
Espiro un manto di luce
a guarire parole emarginate
bagnate da un livido barlume
come l’icore di ferite putrefatte
che purpureo si condensa in un magma d’odio
a procurare una lenta eutanasia.
Come un macigno le parole avvelenate
si trascinano sulla pelle,
nello sguardo di una fanciulla ribelle
che, intrepida, brama ruscelli di vita
e un portento fulgore di indomite stelle che a fiotti
pulsa tra l’anima e le dita.
Come un fulmime, un vento di passione
squarcia l’anima in fiamme.
Accanto a un germoglio divelto
si apre l’immagine di un fiore nascente,
di un profumo di malva vivente
a inseminare nei giorni di nuovo la vita.
Cara Caterina, mi hai spiazzato (positivamente), con questi intensi versi. Non abituata a leggerti in questa clave. Ti auguro una buona giornata 🌷Frida
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