E poi ci sarà un giorno un momento in cui avrà senso che sia rimasta qui
Chi ha inventato questo ventre che mi si svuota dentro? Parlavo una lingua sconosciuta per non far finire mai il momento bello
Ma tu non sei il mio eroe non erano per me quelle prodezze che facevano sentire nuda la carne e senza vesti non erano carezze.
Dov’è ora il mio eroe? Quanto è lunga la via che non c’è!
Hai fatto visita ai sogni degli amici hai frugato la linea di ogni mano Vieni a vederla, ora affrettati Basta un attimo a percorrerla, un palmo ad acciuffarla.
Questi avanzi di stupore nei miei panieri notturni pieni d’acqua basterannoa saziare la fame dell’ eroe.
Pende dal viso uno sguardo lascia il corpo e corre lungo il mare
Elli Michler (1923 – 2014) è stata una poetessa tedesca.
Non ti auguro un dono qualsiasi. Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo per divertirti e per ridere. Ti auguro tempo per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo non per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo non soltanto per trascorrerlo. Ti auguro tempo perché te ne resti, tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere…
Si presentò con un pacchetto di fazzolettini di carta in mano. “Per asciugarti le lacrime quando ti avrò lasciata”, le disse. Poi, come sempre, volle fare l’amore. Ma non al buio, le chiese di non chiudere gli occhi. Voleva vederle lo sguardo dal suo grembo. Era lì, nel suo sguardo lunare, cangiante che si sarebbero raccolti i brividi, le sensazioni, i sussulti del sesso …. piccolissime gocce di rugiada all’esterno degli occhi sfuggite ai baci.
Che l’Italia sia il paese con la più alta densità di opere d’arte di grande pregio al mondo è notizia accertata. Attualmente le nazioni che hanno il maggior numero di monumenti considerati Patrimonio dell’Umanità sono infatti nell’ordine: Italia (58), Cina (56), Germania (51), Spagna (49), Francia (49), India (40), Messico (35) e Regno Unito (33), Russia (30) e USA (24).Se poi a questi dati aggiungiamo il numero di opere straordinarie quali statue,dipinti , chiese,o ggetti sacri o reperti archeologici, il numero sale vertiginosamente.
Quello che desta meraviglia è purtroppo anche la cattiva gestione e manutenzione di tale patrimonio artistico-culturale,come ha tristemente confermato anche la stagione turistica da poco iniziata che conta, a breve distanza di giorni, ben 3 episodi di vandalismo nei confronti del monumento storico più famoso della capitale ,il Colosseo sulle cui pareti turisti stranieri hanno pensato bene di incidere il loro nome o quello della fidanzata ,come se si trattasse di una parete con manifesti pubblicitari. A loro parziale discolpa il fatto che….Il colosseo è da anni pieno di scritte -ricordo come fosse davvero un manifesto a cielo aperto su cui lasciare la propria firma . Per primo, IL 26 giugno ,un turista inglese ha pensato fosse un gesto gentile incidere il proprio nome e quella della sua ragazza sulle vestigia del colosseo,per poi scusarsi dicendo che…non pensava fosse tanto antico! Addirittura aveva postato sui social la sua carineria (o cretineria?) Poi è stata la volta di una ragazza svizzera di 17 anni che ,ripresa dai video si è giustificata con il dire che già c’erano tante altre scritte e infine uno studente tedesco ,sempre di 17 anni con la propria docente che è stato visto incidere sul laterizio pe perciò denunciato dai Carabinieri del comando di piazza Venezia per deturpamento del monumento e questo grazie alla richiesta del personale di vigilanza del “Parco archeologico del Colosseo “
E non basta A poco è servito il restauro dell’elefantino del Bernini in piazza Minerva a Roma che è stato sfregiato con il distacco di un pezzo di zanna.E come dimenticare l’affronto subito dalla fontana della Barcaccia nel febbraio del 2015 quando i tifosi del Feynoord olandese occuparono Piazza di Spagna in occasione della partita di Europa League? Fu un danno inestimabile all’opera del Bernini e a Roma.
