Violenta danza
e travolgente
è la falcata della parola
Mentre scrivi
conosci la morte
Scrivi adesso
con impeto e ferocia
Ti si è sganciata l’anima.

Violenta danza
e travolgente
è la falcata della parola
Mentre scrivi
conosci la morte
Scrivi adesso
con impeto e ferocia
Ti si è sganciata l’anima.

Cinzia Marulli
L’orco e la bambola
Un pomeriggio di sole, la compagnetta di scuola, a casa
sua tutto era più grande, perfino lo stupore. I soldini nella
borsetta quasi finta. Un vestitino chiaro e leggero lasciava
scoperte le gambette. Un corpo immaturo, i seni solo
accennati, il pube glabro, l’imene intatto. Per le scale di
corsa a comprare la merenda, il pane caldo, la cioccolata,
la bottiglietta di aranciata, l’orco nascosto, la tenda tira-
ta, le mani grandi, il vestitino strappato, il sangue sulle
gambette, la vergogna immonda, il tremore del respiro,
l’animale impazzito. L’imene deflagrato.
Il dopo
Sentire quelle mani
sempre
scavare la pelle
il dolore nell’anima
camminare soli
guardare oltre
sperare nel vuoto
desiderare
non sentire più
quel fragore
che insanguina
dimmi tu – dimmi
ci sarà un giorno
il bianco velo della resurrezione?
————
Quello che è stato è stato
il male è indietro
la vita ha vinto sulla vita
dall’interno la luce
ha dipinto di sole
la cicatrice
nessuno ha potuto offuscare
l’amore
quell’amore che cresce
nel mio grembo
e che ha il volto meraviglioso
del bene.
—————
Ancora mi chiedo
cosa farò da grande
mentre conto le rughe
che sorridono sul mio viso
mi ostino a non tingere
i capelli come se quel bianco
fosse il velo della prima comunione
cerco un abbraccio
lo cerco nello sguardo
di chi non ho ancora incontrato
poi mi specchio negli occhi di mio figlio
e ritrovo l’amore di mio padre
forse sono loro la ragione
il senso della vita
e questa parola
che a volte mi esce insanguinata.
Tasti tratti da: Autobiografia del silenzio
ed. La vita Felice, 2022.

dove cercare l’io
che ha paura di sé,
dove trovarlo?
alla domanda risponde
una disperazione
-quando finirai di chiedere?
per la mia disperazione
non c’è domanda
Solo l’inconciliabile


Di lentissimo azzurro di Angela Caccia – Campanotto Editore La raccolta Di Lentissimo azzurro pubblicata da Campanotto Editore nel dicembre del 2024 …
Angela Caccia, Di lentissimo azzurro. Nota di lettura di Cipriano Gentilino
non si appartiene veramente
che
alla paura di incontrare
se stessi
non ha speranza
l’ombra della rosa
non ha profumo
pettinare sogni
e’ solo un lampo con radici
nel sangue
l’ombra della rosa
incenerisce

Mario Luzi
La notte lava la mente.
Poco dopo si è qui come sai bene,
file d’anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.
da “Onore del vero”

Con la leggerezza di una freccia,
ho sfiorato la tua immagine
disegnando un arco
nella solitudine.
Non era una solitudine
qualunque.
C’ero nata dentro,
era la verità.
aveva attraversato la pelle
sciogliendosi nella carne
dondolandosi nel sangue.
aveva accarezzato i sorrisi
gli sguardi prolungati
i desideri le domande.
Aveva intercettato anche i timori.
con la trama ariosa
della curiosità.
ora
sospesa e timida
si rivolgeva a te.
era una solitudine elegante

guardare dal buco della
serratura
l’attimo di scena cui
la parola
dà vita
(ascolti quel suono prima che
la mente lo pronunci)
poi veloce
nascondere la mano che deruba
l’anima mentre fugge
a voce vuota
mettere la
scoperta-che–siamo-stati
a disposizione di ciascuno
di noi

Fernando Pessoa
Il poeta è un fingitore
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore

