La biblioteca e l’attesa. Poesia di autore anonimo nello stile di Jorge Luis Borges

L’infinito nel sapere e il tempo che osserva in silenzio

Tra scaffali immobili
scivola l’ombra del mio nome.
Ogni libro è un enigma,
ogni parola un ponte.

Non cerco il senso:
attendo che mi cerchi.
Forse una sillaba perduta
conosce ciò che io ignoro.

Dietro la copertina,
non la verità,
ma il volto che la sogna.
Io resto qui, dove il tempo
sfoglia me, pagina dopo pagina.


Commento alla poesia

Questa poesia evoca l’essenza del pensiero di Jorge Luis Borges: il tempo, l’infinito, l’identità e il mistero del sapere. La biblioteca è metafora del mondo e della mente; il poeta non è più solo lettore, ma oggetto di lettura del tempo stesso. Borges amava giocare con i paradossi, i labirinti e le simmetrie. In questi versi troviamo una poetica dell’attesa, della sospensione tra realtà e possibilità. Nessuna verità assoluta, ma una verità che si rifrange nello specchio delle parole. Il poeta si dissolve tra i libri, consapevole che l’atto di conoscere è già un racconto infinito.


Biografia di Jorge Luis Borges

Jorge Luis Borges nacque a Buenos Aires il 24 agosto 1899 e morì a Ginevra il 14 giugno 1986. Poeta, narratore e saggista, è considerato uno dei massimi autori della letteratura mondiale del XX secolo. Cresciuto tra lingue e culture, fu influenzato dalla filosofia, dal misticismo e dalla letteratura anglosassone. La sua opera mescola finzione e verità, esplorando temi metafisici e concettuali con una scrittura limpida e intensa. Tra i suoi libri più celebri: Finzioni, L’Aleph, Il libro di sabbia. Cieco fin da giovane età adulta, Borges ha fatto della cecità una forma di visione interiore. È ancora oggi una figura di riferimento nel pensiero letterario e filosofico contemporaneo.

La biblioteca di Borges, il libro totale, la verità…

Nel 1941 Borges scrisse un racconto fantastico, intitolato “La biblioteca di Babele”, costituita da stanze esagonali. È una biblioteca totale, che comprende tutti i libri dell’umanità ma anche tutte le possibili combinazioni delle lettere dell’alfabeto. Non è una biblioteca infinita ma illimitata per la mente umana. Gli uomini in questo racconto cercano il libro totale, il libro della verità,  ma non lo trovano; la loro ricerca dura infruttuosamente tutta la vita, anche perché è impossibile distinguere un libro della verità da un libro che racchiude solo falsità. 

Borges ce lo scrive a chiare lettere: state attenti, cari lettori, perché è impossibile o quasi distinguere il vero dal falso. Inoltre viene da chiedersi che cosa sia la verità. Nella biblioteca di Babele ci sono anche libri insensati e altri forniti di un senso compiuto. Insomma c’è tutta la casistica. Potremmo affermare che la biblioteca di Borges è simbolo di tutto lo scibile, addirittura dell’assoluto. Ma siamo poi sicuri che tutta la conoscenza umana possa significare veramente la realtà e poi la verità totale, assoluta? Io mi accontenterei di trovare un libro, che esprima la mia vita. Vorrei insomma il libro della mia vita. Forse mi basterebbe una frase, un’espressione verbale.

Mi piacerebbe trovare qualcosa in un libro da identificarmi veramente,  qualcosa in cui riconoscermi, in cui rispecchiarmi totalmente. L’ho cercato nei libri che ho letto, ma inutilmente. Nella realtà il libro della mia vita non l’ho mai trovato. Se leggevo libri di filosofi, psicologi, scrittori, poeti trovavo un poco di verità nei loro libri, ma poi l’animo umano muta, la mente è variabile e tutto ciò che credevo vero anni fa non lo ritengo vero oggi. Inoltre talvolta quel poco di verità di un maestro di pensiero annullava quella di un altro. Brandelli di verità si susseguivano, si accavallavano,  talvolta si mischiavano per poi perdersi nell’oblio irrimediabilmente. E in poesia? Ci sono versi memorabili.

Ci sono versi talvolta che mi fanno sobbalzare dalla sedia. Ma mi chiedo se parlano veramente di me e a me. La risposta spesso è no, per quanto siano ben scritti e ben fatti. Ci sono alcuni versi che mi dicevano molto un tempo e ora non mi dicono più niente. È vero che ci sono libri che cambiano la vita e cambiano noi stessi, ma la questione è senza dubbio soggettiva, dipende dalla personalità e dal vissuto di ciascuno. Insomma la faccenda è complicata e più ci penso più si complica ulteriormente. 

Se gli altri non hanno mai scritto niente che significasse me e la mia vita mi sono detto che avrei potuto scriverlo io. Ma nella scrittura si sa bene dove si parta, ma non dove si va a parare né dove si finisca. Zanzotto chiamava tutto ciò eterogenesi dei fini. Se io ho l’obiettivo di parlare della mia vita può  benissimo darsi che non la racchiuda veramente, non la esprima veramente. Può darsi che manchi il bersaglio mirato, prefissato.

Oppure può darsi che riesca a esprimere la mia vita e il suo senso ma molto malamente. In un modo o nell’altro i libri sono sempre qualcosa di altro, di diverso da me, dal mio modo di essere,  dalla mia vita. Forse i libri non hanno questa funzione. Forse devono rappresentare altro in partenza. Forse non troverò mai nessun libro né ne scriverò mai uno che mi rappresenti. Forse la realtà è che ogni lettore e ogni scrittore è destinato senza alcuna ombra di dubbio al fallimento.

Accade che scriva qualcosa e poi vada a leggerlo e mi dica che questo non sono più io, sono già cambiato, sono già diverso. Forse la verità, come cantava Enrico Ruggeri, in una sua canzone è che non c’è verità (almeno a livello fenomenologico,  esistenziale, umano). Ogni uomo ha una sua prospettiva e la verità umana è data dalla sommatoria di tutti gli uomini esistiti, esistenti e che verranno, ovvero una cosa non rappresentabile per ogni mente umana.

Se consideriamo inoltre che ogni prospettiva,  ogni punto di vista in parte si sovrappone e in parte si differenzia con le altre prospettive di tutti gli altri esseri umani, ci accorgiamo subito dell’enorme complessità di questo problema combinatorio,  non risolvibile in alcun modo, neanche da matematici e scienziati di prim’ordine. Ma forse tutti questi ragionamenti su un racconto di Borges sono viziati dal fare supposizioni per assurdo. Però in questi casi non si può fare altrimenti, non si può esimerci dal ragionare per assurdo, che comunque allena la mente a ogni modo.

Insomma la vita è un rompicapo insolubile. Le vite degli altri ci sembrano più chiare e semplici da giudicare perché ne siamo più distanti e non ne conosciamo tutte le problematiche,  le valenze, la complessità. Come ho trovato scritto sui social tempo fa: ognuno è bravo col cubo di Rubik degli altri. La vita è fatta così.