Non si è mai uomini a tempo pieno, ognuno lo è in misura maggiore o minore, per così dire occasionalmente, per quella parte di umanità che riesce ad agguantare e di cui riesce a farsi carico. Talvolta lo è-ed è la volta più bella- involontariamente. Quando questo accade, è la meraviglia del creato che si rende visibile.
tra le mura scorre il desiderio sulla coda della lucertola
Nimbus si preparano da tempo, radunandosi e preparandosi ad uno sciopero o rivolta, non saprei di preciso; che non può ni deve andare ad oltranza, si devono far vedere, si devono far sentire. Sonno pronte, cariche, gonfie di rabbia contenuta fin da tropo tempo. Era questione di tempo e si farebbero vive.
Non sono sole; un frastuono gli accompagna da dietro, come il “cacerolazo” che si fece sentire ovunque, da nord a sud, da est ad ovest, in un’ Argentina martoriata, violentata, saccheggiata impunemente; dove ogni utensile di cucina diventò strumento di protesta; mestolo di legno contro una pentola, due coperchi a modo di piatti in lata da scagliasi uno contro l’altro e far suonare il più forte possibile, d’un balcone, d’una casa, una, mile!!!
Ed il caos arriva, prima o poi, l’ultima goccia contenuta nelle buffe bolle di forma indefinita e d’un denso bianco, da il via, soltanto l’ultima goccia. Sembrerebbe inocua, ma non è da sola… sono tante, disperse dappertutto; questione di tempo e saranno finalmente tutte insieme e proclameranno ad alta voce, quello non dicono da tanto tempo.
Aspettiamo con ansia, questo momento di ribellione, che bagnino le anime impure e avare; che trascini feroce la cattiveria umana; che lavi i peccati commessi di coloro che in nome di ” lesa umanità ” perpetra dietro le quinte spilorcie e menefreghiste idee. Que non sono degni dell’acqua benedetta; acontententatevi con questa, ch’è già un gran dono.
(IT) Antonio Machado fu un poeta di Siviglia (Spagna), nato nel 1875. Lascia un’importante eredità nel Modernismo spagnolo. Formó parte della denominata Generazione del ’98, scelto anche como membro della Real Academia Española. Tra i suoi libri si distaccano: “Soledades” (1907), “Campos de Castilla” (1912) y “La Guerra” (1937).
(ES) Antonio Machado fue un poeta sevillano nacido en 1875 que dejó un gran legado dentro del Modernismo español. Formó parte de la denominada Generación del 98, y fue escogido miembro de la Real Academia Española. Entres sus libros publicados destacan algunos como “Soledades” (1907), “Campos de Castilla” (1912) y “La Guerra” (1937).
Notte d’estate (IT)
È una bella notte d’estate Le alte case tengono aperti i balconi del vecchio paese sulla vasta piazza Nell’ampio rettangolo deserto, panchine di pietra, evonimi ed acacie simmetrici disegnano le nere ombre sulla bianca arena. Allo zenit la luna, e sulla torre la sfera dell’orologio illuminata. Io in questo vecchio paese a passeggio solo, come un fantasma.
Noche de verano (ES)
Es una hermosa noche de verano. Tienen las altas casas abiertos los balcones del viejo pueblo a la anchurosa plaza. En el amplio rectángulo desierto, bancos de piedra, evónimos y acacias simétricos dibujan sus negras sombras en la arena blanca. En el cénit, la luna, y en la torre, la esfera del reloj iluminada. Yo en este viejo pueblo paseando solo, como un fantasma.
La saeta (ES)
¡Oh, la saeta, el cantar al Cristo de los gitanos, siempre con sangre en las manos, siempre por desenclavar! ¡Cantar del pueblo andaluz, que todas las primaveras anda pidiendo escaleras para subir a la cruz! ¡Cantar de la tierra mía, que echa flores al Jesús de la agonía, y es la fe de mis mayores! ¡Oh, no eres tú mi cantar! ¡No puedo cantar, ni quiero a ese Jesús del madero, sino al que anduvo en el mar!
La saetta (IT)
¡Oh, la saetta, il cantar al Cristo degli erranti, sempre con sangue in mano, sempre per schiodar! Canto del popolo andaluzo, che ogni primavera va chiedendo una scala per salir alla croce! ¡Cantar della terra mia, Che getta fiori al Gesù dell'agonia, ed è la fede dei miei vecchi! ¡Oh, non sei tu il mio canto! ¡Non posso cantar, ne voglio, a quel Gesù del legno, bensì a quello che andò per mare!
Vorrei avere la consapevolezza, mi faciliterebbe le scelte. Il destino ha voluto che andassi in questo modo; complicato, oscuro, sofferente, involuto.
Vorrei poter essere ciambella coperta di cioccolato fondente inzzupata in una tazza di latte tiepido del mattino quando parte della mia materia, innumidita si sminuzza in infinite nanoparticelle, galleggio…alcune di esse affondano.
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Vorrei essere più leggera, come piuma persa d’un elegante e delicato balestruccio; anzi, no! Essenza, solo essenza, fluttuare senza tanti, troppi pensieri e lasciarmi portare là, dove la brezza mi porti accarezzando il mio fragile corpo; l a questo punto la destinazione non ha importanza.
Vorrei diventare melodia, trasformarmi in nota ed emanare poesia in musica ed avvolgere l’universo…
Vorrei non fosse onirico, a occhi aperti, vorrei non accorgermene che forse è una utopia.
Piccole e grandi stelle variopinte, nascoste dietro un cielo marmorato, giocano sicuramente nascondino ignare spensierate innocenti come gli infanti. Non sanno cos’è la tristezza, la sciagura. Non sanno cos’è il sentimento, il tradimento.