In quei giorni d’attesa del niente
dove c’era timore del tempo che
divorava la vita nella carne ora
solo pelle attaccata al respiro,
l’anima voleva essere pietra per non
sentire l’agonia delle ore nel vibrare
del cuore devastato dal dolore per chi
era ormai solo cenere al vento dispersa.
L’anima voleva essere pietra per non
vedersi morire ogni volta in uno sguardo
specchiato nel fango che non era più
quello di un uomo vero nell’inferno
di terra dove si scriveva l’orrore
con l’inchiostro del sangue a scolorare
della neve caduta il biancore …
e nell’aria vibrava della morte il dolore
Ecco , l’anima voleva essere pietra,
lapide con i numeri ignoti del trionfo
del male …per essere memoria
perenne di un genocidio d’innocenti
Montale è poeta del “male di vivere “ che spesso ci attanaglia e la cui cura è costituita forse davvero dalla “divina indifferenza” come lo stesso poeta ebbe a suggerire nella sua celebre lirica “Spesso il male di vivere..”
Nella lirica che segue abbiamo trovato molti degli elementi che caratterizzano la sua produzione poetica,una delle più significative del 900.
Sul muro grafito
Sul muro grafito
che adombra i sedili rari
l’arco del cielo appare
finito.
Chi si ricorda più del fuoco ch’arse
impetuoso
nelle vene del mondo; in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse.
Rivedrò domani le banchine
se la muraglia e l’usata strada
nel futuro che s’apre le mattine
sono ancorate come barche in rada.
In questa breve lirica contenuta nella raccolta “Ossi di seppia”torna,come correlativo oggettivo, già noto ad esempio nella famosa poesia “Meriggiare pallido e assorto ”il muro , chiamato qui “muraglia” ad accentuarne la funzione di ostacolo, di chiusura nemica, quasi un dispregiativo del sostantivo muro.
Ci suggerisce dunque il senso del contrasto, della guerra,della minaccia.E’ un muro che si presenta inciso,graffiato,scarificato:forse intenzionalmente o forse solo per spregio .In qualunque modo crea la suggestione di un muro “umanizzato” a simbolo del tentativo di superare quel muro, renderlo assoggettato a sé o cercare di dimostrare la propria capacità di trasformarlo :esso può dunque diventare correlativo anche dell’animo umano ,delle sue ferite e incisioni lasciate dal tempo e dagli eventi. Quel muro è il tentativo puerile di superare certe situazioni di angoscia e limitatezza che Montale ha ben delineato nella sua poetica.
Al riparo del muro ,qualche rara panca e al di sopra di esso, l’arco del cielo che appare limitato, come lo è tutto al di sotto come una chiusura ancora anche all’idea dell’eterno e dell’infinito che il cielo dovrebbe rappresentare.
La negatività di questi primi versi si accentua nel grido, esclamazione /domanda di quando era animato lui e il mondo intorno dalla passione, dalla voglia di vita che si è spenta oramai e la prospettiva prossima, il futuro, è solo quella della quiete spenta ed incolore delle cose e del suo sentire senza più vitalità ed ecco perché l’arco del cielo pare finito. Esso stesso era simbolo di speranza,di futuro, di orizzonte lontano :”era” ma non lo è più.
Il futuro(domani) sarà la ripresa stanca delle abitudini : e come le banchine del porto dove si caricano e scaricano merci e sostano i passeggeri egli sarà lì seduto, “ancorato” come le barche in rada: fatte per viaggiare ma ora obbligate all’immobilità :anche Montale ,ostacolato dal muro è destinato a sostare, restando seduto, ad osservare la vita senza viverla davvero.
Il muro dunque come già nella lirica “Limen” o limite potrebbe anche significare soglia e dunque,passaggio ma in Montale la ricerca di una via di fuga o di scavalcamento o aggiramento del muro è fallimentare a meno che uno sbaglio di natura come dirà nella lirica “i limoni” ci permetterà di trovare una “maglia rotta” ma sarà solo un’epifania perché come poi dirà in “Non chiederci parola” ,l’ombra sul muro ci riporta al senso negativo ,fors’anche di morte, del
muro che ci limita
Nello spoglio dei giorni si accartocciano
momenti di luce e d’ombra nell’incontenibile
corsa del tempo che oblia le soste, segnate
solo dal calendario. Stupore è l’accorgersi
della fine d’un anno e del prepararsi al saluto
come ad un addio d’amore o forse d’odio
