In attesa del mare, di Rosalba Di Giacomo

In attesa del mare

grava il silenzio e ci avvolge

come invisibile cappa.

È un foglio trasparente

di carta velina,

l’aria che ci circonda.

Un fremito scuote l’acqua

quando il vento la sfiora

e la increspa.

Forse,

anche il cuore ha un brivido

che resta nel profondo

e tosto s’accheta.

Risuona l’antica melodia dell’onda

con ritmi grevi e profondi;

con primordiali note

scaturisce dalle viscere

dell’eterno.

Eterno è il ritmo

e noi fragili, immoti, frastornati,

in attesa

sotto la cupola azzurra che ci circonda

Pesanti i passi fra noi e il mare.

Dietro un candido velo

occhieggia bonario il sole.

Rosalba Di Giacomo

Sii dolce con me, di Rosalba Di Giacomo

Sii dolce con me, di Rosalba Di Giacomo

Sii dolce con me,

Notte,

regalami un sogno,

uno solo

come dono da scartare

quando l’aurora

pennellerà 

tenuamente il cielo

e di rosa vestirà

il mare. 

E tu, Aurora,

vestita di rosa e d’azzurro

regalami, 

con un piccolo sorriso,

un lieve sussurro

dolce d’amore

onde i giorni bui 

del freddo inverno

io possa illuminare. 

Insieme al sogno 

lo vorrò serbare.

Rosalba Di Giacomo

Ti sei già voltato indietro, di Rosalba Di Giacomo

Ti sei già voltato indietro, di Rosalba Di Giacomo

Ti sei già voltato indietro 

e mi hai cercato,

ora che accanto al tuo

non vi è più il mio passo. 

La solitudine in te ogni angolo 

ha smussato ma è tardi.

Scemato è il calore

che fino a ieri ti ho donato. 

Passerà questo inverno 

di neve e gelo,

oltre il buio arriverà l’aurora che,

con roseo velo,

ricoprirà i ricordi del passato. 

Fioriranno ancora le rose

in primavera e la verde collina

accoglierà il sole quando

calante si porrà a sera. 

Io solcheró il cielo come roseo airone

legata al tuo cuore con un filo. 

Seguirò da lontano la tua via

fino a quando voleremo ancora

in compagnia.

Rosalba Di Giacomo

Luglio 2017

Risus abundat, di Rosalba Di Giacomo

Risus abundat, di Rosalba Di Giacomo

Risus abundat

Com’era bella la mia terra 

colorata di venti e di ginestre 

di mandorli e di sole

con tanta luce tremolante all’afa e alla calura. 

Al canto delle cicale scricchiolava il mais;

d’oro ondeggiava il grano 

per abbagliare il sole.

Tegole rosse a ricoprire i tetti di bianche case

con timide finestre sempre fiorite. 

Almeno un nespolo per ogni casa 

ed un grande gelso assai frondoso 

per donare ombra 

ad un breve diurno riposo. 

Accogliente, assai generoso,

con timidi e dolci frutti penzolanti 

fra grossi rami e foglie, il gelso,

ci ospitava anche a sera quando, 

dopo il Rosario, un po’ di fresco si coglieva

sotto il suo manto. 

Più alacre delle cicale,

il grillo dispiegava il suo logorante canto.

Ed io ascoltavo.

C’era sempre qualche racconto.

E il gelso ascoltava e tutti i segreti custodiva. 

In verità, poche storie erano belle e liete.

Era il tempo che si rideva con parsimonia.

“Risus abundat in ore stultorum”

Vita segnata senza nemmeno una risata. 

Quanto quel gelso con noi avrà patito,

mi chiedo, ora che quegli alberi

dalla mia terra sono spariti.

Eliminati dall’uomo ingrato. Tagliati. 

Erano, allora, gli anni addolciti 

dalla tenerezza di mia nonna,

anni in cui ogni ombra temevo

e mi rifugiavo sotto la sua gonna.

Rosalba Di Giacomo

Sapessi quante notti, di Rosalba Di Giacomo

Sapessi quante notti, di Rosalba Di Giacomo

Sapessi quante notti 

ho sognato il sole! 

Non quello che ti brucia la pelle,

ma quello che riscalda sfiorandoti,  

magari

con un raggio. 

Che lascia riverberi luminosi 

sulle lastre svegliando il mattino 

e sfiora le lenzuola candide 

ancora impregnate di sogni. 

Quel sole che desta il sonno

e accarezza il nuovo giorno

portando sospiri di mondi lontani 

che solo nell’onirico incontri. 

Sapessi 

quante volte ho sognato il sole!

Rosalba Di Giacomo