto, fin da piccola: diari, lettere, pensieri, timori. Era ed è sempre stato un modo per esorcizzare paure e cullare speranze. 

 La parte più semplice dello scrivere?

L’abbandono alle infinite possibilità regalate da un foglio bianco. La consapevolezza che possa succedere di tutto, non avere limiti: i mondi del possibile e dell’impossibile possono collidere e confondersi.

Trama:

A cinque anni di distanza dalla notte in cui per Jeremy e Alice il confine tra vita e morte è diventato sottile come un foglio di carta velina, quel passato da cui sembravano essere ormai lontani e al sicuro ritorna sotto forma di richiesta d’aiuto. Un giovane studioso deve salvare la carriera a cui ha votato la sua esistenza, compiendo ogni sorta di sforzo per tutelare dal tempo e nel tempo Rosalia, “la Bella Addormentata di Palermo”, mentre un analista dati del governo degli Stati Uniti cerca di difendere la propria dalle interferenze di un uomo che vuole condurlo su una strada della quale non riesce a comprendere il senso e la meta. Sullo sfondo, la figura di due padri accomunati dallo stesso terribile destino, che si intreccia con quello di tutti i protagonisti i quali capiranno troppo tardi ciò di cui sono realmente parte, cosa e chi li lega.

Scheda del libro:

Autrice: Alessandra De Matteis

Titolo: Noli me tangere

Anno di pubblicazione: 08 maggio 2023

Presentato da: Agenzia di marketing editoriale Ciclope Lettore

Genere: Thriller

La Magia dei Campi di Zafferano nella Incantevole Val Borbera, in Provincia di Alessandria

Mentre la tecnologia e il progresso avanzano, i campi di zafferano nella Val Borbera ci ricordano l’importanza di preservare le antiche tradizioni e di connetterci con la terra e i suoi doni. Questo fiore dal fascino millenario continua a regalare emozioni uniche e a incantare il cuore di chiunque si avvicini a scoprire la sua magia nella Val Borbera.

La Magia dei Campi di Zafferano nella Incantevole Val Borbera, Provincia di Alessandria

Nella pittoresca provincia di Alessandria, tra le meraviglie paesaggistiche della Val Borbera, si celano i segreti di un fiore dal fascino millenario: lo zafferano. Questa preziosa spezia, conosciuta come “oro rosso,” incanta i sensi e regala un tocco di magia a chiunque si avventuri nei campi in cui cresce. Scopriamo insieme la storia e il mistero di questi campi di zafferano, che rendono unica e suggestiva questa incantevole regione.

Il Fiore dell’Incanto

Lo zafferano è un fiore viola dal profumo inebriante e dal colore intenso. La sua bellezza ha affascinato l’umanità sin dai tempi antichi, e le sue origini risalgono a secoli fa, in terre lontane. Da allora, questa pregiata spezia è stata oggetto di commercio e ha giocato un ruolo fondamentale nella cucina, nella medicina e persino nella cosmetica.

Le colline della Val Borbera, con il loro clima mite e la ricchezza del terreno, offrono un ambiente ideale per la coltivazione dello zafferano. Qui, in piccoli appezzamenti di terra, i coltivatori dedicano passione e cura alla coltivazione di questa meravigliosa pianta, preservando un’antica tradizione agricola che si tramanda di generazione in generazione.

I Segreti della Coltivazione

La coltivazione dello zafferano è un’arte che richiede attenzione, dedizione e competenza. I campi di zafferano nella Val Borbera sono curati con scrupolo, e ogni fase del processo di crescita è seguita con cura e passione.

A partire dal piantare i bulbi, che avviene tra fine agosto e settembre, fino alla raccolta dei fiori in autunno, ogni passo richiede abilità e sensibilità per assicurarsi che la qualità dello zafferano sia mantenuta al massimo livello. La raccolta viene effettuata a mano, e i delicati stigmi viola, parte più pregiata del fiore, sono separati con attenzione e cura.

Un Patrimonio da Preservare

I campi di zafferano nella Val Borbera non sono solo un luogo di produzione, ma rappresentano anche un patrimonio culturale e storico di inestimabile valore. I coltivatori locali, consapevoli della preziosità di questa tradizione, si impegnano nella sua preservazione e trasmissione alle generazioni future.

La coltivazione dello zafferano è anche un’opportunità per promuovere il turismo sostenibile e responsabile nella regione. I visitatori possono immergersi nella magia dei campi di zafferano, partecipando alle fasi della coltivazione e scoprendo i segreti di questa affascinante spezia. L’esperienza di essere circondati dalla bellezza dei fiori viola, il loro profumo avvolgente e l’incredibile paesaggio circostante, rimane impressa nei cuori di chiunque abbia la fortuna di vivere questa esperienza unica.

Un Vero Esempio di Eccellenza

I campi di zafferano nella Val Borbera, provincia di Alessandria, rappresentano un vero esempio di eccellenza nella coltivazione di questa preziosa spezia. La passione e la dedizione dei coltivatori si traducono in uno zafferano di altissima qualità, amato e apprezzato in tutto il mondo.

Mentre la tecnologia e il progresso avanzano, i campi di zafferano nella Val Borbera ci ricordano l’importanza di preservare le antiche tradizioni e di connetterci con la terra e i suoi doni. Questo fiore dal fascino millenario continua a regalare emozioni uniche e a incantare il cuore di chiunque si avvicini a scoprire la sua magia nella Val Borbera.