nel brindisi che vuol essere augurale
con l’effervescenza leggera del calice levato alto
nel grido d’auguri ad allontanare fantasmi
in un’allegria segnata più sulla bocca che sul cuore.
Eppure ogni anno cediamo alla lusinga della
speranza,unica dea a partorire il sogno per
un domani che ci regali momenti di agognata
serenità dopo un vagare nella palude della
incertezza e del mancato approdo di quiete.
Nel grido “buon anno ” sarà racchiusa allora
la speranza di ognuno alta, levata al cielo.
.
Ha un volto nuovo la città a Natale.
Indossa l’abito luccicante delle feste
con le ghirlande a fiorire emozioni
canta canzoni di gioia e amore
nello sfavillare dei sogni appesi
agli alberi come frutti del desiderio
a pensare di brindare alla felicità
nel dimenticare di essersi arresi
al dolore della realtà della guerra
e della capanna di chi non ha ….
Anche Betlemme non ha la natività
quest’anno e nella mangiatoia solo
inutili parole senza soluzione di pace.
Questa poesia vuole celebrare il Natale nella sua veste festosa che veste di luci e di suoni le città e le rende un paesaggio fiabesco: si vive l’emozione della festa per eccellenza, capace di regalarci la presenza dei parenti e degli amici lontani o di realizzare il possesso di un oggetto o un viaggio a lungo sognati .Ci si dimentica, nella società del consumismo e del benessere, di chi vivrà questa festività nel bisogno o anche della stessa guerra, che pare lontana eppure è così vicina a noi e che riguarda anche gli stessi luoghi della natività, dove, simbolicamente, Gesù non potrà rinnovare la sua presenza perché
non c’è pace che possa accoglierlo.
Poesia semplice ,divisa in due parti ;nella prima l’allegria e il colore che caratterizzano l’attesa di questa festa e nella seconda l’amarezza e la delusione per una celebrazione solo consumistica ed egoisticamente vissuta ,senza volgere il pensiero ai bisognosi o ai tanti che vivono l’esperienza della guerra, che ha coinvolto gli stessi luoghi sacri con una disumanizzazione degli stessi protagonisti del conflitto ,che non accennano a volersi rappacificare. Anche Gesù pare sdegnarsi e rinunciare a voler essere posto nel presepe come simbolo di pace nel mondo quale la sua n ascita sta a significare
2 Novembre ;per chi non c’è più ma è restato per sempre dentro di noi
Sei nell’ombra che scende sul far della sera
e avvolge le colline con un manto di nostalgia
in un’ora che indugia al sole che infiamma
come un abbraccio colmo di malinconia.
Sei nel grido della capinera che pare
un mandala senza ritorno alla presenza
anche se sei con me nel bisbiglio
delle prime stelle che s’affacciano tremule
là, sulle soglie del cielo dove tutto
pare perdersi nello sconfinato
orizzonte senza soluzione di
limite, ci sei perché sei in me.
Ovunque e comunque ritorni.
Nonna Rosina
Ricordo le tue mani nodose
rami di quercia contorta
dalla furia del tempo che però
aveva rispetto della tua fragilità
altera di donna d’altra epoca,
stretta nei tuoi vestiti austeri
con i raccolti capelli canuti sulla nuca
già a quarant’anni o poco più.
Ricordo il tuo profumo di talco
e le tue tasche colme di mentine
colorate da donare una a una
come fa chi conosce la guerra
con la fame che non perdona
e di rosari per contare i grani
in litanie affondate tra le labbra
nella dispersione dei suoni come
un lamento da fare piano,nella
levità dei gesti che ti era padrona.
Avevi l’odore buono delle cose antiche
tu, statuina di porcellana dal nome
d’un fiore che mai vidi scomposta
se non nel sonno dove -forse –
era il sogno forse d’una rosa recisa
a spaventarti il tenero cuore.
Avanza l’autunno con passi di vento
trasporta le spore dell’estate morente
disperse tra raggi di fatuo calore.
Camuffa il grigio con cieli infuocati
pampini rossi e gialli sgargianti,
arriccia le ali a foglie farfalle
nel loro volteggio in cerca di terra,
riempie i cieli di stormi di fuga
che segnano note nel canto d’addio,
apre il palco alla notte che scende
impaziente e odorosa di pioggia.
Stormiscono fronde che sanno di freddo
nel tempo di fuga d’una stagione di
mille chimere appese ai cancelli d’un
cielo dischiuso ai ricordi del tempo di
scuola e d’amore sognato tra i banchi.
Alberto Rizzi
Accade