Nel 1991 fu il David di Michelangelo al museo dell’Accademia di Firenze che Pietro Cannata,prese a martellate e pochi anni dopo arrivò a Roma per sfregiare i “Sentieri ondulati “ di Pollock mentre poco prima si era accanito contro i Pastori di Santa Maria delle Carceri a Roma e gli affreschi di Lippi a Prato
Il 9 agosto 1998 tre ragazzi ruppero il tritone della fontana dei fiumi ubicata in piazza Navona, pochi mesi prima la stessa sorte era toccata ad un putto, il cui dito era stato amputato. L’elenco degli atti vandalici compiuti sarebbe assai lungo ;ne abbiamo elencato solo alcuni per dare la misura di quanto sia facile poter acceder indisturbati alle opere d’arte che necessitano dunque di un più sicuro sistema di vigilanza e di strumenti di protezione .
In ultimo,ricordiamo anche i tanti “artisti falliti “ che si esprimono deturpando pareti,serrande, ponti e vagoni ferroviari con disegni fatti con lo spray che rendono confusionarie e degradate le nostre città
La pena? I protagonisti di tanta inciviltà nei confronti delle opere d’arte rischiano 5 anni di carcere e il pagamento di una multa di 15,00 euro. Ma qual è il prezzo di tanta bellezza,come il Colosseo patrimonio Unesco dal 1980?
Alfonsina Storni Martignoni (1892 – 1938) è stata una poetessa, drammaturga e giornalista argentina, esponente del postmodernismo, morta suicida in mare, davanti alla spiaggia “La Perla”.
Tristi strade dritte, ingrigite e uguali, da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo, le sue scure facciate e l’asfalto del suolo hanno spento i miei tiepidi sogni primaverili. Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa nel vapore grigiastro, lento, che le decora, Della loro monotonia la mia anima soffre tutt’ora – Alfonsina! – non chiamare. Ormai non rispondo a niente. Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò osservando in giorni autunnali il tuo cielo recluso per me non sarà una sorpresa la tua lapide pesante. Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume spento, plumbeo, desolante e ombroso, quando vagai da quelle parti, già stavo sottoterra.
Un mare agitato vedo; nervoso lo vedo; lo sento... pensieri nel fondo; giacciono
Cozzaglie di vite Mescolanza di sudori, sapori del mondo nelle labbra, profumi che sanno di fiori raccolti tempo addietro e sale di mare e lacrime; Tutti annegati.
Alghe verdastre dei tuoi occhi opachi sovente ondeggiano nel sereno silenzio degli abisi seguendo musiche primitive.
Nel lontano e sottile solco tra mare e cielo Scorgo la vela gonfia e scucita D'una barca...
Gli occhi umidi Lentamente s'annebbiano facendo scomparire la giallastra vela;
Avrei voluto stringerla Afferrare dolcemente Fra le mie braccia ormai troppo lontana.
Andar a prendere ricordi, sofferenze, timori, pure vissuti? Ostico il compito; quando un timone manca...
selezionare frasi da discorsi al ventre scavarsi lì una buca contro il gelo tacerne altre che sbattono figure come pietre aguzze sull’immediato ieri a sanguinare: non si essicca il mare col ditale se è bucato continua a scaraventarti addosso sabbia bagnata e bollente quasi…di un’estate che tarda ad affacciarsi o forse c’è già stata
La mia adolescenza Fredde stanzenella mia vitafrustate di vita…
Nel mio animosolo grigio e paure insonni…La mia adolescenza scorrevacome un fiume di acque stagnantiil mio cuore era impietrito dai timoriil mio viso sembrava fatto di marmocome bloccato da un fotofinishil mio cuore pulsava come se fosseun treno in partenza senza metala mia adolescenzaera un mare imperviodove il mare era inquietopieno di vento portando viail mio passatodando nuova vita a me stesso…l’uomo che sono adesso.
Leslie Allan “Les” Murray (1938 – 2019) è stato un poeta e scrittore australiano.
