Musica. Cantautori: Roberto Vecchioni, “Samarcanda”, testo e analisi- L’ineluttabilità del Fato di Caterina Alagna

Oggi voglio  dedicare questo spazio alla canzone d’autore italiana. Il cantautore  a cui desidero rendere omaggio è Roberto Vecchioni. Paroliere, poeta e musicista,  non si può non menzionare la sua più grande passione: l’insegnamento. Ha lavorato, infatti, come docente di greco e latino in vari licei classici, tra Milano e Brescia, dal 1969 al 2004. Ha ottenuto, in seguito, la cattedra di docente universitario presso l’ Università di Torino, dove ha insegnato per tre anni ” Forme di poesia in musica”. 

Di origini napoletane, nasce a Carate Brianza il 25 giugno 1943. Ha pubblicato più di 25 album e venduto oltre 6 milioni di copie. Raggiunge l’apice del successo nel 1977  con l’album “Samarcanda“, a cui seguiranno “Robinson” nel 1980 e “Milady” nel 1989. Nel 1992, grazie al brano  “Voglio una donna“, inserito nell’ album “Camper”, vince il Festival Bar. Nel 1997 pubblica “Il bandolero stanco ” e nel 2002 esce “Il lanciatore di coltelli “. Nel 2011 vince il Festival di Sanremo con la bellissima canzone “Chiamami ancora amore“.

Il brano musicale che ho scelto è “Samarcanda”, dell’omonimo album. Samarcanda è una canzone meravigliosa caratterizzata, però, da sonorità che rischiano di allontanare l’ascoltatore dal vero significato del testo. Quante volte, trasportati da quel ritmo incalzante, sostenuto dal riff inconfondibile del violino di Angelo Branduardi, l’abbiamo ascoltata senza prestare molta attenzione alle parole. Ma di cosa parla “Samarcanda”? Il brano ci conduce nelle atmosfere di terre orientali e racconta di un soldato che rientra dalla guerra, il quale, insieme alla folla festante, si getta, gioioso e danzante, per le strade della città  per esser scampato al pericolo. Ma proprio tra la folla si accorge della presenza di una Nera Signora che gli sta vicino e lo guarda con malignità.

La Nera Signora non è altri che la personificazione della morte. Il soldato, credendo che la morte sia lì per lui, in preda allo spavento, riesce a farsi donare dal sovrano il cavallo più veloce del regno per fuggire il più lontano possibile. Fugge fino a Samarcanda, ma una volta arrivato, sarà accolto da una terribile sorpresa: la Nera Signora lo attende proprio in quella città e lui, fuggendo, non ha fatto che altro che assecondare il proprio destino. In poche parole, non si può mai sfuggire alla propria sorte. Sulle nostre teste incombe la forza del Fato, alla quale dobbiamo sottostare.

Il tema della canzone rimanda alle credenze dell’antica cultura greca la quale, per dare un senso alle ingiustizie e agli eventi dolorosi che affliggevano la vita delle  persone, anche di quelle virtuose, ricorreva a questa forza potente, il Fato, contro la quale neanche gli dèi potevano ribellarsi. Gli stessi dèi soccombono alla volontà del destino. Emblematica, in tal senso, è la tragedia di Soflocle, l’“Edipo re“. L’oracolo raccomanda a Laio, re di Tebe, di non avere figli, perchè il figlio, una volta adulto, lo avrebbe ucciso per sposare sua moglie, Giocasta. Laio, però, una notte, in preda all’ebbrezza, si unisce a sua moglie.

I due concepiscono un bambino, Edipo. Il re, spaventato dalla profezia, abbandona il bambino sul monte Citerone, dove viene trovato da un pastore che  lo affida a Polibo e Peribea, sovrani di Corinto,  che lo adottano. Una volta adulto, Edipo, venuto a sapere della profezia che incombe sulla sua testa, ignorando che Polibo non sia il suo vero padre, per impedire che la profezia si realizzi, fugge da Corinto e, prima di arrivare a Tebe e diventarne sovrano,  uccide sulla strada un vecchio per futili motivi. Quel vecchio non è altri che Laio, il suo vero padre. Edipo, completamente ignaro, giunge a Tebe, risolve l’enigma della Sfinge e diventa sovrano, finendo per sposare Giocasta, ovvero sua madre. Il Fato ha avuto la meglio su di lui. La tragedia si conclude nel peggiore dei modi: Giocasta si toglie la vita, e lui, una volta divenuto consapevole dei fatti, per non vedere la verità, decide di cavarsi gli occhi con la fibbia della veste di lei, chiedendo di essere esiliato dalla città.

Samarcanda

Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
Brucian nel fuoco le divise la sera,
Brucia nella gola vino a sazietà,
Musica di tamburelli fino all’aurora,
Il soldato che tutta la notte ballò
Vide tra la folla quella nera signora,
Vide che cercava lui e si spaventò 

Salvami, salvami, grande sovrano,
Fammi fuggire, fuggire di qua,
Alla parata lei mi stava vicino,
E mi guardava con malignità
Dategli, dategli un animale,
Figlio del lampo, degno di un re,
Presto, più presto perché possa scappare,
Dategli la bestia più veloce che c’è 

Corri cavallo, corri ti prego
Fino a Samarcanda io ti guiderò,
Non ti fermare, vola ti prego
Corri come il vento che mi salverò
Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh 

Fiumi poi campi, poi l’alba era viola,
Bianche le torri che infine toccò,
Ma c’era su la porta quella nera signora
Stanco di fuggire la sua testa chinò:
Eri fra la gente nella capitale,
So che mi guardavi con malignità,
Son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
Son scappato via ma ti ritrovo qua! 