Alberto Rizzi
da “Immanenze e Persistenze”, raccolta inedita

Nel silenzio delle nuvole e del cielo,
si consuma l’ora assetata del giorno
dove non alito smuove la stasi del bagliore accecante
che mitiga la forza dell’ombra rendendola vana.
Tutto è fermo, tutto tace
Nell’apatia delle membra e della parola
solo s’ode il frinìo costante della cicala
che pare solidificarsi nell’aria densa
senza romperne l’assurda immobilità.
Tutto è fermo, tutto tace.
Il pensiero solo rompe l’inerzia:
è volontà di volo verso immagini lontane
dove dissetare l’ansia del cuore che mai tace
dove trovare nuova linfa per ridare vita alla vita.
10 Agosto
Viaggiamo tutti con l’illusione
del desiderio
o della speranza
e cerchiamo in un angolo di cielo
una stella cadente
che ci faccia da salvagente
nel mare profondo delle
delusioni.
Volgiamo lo sguardo lassù
dove tante stelle sono forse
gli occhi di chi abbiamo
amato e che ci ha lasciato,
chiedendo nella notte magica
dei sogni,un segno
che sia sillaba di luce
scesa sulla terra…
Leghiamo alle scie luminose
fili di speranza per notti
di pace che ci cullino in sogni
di ritrovate chimere con altri
passi, lontani dalle brume
di giorni senza albe….
volevo scrivere qualcosa
che riguardasse
me o te
non so!
è che
come viaggiatore stregato
o corda selvaggia
al nodo
alcune volte perdo
la differenza.
in questa foresta di lillà
ra Buona Cerva e Bel Micino
a tratti poi mi ritrovo a dire
uoghi di speranza e di rifugio
come”ti voglio bene”
ma è diverso
sopra e sotto pelle
non è un semplice “ti voglio bene”
è un domani del cuore:
l primo, il secondo e poi.
forse ti dirà
di incursioni spareggiate
io che umore sia
non so!

Succede che… ti dedico una collana (all’amica più cara)
Succede che ci basta uno sguardo per
ridere di niente,di quello che passa
inosservato a tanta altra gente;
che comunichiamo tanto senza parlare
ma che ci piace lo stesso chiacchierare
ed ascoltarci mentre diciamo le stesse
cose per sentirci quasi di noi stesse
appendici .Succede amica cara che
mi ascolti per ore per alleviare un po’
il mio dolore,dandoti pena delle mie pene
e che sappiamo che siamo più che sorelle
tanto ci assomigliamo,siamo anime gemelle.
Succede che abbiamo vissuto insieme
gli anni belli della ridente giovinezza:
le gite fuori porta , la spensieratezza,
i sogni le delusioni le paure del passato,
di tanto e tutto che ci ha tanto e più legato…
Non ti dedico,per tutto questo amica cara,
questa poesia, quasi una semplice ballata,
ma istantanee mie e tue per farne una collana
con grani che sono giorni nostri da infilare
ad uno ad uno e ricordare che nessun dono
la potrà mai eguagliare…