A Melbourne, in una splendida giornata, una donna saliva per la strada davanti alla sua chioma. Legno di tek appena appena oliato, per cangianti riflessi, le arrivava ai talloni, l’assecondava come un corteggio a puntasecca, titolo ad arabile terra srotolato, bordato da ubertosi solchi di stoffa, un’ala inguainata che non poteva far volare lei, solo se stessa, mollemente, e il di lei umore. Larghezza di vita e personalità, spazzolata in pigra calma, non se ne vedevano astratti accenni sulla sua bocca, né il profuso scendere e coprire. Solo il particolare che nuotava nelle linee fluenti, splendente intorno – mentre lei procedeva, viso al sole, come un cometa.
Un incidente di pochi giorni fa a Casal Palocco,nella zona sud di Roma,dove una utilitaria su cui viaggiava un bimbo di 5 anni,che ha perso la vita, con la madre e la sorellina, ha di nuovo posto sotto attenzione il comportamento dei giovani, spesso minorenni addirittura ,e le “Challenge” ovvero sfide condivise che appaiono sempre più spesso sui social. L’incidente di cui sopra è stato causato dal suv guidato da uno dei quattro youtuber che stavano appunto caricando su youtube un video che li vedeva impegnanti a guidare, senza sosta per 50 ore il mezzo.
Matteo Di Pietro, Vito Loiacono, Marco Ciaffaroni e Leonardo Golinelli che si definivano “The borderline”sul canale contano 600 mila iscritti e presentavano il contenuto dei loro video con le parole “assurdi e unici” Incitavano i loro visitatori promettendo sfide sempre più pericolose ed emozionanti ,e avevano, tra le 118 caricate, quella della resistenza sul ghiaccio,24 ore sulla mini zattera, nascondino nel castello medievale.
I like e i giovani
Avere visibilità e dei Like cioè indici di gradimento,significa certe volte anche monetizzazione delle visioni ma lo si fa in primis per essere al centro dell’attenzione e apparire degli “eroi” agli occhi dei coetanei ed aumentare la propria autostima, a costo anche di creare del seri problemi a se stesi e agli altri. Un esempio banale può essere anche l’autolesionismo Uno studio realizzato nell’ambito del progetto dipendenze comportamentali e portato avanti dal “Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’istituto superiore di sanità rivela che il 6%dei ragazzini tra gli 11 e i 17 anni ha partecipato almeno una volta ad una challenge che metteva rischio la vita stessa .Per lo studio sono stati intervistati nell’autunno del 2022 più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado, su tutto il territorio nazionale, selezionati in modo da avere un campione rappresentativo della popolazione.
Challenge famose
Le challenge sono sfide che lanciate sui social dagli autori dei video ad amici e conoscenti ,si spera diventino virali e a volte questo accade a livello mondiale.
Le sfide tristemente famose soni la “blu hale” ovvero la balena blu,sfida che prevede 50 giorni di prove autolesionistiche sempre più dure fino ad arrivare al suicidio! Oppure la Milk challenge che prevede di bere 3 litri di latte senza sosta e senza poi vomitare o ancora la casurfing ovvero salire sul tetto di un’auto e restare in equilibrio su di esso quando questa viene messa in moto e parte. Altra è il Tide pods ,nota nel 2018 che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici e tante altre,compreso il diventare uno stupratore e filmare o l’aggredire persone indifese a calci e pugni senza alcun motivo.
Motivazioni e rimedi
Tra le varie motivazioni che spingono un adolescente verso questo tipo di attività c’è indubbiamente, oltre alla scarsa autostima e alla voglia di visibilità ,la noia ,la mancanza di stimoli costruttivi, di un sano rapporto con i coetanei e la famiglia, l’emulazione di coloro che appaiono modelli di riferimento e l’assenza di controllo da parte degli adulti sull’uso del cellulare .Bambini di sei,sette anni ha già un cellulare in loro possesso che spesso si sostituisce al pallone e ai giochi con i coetanei ;bambini a volte poco seguiti dai genitori e lasciati preda del web.
La scuola ha indubbiamente un ruolo importante da svolgere ma è il ruolo genitoriale con la frequentazione di gruppi di riferimento ludico a dover interagire con l’azione educatrice che essa svolge.
