IN MONFERRATO VENDEMMIA ANTICIPATA E OTTIMA ANNATA DA GRANDI VINI di Silvia Gario

QUEST’ANNO LA VENDEMMIA IN MONFERRATO, COME IN TUTTO IL RESTO DEL PIEMONTE, SARA’ ANTICIPATA DI ALMENO 15 GIORNI.
L’ANNO 2022 VERRA’ RICORDATO COME L’ANNO DELLA RIVOLUZIONE VENDEMMIALE.
IL PROFILO QUALITATIVO SARA’ ELEVATO.

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Mentre in Franciacorta (con Pinot Nero e Chardonnay) ed in Sicilia (con il Grillo, uva autoctona) hanno già cominciato a raccogliere, la vendemmia Piemontese quest’anno partirà presumibilmente a Ferragosto. Tra i filari del territorio, costellati di uve bianche e nere, non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione, vigneti compresi e del grande caldo: nottate afose e temperature elevate che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di ‘respiro’ climatico con il tradizionale sbalzo termico.

Così, se si fino all’anno scorso si vendemmiava da inizio settembre, come facevano i nostri nonni ad inizio secolo, quest’anno invece è l’anno della rivoluzione. Anche perché “la vite, che abitualmente non soffre la carenza idrica, potrebbe invece accusare problemi se non dovessero intervenire precipitazioni. I problemi sono legati ai picchi di calore, che potrebbero provocare l’appassimento degli acini sulla pianta prima della maturazione”.

Una vendemmia più bassa nei numeri, ma di grande profilo qualitativo. È questa la stima a proposito dei vigneti del Monferrato, con uve sane e senza particolari criticità malgrado la gelata di aprile.

Lo stato sanitario delle uve è molto soddisfacente. Per ora i grappoli sani, con un bilanciamento ottimo tra acidità e tenore alcolico, promettono belle sorprese.

“Ottima qualità, gradazione buona, bucce delle uve spesse: sono questi i caratteri che spiccano dalla vendemmia di quest’anno” (dall’analisi del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

Foto di jacqueline macou da Pixabay

“Una qualità eccellente che ci lascia prevedere un’evoluzione in cantina di alto livello, in linea con quella degli ultimi anni. Il grande caldo di quest’anno, però, ci mette in guardia sul futuro: stagione dopo stagione, i cambiamenti climatici sono sempre più percepibili, in particolare in agricoltura, e questo deve portarci a riflettere sul tema delle irrigazioni in vigna.”

Secondo l’Osservatorio Geofisico di Unimore, l’estate 2022, cominciata di fatto già a maggio, è molto simile a quella del 2003 di 19 anni fa. Anche allora, infatti, il caldo che caratterizzò la stagione fu definito ‘Hyperestremo’.

Anche Il Professor Claudio Cassardo, del dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Torino, ha presentato un’interessante analisi sulle differenze tra l’estate 2003, storicamente riconosciuta come caldissima, e quella del 2022 che stiamo affrontando: “si nota la fortissima anomalia pluviometrica negativa di quest’anno. – scrive Cassardo – Il 2003 fu l’anno dell’estate caldissima, il cui record stagionale ancora resiste in molte località piemontesi. Le prime ondate di calore iniziarono a maggio e sono visibili nell’andamento della temperatura massima, ma sostanzialmente – a livello termico – le due annate per ora si sono equivalse.” La differenza però la fanno le differenti precipitazioni.

Ricordiamo tutti che il 2003 è stata un’ottima annata vinicola, perciò in Monferrato siamo pronti a produrre anche quest’anno vini d’eccellenza.

IL CALDO PUÒ’ INFLUIRE SUL VINO ANCHE DURANTE LA FASE DEL TRASPORTO di Silvia Gario

L’attenzione alla temperatura di trasporto dei vini è un tema particolarmente sentito in periodi come questo che stiamo vivendo, connotato da forti ondate di caldo anomalo.

E’ importante che nella logistica del prodotto vino si tenga presente che devono esserci le condizioni ideali per il trasporto dello stesso che, ricordiamolo, affina in cantine a temperature controllate e non deve subire le cosiddette “botte di calore”.

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Durante la spedizione la temperatura elevata può creare fenomeni di dilatazione dei gas contenuti nello spazio di testa delle bottiglie, lo spazio fra vino e tappo.

Ne consegue che a causa di tale dilatazione il tappo viene spinto verso l’alto, creando la cosiddetta trafilatura, che altro non è che il fenomeno per cui il vino si infiltra nello spazio fra vetro e tappo, creando una perdita di prodotto poco rilevante (trasudazione), ma antiestetica.

Questa alternanza di fasi di espansione e costrizione sia del tappo che del vino determina un richiamo di gas dall’esterno.

Quest’ingresso di ossigeno dal tappo può accelerare l’invecchiamento ossidativo del vino che è riscontrabile nella variazione di colore dello stesso e cioè nell’aumento dell’intensità colorante nei vini bianchi e delle tonalità del rosso mattone nei vini rossi.

Il problema da affrontare è come possiamo preservare il vino durante il trasporto dagli sbalzi termici.

Molti produttori ed altrettanti spedizionieri interrompono le spedizioni dei vini, soprattutto quelli di pregio, fine wine, durante i periodi di caldo elevato.

D’altro canto astenersi dal trasportare vino durante i periodi dell’anno caratterizzati da elevate temperature è un accorgimento che deve essere mediato dal buon senso in quanto non spedire significa non essere sul mercato.

Quindi la soluzione?

Soluzioni ve ne sono sia per coloro che spediscono interi container che per coloro che spediscono in collettame.

Vediamone le principali:

  • 🚀 la velocità è la prima arma contro le alte temperature: un flusso snello e veloce evitando soste prolungate durante il trasporto (questo per quanto riguarda le spedizioni all’interno della nostra penisola)
  • 🚛 fodere termiche per container e coperte termiche per pallet: entrambe le soluzioni consentono di mantenere il vino ad una temperatura decisamente ideale rispetto a quella esterna proteggendone i sapori e le strutture chimiche (queste soluzioni per le spedizioni internazionali e soprattutto oltreoceano)
  • 🌡 utilizzo di datalogger (dispositivi elettronici che tengono traccia, in tempo reale, della temperatura della merce durante il trasporto): all’arrivo è possibile verificare a che temperatura è stata sottoposta
  • 🟡 “the yellow dot”: il primo ad utilizzarlo è il vignaiolo francese Laurent Ponsot che sull’etichetta di ciascun vino applica un bollino giallo che se diventa arancione stà ad indicare che la bottiglia è stata esposta ad una temperatura troppo alta.

Adottiamo perciò tutti gli accorgimenti necessari nella pratica di trasporto del vino, per preservarlo dagli sbalzi termici, ma non priviamocene.

Prosit! 🥂🍷

Silvia Gario