Sbagli, t’inganni, ti sbagli soldato
Io non ti guardavo con malignità,
Era solamente uno sguardo stupito,
Cosa ci facevi l’altro ieri là?
T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda
Eri lontanissimo due giorni fa,
Ho temuto che per ascoltar la banda
Non facessi in tempo ad arrivare qua 

Non è poi così lontana Samarcanda,
Corri cavallo, corri di là
Ho cantato insieme a te tutta la notte
Corri come il vento che ci arriverà
Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh

Per ascoltare il brano: https://www.youtube.com/watch?v=o3uTOmlva88

Link a quest’articolo nel mio blog https://farfallelibereblog.blogspot.com/2021/05/l-ineluttabilita-del-fato.html

Link al mio blog https://farfallelibereblog.blogspot.com/

Musica. Canzone italiana: “Altrove”, testo e analisi del significato

Link al mio blog:https://farfallelibereblog.blogspot.com/

Link a quest’articolo nel mio blog: https://farfallelibereblog.blogspot.com/2023/01/liberarsi-dagli-stereotipi-sociali.html

 “Altrove” è il primo brano da solista di Morgan estratto dall’album “Canzoni dall’appartamento” del 2003. Chiusa l’esperienza musicale con i Bluvertigo, Morgan si chiude in un appartamento in via Sismondi a Milano in cerca di un volontario smarrimento che gli darà l’ispirazione giusta per uno dei brani più belli e testualmente più complessi del panorama musicale italiano. Non è un  caso se la rivista Rolling Stone ha definito “Altrove” la canzone italiana più bella del nuovo millennio. 

Abbandonato il sound sintetico del periodo giovanile che lo vedeva legato ai Bluvertigo, Morgan s’accosta  a suoni più vintage e più armonici, vicini alla melodia degli anni ’60, che accompagnano un testo difficile ma al tempo stesso affascinante. Un brano originale che si apre con una congiunzione avversativa, “però“, gettando l’ascoltatore nel bel mezzo di una storia ( forse quella autobiografica dell’autore) che non si sa come comincia ma che delinea perfettamente il significato principale della canzone. Il brano vuole essere una ribellione al conformismo, ai pregiudizi, ai preconcetti e alle idee già stabilite. Chiari, in questo senso, appaiono i primi versi,  ” mi sveglio col piede sinistro, quello giusto“, posti ad indicare una scelta di vita palesemente anticonformista che vede  apprezzare anche la follia  che appare come l’unica via per trovare la felicità, forse perché la follia è libera, non disposta a scendere a compromessi e a macchiarsi d’ipocrisia. Concetto che viene  chiaramente espresso nei versi “c’era una volta un ragazzo/ chiamato pazzo/diceva sto meglio in un pozzo/che su un piedistallo“. Nel  ritornello assistiamo al desiderio dell’autore di perdersi nel mondo, che possiamo interpretare come la volontà di sganciarsi da un luogo e un tempo preciso, che spesso caratterizza la vita quotidiana dell’uomo medio, per abbracciare il mondo nella sua complessità, nelle sue numerose sfaccettature, nella sua totalità. Questo desiderio di perdersi, però, potrebbe anche essere interpretato come una speranza di smarrirsi, di non avere una direzione prestabilita e lasciare che la vita faccia il suo corso liberamente conducendolo altrove. Ma al di là delle possibili interpretazioni, ciò che conta è non rimanere fermi, non restare chiusi nei propri preconcetti ma mettere la mente in continuo movimento, condurla in un viaggio di continua conoscenza. Nella seconda parte della canzone i concetti affermati ricevono una nuova conferma. Pur di vivere libero e non ingabbiato dagli schemi,  l’autore è disposto a rinunciare al suo passato, alla “cosmogonia,  che letteralmente significa l’origine del mondo ma che nella visione autobiografica dell’autore potrebbe tradursi in una rinuncia alle sue origini per concentrarsi sull’avvenire che si presenta in continuo movimento, caratterizzato soprattutto dalla necessità di lasciare la propria impronta, la propria idea libera, non intrappolata negli stereotipi sociali e culturali. In tal senso interessanti appaiono i versi finali : “svincolarsi dalle convinzioni/dalle pose e dalle posizioni“. Questi versi racchiudono il significato ultimo della canzone, ovvero rappresentano un invito a chi ascolta a ragionare sempre con la propria testa e a tracciare un proprio percorso, non condizionato dalle opinioni e dai giudizi altrui. 

