Lucia Triolo: Una domenica di poesia

Simone Cattaneo

Appesa per le caviglie ad un albero del viale
ho incontrato per la prima volta l’unica donna che ho mai amato,
avrei voluto proseguire ma mi ha chiesto uno sguardo
mi ha domandato di guadare un fiume inesistente fra le stelle,
quindi mi sono arrampicato fino all’orlo del suo viso ma
non si è scomposto, nulla del mio corpo mi ha nascosto.
Immersa nel suo odore mi ha aperto il petto così che
potessi sentire il suono del colore,
colmo di paura ho promesso che avrei imparato ad aspettare,
ho fatto un giro intorno all’albero e
la mia donna era svanita, rapita dalla frutta candita di
un’isola caraibica. Mi sono legato per le caviglie ad un lampione
per capire la sua prospettiva e riallineare la mira,
ammassati intono a me sbavavano dei cani, con le mascelle di vetro
in fiamme ma la terra si è asciugata e la festa è finita.
Non ho più incontrato una donna così bella, forse sì,
è la carne che tutte le notti mi dorme accanto
persuasiva nelle cosce, elegante nelle mani, luce morale nei fianchi
ripiegata e indistinta come uno scheletro di pesce.
Sono certo, siamo l’uno la proposta dell’altra.

ora in Peace & Love

*

Autunno,Gabriella Paci

  

Avanza  l’autunno con passi di vento

        trasporta le spore dell’estate morente

disperse tra raggi di fatuo calore.

      Camuffa il grigio con cieli infuocati

pampini rossi e gialli sgargianti,    

           arriccia le ali a foglie farfalle

nel loro volteggio in cerca di terra,

           riempie i cieli di stormi di fuga

che segnano note nel canto d’addio,

         apre il palco alla notte che scende

impaziente e odorosa di pioggia.

             Stormiscono fronde  che sanno di freddo

         nel tempo di fuga d’una stagione di

mille chimere appese ai cancelli d’un

     cielo dischiuso ai ricordi  del  tempo di

scuola e d’amore sognato tra i banchi.

Lucia Triolo: una Domenica di poesia

Barbara Korun

DUE

Due si spogliano
si tolgono le vesti 
si sfilano le scarpe 
si levano i gioielli e l’orologio 
si denudano completamente

continuano a spogliarsi 
con mani carezzevoli
si tolgono la professione il nome 
le abitudini quotidiane 
con baci pazienti 
si liberano dei loro amori 
trascorsi delle loro attese 
con morsi profondi si disfano 
degli anni della loro passione 
con la bocca a vicenda 
si sbarazzano del sesso 

si svestono dell’infanzia 
(operazione lunghissima) 
si tolgono di dosso la mamma 
e il padre con energici lavacri 
forti abbracci e strusciate 
di corpo a corpo 
ed effusione di linfa 

raggiungono le tenebre 
mai nominate alle quali 
danno a ritroso dei nomi 
che man mano dimenticano 
quando si infiammano 

continuano a spogliarsi 
attraverso il riso il pianto 
i gemiti e le grida 
fino all’innominabile 
carnalità 
di là della nascita 

sono nudi

da “Voglio parlare di te notte- Monologhi

lucia triolo: spazio notturno

lo spazio notturno 
ci conta le rughe
ci imbocca

come gli uccelli sui rami
ha una manciata di foglie                                  
che narra una verde
sorgente

lo spazio notturno è distante
da un dito all’altro,
premuroso
s’ inchina all’amante

un sogno in affitto
ci at-tenda
quando scende assetata
la sera

tu, mio sogno in affitto
che i demoni sbrani
racconta del dio, dei maneggi
di un vento parlante

 chi mura
senza miracoli
il destino agli umani?

paura

A volte
durante il giorno
ho paura che nessun giorno
ci sia

uno stradicamento 
da uno spazio di
ombre a palate
uno strappo in pieno viso
a un tempo che non so

lo sguardo non ha 
un posto.
Non c’è un posto per
lo sguardo.

È allora che riprendo a darmi morsi
a contarli

lucia triolo: una domenica di poesia

Margaret Atwood

Mary mezza impiccata,

“Fui impiccata perché vivevo sola,
perché avevo gli occhi azzurri e la pelle bruciata dal sole,
vestiti cenciosi, pochi bottoni,
una fattoria incolta a mio nome,
e un rimedio infallibile per le verruche;
Ah sì, e il seno,
e una dolce pera nascosta nel mio corpo.
Quando si parla di diavolerie
questi tornano sempre utili.”


da “Mattina nella casa bruciata

modesto poeta, di Stefano Polo

MODESTO POETA written by: Stefano Polo Un modesto poeta… Sono un modesto poeta mercante di parole che mi escono dal cuore… Sono magie incomprensibili un dono di cui mai chiederei perdono sgorgano come scintille dal cielo mistero gaudente di cui mi sento fiero parlo d’ amore e di speranza e non ne avrò mai abbastanza di scrivere dalla mia stanza un mare di parole che fuoriescono dal cuore un mare di versi che nell’aria non sono dispersi…

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