Sillabe misurate col contagocce nella simbiosi di dolore. Abrasive su pelle avida incurvata nella pacata periferia in cui pezzi di niente costruiscono un brillare sinuoso di luce aspettando a occhi chiusi che una carezza lambisca il fianco nell’impennata del fortunale dimentico del silenzio… @Silvia De Angelis
Nel bandire dolci sintomi e rare allegorie del profondo si stemperano dire soggiogati da un dentro immaginoso. Empatie, malinconici fiordi e malie intriganti giacciono in pleniluni di rime combaciate Son distanti le mani a tracciare benefici ideogrammi nel consenso spostato alla vedetta lontana dallo sguardo resosi accigliato
E’ lì a due passi dalla coscienza la suggestione corteggia sipide memorie assumendone ebbrezze recondite e spasmi accelerati su pause di respiro Diviene supremazia proiettando manciate d’adrenalina su commedia del momento Avvenente e fuori d’ogni regola s’appiglia a realtà frantumate traendone vividi mosaici nell’ovvietà di intriganti sapori sulla pelle Discinta in mutabili filigrane affonda probabilità lontane sorseggiando certezze mascherate fuori del tempo
In quelle giornate no, quando tutto sembra volgersi al contrario delle nostre migliori aspirazioni, fatichiamo enormemente “a carburare” ed ad assolvere tutti i compiti della giornata, che ci paiono immensi e infiniti.
Occasione pesante, in cui ogni minimo rumore ci disturba, ed aumenta il malessere interiore, che bussa insistentemente alla porta del nostro udito, desideroso di tuffarsi in un mare di silenzio.
Non riusciamo a dar rilievo alle cose belle del contorno, visibilmente sbiadito e fuori della nostra portata mentale….fissiamo l’attenzione su “quel che” inaccettabile e non sostituibile, al momento, che ci trasmette un profondo disagio.
La distrazione in parte ci risolleva, ma quel tarlo insistente, si riaffaccia, come il volo concentrico d’una zanzara prossima a pungere….ed è così, punge quel pensiero, togliendoci ogni fantasia creativa, che potrebbe far volgere in modo divertente le ore del giorno.
Sembrerebbe complicato, ma riuscire a dirigere il senno del pensiero, è quasi un esercizio ginnico, infatti , spostando l’attenzione da un capo all’altro, si minimizza in modo tangibile l’entità del cruccio.
Il nostro cervello ingrandisce in modo rilevante le nostre preoccupazioni, riuscendo addirittura a somatizzarle in un punto fragile del corpo….perchè permetterglielo?
Con un po’ di buona volontà, e un pizzico di fantasia, si cerca di remare in acque diverse da quelle agitate, che rischiano di farci annegare, e nel giro di poco tempo, si può raggiungere una riva ferma capace di darci più sicurezza e di alleggerire il nostro stato ansioso.
Mai farci intrappolare dalle spire del cervello, ottimo alleato in molte occasioni d’esistenza, ma ingannevole in qualche attimo “di burrasca”.
VENTO D’AMORE Frivolo nel suo brivido di dolcezza accarezza le gote raddolcite il vento d’amore Lentamente attenua schiume di rimpianto impigliate nel sottovoce sbieco che fa ombra Ardente slancio scioglie le remore che incatenano lo spirito al soffio che trascende le parole Si fanno rarefatte nelle sillabe esiliate in una linea di gioco senza confini ove il bacio divarica lo spessore d’un’emozione al sapore di vita vera @Silvia De Angelis
Speciali sagome sono riviste con stupore nella circostanza di rugiada. Contraffatte dal pensiero innovativo perdono l’iniziale richiamo smerigliato nel sogno I contorni ormai sono sfumati da un palcoscenico evoluto interprete di quell’attimo eterno svanito per sempre. @Silvia De Angelis
Stupisce, a volte, la vita, con episodi particolari, che ci ripresenta, identici, a distanza di anni.
La mente si meraviglia di questa insolita circostanza e fa degli sforzi a comprendere i veri motivi di questi speciali scenari che tornano, inaspettati, alla ribalta.
Probabilmente sono delle coincidenze, ma è impossibile non pensare che dovremmo riflettere a fondo sul perché di questi eventi.
Analizzando il vissuto del passato, ci soffermiamo sui nostri atteggiamenti, cercando di capire se essi abbiano portato a risultati positivi, o, al contrario, ci siamo comportati in modo impulsivo, rovinando delle situazioni che avrebbero potuto avere una conclusione
diversa e ottimale per il futuro a venire..
A volte seguiamo cecamente l’istinto, lasciando da parte profonde riflessioni, che invece sarebbero necessarie e produrrebbero effetti migliori sull’andamento dell’esistenza.
L’esperienza aiuta tantissimo nel nostro percorso, soprattutto, fa in modo che non ripetiamo errori irreparabili, che segneranno fortemente la nostra interiorità.