Link per ascoltare la canzone https://www.youtube.com/watch?v=6z6dRy3gCIg

Musica. Canzone italiana: “Sentimento”, Piccola Orchestra Avion Travel – Di Caterina Alagna – Salerno

“Sentimento” è un brano della ” Piccola Orchestra Avion Travel” che si è aggiudicato la vittoria a Sanremo nel 2000. Ebbe un successo commerciale anche se non superò mai il nono posto in classifica e l’album vendette solo 70.000 copie. Il fatto è che le canzoni d’autore belle e significative non sono per tutti, sono per un pubblico di nicchia e “Sentimento” non fa eccezione. Stiamo parlando di una canzone elegante e raffinata che risente di importanti influenze musicali. Il “Dizionario delle canzoni italiane” di Dario Salvatori l’ha definita “un omaggio alla musica del Novecento”. Gli stessi autori ammettono che il brano risenta di numerose ispirazioni musicali che attraversano  le note e il testo. Il brano inizia con un’apertura pucciniana per poi citare subito un verso di una delle più belle canzoni napoletane : “sul mare luccica” di “Santa Lucia”. Si esprime dopo in un ritmo elegante in cui mescolati si mostrano echi dei Pink Floyd, della musica greca, della melodia classica napoletana, di Verdi e persino di Orietta Berti. Quello che più colpisce di questa canzone, oltre la sua incantevole melodia, è il significato del testo. Sentimento è il nome di una barca e dei suoi sei pescatori che a volte riescono a prendere dei pesci e altre volte no. Il testo è  una metafora della vita, noi tutti ci troviamo su una barca, a volte navighiamo su mari calmi e a volte su mari in tempesta, momenti di gioia e di dolore si alternano e non possiamo che accoglierli e gestire la rotta nel migliore dei modi“con la paura ogni tanto di affogare“. Non manca il desiderio di libertà. Un verso che mi colpisce particolarmente è :” Diceva Ulisse chi m’ò fa fa? La strana idea che c’ho di libertà“.In un’epoca come la nostra dove i giovani appaiono sempre più demotivati, spenti, privi di sogni, disposti ad accontentarsi, travolti dal vortice dell’immagine e dalla sfrenata voglia di apparire,  Ulisse è l’esempio da seguire. Il famoso eroe greco non si distingue per la sua bellezza, ma per la sua intelligenza, per la sua astuzia e per la sua infinita sete di conoscenza. Dovremmo essere animati come lui dalla curiosità, dal desiderio di raggiungere fonti di sconosciuto sapere e per farlo abbiamo bisogno proprio di sentimento, di quella passione emotiva che ci spinga con slancio nel cuore delle cose e che dia  un senso a questa vita fondamentalmente  senza senso.

Sentimento

Sul mare luccica la luna in transito
biancheggia il corpo di una bestia acquamarina
ed è un incrocio tra il cielo e il fondo
cosa mai vista s’inabissa quando s’alza
maronna mia questo cos’è
Castellammare pesce non ce n’è

Sul mare luccica la nostra barca
tesa nel vento il suo nome è sentimento
stella d’argento sono contentotu m’hai portato nella mano in cima al mondo
stiamo a vedere quando uscirà
con gli occhi cosa ci domanderà

na na na….

Sopra il mare non passa mai il tempo
tempo che non passa mai ci cercò ci trovò
ma noi chi siamo che ci facciamo
cosa vendiamo delle cose che più amiamo
e stare soli in mezzo al mare
con la paura ogni tanto di affogare

Diceva Ulisse chi m’o ffa fà

la strana idea che c’ho di libertà

na na na….

Sopra il mare non passa mai il tempo
tempo che non passa mai ci cercò ci trovò

Link al mio blog https://farfallelibereblog.blogspot.com/

Link a questo post nel mio blog https://farfallelibereblog.blogspot.com/2022/07/sentimento-la-strada-per-la-liberta-e.html

Graziosa rondine – di Frida la loka

Poesia di Frida la loka,  Lombardia.

Graziosa rondine 

volteggi per aria

Danzi le note di

Primavera; allegra sei.

Primula per prima

sveglia

d'un lungo inverno

fai capolino per

contemplarla.

Timida viola

giacinto e camelia

si accingono

nel sacro rito

del risveglio

sollecitati d'un intimo

e dolce soffio;

la essenza della vita.

Alito d'energia

è chiamato

ancora una volta.

E pure quello

carente d'inerzia

rinasce indeclinablemente.

(Foto di portata: Sora per Pexels)

Tua

3 maggio, 2023.

Dal blog personale di http://fridalaloka.com

Ripubblicato su http://alessandria.today

Charles Romuald Gardès – da Frida la loka.

Lombardia

El morocho del Abasto (l’uomo dei capelli scuri)

Conosciuto come Carlos Gardel. 
Quando si parla di Gardel si parla di tango, e in parte dell'Argentina.

Nasce in Francia nel 1890 ma arriva in Argentina da bambino, diventando uno dei simboli più amati, ammirati e rispettati degli argentini.

Gardel, cresciuto nel quartiere Abasto di Buenos Aires, dove si trovava il Mercato Centrale di Frutta e Verdura, proprio lì, di fanciulla età, inizia a essere riconosciuto per il suo canto e da quel momento in poi la sua fama comincia a trascendere.

Nell'anno 1902, diventa un macchinista al teatro La Victoria, inizia ad ascoltare diversi cantanti di zarzuela e d'opera; e nel 1911 forma un duo con "El Oriental" José Razzano, (dopo un presunto duello musicale tra i due).

Nel 1912 registra 15 canzoni per la Columbia Records, solo con la chitarra come strumento. Tra i successi della sua compilation eccelle con il brano "Sos mi tirador plateao", che diventa molto popolare.