Inoltre dovrebbe essere sanzionato con provvedimenti correttivi qualunque azione volta al danneggiamento della propria e dell’altrui integrità fisica anche con multe nei confronti dei genitori inadempienti e prevedere degli istituti di recupero di certi ragazzi che abbiano ripetutamente avuto atteggiamenti di mancato rispetto delle norme sociali.
Karl Kraus (1874 – 1936) scrittore, giornalista, aforista, umorista, saggista, commediografo, e poeta austriaco.
Voce che nell’autunno sulla tomba rinuncia alla tua terra, pallida sorella della luna, dolce fidanzata del vento lamentoso, fluttuante sotto stelle fuggenti – ti risollevò a te stesso il richiamo dello spirito? Ti riportò nella tua vita una tempesta del deserto? Guarda, una prima coppia umana riconduce così un Dio sull’isola sacra! Oggi è primavera. La farfalla dorata, tremulo messo di felicità, arrivò dall’inverno del mondo. Oh, in ginocchio, benedite, ascoltate come la terra tace. Solo lei conosce sacrificio e lacrima.
L’Innamoramento è qualcosa che proviamo tutti nella vita. Lo hanno provato anche santi e assassini, orgiastici e casti, papi, milionari e barboni. Hanno un bel dire certi/e che dicono agli altri: tu non sai cos’è l’amore, come se fosse qualcosa di esclusivo, qualcosa che riguarda solo loro, perchè hanno nobiltà d’animo, perché gli altri sono incapaci d’amare. In realtà è un sentimento universale, la cui fisiologia (si pensi alla descrizione che ne fa Stendhal) e la cui neurochimica sono ben noti (l’ho già scritto in un altro articolo, ma lo ribadisco, dato che tanti faticano ad accettare questa cosa). Secondo studi recenti sappiamo che negli innamorati si registra un aumento di dopamina e una diminuzione di serotonina. Ogni innamorato è euforico, ossessivo e se viene rifiutato cade spesso in una fase depressiva. Ogni innamorato “impazzisce”. Non a caso nella letteratura Tristano e Isotta bevono un filtro d’amore che fa loro trasgredire le regole sociali e l’Orlando furioso perde il suo senno sulla luna. Ma se qualcuno vi dice che non avete mai provato la comunione delle anime, la fusione dei corpi, perché non siete mai stati ricambiati quando eravate innamorati, voi canticchiategli la canzone di Madame “Il bene nel male”, dove dice: “L’amore è di chi prova amore e non di chi lo riceve”. Ma perché ci innamoriamo sempre dello stesso tipo di persone oppure sempre di persone diverse? C’è chi dice che cerchiamo sempre una persona opposta per completarci meglio e quindi spiega tutto con la complementarità, mentre altri dicono che cerchiamo una persona simile (chi si somiglia, si piglia). In realtà la questione è mal posta. Secondo Freud ci sono solo due tipi di innamoramento, ovvero di scelta dell’oggetto “pulsionale”: l’innamoramento narcisistico (in cui si proietta spesso la miglior parte di noi sull’altra persona, idealizzandola) oppure l’innamoramento anaclitico (deriva dal greco, significa appoggiarsi a), in cui si fa riferimento agli archetipi parentali, ovvero alle figure genitoriali, ci si appoggia quindi a una figura genitoriale; ci si ricordi del complesso di Edipo, in cui il bambino si innamora della madre). Secondo Freud quando scegliamo un (s)oggetto d’amore lo possiamo fare solo in due modi: trovando il nostro io nell’altra persona (innamoramento narcistico) o trovando una figura genitoriale nell’altra persona (tipico è l’esempio della donna che cerca il padre negli uomini). Ma a mio avviso, è qui vado contro Freud, esistono anche uomini che si innamorano molto anti-edipicamente di donne che sono opposte e inverse rispetto alle caratteristiche della madre. Può accadere comunque che una persona abbia nella sua vita tre innamoramenti narcistici e cinque innamoramenti anaclitici oppure dieci innamoramenti narcisistici oppure dieci innamoramenti anaclitici e questo spiegherebbe di volta in volta la grande somiglianza o la grande varietà delle persone amate: capite che non è proprio la stessa cosa della complementarità, mentre è vero che nell’innamoramento narcistico troviamo una persona che ha dei tratti simili a noi, anche e soprattutto perché ci siamo rispecchiati in lei. Invece chi ha sofferto di depressione anaclitica nell’infanzia, dovuta alla perdita di un genitore, di entrambi oppure dell’abbandono di uno o entrambi tenderà ad avere da adulto/a degli innamoramenti anaclitici. Ma esistono anche altre due teorie: ci sono psicologi che ritengono che l’innamoramento sia dovuto a una scelta autonoma, quasi razionale, non credendo al colpo di fulmine, e ci sono studiosi che riprendono il concetto di desiderio mimetico di R.Girard, secondo cui i nostri desideri prendono come riferimento i desideri altrui e noi imitiamo gli altri anche nel desiderio, detto in parole povere, noi desideriamo, secondo questa teoria, ciò che desiderano gli altri. Come vedete la faccenda è complicata, articolata, controversa, di non facile interpretazione.