“Dormo con tanti poeti”
Ebbene sì, lo confesso
dormo con tanti poeti
ho il letto sparso di versi.
Trentasei gradi dentro la stanza di carta.
Giriamo nudi tra le pagine
avvolti in lenzuola troppo piccole
per impedire all’afa di entrarci nei pensieri.
Siamo un gruppo affiatato
ci riconosciamo tutti per il verbo
siamo dipendenti,
pagati con ore ed ore andate perdute,
io sono quella della penna.
Penzolano frasi umide delle nostre conversazioni sparse
per garantirci il miglior punto di vista del nostro caos quotidiano e
non è da rileggere.
Ebbene sì dormo con tanti poeti
continuo a lavarmi le nocche dei problemi con delle pagine imbevute di versi, sono quella della penna
tu vuoi fare la nanna,
i biscotti con il miele sono finiti
hanno inghiottito il mio tempo
sarà per questo che ti sto perdendo
o per la tostatura ossessiva del mio caffè.
.
© Manuela Di Dalmazi
Dedicata ai nonni nella giornata mondiale che li celebra….
Ricordo le tue mani nodose
rami di quercia contorta
dalla furia del tempo che però
aveva rispetto della tua fragilità
altera di donna d’altra epoca,
stretta nei tuoi vestiti austeri
con i raccolti capelli canuti sulla nuca
già a quarant’anni o poco più.
Ricordo il tuo profumo di talco
e le tue tasche colme di mentine
colorate da donare una a una
come fa chi conosce la guerra
con la fame che non perdona
e di rosari per contare i grani
in litanie affondate tra le labbra
nella dispersione dei suoni come
un lamento da fare piano,nella
levità dei gesti che ti era padrona.
Avevi l’odore buono delle cose antiche
tu, statuina di porcellana dal nome
d’un fiore che mai vidi scomposta
se non nel sonno dove -forse –
era il sogno forse d’una rosa recisa
a spaventarti il tenero cuore.

