Lucia Triolo, Dormiveglia

“Forse l’eterno è in questo dormiveglia…
Vorrei questi versi riversi come un cane
che si abbandona all’agonia”
R. Pagnanelli, Quasi un consuntivo: “Forse l’eterno è in questo dormiveglia”

A metà
come in dormiveglia
questa estasi di eterno

strabiliante sillaba
cui attinsi voce all’abbandono
vissuta
mai saputa

si percepisce la verticale
del punto di fuga

Sonata in sol
per labbra e mani di calore e di dolore

Poesia: “La poesia non è dei poeti” di Caterina Alagna

Piove la notte sui miei occhi

a scarmigliare questi pallidi versi

da crocefiggere ai lati della bocca

per sentirli avvinghiati alla pelle,

per aspirare il profumo ribelle

che ho cucito sulle labbra.

Vorrei trattenerli,

sputarli sulle tele dei mie quadri,

vederli colare e creare

nuovi spettacoli di luce.

Ma scivolano i versi, corrono sotto

la carne e poi bucano il cielo

per nascere su nuove bocche,

su occhi appena sbocciati.

La poesia non è dei poeti,

è un alito che s’incarna

nella loro anima per mutarsi

in verbo superbo

e librarsi in volo a espugnare

la rocca del cielo.

Cadono come foglie secche…(dedicata a Giulia Cecchettin),Gabriella Paci

Alcune se ne vanno in silenzio,

sprofondate nell’assenza di un grido

alto che dissotterri radici antiche

di soprusi e violenze dietro il sipario

del teatro del normale quotidiano.

Cadono come foglie secche a terra

sotto il calpestìo incurante della fretta

del giorno che ne annienta la forma

e ne ricorda a tratti -forse- il colore

smagliante nella passata stagione.

Sono tenaci guerriere rese fragili

dall’amore che si traveste da Narciso

e le pone su un altare dove poi

saranno dono votivo da immolare

alla sete insaziabile di possesso.

Saranno poi vuoto a perdere nella

discarica dei sentimenti, dove muore

ogni possibile forma d’umanità,

dove solo il cielo ha per loro pietà.

Se ne vanno così troppe donne,

ancelle segrete della compassione

o del coraggio di abbracciare la libertà

chiuse nel manto nero della morte,

ombre senza nome e senza voce

immagini fisse d’un’ orrida realtà.

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Poesia: ” A Giulia, a tutte le donne vittime di femminicidio” di Caterina Alagna

Si stracciano i sogni,

il cielo si gonfia d’orrore,

Giulia, l’ennesima donna che muore

assassinata da un’ anima immonda

satura di fallica ferocia

che domina, possiede

e annulla l’anima libera della donna.

Giulia, nel tuo sangue muore ogni donna,

il tuo sangue oggi ci riempie la bocca

e il corpo di lacrime atroci

che ustionano il cielo,

nel tuo sangue si rispecchia

l’orrore di tutte le donne massacrate,

stuprate, brutalmente assassinate.

Siamo stanche di questa mattanza,

di questa società che osanna

una cultura di stampo patriarcale.

Per ogni donna che soffre o che muore

per mano di un uomo,

la causa è nella nostra cultura

ancora troppo maschilista,

ancora crudelmente misogina

e criminale.

A GIULIA CECCHETTIN, di Miriam Maria Santucci

#GiuliaCecchettin

Ti abbiamo atteso
per cingerti di alloro
per la tua laurea imminente.
Abbiamo sperato
che tornassi con la tua vita
piena di domani da vivere.
Abbiamo pregato intensamente
che la mostruosità del male
non sfiorasse la purezza
della tua esistenza ancora acerba.
Abbiamo sofferto con te,
che lottavi per la tua vita
nel baratro della ferocia umana.
Ora restano solo sassi aguzzi,
lungo il lago che trabocca di lacrime
dei nostri cuori trafitti.
Che i sogni infranti
diventino petali di rose
a cingere la tua memoria,
in un giardino senza fine…

(18-11-23)

#MiriamMariaSantucci

(foto dal web)

Lucia Triolo: tempo allo specchio

C’ è stato un tempo,
una brusca emozione nella vita allo specchio
che ho sempre vissuta.
Come su un trapezio volante
balzavo da una cima all’altra dei desideri:
due balzi nel poco, il doppio nell’eccesso, 
l’infingardaggine negli uni, la sfrontatezza negli altri

e io, nel vuoto, a guardare lo specchio piegarsi, 
strizzarsi, distendersi, allargarsi, 
sorridere alle mie mani con le unghie dipinte, 
aggiustarmi il cappello sul volto, 
offrire una rosa alla ruga dei compleanni, lì, 
sotto l’occhio sinistro.

C’è stato un tempo 
che lo specchio m’interrogava: 
“tu dei miei desideri che sai,
sei ancora una memoria elegante e slanciata?”

E’ passata insieme una vita come fosse 
un attimo,
uno sguardo profondo e insieme di sfuggita 
dentro noi
nella contrazione dei giorni, delle ore, dei minuti

in un attimo insomma che,
come una bella, si guarda allo specchio 
ed è invece una vita.  
E lì sa tutto di sé

.”Sapessi cosa riflettono gli attimi -diceva lo specchio-
Una vita? 
Come è poco una vita!”

C’è stato un tempo, 
un singhiozzo del tempoe
c’è ancora, quel tempo
ieri, domani o forse non c’è più.

Lucia Triolo: contorni

Cerco l’altro gruppo
quello cui appartenni 
fino allo spegnersi della fantasmagoria dei corpi.
Si dileguò, ma dove?
Nessuno lì era stato sconfitto e io
avevo lo scontrino col mio nome.

L’edicola espone i giornali del mattino,
i grossi titoli in neretto: 
FURTO SENSAZIONALE
Uomo senz’ombra 
ruba i contorni delle cose.
Si nascondeva in un cono d’ombra.
Preso.
Fucilata la sua non-ombra.
Centro al primo colpo.

Ho fatto collezione di gruppi
anemici, non mi interessavano i loro re
ma il loro disinteresse per me.
Ho sempre ridacchiato
si prestavano l’un l’altro i lineamenti
e bisbigliavano di cose fungibili

Adesso basta.
Ho spaventato tutti i bisbigli
sono fuggiti.
Voglio dormire
nuda e con un volto.


Non importa di chi sia. I suoi contorni li ho io.