La Portalettere, di Francesca Giannone: Un Viaggio Inatteso attraverso le Emozioni umane. Recensione di Alessandria today

“La Portalettere” di Francesca Giannone è un romanzo delicatamente costruito che cattura l’anima del lettore sin dalle prime pagine. Articolato in una trama sublimemente intrecciata, il libro offre un ritratto commovente e penetrante del mondo emotivo delle sue protagoniste.

Foto da: lafeltrinelli.it

“La Portalettere: Un Viaggio Inatteso attraverso le Emozioni umane”

L’autrice mostra un’incredibile abilità nell’intrecciare le storie personali dei destinatari delle lettere con quella della portalettere, creando un racconto profondamente umano. C’è una sensazione di autenticità che risuona in ogni pagina, rendendo quasi tangibili le emozioni dei personaggi.

La scrittura di Giannone è affascinante ed elegante, ricca di dettagli evocativi che ti fanno sentire come se tu stessi passeggiando per le strade della città insieme alla protagonista. La sua descrizione delle emozioni e delle interazioni è tanto delicata quanto potente, fornendo un quadro sincero della natura umana.

“La Portalettere” è un viaggio emozionale che tocca il cuore del lettore. Francesca Giannone ha scritto un’opera di grande sensibilità e intensità, che esplora con grazia l’aspetto umano della vita quotidiana. Un libro sicuramente da non perdere per gli amanti delle storie profonde e commoventi.

Ricordi. Le Feste in Casa dei ragazzi nel Secolo Scorso: Un Altro Mondo

Nel corso del secolo scorso, le feste in casa occupavano un posto speciale nella cultura giovanile, offrendo ai ragazzi un modo di socializzare e divertirsi in un ambiente intimo e familiare. Prima dell’avvento delle tecnologie digitali e dei social media, queste feste rappresentavano un’esperienza unica e irripetibile, un viaggio nel tempo che vale la pena esplorare.

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Foto da Pinterest

“Le Feste in Casa nel Secolo Scorso: Esplorando un Altro Mondo”

Le feste in casa non erano semplicemente raduni casuali, ma eventi attentamente pianificati e anticipati con entusiasmo. Non c’erano inviti virtuali o RSVP online: i ragazzi andavano di persona a chiedere ai loro amici di partecipare. L’attesa e l’ansia per l’evento facevano parte dell’esperienza, e l’aspettativa faceva crescere l’anticipazione per la serata.

Prepararsi per una festa in casa era un rituale in sé. I genitori spesso aiutavano i loro figli a organizzare la casa, a spostare i mobili per creare spazio per ballare e a preparare il cibo e le bevande per gli ospiti. La musica era una parte essenziale del divertimento, e i ragazzi avrebbero passato ore a creare delle playlist con le loro canzoni preferite, spesso registrate su cassette o CD.

Quando la notte della festa arrivava, i ragazzi si presentavano a casa dell’ospitante, portando con sé regali come segno di gratitudine. Le feste iniziavano lentamente, con i primi arrivi che si intrattenevano tra loro, ridendo e scherzando. Man mano che il numero di partecipanti cresceva, la casa si riempiva di energia giovanile e spensieratezza.

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Le feste in casa offrivano un’opportunità unica per socializzare e creare legami significativi. Senza le distrazioni degli smartphone e dei social media, i ragazzi erano completamente immersi nel momento presente e si divertivano davvero a interagire tra loro. I balli e i giochi erano all’ordine del giorno, e anche gli introversi si sentivano a loro agio in questo ambiente intimo.

Tuttavia, le feste in casa potevano anche essere un’occasione per imparare importanti lezioni di vita. L’organizzazione e la gestione di un evento di questo tipo comportavano responsabilità, come assicurarsi che i genitori fossero informati e che tutto si svolgesse senza problemi. Ciò aiutava i ragazzi a sviluppare competenze sociali e a prendere confidenza in sé stessi.

Con l’avvento di internet e dei social media, le feste in casa hanno iniziato a perdere terreno, sostituite da eventi pubblicizzati su piattaforme digitali e incontri virtuali. L’esperienza di socializzare di persona ha lasciato il posto a interazioni online, e molte delle tradizioni del passato sono state dimenticate.

Oggi, mentre osserviamo con nostalgia il secolo scorso, possiamo riflettere con affetto sulle feste in casa che hanno caratterizzato la gioventù di tante persone. Sebbene il mondo sia cambiato e la tecnologia abbia trasformato il modo in cui ci relazioniamo, quei momenti di semplicità e autenticità delle feste in casa restano incisi nei ricordi di coloro che li hanno vissuti.

In conclusione, le feste in casa del secolo scorso erano un altro mondo, un luogo in cui i ragazzi si riunivano per creare ricordi indelebili e instaurare amicizie durature. Anche se il tempo e la tecnologia hanno portato cambiamenti nella cultura giovanile, queste feste hanno lasciato un’impronta speciale nella storia sociale di quegli anni, dimostrando che l’essenza delle relazioni umane e del divertimento condiviso rimane eterna.