Ma tornando all’argomento principale di questo scritto, e cioè il ripetersi di episodi unici, sorridiamo quando ci troviamo di fronte a questo avvenimento e prendiamo tutte le precauzioni necessarie per sentirci vincenti, dando scacco a una vita che ci mette ancora alla prova……
Fugge dalle mani l’orlo dell’abito mosso dal rumore d’accesi sensi Anime conturbate sfiorano corpi bollenti estenuati dal mangiarsi di cupide labbra odorose d’un manto di luna S’imbeve di passione lo spirito evoluto in una resa d’amore trascendente che lo fa sentire “rubacuori”
Quante persone fingono, o mentono nello scenario della vita…..lo fanno in modo talmente spontaneo, che infine ciò diventa “un canovaccio usuale” del loro agire.
Le motivazioni di questo tipo di atteggiamento sono infinite, ma quella predominantecredo che riguardi il fatto di voler nascondere al prossimo i propri limiti e insicurezzelasciando trapelare una parte di sé stessi non vera.
In quest’epoca in cui l’apparire occupa una parte fondamentale dell’esistenza, la maggiorparte degli individui fa in modo di essere appariscente, cercando anche di dimostrareche fa le scelte migliori nei vari settori del quotidiano
Sembra che seguire certi stili di vita, rappresenti quasi una regola e chi, invece, fa sceltediverse, con la propria testa, viene definito “strano” e anche messo da parte dagli altri.
Credo che avere una personalità delineata e decidere, di volta in volta, con la propriamente, come agire, sia un pregio e una caratteristica notevole, portatrice, sempre, dibuoni risultati….
La natura non si smentisce mai….infatti ,ad ogni cambio di stagione, ci trasmette dei messaggi ben precisi, ai quali pare si debba necessariamente sottostare.
Quell’intontimento inspiegabile, che proviamo all’inizio della primavera, ne è una dimostrazione pratica.
Abbiamo più voglia di dormire, e allo stesso tempo, anche una diversa energia, data dai colori accesi delle giornate e dei boccioli in fiore, nella loro fragrante esplosione, che pare voglia dirci godi di ogni respiro della tua esistenza, perché è davvero il momento di farlo.
Giornate più lunghe, clima addolcito, effervescenze profumate nell’aria, che invitano a sognare intensi momenti d’amore, con la persona che si ama…
E’ davvero un magnifico periodo dell’anno quello che si vive in aprile/maggio e credo che ognuno di noi si riproponga di rigenerarsi, al meglio, per godere della mite temperatura e della speciale
luce del giorno che propone una nuova e vitale energia.
L’abbigliamento diviene più soffice, in una leggerezza di tessuti, che si indossano piacevolmente e che fanno pregustare un clima temperato, portatore di sensazioni completamente nuove.
S’accresce il desiderio di stare all’aperto, in ville o luoghi di campagna ove poter assaporare la magia di nuove essenze e trasporti emotivi di rara intensità, che donino nuova tempra all’organismo in cerca d’ossigenazione, al di fuori della metropoli inquinata.
Non rimane che godere di questa speciale atmosfera, portatrice di positività e nuova carica emotiva, per poter intraprendere un cammino colmo di soprese….
Nel 1928 a Roma vennero ritrovate alcune statue, ma la più bella tra le belle fu proprio lei: Polimnia!
In via Terni – vicino piazza di Villa Fiorelli (quartiere Tuscolano, VII Municipio)- nel 1928 fu scoperta casualmente una galleria adibita a cava di tufo: proprio lì giacevano, “in riposo ed in attesa”, alcune statue raffiguranti delle Muse, ma la più bella tra le belle risultò essere da subito Polimnia,una delle nove Muse del pantheon greco.
Dal 1997 possiamo ancora ammirare, a tutto tondo, il fascino di tale Musa pensosa all’interno della collezione di arte antica dei Musei Capitolini presso la ex centraleMontemartini sulla via Ostiense. Tale sito, inoltre, è un raro esempo di connubio ben riuscito tra archeologia industrialee archeologia classica: le opere d’arte, infatti, sono state allestite accanto ai primi motori a Diesel (Anni Trenta, famiglia Tosi) che arrivarono a Roma per fornire di energia elettrica al 50% della Capitale. Lo stesso museo, infine, è stato spesso scelto come set cinematografico, poichè sembra di entrare all’interno di una nave: un esempio per tutti, alcune scene del film “Saturno contro” (2007) di Ferzan Ozpetek.
Ma ritornando alla nostra protagonista greca, Polimnia, dobbiamo ricordare in primis che la fanciulla – figlia di Zeus e Mnemòsine – rappresenta, come già accennato, una delle nove Muse e l’etimologia del suo nome significa “molti canti“, “di gran lode“, poichè Polimnia presiede lapantomima, la retorica, la memoria, grazie al potere del ricordare trasmessole dalla madre.
Alta 159 cm, copia romana del II sec. a.C.,questa statua in marmo pario, dopo secoli, presenta ancora una levigatura e patinatura intatta: è proprio la più bella tra le belle anche all’interno del museo!