Nel 1917 divenne il primo cantante ufficiale di tango, quando presenta in anteprima la canzone di tango intitolata “Mi noche triste”, collaborando con quel tango che era solo musica senza parole. Nello stesso anno gira e presenta in anteprima il suo primo film, "Flor de durazno", e inizia la sua fase di registrazione con José Razzano, con l'etichetta Disco Nacional e la canzone "Cantar eterno".

Negli anni '20 porta il tango in Europa, facendolo conoscere in Spagna e Francia; ed è nel 1925 che si separa da El Oriental.

L'anno successivo l'uomo dei capelli scuri torna in Argentina e inizia a dedicarsi alla fonografia, diventando una figura famosa in Argentina, Uruguay e in diversi paesi europei negli anni '30.

Nel corso della sua carriera, la casa cinematografica Paramount Pictures Corporation chiama Carlos Gardel a recitare in quattro film, girati a Joinville, in Francia, conquistando così il mercato degli Stati Uniti, dove registra dischi, canta in radio e gira films di grande successo che accresce la sua fama in tutta l'America.

Poco dopo Carlos incontra il collaboratore, poeta e giornalista Alfredo Le Pera, con il quale scrive molti tanghi, tra cui i famosi "Mi Buenos Aires Querido", "Volver" e "El Día Que Me Quieras", tra gli altri.

Sebbene sia riconosciuto per i suoi tanghi, Gardel si è distinto in più di settecento registrazioni, non solo di tanghi; ma anche musica folk come milonghe, zambas, rancheras, melodie, stili, ecc.

È l'anno 1935 che Carlos Gardel, insieme ad Alfredo Le Pera e ad altri suoi musicisti, muore nella collisione di due aeroplani in procinto di decollare sulla pista dell'aeroporto Enrique Olaya Herrera nella città di Medellín, in Colombia.

Il distinto e molto apprezzato Gardel era allora nel pieno della sua carriera, impegnato a fare un gran tour in tutta l'America Latina, e milioni di suoi ammiratori lo piansero.
Fonte: Crisholm Larsson. El Tango a Broadway (anni ’30)
Titolo inglese: El Tango en Broadway
ID manifesto: CL83830
Categoria: Film
Progettista: Paciarotti
Anno: anni ’30
Attore/regista: Carlos Gardel, Trini Ramos, Vicente Padula, Suzanne Dulier, Manuel Peluffo, dir. Louis J.Gasnier
Studio cinematografico: Exito
Paese: argentino
Paese del film: argentino / americano

Tua

14 aprile, 2023

Blog personale di

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

E lontano, lontano nel tempo – da Frida la loka

Lombardia

Luigi Tenco ( 1966)

Qualche cosa negli occhi di un altro
Ti farà ripensare ai miei occhi

I miei occhi che t'amavano tanto
E lontano, lontano nel mondo

In un sorriso sulle labbra di un altro
Troverai quella mia timidezza

Per cui tu mi prendevi un po' in giro
E lontano, lontano nel tempo

L'espressione di un volto per caso
Ti farà ricordare il mio volto

L'aria triste che tu amavi tanto
E lontano, lontano nel mondo

Una sera sarai con un altro
E ad un tratto, chissà come e perché

Ti troverai a parlargli di me
Di un amore ormai troppo lontano

Tua

13 aprile, 2023

Blog personale di

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

Tango argentino – di Frida la loka

Lombardia

Un po’ di storia

Il tango è nato sulle rive del Río de la Plata nelle città portuali di Buenos Aires, Argentina e Montevideo, Uruguay, alla fine del 1800. È cresciuto gradualmente fino a diventare una miscela unica di persone e tradizioni musicali che sono cresciute allo stesso tempo . In quel momento, le città portuali hanno ricevuto grandi ondate di immigrazione mentre crescevano rapidamente. Man mano che la popolazione diventava più diversificata, gli stili musicali argentini e uruguaiani (che erano in realtà un mix di musica locale indigena e spagnola) furono affiancati da una vasta gamma di influenze che vanno dal candombe africano e dall'habanera ispano-cubana al valzer europeo, polka, chotis , mazurka e flamenco e dando vita a nuovi generi musicali: prima la milonga e poi il tango.

Ebbe inizio con le classi urbane inferiori, inclusi schiavi, immigrati e classi povere e operaie. La musica e la danza iniziarono a prendere forma nelle strade e nelle case popolari, dove molte persone vivevano insieme in quartieri con aree comuni per socializzare. Il quartiere La Boda di Buenos Aires è stato uno dei luoghi in cui il tango ha brillato di più. All'inizio, questa danza sensuale era famosa nei bordelli, sebbene fosse ballata tra due uomini. In ogni caso il tango aveva una pessima reputazione ed era disprezzato dalle classi superiori.

Tutto questo cambio dopo l'inizio del XX secolo, quando le prime copie del tango scritto hanno viaggiato attraverso l'Atlantico. Il tango divenne molto popolare in Europa dopo la prima guerra mondiale, soprattutto a Parigi, e anche la borghesia cominciò a ballarlo. Da quando la cultura parigina ed europea cominciò ad essere esaltata dalle classi alte di Buenos Aires, il tango iniziò ad essere visto in modo diverso, quindi, un genere che fino ad allora era stato considerato volgare, era stato abbracciato dalla popolazione in generale.

