Mese: giugno 2024
lucia triolo; una domenica di poesia con Stefanie Golisch
Scarabocchio
Un tempo portavo anche io un nome e in inverno un cappello contro il freddo, poi ho perso la strada, non so perché, sono la donna che alla sera dà da mangiare ai gatti, che sta con tutti un po’ ma non troppo, non amo il mio prossimo come me stessa, all’alba sono l’uomo alla fermata dell’autobus, a scuola, il bambino che tutti picchiano e tutti i suoi picchiatori, sono la donna alla finestra che fuma e quella della casa di fronte che la guarda, sono e qualche volta non sono, sono chi tu vuoi che io sia, eccomi, non so cantare, ma canto
Dove abito
Abito in una casa di antichi odori, il mio vicino
è morto tempo fa, mi guarda dalla finestra mentre stendo i panni prima di sera, ci vediamo domani, vivo la vita di tutti, raccolgo briciole e le spargo sul davanzale prima di andare a dormire sempre alla stessa ora
Stefanie Golisch
da: L’ affresco del maldestro vivere
Quaderni di RebStein, LXXXIV, Giugno 2021.

PEZZI DI NIENTE, di Silvia De Angelis

Sillabe misurate col contagocce
nella simbiosi di dolore.
Abrasive su pelle avida
incurvata nella pacata periferia
in cui pezzi di niente costruiscono
un brillare sinuoso di luce
aspettando a occhi chiusi
che una carezza lambisca il fianco
nell’impennata del fortunale
dimentico del silenzio…
@Silvia De Angelis
NON SI PIACE A CHICCHESSIA, di Silvia De Angelis

Nel bandire dolci sintomi
e rare allegorie del profondo
si stemperano dire soggiogati
da un dentro immaginoso.
Empatie, malinconici fiordi
e malie intriganti
giacciono in pleniluni di rime combaciate
Son distanti le mani
a tracciare benefici ideogrammi
nel consenso spostato alla vedetta
lontana dallo sguardo
resosi accigliato
@Silvia De Angelis
lucia triolo: la radice
c’è una radice
in me
che cerca
qualcosa di diverso
dalla paura
di vivere
con i capelli madidi
che le si fanno
danza

Lucia Triolo: Pinocchio
“… sono sicuro
di poter guardare senza angoscia
l’uomo di legno dello specchio”
Miquel Marti i Pol, Qualcuno che aspetta in “Poesia”, Crocetti editore, n. 17
—
guardarsi allo specchio e
scoprirsi di legno.
c’è un verità che
fa male
come l‘herpes sul labbro
e una che lascia
indifferenti,
non ne conosco
nessuna che faccia bene
(e la tua fata più intima
sorride)
spero che il cielo
non mi veda
come mi vedo io
è a questo, in fondo,
che servono
le nuvole

lucia triolo: come una cosa stupida
ciò che mi riguarda
-ormai da me è lontano
ogni gioco con
la statua
della Divina Accoglienza –
ho raccolto in quel
ditale secco
che lo specchio
ha buttato senza immagine
oltre il tuo amore
prendersi sul serio e
scoprirsi dove “non càpita mai”
come una cosa stupida

lucia triolo: una Domenica di poesia
Sul binario di Dio
Nel freddo fruscio del torrente
abbeveratoio di silenzio
aspergo di parsimonia la giornata
che mi incute lune e ombre.
Vetro trasparente e ferro forgiato
è il mio andare. Un andare mio
inconsapevole e vano.
Come tenda da cui filtri il sole
proietta il disegno sul muro
così è la cocente aspirazione di pace:
chiara e tremula dai contorni incompiuti.
Eppure mi volgo verso il sole
verso un padre che crebbe lucente in
me.
Eppure dei giorni vado cantando
tra i solchi
del mio destino. Un destino
di morte e pazienza che ricama
florilegi, proiezioni d’immenso.
Il cielo si abbatte sul canto dell’acqua
sul ninnare pacifico del vortice al sasso.
Sul binario di dio scivola il vivere prima
di slittare anelante
all’impazienza del semprevivente.
Lucia Lascialfari

lucia triolo: A Gaza
tra la folla dove abitai
un istante
si saggiano i nomi
con la prova
tu chiami
chi si volta è lui,
oppure no
ma lo diventa
la riuscita è solo probabile:
anche se non è il suo
tu leghi un volto
al nome
lo raccogli nel cuore
A Gaza oggi
erano terminati i nomi
quali i nomi prima del tuo?
e in un istante
nessuno si volta più
e non c’è più nessuno.