La giovinetta è rappresentata tutta avvolta in un pesante mantello (siamo in inverno? Oppure si tratta di un’ora tarda?), in un unico volume marmoreo da cui fuoriescono solamente il capo, la mano sinistra ed il piede sinistro cinto da un raffinato sandalo. Mentre la sua mano destra (che si intravvede come sagoma sotto il rigido manto) è chiusa in pugno per sorreggere il peso della sua testa, la sua mano sinistra, invece, stringe un cartiglio, forse un rotolo di papiro, simbolo dell’arte da lei rappresentata.
Gli archeologi ci ricordano che, nella zona in cui fu rinvenuta questa statua di Polimnia, si estendeva un ampio possedimento imperiale (Horti Spei Veteris) che partiva dall’attuale piazza di Porta Maggiore. Sotto l’imperatore Settimio Severo (Libia, 145 – Inghilterra 211) vennero costruiti un Palatium, uno Stadium e un Anfiteatrum (il cosiddetto Castrense), inglobato poi nelle Mura Aureliane a partire dal 217 d.C.. La staua in oggetto, dunque, molto probabilmente faceva parte di un ciclo di muse al seguito del dio Apollo, come era stato anche per la decorazione del tempio di Apollo Sosiano davanti al Teatro di Marcello.
Assorta in meditazione, Polimnia adolescente poggia tutto il suo peso su di una rupe che rappresenta, forse, “il limite della realtà”, richiamo moderno a quella siepe leopardiana oltre cui la mente si affaccia agli interminati spazi della poesia. Ogni volta che si è di fronte a questa affascinante e misteriosa opera d’arte si prova veramente l’impressione di essere davanti ad unafotografia in marmo, ad uno scatto “rubato” ad una fanciulla – assorta nei suoi pensieri e dall’acconciatura non elaborata – che si appresta a divenire donna, manifestando, nella sua posa naturale, un’umanità che sfida i secoli.
Come per la “Gioconda ” (Louvre) di Leonardo da Vinci, così lo sguardo enigmatico di Polimnia non ci permette di comprendere a cosa lei stia veramente pensando. E chissà se quel papiro, gelosamente stretto nella sua mano sinistra, possa averle comunicato notizie riguardo un suo eventuale amore, visto che il poggiare il proprio capo su di un pugno chiuso raprresentava il segno iconografico della malinconia d’amore….(TIZIANA FIORI)
Chissà perché , nelle stagioni che passano, in modo veloce, diventiamo sempre più indifferenti alle situazioni proposte dalla vita. Direi più semplicemente, che quel batticuore bellissimo, che si provava spesso, anche in momenti non molto rilevanti, tende a sopirsi quasi del tutto. Forse la consapevolezza accentuata, che sovrasta ogni evento, privandolo di quel senso di imprevedibilità o curiosità così antichi? Non so esattamente cosa sia a renderci diversi, e talvolta, quasi impassibili a episodi dell’attimo. In parte l’andare d’esistenza, con le varie controversie, e difficoltà, crea un elevato stress alla nostra mente, che infine sembra rifugiarsi in un angolo silenzioso, per essere disturbata il meno possibile da qualsivoglia fatto, che intervenga a farla ragionare più del dovuto. Comunque non la pensiamo tutti allo stesso modo. Alcune persone sono più “battagliere” e si fanno coinvolgere sempre in tutti gli avvenimenti, accanendosi fino alla loro conclusione, altri individui, per contro, si estraniano il più possibile dalle varie circostanze, quasi dimenticando il loro contorno @Silvia De Angelis
Quante volte ci capita di essere in disaccordo con persone, con le quali siamo costretti ad avere ,dei rapporti contigui, nel corso della nostra vita.
In realtà proviamo un certo senso di imbarazzo, perché non approviamo, un certo tipo di atteggiamento lontano dal nostro pensiero, e nello stesso tempo, non vogliamo interrompere il corso di quell’iter, che può andar bene per il prosieguo del cammino.
Allora siamo costretti a fare delle scelte ben precise : o interrompere del tutto quel tipo di situazione, rivolgendo altrove il nostro interesse, o tenendola solo per le necessità del momento, discostandoci in parte da essa.
Cambiare del tutto una relazione lavorativa/medica può essere rischioso, perché come sappiamo ogni nuovo rapporto, di quel tipo, può presentare vantaggi e svantaggi che bisognerebbe vagliare con molta attenzione, e soprattutto l’inizio “del nuovo” non è cosa facile.
Oppure lasciare la circostanza del tutto invariata, cercando di “fare buon viso a cattivo gioco”, e soprattutto lasciando da parte crisi impulsive, forse inevitabili, di fronte a un’idea che non collimi assolutamente col nostro interlocutore, e della quale siamo pienamente convinti.
A volte non basta avere ragione, esistono dei motivi, e degli interessi oltre la realtà dell’attimo, avverso i quali è impossibile combattere, ed alcune pronunce importanti dipendono dalla discrezionalità di chi ha la facoltà di poter decidere, quindi è del tutto inutile, e insano, obiettare.
Indubbiamente questo fatto crea un certo stato di nervosismo interiore, ma come si dice, conviene “ingoiare il rospo” e proseguire, sperando in tempi migliori.