Compassata nel senso artefatto
del tuo vertiginoso mutismo
cerco misture di tamerici
per coccolare cartilagini sfiancate.
Overture di proiezioni in controluce
restano blandite in un gelido ancoraggio
scandito da un approdo
di spine spiaggiate.
Ricompongo lo scorcio dei pensieri
annodati a una gamma di transiti istintuali
ispezionando fughe di nebbia
nello scalpore d’un dolce involucro
ove rivivere me stessa…
@Silvia De Angelis
Foto cortesia con Irene Doura-Kavadia e Luisa Camere
COSÌ MI SEMBRA
che sono rimasto in un sogno.
la sonnolenza pomeridiana
aromi di campane
il piccione tuba.
Piccole trombe
disturbano i miei sensi
Mi riempiono i palmi di sangue.
Sveglio! e in lontananza
Una dea scende dall’Olimpo
cerca l’acqua vuole calmarsi
la sete divorante…
Sei arrivato! Non c’era nessuna mela
Nemmeno la guerra di Parigi è stata guidata.
Lentamente, Lima, Madrid continui,
Roma e la destinazione dei tuoi sogni.
Da lì venne il rapsodo…
Eccoti arrivato.
Poeta compagno
di ore
e lettere.
Grazie Luisa Camere
mostra due immagini
tuo e mio,
Tu eri il Premio.
Non voglio lasciare il bellissimo sogno
Tunica bianca,
“Leda con tulle vaporoso”
Vostra Grazia, nello sguardo celeste
riempiva i locali era il Palazzo.
Furgone rosso pieno di ali
carico d’amore.
Gli allori ti coronano la fronte.
Piura, 4 luglio 2024
Grazie a Dio, grazie al tuo bellissimo spirito, alla tua brillante semplicità, al tuo cuore infantile nell’accettare il gioco della dinamica, abbiamo raggiunto i nostri amati desideri e il tuo spirito inquieto ha insistito per andare alla pagina successiva PUBBLICARE ed eccoci qui Luchita, con gratitudine a Dio, alla vita che ci ha donato l’immenso sostegno delle nostre famiglie.
FELICE e FIERO DEL NOSTRO “CARICO D’AMORE”, che si è fatto strada ed è arrivato.
Grazie a Preeth Padmanabhan Nambiar, dall’India, Irene Doura-Kavadia, dalla Grecia e Johanna Devadayavu dall’India, sono gli ideatori e coloro che hanno reso possibile questo grande RICONOSCIMENTO, concedendo a “CARICATO D’AMORE” il
PREMIO LIBRO D’ORO,
Attraverso la Fondazione Writers Capital e grazie alla persona che ci ha proposto ed è stata attenta al nostro lavoro, mi riferisco a Elisa Mascia dall’Italia, alla quale ci accomunano tanti momenti e luoghi del Mondo Poetico Letterario.
Da Elisa Mascia ho ricevuto l’invito a partecipare al PANORAMA INTERNACIONAL ARTS&LITERATURE FESTIVAL, ho ricevuto all’inizio il sostegno dell’amata Mariella Porras dal Venezuela.
Per la mia semplicità, figlia di un Paese di contadini, di genitori di provata decenza e che lavorano dall’alba al tramonto.
Ricevere questa notizia mi ha commossa al punto da piangere come una bambina, per poter raggiungere il Paradiso e ricoprire i miei amatissimi genitori del meritato orgoglio. Sono grata, naturalmente, alla mia famiglia, che ha finalmente accettato la mia appartenenza a quello che chiamo “Il mio nuovo mondo”.
Luisa te lo dirà con parole sue.
Mia cara amica, compagna di lettere unite da “CARGADITOS DE AMOR” in un modo così bello con la purezza del cuore del “nostro bambino”.
Grazie per il tuo enorme impegno in ogni modo, nonostante il tuo piedino delicato sei riuscita a compiere la tua missione che hai fatto tua fin dal primo momento.
Scritto da Margarita Salirrosas de Verdeguer
Con infinita gioia copio le parole di Luisa Cámere.
” È stato davvero un privilegio ricevere il Golden Book Award da me e Margarita Salirrosas de Verdeguer. Sapere che Cargaditos de amor ha viaggiato per il mondo ed è stato premiato dalla Writers International Edition è stato un onore. Grazie Irene Doura-Kavadia per questo riconoscimento, mi sono sentito molto orgoglioso e ringrazio Dio, la mia famiglia e la meravigliosa poetessa e manager culturale che è stata l’artefice di questo legame Elisa Mascia. Mai più felice, grato per la vita di ricevere un premio da Atene, culla della poesia, di grandi pensatori come Aristotele, Platone, Socrate, culla della democrazia e della cultura occidentale… Non dimenticherò mai questo momento che vivrà ineffabile nella mia memoria e nel mio cuore! “磊
Luisa Camere
TAL ME PARECE
que me quedé en un sueño.
el sopor de la tarde
aromas de campanillas
arrullos de torcazas.
Minúsculas trompetas
alborotan mis sentidos
llenan mis palmas de sangre.
¡Despierto! Y a lo lejos
Una diosa baja del olimpo
busca agua quiere calmar
la sed devoradora…
¡Llegaste!, no hubo manzana
Ni Paris beleidoso pastoreaba.
Despacito, Lima, Madrid sigues,
Roma y tu destino insoñado.
De allí salió el rapsoda …
Allí llegaste tú.
Poeta compañera
de horas
y de letras.
Gracias Luisa Camere
muestras dos imágenes
tuya y mía,
Tú fuiste el Premio.
No quiero salir del bello sueño
Túnica blanca,
“Leda con vaporoso tul”
Tu gracia, en celeste mirada
llenó el recinto fue Palacio.
Camioneta roja llena de alas
cargadita de amor.
Laureles coronen tu frente.
Piura, 04 de julio de 2024
Gracias a Dios, gracias a tu bello espíritu, tu brillante sencillez, a tu corazón niño al aceptar el juego de dinámicas, echamos mano a nuestras amadas añoranzas y tu espíritu inquieto se empeño en ir a la página siguiente PUBLICAR y aquí estamos Luchita, con agradecimiento a Dios, a la vida que nos puso el inmenso apoyo de nuestras familias.
FELIZ y ORGULLOSA DE NUESTRO “CARGADITOS DE AMOR”, que se abrió paso y llegó.
Gracias a Preeth Padmanabhan Nambiar, de La India Irene Doura-Kavadia, de Grecia yJohanna Devadayavu de La India, ellos son los creadores y los que han hecho posible este grandioso RECONOCIMIENTO, concediendo ” CARGADITOS DE AMOR” el
GOLDEN BOOK AWARD,
A través de Writers Capital Fundation y gracias a quien nos propuso y estuvo pendiente de nuestro trabajo, me refiero a Elisa Mascia de Italia, con quien nos une muchos momentos y lugares del Mundo Literario Poético.
De Elisa Mascia recibí la invitación para participar en PANORAMA INTERNACIONAL ARTS&LITERATURE FESTIVAL, recibí en los inicios el apoyo de la querida Mariella Porras de Venezuela.
Para mi sencillez, hija de un pueblo de campesinos, de padres de probada decencia y de trabajo de sol a sol.
Recibir esta noticia me emocionó hasta el llanto de niña, para que llegara al cielo y bañar de orgullo merecido a mis muy amados padres. Agradezco, naturalmente a mi familia, que finalmente han aceptado mi pertenencia a lo que llamo “Mi nuevo mundo”.
Luisa ya les contará con sus propias palabras.
Mi querida amiga compañera de letras unidas por “CARGADITOS DE AMOR ” de una manera tan bonita con la pureza de nuestro corazón niño.
Gracias por tu tremendo esfuerzo en todos los sentidos, pese a tu delicado piececito pudiste cumplir con tu misión que la hiciste tuya desde el primer momento.
Margarita Salirrosas de Verdeguer
Con infinita alegría copio las palabras de Luisa Cámere.
Fue realmente un privilegio haber sido la portadora de recibir el Premio Golden Book de Margarita Salirrosas de Verdeguer y de mi persona. Saber que Cargaditos de amor recorrió el mundo y fue premiado por Writers International Edition ha sido un honor . Gracias Irene Doura-Kavadia por esta distinción , me sentí muy orgullosa y le doy gracias a Dios a mi familia y a la poeta y gestora cultural maravillosa que fue la artífice de esta connection Elisa Mascia. Nunca más feliz , agradecida por la vida por recibir un premio desde la Atenas , la cuna de la poesía, de los grandes pensadores como Aristóteles, Platón , Sócrates , cuna de la democracia y de la cultura occidental.. nunca olvidaré este momento que vivirá inefable en mi memoria y en mi corazón! 磊
Sharing beautiful moments during Global Vision Summit 2024
#writerscapitalfoundation#
@highlight