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Recensione: Le armi della luce di Ken Follett, a cura di Alessandria today

“Le armi della luce” di Ken Follett è un romanzo coinvolgente e ben documentato, che mescola abilmente avvenimenti storici con vicende umane. Con uno stile narrativo avvincente e personaggi indimenticabili, Follett ci regala un viaggio indimenticabile nel passato, mostrandoci quanto sia importante comprendere e riflettere sulle lezioni che la storia ci offre.

Foto: lafeltrinelli.it

Recensione: Le armi della luce di Ken Follett

“Le armi della luce” è il quinto capitolo della saga di Kingsbridge di Ken Follett, un’opera epica che ci trasporta nell’affascinante mondo del XIX secolo, un’epoca di grandi cambiamenti e rivoluzioni. In questa straordinaria narrazione, l’autore ci guida attraverso un intreccio ricco di dettagli storici accuratamente documentati, caratterizzato da eroi coraggiosi, cattivi perfidi e la lotta per un futuro migliore.

La trama si svolge tra il 1792 e il 1824, un periodo segnato da profondi mutamenti sociali ed economici. A Kingsbridge, una città con una lunga tradizione di manifattura tessile, l’industrializzazione fa il suo ingresso inesorabile, portando con sé la miseria per la maggior parte della popolazione. Questo scenario di cambiamenti rivoluzionari si intreccia con gli eventi storici cruciali dell’epoca, come la guerra contro Napoleone Bonaparte e la battaglia di Waterloo.

I personaggi di “Le armi della luce” sono l’anima di questa epopea. Un gruppo variegato di individui, collegati tra loro in modi sorprendenti, si muove sullo sfondo di una società in rapida trasformazione. Tra di essi, una coraggiosa filatrice, un ragazzo geniale, una giovane idealista che lotta per i diritti dei bambini disagiati, un commerciante di tessuti intrappolato dai debiti ereditati, una moglie infedele, un operaio ribelle, un artigiano audace, un vescovo inetto e un ricco imprenditore spietato, tutti contribuiscono a rendere questa storia indimenticabile.

Ken Follett dimostra ancora una volta la sua abilità di affascinante narratore, immergendoci nel passato con una precisione storica sorprendente. La sua capacità di fondere le vicende personali dei personaggi con gli eventi storici globali crea una trama coinvolgente che tiene il lettore incollato alle pagine.

Un aspetto notevole del romanzo è la puntuale rappresentazione dell’ascesa dell’industrializzazione e le conseguenze che essa comporta per le classi sociali più deboli. La lotta tra i lavoratori e i proprietari delle fabbriche, la ribellione contro l’oppressione e l’arruolamento forzato nell’esercito offrono uno spaccato realistico della dura realtà dell’epoca.

La caratterizzazione dei personaggi è uno dei punti forti del libro. Sono ritratti in modo tridimensionale, con sfumature di grigio che li rendono credibili e umani. Le loro sfide personali, i conflitti interiori e le ambizioni contribuiscono a dar vita a una storia avvincente.

In conclusione, “Le armi della luce” di Ken Follett è un romanzo coinvolgente e ben documentato, che mescola abilmente avvenimenti storici con vicende umane. Con uno stile narrativo avvincente e personaggi indimenticabili, Follett ci regala un viaggio indimenticabile nel passato, mostrandoci quanto sia importante comprendere e riflettere sulle lezioni che la storia ci offre. Questo libro merita sicuramente un posto nella biblioteca di ogni appassionato di narrativa storica e di chiunque ami immergersi in un’epoca passata con grande dettaglio e autenticità.

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Recensione: “Vecchio Cappotto” di Lucia Triolo, a cura di Alessandria today

Recensione: “Vecchio Cappotto” di Lucia Triolo, a cura di Alessandria today

“Vecchio Cappotto” di Lucia Triolo è una poesia emotiva e riflessiva che esplora il rimpianto e l’accettazione della propria esistenza. L’autrice dipinge un quadro intimo e struggente delle esperienze passate e delle scelte mancate.

La poesia inizia con un senso di rammarico per non aver imparato a fronteggiare le avversità, simboleggiate qui dal vento e dall’inverno. L’autrice si chiede se avrebbe dovuto vendere il vecchio cappotto in tempi più opportuni, poiché ora è diventato troppo vecchio e inutile, rifiutato persino dalle bambole. Questo oggetto materiale diventa una metafora della propria inadeguatezza e dei rimpianti che accompagnano le scelte sbagliate o mancate nella vita.

Lucia Triolo esprime il desiderio di essere accettata senza riserve, ma teme che ci siano molte prove contro di lei. La paura è una componente prominente nel testo, e l’autrice ammette di non aver imparato a gestirla o ad affrontare le ragioni che la alimentano. Questa mancanza di preparazione la fa sentire vulnerabile e incerta.

Le parole evocative e le immagini vivide, come “carichi di universo ho gli occhi” e “bambola nude”, rafforzano l’atmosfera malinconica della poesia e aggiungono profondità alle emozioni espresse.

La voce della poetessa è intima e sincera, trasmettendo una gamma di sentimenti, dall’angoscia alla rabbia, dalla fragilità alla forza interiore. Le parole sembrano danzare come foglie al vento, portando il lettore in un viaggio emozionale coinvolgente.

In conclusione, “Vecchio Cappotto” è una poesia che afferra il cuore del lettore, trattando temi universali come rimpianti, accettazione di sé e la lotta contro la paura. La capacità dell’autrice di comunicare sentimenti complessi in modo così potente e viscerale è davvero ammirevole. Una lettura consigliata per chi ama esplorare le sfumature dell’animo umano attraverso la bellezza delle parole poetiche.

