Autunno, di Giuseppe Pippo Guaragna

Autunno

Nei toni d’ambra splende la betulla,

nel radioso tramonto della sera

e tende verso l’acero i suoi rami,

come tenera amante,

attratta dal carminio delle foglie.

Fiorisce il ciclamino

nelle forre e nei fossi,

rosseggiano le bacche

ai bordi dei sentieri,

vanno nel cielo nuvole e gabbiani.

Si va nei boschi in cerca di castagne,

si raccolgono funghi

mirtilli ed uva spina,

prepara le cataste il taglialegna,

s’accendono i camini.

È arrivato l’autunno

con le melanconie dei giorni uggiosi,

con i venti impetuosi,

che rendono di gelo anime e volti

e fan desiderare,

che il tempo passi e torni primavera.

GPG

Memoria, di Giuseppe Pippo Guaragna

Memoria, di Giuseppe Pippo Guaragna

Memoria 

Ne son passati d’anni e di stagioni,

sono tornato nella vecchia casa, 

e ho colto il tuo profumo di mughetto

sulle lenzuola stinte, 

di un tempo ormai lontano

su cui dipingevamo il nostro amore, 

al tramonto rubando il rosso e il rosa,

all’aurora l’argento e l’oro antico.

Era infinita la tua tenerezza,

le tue carezze, ali di pettirosso,

quando sopra il mio petto disegnavi

la verità dell’oltre, e la ragione, 

e la strada per arrivarmi al cuore.

E li ricordo i primi passi incerti

i dubbi che mordevan come lupi,

i cieli tersi all’improvviso cupi,

e poi mi sorridevi 

e ritornava il sole, il suo calore, 

tra le verbene e la magnolia in fiore. 

Però tutto finisce in questa vita,

le storie, le promesse, i giuramenti, 

ora di te mi resta solamente 

un sassolino rosa, una conchiglia,

una foto sbiadita in un cassetto,

un ricordo lontano ormai nel tempo, 

e quel profumo dolce di mughetto. 

GPG

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Trilla l’onda, di Giuseppe Pippo Guaragna

Trilla l’onda, di Giuseppe Pippo Guaragna

Trilla l’onda 

Occhi pensosi volge

il mare questa notte, 

alla pallida luna

con un lieve tremore.

Trilla l’onda alla riva

le melodie più nuove,

e tutto si rinnova 

in un liquido canto.

E un luccichio lontano

un brillare di stelle,

è l’ordito del giorno

che si riflette in cielo.

E il giorno si risveglia

son miti le mattine,

e la campagna indossa

ambra antica e pervinca.

E poi io ti rivedo

con la veste scarlatta,

sarai per me l’estate

tra le viole d’autunno.

GPG

Vienimi al cuore donna, di Giuseppe Pippo Guaragna

Vienimi al cuore donna, di Giuseppe Pippo Guaragna

Vienimi al cuore donna

Questa spiaggia assolata

quest’acque trasparenti,

dove il buio riflette

la Luna e le sue stelle .

Chiari e verdi i tuoi occhi

dov’io solo mi specchio,

hai le chiome dorate

d’uva bionda matura.

Lievi i ciottoli all’onda

cantan storie di mare,

di velieri alla fonda

e di vele nel vento.

Vienimi al cuore donna

colmami di pensieri,

io t’ameró domani 

e molto più che ieri.

Senti, ci porta Greco

il profumo d’Oriente,

polvere del passato

che si muta in presente.

Dammi la mano, andiamo,

c’è tutto un mondo intorno,

il nostro sarà un viaggio 

senza nessun ritorno.

Risplende la ginestra,

profuma il gelsomino,

questo è un giorno di festa,

mettiamoci in cammino.

GPG

Vuoto di luna, di Giuseppe Pippo Guaragna

Vuoto di luna, di Giuseppe Pippo Guaragna

Vuoto di luna 

E’ d’oro spento l’orizzonte,

e di rosa è malato.

E’ tinto di porpora

e sangue il tramonto, 

viene buia la sera, 

è vuoto di luna

il cielo stanotte.

Straniero a me stesso

esalo e tesso tenebra, 

gravido  ragno

dalle molte membra

di veleno m’avvolgo. 

Son io che porto

l’oscurità nel mondo.

E nel mondo vago, 

spargo dolore e lutti,

spengo speranze

spoglio e nego gli affetti,

cresco d’assenza

e stringo, stringo 

in una morsa il cuore,

sfiorisce e muore, 

tutto ciò che sfioro muore.

Con vecchie pietre

sbriciolo pensieri osceni,

ne faccio coppe 

per mescere veleni,

all’anime dannate

succhio l’essenza,

m’inebrio in riti turpi

e sabba, turpe festino.

Legione è il mio nome.

Chaos il mio destino.

11 giugno 2022

È la voce del vento di Levante, di Giuseppe Pippo Guaragna

Giuseppe Pippo Guaragna

È la voce del vento di Levante, 

che sento, e mi racconta tante storie,

sono le sue memorie, 

raccolte nel vagare

per camere da letto arroventate, 

nelle vecchie cantine un po’ cadenti

dove si beve vino rosso acceso, 

e suona, un vecchio impianto, 

la musica dei Beatles su vinile. 

Nella vecchia balera, 

dove due anziani e ancora arzilli amanti,

domi, non certo stanchi,

ballano un valzer lento e appassionato

vestiti come usava nel passato. 

Nelle spiagge deserte ed assolate, 

nel chiacchierio assordante dei marosi

che parlano di tavole e di vele,

tra le cime di piccole colline 

dove rabbrividisce un fiore rosso, 

nei prati a mezza costa 

dove con tenerezza ed apprensione, 

sostiene un palloncino e un aquilone.

È la voce del vento di Levante, 

la sento, e le sue storie sono tante.