Nella sofficità
di sconfinate carezze
levighi
l’incerta mia indocilità
annodata a un pegno d’amore
che non si disperda
nelle reticenze d’un vento ostile.
Si attorcigliano cronache sensuali
a dubbi sulla punta delle dita
accentuati da scalpori taciturni
mentre i sensi
liberi da garbugli mentali
snodino manette segrete
a guardia di scabrose voluttà
riflesse su capricci d’ombra…
@Silvia De Angelis
Non sospendi un terremoto, non fermi la deriva dei continenti; e uguale successo avrà chi soffre il capitale e per avversare i suoi non eterni nè imperscrutabili disegni sale fiducioso su navicelle inermi contro le sue corazzate, o in interni sabotaggi s’avventura. Eh! a che vale, colombelle mie? Tanto durerà quanto deve, non un giorno di meno, a nostro cupo scorno – ma nemmeno uno di più. La festa si farà senza di noi, poveri untori senza pestilenza, solchi senza semenza.
quattro bufere fa uno che aveva preso impegni seri col suo silenzio aveva osato gettarla come osso al cane … e impazziva il vento in un giro di abbandoni tra le foglie
nessun indirizzo sulla busta nessun destinatario, ne’ mittente e dentro forse a non scalfire i silenzi nessuna parola
l’ ultimo
quattro stelle cadenti fa la carcassa di un pensiero galleggiava in uno spruzzo d’acqua: accendeva un ultimo rigagnolo d’idea
la ragazza guardava la gonna incuneata tra le cosce ma chi può dire vedesse? teneva la carcassa tra le mani insieme alla lettera ma chi può dirne le mani?
gesto
non si tengono carcasse di pensieri tra le mani ne’ lettere che non scalfiscono silenzi la ragazza aveva qualcosa che somigliava ai miei tratti quelli essenziali che non ricordo mai
… e penzolava il tempo e la vecchia della porta accanto che non aveva voluto salutarla la braccava inquietante dal girello