Per quanto riguarda la musica stessa, i primi tanghi erano puramente strumentali. Le prime band di tango erano composte da strumenti portatili: flauti, chitarre e violini; ma questa configurazione si è evoluta nella tipica orchestra, che comprende violini, pianoforte, contrabbasso e fisarmoniche. La fisarmonica, inventata in Germania e portata in Argentina da immigrati europei, divenne lo strumento del tango per eccellenza alla fine del XIX secolo. I cantanti di tango non sono apparsi fino all'inizio del XX secolo, quando hanno iniziato a inserire testi nella musica, incluso il lunfardo: parole gergali molto specifiche influenzate dalle lingue degli immigrati, in particolare l'italiano, che hanno iniziato a far parte dello spagnolo parlato a Buenos Aires.

La prima generazione di musicisti di tango, che suonò dalla fine del XIX secolo agli anni '20, era la cosiddetta Guardia Vieja. Crearono l'identità e la struttura del tango come genere musicale e iniziarono a utilizzare la tipica orchestra. Alcuni dei nomi più famosi in quel momento erano Francisco Canaro, Roberto Firpo e Ángel Villoldo. Divennero famose canzoni come El Entrerriano, Unión Cívica, La morocha, El Choclo o La Cumparsita.


La prima apparizione in scena di Carlos Gardel fu come cantante di tango nel 1917, quando cantò Mi Noche Triste. Il leggendario Gardel è noto per aver inventato la canzone del tango e la sua famosa voce ha avuto un ruolo enorme nella divulgazione del tango. Andò da solista nel 1925 e divenne una star internazionale fino alla sua tragica morte in un incidente aereo nel 1935. Alcune delle sue canzoni più famose furono Volver, Por una cabeza, Mano a Mano, Adiós Muchachos e Mi Buenos Aires querido.

Gardel e la comparsa della canzone del tango segnarono il passaggio tra la Guardia Vieja e la Guardia Nueva, che durò dal 1917/1920 fino al 1955 (gli studiosi di tango differiscono sulle date). Julio de Caro, Carlos Gardel, Sofía Bozán, Aníbal Troilo, Rodolfo Biaggi, Carlos di Sarli, Roberto Goyeneche e Francisco Lomuto sono i rappresentanti di questa generazione. L'ultima parte di questo periodo, quando il tango era già famoso ovunque, fu chiamata L'età dell'oro, e coincise con un importante momento politico con la nascita del peronismo in Argentina negli anni '40.


I club di tango iniziarono a chiudere uno dopo l'altro negli anni '60 e '70, quando la musica rock raggiunse i cuori e le menti degli amanti della musica di tutto il mondo, così il tango fu allontanato dai riflettori. Un artista di tango, virtuoso compositore e fisarmonicista di nome Astor Piazolla, ha reagito reinventando il genere, creando un nuovo tipo di tango chiamato nuevo tango, influenzato dal jazz e da altri stili. Molti puristi hanno criticato Piazolla dicendo che aveva ucciso il tango, ma oggi Piazolla è riconosciuto come uno dei più famosi artisti di tango e uno dei più importanti compositori del XX secolo.

La questione giunse a tal punto che Papa Pio X condannò questo ballo. Inoltre, fu censurato dai governi militari argentini.

Fonti: http://donquijote.org.es , http://todolochic.com

Tua

14 marzo, 2023

Dal blog personale di

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

Il cancello – di Frida la loka

Lombardia

Fonte: ecologica.online
Dietro; tutto è un mistero
Lo si percepisce nell'aria densa
La brezza spettina dolci e affascinanti chiome
Mentre il silenzio abbonda

Un paradiso racchiuso
Tranne che per gli uccelli
Grandi stormi
Disegnano maestose coreografie
Precipitando in paradiso
Si fiondano, decisi

Fraseggi da lontano si avvicinano
suoni accattivanti,
Annunciano il loro ritorno
quasi un jazz
Melodie uscite in armonici ritmi
Sull'erba, sui fusti, sulle coppe
trovano il mana, banchetto celebrativo

Finalmente sono qui, ancora una volta
L'orologio determina il tempo, come in una danza
A ciclo continuo
Cieli blu coloreranno arcobaleni!
E ancora un giorno saremo felici

Mentre il cancello chiuso, resterà.

Tua

8 marzo, 2023.

Blog personale

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su

http://alessandria.today

Tanto

Da Frida la loka ( Lombardia)

Ho bisogno di tempo; 
leggere un libro che mi prenda e vivere i personaggi, la trama, fino in fondo al punto di farne parte della carta stessa.

Ho bisogno di cucinare qualcosa di buono che soddisfi palato, che inebbri tutti i sensi.

Ho bisogno di vedere attraverso la finestra solo verde fiori laghi.

Ho bisogno d'inzzuparmi di situazioni belle, quelle che ti sussurrano all'orecchio e t'invitano a nuotare tra di loro fino a perdere i sensi.

Ho bisogno di buttarmi sul divano e guardare un documentario che mi faccia sognare viaggi lontani, posti da scoprire, terre incontaminate da calpestare a piedi nudi e non solo.

Ho bisogno di silenzio... ma ho paura che sia per sempre.

Tua.

1 ottobre, 2022.

