Basta chiudere gli occhi 23

Basta chiudere gli occhi 23

In linea retta verso il mare. Via Porta di Massa, ultimi sussurri di indaffarata allegrezza tra i radi studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia che sciamano all’imbrunire. Oh ci passerò ancora in quel chiostro, ma ora, sirena lontane mi portano al porto. Quanto amo vedere le navi attraccate, fantasmi beccheggianti e dormienti. Palermo, le Isole Eolie, bastimenti…ultimi traghetti imbarcano verso le isole del golfo. Più che partire mi piace sognare il viaggio. Oh no certo in quegli orribili grattacieli galleggianti che troneggiano più avanti all’imbarco del Municipio.

La mia passione sono le navi ferraglia in disuso. Mi avvicino più che posso. Lo scricchiolio delle gomene mi saluta. Gli oblò arrugginiti nascondono cabine in cui sostavano viaggiatori in disagio, per una qualche fuga o per lasciarsi alle spalle un tempo non buono. “Partene e’ bastimenti pe’ terre assaje luntane” mi risuona il canto antico dei migranti, le cui orme forse, ora calpesto ignaro. La città porto a quest’ora del tramonto un po’ mi inquieta.

E mi ritrovo nel labirinto di containers che sanno di terre e merci lontane…indecifrabili ed impossibili scritte mi danno esotica accoglienza. Cammino e osservo le colonne accatastate di queste enormi casse ferrose, palazzi senza finestre nell’improvviso silenzio, rotto dal mio passo lento. “Se deve prendere il traghetto per le isole è fuori strada” mi fa un finanziere garbato.

Come faccio a dirgli che sto vagando senza meta alla ricerca di anfratti che mi regalino bagliori d’altri spazi, d’altri tempi? “Credo d’essermi smarrito” m’esce con tono semplice e lui ad inanellarmi la corretta via, l’unica che lì dentro possa avere uno scopo, una meta: prendere una nave e partire.

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Scrivo…

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Scrivo…

Io scrivo cose, storie, scorie

io scrivo…

Scrivo tracciati di sentimenti

d’anime in fuga sedimenti

Oh pallidi sono questi miei strumenti

scavi gratuiti d’altre menti.

Eppure scrivo…

Scrivo tra le pieghe della mia colpa

colpa di vita non paga di ricerca infinita.

Eppure scrivo…

Un gioco è osceno e corrivo,

presunzione di coraggio solerte

in un animo inetto e inerte,

scrivo nel sonno dell’azione

nel dormiveglia d’ogni emozione.

Dolorosa mi è questa istanza espansa

che m’esce dalle dita, nel chiuso di una stanza.

Un giorno, forse oltre il morire,

riscoprirò la gioia dell’agire.

Ora scrivo…scrivo…scrivo…

Che strano mondo…

Che strano mondo…

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Che strano mondo è questo!

Capitola in confusa mestizia

ed è il tramonto del vero

tra fantasmi cerei d’oscena ingiustizia.

Che strano mondo è questo!

Concede, in pasto crudo,

il corpo dei suoi figli

nella melassa appiccicosa

di un richiamo d’aiuto senza appigli.

Ballerini del non senso danzano in piroetta

su corpi estenuati e smunti

da speranza disillusa consunti.

Che strano mondo è questo!

Ho coltivato, nel mio tempo, germogli

per affidarli a questo deserto brullo.

D’onesta conoscenza tracciammo il cammino,

li ho abbandonati al crudele sguardo del vicino.

In altro giro e in altro tempo

si capovolga questo mondo

è andato fuori di sesto girando in tondo.