Alfonso Gatto (1909 – 1976) poeta, qui fotografato nella sua casa a Milano.
Non date retta al re, non date retta a me. Chi v’inganna si fa sempre più alto d’una spanna, mette sempre un berretto, incede eretto con tante medaglie sul petto. Non date retta al saggio al maestro del villaggio al maestro della città a chi vi dice che sa. Sbagliate soltanto da voi come i cavalli, come i buoi, come gli uccelli, i pesci, i serpenti che non hanno monumenti e non sanno mai la storia. Chi vive è senza gloria.
Urszula Kozioł (1931)è una poetessa polacca. Nel 2011 ha ricevuto il Silesius Poetry Award.
Quando la timida farfalla dei tuoi occhi si posa sulle mie labbra allora so, cosa provano i fiori. Chi sei, strano passante che con lo sguardo in un bocciolo mi trasformi? I tuoi occhi sono come le foglie d’un giardino d’autunno e a volte come il lucente dorso del pesce nell’onda che si frange o come il cielo, che aspetta il crepuscolo. Le mie avide labbra succhiano la rugiada dei tuoi sguardi. Guardami ancora. Ecco abbasso gli occhi, per non spaventare i tuoi…
“Tu mi ci vedi? Io che dico: non torno più da te?” A. Toni, Il dolore, Samuele editore
e appari figura di parole diafano il corpo quasi a scomparire e noi a dirci cose succhiate al corrucciato nulla,
sonnecchiano i balzi d’allora nidi segreti come atolli a se stessi espropriati; soliloqui in due, vera laconicità messa in comune al servizio di fughe verso improponibili arresti
e ciò che si è finisce comicamente nel davvero poco insieme ad ogni intelligenza della sensualità
Jaime Sabines Gutiérrez (1926 – 1999) è stato un poeta e politico messicano.
Non lo so con certezza… Non lo so con certezza, ma immagino che una donna e un uomo un giorno si innamorano, rimangono soli poco a poco, qualcosa nei loro cuori dice loro che sono soli, soli sulla terra si penetrano, vanno uccidendosi l’un l’altro. Tutto accade in silenzio. Come si forma la luce dentro l’occhio. L’amore unisce corpi. In silenzio vanno riempiendosi l’un l’altro. Un giorno si svegliano, sopra le loro braccia. Pensano allora che sanno tutto. Si vedono nudi e sanno tutto. (Non lo so con certezza. Lo immagino)
Quando, verso mezzogiorno, si trovò al centro del teatro antico, lui, giovane greco, privo di sospetto, ma bello quanto quelli, lanciò un grido (non di ammirazione; l’ammirazione non la provava affatto, e se anche l’avesse provata non l’avrebbe certo manifestata), un grido semplice forse per la gioia incontenibile della sua giovinezza o per saggiare la sonorità del luogo. Di fronte, al di sopra dei monti verticali, l’eco rispose – quest’eco greca che non imita né ripete ma semplicemente continua a un’altezza smisurata l’eterno grido di evviva del ditirambo.