Dal blog personale di

http://fridalaloka.com

Due parole su Giorgio Gaber…

L’ultimo suo lascito è stato un album registrato in studio “Io non mi sento italiano”: 10 brani scritti con Sandro Luporini, di cui 6 inediti. Gaber era assurto alla fama nazionale grazie alla televisione, ma all’apice della popolarità scelse il palcoscenico, inventando addirittura un nuovo genere: il teatro-canzone. Eppure erano in molti a canticchiare in quegli anni la ballata del Cerruti Gino o lo shampoo. Tra i suoi spettacoli ricordiamo “Dialogo tra un impegnato e un non so”, “Far finta di essere sani”, “Libertà obbligatoria”, “E pensare che c’era il pensiero”.

Eclettico, versatile sapeva cogliere la complessità del mondo circostante in tutte le sue sfaccettature. Gaber sapeva descrivere con felici bozzetti l’Italia senza stilizzazioni. Era un artista così sensibile da carpire elementi e spunti da svariate fonti. In canzoni come “I borghesi” ad esempio è possibile intuire il gioco di assimilazione e innovazione che ha suscitato in lui tale lavoro. Gaber era un uomo di sinistra, ma soprattutto era un libero pensatore lontano dai dogmi e dalla retorica di qualsiasi partito politico. Nella sua celebre canzone “Il tic” aveva raccontato in modo esemplare la mortificazione del lavoro moderno nelle catene di montaggio, che negava qualsiasi tipo di autorealizzazione dell’individuo. Gaber con un testo graffiante e la sua bravura nel fare il mimo metteva in risalto la divisione del lavoro e la parcellizzazione di esso. Lo stesso Marx aveva scritto ne “Il capitale” che il lavoro “diventa lavoro-macchina, l’abilità del singolo diventa sempre più infinitamente limitata e la coscienza degli operai della fabbrica viene degradata fino all’estrema ottusità”. Così scriveva Marx. Naturalmente ai tempi di Marx gli operai lavoravano 16 ore al giorno in condizioni disumane. L’artista deve essere non un discepolo, ma un testimone scomodo della sua epoca. Giorgio Gaber lo è stato con la sua perenne analisi spietata della realtà. E’ stato anche un intellettuale, a cui ha fatto riferimento la sua generazione e non solo. E’ stato tale perché era una delle poche coscienze critiche che vegliavano sulla penisola. E’ riuscito a raccontare i sogni della generazione del ’68, di quel maggio francese, che non ha coniato soltanto slogan come “l’immaginazione al potere”, ma che ha operato un rinnovamento totale della cultura contemporanea, trasfondendo nuovi slanci di vitalità e nuovi ideali. Erano gli anni della denuncia della crisi dei vecchi valori, del sentirsi parte comune; gli anni delle occupazioni nelle università e delle uova lanciate alla prima della Scala.

In una sua canzone “La libertà” Gaber cantava: “la libertà non è star sopra un albero,/ non è neanche il volo di un moscone,/la libertà non è uno spazio libero,/libertà è partecipazione”. E in questo stare insieme, in questo collettivismo i suoi coetanei avevano creduto ciecamente per tutta la giovinezza. Ma se l’erano dimenticato con il sopravvenire della maturità. Ecco perchè recentemente Gaber a conti fatti aveva detto a tutti che la sua generazione aveva perso: gli ideali più nobili, come l’aspirazione all’uguaglianza e la difesa dei diritti dei più deboli, erano stati traditi dal conformismo, dalla pigrizia intellettuale, dall’opportunismo e dal solito machiavellismo all’italiana. In “Qualcuno era comunista” il cantautore scrive: “da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo”. Ma forse il problema sta a monte. Forse quella generazione aveva perso perché non era riuscita a trovare un giusto equilibrio tra solitudine e partecipazione collettiva. Gaber l’aveva intuito infatti scriveva in “La solitudine”: “La solitudine non è mica una follia,/ è indispensabile per star bene in compagnia”; però allo stesso tempo avvertiva anche che “l’uomo non è fatto per stare solo” e che “il suo bisogno di contatto è naturale,/ come l’istinto della fame”. Forse i giovani di allora avevano creduto utopicamente che il senso di appartenenza potesse bastare, non ritagliando spazi di individualismo, che sono salvifici per il senso critico di ognuno. Ma allora erroneamente si era creduto che i problemi individuali, i propri tarli e le proprie fisime potessero scomparire al cospetto del gruppo. E Gaber infatti canta in “Far finta di essere sani”: “per ora rimando il suicidio/ e faccio un gruppo di studio,/le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani,/far finta di essere sani”.

Aftersat e Simone Ruggiero vincono l’edizione 2022 dell’Aquara Music Fest, Rita Stanzione

Sabato 27 agosto si è tenuta la finale live della quarta edizione dell’Aquara Music Fest, organizzata dall’Associazione Culturale “L’Alveare”. Durante la serata si sono esibiti i cinque finalisti del contest musicale “Fioravante Serraino”: gli Aftersat da Pozzuoli (NA), Cornio da Torino, Simone Ruggiero da Anzio (RM), Valentina Indelicato & Vanja Maugeri da Catania, ed infine gli VRF Project da Bari. La giuria tecnica, presenziata dal maestro Guido Guglielminetti, ha decretato vincitori gli Aftersat con il premio “Aquara Music Fest” per la migliore performance live, mentre la giuria premio della critica presenziata dalla poetessa Rita Stanzione ha decretato vincitore il cantautore romano Simone Ruggiero per il testo di “Marco Polo alla corte di Kublai Khan”.  