Sillabe misurate col contagocce
nella simbiosi di dolore.
Abrasive su pelle avida
incurvata nella pacata periferia
in cui pezzi di niente costruiscono
un brillare sinuoso di luce
aspettando a occhi chiusi
che una carezza lambisca il fianco
nell’impennata del fortunale
dimentico del silenzio…
@Silvia De Angelis

Nel bandire dolci sintomi
e rare allegorie del profondo
si stemperano dire soggiogati
da un dentro immaginoso.
Empatie, malinconici fiordi
e malie intriganti
giacciono in pleniluni di rime combaciate
Son distanti le mani
a tracciare benefici ideogrammi
nel consenso spostato alla vedetta
lontana dallo sguardo
resosi accigliato
@Silvia De Angelis

E’ lì a due passi dalla coscienza la suggestione
corteggia sipide memorie
assumendone ebbrezze recondite
e spasmi accelerati su pause di respiro
Diviene supremazia proiettando manciate d’adrenalina
su commedia del momento
Avvenente e fuori d’ogni regola
s’appiglia a realtà frantumate
traendone vividi mosaici
nell’ovvietà di intriganti sapori sulla pelle
Discinta in mutabili filigrane
affonda probabilità lontane
sorseggiando certezze mascherate fuori del tempo
@Silvia De Angelis