Lucia Triolo: vecchio cappotto

Perché non ho imparato 
quando arrivava il vento
cosa è stato per me
abbracciare l’inverno?
Ora forse avrei almeno un occhio!

Avrei dovuto vendere per tempo
il cappotto. Adesso è troppo vecchio
e nessuna bambola lo vuole.

C’è qualcosa di me che
si possa accettare
senza testimoni contro?
Forse ho smesso di galleggiare.

Perché non ho imparato 
quando arrivava il vento
a scaldare le tue mani 
con la borsa dell’acqua calda,
a stringerle bagnate di sguardi
come belve innamorate?

Carichi di universo ho gli occhi
e non ho insegnato alla 
paura
a chinarsi dinnanzi alle ragioni.
È una paura rozza, 
impreparata.

Mi basta solo per far tremare 
l’angoscia.
Lei ora se l’accomoda sulla pelle, 
la indossa con decisione
e rabbia.

Avrei dovuto vendere per tempo
il cappotto. Adesso è troppo vecchio
e nessuna bambola lo vuole.

Bambole nude
io rischio di affondare.

Recensione: “Bellezza Infinita” – di Caterina Alagna, a cura di Alessandria today

“Bellezza Infinita” di Caterina Alagna è una poesia incantevole e suggestiva che cattura l’essenza della natura e la trasforma in un affascinante ritratto di splendore. L’autrice dipinge un quadro poetico che si srotola come una tela d’arte, rivelando immagini vibranti e sensazioni intense.

La poesia si apre con la potente metafora di una “colata d’oro” che si stende sui campi, creando una scena magica e dorata. Questa visione della natura è sublime, e l’immagine dei girasoli che sbocciano come “un vagito” si fa sentire come una nascita, un’inizio vitale.

La luce del sole è descritta come una “cascata di sprazzi” che illumina tutto ciò che incontra, creando un’atmosfera di calore e vitalità. La scena sembra esplodere di energia, con i girasoli che si offrono avidamente ai raggi del sole, rappresentando una connessione intima e potente tra la natura e l’elemento vitale.

La bellezza della natura si fonde con l’intensità delle emozioni umane nella seconda parte della poesia. I girasoli che si aprono al sole rilasciano “folate di pianti” che colmano il cielo di “perduti istanti”. Questa immagine poetica è affascinante e commovente allo stesso tempo, evocando un senso di effimero e di fugacità dell’esistenza, ma anche di profonda connessione con il ciclo della vita.

L’ultima strofa diventa un momento di riflessione sulla natura dell’anima umana. L’autrice suggerisce che l’anima si ingravida di “nuova vita” in questa esperienza di “bellezza infinita”. La poesia ci invita a considerare la natura come fonte di ispirazione e rinascita, offrendo un messaggio positivo e di speranza.

Il linguaggio poetico utilizzato da Caterina Alagna è delicato e sensuale, e la scelta delle parole contribuisce a creare immagini vivide nella mente del lettore. La musicalità dei versi e la loro disposizione sulla pagina aggiungono un ritmo armonioso alla lettura.

In conclusione, “Bellezza Infinita” è una poesia evocativa e coinvolgente che celebra la meraviglia della natura e il suo impatto profondo sull’animo umano. Caterina Alagna dimostra un talento poetico notevole, trasmettendo emozioni e pensieri in modo elegante e suggestivo. Una poesia che incanta e commuove, lasciando un’impronta duratura nel cuore dei lettori.

“Bellezza infinita” di Caterina Alagna

Una colata d’oro

si sdraia sui campi.

A sbocciare come un vagito,

i girasoli si offrono ai raggi

del sole che piove

una cascata di sprazzi.

E si liberano dal cuore

folate di pianti

a colmare il cielo

di perduti istanti,

mentre già s’ingravida

l’anima di nuova vita

in questo scorcio

di bellezza infinita.

Siamo papaveri, (ITA – ESP), di Frida la Loka

Poesia di Frida la Loka

Noi uomini, avidi, pieni d'ingordigia,
la gola non è mai sazia, e il bramare delle tasche
non ha né confini, né morale.

Noi uomini, abbiamo la sporca smania incrostata sotto la pelle morta; come l'anima rinsechita.

Noi uomini con desideri senza fine,
la cupidigia s'è impossessata di noi
e non reagiamo.

Nostra madre si ribella a noi miseri ominidi.
Terra di Demetra aflitta, immersa nel dolore e nell'oblio.

Le sue lacrime sono semi, i suoi occhi l'ovario che genera vita, ogni volta più fievole.

Noi uomini, siamo papaveri,
inabissati in un sonno eterno nel mare della arroganza,

Esili, taciturni, protetti d'un velo dorato di spighe di grano, sommersi.
Papaveri...

Il vento gioca con loro,
ed egli improvisano teneri gesti d'amore.

Mentre il soffio tra una spianata e l'altra, spinge furibondo un fuoco, frutto del peccato della mano di chi e sorto da Lei, Madre.

Giacciono sui cigli di sentieri aridi;
leggeri da movenze di valzer.

Petali rossi, venature di delicate trasparenze, vesti sottili,
come le carezze a un bimbo appena nato.
Immagine:  Žaneta Mišutová, Foto portata: Joanna Chaumontoise

Somos amapolas?