A completare le giurie vi erano i MM° Carlo Inglese e Luca Ferruzzi per la giuria tecnica, e la scrittrice Maria Capozzoli e il poeta Zairo Ferrante per la giuria premio della critica. Accanto ai due premi sono state conferite due menzioni speciali: la giuria tecnica ha ritenuto di assegnarla a Zärat e le isole per la presenza scenica e l’originalità della proposta artistica, mentre la giuria premio della critica a Valentina Indelicato e Vanja Maugeri per il brano “Biancospino rosso sangue”. Inoltre, agli Aftersat è stato conferito dall’Associazione Culturale L’alveare” il premio “colonna sonora” per il brano “Luntano ‘a te”, brano che farà da promozione alla prossima edizione dell’Aquara Music Fest. Infine, l’associazione ha assegnato due ultimi riconoscimenti che sono il brano più votato e il concorrente più votato nella fase iniziale dal gruppo di ascolto. Entrambi i riconoscimenti sono andati a Simone Ruggiero che, evidentemente, ha messo d’accordo sia la giuria premio della critica che il gruppo di ascolto.  

L’evento live, svoltosi in piazza piazza Vittorio Venero ad Aquara, è stato trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’Associazione @acalveare. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti visitare il sito ufficiale http://www.acalveare.it su cui è possibile ascoltare brani, vedere video e rivedere il docufilm andato in prima visione streaming il 10 agosto scorso su FB e YouTube in cui sono stati presentati tutti i concorrenti. Infine, durante la mattina di domenica 28 agosto, presso il Centro Sociale e Culturale “Fioravante Serraino”, a chiusura della quarta edizione dell’Aquara Music Fest, c’è stata la masterclass di Guido Guglielminetti in produzione musicale, rivolta a tutti gli addetti, agli interessati al mondo della musica, ad appassionati e a gruppi musicali emergenti. L’evento è stato patrocinato dagli enti pubblici Comune di Aquara, UNCEM Campania, Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Regione Campania.

Quando trovi la marea alta

È proprio allora che comincia la salita, me lo ripeto ogni volta, ed ogni volta…

Parole bellissime, solo a questo riesco a pensare oggi.

Non ho tempo da dedicare alla scrittura, non sempre possiamo fare quello che vogliamo o desideriamo, un figlio che ti prosciuga mente e corpo, piacevolmente, dai libri che mi legge alle partite a scacchi ad una nuova canzone imparata al pianoforte e vuole che ascolti.

In fondo, la vita si trata anche di questo, imparare a rinunciare col giusto compromesso.

Tua.

17 agosto 2022.

http://fridalaloka.com

Antonio Machado – Poeta

(IT) Antonio Machado fu un poeta di Siviglia (Spagna), nato nel 1875. Lascia un’importante eredità nel Modernismo spagnolo. Formó parte della denominata Generazione del ’98, scelto anche como membro della Real Academia Española. Tra i suoi libri si distaccano: “Soledades” (1907), “Campos de Castilla” (1912) y “La Guerra” (1937).

(ES) Antonio Machado fue un poeta sevillano nacido en 1875 que dejó un gran legado dentro del Modernismo español. Formó parte de la denominada Generación del 98, y fue escogido miembro de la Real Academia Española.
Entres sus libros publicados destacan algunos como “Soledades” (1907), “Campos de Castilla” (1912) y “La Guerra” (1937). 


Notte d’estate (IT)

È una bella notte d’estate
Le alte case tengono
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza
Nell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell’orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese a passeggio solo, come un fantasma.
Noche de verano (ES)

Es una hermosa noche de verano.
Tienen las altas casas
abiertos los balcones
del viejo pueblo a la anchurosa plaza.
En el amplio rectángulo desierto,
bancos de piedra, evónimos y acacias
simétricos dibujan
sus negras sombras en la arena blanca.
En el cénit, la luna, y en la torre,
la esfera del reloj iluminada.
Yo en este viejo pueblo paseando
solo, como un fantasma.

La saeta (ES)

¡Oh, la saeta, el cantar
al Cristo de los gitanos,
siempre con sangre en las manos,
siempre por desenclavar!
¡Cantar del pueblo andaluz,
que todas las primaveras
anda pidiendo escaleras
para subir a la cruz!
¡Cantar de la tierra mía,
que echa flores
al Jesús de la agonía,
y es la fe de mis mayores!
¡Oh, no eres tú mi cantar!
¡No puedo cantar, ni quiero
a ese Jesús del madero,
sino al que anduvo en el mar!

La saetta (IT)

¡Oh, la saetta, il cantar al Cristo degli erranti, sempre con sangue in mano, sempre per schiodar!
Canto del popolo andaluzo, che ogni primavera va chiedendo una scala per salir alla croce!
¡Cantar della terra mia,
Che getta fiori al Gesù dell'agonia, ed è la fede dei miei vecchi!
¡Oh, non sei tu il mio canto!
¡Non posso cantar, ne voglio, a quel Gesù del legno, bensì a quello che andò per mare!

(Traduzione da Frida la loka)

Tua.

