Lucia Triolo: stillicidio

Ho stipulato un contratto con
l’acquedotto di vita per la fornitura
quotidiana.
La mia non è la vostra morte
di chi sarà non so.

Non ho voltato le spalle al giorno
nemmeno alla notte
Ho stanziato uno sbaraglio
per riavermi,
una prepotenza d’unghie e denti

Non sei tu a mancarmi
è quell’atmosfera da tecnica virale,
da stufa in calore
in cui mi avviluppavi

Come dimenticare le trappole d’essenza
l’essermi in te desiderata
l’averti in me concepito tante e tante volte
come un rubinetto gocciolante?
irreparabilmente

Lucia Triolo: nella mia storia

entro nella mia storia  da
una porta chiusa

forse perché nelle stanze di casa
-momenti di vita squinternati
bottiglie vuote di ogni convenzione-
non c’è più luce
di quanta ce ne fosse all’inizio

e quanti nomi ancora da pronunciare
tra il mio in rovina
e il tuo 
che si allontana sempre più.

ingabbiata baruffa:
presa di coscienza non è 
presa di distanza.

la mano di chi?
mi afferra ora il polso.