Nosotros los hombres, avaros,
llenos de codicia
La garganta no está satisfecha y la avaricia de los bolsillos, no tiene ni fín, ni moral.

Nosotros los hombres, tenemos el sucio frenesí incrustado bajo la piel muerta; como el alma ajada.

Nosotros los hombres, con un deseo sinfín
la tentación se ha apoderado de nosotros y
no reaccionamos.

Nuestra madre se revela contra nosotros miserables homínidos. Tierra de Deméter, afligida sumergida en el dolor y el olvido.

Sus lágrima son semillas, sus ojos, ovarios que generan vida, cada vez más débil.

Nosotros los hombres, somos amapolas,
Sumergidos en el mar de la arrogancia.

Delgadas, taciturnas, protegidas de un velo dorado de espigas de grano, sumergidas; Amapolas...

El viento juega con ellas,
improvisando tiernos gestos de amor.

Mientras el aliento entre una llanura y otra, lanza furibondo un fuego, fruto del pecado de la mano de aquél, que proviene de Ella, Madre.

Yacen en los bordes de senderos áridos; ligeras en sus movimientos de vals.

Pétalos rojos, líneas de delicadas transparencias,
Vestiduras suaves,
como las caricias a un niño apenas nacido.

Tua

28 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

cultura :il giardino dei miei desideri, di Stefano Polo


In questo giardino
c’è il tuo volto che scorre felice
davanti ai miei occhi ridenti.
In questo giardino passeggiano
i nostri cuori silenti e ardenti
d’amore…
Il tuo viso sembra un quadro nell’aria
leggero e sorridente
il mio cuore davanti a te è gioioso
i miei occhi fluttuano nell’aria
nel giardino in cerca
del tuo viso
che dalla felicità
emana una luce d’argento.
Il nostro amore in questo giardino
cresce come una pianta robusta
che nessuna difficoltà rovinerà.
Nè odio né paura scalfirà
questo giardino dei desideri
che per sempre ci proteggerà.

cultura:il mio amore , di Stefano Polo

Il mio amore.
Il mio amore mi fa sognare
ridere, piangere…
E’ come un arcobaleno che sorride ai miei occhi
mai stanchi del suo viso
cosi splendente come un’aurora
al mattino
é come un battito del cuore all’infinito
che fa eco nel mio animo.
Il mio amore mi porta su nel sole
dove non esiste il buio
solo luce e dolci pensieri…
Il mio amore mi guarda
e penetra dentro me
e guarda il mio cuore mai
sazio di lei…
Il mio amore è come una rosa
che cresce dentro me
e mette delle radici
piene di sentimento e calore…
Il mio amore
è come un frutto maturo
che solo la mano dell’ amore
è pronta a cogliere.
Riflessi d’amore.

La storia di Giona

La storia di Giona

Xheka Haxhiraj detta Giona

Giovane sordicieca, Giona 26 anni è di Rovereto e già ai tempi dell’Università aveva lasciato la casa dei genitori per trasferirsi a Trento.

Aveva scelto il corso di laurea in Servizio Sociale “affinchè le ingiustizie e i disservizi che ho vissuto sulla mia pelle non si ripetessero per altri”

Supportata dalla Lega del Filo D’Oro con l’affiancamento di alcuni preziosi volontari è riuscita a raggiungere la propria autonomia. C’è anche il suo compagno a sostenerla, Enrico, nonostante sia anch’egli non vedente, con il quale convive.

Lei ironicamente dice: “Enrico ci sente bene, così compensa la mia difficoltà uditiva”

Giona e la sua grande passione

Giona suona il pianoforte con i tappi alle orecchie.

Azioni apparentemente impossibili da compiere, ma che Giona, sordocieca, fa abitualmente.

È una vita piena di colpi di scena, la sua, una vita che l’ha forgiata unendo insieme forza e fragilità, un’emozione intensa dopo l’altra.

Ma il lavoro non è solo legato al poter comunicare e a renderla indipendente come lei vorrebbe: nel tempo in Giona, con il sostegno di tutti, cresce la fiducia per quello che può e vuole fare. Viene incoraggiata a proseguire gli studi, senza nascondere la fatica che questo comporterà. È una nuova sfida, per Giona, che la vede ancora una volta vincitrice.

Giona e il lavoro tanto desiderato. Un’altra conquista.

Attualmente Giona sta lavorando presso il Centro di Salute mentale di Trento con i giovani e adulti con disturbi psichici.

Da gennaio 2018 fa parte del Comitato delle Persone Sordocieche, un organo consultivo della Lega del Filo d’Oro, presieduto da Francesco Mercurio.

Il comitato è la rappresentazione concreta della visione di Sabina Santilli “Nulla su di noi, senza di noi”: un concetto che è alla base della “Lega”, per la quale tutto ha senso solo se la persona con disabilità è considerata parte attiva della società.

Per Giona il tema della partecipazione della persona sordocieca è fondamentale e s’impegna al massimo per promuoverla.

Giona protagonista di un piccolo docu-film.

Giona è stata anche protagonista di un piccolo docu-film, “Il colore dell’erba”, che racconta l’adolescenza di due giovani non vedenti: e questo ancora una volta le ha permesso di capire che il mondo si cambia solo partecipando alla vita della società.