La “Portalettere”di Francesca Giannone ediz.Nord 2023,Gabriella Paci
“La portalettere “ di Francesca Giannone ediz.Nord 2023
Una storia, quella del romanzo “la portalettere “che rivendica la forza indomabile di una donna che riesce non solo ad assumere un ruolo riservato fino ad allora agli uomini, ma che cambierà il punto di vista di altre donne ,realizzando una casa di accoglienza per quante bisognose di assistenza e di riparo. E questo in un paesino del sud, Lizzanello,(Lecce)nella prima metà del 900. Anna Alleva ,nonna della mamma dell’autrice, Francesca Giannone, non ha all’inizio vita facile in un luogo dove lei ,donna del nord, si scontra con pregiudizi ed ostilità forte solo del suo sostegno dell’adorato marito Carlo e del cognato Antonio, segretamente innamorato di lei, donna così bella e indomabile e legato da affinità elettive.Una storia di resilienza,di costume ma anche d’amore e di dedizione che lega i protagonisti della famiglia Greco che si afferma nella produzione del vino che esporterà anche all’estero.Amori familiari ma anche segreti e amori proibiti quelli che girano intorno ad Anna, la vera protagonista di tutto il romanzo che poerta il titolo a lei dedicato “La portalettere”.
Una storia che ha sullo sfondo le vicende politiche del momento ,con la seconda guerra mondiale,le auto e le istanze femministe portate avanti da donne pioniere come Anna,della quale sappiamo i turbamenti,i dubbi,ma che vediamo soprattutto nella praxis cioè nell’agire che la contraddistingue e che la fa risorgere anche dopo la morte del suo Carlo.
Uno stile colloquiale ,che ci fa da subito appassionare a seguire le vicende di questa donna passionale e impavida e dei personaggi che a lei si legano,senza mai toglierle il ruolo,a volte celato, della protagonista che in qualche modo interferisce,anche suo malgrado con le storie altrui
Chi ama leggere storie che tracciano ambienti ,paesaggi e tradizioni e immergersi nella storia autentica di persone che vivono sconfitte, dolori, delusioni e conquiste, non potrà non amare questo romanzo, apprezzato del resto anche dalla critica
lacrime di argilla, di Stefano Polo
LACRIME DI ARGILLA
written by: Stefano Polo
Lacrime di argilla
sgorgano dai miei occhi
in ricordo di un’infanzia perduta
volano via nel vento
trascinate dalle nuvole.
Queste lacrime si posano
su un fiore colorandolo
di un colore tenue.
Le lacrime d’argilla
girano intorno a me
come una giostra gioiosa
ora il mio animo felice
riposa
Lucia Triolo: mossa imprevista
alla fonte del dubbio cui
ti rifornisci di continuo
essere il proprio vuoto o
il proprio doppio
è lo stesso
mossa imprevista:
lasci un’impronta di tenerezza
negli interstizi di
quest’inverno
che fonde torsione godimento
nel lutto
che ti attraversa
da “Il Paese degli Io”

Lucia Triolo: una Domenica di poesia
Non vi dirò il suo nome
cammino all’oscuro
sento colpi del corpo contro il muro
È lì che dorme, che respira, lei
Non vi dirò il suo nome
soltanto io la chiamo quando parlo
e lei risponde mormorando
nello zolfo del sonno.
La sua voce è la notte
è la finestra laggiù,
la luce opaca
nel cortile accecato dentro il nero.
Non vi dirò il suo nome
soltanto io conosco
quello che rinchiude.
La porta è chiusa, e dietro
ansia, paura e certe volte
ballo scatenato
urlo di vagina.
Non vi dirò il suo nome
è un nome sconosciuto
come il mio
Mauro Pesce