Sono troppo lontane per assaporare il sudore amaro d’un soldato o il dolce aroma d’un neonato.
Non sanno cos’è la diversità che per madre natura è cosa grande, per noi invece è disuguaglianza.
Probabilmente; nemmeno sanno di noi piccoli uomini alla deriva; immersi in una tempesta che con le nostre stesse mani abbiamo costruito… E loro hanno questo privilegio.
Ci troviamo in una festa di compleanno d’un amico. Uno direbbe, che c’è di particolare…
Insomma, sono parecchio confusa, tra musica disco, regeeton e rumori d’oggi che non riesco a capire, atenti, non quella d’una volta, ché per loro, quella odierna è buonissima come per noi era quella che ascoltavamo. Ma questa d’oggi, per me e tenete in conto la mia precarietà nel udire, è carente di ogni tipo di consistenza, parlo dai ritmi, e per non allungarmi troppo, ai contenuti, in sostanza, le parole.
Sono rimasta troppo indietro, oramai, all’epoca nella quale, quella che ritenevo una semplice ” canzone”, pure essa aveva un contenuto da sminuzzare e trarne un messaggio. E nel frattempo gli anni son passati, in queste ultime decade ci sono state grandi cambiamenti, non sarei in grado di dire se tutti sono stati positivi, un poco di fiuto mi dice in fondo, che non è andata proprio così.
Allora ci troviamo in una disgiuntiva assai complessa, soprattutto per quelli stremammente strutturati o fissati solo ad un tipo d’ideologia, il che genera rifiuto ed in conseguenza astio, verso un tipo di ” società ” che, dai più intransigenti, non viene nemmeno considerata e parlo puntualmente di persone che hanno deciso o capito che il loro sesso con il quale sono nati, non gli rappresenta agli adolescenti d’oggi, fino a quelli che arrivano, con vento a favore, a porto ” sicuro” scappando da orrori diversi ai nostri, perché, conveniamo, direi che non è un momento molto appagante dalle nostre parti.
Torno alla festa; tarda serata, dopo piscina, adolescenti e bambini ormai scarichi, caldo da scoppiare, e pioggia che non si fa viva…
Vengo ripagata nella mia resistenza; un amico francese del festeggiato, sotto il mio sguardo vigile, cosa stava combinando con prese e cavi d’elettricità vari? Abbassa le luci, inizia a creare una certa atmosfera e infine apre un astuccio di misure importanti. Tira fuori un luccicante e splendido sax, ed inizia; ci ha deliziato e ha saputo, tramite questo magnifico strumento, osservando ognuno di noi agli ochi, ad evidenziare con diverse armonie, il nostro stato d’anima più profondo. Melodie ritmiche, altre un pò bohème, note da blues e non potevano mancare quelle del jazz.
Da fridalaloka.com Da fridalaloka.com
Quindi, come dicono I ragazzi oggi… e… niente… è stata un fine serata fantastico. E non rassegnata ma bensì consapevole di dover convivere con la diversità che anch’essa, forse ha il suo perché.
Quando una persona nasce, non è in grado di capire tante cose, riusciamo soltanto a campare grazie a genitori o chi si prende cura di noi nel percorso di crescita. Col tempo iniziamo a comprendere ed imparare o quasi, perché siamo qui. All’inizio milioni di anni fa, era per il solo fatto di sopravvivere e procreare.
Ci siamo addatati all’ambiente e gli esseri viventi hanno raccolto dalla terra e mare tutto quello ch’era a disposizione ed usufruimmo di quello.
Oggi, le cose son cambiate e tanto, a tal punto che esso è mutato.
Tutto è cambiato e dobbiamo fare il mea colpa, ma non basta, perché in tanti vanno avanti col pensiero che quel’che ci circonda è nostro.
Purtroppo vi do la notiziona! NON è NOSTRO, no signori miei, cari lettori, tutti SIAMO responsabili del tetto che ci protegge e della terra che ci da il nutrimento. Inutile elencare chi sono i maggiori responsabili, ognuno sa in che grado fa bene o male. Mi dispiace dover scrivere su questo argomento, potendo scegliere diversamente, ma non possiamo girarci dall’altra parte.
Abbiamo un compromesso con quelle generazioni future, quelle che oggi fanno le marce per sollevare l’attenzione, le stesse che in primis hanno capito che qualcosa non sta funzionando e dobbiamo agire. E la gente d’una certa età o “matura ” parolone, deve assolutamente dare l’esempio!
Piccoli gesti, quotidianamente e non mollare.
Da Frida
Quando racconto a mio figlio, la nostra infanzia, al contempo mi vergogno, perché loro molto probabilmente non godranno di tutto quello noi, talvolta anche svagliando per ignoranza o semplicemente menefreghismo, avevamo e loro, i nostri figli, nipoti e così via non troveranno più facilmente, alla portata di mano. Inizia ad essere una situazione FRAGILE, la nostra TERRA è in terapia intensiva e non sappiamo quando e se si riprenderà…
Vi lascio una delle tante poesie scritte in onore a chi ci ospita.
Di Franco Arminio
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza
FORSE, È MOMENTO DI TORNARE ALL’ORIGINE…
PICCOLI GESTI TUTTI I GIORNI. E COSA FONDAMENTALE DARE L’ESEMPIO.
Indifferente fino allo strazio Indugia nella sua presenza, fa soffrire Noncurante delle rose che avvizziscono Indiferente agli uccelli che si dissetano nei suoi stagni.
Adiaforo, virtù che gli apparteneva Nella premura essenziale di cosa vivente Ma la sua , non è reità a vivere, schernito Dall’uomo ignorante, ingenuo. Il suo è affranto, le sue lacrime versa addosso di qualcun altro fino ad allagare le anime.