Sono rimasta molto toccata da questa giovane ragazza così piena di amore di vita per la Vita. La solidarità passa attraverso relazioni effettive, per cui solo se riusciremo ad evadere dal nostro egocentrismo e a prenderci cura di chi ci sta accanto, saremo veramente uniti “in solidum” con l’altro e saremo capaci di attualizzare la solidarietà. Da qui, la necessità di cominciare a pensare a sé non in termini individualistici, ma come parte viva e attiva di una relazione sociale.

Imparare a conoscersi senza pregiudizi ed egoismi, guardare all’altro come elemento essenziale di una comunità e immedesimarsi nella sua anima, tutto ciò consente ad ognuno di abitare più profondamente sé stesso riconoscendo l’altro come strumento di amplificazione della comprensione del sé.

Una vita vissuta essenzialmente nel proprio spazio privato è destinata a scivolare verso un malinconico vuoto esistenziale, perché vivere la vita disgiuntamente dai legami comunitari significa privarsi degli elementi essenziali che la elevano a vita autenticamente umana e solidale.

Penso che la scuola e le famiglie devono essere chiamate a perseguire un progetto educatico di relazione, vicinanza attraverso una riprogrammazione continua e costante per l’intera vita, perché nessuno nasce persona, ma lo diventa nel corso del proprio arco vitale, nel suo proiettarsi oltre il presente, perché non si giunge mai ad una forma definitiva e conclusa dell’esistenza. Persona, dunque, come punto di partenza e punto di arrivo, come statuto originario e destinale, come condizione ontologica e teleologica dell’essere umano, frutto di una conquista che si rinnova continuamente nell’orizzonte della propria temporalità: la vita si traduce in un incessante processo di revisione e correzione, in un’apertura al continuo trascendimento del proprio sé che si estende fino a coincidere con l’intero corso della vita.

Manuela Di Dalmazi

Orsa nordamericana di Charles Wright

Grande artista della parola statunitense

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Charles Wright (Pickwick Dam, 25 agosto 1935) è un poeta e traduttore statunitense

Cammino nel freddo della notte d’autunno
pieno come Orfeo,
pensando il mio canto, ansioso di voltarmi,
la mia vita svanita un ornamento, una nuvola
alla deriva,
dietro di me,
leggera trascendenza di cenere
sepolta e risorta una volta, e poi ancora e ancora.
Il marciapiede si srotola come sonno profondo.
Sopra di me le stelle, stelle austere,
scoprono il volto.
Nessun cuore batte alla mie spalle,
nessun passo.

Traduzione di Antonella Francini

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lucia triolo: finestra

la tua mano bussa
al mio vetro

sono stata le tue domande a 
piedi nudi,
da cassetti tarlati
hai tirato fuori
vesti urlanti
nello sforzo di stiracchiarsi

mi hai fatto sedere
hai segato una gamba alla sedia
l’acqua fresca del bicchiere
mi è finita addosso
uno stupido peso
con te sempre di spalle a
non vedermi

sono stata
l’estraneità
dell’ultima abitudine
quella nel cervello
quando ci si ammassa su di sé                                                                                                                                                                                                
ora apro la finestra
scavalca,
ti faccio entrare


Il tuo morire di Mark Strand

Grande poesia dal Nord America

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Mark Strand (1934 – 2014) è stato un poeta e critico letterario canadese naturalizzato statunitense.

Niente riusciva a fermarti.
Non  il giorno più bello. Non la quiete. Non l’ ondeggiare dell’oceano.
Continuavi a morire.
Non gli alberi
sotto cui camminavi, non quegli alberi che ti davano ombra.
Non il dottore, il giovane dottore dai capelli bianchi che già una volta ti aveva salvato.
Continuavi a morire.
Niente riusciva  a fermarti. Non tuo figlio, Non tua figlia
che ti imboccava e ti aveva reso di nuovo bambino.
Non tuo figlio che credeva saresti vissuto per sempre.
Non il vento che ti strattonava il bavero.
Non l’immobilità che si offriva al tuo movimento.
Non le scarpe che ti appesantivano.
Non gli occhi che si rifiutavano di guardare avanti.
Niente riusciva a fermarti.
Te ne stavi in camera e guardavi la città
e continuavi a morire.
Andavi al lavoro e lasciavi che il…

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Un frammento da Qualche altro giardino di Jane Urquhart

Autrice contemporanea dal Canada

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Jane Urquhart poetessa e scrittrice canadese (1949)

[…]

La mia veste nasconde
la struttura delle stanze
modella i pomeriggi
in grottesca geometria
tutto ciò che tocco
si gonfia ai bordi
queste lenzuola
quelle piume
la gonna di satin gettata via
appaio alle finestre
mi dissolvo sulle soglie
fuori della mia pelle
si muove il tuo polso
e diviene tra il silenzio
confusione

*

Traduzione Laura Ferri 

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Canto di rivoluzione di Lance Henson (tradotta e in versione originale)

Poeta nativo americano di grande talento

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Lance Henson è nato nel 1944 a Washington, è cresciuto a Calumet in Oklahoma.
E’ considerato uno dei più importanti poeti nativi americani viventi.

l’alba porta con sé il dolore della luce
di qualcuno che non vuole essere visto
una voce che deve essere nascosta
in un luogo
che non le appartiene
è un fiume o una brezza
o l’acqua che scorre e piange
di sé
che ti fa desiderare di essere libero?
il canto proibito di un grillo
giace tra le rose
un vento aleggia intorno sussurrando di Che Guevara
e di Cavallo Pazzo
in un mattino di gelo
nel dolore del risveglio
il grido dell’umanità esce da sé
impossibile da fermare
come il gocciolio dell’acqua
come il pianto di un bambino

*

dawn brings with it the sorrow of light
of one who does not want to be seen
a voice that must be hidden
in a place

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Mappe

Poesia di Frida la Loka, Lombardia

Linee irregolari

Tracciano mappe uniche

Manifesto d'un trascorso

promemoria di vissuto

ricordi di sofferenza

Breve scritto d'una fine incerta.