14 agosto, 2022.

http://fridalaloka.com

Vorrei…

Da:

http://fridalaloka.com

Vorrei avere la consapevolezza, mi faciliterebbe le scelte. Il destino ha voluto che andassi in questo modo; complicato, oscuro, sofferente, involuto.

Vorrei poter essere ciambella coperta di cioccolato fondente inzzupata in una tazza di latte tiepido del mattino quando parte della mia materia, innumidita
si sminuzza in infinite nanoparticelle, galleggio…alcune di esse affondano.

Libreria WordPress

Vorrei essere più leggera, come  piuma persa d’un elegante e delicato balestruccio; anzi, no! Essenza, solo essenza, fluttuare senza tanti, troppi pensieri e lasciarmi portare là,  dove la brezza mi porti accarezzando il mio fragile corpo; l a questo punto la destinazione non ha importanza.

Vorrei diventare melodia, trasformarmi in nota ed emanare poesia in musica ed avvolgere l’universo…

Vorrei non fosse onirico, a occhi aperti, vorrei non accorgermene che forse è una utopia.

Tua.
6 agosto,  2022.

E… niente, come dicono i ragazzi d’oggi.

Ci troviamo in una festa di compleanno d’un amico. Uno direbbe, che c’è di particolare…

Insomma, sono parecchio confusa, tra musica disco, regeeton e rumori d’oggi che non riesco a capire, atenti, non quella d’una volta, ché per loro, quella odierna è buonissima come per noi era quella che ascoltavamo. Ma questa d’oggi,  per me e tenete in conto la mia precarietà nel udire, è carente di ogni tipo di consistenza, parlo dai ritmi, e per non allungarmi troppo, ai contenuti, in sostanza, le parole.

Sono rimasta troppo indietro, oramai, all’epoca nella quale, quella che ritenevo una semplice ” canzone”, pure essa aveva un contenuto da sminuzzare e trarne un messaggio. E nel frattempo gli anni son passati, in queste ultime decade ci sono state grandi cambiamenti,  non sarei in grado di dire se tutti sono stati positivi, un poco di fiuto mi dice in fondo, che non è andata proprio così.

Allora ci troviamo in una disgiuntiva assai complessa, soprattutto per quelli stremammente strutturati o fissati solo ad un tipo d’ideologia, il che genera rifiuto ed in conseguenza astio, verso un tipo di ” società ” che, dai più intransigenti, non viene nemmeno considerata e parlo puntualmente di persone che hanno deciso o capito che il loro sesso con il quale sono nati, non gli rappresenta agli adolescenti d’oggi, fino a quelli che arrivano, con vento a favore, a porto ” sicuro” scappando da orrori diversi ai nostri, perché, conveniamo, direi che non è  un momento molto appagante dalle nostre parti.

Torno alla festa; tarda serata, dopo piscina, adolescenti e bambini ormai scarichi, caldo da scoppiare, e pioggia che non si fa viva…

Vengo ripagata nella mia resistenza; un amico francese
del festeggiato, sotto il mio sguardo vigile, cosa stava combinando con prese e cavi d’elettricità vari? Abbassa le luci, inizia a creare una certa atmosfera e infine apre un astuccio di misure importanti. Tira fuori un luccicante e splendido sax, ed inizia; ci ha deliziato e ha saputo, tramite questo magnifico strumento, osservando ognuno di noi agli ochi,  ad evidenziare con diverse armonie, il nostro stato d’anima più profondo. Melodie ritmiche, altre un pò bohème, note da blues e non potevano mancare quelle del jazz.

Da fridalaloka.com
Da fridalaloka.com

Quindi, come dicono I ragazzi oggi… e… niente… è stata un fine serata fantastico. E non rassegnata ma bensì consapevole di dover convivere con la diversità che anch’essa, forse ha il suo perché.

Tua.

1 agosto, 2022.

Da:

http://fridalaloka.com

Concerto 18 giugno ore 17.00 – Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta”

Concerto 18 giugno ore 17.00 – Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta”

Piazza della Gambarina, 1 – Alessandria

Cari amici siamo lieti di organizzare e presentarvi il Concerto saggio “Sulle ali del Canto” e un pomeriggio di livello internazionale con i giovani cantanti lirici provenienti dalle varie parti del mondo gli allievi della Prof.ssa Elena Bakanova che è Docente di Canto presso il Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e il Pianista Samuele Piccinini.  Invitandovi ad un viaggio internazionale nella musica lirica con un programma molto vario e piacevole, per quanto verranno ascoltare le arie e duetti di Mozart, Bellini, Rossini, Verdi, Donizetti. Verranno eseguite arie celebri come “De’ miei bolenti spiriti” da La Traviata di G.Verdi e il duetto spiritoso di W.A.Mozart dall’opera l flauto magico  “Pa-pa-pa”.

Nel concerto si esibiscono Fiammette Tacca, Peng Peng, Carlotta Missiroli, Ding Xinran, Gaia Sacchetti, Liu Yaxuan, Du Linzi, Yuan Qinkai, Hu Zhuoheng ed alti. Al pianoforte Maestro Samuele Piccinini.

Questo concerto – saggio  vuole essere  manifestazione che la creatività, l’arte e la musica sono sempre vive! Il tutto  è  reso possibile grazie al prezioso sostegno e alla preziosa collaborazione   del  Museo  Etnografico della Gambarina “C’era una volta” di Alessandria.