Ilaria Cino è nata a Napoli nel 1978. È sociologa e operatrice culturale. È stata inserita in antologie poetiche prestigiose. Ha fondato il blog letterario Le stanze di carta. Recentemente ha aperto il lit-blog personale Ilaria Cino – literature influencer, che potete trovare qui: https://www.ilariapage.blogspot.com .
Dopo un periodo di assenza dalla comunità poetica e dai social, in cui tutti ci chiedevamo che cosa avesse fatto, finalmente è tornata e ne siamo tutti lieti.
1) Quando è nato il tuo amore per la poesia?
Più che di amore per la poesia parlerei di evento casuale, cominciato con la perdita del lavoro di Fabbrica. Avevo circa trent’anni, un sogno nel cassetto, e un altro poeta militante di famiglia. Prossima ai cinquant’anni, la poesia è una questione di Luna rispetto ad un paese che, per le mie origini mussulmane, mi ha declassata socialmente.
2) Leggere poesia può aprire la mente, e combattere i luoghi comuni?
Leggere poesia non ha mai fatto male, scrivere è diverso. Se pensi che per una poesia sul fiore, scritta dieci anni fa sulla Recherche.it c’è una guerra letteraria, ancora in corso, si dà la risposta.
3) Secondo l’immaginario comune il poeta è una persona sensibile. Secondo te, ciò corrisponde alla realtà?
Se consideriamo il termine sensibile, assimilandolo ad un sinonimo come “suscettibile”, allora si, il poeta è una persona sensibile, sensibile al vento…
4) Cosa ne pensi di quella che viene definita attualmente poesia di ricerca?
Scartando le ipotesi che relegano la poesia alla Treccani, alla Psichiatria, e altre scienze, rimane tutto il resto, rimane l’umano, e la ricerca.
5) Che rapporto hai con altri poeti, e poetesse italiane?
Ho molta stima dei poeti in generale, e di amicizia con chi mi è rimasto accanto, andando oltre le apparenze. In passato ho avuto delle relazioni sentimentali con poeti italiani. Ricordo il poeta F. Repetto, le sue letture pubbliche dedicatemi a Genova.
Per i salotti letterari eravamo una buona speranza di poesia contemporanea italiana, sulla scia di E. Miller e la poetessa Anais Nin. È a lui che devo i versi sul poeta, pubblicati da Aletti Editore, nel 2017/18, con la poesia “Il poeta”: /Sei un uomo di brughiere/di luoghi incerti/dove il sospiro mette radici/ …
6) Puoi spiegare in parole semplici la tua poetica?
Se consideriamo la poetica come l’insieme dei versi, delle ispirazioni, e delle esperienze che confluiscono nella scrittura, allora parlerei della mia poetica come poetica repettiana, “un militante atto artistico”, lasciatomi dal poeta Francesco Repetto.
7) Quali sono i tuoi poeti preferiti?
Ho letto con piacere Rilke, Campana, A. Rosselli, e molto intimismo americano, tra cui S. Plath, e A. Sexton.
8) Se dovessi salvare un solo libro di poesia italiana per i posteri, quale salveresti?
Salverei il libro che non ho mai scritto e che mai scriverò.
9) Secondo te la poesia morirà con l’ultimo uomo oppure è destinata a scomparire nella civiltà dell’immagine? Aveva ragione Montale che era molto pessimista sul futuro della poesia nella società di massa?
La storia è una cosa strana che sorprende, se pensiamo all’estinzione di massa come fenomeno fisiologico, al “natura crea, natura distrugge”, ai cataclismi degli anni, Leopardi, la peste, l’esplosione del Vesuvio, la recente epidemia di coronavirus, il motto di Whitman, il “cogli la rosa quand’è il momento”, si afferma quasi come un imperativo.
10) Che cosa hai in cantiere? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Cosa dare al futuro se non la commozione di una fine alla C. Chaplin? È in essere un ipotesi di libretto artistico di poesie con il poeta L. Mullon.