Punte delle dita

ognivolta s'immergono in esse

e i suoi bordi appuntiti lacerano

Il pensiero, la mente,

il cuore, persino l'anima.


Mappe che non portano da nessuna parte

Non muteranno;

il percorso è già stabilito

raccontano storia che a nessuno interessa.


Pure i cartelli stradali

Son girati in senso opposto.

Un trascorrere sconclusionato.


Vivere senza una vita

fermo immagine in bianco e nero.

Foto: Pexels / Foto portata: SHVETS production

Tua

23 luglio, 2023

Blog personale di http://fridalaloka.com

Onde delle mie poesie (Ita – Esp), Marcello Comitini.

Ripubblicato da Frida la Loka

Con stremo piacere condivido con voi amici, i versi d'un poeta stremamente sensibile quanto lungimirante dei giorni nostri, il nostro amico Marcello Comitini. 
Marcello Comitini

a Catherine, onda d’amore

Onde delle mie poesie

Sollevate dall’inquietudine perenne delle mie poesie
onde armoniose e azzurre si adagiano lungo il tuo corpo
schiumano fra i tuoi corti capelli di maschio
ti carezzano sin sulla punta delle dita.
Tra le mani le senti turgide come le vene del tuo sesso.
Vorresti immergerti nella loro sostanza
di parole e carne.

Onde misteriose e intimamente desiderate
che sfiorano anche te donna
ti carezzano con dolcezza i seni
toccano il cuore
scivolando sulla seta del tuo ventre
s’insinuano tra le tue gambe
ti fanno chiudere gli occhi e sognare.

Voi ed io all’apice del desiderio sentiamo
che l’amore ci lega
e le onde delle mie poesie ci accompagnano
come vele frementi.
Ci conducono nei porti dove oziano barche
e velieri che hanno solcato litorali di terre
dalla natura rigogliosa
dai nomi che ricordano isole
di voluttà e passione.

Cullati dalle onde dei miei versi
amiamo e speriamo.

A volte nelle mie poesie onde gonfie e rugose
si rivoltano sollevate dai venti
che giungono da città disumane
di solitudine e alienazione.
Specchi di vane speranze iniettano
il loro triste incanto
sin dentro i cuori di coloro che percorrono
lunghi viali assordati da parole che i vincitori urlano.

Onde delle mie poesie inaridite dal sole
che brucia come l’uomo intere foreste
e la calotta d’ozono che lo protegge
e uccide animali, spiana montagne
devia e ferma lo scorrere dei fiumi.

Poesie tormentate dalle pene dei deboli
dei poveri degli sfruttati dei dimenticati
delle donne stuprate
abbandonate su spiagge di sangue
degli emigranti
che chiedono aiuto a una nave
che gira su quelle acque e i passeggeri si sporgono
dagli oblò cerchiati d’oro
aprono e chiudono le braccia
li lasciano annegare in colpevole silenzio.

Tutte onde nel mare inquieto delle mie poesie
che s’infrangono sulle scogliere della ragione
dei sentimenti dei desideri.
Siete voi, amici e fratelli, uomini e donne
uniti dall’amore reciproco
per me per l’umanità per l’arte
che v’immergete e salvate l’essere abbracciando la dignità
che conosce quanto sia dura la vita
e quanti disprezzino quella degli altri.

Olas de mis poesías

Elevadas por la inquietud perenne de mis poesías
olas armoniosas y azules se relajan a lo largo de tu cuerpo
espuman entre tus cortos cabellos masculinos
te acarician, hasta la punta de los dedos;

Entre tus manos, las sientes turgentes
como las venas de tu sexo,
desearías sumergirte en la substancia, de palabras y carne.

Olas misteriosas e intimamente deseadas que a tí tambíen tocan, mujer
acariciando suavemente los senos, llegando a tu corazón
deslizándose sobre la seda de tu vientre, se escurren entre tus piernas y cierras los ojos y sueñas.

Ustedes y yo desde la cima del deseo,
sentimos que el amor nos une
y las olas de mis poesías nos acompañan
como velas palpitantes.

Nos conducen en puertos donde ociosos duermen, barcos y veleros 
que han navegado litorales de tierras, de exuberante naturaleza
con nombres que recuerdan, islas de placer y pasión.

Acurrucados por las olas de mis versos, amamos y esperamos.

A veces en mis poesías, las olas son hinchadas y arrugadas, se alzan en vuelo de vientos que llegan de ciudades deshumanas, de soledad y alienación.

Espejos de vanas esperanzas inyectan su triste encanto
hasta en los corazones que recorren, largas avenidas 
ensordecidas de palabras que los Vencedores gritan.

Olas de mis poesías, secas al sol que quema como el hombre, enteras forestas y la capa de ozono que lo protege; 
mata animales, arraza montañas, desvía y frena el curso de ríos.

Poesías atormentadas por la pena de los débiles,
de los pobres, de los explotados, de los olvidados,
de las mujeres violadas,
abandonadas en playas de sangre de inmigrantes
que piden ayuda a un barco que va,
sobre las mismas aguas y los pasajeros se asoman
de las redondas ventanillas, decoradas de oro,
abren y cierran los brazos
dejándolos ahogarse en un silencio culpable.

Todas, olas en el mar agitado de mis poesías,
que rompen contra el acantilado de la razón de sentimientos, de deseos.

Son ustedes, amigos y hermanos, hombres y mujeres
unidos del amor recíproco por mí,
por la Humanidad, por el Arte,
que se sumergen y salvan el Ser,
abrazando la Dignidad
que sabe cuán dura es la vida
y cuantos desprecian las de los otros.

Marcello Comitini

Tua

19 luglio, 2023

dal blog personale http://fridalaloka.com

Come un cane capovolto di Antonella Bukovaz

Ottima poesia italiana contemporanea

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Antonella Bukovaz è nata a Cividale del Friuli, dove vive, il 13 giugno 1963; ma è originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo-sloveno, nelle valli del Natisone. Lì ha cresciuto le sue figlie, e scritto poesie.

Come un cane capovolto
la gola rivolta
all’aria armata
inerme
così i tuoi ginocchi
ficcati in bocca, i denti
arrotano le rotule alla fine
del prato
alla fine degli occhi
e degli orecchi
di quel contare gli alberi
e di ogni albero tutti i rami
e di tutti i rami tutte le foglie
ogni venatura
una strada per le dita
per lasciare la lingua
andare alla linfa.

*

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Vieni a me di Alejandro Jodorowsky

Grandissimo ed eclettico artista

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Alejandro Jodorowsky Prullansky (1929) è un drammaturgo, regista, attore, compositore e scrittore cileno. naturalizzato francese.

Vieni a me come brezza senz’uscita
per nascere in ciò che dalla ferita scaturisce
là dove non è più possibile nidificare
Umile e silenziosa t’abbandoni al torrente
libera non ti dici ma sai sorridere quando non chiedi
perchè tutto hai perso tranne te stessa
Entrando nel piacere ombra su ombra
io della tua pelle vuota, tu dell’oblio della mia anima
come sopravvissuti di tutte le guerre
ogni carezza è un uccello miracoloso
ogni bacio un parto
ogni orgasmo un Eden nel nulla

*

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Frida Kahlo, il suo mese – da Frida la Loka

Sfogliando pagine, da Frida la Loka, Lombardia

Le prime pagine del DIARIO sono un preludio al mondo surrealista che prevale nel resto del documento.
Continuamente, si nota un (equivoco?) che fa intravedere la sua indifferenza ai “fatti razionali”, suggerendo diversi modi di pensiero, ma tutti con una costante, la sua discordanza fra realtà e “illusorietà”

Diario de Frida kahlo. Traduzione e adattamento di Frida la Loka.
Immagine di portata: frammento disegno del Diario
Diego,
vero è, tanto grande, che non
vorrei, né parlar, né dormir
né ascoltar, né amar.
Sentirmi racchiusa,
senza timore al sangue,
senza tempo né magia
dentro alla tua propria paura,
e dentro alla tua angoscia e
nello stesso rumore del tuo cuore.

Tutta questa pazzia,
se te la chiedessi,
io so che sarebbe, per il tuo silenzio,
solo turbamento.
Ti chiedo violenza,
nel senza senso,
E tu, mi doni, la tua luce e calore.
Dipingerti vorrei, per averli tanti nella mia confusione,
La forma concreta
Del mio gran amor.

F.

Oggi. Diego mi ha baciata.
Ogni momento, lui è il mio bambino, il mio bimbo nato, ogni pagina, diario di me stessa.

Tua

20 luglio, 2023

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

Ripubblicato su http://2010fugadapolis.wordpress.com

Una poesia di Michel Butor (in italiano e nelle versione originale)

Poeta francese di altissimo livello

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Michel Butor (1926 – 2016) è stato un poeta e scrittore francese. Come scrittore di romanzi è assimilato al nouveau roman.

LETTURE TRANSATLANTICHE

Inerpicarsi con la serpe
scivolare tra le righe
ruggire con la pantera
sceverare il minimo segno
crogiolarsi nella sabbia
coniugarsi nell’erba
fiorire in tutta pelle

Tuffarsi con il delfino
navigare di frase in frase
sentire il sale nelle vele
aspirare nel grande vento
la cura dei malanni
interrogare l’orizzonte
sulle orme di Atlantide

Sentirsi spinti per le ali
adattare maschere e ruoli
planare con il condor
insinuarsi tra le rovine
adulare capigliature
bruciare in tutti gli eroi
svegliarsi meravigliarsi.

LECTURES TRANSATLANTIQUES

Ramper avec le serpent
se glisser parmi les lignes
rugir avec la panthère
interpréter moindre signe
se prélasser dans les sables
se conjuguer dans les herbes
fleurir de toute sa peau

Plonger avec le dauphin
naviguer de phrase en phrase
goûter le sel dans les voiles

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